CARD. PIETRO DE BÉRULLE
LE GRANDEZZE DI MARIA
TRADUZIONE, INTRODUZIONE E NOTE
DEL SAC. MAURILIO ANDREOLETTI
SECONDA EDIZIONE
VITA E PENSIERO
MILANO
NIHIL OBSTAT QUOMINUS IMPRIMATUR SAC. CAROLUS FIGINI, CENSOR
DELEGATUS
IMPRIMATUR
IN CURIA ARCHEPISCOP., MEDIOLANI DIE XXVIII DECEMBRIS MCMXLIII
CAN. DOMINICUS BERNAREGGI, VIC. GEN.
SOMMARIO
Avvertenza
Introduzione
SEZIONE I
VITA DI GESÙ
PARTE PRIMA
MARIA PRIMA DELL’INCARNAZIONE
I - Il Figlio di Dio promesso ed aspettato da quattromila anni, decide di
scendere dal Cielo su la terra onde compiere le sue promesse e le sue opere.
II. - La terra ha bisogno del Figlio di Dio - Qualità di Gesù ben diverse da
quelle dei monarchi che l'hanno preceduto.
III - La terra, attesa la sua iniquità, è indegna ed incapace di ricevere e
possedere il Figlio di Dio.
IV - Dio fa nascere, su la terra una Vergine rendendola degna di ricevere il
Figlio di Dio e di darlo al mondo.
V - Eccellenza della Vergine.
VI - Condotta ammirabile di Dio rispetto alla Vergine.
VII - Stato ed occupazione di Maria alla venuta dell'Angelo san Gabriele.
PARTE SECONDA
IL CONSENSO DI MARIA
VIII - Nome e qualità dell'Angelo mandato alla Vergine.
IX - Il turbamento della Vergine proviene dalle parole e non dalla presenza
dell'Angelo.
X - Umile disposizione della Vergine rispetto alle parole dell'Angelo
XI - La salutazione angelica e gli eretici. Ragione dello stupore di Maria.
XII - Continua il discorso dell'Angelo, che mette la Vergine in una nuova
sollecitudine per la Sua verginità.
XIII - In difesa della Vergine accusata di mancanza di fede.
XIV. Sublimi parole dell'Angelo alla Vergine.
XV - Sublimi parole della Vergine e sue intime disposizioni
XVI. Ecce Ancilla Domini: Fiat mihi secundum verbum tuum.
XVII. Stato insigne della Vergine al termine del colloquio con l'Angelo.
PARTE TERZA
COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA VERGINE
XVIII - Eccellenza e sublimità dell'opera che viene compiuta dopo le ultime
parole della Vergine
XIX - Elevazione a Dio ed alla Vergine.
XX - La persona dello Spirito Santo e la persona del Padre espressamente e
distintamente si applicano alla Vergine e all'opera della Incarnazione nella
Vergine.
XXI - L'Incarnazione opera insigne e sconosciuta al mondo.
XXII - Le tre Persone divine in questo mistero
XXIII - Come Dio si abbassi in questo mistero.
XXIV - Grandezze operate nel momento della Incarnazione.
XXV - Il Figlio di Dio umilia se stesso in questo mistero
XXVI – Intimità della Vergine con Gesù, deliziosa e continua.
XXVII – Occupazione di Gesù nella Vergine verso Lei stessa
XXVIII – Conclusione.
SEZIONE SECONDA
ELEVAZIONE A DIO IN ONORE DELLA PARTE CHE HA VOLUTO DARE ALLA
VERGINE NEL MISTERO DELL'INCARNAZIONE CON LA SUA AZIONE IN LEI E
PER MEZZO DI LEI - CONSIDERAZIONI E PENSIERI
I - Grandezze del mistero della Incarnazione.
II - La Vergine è la persona più insigne dopo le Persone divine.
III - La Vergine forma un ordine e un mondo a parte.
IV - L'Eterno Padre e la Vergine uniti assieme dalla Persona del Figlio.
V - Vincoli ineffabili tra il Verbo e la Vergine.
VI - Offerta di se stesso alla Vergine, in qualità di schiavo, di Gesù in quanto è
sottoposto al potere materno della Vergine.
SEZIONE TERZA
CONSIDERAZIONI E PENSIERI SUI MISTERI DELLA SS. VERGINE
I - Infanzia di Maria.
II - L'Annunziazione.
III - Maria nell'Incarnazione.
IV - Vita di Gesù nel seno di Maria.
V - La Visitazione.
VI - Maria nella natività di Gesù.
VII - L'Epifania.
VIII - Presentazione di Gesù al tempio.
IX Fuga in Egitto - Vita a Nazareth.
X - Maria sul Calvario.
XI - Maria dopo la Risurrezione e l'Ascensione.
SEZIONE QUARTA
LA DIVINA MATERNITÀ
PARTE PRIMA
PREGI
I - Dignità della Madre di Dio
II - Unione della Vergine con Gesù
III - Intimità di Maria con Gesù.
IV - Vita mistica di Gesù in Maria.
PARTE SECONDA
CONSEGUENZE DELLA DIVINA MATERNITÀ
I - La Madre di Dio.
II - Autorità di Maria sulle anime.
III - Maria corredentrice.
SEZIONE QUINTA
DEVOZIONE ALLA BEATA VERGINE
PARTE PRIMA
NECESSITÀ E CONVENIENZA
I - Disegni di Dio sulla devozione della Vergine nella Chiesa - Perché la Vergine
comunemente viene chiamata Nostra Signora.
PARTE SECONDA
PRATICA
I - I tempi liturgici.
II - Tutti ad onore ed imitazione di Gesù e Maria
III - Avviso a Sacerdoti e Superiori.
IV - La divozione a Maria nella Congregazione dell'Oratorio
V - Suggerimenti e prevenzioni per le Carmelitane.
VI - Esempio del Card. De Bérulle
VII - Consigli del Card. De Bérulle alla Regina d'Inghilterra
VIII - Preghiera.
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AVVERTENZA
Il presente volume si pubblica quando il Sac. Maurilio Andreoletti ha chiuso gli
occhi alla vita mortale ed è stato chiamato da Dio a godere il premio della sua
vita operosa.
Tra le varie sue attività vi fu anche quella di tradurre opere ascetiche per porre
a servizio delle anime opere classiche scritte in altre lingue.
Tra queste traduzioni, dal Sac. Andreoletti preparate con intelligente cura, il
presente volume dischiude al lettore la conoscenza delle grandezze di Maria.
GLI EDITORI
INTRODUZIONE
I - CENNI STORICI SUL CARD. DE BERULLE.
Pietro de Bérulle, «Maestro di molti Santi e Dottore di molti Dottori» come lo
chiama Enrico Bremond 1, nacque a Sérilly (Sciampagna) il 4 febbraio 1573.
Giovanissimo ancora si dedicò alle controversie coi Protestanti ed ottenne
strepitose conversioni. Ordinato sacerdote nel 1600, continuò ad esercitare il
suo apostolato con santo zelo ed ammirabile efficacia, a segno che i protestanti
ne avevano gran paura e si schermivano dal discutere con lui. È noto il detto
del Card. Duperron: «Se volete convincere gli eretici, conduceteli da me; se
volete convertirli, rivolgetevi al Vescovo di Ginevra (San Francesco di Sales);
ma se volete convincerli insieme e convertirli, inviateli a Pietro de Bérulle».
Prima ancora di essere sacerdote, era ricercato come direttore spirituale ed è
riconosciuto come uno dei più illuminati direttori di anime che il Signore abbia
dato alla sua Chiesa. Il Re Enrico IV volle elevarlo all’episcopato, ma dovette
desistere di fronte alla sua umiltà e diceva: «Osservate bene quest’uomo: è un
Santo; ha conservato la sua prima innocenza».
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1 Histoire du sentiment religieux en France, etc., vol. III, pag. 4.
Con la B. Maria dell’Incarnazione (Signora Acarie), sua cugina e sua discepola,
promosse l'introduzione in Francia delle Carmelitane, di quest'opera che portò
copiosissimi frutti, egli fu l'autore principale a costo di inaudite contraddizioni e
di gravissimi disturbi. Si dedicò poi alla direzione di quelle religiose, e vi
perseverò sino alla morte, non curandosi né delle fatiche né dei sacrifizi.
Nel 1611, Pietro de Bérulle fondò l'Oratorio di Francia sul modello di quello
stabilito in Roma da S. Filippo Neri. Questo Istituto ebbe subito vasta e decisa
influenza su la riforma del clero. A Pietro de Bérulle fecero capo tutte le
principali istituzioni sorte in Francia, nel XVII secolo, per la santificazione del
clero, sotto l'influenza di San Vincenzo de’ Paoli, del Bourdoise e, in seguito, di
Giovanni Olier.
Per la sua posizione sociale il Bérulle fu obbligato ad occuparsi degli affari dello
Stato, e venne creato Cardinale in seguito al buon esito dei negoziati da lui
condotti, presso la Corte di Roma, per il matrimonio della Principessa
Enrichetta, figlia di Luigi XIII, col principe Ereditario d'Inghilterra. Membro del
Consiglio del Re, non esitò ad opporsi alla politica dell'onnipotente Card.
Richelieu quando la giudicò non conforme alla giustizia ed agli interessi della
Religione.
Morì santamente all'altare, il 2 ottobre 1629. San Francesco di Sales, suo
amico e confidente, disse: «Bérulle è tal uomo che vorrei rassomigliargli in
tutto». San Vincenzo de Paoli, suo discepolo, quando ne udì la morte, disse ai
suoi Preti della Missione: «Bérulle è uno dei più santi sacerdoti che io abbia mai
conosciuti».
La causa della sua beatificazione, appoggiata da oltre quaranta miracoli
giuridicamente provati, venne promossa dal P. Bourgoing, terzo superiore
dell'Oratorio, assieme a quella di San Francesco di Sales; ma venne sospesa
nel 1661, per l'opposizione del partito del Card. de Richelieu e principalmente
per gli intrighi dei Giansenisti, i quali vollero accaparrare a loro vantaggio il
nome di un uomo così eminente per la Santità, per la dottrina e per le opere
compiute. 1
2. - SUA DOTTRINA SU MARIA VERGINE.
Uomo straordinario sotto ogni rapporto, il Padre de Bérulle è riconosciuto come
un grande iniziatore; la sua dottrina porta l'impronta di una decisa originalità,
«egli non ebbe altri Maestri che la Scrittura e i Padri» 2. La sua dottrina su la
SS. Vergine presenta il medesimo carattere di originalità, e si può dire che egli
ha «rinnovato la divozione verso la Vergine» 3 col darle un impulso nuovo.
Benché ardente ed entusiasta, la sua divozione a Maria ha sempre per
fondamento la teologia, secondo il sua metodo di unire costantemente la pietà
ed il dogma.
Nel pensiero del Bérulle tutte le grandezze e tutti i privilegi di Maria derivano
dalla scelta che Dio fece di Lei per la cooperazione all'Incarnazione; è questa la
ragione per cui le tre Persone Divine hanno con Lei relazioni affatto speciali.
L’Eterno Padre la vuole come Sposa, quindi fin dall'eternità le prepara il
corredo di doni straordinari e la tratta poi con grande riverenza, aspettandone
il consenso
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1 Chi desiderasse più abbondanti notizie sul Card. De Bérulle, potrà trovarle
nell'Introduzione all'Elevazione su S. Maria Maddalena, Monza, Tipografia
Artigianelli, 1936.
2 BREMOND, op. cit., pag. 15.
3 Id., ibid., pag. 89. «Per darne la prova, aggiunge, basta dire che al Bérulle si
sono ispirati i più insigni propagatori di questa devozione nei tempi moderni,
come Giov. Olier. san Giovanni Eudes, il beato Grignion de' Monfort».
XIII
per compiere il grande Mistero. Il Verbo, lo vuole per Madre. Lo Spirito Santo
per sua cooperatrice.
Il Card. de Bérulle insiste continuamente su la dignità della divina Maternità;
né si cura delle ripetizioni, perché «sono pensieri così dolci che non può
lasciarli». Egli analizza e sviscera questo dogma fondamentale per la Vergine, e
ne deduce tutte le conseguenze gloriose per la Madre di Dio; quindi fa risaltare
principalmente il potere straordinario che le viene divinamente comunicato di
generare nella natura umana Colui che il Padre eternamente genera nella
natura divina; la verginità che trionfa nell'essere incorporata in un sì inaudito
mistero; - l’opera straordinaria che esaurisce, per così dire, la potenza divina; -
la vita (fisica e mistica) di Gesù in Maria, vita esposta dal pio Cardinale in
pagine particolarmente squisiti; - la parte che spetta a Maria nella Redenzione,
perché per mezzo di Lei l'Eterno Padre acquista potere sul Figlio suo, epperò gli
dà il precetto di morire per la nostra salvezza, poiché il Figlio non è dipendente
dal Padre se non come uomo e si fa uomo appunto per opera e consenso di
Maria: inoltre, perché Ella soffre con Gesù e incomincia a soffrire fin dal primo
istante, dell'esistenza di Lui nel suo seno; - l'esaltazione in Maria della persona
umana; «l'Incarnazione infatti è l'esaltazione della natura umana, la Vergine
Madre invece è l'esaltazione della persona umana»: Gesù non ha personalità
umana, e ciò mentre è una specie di umiliazione per la sua umanità è il
principio di tutta la sua grandezza, poiché è Dio appunto perché non è una
persona umana; ma nella divina Maternità la persona umana viene elevata alla
più alta dignità possibile in una semplice creatura.
Tale è la dignità di Maria che «al disopra non v'è che Dio»; non è inferiore che
a Dio, e la santità in Lei è pari alla dignità. Qui il Padre de Bérulle insiste su la
XIV
unione singolare, perfetta ed intimissima di Maria con Gesù, e ne deduce pure
la conseguenza che la funzione da Maria è di dare Gesù alle anime. Il concetto
così sublime che il pio Cardinale ha della missione della Vergine e ch'egli
esprime in modo sempre dogmatico, non può certo contentarsi di una
divozione volgare e neppure semplicemente poetica e sentimentale: Egli vuole
una divozione sopratutto interna e spirituale ma anche esterna e sensibile, una
divozione che tenda alla pratica, alla consacrazione a Maria di tutta la nostra
vita e che per lui si risolvette nel voto di servitù a questa potente Regina e
dolcissima Madre.
3 - OPERE RACCOLTE IN QUESTO VOLUME.
In questo volume abbiamo raccolto 1 ciò che il Cardinale de Bérulle ha scritto
su Marie, Vergine e particolarmente, l'opera che porta il titolo di Vita di Gesù
che egli medesimo ebbe cura di pubblicare e nella quale sono condensate le
sue vedute su la Vergine e su l'Incarnazione, era questa la prima sezione di
una grandiosa vita mistica di Gesù, di cui egli aveva concepito il disegno, ma
che sgraziatamente non ebbe tempo di condurre a termine.
In secondo luogo diamo la traduzione della Elevazione a Dio in onore, della
parte che ha voluto dare alla Vergine Maria nel Mistero dell'Incarnazione,
operandolo in Lei e per mezzo di Lei. «In tutta la nostra letteratura mariana,
ha detto Enrico Brémond, non trovo nulla che meriti di essere preferito a
queste pagine che si direbbero
________________________
1 Per le opere del Bérulle citiamo gli Opuscoli con la lettera O seguita, dal
numero che hanno nella raccolta del Migne; le Lettere, con la lettera L seguita
parimenti dal numero, e per il volume del Migne indichiamo la colonna.
XV
scritte ieri: Mi domando se sia possibile unire con più perfetta armonia la
tenerezza con la gravità, la teologia con la devozione, la dottrina con la poesia,
l'ingenuità con la grandezza. 1.
In terzo luogo abbiamo riunito vari frammenti sparsi negli Opuscoli di pietà che
il Fondatore dell'Oratorio, ha lasciato inediti e che erano materiale preparato
per la sua grande Vita di Gesù. Abbiamo inoltre spigolato nelle sue, Lettere,
raccogliendo vari gioielli che spontaneamente uscivano dalla mente e dal cuore
del piissimo direttore spirituale delle Carmelitane.
Ne risulta un trattato quasi completo, benché poco ordinato, su le grandezze
della Madre di Dio; il lettore, se con un po' di pazienza saprà prendere contatto
con le opere del Card. de Bérulle al primo aspetto un po' pesanti, non
mancherà di trovarvi un pascolo delizioso per la sua pietà verso la nostra
Madre celeste, perché sono i pensieri di un teologo eminente, dottissimo e
santo.
SEZIONE PRIMA
VITA DI GESÙ
PARTE PRIMA
MARIA PRIMA DELL’INCARNAZIONE
I.
IL FIGLIO DI DIO PROMESSO ED ASPETTATO DA QUATTROMILA ANNI, DECIDE
DI SCENDERE DAL CIELO SU LA TERRA ONDE COMPIERE LE SUE PROMESSE E
LE SUE OPERE.
Quattromila anni sono passati; la terra è tutta coperta d'iniquità. Anche la
Giudea, quel piccolo cantuccio del mondo che Dio aveva riservato per sé e
consacrato al sua onore, è immerso nel peccato. La terra non porta
dappertutto che peccatori e peccati; éppure è tempo che porti il Giusto e la sua
giustizia; quel Giusto di cui parlano i Profeti; quel Giusto che si chiama
Dominus Justus noster: tre qualità distinte e ben notevoli; quel Giusto che è
nostro ad un titolo singolare e deve essere il nostro Giusto e il nostro Sovrano
Signore; il Giusto per eccellenza, l'unico Giusto, la cui giustizia deve
felicemente inondare la terra e, con un diluviò salutare, salvare i peccatori e
purificare l'universo col distruggere i peccati.
3
II.
LA TERRA HA BISOGNO DEL FIGLIO DI DIO. - QUALITÀ DI GESÙ BEN DIVERSE
DA QUELLE DEI MONARCHI CHE L'HANNO PRECEDUTO.
I. - Durante quel quattromila anni, quattro Imperi hanno governato il mondo e
il inondo è come seppellito nelle proprie rovine; tutto coperto di tenebre, dopo
tanto tempo non conosce ancora Colui che lo ha creato; quanto più va avanti,
tanto più si allontana dalla sorgente e si gonfia dell'errore e della vanità degli
idoli. I Grandi pensano alla propria grandezza e non al Grande dei grandi 1;
anzi pretendono di essere adorati come divinità, mentre il vero Dio è
misconosciuto da tutto l'universo. In tali tenebre e confusioni il mondo ha
bisogno di una luce più viva di quella del Sole che lo illumina e di una potenza
più augusta di quella del Cesare che lo governa. È tempo che la luce risplenda
sul nostro orizzonte; è tempo che l'Impero della pace e della salvezza venga
stabilito nel mondo; è tempo che Gesù compaia su la terra. Gesù è un sole
vivente, un re pacifico, un monarca spirituale, le sue conquiste sono le anime
dei popoli, i tributi che esige sono i loro voti e le loro adorazioni.
