Bari scomparsa
Una lettura di Bari di Patrizia Pirro in collaborazione con Margherita Maggiore e
Roberta Ruggiero.
Trent’anni dopo la pubblicazione de “La guerra dei 30 anni” l’Adirt si interroga nuovamente sui segni di trasformazione di questa città.
Venerdì 19 marzo 2010 ore 17,30 in sede
Bari scomparsa Bari che non c’è (più) Ancora una volta l’Adirt ha ritenuto giusto intrecciare il territorio, col suo passato, con la
convinzione che spazio e tempo siano due coordinate necessarie entrambe per costruire,
con consapevolezza, identità, appartenenza, crescita.
Il tema è emerso quasi per caso mentre riflettevamo sulle tracce del passato della nostra
città che sono ancora sotto i nostri occhi, tracce spesso in pericolo o sottovalutate, ma che
infine, grazie al concorso di alcuni, vengono conosciute e riportate al loro giusto spessore.
La stessa regione Puglia si sta muovendo in questa ottica, con prospettive che mirano non
solo al recupero, ma anche alla valorizzazione dei beni culturali. Purtroppo però alcune
segni sono scomparsi o per la nostra incuria o per la nostra avidità. Ecco quindi l’idea:
perché non disegnare, anche noi, un nostro piccolo “atlante” della Bari che non c’è più,
riflettendo su quello che avrebbe potuto o dovuto essere.
Nel 1983 la nostra associazione aveva già dedicato a questo tema una mostra dal titolo:
Bari, 1950-1980 Trent’anni di distruzione nel quartiere murattiano, cui è seguita una
pubblicazione: La guerra dei trent’anni, che è ancora nelle bibliografie di tutti coloro che
si occupano dell’argomento. Il primo obiettivo con cui ci siamo messi nuovamente al lavoro
è stato quello di ricordare questa coraggiosa e utile iniziativa di trent’anni fa, poi abbiamo
pensato fosse importante anche rifare il punto della situazione, visto che è cambiata la
legislazione, è cambiata la sensibilità pubblica e soprattutto sono cambiate le esigenze
pubbliche. Abbiamo dato un taglio diverso al nostro discorso, più semplice, meno da
addetti ai lavori e più da semplici cittadini che guardano alla loro città con gli occhi della
ragione, ma anche con quelli delle emozioni. Emozioni non vuol dire solo nostalgia, che
sicuramente c’è, ma non deve essere l’unico metro di analisi, non vogliamo essere solo
dei laudatores temporis acti. Già Nino Lavermicocca lamentando l’asfissia del murattiano
ricorda che fin nel disegno iniziale furono sconfitti “gli intellettuali progressisti di fronte al
condominio della prepotenza e del profitto personale”. Anche Nicola Signorile, sempre
così attento alla nostra città, rammenta che l’idea di molti baresi di “una città mite,
gradevole, di buona misura, è a conti fatti un’idea campata in aria”. Abbiamo, quindi,
adottato l’ottica di Franco Cassano che in Mal di Levante dice :”Bari in altri termini è
sempre meglio di ciò che ne dicono i detrattori, ma contemporaneamente sempre peggio
di ciò che ne dicono gli apologeti”
Partire da questa consapevolezza ha significato per noi chiederci: cosa si è perso, cosa
meritava di essere salvato e ancora con quale pianificazione generale si è proceduto e si
procede nella nostra città?
Per cercare di rispondere a queste domande abbiamo cercato tutte le foto che siamo
riuscite a trovare della Bari che non c’è più; Margherita ne ha fatto di nuove; abbiamo letto
quanto abbiamo trovato sull’argomento; abbiamo infine sentito l’esigenza di farci
accompagnare da una giovane architetta, Patty Pirro, che ci ha aiutato nel nostro
tentativo.
Roberta Ruggiero Bari nella memoria Questo lavoro di ricerca fotografica di Roberta Ruggiero e Margherita Maggiore ci mostra
mille Bari, mille città scomparse, mille città che sarebbero potute essere, ma che non sono state. Ci sono immagini che ci raccontano di sogni, di progetti falliti o
incompiuti, di una città assolata e dagli orizzonti molto più ampi di quelli odierni. C’è una
Bari, poi, nella memoria di ognuno.