Nell'obbedienza a Gesù i popoli trovano la vera libertà, nella sua legge la vera
felicità, nel suo servizio la vera dignità. Lo scettro di Gesù è la Croce su la
quale Egli è morto per il suo popolo; le sue armi, lo Spirito del
_________________________
1 Grande dei grandi, Dio degli dei, Santo dei santi, Opera delle opere, ecc.,
sono ebraismi che equivalgono al superlativo: Supremo tra i grandi, Dio
supremo, Santo per essenza, oppure: Il luogo più santo, l'opera più insigne,
ecc.
4
Signore e la parola di Lui; le sue vittorie, la liberazione dalla morte e dal
peccato per quelli che felicemente si lasciano vincere dalla sua santa potenza.
II. - Quale differenza tra Gesù ed i monarchi che l'hanno preceduto l Questi
avevano lo scopo di dominare: Gesù non ha altro scopo che di salvare; il loro
potere copriva la terra di orrore e di confusione: Gesù viene a riempirla di
grazie e di benedizioni; la loro potenza non durò che pochi anni e sopra un
cantuccio della terra; Gesù invece è Re dei secoli, si chiama il Principe
dell'eternità, e il mondo che a Lui sarà sottoposto non avrà più da cambiare né
d'impero, né di sovrano.
Gesù è un Re la cui potenza è eterna; ai Suoi sudditi Egli dona un'eternità di
pace. Gesù è un Re di cui l'impero nasce alla fine del quarto Impero, come dice
Daniele. e sussisterà eternamente. Gesù è un Re di cui il trono è il cielo; la
terra è lo sgabello dei suoi piedi, ed Egli deve dominare il cielo e la terra. È un
Re di cui lo Stato è nel cielo ed è la gloria di quelli che lo servono e lo adorano;
su la terra, l'opera di Gesù è la grazia del Creatore e la riunione dei popoli in
una medesima Chiesa.
III. - Gesù, pertanto è la gioia del cielo e la speranza della terra, l'oggetto
dell'aspettazione d'Israele e la felicità dei gentili; il desiderato dai popoli e il
liberatore che li salva dalle loro miserie, il mediatore tra Dio e gli uomini, il
riparato re dell'umana natura e il legislatore delle nazioni, l'onnipotente e il Re
della gloria: qualità insigni e ben necessarie per rimediare ai nostri mali.
Ma l'impero di Gesù deve venire dal cielo; orbene, i peccati della terra tengono
chiuso il cielo. I giusti hanno un bel grigare: Rorate coeli, desuper et nubes
pluant
5
Justum; Cieli, spargete dall'alto la vostra rugiada, e le nubi facciano piovere il
Giusto (Is, XLV, 8). Il loro numero è troppo esiguo perché siano ascoltati;
troppo deboli sono i loro voti perché possano penetrare nei cieli.
III.
LA TERRA, ATTESA LA SUA INIQUITÀ, È INDEGNA ED INCAPACE DI RICEVERE
E DI POSSEDERE IL FIGLIO DI DIO.
Non vediamo noi come la terra sia indegna di ricevere e di possedere il Giusto?
È tutta coperta di abominazioni e d'idolatria; sempre più macchiata
dall'impurità, dalla bestemmia e dall'empietà; ha fatto divorzio dal cielo e
protesta audacemente, per bocca dei suoi migliori spiriti, che Dividum
imperium cum Jove Caesar habet; Cesare con Giove divide l'impero (Virgilio).
La terra quindi non conosce che Cesare, né riconosce il Dio del Cielo se non per
offenderlo; perciò attira sempre più sopra di sé, non già la misericordia, ma la
giustizia di Dio. Tuttavia, o bontà ineffabile!, fedele alla sua parola e costante
nelle sue misericordie, Dio vuole vincere l'ostacolo delle nostre indegnità,
compiere le sue promesse e adempiere la figura e le ombre della Legge. Colui
che è la grazia e la misericordia del Padre, il Figlio unigenito e il Verbo del
Padre, ha deciso di aprire, il cielo, scendere su la terra e parlare, agli uomini il
linguaggio degli uomini; vuole farsi uomo, Uomo e Dio tutt'assieme, vita,
salvezza, luce, pace tra Dio e gli uomini.
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IV.
DIO FA NASCERE SU LA TERRA UNA VERGINE RENDENDOLA DEGNA E CAPACE
DI RICEVERE IL FIGLIO DI DIO E DI DARLO AL MONDO
Affinché la terra sia degna di ricevere e di possedere il suo Dio, il Signore fa
nascere su la terra una persona distinta ed eminente, la quale non ha parte
alcuna nel peccato del mondo ed è dotata di tali grazie e favori che persona
simile né mai si è vista, né mai si vedrà, né in cielo né in terra. Concepita
senza peccato e santificata fin dal primo istante della sua esistenza, fin d'allora
Ella gode dell'uso della ragione e della grazia; confermata nello stato
d'innocenza e d'immunità dal peccato 1, è elevata ad una grazia di tale
eminenza che l'ordine della grazia non ha visto mai nulla di simile; è tanto
perfetta in tutta la sua vita che ad ogni istante compie un nuovo progresso
nell'ordine di questa grazia straordinaria e singolare: questa Vergine, allo
stesso modo che le altre figlie
___________________________
(1) Notiamo come il Card. de Bérulle, condensando in poche righe, secondo la
sua maniera, tutta una teologia della Vergine Madre, insegni senza distinzioni
né esitanza, la perfetta santità di Maria fin dal primo istante della sua
esistenza. Afferma, infatti, che Maria nel momento della sua creazione,
1° venne santificata, perciò non incorse nessuna macchia di colpa originale;
2° ricevette la sublimità della grazia, come dice altrove, ossia un'abbondanza
straordinaria di grazia;
3° fu dotata dell'uso di ragione, per cui incominciò subito fin dal seno di sua
madre a corrispondere alla grazia e a progredire nella santità;
4° fa confermata nell'innocenza, ossia costituita immune da qualsiasi peccato;
più ancora, confermata nell'impossibilità (impuissance) di peccare;
5° venne costituita in uno stato di integrità per cui non
7
di Adamo, entra in questa valle di miserie e non in un paradiso terrestre;
dimora su questa terra ai esilio, tuttavia non porta nessun segno di condanna,
ma nell'anima sua possiede una grazia superiore a quella di cui Adamo, nel
Paradiso terrestre, nella sua qualità di capo del genere umano, era stato
insignito per lui e per la sua posterità. Ma queste nostre parole non sono
adeguate ad esprimere cosa così grande; la grazia della Vergine è più nobile e
più divina di tutte le altre grazie che mai usciranno dalla viva fonte del
Salvatore morente e dal merito della sua Croce, eccede in potenza e dignità
quella grazia medesima che trovasi nei cieli, perché ha un termine ben più
elevato; ha per termine, cioè, non già di fare dei Santi, ma di dar nascita su la
terra al Santo dei santi, di formare l'Uomo-Dio e di costituire nell'universo una
Madre di Dio, opere tutte straordinarie, miracolose anche nell'ordine
miracoloso della grazia.
V.
ECCELLENZA DELLA VERGINE
I. - Quell'anima santa e divina è nella Chiesa ciò che l'aurora è nel firmamento;
precede immediatamente il
___________________________
fu possibile in Lei non solo il peccato, ma neppure qualsiasi tentazione, o
illusione, o influenza del demonio, (Cap. IX).
In altro luogo dice pure che «non si può parlar di Maria quando si tratta del
peccato, e neanche quando si tratta dell'ordine ordinario della grazia, perché
dappertutto Ella ha le sue eccezioni e i suoi privilegi». Ogni privilegio venne da
Dio conferito a Maria, perché Ella fosse degna Madre di Dio; con tutta ragione il
Card. de Bérulle chiama Maria un Paradiso di delizie per Gesù. (Cfr.: Cap.
XXVIII; infra, pag. 114)·
8
sole 1. Ma è ben dappiù dell'aurora; perché non procede soltanto il sole, ma
deve generarlo nel mondo, deve dare all'universo la salvezza e la luce ed
introdurvi un Sole Oriente di cui il sole che rischiara il firmamento non è che
l'ombra e la figura.
La terra che misconosce Dio, ignora pure questo capolavoro di Dio; la Vergine
infatti nasce nel silenzio; il mondo non ne parla, Israele medesimo non se ne
accorge benché questa creatura straordinaria sia il fiore d'Israele, il fiore più
eminente che vi sia su la terra.
Ma se la terra non vi pensa, il Cielo a lei tiene rivolti gli sguardi e la venera
come quella che Dio ha fatto nascere perché vuole compiere un'opera
oltremodo insigne, affinché ella gli renda lo stupendo servizio di rivestirlo un
giorno di una nuova, natura.
Quel Dio medesimo che da lei vuole nascere, la rimira con compiacenza come
la sua futura Madre; il suo divino sguardo non si posa né sopra i grandi, né
sopra i monarchi adorati dalla terra. Il primo e più dolce sguardo di Dio su la
terra è rivolto a quell'umile Vergine sconosciuta
___________________________
1 «Bossuet esprime il medesimo pensiero e lo svolge più a lungo nell'esordio
del suo primo Sermone per il giorno della Natività della B. Vergine: «La notte è
passata, il giorno si avvicina. Sì, fratelli miei, il giorno si avvicina; e
quantunque il sole non compaia ancora, noi ne vediamo già un'espressione
nella natività di Maria». Così pure il Venblier: «Maria incomincia ad innalzarsi
su la terra come l'aurora della grazia che viene a liberare gli uomini dalle
ombre della morte e del peccato, nelle quali erano sepolti. Ella apporta con sé i
più dolci, più amabili e più benefici, effetti della luce di Gesù Cristo. In questo
momento Ella è proprio la prima nascita del Salvatore su la terra, come
l'aurora è la prima nascita del sole». (Fiori di dottrina, Monza, Artigianelli,
1935. Pag. 118). Non esagera chi dice che il Card. de Berulle ha esercitato su
la letteratura religiosa del secolo XVII la massima influenza la quale continua
sino ai giorni nostri in un gran numero di scrittori: Faber, Giraud, Libermann,
Mons. Gay, Don Marmion, ecc. » (MOLIERS).
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al mondo; è questo il pensiero più elevato che l'Altissimo abbia su tutta la sua
creazione. Dio la rimira, la predilige, la dirige come quella cui vuol dare sé
medesimo in qualità di Figlio, come quella di cui vuole fare la propria Madre;
perciò la ricolma di grazie e di benedizioni fin dalla concezione e la santifica fin
dalla prima infanzia. La separa persino dal mondo e la consacra al suo Tempio,
per figurare ed indicare che fra breve sarà consacrata al servizio di un altro
tempio sacro ed augusto ben più di quello di Gerusalemme.
In quel sacro ritiro del Tempio, che la custodisce, la circonda della sua potenza,
l'anima del suo spirito, la istruisce con la sua parola, la innalza con la sua
grazia, la illumina con la sua luce, la infiamma dei suoi ardori, la visita per
mezzo dei suoi angeli intanto che la visita, Egli medesimo, con la propria
persona. In una tale solitudine, Maria, per l'azione di Dio, è così attiva, così
elevata nella contemplazione, così celeste nella sua conversazione, che gli
Angeli l'ammirano e la circondano di riverenza come una persona più divina
che umana. In tal modo Dio è presente ed agisce in Maria più che lei stessa,
sia presente ed agisca in sé medesima; non lascia in lei nessun pensiero che
non sia ispirato dalla sua grazia, nessun movimento che non provenga dal suo
spirito, nessun atto che non sia per suo amore. 1
Il corso della vita di questa Vergine ammirabile è un'ascesa continua, senza
interruzione né rilassamento verso Colui che è la vita del Padre e presto sarà
pure la vita di Lei, verso Colui che nella scrittura viene chiamato in modo
assoluto la Vita (JOANN, XIV, 6). Questo termine si avvicina; Dio è con Maria,
la riempie di sé.
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1 In queste poche righe il piissimo Autore espone mirabilmente cosa s'intenda
per la vita di Gesù in Maria con questa espressione: O Jesu vivens in Maria.
(Vedi infra, pag. 203).
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e la stabilisce in una grazia così sublime che a lei unicamente conviene. Questa
Vergine che vive in un cantuccio della Giudea, ignorata dal mondo e fidanzata:
con Giuseppe, nell'ordine della grazia forma un coro a parte, tanto è singolare.
II. Intanto gli anni passano, le grazie in Maria vanno accumulandosi sempre
più.
In quest'ordine di grazia che appartiene a Lei sola, di giorno in giorno Ella si
eleva con una progressione inaudita, e si innalza senza interruzione in virtù di
una infusione speciale (della divina grazia) cui Ella presta una perfetta
cooperazione. Sacro dramma, divina armonia tra lo spirito di Dio e lo spirito di
Maria! Dio ad ogni istante nell'anima di lei infonde una nuova grazia e Maria
incessantemente vi corrisponde con tutto il suo potere. Conformità perfetta tra
la volontà di Maria e l'azione di Dio, che la innalza ad un cumulo di grazie! E
tali grazie, benché massime nell'anima della Vergine costantemente fedele,
non sono che gradini per elevarla sempre a grazie nuove.
Anima sublime, eminente e divina! mentre vive su la terra rapisce i cieli. Un
tale spettacolo rapirebbe anche la terra se le tenebre non le togliessero la vista
di una meraviglia così stupenda. Ma questa Vergine ammirabile presto rapirà
Colui che ha fatto il cielo e la terra; perché la grazia e l'azione di Dio l'hanno
talmente elevata, che se Dio deve nascere su la terra, non può nascere che da
Lei, tanto eminenti sono le grazie ed i favori che la distinguono. E se
quest'umile Vergine deve essere madre, non può essere madre che di un Dio,
tanto è divina.
Maria è un cielo vivente su la terra, destinata a dare al mondo un sole vivente,
un sole che sta nel più eccelso firmamento. È un Santuario in terra, che Dio
riempì di meraviglie e nel quale vuole prendere il suo riposo, un
11
riposo tutto speciale. Maria è un nuovo paradiso, non già terrestre come l'Eden
che venne distrutto dal peccato di Adamo, né celeste come quello degli angeli
che trovasi soltanto in cielo; ma un Paradiso celeste che Dio ha piantato in
terra con la sua propria mano; e che il suo angelo custodisce per il secondo
Adamo, per il Re del cielo e della terra, il quale lo deve abitare.
Ma tutto ciò è nascosto agli occhi di Maria e la sua mente tutta inabissata nel
profondo della sua umiltà non vede l'altissimo disegno di Dio sopra di lei 1.
Come mai, o Vergine santa! È vicino, per la nostra fortuna, il compimento della
vostra suprema grandezza, e Voi lo ignorate!... Voi siete prossima alla Divinità
e le appartenete così da vicino; trattate con Lei con tanta assiduità, santità e
familiarità, eppure il suo disegno sopra di Voi, rimane a Voi nascosto! Le
tenebre che furono la prima dimora del mondo, che anzi sono il primo stato di
ogni anima che viene al mondo non giunsero mai sino a Voi in nessuna parte;
Voi foste illuminata fin dal primo istante della vostra esistenza, e sempre
cresceste nella grazia e nella luce. Mentre godete di una luce più radiosa di
quella del giorno in primo meriggio, nell'eccesso dei vostri lumi, o anima
divina, Voi non conoscete la relazione che state per contrarre con Colui che è la
vera luce, lo splendore del Padre e il sole vivente dell'universo!
Nella scrittura Voi portate il nome di Alma (Is 7,14)
_________________________
1 H. BREMOND, dopo citate queste pagine osserva: «Si preferirebbero forse le
strofe fiorite di un Adamo da San Vittore, i cantici ardenti di un san Francesco.
No, questa prosa angusta, semplice e soave nella sua lentezza, vale meglio;
essa segue da vicino la tranquilla ascesa della Vergine, Ci addomestica più
sicuramente, se ardisco parlar così, col mistero che si prepara e di cui in certo
qual modo, ci impone la divina verità». (Op. cit., pag. 9).
12
che significa nascosta, ed è giusto; a Voi ben si conviene un tal nome, il quale
è uno dei vostri titoli particolari e come una sigla che con poco dice molto.
Cose grandi e preziose ci esprime questa voce, ma soprattutto ci svela la
segreta condotta di Dio sopra di Voi, la quale merita di essere ben ponderata
come uno dei principali caratteri della vostra vita, uno dei tratti più insigni della
divina sapienza.
VI
CONDOTTA AMMIRABILE DI DIO RISPETTO ALLA VERGINE.
I. - È uno omaggio all'Altissimo il considerare le sue vie rispetto alla persona
più elevata e più degna che potrà mai avere nei confini della sua sovranità; ed
è pure onorare Gesù, il considerare lo stato di Colei che il cielo gli destina per
madre. Parlare di Maria, è parlare di Gesù; perché sono oltremodo congiunti
assieme. Maria è il più insigne oggetto della grazia di Gesù ed il più singolare
effetto della sua potenza. Consideriamo dunque con tutta la nostra mente un
argomento così sublime.
Dio, nel suo primo Consiglio sul mondo dopo la creazione dell'uomo è il peccato
di Adamo, parla di Maria e la pone in contrasto col serpente, il quale è stato
l'origine dalla maledizione dell'universo. Fin d'allora Dio e il mondo guardano a
Maria come alla fonte della benedizione del mondo. Nel tempo fissato dalla
divina sapienza, Maria entra nel mondo per miracolo, come un'opera di grazia
e non di natura, frutto di preghiere e non di peccato 1, soggetto speciale della
potenza di Dio e non della potenza dell'uomo; In quell'istante Ella da Dio riceve
maggiori
_________________________
(1) Allusione alla santità di san Gioacchino e di sant'Anna e alle tradizioni su la
concezione miracolosa della Vergine.
13
grazie, maggiori favori e maggiori privilegi che tutti Santi riuniti assieme.
Benché viva su la terra, Maria possiede nell'anima sua una grazia più elevata e
più nobile di quella che trionfa nei cieli. Dio non aveva che un solo tempio su la
terra e in quello Egli la nasconde fin dall'infanzia: ma fa ancor di più: la
innalza, la dirige, la Predilige, epperò la tiene nascosta in sé medesimo.
Dio stesso, o Vergine santa, è il vostro tempio e il vostro santuario, come è il
tempio della Gerusalemme celeste, di cui il tempio è l'Agnello, come sta Scritto
(Apoc., XXI, 22): così pure, Voi un giorno sarete il Tempio di Dio, il Tempio
vivente di un Dio vivente nel mondo.
Dio nasconde in sé medesimo quest'anima eletta, come un tesoro che nel
segreto e nella singolarità della sua elezione, Egli tiene riservato per sé perché
la destina ad essere sua Madre.
II. - Dio la nasconde ancora in altre maniere, tanto deve star nascosto un tal
prezioso tesoro, tanto giustamente quell'anima divina, nel libro del più grande
dei Profeti, porta il nome di Alma, ossia nascosta. La tiene nascosta ai mortali
per mezzo del segreto della sua eminente verginità che la rende ineccepibile
agli occhi degli uomini e la prepara al compimento del disegno divino sopra di
lei; perché se Dio deve nascere, vuole nascere da una Vergine, e da una
Vergine di una purezza oltremodo eminente, da una Vergine che sarà la prima
ad innalzare nel mondo il vessillo della verginità.
Dio la tiene pure nascosta a Lei medesima col peso della umiltà con cui Ella: si
abbassa sul nulla della creatura, in tal modo che in mezzo alle grandezze non
ha nessuna stima di sé; la sua umiltà la dispone al segreto disegno di Dio,
perché Dio sopra un fondo così solido,
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sopra un abbassamento così profondo vuole stabilire una dignità. oltremodo
eccelsa come quella di Madre di Dio. Dio la tiene nascosta a Lei stessa e le
tiene velati i suoi disegni sopra di Lei; anzi la tiene nascosta dentro sé
medesimo, nel segreto del suo seno, ossia nel segreto della sua sapienza e
delle sue disposizioni, segreto che è come un velo sotto il quale Egli nasconde
a Lei medesima la dignità singolare cui la vuole elevare.
Nell'anima di Maria Dio infonde una semplicità divina in conformità con la sua
condotta sopra di Lei, per cui Ella viene tratta, come fuori dei suo proprio
spirito, nello spirito di Dio il quale in mezzo alla luce la priva di ogni vista di ciò
ch'Ella è in sé stessa. Maria perciò non vede che Dio la innalza su un trono
onde incoronarla Regina dell'universo e Madre di Colui che l'ha creata. In una
parola, Dio la riempie di grazia ad uso della propria potenza, bontà e sapienza
per renderla tale che possa essere non solo Madre, ma degna. Madre di Dio,
ciò che include uno stato incomprensibile. Che se la terra non la conosce, il
cielo l'ammira con profonda riverenza come quella che sarà Madre e degna
Madre di Colui che ha creato il cielo e la terra. E gli Angeli dal cielo scendono a
prostrarsi ai suoi piedi per renderle omaggio.
Havvi forse qualche cosa che uguagli la maestà e la dolce potenza d'una Madre
di Dio? Havvi mai grazia che possa stare a confronto con quella che va unita ad
uno stato così sublime, così santo e così venerabile?
Oh grandezza! Oh potenza! Oh dignità! Oh santità! Oh Verginità! Oh Maternità!
Ma, chi ha mai visto tante meraviglie! Chi mai ha avuto sentore di una virtù più
sublime e più singolare?
Oh purezza l Oh umiltà! Oh semplicità divina ed incomparabile!
Chi fra i grandi ed i monarchi ha mai avuto una
15
madre di una simile condizione? una madre, su la terra; così celeste e divina;
così prevenuta e ricolma di grazie nella sua nascita; così pura nel suo corpo;
così umile ed insieme così elevata nella sua mente; così semplice e pur così
luminosa nel suo pensiero; così comune e pur così singolare nella sua vita; così
semplice e così affabile nel suo contegno: in una parola, così sconosciuta su la
terra e così ammirata in cielo?
Tutte queste qualità sembrano opposte; ma in Voi, o Vergine santa, sono
riunite e vi dispongono a concepire il Santo dei santi, il Dio onnipotente.
Da lungo tempo Dio vi prepara perché siate degna di concepirlo; ma Voi non vi
accorgete di nulla, o Vergine umile e soave! Voi non vedete le vostre
grandezze, e tuttavia non mancate per nulla di corrispondervi, fedelmente
perché Dio nel vostro spirito ad una divina semplicità unisce pure una fedeltà
perfetta, e in tal modo incessantemente cooperate ad una grazia che non
distinguete mai. La vostra vocazione è di essere Madre di Dio; a questo ufficio
Dio vi chiama e vi prepara; e Voi ,senza saperlo, dal primo istante della vostra
nascita sino al presente avete cooperato fedelmente alla sua azione,
Ma non vedete, o Vergine santa, che è giunta l'ora della vostra potenza? l'ora
in cui dovete accogliere e generare nel mondo il Figlio di Dio; non vedete come
il cielo e la terra vi rivelano e vi annunciano questa verità?
Il tempo fissato dai profeti è scaduto, le settimane di Daniele sono compiute, lo
scettro di Giuda è in mano ad uno straniero: il Messia sta per venire, Ma chi
«su la terra» porterà questo frutto felice e tanto desiderato? La terra è coperta
d'iniquità: Voi sola siete senza peccato. Una Vergine lo deve partorire: Voi sola
nella Giudea avete consacrato al vero Dio la vostra verginità. Voi conoscete le
Scritture e penetrate questi misteri: le
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conclusioni sono infallibili e quasi evidenti. Eppure con tanta chiarezza nella
vostra mente, con tanta conoscenza delle Scritture, con tanta luce nelle vostre
grazie, non ci pensate!
Col vostro ammirabile esempio ci insegnate a contentarci, con una perfetta
semplicità, di non vedere, nelle vie di Dio più elevate, ciò che Dio non ci
manifesta ed a corrispondere con una perfetta fedeltà ai suoi disegni sopra di
noi, senza pur comprenderli. Una tale semplicità è quella che vediamo ed
ammiriamo in Voi; siete talmente nelle mani di Dio ed abbandonata alla sua
azione, che non avete altro pensiero fuorché quello che Dio vi dà; non fate
altro uso della vostra mente se non quello al quale Dio vi applica, perché Dio è
lo spirito del vostro spirito e l'oracolo dell'anima vostra. Voi non avete né
pensiero, né movimento, né parola che non venga dalla sua azione; non vivete
nel vostro spirito, ma nello spirito di Dio di cui siete ripiena; non avete pensieri
vostri, ma unicamente il pensiero di Dio che vi regge.
Questo pensiero di Dio sopra di Voi, è quello appunto che opera in Voi; a Voi è
applicato, ma non vi è spiegato 1; vi conduce ai suoi fini in modo
impercettibile, ma infallibile; in modo segretissimo, ma potentissimo. Una tal
via, una tale condotta di Dio sopra di Voi, quantunque rimanga così oscura,
infonde nell'anima vostra maggiore abbondanza di grazia, di forza e di dignità.
È questa la via che si addice alle opere più grandi ed alle direzioni più divine;
essa in tal modo agisce in voi che, per una Divina semplicità ed una
disposizione ammirabile, Voi state nel pensiero di Dio e non nel vostro; siete in
Dio e non in Voi stessa; non siete Voi
________________________
(1) Dio compie il suo disegno di prepararla alla divina maternità senza che un
tal disegno le venga svelato.
17
che operate, ma Dio opera in Voi. Donde avviene che, tenendo Voi la vostra
mente tutta rivolta esclusivamente a Dio con una perfettissima fedeltà, poiché
Dio non vi dà questo pensiero, Voi pure non lo avete, né lo concepite,
malgrado qualsiasi evidenza di luce che vi sia in Voi: È Dio quello che opera in
Voi, e non Voi medesima; Dio solo attira la vostra attenzione ad esclusione
degli altri oggetti 1; voi seguite Dio nella sua azione e non l'evidenza e la luce.
In una tale umile e sublime disposizione, in una tale condotta singolare,
semplice e fedele; in mezzo a tante grazie e a tante grandezze; con tanti favori
e tante meraviglie, nell'eccesso di tanta luce, Voi non pensate che ad essere la
servente del Signore, mentre Dio pensa a fare di Voi la Madre sua.
VII.
STATO ED OCCUPAZIONE DI MARIA ALLA VENUTA DELL'ANGELO SAN
GABRIELE.
Lasciate, o Vergine, ch'io prevenga l'annunzio che l'Angelo viene a portarvi;
permettete che con tutta umiltà vi rivolga queste poche parole: «Eccovi giunta,
o Vergine santa, al quindicesimo anno della vostra vita, vita che in tutti i suoi
istanti fu piena di grazia; eccoci al venticinque di marzo, il più grande dei
giorni, giorno di suprema importanza nell'ordine della vostra vita, giorno nel
quale dovete entrare in uno stato nuovo ed inaspettato, in una felicissima ed
intimissima alleanza con Dio, alleanza che ha principio su la terra, ma dalla
terra
_____________________________
1 Altri oggetti, cioè le circostanze che indicano la prossimità dell'Incoronazione
e la convenienza della elezione di Maria ad essere Madre del Messia.
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passerà al cielo e vi rimarrà eterna. Dio vi ha fatto sinora grazie tali che
sembra aver esaurito in voi i suoi tesori, i suoi favori e le sue meraviglie.
«Tuttavia, tutto ciò è soltanto l'inizio, se consideriamo le grazie che dovete
ricevere ancora. Sembra che Dio, voglia coprire e come seppellire le grazie
precedenti, sotto il colmo e l'eminenza di nuove grazie, tanto queste sono
singolari e sublimi. Dio vuole farvi la grazia delle grazie, vuole darvi il suo
proprio Figlio, il Figlio suo unigenito, e la sua propria sostanza.
«Ecco il giorno più bello per Voi, quel giorno in cui entrate in uno stato che
deve benedire e reggere il cielo e la terra, stato che include Dio medesimo e
nel quale Dio si fa vostro Figlio e vi costituisce sua Madre. Questo giorno
compie la pienezza dei tempi tanto celebrata nelle Scritture, e ciò che è molto
di più apporta nell'umanità la pienezza della Divinità e in Voi medesima la
pienezza di Gesù, mentre compie l'Opera per eccellenza, l'Opera da tutta
l'eternità nascosta nel segreto dell'eterna Sapienza».
***
In questo giorno dunque santo e sacro mentre in tutta la terra Dio è
dimenticato e offeso, mentre i grandi stanno immersi nel nulla delle loro
grandezze, nei loro palazzi e nella vanità dei loro pensieri, l'umile Vergine
sconosciuta su la terra ed ammirata in cielo, sta nel suo paese di Nazaret ed è
appunto questa su cui si posa lo sguardo del cielo e nella quale Dio vuole
compiere le sue maraviglie. Maria sta nella sua piccola cella, nel suo Oratorio,
rapita in uno stato di ammirabile contemplazione: Dio è con Lei e, senza ch'Ella
lo sappia, la dispone al mistero che sta nascosto ancora alla sua umiltà. Quel
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Dio che è in Lei, è pure nel cielo, e in cielo tratta di compiere nella Vergine il
capolavoro delle sue eterne misericordie.
Lasciamo la terra ed eleviamoci al cielo per contemplare ciò che lassù avviene
ed adorarvi la Santissima Trinità, la quale, nel suo paradiso e nella sua gloria,
è raccolta in un sacro Consiglio, o meglio, in un Santuario dove tutto è
increato, né può aver accesso nulla di creato. Là Dio discute e delibera
unicamente con sé medesimo, perché si tratta di Lui stesso. Gli Angeli stanno
di fuori prostrati in adorazione e in una silenziosa attesa dell'esito del Consiglio
divino.
Dio in questo sacro Consiglio decreta di compiere le sue promesse, di dare alla
Vergine il Figlio suo unigenito e di salvare il mondo.
Egli sceglie uno dei suoi angeli, anzi uno dei più elevati fra gli Angeli,
l'Arcangelo San Gabriele. Un mistero così insigne merita bene di essere affidato
ad un Angelo così distinto.
Gabriele riceve il mandato di portare alla terra la grande e felice nuova; esce
quindi dal cielo e scende su la terra come ambasciatore di Dio, avendo nelle
proprie mani il più insigne mandato che giammai emanerà dal cielo alla terra,
di Dio agli uomini.
Seguiamo questo grand'Angelo passo passo; non si dirige verso Roma, la città
dei trionfi; né verso Atene, la città della sapienza; né verso Babilonia la
superba; e neppure verso Gerusalemme la santa. Egli va in un cantuccio della
Galilea, ad un'umile borgata sconosciuta; a quel Nazaret in cui Natanaele dirà
un giorno: A Nazareth potes aliquid beni esse? (Da Nazaret può mai venire
qualche cosa di buono! - Gv., I, 46).
Ma in questo piccolo paese di Nazaret, in una piccola casetta sta rinchiuso il
tesoro del cielo e della terra, il
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segreto Amore dell'Eterno Padre. In questa casetta sta una Vergine più grande
che non il cielo e la terra riuniti assieme, la Vergine da Dio eletta per contenere
l'Incomprensibile.
Là vi è una Vergine che possiede maggior grandezza e maggior luce di quanto
ve ne sia a Roma e ad Atene, sia tra gli uomini, sia tra gli Angeli.
Là vi è una Vergine che si chiama Maria, e conforme al suo nome 1 è un abisso
di grazie, un oceano di grandezze, un mondo di meraviglie. È questa la Vergine
su la quale si posa lo sguardo di Dio; e Lei pure tiene rivolto a Dio il suo
sguardo ed è rapita in Lui.
È questa la Vergine alla quale Dio manda il suo Angelo.
Ma 2 Dio che è in cielo nel suo Consiglio e in quell’Angelo col suo mandato,
previene l'Angelo, ed è nel cuore della Vergine con la sua grazia e la sua
potenza.
Dio è tutto, Dio è dappertutto, Dio fa tutto e fa ogni cosa con dignità, potenza
e soavità. Le sue opere sono conformi a Lui stesso.
Come dunque Egli è in cielo, così è in terra; come opera in cielo, così opera su
la terra; come opera nell'Angelo,
_____________________
(1) Maria: maria, oceano.
(2) «A questo "ma" - osserva H. BREMOND, scoppia, per così dire, il genio
spirituale, il teocentrismo del Bérulle. In questa scena, i cui tratti visibili
incantano l'immaginazione dei poeti e dei pittori e ch'egli ben sa rievocare lui
medesimo come pittore e poeta, Bérulle contempla soprattutto l'invisibile,
l'azione medesima di Dio; e non soltanto l'intervento necessario della santa
Trinità, ma l'opera che compie la preparazione della Vergine... Eccolo dunque
pervenuto e come in disparte, il bell'angelo del medio evo e dei misteri, la
farfalla celeste dell'Angelico, il diacono tutto gallonato, scintillante, abbagliante
nella pittura fiamminga ... Venga dunque l'Angelo Gabriele, compia il suo
messaggio e, senza più tardare, scompaia subito ».
Nelle Meditazioni falsamente attribuite a san Bonaventura
21
così opera pure nella Vergine, anzi esercita la sua azione nella Vergine più che
nell'angelo. Egli occupa tutta la mente di Maria, ne dirige la contemplazione;
ne prepara e dispone l'anima all'opera che vuol compiere in Lei e che il suo
angelo tosto le annuncerà. Egli, l'attira, la eleva, la rapisce, le dà pensieri,
aspirazioni, disposizioni confacenti al mistero che sta per compiersi. La
Vergine, così rapita in Dio, geme sui peccati del mondo, ai quali non ha
nessuna parte; langue dal desiderio della venuta del Messia, nella quale fra
poco avrà una parte così grande, ma pur così nascosta alla sua mente; si
unisce ai voti dei giusti e sospira ardentemente la venuta del Salvatore su la
terra; si sente compresa da un desiderio straordinario di vederlo e di prestargli
i suoi servigi nei giorni che Egli dovrà passare su la terra; concepisce la
speranza che potrà vederlo, adorarlo e servirlo. Dio in tal modo infonde in lei
una nuova grazia, una qualità divina, un celeste effluvio. È questa grazia
l'ultima preparazione: compiuta in Maria una tale, disposizione, quella forma
perfetta, quell'essere divino che è il Verbo eterno entrerà nel mondo.
__________________________
si legge: «Gabriele si alza dunque allegro e lieto, e volando scende dall'alto dei
cieli ... in un attimo fu davanti alla Vergine … tuttavia non poté volare
abbastanza velocemente per non essere prevenuto da Dio e (nella cella di
Nazaret) trovò la santa Trinità giunta prima del suo messaggio». H. BREMOND,
ricordando questo testo aggiunge: «Bérulle aveva sotto mano queste
Meditazioni o Ludolfo il certosino? Non saprei, ma non è inutile osservare che,
per un intermediario o per un altro, Bérulle è a contatto coi mistici del medio
evo... Mi sembra probabilissimo che in questa elevazione si sia ricordato degli
Esercizi di Sant'Ignazio. Tuttavia ne resta intera l'originalità di queste pagine.
Bérulle ha una maniera a lui tutta propria di spiritualizzare tutta la scena ».
(Op. cit., pag. 92-94).
PARTE SECONDA
IL CONSENSO DI MARIA
VIII.
NOME E QUALITÀ DELL'ANGELO MANDATO ALLA VERGINE.
I. - Essendo la Vergine assorta in quei santi desideri, l'Angelo arride e la trova
in tale stato tutto celeste; entra in quella cella come in un santuario molto più
santo e venerabile che quel recinto del Tempio che porta il nome di Santo dei
santi; entra pieno di rispetto, apparendo in forma di uomo perché assume la
livrea di Colui ch'egli viene ad annunciare e che sarà Uomo-Dio.
San Gabriele saluta la Vergine con profondissima umiltà, perché viene a
trattare del mistero più sublime, ma insieme più umile che mai vi sarà; sul suo
volto e nel suo contegno si sarebbe potuto leggere l'impressione della dignità,
della purezza e dell'umiltà del divino mistero di cui doveva parlare.
L'Angelo dice alla Vergine parole sublimi, perché Ella sta per entrare in uno
stato talmente sublime che non v'è nulla di uguale. Quel mistero, quel
colloquio, quelle persone, tutto ciò è divinamente descritto dal pennello dello
Spirito Santo nel quadro che ci presenta il santo Vangelo.
23
Ci basta prendere in mano la narrazione di S. Luca e leggerla con un'attenzione
ed una considerazione particolare senza lasciarne cadere neppur una parola,
perché sono tutte parole d'oro e degne del peso del santuario.
Dice adunque S. Luca: L'Angelo Gabriele venne mandato da Dio in una città
della Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine per nome Maria, fidanzata a
Giuseppe. (Luc., I, 26).
Osservo che Dio medesimo invia l'Angelo, direttamente e non secondo l'ordine
da Lui stabilito tra i suoi angeli, dove gli inferiori sono, da parte sua, mandati
dagli angeli superiori. Si tratta di una missione straordinaria, ed il mandato ne
emana direttamente dalla mano di Dio. Questo dimostra il pregio del
messaggio e la dignità dell'ambasciatore, il quale riceve lui stesso il suo
mandato direttamente da Dio e in questa missione pertanto non dipende che
da Dio.
Dio manda alla Vergine, non un angelo della terra, vale a dire qualche profeta,
ma un angelo del cielo, perché questa Vergine è tutta angelica e celeste. Che
se Dio le vuole parlare per mezzo di interposta persona, ciò deve avvenire per
mezzo delle sue persone celesti. Parlare a quella gran Vergine, e parlare in
questo stato così elevato mentre trovasi assorta in sentimenti e pensieri così
santi e sopra un argomento così celeste, è cosa che spetta ad angeli e non ad
uomini mortali.
Si tratta del Figlio di Dio che vuole incarnarsi su la terra; dal cielo deve essere
comunicata al mondo una verità così, elevata, una notizia così felice. Per la
terra è già troppa gloria riceverla senza aver l'autorità di annunciarla; poiché
questo mistero, quantunque tutto celeste e tutto divino, si compie su la terra e
non in cielo, il cielo abbia almeno la grazia di annunciarlo alla terra, affinché il
cielo e la terra onorino i vari uffici di questo mistero
24
e ne siano reciprocamente onorati: il cielo nell'annunciarlo e la terra nel
riceverlo.
In tal modo Dio divide le grandezze tra le sue creature, e così procede in un
mistero che deve essere la benedizione del cielo e della terra.