Non c’è un giudizio in queste foto: si è scelto di proporle nella loro schiettezza così da farci
interrogare su quello che abbiamo perso e guadagnato, ma soprattutto su cosa
desideriamo oggi da una città che oramai si confronta con l’Europa e con il Mediterraneo.
Su questo da architetto e urbanista ho un mio pensiero: desideriamo l’efficienza dei
servizi e delle infrastrutture, la bellezza, la comodità, la sostenibilità. Desideriamo anche la
capacità di emozionare, che forse la Bari contemporanea ha un po’ perso.
La città storica un tempo sapeva emozionare: pensate al centro antico e alla qualità e alla
magnificenza dei suoi monumenti capaci di stupire e suscitare emozioni. Era frutto dalla
sapiente opera degli uomini di costruire lo spazio e modellare l’ambiente in cui vivono, il
risultato dell’opera di una comunità intera che nel tempo costruisce il proprio modello di
città, e ne determina le sue trasformazioni e la sua immagine.
Credo che questo lavoro sia importante perché focalizza la nostra attenzione su alcuni
luoghi che quotidianamente attraversiamo, percorriamo, utilizziamo e costituisce una
prima embrionale mappa della memoria della città. E poi perché ci impone una riflessione
sui luoghi e sulla città intera, una riflessione che parte dal passato, attraversa il presente,
ma che guarda al futuro e soprattutto ai nostri desideri e diritti di cittadini ed abitanti.
Le foto di questa sera sono una sorta di “deriva” nella città, un itinerario della memoria,
una passeggiata per le strade di Bari dalle quali riemergono memorie, immagini e
atmosfere di un passato confuso. Dalla Piazza della stazione, a Via Sparano, per Corso
Vittorio Emanuele, Corso Cavour fino ad arrivare al mare.
Il contributo che vorrei portarvi riguarda l’individuazione di quei momenti storici in cui Bari
si è trasformata, è stata capace di ripensarsi, di immaginarsi diversa, riuscendoci alle
volte.
Il primo momento davvero importante per la Bari moderna è stato la costruzione del Borgo Murattiano. Un momento epico, sancito da un rito quasi sacrale, come quello
della posa della prima pietra da parte di Giocchino Murat nel 1813. Bari in quegli anni
diventò capoluogo di provincia, grazie alla benevolenza dei Francesi, che Bari si conquistò
durante i moti del 1799, essendo stata l’unica delle città della provincia ad innalzare il
vessillo repubblicano.
La città capoluogo aveva bisogno di servizi e uffici, di accogliere nuova popolazione e
ridurre il congestionamento della città murata. Si rese dunque necessaria una prima espansione extra moenia.
Il Borgo Murattiano in origine sarebbe dovuto essere soltanto un’espansione perlopiù
residenziale della città oltre le mura. Il progetto fu redatto dall’arch. Giuseppe Gimma che
proponeva una maglia regolare ed ordinata da contrapporre all’apparente disordine e
insalubrità della città antica. La vera novità della costruzione del Borgo Murattiano fu che
venne attuato mediante l’espropriazione dei suoli, per poter realizzare un disegno
unitario. Fu la prima volta in Italia che si adottò tale provvedimento.
Alla fine dell’Ottocento il Borgo Murattiano fu investito da un vero e proprio boom edilizio.
Nel giro di alcuni decenni la maglia ortogonale e le “isole” diventarono l’unico modello
insediativo possibile, la regola per costruire la città, fino alla completa saturazione
delle aree edificabili fino al limite della linea ferroviaria, costruita nel 1865. Questo perché
il modello a scacchiera era il più semplice da attuare, una semplice di addizione di isolati
ad altri isolati, disposti in maniera “atopica” e “acritica”. La griglia era infatti indifferente
a qualsiasi oggetto con cui veniva in contatto: le preesistenze (edifici religiosi
extramoenia attestati sulle strade radiali storiche, che avevano quindi diversa giacitura)
costituivano un problema, che fu superato in maniera un po’ banale. l prospetti degli edifici
vennero “rettificati” per essere allineati alla giacitura ortogonale apponendovi nuove
facciate. E’ il caso, ad esempio, della Chiesa di Sant’Antonio, la cui facciata attuale in stile
neoclassico fu giustapposta a quella originaria che aveva un orientamento leggermente
diverso.
Già nei primi decenni dalla sua esistenza il problema del verde e degli spazi pubblici nel Borgo Murattiano era all’ordine del giorno. La realizzazione di Piazza Umberto e
successivamente di Piazza Moro fu una conquista di decenni. Ce lo dimostra la sua
lontananza geografica dal primo nucleo del Borgo situato a ridosso della Città Vecchia.
Per sopperire alla mancanza di spazi verdi, l’articolo sette dello Statuto del Borgo
imponeva di realizzare all’interno delle isole spazi verdi privati. Immaginate quindi degli
isolati i cui fronti erano costituiti di edifici a due piani (le tecniche costruttive dell’epoca
inizialmente non consentivano di realizzare altezze maggiori; poi con l’evoluzione delle
tecnologie costruttive si arrivò anche a tre-quattro piani) che ospitavano all’interno
magnifici giardini privati.
Solo alla fine dell’Ottocento fu avviato il completamento della quinta monumentale di
Corso Cavour con il Petruzzelli, il Teatro Margherita, la Camera di Commercio e la Banca
d’Italia. La costruzione di questi edifici e degli isolati umbertini impedì la realizzazione della Villa Comunale in progetto, che, sul modello della villa di Trani, sarebbe dovuta
essere collocata in quelle aree, direttamente sul mare.
I Piani del Borgo che si sono succeduti fino a fine Ottocento, e che per diverse ragioni non
sono stati attuati, si sono posti il problema dell’armatura urbana (servizi e spazi pubblici) e
in particolare il Piano Marena, che vale la pena di citare. Il Piano dell’ingegner Marena
infatti si poneva un problema relativo alla difficoltà di orientarsi nella strade del Borgo e per scongiurare questo rischio nel regolamento edilizio raccomandava la realizzazione di piazzette ed obelischi che migliorassero il decoro e aiutassero ad orientarsi. Nulla di
tutto ciò è stato mai realizzato.
Un altro momento importante per la storia urbanistica della città sono stati i primi decenni del secolo, sotto il fascismo. Gli interventi di modernizzazione messi in campo in quegli
anni, attuati mediante grosse opere pubbliche, sono stati la base per le trasformazioni di
tutto il Novecento.
Venne realizzato il Canale Scolmatore (il Canalone) che deviava il corso di lama Picone.
Il torrente Picone sfociava nell’ansa di Marisabella ed è stato causa di numerose e
drammatiche alluvioni. Con il Canalone si mise in sicurezza una parte di città e la si rese
disponibile a nuove edificazioni.
Altre importanti opere pubbliche realizzate in quegli anni riguardano il rimodellamento della linea di costa mediante ingenti opere di colmata, come ad esempio quella del
Porto. Le mura della città Vecchia furono separate dal mare costruendovi una strada
litoranea e negli anni ‘30 furono realizzati il Lungomare Sud e Nord e le relative cortine.
Solo in questo momento storico Bari riesce a costruire una relazione con il mare.
Mussolini diceva in un discorso del 1925: “Che non si dica di Bari ciò che si dice di
Genova, che pur essendo città marinara, non ha il mare!”
La quinta del lungomare era coerente con quella che era l’idea fascista: una cortina
imponente e monumentale che nascondesse il quartiere retrostante. Oggi, pur
riconoscendo il valore architettonico di quegli edifici, con il senno di poi, l’idea di una
cortina così vicina al mare non è forse la migliore delle soluzioni possibili. Rispetto a quella
che è oggi l’idea di “lungomare”, e alla crescente necessità di luoghi e spazi urbani per il
loisir e per la passeggiata, oggi quel lungomare appare freddo e in ombra e poco adatto
alla sosta pedonale. Questo per dire che il tema del waterfront, di cui molto si parla, ma
mai più affrontato a Bari in termini progettuali, non è solo una questione di cortina edilizia.