Da quel momento gli angeli entrano in relazione con Gesù, incominciando a
servirlo non soltanto nelle sue ombre e nei suoi servi come prima, ma in Lui
medesimo e nella sua propria persona. E questo servizio che gli angeli
prestano a Gesù è il punto più sublime, più elevato, più delizioso nella dignità e
felicità angelica.
L'angelo, inviato per quell'imbasciata insigne e straordinaria, porta il nome di
Gabriele, come ci rivela S. Luca; ed è questa la terza circostanza che dobbiamo
notare nella breve narrazione evangelica. Orbene, Gabriele nel nostro
linguaggio significa Forza di Dio; quell'angelo, infatti, annuncia quel grande
Mistero in cui Dio esercita la sua forza e la sua potenza nel salvare gli uomini,
sconfiggere il demonio, e stabilire su la terra la sua grazia, nel cielo la sua
gloria e nell'inferno, il terrore del suo nome. Parecchi, tra i grandi Dottori
antichi dicono persino, come si legge negli Atti del Concilio di Efeso 1 che
questo nome di Gabriele significa Homo et Deus, Uomo e Dio, come se il nome
di quel grand'angelo fosse la sigla del suo messaggio e che nel suo nome
portasse un segno perpetuo della più insigne legazione che mai egli potesse
avere.
Questo angelo è veramente grande e beato, sia nella sua persona, sia nei suoi
uffici. È uno di quegli spiriti che stanno davanti al trono di Dio: Asto ante
Deum, Sto davanti a Dio, dice Lui medesimo in un altro luogo (Luc., I, 19): è
questo uno dei più grandi uffici che vi
_______________________
1 PROCLUS, Conc. Ephes.
25
siano in Paradiso, come l'ufficio ch'egli compie ora è l'ufficio più sublime che gli
angeli possano esercitare su la terra. Quell'angelo certo è un serafino e uno dei
più elevati tra i serafini.
Quel mistero di amore, che contiene il più gran segreto dell'amore di Dio fuori
di sé medesimo, meritava bene di venire annunciato da un angelo serafico, e
da uno dei maggiori tra i Serafini. Che se ardissi proporre un mio pensiero in
un punto così segreto, direi volentieri che quell'angelo è assolutamente il
maggiore dopo san Michele. Questi due angeli sono i primi del Paradiso ed
esercitano le più degne funzioni angeliche: Michele è preposto alla Chiesa di
Gesù, Gabriele alla Madre di Gesù; e quest'ultimo in tale qualità è ora l'angelo
che annuncia e serve Gesù su la terra, perché è l'angelo tutelare della Vergine
destinata ad essere Madre di Gesù.
San Gabriele nell'Antico Testamento, come per prevenire questa sua gloriosa
missione, si prendeva cura, insieme con san Michele, della liberazione del
popolo di Dio contro l'Angelo della Persia perché quel popolo era il popolo di
Gesù.
San Gabriele inoltre rivelò a Daniele le settantadue settimane tanto memorabili
nella Sacra Scrittura, perché indicavano il tempo preciso fissato per l’avvento
di Gesù.
San Gabriele infine compare a Zaccaria e gli predice la nascita di san Giovanni
Battista, perché questo doveva essere il Precursore di Gesù.
In una parola, san Gabriele è l'Angelo di Gesù e di Maria, addetto in ogni
tempo agli uffici che riguardano il Figlio di Dio e la sua santissima Madre, e lo
sarà più ancora in avanti. Mansione insigne tra le più illustri mansioni
angeliche.
26
II. - Da un angelo così insigne e in un argomento così sublime, che cosa
dobbiamo aspettarci se non una luce insigne con parole tutte sublimi e divine?
Onorando dunque l'angelo e il suo ufficio, ascoltiamolo volentieri.
Egli apporta la migliore notizia che il cielo e la terra possano mai sentire; parla
ad una Vergine, la quale nell'universo intero è la più degna di udirlo e quella
che è meglio disposta a rispondergli divinamente. Il loro colloquio è tutto
celeste e divino in tutte le sue parti, né può darsi al mondo argomento più
dolce, più delizioso e più salutare. È una conversazione privata e intima tra due
cittadini, l'uno del cielo, l'altro della terra; un colloquio sacro tra un angelo ed
una Vergine, Vergine più celeste e più divina dell'angelo medesimo. Si tratta di
elevare questa Vergine ad essere feconda di Dio ed origine della salvezza del
mondo. L'Angelo adunque parla a questa gloriosa e beata Vergine; la saluta
come piena di grazia, come quella che ha il Signore con sé; ed è benedetta fra
tutte le donne. Pronunciando parole così sublimi, Gabriele, parla da angelo e
non già come l'uomo parla all'uomo; non proferisce soltanto il suono delle
parole, ma, come spirito di gloria e di luce, diffonde la sua luce nella mente
della Vergine; e la eleva ad intendere le grandezze nascoste in quelle parole
sublimi.
La Vergine, ascolta, ed accoglie ciò che l'Angelo le dice e le imprime nella
mente, ma non gli dà risposta e l’Angelo si ferma. L'umiltà della Vergine è
sorpresa e stupita di tali parole ed illuminazioni; nella sua celeste prudenza
quell'anima divina vuole ponderarle. L'Angelo nel suo contegno è così affabile e
rispettoso, verso la Vergine; è tanto deferente verso la sua prudenza e la sua
umiltà, che ad ogni modo, benché parli da parte di Dio ed abbia cose grandi,
importanti e urgenti da aggiungere,
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crede bene di lasciare a quella mente divina il tempo di riflettere.
Tutt'e due stanno così in un rispettoso silenzio, l'Angelo sta ossequioso davanti
alla Vergine e la Vergine riflette alle parole dell'Angelo.
Poiché l'Angelo si ferma, fermiamoci noi pure e parliamo alla Vergine intanto
che l'Angelo le rivolga di nuovo la parola.
IX.
IL TURBAMENTO DELLA VERGINE PROVIENE DALLE PAROLE E NON DALLA
PRESENZA DELL' ANGELO.
Che può mai esservi che vi turbi, o Vergine sacra, in un argomento tutto di
pace, tutto celeste e tutto divino?
A mio giudizio, non è la presenza di un angelo comparso sotto forma umana
che vi possa turbare, perché la vostra purità non è debole, né diffidente, né
ombrosa, ma solida, innocente e tranquilla, celeste, angelica e divina; Voi, la
custodite nel vostro spirito senza timidità, senza turbamento, né inquietudine.
Se la presenza e la semplice visione di un angelo avesse potuto essere per Voi
oggetto di turbamento, egli non sarebbe entrato in argomento se non dopo
avervi illuminata, in quella guisa che lo vediamo fermarsi senz'andar più oltre,
appena vede che il suo discorso vi causa stupore. Voi siete tutta angelica nella
mente, nella grazia e nello stato; siete abituata a trattare con gli angeli e a
vedere questo spirito celeste che è il vostro angelo tutelare. Anzi Voi
conversate con gli angeli come un angelo; la vostra mente vede quegli spiriti
celesti nelle loro proprie persone e sa bene riconoscerli sotto qualsiasi forma si
facciano vedere 1.
________________________
(1) Qui ci vengono in mente le rivelazioni della V. Maria d'Agreda.
28
La vostra visione è così chiara e sottile che non ha nulla da temere da questa
parte. Siete dotata di una sorta di grazia così pura e deliziosa, così soave e
santa, così delicata e a Voi particolarmente propria che l'odore degli spiriti
maligni non può avvicinarla, come si dice che le serpi non possono tollerare
l'odore del fiore della vite. I demoni non hanno mai avuto nessuna parte in Voi,
e Voi non avete mai provato né tentazione, né illusione alcuna.
Voi siete un Paradiso dove il serpente non ha nessun accesso; l'angelo che vi
custodisce è più fiammeggiante di quello che custodiva il Paradiso terrestre, ed
impedisce a quegli spiriti maligni di avvicinarsi a Voi.
Voi siete un Orto chiuso e una Fonte ben suggellata 1, un tesoro che Dio tiene
nascosto nel segreto della sua sapienza, come un giorno Voi medesima lo
terrete nascosto dentro di Voi, nel vostro seno verginale.
Gli spiriti maligni non hanno nessun accesso in Voi, e neppure hanno
conoscenza alcuna di un tesoro in tal modo nascosto; per loro le vostre grazie
sono invisibili e i vostri privilegi sconosciuti; anche il vostro stato verginale è
velato per loro dal vostro matrimonio con san Giuseppe, del quale lo scopo è di
tener celato al demonio il virgineo parto, come dice S. Ignazio: Ut partus ejus
celaretur diabolo.
In un argomento così puro, sublime e divino, guardiamoci da ogni pensiero
basso e terreno.
Nulla, o Vergine santa, abbassi la vostra sublimità; nulla turbi la vostra pace:
vivete, pregate, parlate con tutta sicurezza. Le porte sono ben chiuse, qui non
v'è accesso per l'uomo. Il vostro custode è presente e vigilante; neppur
l'angelo maligno può avvicinarlo. Dio sta
____________________
1 Hortus conclusus, Fons signatus (Ct 4,12)
29
in quell'Angelo che vedete e sta pure con Voi: Dominus tecum (Luc., I, 28) Dio
parla per mezzo di quest'angelo e Dio l'ascolta in Voi.
Che cosa può mai causarvi stupore?... Eppure voi siete turbata, la narrazione
evangelica ce lo rivela, ma ci insegna pure che il vostro turbamento proviene
dalla parola dell'angelo; poiché S. Luca dice: Turbata est in sermone ejus
(Maria si turbò alle parole dell'angelo Luc., I, 29). Ed è chiaro che voi
riflettete non già su fa comparsa dello spirito celeste, ma sul suo saluto: Et
cogitabat quahi esset ista salutatid (E andava pensando che sorta di saluto
fosse quello - Ibid., 29): Rendiamo il nostro riverente omaggio ad un pensiero
così insigne in un'anima così insigne, sopra un argomento così insigne.
X.
UMILE DISPOSIZIONE DELLA VERGINE RISPETTO ALLE PAROLE DELL'ANGELO.
Ecco il primo incontro dell'Angelo con la Vergine, il quale merita di essere
seriamente considerato. La Vergine agli occhi di Dio e degli angeli è la prima
persona dell'universo, e trovasi nel giorno più glorioso e memorabile della sua
vita; al punto dei più grande trattato che mai vi sarà sia in terra sia in cielo; al
momento in cui deve compiersi in Lei la più grande delle opere di Dio. Dio che
dirige quest'opera, dirige pure quest'anima che è destinata ad avere una parte
così grande in quell'opera grande; Dio, che dirige quest'anima in tutti gli istanti
e momenti della sua esistenza, molto più la dirige e la riempie in questo
momento, il più delizioso della vita di Maria e il più importante per la sua
eternità.
30
Che dirò io? Che penserò? Oh se così spesso consideriamo tante azioni umane,
basse e profane, di quei personaggi che nel mondo hanno occupato qualche
posto distinto; se queste azioni sono l'oggetto di una lunga e vana occupazione
per i più belli spiriti nel fiore dei loro anni, rifiuteremo noi di spendere un po' di
tempo per riflettere su questo oggetto? Non dovremo noi fermare più volentieri
la nostra attenzione sopra, un argomento così elevato e così divino, tanto più
che in quello abbiamo tanto interesse? Consideriamo dunque la condotta, il
pensiero, i movimenti, l'ordine e il progresso di quest'anima, di quest'angelo e
di quest'opera. Qui tutto è grande, tutto è celeste, tutto è divino.
Le prime parole dell'Angelo a Maria esprimono le grandezze della Vergine, e il
primo esercizio di quest'anima singolare è di sprofondarsi nella sua umiltà.
L'umiltà è quella che la tiene in silenzio di fronte all'angelo, in una profonda
riflessione su quelle parole e in un'altissima contemplazione di Dio al quale
tutta si abbandona perché unicamente in Lui cerca direzione, riposo e luce. Ed
ecco la prima disposizione della prima anima dell'universo, durante quel
colloquio angelico; una celeste prudenza accompagna e regge, quest'umiltà
santa e tutti i movimenti sacri di un'anima così divina in un argomento così
divino. In questo silenzio Maria pensa e ripensa a quelle parole. Et cogitabat
qualis esset ista salutatio, come dice san Luca.
Mi sembra veder qui una lotta intima tra la mente dell'Angelo e la mente della
Vergine; lotta però che si svolge nel silenzio, nella grazia e nella luce.
Le lotte del cielo e delle anime celesti sono ben differenti dalle lotte che
avvengono su la terra e tra le anime terrestri; queste, si svolgono nel
turbamento, nel rumore
31
e nella confusione; mentre le lotte celesti si compiono nella tranquillità, nel
silenzio, nella luce.
Osserviamo con piacere le condizioni di questa lotta celeste: è una lotta tra
due angeli e due vergini; gli angeli, infatti, sono vergini senza corpo, dice un
antico, e le vergini sono angeli in un corpo. È una lotta che avviene tra l'angelo
Gabriele e la Vergine Maria, due spiriti particolarmente insigni, l'uno del cielo,
l'altro della terra, ma tutt'e due celesti e tutt'e due su la terra. Lotta felice e
celeste insieme, nella quale tutt'e due trionfano. Trionfino pure tutt'e due nella
nostra mente e nei nostri scritti, e ci ispirino, onde possiamo giudicare
santamente e parlare degnamente della loro celeste lotta.
L'Angelo vuole elevare la Vergine: la Vergine invece vuole abbassarsi nel suo
nulla e si mantiene ferma nel sue abbassamento a segno che quanto più
l'Angelo la eleva, tanto più Ella si abbassa; quanto più l'Angelo parla, tanto più
Ella sta in silenzio; quanto più va innanzi, tanto più Ella rimane nello stupore e
non entra nelle viste dell'Angelo. Eppure è il suo angelo, l'angelo che la
custodisce e la dirige, l'angelo che le è inviato dal cielo per introdurla nella via
più elevata, più singolare e più sublime che giammai vi sarà, in quella sia
supereminente del suo Signore di cui Ella dirà poi: Dominus possedit me in
initio viarum suarum (Il Signore mi ha posseduta nel principio delle sue vie –
Prov. VIII, 22) oppure secondo un'altra versione: initium viarum suarum (Io
che sono il principio delle sue vie).
È questo l'oggetto della sua lotta con l'Angelo, e il motivo del suo stupore;
perché la Vergine non dubita, punto dell'Angelo che le parla; sa che è un
angelo di grazia, di luce e di gloria; vede bene che l'Angelo guarda in Lei ciò
che Lei medesima non ci vede, perché Dio la
32
tiene nascosta nella sua umiltà e nella sua semplicità ammirabile, come già
abbiamo spiegato sopra. Maria non può misconoscere né respingere le parole
dell'Angelo, il quale viene dal cielo; ma pure non le vuole accettare perché si
riferiscono alle proprie grandezze ed alle proprie lodi.
Che fa dunque la Vergine in questa lotta tra l'umiltà del suo cuore e la veracità
dell'Angelo? Si ritira nel suo silenzio, nel suo nulla e nel suo Dio; là, si trova
riparata e trincerata come nella sua fortezza; là, Ella pensa e ripensa a quelle
parole e a sé medesima, ma non trova nessuna via d'uscita, quindi rimane in
modo ammirabile elevata e sospesa: non respinge la parola dell'Angelo, ma
neppure vi aderisce.
XI.
LA SALUTAZIONE ANGELICA E GLI ERETICI - RAGIONE DELLO STUPORE DI
MARIA.
Lasciamo l'umile Vergine nel suo riposo, nel suo silenzio, nella sua
contemplazione; e ... riflettiamo noi pure a questi misteri. L'Angelo, infatti, che
rivolge quelle parole alla Vergine, le proferisce per noi e per il mondo intero. Le
parole della Salutazione angelica sono, così familiari per tutti e pur dagli empi
di questo secolo così maltrattate, che per conservarne il rispetto e la dignità
nelle anime buone che sovente se le tengono nella mente e le hanno su le
labbra e nelle loro preghiere, mi sento in dovere di darne qualche spiegazione:
L'Ave Maria è la prima parola angelica rivolta alla prima persona del Nuovo
Testamento; è la prima parola
33
evangelica annunciata alla terra, come fu detto altrove 1.
È il Vangelo dell'Eterno Padre alla Vergine, Vangelo che l'Angelo apporta dal
cielo: Vangelo che contiene il riassunto delle grandezze di Gesù e di Maria,
ossia i due più sublimi ed importanti argomenti che siano trattati nel Vangelo e
proclamati sopra la terra. Un tal Vangelo è ben degno di essere annunciato da
un angelo così illustre ad una Vergine, così eccelsa, nell'attesa che la terra sia
degna di riceverlo.
Meditiamo religiosamente quelle belle e degne parole che l'Angelo apporta dal
cielo, che il cielo insegna alla Chiesa, che a Chiesa ci pone così spesso su le
labbra in onore della Madre e del Figlio. Ad onta di tutto ciò, l'eresia audace,
maligna e cieca, le tratta così indegnamente perché il demonio, il quale è
l'anima dell'eresia, non può soffrire la luce e lo splendore di parole così sante.
Per verità sono parole divine e celesti, sublimi ed elevate, eppure non dicono
che il principio delle grandezze della Vergine.
L'Angelo infatti la saluta come Piena di grazia, fra fra poco Ella sarà ripiena
dell'Autore medesimo della grazia.
L'Angelo dice che è Benedetta tra le donne; ma fra poco Ella sarà benedetta
tra gli uomini e tra gli angeli, e al disopra degli angeli.
L'Angelo dice che il Signore è con Lei; ma il Signore vuole essere in Lei e come
una parte di Lei. Il Signore sarà come una porzione della sostanza di Maria,
ossa delle ossa e carne della carne di Maria e suo Figlio unigenito.
_________________________
(1) Nella prefazione delle Grandezze di Gesù. (Trad. ital., Vita e Pensiero»,
Milano, pag. XVII),
34
Ma tutto ciò è nascosto agli occhi di questa santa ed umile Vergine, e bisogna
che l'Angelo tolga il velo che sta davanti alla mente di Lei e le riveli la sua
grandezza. Bisogna che le parli in modo più alto e più potente poiché Ella
persevera nel suo silenzio, nella sua umiltà, nella sua riflessione sublime e
profonda. Maria in tal modo sta nella mano di Dio, il quale l'eleva mentre
l'abbassa, la conforta mentre la riempie di stupore, la fortifica mentre
l'indebolisce, e tirandola fuori dalle qualità e condizioni proprie del suo essere
naturale, la dispone ad una potenza di grazia, ad una potenza divina, nuova,
ammirabile anche nell'Ordine della grazia; ad una potenza emanata da quella
dell'Eterno Padre; alla potenza cioè di generare nel suo seno verginale e
materno Colui che l'Eterno Padre genera nel proprio purissimo e paterno seno 1.
La Vergine riceve questa azione divina, ne sente gli effetti e corrisponde a tali
preparativi e dispositivi; ma non conosce ancora quale sia il termine dove
giungerà una tale elevazione, una tale potenza che pervade il suo cuore ed
eleva l'anima sua; fedele nella sua aderenza all'azione del suo Dio, Ella perciò
rimane nel silenzio,
_________________________
(1) Se ponderiamo bene le espressioni usate dal Card. de Bérulle in questa
pagina e nelle altre in seguito, dobbiamo riconoscere che oltre la relazione di
filiazione e maternità, la quale tra Gesù e Maria esiste per l'eternità, poiché
sarà vero in eterno che caro Christi est caro Mariae, egli nella Maternità divina
vuole una qualità speciale, «uno stato» - «un essere nuovo operato dalla mano
onnipotente di Dio» - «una consacrazione speciale che Gesù fa di sua Madre al
momento dell'Incarnazione» e quindi una speciale trasformazione
soprannaturale Attesa la pienezza di una grazia tutta particolare che Maria
riceve in quel grande e prezioso momento, saremmo inclinati, seguendo il
pensiero del pio Autore, ad ammettere nella Vergine allora qualche difetto
analogo però che avviene nell'animo quando i sacramenti vi imprimono il
carattere.
35
nell'umiltà e nello splendore. E l'Angelo si ferma pieno di rispetto e di riverenza
per la Vergine e per lo stupore che vede in Lei.
Contempliamo ed ammiriamo anche noi con profondo rispetto lo stupore della
Vergine: è uno stupore dello spirito e non dei sensi; stupore di grazia e non di
natura; stupore di luce e non di debolezza; in una parola è stupore divino e
non umano; stupore che non intralcia, ma asseconda l'azione della potenza
divina in Lei; è uno stupore che accoglie ed adora quella potenza singolare c
presente del Signore, il quale è con Lei e vuole essere in Lei. In un tale stupore
santo la Vergine non è oziosa, ma attiva, attivamente occupata di Dio che è
presente, di Dio che si applica alla sua creatura ed opera sopra di Lei con
un'azione che in questa creatura farà nascere il Creatore ... Ma la Vergine non
comprende ancora.
L'Angelo che scorge quest'azione dello Spirito del Signore nello spirito della
Vergine, che vede come la Vergine aderisca con irremovibile fermezza al divino
Spirito che la dispone ai lumi, ai voleri, alle operazioni divine, riprende la
parola e continua la sua ambasciata.
- Ascoltate, o Vergine sacra, perché Dio stesso parla per bocca dell'Angelo;
ascoltate quel messaggio perché é grande e compie le vostre grandezze,
nobilita il cielo e la terra, santifica gli uomini e gli angeli. È grazia grande per
quest'angelo apportare un tal messaggio ma non ha altro compito; per Voi, o
santa Vergine, la vostra grazia, grazia insigne, è di ascoltarlo è di accettarlo. -
L'Angelo rientra dunque nel suo discorso, si rivolge di nuovo alla Vergine e
proferisce il nome di Maria, nome santo di grazia, di favore e di potenza, per
dare luce a quella che lo porta e trarla dall'angustia. Non temere, o Maria!
(Luc.; I, 30), dice san Gabriele: Voi siete così fortunata nel cercare Iddio che
avete trovato
36
persino la Grazia delle grazie (la grazia sostanziale), vale a dire, il Figlio unico
di Dio, il quale vuole essere vostro ed appartenere a Voi in qualità di Figlio. Egli
è la grazia dell'Eterno Padre e l'origine di tutte le grazie, e per l'Incarnazione,
con gratuito amore, viene dato al mondo. Voi lo concepirete, lo partorirete, e
gli darete il nome di Gesù. Egli sarà grande e sarà riconosciuto come grande;
verrà chiamato Figlio dell'Altissimo, e Dio gli darà come trono la sede di
Davide; Egli regnerà eternamente sopra la casa di Giacobbe e il suo regno non
avrà fine.
Così, o fortunata Figlia di Davide, Voi avrete due insigni qualità: sarete Madre
del Figlio di Dio, e insieme Madre di un Re eterno, di Un Re il cui regno non
avrà mai fine.
CONTINUA IL DISCORSO DELL'ANGELO, CHE METTE LA VERGINE IN UNA
NUOVA SOLLECITUDINE PER LA SUA VERGINITÀ.
Queste parole sono grandi, ed oltremodo grandi; tuttavia la Vergine non ne
prova nessun moto di orgoglio perché più grande ancora è la sua umiltà.
L'Angelo la conduce e la eleva di grandezza in grandezza; Maria invece scende
di abbassamento in abbassamento.
Prima rimane inabissata nel proprio nulla, vale a dire nel nulla della creatura;
ora si inabissa in un altro nulla, vale a dire nel nulla del Creatore che si fa
creatura 1 se pure è lecito così parlare; e la Vergine entra nello stato di
profonda umiltà alla quale ci invita l'abbassa-
__________________________
(1) Nell'umiliazione in cui il Creatore si annichila, secondo l'espressione di san
Paolo, exinanivit semetipsum.
37
mento, o meglio l'annientamento d'un Dio fatto uomo nel sacro mistero
dell'Incarnazione.
Là, l'umiltà della Vergine è nel suo centro e nel suo riposo, senza turbamento,
né agitazione, senza orgoglio in mezzo alle grandezze. Nelle ultime parole
dell'Angelo Dio si trova nell'abbassamento, mentre la Vergine è elevata; ma in
questa elevazione Ella si abbandona ed aderisce all'abbassamento del suo Dio
che si abbassa nell'elevarla: Maria aderisce a Dio nell'abbassamento e non a sé
medesima nell'elevazione, vive in questo abbassamento di Dio e non nelle
proprie grandezze. E da tale vita ed aderenza (al suo Dio umiliato) la sua
umiltà trae alimento, vigore e sussistenza; ne diventa più potente, più solida e
più luminosa.
Maria, nella chiara visione delle proprie grandezze, si abbassa più
profondamente e più fermamente di prima: perciò mentre la sua umiltà per le
prime parole dell'Angelo le causava stupore, e preoccupazione, ora queste
parole ben più sublimi e ben altro evidenti che le prime, non le causano né
stupore, né esitanza.
Ma la prudenza celeste che in ogni caso regge la Vergine santissima, le porge
un nuovo esercizio; e come all'udire le prime parole dell'Angelo l'umiltà l'aveva
ridotta al silenzio e riempita di stupore, alle altre parole che trattano di nascita,
di concepimento e di parto, la sua purezza verginale la mette in una
preoccupazione che la porta a rompere il silenzio. Perciò con tutta umiltà,
santità e modestia, Maria dice: Quomodo fiet istud, quoniam virum non
cognosco? (In qual modo avverrà questo, poiché io non conosco uomo? - Luc.,
I, 36); vale a dire, in qual modo si compirà quest'opera, perché voi sapete, o
Angelo santo, che per istato e per obbligo io non posso accettare nulla che
possa portare pregiudizio alla mia verginità che ho offerta e consacrata a Dio?
38
Con profonda riverenza io ascolto tali parole santamente rivolte da una Vergine
santissima all'Angelo santo. Dio usa di queste parole per cose grandi: su le
labbra della Vergine sono un seme di benedizione, i cui frutti saranno gloriosi,
deliziosi e perenni.
Dio con queste parole vuole rendere noto all'universo lo stato di perpetua
purezza verginale di Colei che Egli si sceglie per Madre, e il voto ch'Ella ne ha
fatto per divina ispirazione; stato e voto nuovo ed eccellente, che ci viene
rivelato da quelle parole; stato la cui origine degna e felice trovasi nell'origine
medesima di questo altissimo mistero; stato che nella Vergine stabilisce un
potere ed un nuovo ed eterno primato sopra lo stato fiorente dei vergini, il cui
Ordine è oltremodo distinto in terra e in cielo. Sono questi i frutti di quel voto
che quelle parole sante manifestano all'Angelo e al mondo intero.
Siate benedetta o Vergine santissima, per aver proferito quelle parole, per aver
consacrato a Dio un tesoro così prezioso, e per aver dato al mondo un tale
esempio, il quale verrà imitato dalle schiere delle vergini che popoleranno il
cielo mentre saranno senza posterità su la terra! Il vostro voto non è un
ostacolo alla maternità che l'Angelo vi annuncia; al contrario se non foste in
tale stato, non sareste adatta ad essere Madre di Gesù. Egli, infatti, vuole per
madre una vergine. Per la sua doppia natura, Egli, ad un tempo sarà in cielo e
su la terra: pertanto come in cielo ha Padre senza madre, così in terra vuole
avere Madre senza padre. Come nella sua persona saranno congiunte la
Divinità e l'umanità, così vuole che siano congiunte nella Madre sua la purezza
e la fecondità, la maternità e la verginità.
In qual modo dunque si compirà quest'opera? Voi lo chiedete all'Angelo con
umiltà e santità; non è questa
39
una parola di diffidenza, né di mancanza di fede, e neppure di curiosità.
Guai a coloro che vogliono trovare delle tenebre in un’anima dotata di una luce
sì grande, e le cercano nel momento in cui i suoi lumi sono più intensi! Non mi
piace frammischiare nella dolcezza di questo argomento dispute ed acrimonie,
tanto meno in questo trattato di pace del cielo con la terra; ma l'onore della
Vergine e del Figlio nella Madre sua, e la dignità di questo mistero che in un
medesimo tempo dà al mondo un Uomo-Dio ed una Madre di Dio, mi
costringono a dire, quasi mio malgrado, queste parole.
Maria è sempre stata libera da tenebre 1, e qui Ella è nel suo pieno meriggio: in
Lei il sole non può fare ombra. Per altro, chi parla non è la Vergine: Dio parla
nella Vergine; il medesimo Dio che per mezzo dell'Angelo santamente
annuncia, più santamente ancora risponde nella Vergine. Dio, infatti, è
nell'Angelo e nella Vergine, ma nella Vergine più ancora che nell'Angelo poiché
vi è presente per compiere cose più elevate e più divine.
___________________________
(1) Maria, essendo libera dal peccato e dalla conseguenza del peccato è
immune dall'errore positivo e dall'ignoranza che si dice privativa. L'errore
propriamente detto consta di un giudizio che approva come vana una cosa
falsa, o che falsamente si porta sopra, una cosa che si ignora; l'errore di tal
genere è una conseguenza del peccato. Tutto in Maria era perfettamente
sottoposto alla suprema direzione della ragione, regolato dalla fede e mosso da
una perfetta carità verso Dio. Maria era sempre perfettamente prudente,
quindi non poteva portare un giudizio fermo senza avere dati sufficienti.
Tuttavia in Maria vi fu ignoranza (nescientia) di cose di cui la conoscenza non
le era dovuta; e ciò consta dal Vangelo di san Luca (I, 35; II, 44; II, 50); ma
non vi fu ignoranza di cose di cui la conoscenza le spettasse a qualunque titolo
(ignoranza privativa), perché tale ignoranza è una conseguenza del peccato; e
queste sono veramente tenebre di cui la B. Vergine fu libera. (Cfr.; Diction. de
théol. cath., IX; col. 2413).
40
XIII.
IN DIFESA DELLA VERGINE ACCUSATA DI MANCANZA DI FEDE.
I. – È questo il concetto che dobbiamo avere della persona più degna che vi sia
sulla terra; Dio ne dirige il pensiero e la lingua; Dio ha formato nel cuore di Lei
quel voto segnalato, sino allora sconosciuto; perciò Egli medesimo le mette su
le labbra quelle parole che lo manifestano al mondo. Sono queste le prime
parole della Vergine che ci vengano riferite nel Vangelo. A Dio non piaccia che
le prime parole di Colei che Egli ha scelta per sua Madre siano un linguaggio
sconveniente e di incredulità! Chi pensasse a questo modo avrebbe di questo
mistero un cattivo concetto; male intenderebbe e male ascolterebbe la
Vergine. Se il medesimo Spirito che l'assiste nel parlare ci assisterà
nell'ascoltarla, noi avremo ben altra idea di un'anima così degna e di
disposizioni così sante, di un mistero così sublime e di una risposta così
ponderata.
Le parole della Vergine sono un vangelo della Verginità, che la terra annuncia
al cielo e la Vergine all'Angelo; vangelo che la Vergine e l'Angelo annunciano al
mondo. Sono la rivelazione in un medesimo tempo, di due verità intimamente
congiunte, assieme: l'Incarnazione del Verbo e alla perpetua verginità di Colei
che lo deve generare.
L'Angelo annuncia l'Incarnazione alla terra, e la Vergine annuncia al cielo la
verginità del parto. È cosa ben degna e ben conveniente che le prime parole
della Vergine delle vergini siano come un vangelo di purità, e che il
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mondo impari questa virtù e ne riceva il primo profumo per mezzo delle prime
parole di Maria.
Per la verginità è una specie di trionfo, l'essere celebrata nelle prime parole del
Vangelo, e stabilita, come su un trono al cospetto di Dio e dei suoi angeli, nella
persona più degna dell'universo, vale a dire, in quella che Dio medesimo
ricerca per farne sua Madre. E in questo trionfo, è un vero trionfo per la
verginità Tessere incorporata nello stato di questo inaudito mistero che
l'Angelo viene ad annunciare al mondo, e con tale ricchezza incastrata nel
mistero medesimo dell'Incarnazione come un prezioso ornamento di questo
prezioso mistero. Perciò l'Angelo, amatore della verginità, non corregge la
risposta di Maria, ma la onora con grande riverenza, e le dà per risposta le
parole più elevate e più degne che abbia ancora proferite.
E quegli angeli ed apostoli di questo secolo 1, o piuttosto angeli ed apostoli del
Principe di questo secolo, quegli spiriti che si sono separati dalla verità di Dio
che sta nella sua Chiesa e nella sua parola; per seguire le loro fantasie e le
impressioni dello spirito di errore vorrebbero biasimare ciò che dice la Vergine,
ciò che l'Angelo onora e che lo Spirito Santo loda come una fede viva, felice e
potente per accogliere l'ultimo compimento di quest'opera di Dio; poiché ha
pochi giorni, per bocca di santa Elisabetta assorta nel più alto rapimento, lo
Spirito Santo dirà ancora: Beata quae credidisti, quoniam perficientur ea quae
dicta sunt tibi a Domino (Te beata che hai creduto, perché si adempiranno le
cose dette a te dal Signore - Luc., I, 45).
Ma questi perversi spiriti non veggono che dallo spirito del serpente sono
accecati e animati contro la Donna
_________________________
1 I protestanti.
42
che sta per schiacciarne la testa con la potenza di questo mistero? Biasimano
ciò che viene lodato dallo Spirito Santo; avviliscono Colei che Dio medesimo
onora, e allora appunto ch'Egli la onora e la innalza al colmo della sua dignità;
accusano di mancanza di fede Colei che sta per concepire l'Autore medesimo e
consumatore della fede; in tal modo fanno getto di tutto quanto vi è di sublime
e di divino, e vorrebbero fare alla incredulità l'onore di stabilirla nella nascita
stessa del Vangelo; nel più eminente trattato della fede che mai vi sia stato e
nella persona più degna che vi sia in cielo e in terra. Nell'ingresso nel mondo di
un sì grande mistero, se quello spirito d'incredulità parlasse lui, medesimo
nella propria persona, dopo essere stato cacciato dal cielo cosa potrebbe
desiderare di meglio per suo vantaggio se non di insediarsi in una dimora così
onorevole, vale a dite in quell’anima più degna e più elevata che il cielo? Quale
maggior servizio gli si potrebbe rendere che di dargli una parte sì grande là
dove non ne può avere e di farlo trionfare precisamente là dove hanno avuto
principio la sua sconfitta e la sua completa rovina nell'universo? Sembra che
questi maligni vogliano gratificare ancora il serpente di una nuova vittoria nel
nuovo Paradiso che Dio ha piantato con la sua mano per il secondo Adamo,
vale a dire, nella Vergine.
II. - Ma lasciamo da parte questi spiriti ingannati ed ingannatori che fanno così
bene l'interesse dello spirito d'infedeltà, mentre trattano così male la fede e i
suoi misteri, intendendo a controsenso la Sacra Scrittura.
Istruiti in una scuola migliore, noi parliamo di quelle parole della Vergine in
modo più degno, più angelico e più cristiano.
Diremo dunque che quelle prime parole della Vergine
43
sono parole di fede ammirabile, di purezza verginale e di prudenza celeste, di
ispirazione divina e di gloriosa fecondità, perché dall'esempio della Vergine
delle vergini hanno fatto germogliare tanti fiori, nel cielo e prodotto tante
anime vergini su la terra. Da queste parole venne formato nello Stato di Gesù il
più degno esercito del suo regno, il fiorente esercito delle Vergini, il quale non
fiorisce che nell'Oriente del mistero dell'Incarnazione, né prende nascita se non
alla nascita di Gesù e dalla nascita di Gesù. Un tal glorioso esercito non
precede Gesù, ma lo segue e lo segue dappertutto, nella culla e su la Croce,
nella vita privata e nella vita apostolica, su la terra e in cielo.
Dappertutto Gesù si trova in mezzo alle Vergini; Egli nasce, vive e muore tra le
anime vergini, le quali lo seguono e lo accompagnano in tutti i passi della sua
vita onorate, per loro sommo gaudio del privilegio di formare il suo seguito, di
possedere il suo amore di godere della sua familiarità. Adducentur regi virgines
post eam (Altre vergini dopo di Lei saranno presentate al re? - Ps., XLIV, 15).
Un tale esercito venerabile era ben dovuto alla purezza, alla santità, alla
divinità del mistero dell'Incarnazione. Quanto è cara a Gesù una tale
compagnia, la quale gode della sua intimità e perciò fruisce dei privilegi del suo
amore!... La Madre di Gesù è la prima in quella schiera; e appunto nel mistero
dell'Incarnazione, Ella innalza il vessillo della Verginità! Le parole che la
Vergine proferisce sono quelle che hanno fondato quella schiera santa e
verginale: Colui che con una parola ha fatto l'universo, ha voluto servirsi di
poche parole della Madre Sua per formare e stabilire nel mondo quel glorioso e
venerabile stuolo delle Vergini.
Con questi pensieri veneriamo, come in un riassunto
44
la condotta della Vergine rispetto all'Angelo, e la troveremo piena di grazia e di
virtù ...
La Vergine adunque ascolta in silenzio l'Angelo che le parla; ne accoglie
umilmente l'onorifico saluto, ne considera le parole con ammirabile tranquillità.
Prestando la massima attenzione al messaggio dell'Angelo, presta fede a ciò
ch'egli le annuncia, ma con singolare prudenza domanda il modo in cui ciò si
avvererà; questo l'Angelo non l'aveva annunciato, ma l'aveva taciuto, ci
sembra, per una divina disposizione, appositamente per dar luogo alla
domanda della Vergine e manifestare al mondo, con le parole medesime di
quella, il suo voto e il suo stato di verginità.
La Vergine non ha nessun dubbio sul mistero annunciato dall'Angelo; per la
luce della fede e la chiarezza della parola angelica, lo ritiene vero; ma dal
medesimo Spirito celeste inviatole da Dio per istruirla, Ella desidera sapere
quale sia la via da Dio fissata per compiere quest'opera.
Con questo spirito di umiltà, di fede, di desiderio di essere edotta di questa
verità importante per Lei medesima e per il mondo, la Vergine santamente dice
all’Angelo: In qual modo ciò si compirà? (Ibid., 34). Che può mai esservi di
riprensibile in questa parola e in questa condotta?