Un’altra questione affrontata in quegli anni fu la ricerca di una relazione con il Borgo Antico, che era considerato una parte di città a sè stante. La sopravvivenza della Città
Vecchia, alla quale non si riconosce valore artistico e culturale, veniva vista come un
ostacolo allo sviluppo economico della Città nuova. Di qui la propensione delle
amministrazioni cittadine ad assecondare, soprattutto nel ventennio fascista, piani regolatori e progetti di sventramento del nucleo storico. Già da fine ‘800 erano stati proposti alcuni piani di risanamento (Cicciomessere- Lofoco)
della città vecchia che risentivano degli influssi hausmaniani. Negli anni ’20 il Piano Veccia
ridisegnava gran parte del nucleo antico lungo un grande asse che era la prosecuzione di
Via Sparano, portando le direttrici ortogonali fino al mare e distruggendo gran parte del
tessuto storico. Il progetto di Forcignanò e Palmiotto radeva al suolo l’intero centro storico
ad eccezione degli edifici monumentali. Non fu realizzato perché considerato non
attuabile.
Questi progetti non furono mai del tutto attuati. A tali piani si preferì attuare un progetto di diradamento edilizio finalizzato alla conservazione e al restauro degli edifici più importanti e al miglioramento delle unità abitative.
Negli anni ’30, a seguito di un vivace dibattito si optò il Piano Petrucci, che seguendo le
teorie di Giovannoni, prevedeva interventi di diradamento concentrati in modo da creare
piazzette e slarghi, liberando i monumenti dall’edilizia che vi era addossata e creando
nuove e pittoresche visuali prospettiche. Gli interventi sono stati in parte realizzati,
seppure in misura ridotta rispetto al progetto.
La Bari che conosciamo bene inizia a prendere forma a seguito del Secondo Conflitto
bellico. Come altre città in quegli anni, a Bari si pose il problema della ricostruzione postbellica. Negli anni ‘50 venne redatto un nuovo piano regolatore: il Piano Piacentini
Calzabini. A questo punto della storia le questioni urbane si complicano abbastanza e la
superfice territoriale occupata dalle urbanizzazioni cresce a dismisura. Il nuovo Piano non
risolveva il problema dello spostamento della linea ferroviaria, e sostanzialmente
espandeva la città su quasi tutte le direttrici. E’ proprio in questi anni che iniziarono le
demolizioni e le sostituzioni nel Borgo Murattiano. Fu un momento abbastanza
traumatico per la città, in cui la speculazione edilizia cancellò per sempre buona parte del
patrimonio architettonico.
Nel Piano infatti il Borgo Murattiano veniva indicato come zona grigia, zona in cui erano
consentite le sostituzioni edilizie. In termini di aumento delle volumetrie le sostituzioni
edilizie erano incentivate rispetto alle sopraelevazioni degli edifici esistenti. Ciò ha dato
origine a grandi operazioni speculative, incentivate dal meccanismo della permuta,
per cui chi cedeva i terreni alle imprese si garantiva un tot di appartamenti, con un
conseguente allargamento della base della piccola proprietà urbana medio borghese.
Tali dimensioni e densità urbane hanno completamente stravolto l’antico aspetto del Borgo e soprattutto hanno messo in crisi la struttura urbana, a causa dell’aumento della
terziarizzazione e sezioni stradali non più adeguate ai flussi di traffico. Il Borgo, infatti non
era stato pensato e dimensionato per le densità odierne. E oggi ancora ne scontiamo le
conseguenze in termini di vivibilità. I giardini interni sono stati rosicchiati da depositi e
garage. Dobbiamo però riconoscere che in questo momento di fervente attività edilizia
sono stati realizzati alcuni edifici interessanti dal punto di vista architettonico: edifici
progettati da Chiaia e Napolitano, Sangirardi, Mangini. Realizzazioni che per l’epoca (anni
‘50) erano all’avanguardia in termini di linguaggio architettonico, tecnologie e uso di
materiali come il cemento armato, il ferro e il vetro.