Prima della venuta dell'Angelo, la Vergine era già troppo bene istruita su la
nascita del Messia il quale era il primo articolo della fede dei Giudei; come su la
potenza divina a farlo nascere per il solo mezzo comune ed ordinario della
nascita degli altri mortali. Maria godeva di una luce troppo grande ed era
animata da una fede troppo elevata, perché cadesse in un errore così
grossolano.
Ma pur sapendo tutto quanto conosce, Ella ben sa
45
che nei segreti tesori della potenza divina vi sono altre vie per le quali Dio può
compiere quell'opera, e una tale conoscenza è luce; Maria esclude l'unica via
che ripugna al suo voto, ed è fedeltà, non apre la sua mente a congetturarne
alcuna, e questo è semplicità, non si appropria l'autorità né di volerne, né di
sceglierne, né di prescriverne, né di preferirne alcuna: e questo è umiltà.
Poiché Dio vuol compiere questo mistero in Lei e con Lei, Ella crede di potere e
di dovere ricercare quale sia il mezzo scelto e fissato nel Consiglio di Dio: e
questo è verità ed equità 1.
In tali disposizioni oltremodo sante, ragionevoli e divine, la Vergine umilmente
e santamente dice all'Angelo: Quomodo fiet istud? Che vi è mai in questo se
non da lodar Dio, onorare la Vergine, ammirarne la condotta e riconoscere un
cumulo di virtù là dove l'eresia cieca ed empia vuol trovare mancanza di fede?
La Vergine considera ciò che l'Angelo le propone, ed è prudenza; si arrende
alla prima comunicazione che le viene fatta; ed è docilità; e subito conclude e
risponde, ed è obbedienza.
Ripetiamo dunque ancora, ad onore di Dio e della Madre sua, per confusione
dell'eresia e in lode del colloquio della Vergine con l'Angelo, che quelle parole
dai nemici della fede e della Vergine presuntuosamente censurate, sono,
parole, come abbiamo detto; di fede
_________________________
(1) Quest'analisi dell'atteggiamento di Maria quando dice all'Angelo: Quomodo
fiet istud ci sembra squisita, superiore anche a quella che Bossuet fa della
medesima questione: «Una tale risoluzione denota in Maria un gusto squisito
della castità e in un grado così eminente che è a tutta prova di fronte alle
promesse degli uomini non solo, ma persino davanti alle promesse di Dio. Che
cosa Dio poteva promettere di più grande che il suo proprio Figlio, nella
medesima qualità che lo possiede Lui stesso, vale a dire nella qualità di Figlio?
Eppure Maria è pronta a rifiutarlo se per acquistarlo ella deve perdere la
propria verginità». (Elév. su les mystérs, XII e sem., MOLIEN).
46
ammirabile, di purezza verginale, di prudenza celeste, di ispirazione divina;
anzi se vi riflettiamo bene, sono parole di una autorità eminente di cui Dio
vuole insignire la Vergine riguardo all'opera che le viene annunciata, come
primizia della grande autorità che tosto Ella riceverà sopra Dio medesimo in
qualità di Madre.
Dio, infatti, vuole che, Maria tratti e deliberi sopra quest'opera oltremodo
insigne che la mano dell'Onnipotente vuole compiere nel mondo; le manda il
suo Angelo non solo per rivelargliela, ma pure per entrare con Lei in trattative
sopra questo affare.
Inviandole il suo angelo, Dio le dà diritto di pensare a questa opera,
d'informarsene e di deliberare; né vuole compierla in Lei se non dopo che,
avendo tutto ben ponderato, Ella avrà giudicato di dare il proprio consenso;
tanta è la parte, la potenza e l'autorità che Dio vuole dare alla Vergine sopra
quest'opera che è la più eminente fuori di sé medesimo (ad e tra).
Potenza veramente insigne! onore, sublime per la Vergine! Ma questo non è
ancora che un raggio della potenza e dell'autorità ammirabile ch'Ella sta per
ricevere riguardo a Dio medesimo che la costituisce Madre sua.
XIV.
SUBLIMI PAROLE DELL'ANGELO ALLA VERGINE.
Ecco i santi pensieri in cui dobbiamo trattenerci nell'udire il colloquio che
avviene, in quella casetta di Nazaret, o per meglio dire, in quel santuario dove
la Vergine trova si con l'Angelo; dove Dio è presente e pronto ad incarnarsi;
dove tutto è santo, puro e divino, e tende a far nascere nel mondo il Santo dei
santi. Così dobbiamo
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parlare di un colloquio talmente puro e santo, che serve di proemio ad un
mistero così sublime; così grande e così augusto. Che se i nostri commenti su
questo punto sono un po' lunghi, il lettore ce lo perdoni. Il temerario attentato
dell'eresia contro la fede della Vergine e la dignità di questo mistero, ci ha
attirati in questa discussione onde giustificare le parole e la condotta di Colei
che apporta al mondo il Giusto e la giustizia (Jer., XXIII, 5, 9) e per la prima
riceve in sé medesima l'impressione della giustizia e della santità di Lui, nel
concepirlo e portarlo nelle sue viscere.
Riprendendo ora il filo del nostro discorso, diciamo che la Vergine avendo
umilmente chiesto all'Angelo quale fosse la via da Dio scelta per il
concepimento dell'opera che le veniva annunciata, l'Angelo le risponde e le
manifesta che tale concepimento sarà tutto celeste: quel parto sarà divino, lo
Spirito Santo verrà in Lei, la potenza dell'Altissimo la investirà, e il frutto di tale
celeste operazione sarà riconosciuto come il Figlio del Dio vivente. Così, fra
tutti i mezzi che si potevano usare per far nascere il Messia, Dio sceglie il
mezzo più elevato e più divino, il mezzo più degno della fede di Maria e più
onorifico per la sua purità.
La natura non avrà parte in quest'opera; gli angeli medesimi, che d'ordinario
sono adoperati nelle opere di Dio, non saranno chiamati a cooperarvi. Solo la
mano dell'Onnipotente vi si applicherà; e la fecondità della Vergine sarà, per
divina potenza, elevata a concepire ed a generare santamente il Santo dei
santi, il proprio ed unico Figlio di Dio medesimo.
Che se in un argomento tutto celeste, tutto divino, tutto miracoloso, in
un'operazione così straordinaria e singolare, si vuole ricercare qualche
esempio, l'Angelo propone alla Vergine un esempio domestico nella persona
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della sua cugina Elisabetta; come se dicesse: «Quella medesima mano
dell'Altissimo, o Vergine sacra, che da un fondo sterile ha tratto la nascita di
Giovanni Battista, trarrà da un fondo puro e verginale la nascita del Figlio
vostro. Ma l'uno è il sovrano, l'altro è il vassallo; l'uno è Figlio, l'altro è servo;
l’uno è il Messia, l'altro il Precursore; l'uno è il Verbo Divino, l'altro la voce del
Verbo. Come sono ben differenti l'uno dall'altro, così la mano di Dio opera ben
differentemente nella loro nascita.
«Voi avrete, o Vergine sacra, il fiore e il frutto tutt'assieme: il fiore della
verginità e il frutto della fecondità. E Gesù pure è fiore e frutto tutt'assieme e
nella Scrittura porta questo doppio nome 1; non è fiore che diventi un frutto
cessando di essere fiore; ma è sempre fiore e sempre frutto; e Voi pure sarete
sempre vergine e sempre madre; il fiore della vostra verginità non appassirà
mai, ma sempre si conserverà nella sua freschezza insieme col frutto della
vostra fecondità».
Oh fiore! Oh frutto! Oh fecondità! Oh fiore del cielo! Oh frutto di vita! Oh
fecondità di Dio!
XV.
SUBLIMI PAROLE DELLA VERGINE E SUE INTIME DISPOSIZIONI
Istruita da quelle parole, insignita di tali favori, assicurata di tali privilegi, la
Vergine, condiscendente alla parola dell'Angelo ed obbediente a quella di Dio,
risponde: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum (Ecco l'ancella
del Signore, si faccia di me secondo la sua parola - Luc., I, 38).
________________________
(1) Il Card. de Bérulle rinvia ai seguenti testi: ISA., XI, I; Cant., II, 1; Ps.,
LXVI, 7.
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Non dobbiamo già passare leggermente sopra queste parole, né considerarle
come semplici espressioni, ovvero come una risposta officiosa data in certo
qual modo per complimento. Colui che le proferisce è un angelo, parla ad un
angelo e gli parla un linguaggio angelico, linguaggio ben differente dal
linguaggio degli uomini. Il linguaggio umano consta di semplici vocaboli,
mentre quello degli angeli è vivo, penetrante e luminoso; e sempre efficace e
porta sempre, luce 1.
La Vergine, essendo angelica, è dotata di una di quelle lingue angeliche di cui
parla l'Apostolo, e qui si trova in uno stato più che angelico. Ella è giunta a
quel colmo di grazia che compie tutto il corso della sua vita precedente, vita
elevatissima e di preparazione al nuovo stato in cui entrerà dopo quelle sante
parole.
Non sono parole di una pietà comune, né di un senso ordinario; sono parole di
abbassamento profondo e insieme di sublime elevazione; sono le parole più
potenti che Maria potrà mai proferire e quella del maggior gaudio che potrà
mai avere; parole umili ed insigni che rallegrano il cielo e determinano la
salvezza dell'universo, mentre dal più alto dei cieli traggono su la terra il Verbo
eterno.
Colei che parla è la persona più eminente che vi sia e potrà mai esservi dopo le
tre persone increate della Divinità, e parla mentre sta per entrare nello stato
più grande in cui possa mai essere stabilita: due circostanze queste di gran
peso, per le quali dobbiamo degnamente apprezzare quelle parole e stimarle al
peso del santuario.
Quando la Vergine umile, silenziosa e modesta, apre la bocca per proferire
quella risposta, si trova nelle mani
____________________
(1) La parola degli angeli ottiene sempre il suo effetto, questo effetto è luce.
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del Verbo eterno il quale è con Lei, sta per incarnarsi in Lei, e la vuole per sua
Madre. Il Verbo divino le ispira quella risposta e le imprime tali disposizioni
convenienti.
Sarà l'ultima parola che la Vergine proferirà su questo punto, e subito dopo,
senza nessun indugio, in Lei verrà compiuto il sacro mistero, il mistero del
divino amore, il mistero dell'Incarnazione.
La Vergine adunque nel proferire in quell'istante quella risposta si trova nella
disposizione più elevata e più divina ch'Ella abbia mai avuto e che potrà mai
avere anche dopo. Quel colloquio santamente ispirato dalle parole dell'Angelo,
termina più santamente ancora, più felicemente, più divinamente con le parole
della Vergine.
La risposta di Maria, apparenza breve, include un senso profondo e un
grande mistero: degnamente corrisponde alla qualità della persona della
Vergine, alla sublimità della sua grazia; alla santità del suo stato, alla divinità
della sua appartenenza al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, i quali la
chiamano e l'elevano alla Società con le loro persone divine e con la loro
ammirabile operazione.
Quanto abbiamo detto in queste poche parole basterebbe per rendere il dovuto
onore a quella risposta e a Colei che la proferisce. Ma il lettore mi perdoni se
mi trattengo ancora in questo argomento. Non posso distogliere così presto il
mio pensiero da questo oggetto tutto celeste su la terra 1, il quale eccita
l'ammirazione dell'Angelo. Volontieri contemplo la Vergine santa in quel
momento sola nella solitudine della sua cameretta, nel suo oratorio, elevata ad
una sublime contemplazione, tutta
____________________________
(I) Il piissimo Cardinale confessa ingenuamente le sue ripetizioni e ne dà la
ragione.
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intenta a Dio, ascoltando la parola dell'Angelo, rapita nel pensiero delle
grandezze di cui riceve l'annuncio. La veggo al colmo di una grazia eminente
che chiude il corso di tutta la sua vita precedente, vita di quindici anni in tutti i
suoi momenti tutta consumata nella grazia, anzi consumata in una grazia
singolarissima ed elevatissima; ma questo colmo di grazia non è che il
fondamento e l'inizio di un nuovo edificio, perché in quel momento la vedo
all'ingresso di un nuovo stato che incomincia al termine di quelle sante parole e
continuerà sino all'eternità.
Quelle parole di Maria sono parole di spirito e di grazia, parole vive e
penetranti sino al centro dell'anima sua, parole di uno spirito sublime, elevato,
sino al trono della Divinità, parole di grazia preziosa e singolare, parole di una
grazia che dà principio al più alto mistero che Dio opererà mai; parole di una
grazia che stabilisce, accompagna e compie la Maternità divina, alla quale
Maria viene elevata appena proferite quelle sante parole.
Questo punto è degno di molta considerazione e merita giustamente di essere
spiegato con maggiore chiarezza. Né in tal modo ci allontaniamo dal nostro.
argomento, perché la vita e la condizione di Colei che deve concepire, portare
e partorire Gesù nel mondo, fa parte della storia di Gesù; e ciò è tanto più da
considerarsi che in questa sorta di nascita, il Figlio esiste prima della Madre, e
le disposizioni intime di Maria per essere Madre di Gesù sono grazie meritate
da Gesù medesimo, effetto operato dalla sua propria persona nella sua
santissima Madre. Talmente che parlare di Maria è parlare di Gesù, onorare
Maria è onorare Gesù, anzi è onorare Gesù nella più grande delle sue opere,
perché Maria è l'effetto più straordinario e l'ornamento più insigne della
potenza e della bontà di Gesù nell'Ordine della grazia.
52
Nella Vergine noi ammiriamo due sorte di vite e di vite differenti, le quali
dividono il corso della sua vita e della sua grazia su la terra: la prima
incomincia alla sua concezione e va sino al colloquio angelico durando così per
lo spazio di quindici anni circa; è questa una maniera di grazia preveniente che
la dispone alla Maternità divina in cui Ella verrà un giorno stabilita, ma senza
che lo sappia, né vi pensi.
L’altra incomincia al termine del colloquio con l'Angelo, ed è quello stato
medesimo, eminente e singolare, della divina Maternità nel quale Ella sta per
entrare; che sarà lo stato permanente di quella Vergine santissima, il
compimento della sua gloriosa vocazione e la Sua condizione eterna. Questo
nuovo stato è per la Vergine una vita nuova ch'Ella incomincia a vivere vivendo
con Colui che è la vita di Lei e la vita del mondo.
Prima, Maria era sola su la terra perché Gesù non viveva ancora. Gesù solo è
degno di tener compagnia a Maria. Ora che Gesù entra nel mondo e viene a
dimorare nel cuore e nel seno di Maria, Ella entra nel godimento della
compagnia di Gesù che la fa vivere di una vita tutta nuova, nella nuova vita
che il Figlio di Dio si degna di prendere nella sua creatura.
Queste due sorte di vita sono ben differenti: perciò hanno due sorte di grazie
ben differenti: e in ciascuna la Vergine è condotta ed introdotta in un modo
ben differente. Nella prima grazia, Dio la introduce, la conserva e la fa
progredire senza ch'Ella sappia per qual fine la grazia l'attiri e la prepari. In
altro modo, invece, Maria entra nello stato glorioso e divino della podestà
materna rispetto a Gesù; vi entra, infatti, con una pienezza di luce che l'Angelo
le ha apportata dal cielo è che Dio diffonde nella sua mente perché in uno
splendore di luce Ella concepisca lo splendore del Padre. Maria adesso sa,
sente,
53
vede dove Dio l'attira, la chiama e la eleva; in questo divino stato Ella entra
piena di grazie, di luce e di desiderio di servire a Dio in un tal sublime
ministero, di essere Madre di Colui che ha Dio medesimo per Padre.
Dio segue modi differenti nel dare le sue grazie alle sue creature; vi sono
grazie ch'Egli comunica alla creatura senza che questa lo sappia, ovvero, se lo
sa, senza che penetri il fondo e il fine di tali grazie e d'ordinario Egli agisce in
questo modo con gli uomini. Vi sono altre grazie che Dio conferisce con
abbondanza di luce e di conoscenza a motivo della loro eminenza, per gli effetti
che ne vuole ottenere secondo i suoi disegni; ed è questa la via che il più
sovente Egli segue con gli angeli.
Con la santissima Vergine, Dio si è compiaciuto di agire in un modo come
nell'altro in due tempi differenti, tenendo a suo riguardo la via di oscurità sino
alla venuta dell'Angelo dal cielo. Ma ora per Lei è il tempo della luce, poiché è il
tempo in cui Ella apporta la luce al mondo, e quella risposta di Maria non è
soltanto parola di spirito e di grazia, come abbiamo detto, ma ancora parola di
luce, e di luce viva che penetra fin nel seno dell'Eterno Padre e ne trae il Figlio
Unigenito di Dio, onde portarlo e includerlo nel seno verginale di Maria.
Le ultime parole della Vergine all'Angelo sono ben differenti dalle prime;
perché non sono, come le prime parole di stupore bensì di consenso. Sono
parole non di riflessione umana, ma di risoluzione divina; parole non di
esitazione, ma di viva ed ardente inclinazione al compimento dei volere e
dell'opera di Dio; parole grandi, memorabili, preziose; parole di grazia, di
amore e di vita, e di vita che non perirà mai; parole che dànno la vita al Dio
vivente ed uno stato ormai eterno al Figlio eterno di Dio medesimo.
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Cerchiamo, non già dei diamanti, ma dei cuori celesti e degli spiriti divini onde
scolpirvi quelle sante parole e renderle eterne, onde imprimerle in un fondo
degno e confacente alla loro qualità. Esse appunto sono impresse nel libro della
vita, e nel Cuore divino di Gesù, e di Maria.
Oh parole di Maria, quando sta per concepire Gesù! Oh parole di Maria quando
sta per ricevere nel suo Cuore e nel suo seno Colui che, è la parola del Padre,
la parola sostanziale e personale del Padre!
Oh degna conclusione di quella missione celeste, degno termine di quel
colloquio angelico, ben degna di dar principio all'Opera delle opere di Dio
nell'universo!
Poiché l'Angelo ha terminato il suo dire su le grandezze di Colui che annuncia e
su la via divina ed ammirabile che lo deve dare al mondo, la Vergine chiude le
trattative con l'Angelo e gli risponde, con effetti più che con parole, vale a dire
con la grandezza della sua umiltà, con la professione della sua obbedienza, con
la espressione del suo desiderio per il compimento dell'opera che, Dio vuole
fare in Lei e con Lei.
In queste sante disposizioni la Vergine, piena dello spirito di Dio e diretta dalla
sua grazia, così parla all'Angelo e mette fine al colloquio, celeste; e dopo di
aver umilmente ascoltato l'oracolo angelico; più umilmente ancora risponde:
Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum Verbum tuum.
Quanto sono potenti, feconde e gloriose queste parole! Quanti secreti, quanti
favori ed effetti contengono! Perciò vengono proferite dalla Vergine in un
tempo così santo e così glorioso per Lei, nel tempo della maggior potenza e
fecondità che sarà mai comunicata a nessuna creatura; nel momento cioè in
cui sta per concepire e
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generare il Verbo Incarnato, che è la virtù, la luce e la potenza del Padre.
La Vergine adunque quando proferisce quelle parole, si trova in una grazia
singolare, in uno stato divino, in una via ammirabile; ammirabili i movimenti
del suo spirito, ammirabili ne sono gli effetti. Si abbassa e nell'abbassarsi si
trova elevata, elevata al disopra dei cieli; si perde nelle mani di Dio, svanisce
come un nulla al cospetto del suo Creatore, e diventa Madre del suo Creatore
medesimo; per mezzo dei suoi abbassamenti viene elevata nelle sue
grandezze; con la verginità Ella entra nella divina Maternità; con l'obbedienza
si eleva alla sublime sua sovranità; si dichiara servente del Signore e ne
diventa Madre, Madre e servente tutt'assieme: sempre Madre e sempre
servente, come il Figlio suo è Dio e Uomo, sempre Dio e sempre Uomo.
Maria rimane vergine e diventa madre, due pregi della corte celeste e pregi
sino allora incompatibili, ma riuniti allora in Maria per il privilegio dovuto alla
dignità del suo ufficio e della sua persona. In tal modo la sua verginità dalla
sua maternità non solo è conservata, ma sublimata, coronata e resa più
fiorente che mai, e la sua maternità santamente preparata, felicemente
acquistata e divinamente compiuta nella sua stessa verginità.
XVI
ECCE ANCILLA DOMINI. - FIAT MIHI SECUNDUM VERBUM TUUM.
In argomenti così sublimi vi è più da riflettere che da dire, e v'è più da
ammirare che da riflettere. Tuttavia se alla nostra infanzia nelle cose divine è
lecito parlarne benché balbettando, possiamo dire che ciò che esponiamo
56
è qualche cosa delle grandezze e dei favori che si verificano nella Vergine
quando proferisce quelle ultime parole del sacro colloquio con l'Angelo; donde
il caso che dobbiamo fare di quelle divine parole considerate in generale.
Che se le consideriamo in particolare, se scrutiamo minutamente quell'umile,
santa e feconda risposta della Vergine santissima, vedremo che contiene due
parti e due movimenti nella grazia ben differenti.
La prima dice: Ecce ancilla Domini; la seconda: Fiat mihi secundum verbum
tuum (Luc., I, 38). Con la prima l'umile Vergine scende nel mondo del suo
essere, nella sua servitù, nel suo nulla: Ecce ancilla Domini - perché nella
semplice condizione dell'essere umano, la luce della Vergine non vede altro che
il nulla e la servitù.
Con la seconda la Vergine innalza i suoi desideri: ed il movimento dell'anima
sua verso il suo Dio, e ciò che è ammirabile, per esserne la Madre, aspirazione
che non vi fu mai, né mai vi sarà fuorché in Lei.
Questi due movimenti sembrano contrari: l'uno infatti abbassa, l'altro eleva, ed
eleva ad un'altezza oltremodo sublime; l'uno separa e l'altro unisce e unisce a
Dio medesimo in una affinità oltremodo stretta ed insigne; ma convengono allo
stato di questo mistero.
Questi, due movimenti sono mirabilmente congiunti in un mistero che abbassa
sin nel nulla dell'essere umano Colui che è la gloria e la potenza del Padre, e
congiunge Dio con la creatura in unità di una persona così grande.
Come dunque Dio si abbassa nel nulla per incarnarsi, così quella creatura che
deve concepirlo si abbassa sin nel nulla dell'essere creato onde ricevere ed
adorare il suo Signore. È come Dio si unisce e si incorpora con la nostra
umanità, così la Vergine, dopo questo umile movimento del suo spirito, viene
elevata dallo spirito di Dio all'aspirazione ed al desiderio di essere Madre di
Colui che vuole
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abbassarsi ed incarnarsi in Lei. Desiderio tutto nuovo che incomincia con quelle
parole, perché non è mai entrato nella mente e nel cuore della Vergine;
desiderio sublime, impresso nel fondo dell'anima di Maria dalla mano
medesima dell'Onnipotente che vuole operare questo mistero i desiderio santo,
puro e divino, perché tende, a dare in Lei una vita nuova al Santo dei santi i
desiderio con cui Maria nel suo cuore, nel suo corpo e nell'anima sua, tutta si
abbandona nelle mani del suo Dio per concepirne il Figlio dandogli una parte
della sua sostanza. Per la viva impressione di questo desiderio, per l'infusione
di questa luce, Maria proferisce questa parola di così grande efficacia:
Fiat mihi secundum verbum tuum!
Un Fiat ha dato principio al mondo: questo Fiat dà principio all'Autore del
mondo. 1
Una parola ha fatto questo universo i questa parola di Maria forma
nell'universo un altro universo e costituisce in mezzo a questo mondo un nuovo
mondo, un mondo di meraviglie, un cielo su la terra, una terra in cielo, una
natura creata in un essere increato.
La Vergine, nel proferire quelle parole, è l'Oriente dove nascono queste
meraviglie; Dio l'ha innalzata fra tutte le creature al disopra di tutte, ora la
innalza al disopra di Lei medesima, e la stabilisce in uno stato insigne, in una
condizione stupenda.
Chi è con Lei non è già l'Angelo, ma il Dio dell’Angelo, e l'Angelo medesimo ce
ne avverte dapprincipio quando dice: Il Signore è con Voi. Il Signore è con Lei
nell'attesa che sia in Lei, come subito diremo. Ma ora Dio è in Lei per agire in
Lei, per innalzarla al disopra di tutto quanto è creato, associarla a sé medesimo
e prepararla all'Opera più insigne fra tutte; sola, infatti, fra tutte le creature
Maria è eletta e destinata a servire a Dio nella
____________________
1 In quanto uomo.
58
più grande operazione dell'Onnipotente fuori di sé medesimo, cioè
nell'Incarnazione del Verbo; Ella deve prestare a Dio il suo servizio in un
ministero così elevato e degno come quello di Madre, e si avvicina il momento
in cui la Vergine avrà parte a questa grande e singolare operazione! Oh
grandezza! Oh meraviglia!
XVII
STATO INSIGNE DELLA VERGINE AL TERMINE DEL COLLOQUIO CON
L'ANGELO.
Se mai ho venerato la Vergine nella sua vita, nei suoi pensieri e desideri, nei
suoi anni precedenti, molto più la venero in quel momento, in quella
elevazione, in quella disposizione con cui Ella proferisce le ultime parole del
colloquio con l'Angelo. Nel pronunciare quelle parole Ella entra in uno stato
nuovo che viene operato in Lei, ma non da Lei, bensì dalla mano di Dio in Lei,
da quella mano medesima che sta per operare il mistero dell'Incarnazione.
Quella mano onnipotente e divina che sta per agire nel Figlio medesimo di Dio
onde incarnarlo, agisce ora su la Vergine nella quale Egli deve essere
incarnato, ed opera in Lei cose grandi, degne di sé e degne pure del trionfo
sublime di onore e di gloria che tosto darà a sé medesimo nell'Opera sua per
eccellenza.
Dobbiamo parlare un linguaggio più chiaro e di più elevato; esprimendoci con
negazioni più che con affermazioni positive; perché le cose divine sono affini
alla natura di Dio e ci vengono pertanto spiegate, in modo più elevato, dalla
teologia che chiamiamo negativa piuttosto che da quella che è positiva od
affermativa: Diremo dunque che la Vergine in quel momento non è in moto ma
in
59
riposo, perché è tranquilla; ma pure non e in riposo ma in moto, perché tende
a Dio, e ciò con un vigore ed una vivacità ammirabile.
Maria è in un movimento celeste e insieme in un riposo divino; in un
movimento che è riposo, e in un riposo che è movimento.
Contempliamo l'occupazione della Vergine in questo momento o riposo, dico
che Ella è, non in un'azione, ossia in un atto soltanto, ma in uno stato, perché
la sua occupazione è permanente e non passeggera.
Maria pure non è in uno stato soltanto, ma in un'azione: perché ciò che
avviene in Lei è vivo e penetrante sino al midollo dell'anima sua 1.
Essa non è (soltanto) in un'azione. né (soltanto) in uno stato ma in un nuovo
essere; perché ciò che è in Lei è vivo come la vita medesima, ed è sostanziale,
intimo e profondo come l'essere.
Maria è dunque in un essere nuovo, ma in un essere
__________________________
1 Henri Bremond, citando questa pagina, dice: «Rispetto a coloro che
trovassero qui troppa sottigliezza, non ci resterebbe che da compiangerli, né
vorremo scusare il Card. de Bérulle di essere sublime», (pag. 95), In questa
bella e profonda analisi psicologica, l'Autore espresse due cose: 1) Maria
compie atti perfettissimi di carità, di abbandono assoluto alla divina volontà,
ecc., di una intensità e sublimità inconcepibile; eppure rimane in una
tranquillità e pace divina. L'osservanza del pio Cardinale si applica
evidentemente a tutta la vita di Maria, per cui san Francesco di Sales dirà che
«nel Cuore della gloriosa nostra Signora il divino amore cresceva ad ogni
momento, ma in modo sempre dolce, pacifico e continuo, senza nessuna
agitazione (Trattato dell’amor di Dio, l. VII, cap. XIV), Cfr.: CAMPANA, Maria
nel dogma, 1936, pag, 643). 2) Maria è uno stato e insieme in azione: in uno
stato di santità perfetta, che grandemente onora Dio ad imitazione di Gesù, in
uno stato di disposizioni sublimi di carità e di ogni verità; e insieme compie gli
atti ferventissimi che corrispondono da una tale ineffabile santità e ne sono
l'espressione. Lo stato è permanente ed abituale e dura in eterno: gli atti sono
transitori, né sono sempre i medesimi.
60
che include essere e non essere tutt'assieme. La Vergine è come in uno stato
di non-essere di sé medesima, per lasciar il posto all’essere di Dio ed alla di Lui
azione, perché Dio vuole essere in Lei e in Lei compiere il suo capolavoro.
Così Maria non è, non vive, non opera: Dio è in Lei, Dio vive in Lei, Dio opera
in Lei. E ciò che è più ancora, Dio in Lei è, vive ed agisce per assumere Lui
medesimo in Lei un nuovo essere, una nuova vita; per compiere nella Vergine
un'operazione simile a quella che da tutta l'eternità compie in sé medesimo,
operazione che si avvicina più che mai sia possibile alle processioni divine nella
SS. Trinità.
Orbene, poiché l'operazione suppone l'essere e ne emana (pertanto è
proporzionata all'essere), e poiché vi è una relazione di influenza e di
eccellenza tra l'operazione e l’essere, quale sarà questo essere nuovo
comunicato alla Vergine, essere che corrisponde ad una operazione così
insigne? Quale sarà questa vita, sorgente di vita e sorgente di una tal vita?
Quale sarà la potenza, la pienezza, l'attualità di quella vita che deve
degnamente cooperare con la SS. Trinità nel formare nel mondo un nuovo
principio di vita e di grazia? Dopo la Divinità medesima non v'è allora
nell'universo nulla di più grande né di più celeste 1.
__________________________
1 Maria nell'Incarnazione riceve un nuovo essere onde sia capace di generare il
Figlio unigenito di Dio. Quale sarà mai l'eccellenza e dignità di un tale essere?
L'Autore la deduce filosoficamente dalla relazione, tra gli atti e l'essere. Gli atti
fluiscono dall'essere, perché l'essere opera secondo sua natura. Un atto
angelico indica e suppone la natura angelica; un atto umano parimenti indica e
suppone la natura umana. Perciò quanto più gli atti sono eccellenti, tanto più è
eccellente l'essere e viceversa. La dignità dell'essere e la dignità degli atti sono
correlative. Orbene, l'atto di generare il Figlio di Dio secondo la natura umana
è di una eccellenza inaudita ed inconcepibile: parimenti è neces-
61
Prima la Vergine era come l'aurora, ora mi sembra che sia come un sole, tanta
è la sua luce; Ella è nell’Oriente di un nuovo stato, ed entra in una condizione
che tanto la eleva al disopra di sé medesima, quanto era già elevata al disopra
delle altre creature. È una creatura nuova del mondo nuovo, anzi la prima
creatura di questo nuovo mondo. Ella ne è il sole, mentre Gesù vuole rimanere
nascosta in questo mondo, Egli che è veramente il gran mondo e il Sovrano del
mondo che vediamo (universale), e il Salvatore di questo nostro piccolo
mondo.
L'istante in cui la Vergine pronuncia queste parole: Ecce ancilla Domini, è
quello in cui Ella cambia in tal modo di qualità, ed entra in un nuovo stato; e
una tale circostanza deve ispirarci maggior venerazione ancora per quelle
parole.
Mi sembra che in quella risposta all'Angelo la Vergine faccia un voto e una
solenne professione, e che entrando in un nuovo Ufficio della Corona nel Regno
del Cielo, presti un nuovo giuramento al Re del cielo e gli renda un nuovo
omaggio. Un tal voto, un tal giuramento, un tale omaggio sono compresi in
quelle belle parole, con le quali Maria fa professione pubblica e solenne del suo
completo abbandono al Signore, dicendo Ecce ancilla Domini ecc.: come se
dicesse: «Ecce, eccomi al cospetto di Dio e dei suoi Angeli, al cospetto del cielo
e della terra, tra il tempo e l'eternità. In questa veduta e in
___________________________
sario che sia inaudita ed inconcepibile l'eccellenza del nuovo essere di cui è
investita Maria. «Alcuni pensano, dice altrove il pio Cardinale, che l'Eterno
Padre ha rivestito la persona della Vergine della propria potenza e fecondità col
renderla capace di generare nel tempo il Figlio suo» (O., 156). La dignità di
Madre di Dio suppone nella Vergine una trasformazione, una elevazione
sublime nel suo stato e nel suo essere, la quale ne fa come una nuova
creatura.
62
questo pensiero mi costituisco, mi dichiaro e mi professo senza nessuna riserva
di qualsiasi diritto, senza nessuna eccezione, per ora e per sempre la servente
del Signore: Ancilla Domini. Lo considero, lo riconosco e lo adoro come
Signore, come il Signore, come il Signore della mia anima e del mio corpo e
come il Signore dell'universo; e per tale sua doppia qualità, mi costituisco sua
servente.
«Ma, o bontà, o grandezza; o maraviglia! Egli vuole ch'io sia quella servente
fortunata, quella servente unica, predetta nella Scrittura, che a Lui deve
servire nell'Opera sua per eccellenza, in questo singolare ministero.
«Egli vuole, ch'io lo consideri non solo come mio Signore, ma come Colui che
vuole essere mio Figlio, e ch'io sia la Madre sua. Adoro questo suo volere, e
pienamente ad esso mi assoggetto; vi presto il mio consenso, e vi unisco, i
miei voti ed i miei desideri sospirandone l'avveramento con tutta la mia
possanza di natura e di grazia».
Fiat, dice la santa Vergine; questa semplice parola in un semplice vocabolo
include due cose, degne di grande considerazione: un desiderio per amore e un
consenso per obbedienza, un consenso così importante che da quello dipende
un'opera così grande e così necessaria al cielo ed alla terra. È una parola breve
(abbreviata) e che serve a formare nel mondo il Verbo Incarnato ed abbreviato 1, parola pertanto che merita di essere un po' spiegata e meditata, per essere
meglio compresa.
Fiat dice dunque la Vergine all'Angelo e a Dio nell'Angelo di Dio, e più ancora a
Dio in sé medesima; questa semplice e sola parola comprende un voto, un
sospiro dell'Incarnazione; sospiro più divino e più potente che tutti i sospiri di
tutti i giusti assieme.
____________________
1 Cfr. Rom., 9, 28.
63
Fiat mihi, soggiunge la Vergine, e con questo secondo vocabolo esprime un
secondo voto, un secondo sospiro, cioè, non solo che si compie su la terra il
mistero dell'Incarnazione ma che venga operato in Lei medesima; voto che
determina, promuove, conclude il suo stato felice ed ammirabile nell’Ordine
della grazia, il più insigne nella corte celeste, il primo Ufficio della Corona di
Gesù, lo stato felice, divino ed ammirabile della Maternità divina.
«Ch'io entri in questo stato, dice Maria e che si compia, o Dio, o Angelo: o Dio,
secondo l'ordine vostro, o Angelo secondo la vostra parola; Secundum verbum
tuum! Che quest'opera singolare e divina si compia per quella via singolare e
divina che mi viene annunciata: via degna di Dio e dell'opera sua; via altissima
e degna dell'Altissimo, via che sublima la mia integrità invece di portarle
pregiudizio; via che congiunge la natura con la grazia, e dà ingresso nel mondo
all'Autore della grazia e della natura; via per cui l'uomo sarà Dio e Dio sarà
uomo, ed io sarò la sua servente e la sua Madre, Madre e Vergine
tutt'assieme»!
Tali sono i pensieri, i desideri, le parole della santissima Vergine; sono i dolci e
deliziosi frutti di quel divino colloquio; sono i voti santi e felici di Maria rispetto
alla Incarnazione del Verbo. Tre 1 voti differenti, ben degni di essere
considerati ed onorati, con un amore speciale, nella Vergine e in questo
mistero.
Tale è lo stato insigne di Colei che a Nazarét è ignorata, ma dal cielo
ammirata; né la Giudea, né il mondo pensano a Lei, ma dopo la Divinità questa
creatura privilegiata è l'oggetto più insigne della contemplazione degli
_________________________
(1) 1° Che Dio si faccia uomo, - 2° che si faccia uomo in Lei, - 3° senza
pregiudizio della sua verginità.
64
angeli nella loro gloria. Dio pensa a Lei e vuole sceglierla per sua Madre, pensa
a Lei in quel tempo in cui vuole elevarla ad una tale dignità per renderla Madre
sua. Ed ecco come nell'umiltà dell'abbassamento e nella purezza dei desideri
della Vergine, nella sublimità di una grazia così singolare e nell'attualità di
un'elevazione così sublime, il Verbo eterno ha voluto essere concepito e
generato nel mondo.
65
PARTE TERZA
COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA VERGINE
XVIII
ECCELLENZA E SUBLIMITÀ DELL'OPERA CHE VIENE COMPIUTA DOPO LE
ULTIME PAROLE DELLA VERGINE.
Chi non loderà, chi non ammirerà le vie di Dio e lo svolgimento dell'opera sua,
il volere di Colui che essendo la vita, la gloria, lo splendore del Padre vuole
assumere carne umana ed assumerla in questo modo?
Ma andiamo innanzi seguendo il corso del nostro argomento e vedremo che
quanto più si avanza questo Sole e si innalza sul nostro orizzonte, o meglio,
quanto più si abbassa e si avvicina a noi, tanto più vivi e splendenti sono i suoi
raggi, maggiormente la via è divina e l'operazione ammirabile.
Terminato e chiuso il colloquio tra l'Angelo e la Vergine, l'Angelo si ritira e Dio
si avvicina, mentre la Vergine rimane nella sua contemplazione.
Ed ecco, oh maraviglia! oh grandezza! le parole dell'Angelo hanno il loro
effetto: il cielo si apre, lo Spirito Santo scende nella Vergine, la potenza
dell'Altissimo la investe e l'Opera suprema viene compiuta.
67
In quel felice momento, il Creatore si fa creatura a pro della sua creatura;
l'artefice del cielo e della terra forma a sé stesso un corpo terrestre onde
santificare la terra e il cielo; Dio si fa uomo per la salvezza degli uomini, e la
Vergine diventa Madre di Dio.
Che dirò io? che penserò?