Patty Pirro
Fotografare Bari Le vecchie foto presenti in questa carrellata appartengono ai due libri di Alfredo Giovine:
“La Bari dei fanali a Gas”, “Bari – La zita mè”; a “Le città nella storia d’Italia – Bari” di
M. Petrignani e F. Porsia e a “Bari 1950-1980: La Guerra dei trent’anni” (Adirt). Dopo la
ricerca negli archivi fotografici di Bari “com’era” è partita la ricerca “fotografica” di Bari
come appare oggi agli occhi di chi percorre le vie e gli spazi della nostra città. Abbiamo
cercato di sovrapporre i due punti di vista anche nell’angolazione fotografica e le due
“viste” sono risultate illuminanti per capire che cosa è successo nel corso di un centinaio
d’anni o giù di lì. L’obiettivo della macchina fotografica è stato infatti uno strumento
formidabile di analisi per il nostro percorso. Il primo dato che è venuto fuori è la difficoltà di
conservare i due punti di vista, mancando la profondità necessaria a causa del “costruito”
che ha sostituito gli spazi vuoti. Inoltre la variazione in altezza degli edifici ha “chiuso” il
cielo sopra Bari: il suo tessuto urbanistico risulta frammentato avendo perso l’uniformità
che contraddistingueva il centro murattiano. Gli edifici nuovi, che pur mostrano alcune
punte di eccellenza architettonica, non mostrano legami con il contesto in cui si collocano
che perde le sue connotazioni identitarie. Quando la “regola” è diventata la licenza edilizia
del singolo palazzo con libertà di riempire, colorare, strutturare gli spazi la struttura degli
isolati, (la foto della maglia ortogonale ben evidenzia gli spazi di verde al loro interno), è
stata stravolta dalla sostituzione anche parziale di tutti i fabbricati e dalla cementificazione
dei suoi interni trasformati in depositi per negozi. Del verde “scomparso” non abbiamo
trovato peraltro traccia fotografica, quasi si sia voluto rimuovere anche il ricordo di
qualcosa di superfluo e quindi inutile.
Ci sono luoghi persi e luoghi guadagnati alla fruizione dei cittadini. Tra i primi i tanti
Cinema che sono scomparsi:il Cinema Impero in Corso Sonnino, la Sala Iside in Via
Piccinni, il Supercinema in Via Ravanas, il Cinema Umberto nella omonima piazza. Ma
anche gli spazi come O felòscene sostituito dalla Spiaggia di Pane e Pomodoro, molto
apprezzata dai Baresi, ma nata male per le note traversie legate all’inquinamento dovuto
ai problemi del collettore della fogna.
Tra gli spazi guadagnati Piazza Ferrarese e l’edificio ricostruito nella medesima piazza: la
Sala Murat, oggi apprezzato spazio espositivo per le tante mostre che arricchiscono
l’offerta culturale della nostra città.
Scorrendo le foto che mettono in relazione il vecchio e il nuovo, mettendo da parte la
nostalgia per gli ampi spazi di una città che si andava costruendo, non riuscendo
probabilmente ad immaginarsi così grande e complessa nel suo sviluppo, salta agli occhi
l’assenza delle tante scatoline metalliche che coprono tutti gli spazi stravolgendoli. Il
recupero di un respiro più ampio, di spazi vivibili pensati per gli uomini e le donne di Bari
non si può raggiungere, non disponendo di una bacchetta magica che li faccia scomparire,
se non organizzando un sistema di mobilità che accanto ai grandi parcheggi di cintura e le
navette per il centro, consenta di spostare “sotto” quello che non vogliamo occupi i nostri
spazi “sopra”. Sappiamo di sollevare una grande questione sulla necessità/inutilità dei
parcheggi sotterranei. Ma finché il problema non si affronterà con obiettivi realizzabili,
l’idea di una Bari a misura d’uomo e non di macchina rimarrà una chimera.
Margherita Maggiore
11
BARI SCOMPARSABARI SCOMPARSA
LL’’isola che non cisola che non c’é’é (pi(piùù))
22
Piazza Roma 1920Piazza Roma 1920
33
Piazza Roma Piazza Roma –– La Gazzetta 28La Gazzetta 28--1212--19261926
44
Piazza RomaPiazza Roma
55
Piazza MoroPiazza Moro
66
Piazza RomaPiazza Roma
77
Piazza MoroPiazza Moro
88
Piazza RomaPiazza Roma
99
Piazza MoroPiazza Moro
1010
Piazza RomaPiazza Roma
1111
Piazza MoroPiazza Moro
1212
Piazza RomaPiazza Roma
1313
Piazza MoroPiazza Moro
1414
Piazza Roma Piazza Roma -- Albergo Albergo LeonLeon dd’’orooro
1515
Hotel Hotel LeonLeon dd’’orooro
1616
Via Vittorio VenetoVia Vittorio Veneto
1717
Via SparanoVia Sparano
1818
Piazza UmbertoPiazza Umberto
1919
Piazza UmbertoPiazza Umberto
2020
Palazzo di De Palazzo di De TintisTintis –– fine fine ‘‘800800
2121
Palazzo De Palazzo De TintisTintis 19651965
2222
UniversitUniversitàà degli Studi B. degli Studi B. MussoliniMussolini
2323
UniversitUniversitàà degli Studi Aldo Morodegli Studi Aldo Moro
2424
Casa Editrice Casa Editrice LaterzaLaterza
2525
Libreria Libreria LaterzaLaterza
2626
Via Vittorio VenetoVia Vittorio Veneto
2727
Via SparanoVia Sparano
2828
S. Ferdinando S. Ferdinando –– il mercatoil mercato
2929
S. Ferdinando S. Ferdinando –– Via A. Via A. GimmaGimma
3030
Via Vittorio Veneto Via Vittorio Veneto –– S. FerdinandoS. Ferdinando
3131
Via Vittorio Veneto Via Vittorio Veneto –– S. FerdinandoS. Ferdinando
3232
Via Sparano Via Sparano -- S. FerdinandoS. Ferdinando
3333
Via SparanoVia Sparano
3434
Via V. Veneto ang. Corso V. EmanueleVia V. Veneto ang. Corso V. Emanuele
3535
Via Sparano / Corso V. Emanuele Via Sparano / Corso V. Emanuele
3636
Palazzo Borea (arch. Palazzo Borea (arch. ChiaiaChiaia))
3737
Palazzo Palazzo SabiniSabini (arch. (arch. SangirardiSangirardi))
3838
Corso Vittorio EmanueleCorso Vittorio Emanuele
3939
Corso Vittorio EmanueleCorso Vittorio Emanuele
4040
Piazza Piazza MassariMassari
4141
Piazza Piazza MassariMassari
4242
Il Castello MedioevaleIl Castello Medioevale
4343
Il Castello Il Castello NormannoNormanno--SvevoSvevo
4444
Corso Vittorio EmanueleCorso Vittorio Emanuele
4545
Corso Vittorio EmanueleCorso Vittorio Emanuele
4646
Corso Vittorio Emanuele 1920Corso Vittorio Emanuele 1920
4747
Corso Vittorio EmanueleCorso Vittorio Emanuele
4848
Palazzo Barbone 1816Palazzo Barbone 1816
4949
Palazzo Palazzo ““MottaMotta””
5050
Palazzo BarbonePalazzo Barbone
5151
Palazzo Palazzo ““MottaMotta”” –– Sala MuratSala Murat
5252
Piazza FerraresePiazza Ferrarese
5353
Piazza FerraresePiazza Ferrarese
5454
Piazza FerraresePiazza Ferrarese
5555
Piazza FerraresePiazza Ferrarese
5656
Piazza FerraresePiazza Ferrarese
5757
Il porto di BariIl porto di Bari
5858
Giardino Giardino MargheritaMargherita
5959
NdrralalanzeNdrralalanze 19201920
6060
Teatro MargheritaTeatro Margherita
6161
Teatro MargheritaTeatro Margherita
6262
Camera di CommercioCamera di Commercio
6363
Teatro MargheritaTeatro Margherita
6464
Il Fortino: lo sparo del cannone a mezzogiornoIl Fortino: lo sparo del cannone a mezzogiorno
6565
Il FortinoIl Fortino
6666
Il fortino: molo vecchioIl fortino: molo vecchio
6767
Il FortinoIl Fortino
6868
Lungomare Lungomare –– Il vecchio portoIl vecchio porto
6969
LungomareLungomare
7070
Il fortino dalla MuragliaIl fortino dalla Muraglia
7171
Il fortino dalla MuragliaIl fortino dalla Muraglia
7272
Lungomare 1918Lungomare 1918
7373
Lungomare Nazario Sauro 1930Lungomare Nazario Sauro 1930
7474
Via di Via di CrollalanzaCrollalanza –– Piazza DiazPiazza Diaz
7575
Via di Via di CrollalanzaCrollalanza
7676
Lungomare Nazario SauroLungomare Nazario Sauro
7777
LungomareLungomare-- GasliniGaslini
7878
Porto NuovoPorto Nuovo
7979
Il PortoIl Porto
8080
Corso Cavour 1876Corso Cavour 1876
8181
Piazza CavourPiazza Cavour
8282
Corso Cavour Corso Cavour -- mercatomercato
8383
Corso CavourCorso Cavour
8484
Camera di CommercioCamera di Commercio
8585
Camera di CommercioCamera di Commercio
8686
Banca dBanca d’’ItaliaItalia
8787
Banca dBanca d’’ItaliaItalia
8888
Corso Cavour Corso Cavour -- Politeama Politeama PetruzzelliPetruzzelli
8989
Politeama Politeama PetruzzelliPetruzzelli 19041904
9090
Politeama Politeama PetruzzelliPetruzzelli
9191
Corso CavourCorso Cavour
9292
Teatro Teatro PetruzzelliPetruzzelli 19801980
9393
Teatro Teatro PetruzzelliPetruzzelli 20102010
9494
Via NapoliVia Napoli
9595
Via NapoliVia Napoli
9696
““O O felòscenefelòscene””
9797
““O O felòscenefelòscene””
9898
Fontana di Piazza S. Fontana di Piazza S. teresateresa
9999
PetruzzelliPetruzzelli retroretro
100100
GelataioGelataio
101101
EmpitoreEmpitore di acqua marinadi acqua marina
102102
arrotinoarrotino
103103
S. Nicola: mercatoS. Nicola: mercato
104104
Hotel Moro Via Hotel Moro Via PiccinniPiccinni
105105
Via Via PiccinniPiccinni 5151
106106
Sala IrideSala Iride
107107
Cinema Cavour 1920Cinema Cavour 1920
108108
Cinema UmbertoCinema Umberto
109109
Via N. dellVia N. dell’’Arca / Piazza UmbertoArca / Piazza Umberto
110110
Supercinema 1930Supercinema 1930
111111
Via Via RavanasRavanas / Via Bovio/ Via Bovio
112112
Cinema Impero Cinema Impero –– Corso Corso SonninoSonnino
113113
Corso Corso SonninoSonnino -- AutosilosAutosilos
114114
La stazioneLa stazione
115115
Sovrappasso di Via Cavour 1904Sovrappasso di Via Cavour 1904
116116
Sovrappasso di Via Cavour 1904Sovrappasso di Via Cavour 1904
117117
118118
119119
120120
Via Via CapruzziCapruzzi: stabilimento : stabilimento S.E.B.S.E.B.
121121
Via Oberdan / Via Via Oberdan / Via CaldarolaCaldarola
122122
Pianta del Pianta del murattianomurattiano storicostorico
123123
LL’’interno di un isolato interno di un isolato -- oggioggi
124124
Bari 1770Bari 1770
125125
GerusalemmeGerusalemme