O Dio supremo, Dio del cielo e della terra, ora Dio della terra più che del cielo,
poiché siete su la terra più che in cielo e vi compite meraviglie più grandi e
celesti!
Prima, nella Sacre Scritture, Voi non prendevate che la qualità di Signore del
cielo; l'Angelo, infatti, diceva a Tobia: Benedicite Deum Coeli (Benedite il Dio
del cielo TOB., 12, 6), quasi che non foste il Signore della terra, la quale non
vi riconosceva e non pensava che ad offendervi.
Ma ora vi adoro come Signore della terra, perché siete su la terra più che in
cielo, e vi operate cose più elevate e più divine: perciò gli angeli lasciano
deserto il cielo per scendere veloci su la terra onde contemplarne meraviglie,
onde cercare ed adorare il loro Dio.
Da quattromila anni avevate fatto l'universo, e dopo più nulla di nuovo,
essendo Voi rimasto nel riposo del settimo giorno; ma ora uscite di nuovo fuori
di Voi medesimo e fate nell'universo meraviglie oltremodo grandi e stupende.
Voi fate nell'universo un mondo nuovo che rapisce e rinnova questo nostro
mondo; un mondo più insigne, mondo di prodigi, mondo eterno, mondo che ha
i suoi elementi, i suoi principi, il suo stato e i suoi movimenti; mondo affatto
differente da quello che avevate creato prima. In questo mondo
(dell'Incarnazione) Voi congiungete la terra col cielo, Dio con l'uomo, l'essere
creato con l'Essere increato, mentre nell'altro (nel mondo naturale) rimangono
infinitamente distanti. In questo Voi ponete un Sole su la terra, in medio
terrae, come dice un
68
Profeta. Così, la terra ormai possiede le luci del cielo (Gesù e Maria). Quel
Sole, che per mezzo di questo mistero abbiamo su la terra illumina il cielo,
perché è il gran Sole che brilla nell'eternità ed ora splende in questa umanità.
Non è più dunque il cielo che illumina la terra, ma la terra illumina il cielo; non
più il cielo muove e regge la terra, ma la terra spinge le sue influenze, sino al
più alto dei cieli, e quella porzione di terra (il corpo di Gesù) che trovasi ora in
Maria, avvolta nel suo seno e nelle sue viscere, sarà un giorno esaltata sopra
tutti i cieli e comanderà al cielo e alla terra.
A Nazàret, o grande Iddio, si compiono, tali meraviglie, nel più profondo
silenzio, ma quest'opera grande, che si compre in un istante, non può essere
spiegata né descritta in un istante, l'eternità stessa sarà troppo breve per
manifestarne le meraviglie; ci vuol tempo, grazia e luce per pensare
degnamente di cose così sublimi. Colui che è lo splendore del Padre, e viene su
la terra per essere la luce del mondo, si degni di rischiarare, le nostre tenebre
perché possiamo degnamente pensare a Lui e degnamente parlare di Lui.
Quest'opera grande si compie, ciò che va notato, nel segreto, nel silenzio e
nella solitudine della Trinità santa; è per eccellenza l'opera sua ed Ella sola vi
contribuisce, sola vi è presente. Gli angeli che l'assistono in cielo, non le
prestano la loro assistenza in quella cella di Nazaret. Non hanno la libertà di
entrarvi, non vi sono chiamati; per loro basta osservarla dal cielo col più
profondo rispetto, aspettando il termine e l'effetto del trattato angelico e
dell'azione divina.
Tutti gli angeli aspettano con grande attenzione; dopo la divina Essenza nella
quale sono rapiti, non hanno sguardo più fisso, più nobile di questo; a nulla si
rivolge il loro sguardo come a questo nuovo oggetto: Dall'alto dei
69
cieli contemplano quella cella e la Vergine che vi dimora; ma non hanno altra
parte in questo mistero che di conoscerlo e di adorarlo. È già gloria fin troppo
grande per Gabriele averlo annunciato, e la Scrittura dice espressamente che
subito dopo fatta la sua ambasciata, egli si ritira: Et discessit ab illa angelus
(Luc. I, 38). In un soggetto di tanta dolcezza e delizia non trovo altra durezza
che questa, e durezza usata verso un angelo così elevato che pure ha una
parte speciale in questo mistero. Ma, così richiedono la dignità dell'opera di Dio
e la grandezza suprema della Trinità che la compie 1.
O Trinità santa! Vi adoro in Voi medesima e nelle opere vostre e in quest'opera
la più insigne di tutte! Vi adoro nei cieli e in Nazaret! Adoro la Vostra sacra
solitudine, e l'adoro nella vostra Essenza e nella cella di Maria! In cielo siete
occupata nelle processioni eterne, a Nazaret in una nuova generazione del
Verbo eterno, in quella sacra operazione la quale compie il segreto del Vostro
amore e l'unità del Vostro mistero.
Ecco due solitudini da ammirare e da adorare, la prima in Voi medesima, l'altra
in Nazaret; la prima nel
____________________________
1 «Con queste parole più profonde ancora che ingenue, scrive H. Bremond;
direi volentieri che la Scuola francese dice addio al medio evo dal quale è stata
formata; essa ne conserverà ciò che vi è di migliore in essa, ma dovrà infine
superarlo. Dimostra bene, proprio qui, che non disprezza il latte conveniente ai
bambini, ma al latte, preferisce il vino di una dottrina piena e vigorosa. Così,
sotto l'azione divina, Bérulle e i suoi discepoli promuovono nel mondo il
progresso della religione, ma un progresso tale che dopo tre secoli non li
abbiamo ancora superati ». (Op. cit., pag. 94) «Malgrado il progresso
incontestabile che il medio evo aveva effettuato nell'esposizione dei misteri di
Cristo, li considerava piuttosto nell'esterno; così nelle Meditazioni attribuite a
san Bonaventura, nella Grande vita di Gesù Cristo di Ludolfo il Certosino, e
soprattutto nelle rappresentazioni della Passione. Il Padre de Bérulle poco si
ferma nell'analisi della scena esterna, onde dedicarsi allo spirito, all'interiore,
alla profondità del mistero». (MOLIEN).
70
santuario della Vostra Essenza, l'altra nel santuario della Vergine. Nell'una e
nell'altra Voi siete santo; o Eterno Padre, e il Santo dei santi; nell'una e
nell'altra generate un figlio ed un medesimo Figlio: due generazioni e due
solitudini mirabilmente congiunte assieme, perché nell'una e nell'altra si tratta
di un segreto ineffabile e di una processione divina; nella prima di una
generazione eterna; nell'altra, di una generazione temporale compiuta
dall'Eterno; nella prima, della generazione di un Figlio unico nel proprio seno
del Padre; nell'altra, di una nuova generazione di quel medesimo Unigenito
Figlio, nel seno di una Vergine.
L'una e l'altra generazione sono superiori alle leggi della natura, perché non
appartiene né ai padri né alle vergini di concepire; i padri generano, ma in un
seno estraneo, mentre il Padre celeste genera il suo Verbo in sé medesimo e
nel suo proprio seno, ciò che non conviene che a Lui. Le vergini, rimanendo
vergini, non possono concepire, mentre qui la Vergine concepisce per opera
dello Spirito Santo ed è Vergine più nobilmente di prima: Virginitas nobilitata
conceptu, dice un antico.
Oh Padre! Oh Vergine! Oh Figlio! Oh Madre! Oh seno del Padre! Oh seno della
Vergine!
Oh seno del Padre, adorabile ed impenetrabile fuorché al Figlio che in quello è
concepito e in quello riposa!
Oh seno della Vergine, chiuso e venerabile; e ciò che eccede le meraviglie della
terra e rende omaggio al seno del Padre, seno puro e fecondo, seno chiuso
all'uomo e aperto al Figlio dell'uomo; seno verginale e materno tutt'assieme;
seno che adora il seno del Padre e le processioni eterne!
Oh seno del Padre, oh seno della Vergine! due seni dove divinamente si
compiono due generazioni divine, due generazioni adorabili degne di
considerazione e di onore!
71
Per ritornare al nostro argomento, diremo che queste due generazioni tutt'e
due si compiono nella solitudine; così, o Trinità santa, Voi siete sola a Nazaret,
mentre i vostri angeli sono in cielo.
Siete sola voi pure, o Vergine santa, separata persino dall'Angelo che, vi
custodisce, che vi teneva così fedelmente compagnia, e vi era stato così
espressamente mandato. Nella vostra cella non vedo più che Voi sola; ma Dio
vi è, mentre i suoi angeli sono assenti, poiché anche Gabriele si è ritirato.
Ma se l'Angelo è partito, il Signore dell'Angelo è rimasto; Egli porta in modo
assoluto il nome di Signore, ed era già con Maria fin dal principio del colloquio,
come aveva detto l'Angelo nel salutarla: Dominus tecum. Orbene; benché
l'Angelo si sia ritirato, il Signore che era con Lei non è partito, ma rimane,
avvicina la Vergine, la circonda del suo Spirito, della sua potenza e del suo
amore, e a Lei si applica per operarvi l'Opera sua, l'Opera sua per eccellenza,
l'Opera nuova, propria della sua grandezza e del suo amore; l'Opera che non
ha ancora fatta, né mai farà più, l'Opera di cui sta scritto: Novum fecit
Dominus super terram (Il Signore ha fatto una cosa nuova su la terra - JER.,
XXX, 22); l'Opera che propriamente e unicamente è l'Opera di Dio, che il
profeta chiama l'Opera di Dio per eccellenza e singolarità: Domine, opus tuum,
in medio annorum vivifica illud (Signore, è l'opera vostra, fatela vivere in tutte
le età HAB., III, 2). È questa la voce del Profeta, è questo il desiderio dei
giusti, il voto della Vergine, l'aspirazione dell'universo, la gioia degli angeli, la
salvezza degli uomini; è la vita di Gesù, è questa vita è la vita e la salvezza del
mondo ed è anche la gloria di Dio, come canterà poi la milizia celeste (Luc., II,
10).
72
XIX
ELEVAZIONE A DIO ED ALLA VERGINE
Oh Dio! Oh Vergine! Oh Dio potente! Oh Vergine beata! In quel felice
momento, o Vergine santa, Voi dovete essere Madre per la virtù dell'Altissimo,
e il Figlio dell'Altissimo vuole essere l'umile Figlio di Maria.
In un mistero dove tutto è grande, tutto è puro e celeste, tutto è santo e
divino, guardiamoci da qualsiasi pensiero basso, impuro o terreno.
Colui che nasce è il Verbo eterno che vuole avere una nascita nuova, ma degna
della sua Divinità, e della sua prima Nascita. Colei che lo concepisce è madre,
ma è vergine anche nel concepirlo, Madre e Vergine tutt'assieme: madre, ma
Madre di Dio ed è pure madre per operazione divina; è degna Madre di Dio, e
la sua azione materna è una azione degna di concepire e, generare un Dio, di
concepirlo santamente, puramente e divinamente nelle sue sante viscere.
Questa Vergine è un cielo in terra, un cielo animato, un cielo che Dio ha fatto
onde vi sia posto un Sole più lucente di quello che ci rischiara, un cielo nuovo
per una terra nuova, un cielo empireo per una gloria più elevata di quella dei
beati. Nei nostri pensieri sopra un argomento così singolare e così elevato
procediamo ordinatamente, contemplando noi pure Colei che il cielo contempla
in Nazaret. È più pura e più celeste dei cieli medesimi ed è l'oggetto degli
sguardi del cielo. È più angelica degli angeli e dei serafini medesimi; è un
oggetto che li rapisce.
O Vergine sacra, io vi contemplo insieme con gli angeli, e vi riverisco in questo
istante glorioso tra tutti gli istanti della vostra vita! Vi vedo più pura, più
celeste,
73
più divina che mai; vi vedo con Dio e vedo Dio solo con Voi; vedo il vostro
spirito e il vostro corpo nella mano di Dio. Dio eleva il vostro spirito al disopra
di tutti gli spiriti creati ed infiamma il vostro corpo coi raggi d'un amore
celeste, tutto divino, onde trarne santamente una sostanza pura e nuova, per il
Verbo eterno che da Voi vuole nascere.
Dio solo è l'artefice di quest'opera, e con le sue proprie mani vuole formare un
Adamo nuovo, come con le sue proprie mani aveva formato il primo Adamo;
anzi possiamo pensare che quando creò il primo uomo, Egli non prese in mano
quel po' di terra di cui ne formò il corpo, se non perché in questa era compresa
quella porzione di sostanza di cui vuole ora formare Gesù, suo Figlio unico e
salvezza degli uomini 1.
Contemplando quest'opera che deve rinnovare il mondo, mi sembra che vi sia
in quella una relazione con ciò che avvenne nella creazione del mondo, ma una
relazione che nella sua somiglianza è molto più eminente nelle grandezze e nei
benefici effetti. Anche qui vedo un Dio, un Adamo e un Paradiso, ma oh Dio!
quale Eva; quale Adamo e qual Paradiso! In quella cella di Nazaret, vedo bene
il medesimo Dio che ha creato il mondo, ma lo vedo che opera meraviglie più
grandi e più divine che nella creazione.
Allora Egli creò questo universo: qui forma il Sovrano dell'universo e il Creatore
medesimo.
Allora Egli formò un Adamo che ai suoi figli diede la morte piuttosto che la vita,
e che dà loro la morte dando la vita: qui Egli forma un nuovo Adamo che ai
suoi figli darà la vita, anzi darà loro la vita con la sua morte e darà una vita
eterna.
_________________________
1 In altri termini, Dio non creò l'uomo se non in vista del Verbo incarnato.
74
Allora Egli fece un paradiso, ma un paradiso terrestre; qui fa un paradiso
celeste su la terra.
Allora Egli trasse Eva da Adamo, e qui trae il nostro Adamo da Eva, vale a dire
Gesù da Maria che è la vera Madre dei viventi e ciò, che è ben di più la Madre
del Dio vivente.
Allora Egli faceva per Adamo un paradiso effimero; qui forma un paradiso dove
riposerà parecchi mesi e nel quale per parecchi anni troverà le sue delizie. La
Vergine, infatti, è un paradiso di delizia, anzi un paradiso preparato per Gesù,
onde sia la dimora di Gesù, la dimora dove Gesù troverà le sue delizie. Tra
poco Gesù sarà in Lei e vi rimarrà per nove mesi interi, poi sarà con Lei per
trent'anni. E fuori della Vergine Gesù non troverà che croci e dolori, umiliazioni
e obbrobri; solo in Maria e con Maria Gesù troverà il suo riposo e le sue delizie 1.
O Vergine santa! O Paradiso preparato per Gesù! O dimora per Gesù deliziosa
e fiorita! Perciò siete in Nazaret e di Nazaret: siete un giardino più fiorito, un
paradiso più santo, più felice, da Dio maggiormente visitato e dagli angeli
meglio custodito, che non fosse l'Eden che chiamiamo paradiso terrestre!
È tempo che Dio venga in questo suo paradiso. È tempo che si apra il cielo, e
scenda la rugiada del cielo. È tempo che compaia il Desiderato dalle genti; che
la luce, la salvezza e la gloria di Israele si faccia vedere; che il Verbo sposi la
natura umana, che Dio sia uomo e la Vergine sia Madre. È tempo che venga
infine quel felice momento nel quale sia vero di dire che il Verbo si è fatto
carne: è tempo che lo vediamo e lo adoriamo pieno di grazia e di gloria.
________________________
1 Cfr.: OLIER, Fiori di dottrina, p. 109.
75
XX
La persona dello Spirito Santo e la persona del Padre espressamente e
distintamente si applicano alla Vergine e all'opera della Incarnazione nella
Vergine.
Portiamo in alto i nostri pensieri ed eleviamo le nostre menti sino al Cielo dei
cieli ed alla SS. Trinità, la quale, tutta sola e tutta intera è occupata con la
Vergine in quest'opera divina. Lo Spirito Santo, la terza nell'ordine delle divine
persone, è la prima nell'ordine di quest'operazione. Perciò Egli è nominato per
il primo nelle parole dell'Angelo, il quale dal cielo era bene istruito ed informato
dell'ordine e del procedimento di quest'opera divina onde ne informasse bene
anche la Vergine; infatti, non soltanto dalle parole ma anche dall'ordine
medesimo delle parole di questo spirito celeste noi riceviamo la luce e le
rivelazioni dei segreti del cielo.
Notiamo dunque che nel rispondere alla Vergine e nell'istruirla sul modo che
verrà osservato in quest'opera, la prima cosa che l'Angelo dice è questa:
Spiritus Sanctus superveniet in te; Lo Spirito Santo scenderà in Voi; e la
seconda: Virtus Altissimi obumbrabit tibi. La potenza dell'Altissimo vi coprirà
con la sua ombra. (Luc., I, 35). Secondo quest'ordine, il primo che opera è lo
Spirito Santo, il quale va santificando ed elevando a quella divina operazione il
corpo e l'anima della Vergine. Ecco il primo mezzo di cui Dio si serve per
compiere quest'opera che è veramente la sua Opera…
Non possiamo troppo ponderare le parole del cielo, perciò notiamo bene che
l'Angelo non parla soltanto della potenza dello Spirito Santo, o di qualche dono
o azione
76
di Lui, ma della propria persona dello Spirito Santo: Spiritus Sanctus
superveniet in te. Questa persona dunque, assai di rado nominata nella
Scrittura e più raramente ancora impiegata. Ella medesima nelle opere divine,
qui è presente, qui opera immediatamente; e per l'intervento di questa divina
persona, la fecondità naturale della Vergine viene tratta fuori dalla bassezza
della natura ed elevata ad una Potenza divina, miracolosa persino nell'Ordine
della grazia. La Vergine è resa capace di santamente sostenere e degnamente
ricevere una tale operazione divina che non ha mai avuto, né mai avrà uguale.
Come la propria persona dello Spirito Santo è quella che prepara la Vergine a
questa singolare ed insigne operazione, così la persona dell'Eterno Padre è
quella che si unisce alla persona della Vergine e si unisce a Lei in qualità di
Padre di Colui che da Lei nascerà, vale a dire si unisce a Lei in unità di ufficio e
di operazione, unità che ha per termine nella Vergine la nuova generazione di
Colui che dal Padre eternamente è nato e nascente. E in virtù dell'unione sacra
di queste due persone in questo ammirabile complesso di ufficio e di
operazione la potenza dell'Altissimo viene comunicata alla Vergine perché
concepisca e porti il Figlio dell'Altissimo.
In quel momento, felice, benedetto e onorato dall'eternità, in quella azione che
si avvicina alle azioni eterne, tra l'Eterno Padre e la Vergine vi è una presenza,
una potenza e un'unità singolare e santa, unità che onora conserva ed innalza
la verginità di Maria e la rende incomparabilmente ancora, più pura, più santa
e più divina di prima; e inoltre la rende divinamente feconda, perché Dio Padre
applica alla Vergine la sua virtù, la sua potenza, la sua fecondità, la sua
paternità, per la cui efficacia il Figlio che eternamente da Lui procede, procede
pure anche dalla Vergine; e la Vergine diventa propria Madre,
77
di Colui che ha veramente l'Altissimo per Padre nell'eternità 1.
Forse questo pensiero è un po' elevato, ma anche l'opera è elevata;
l'intenderemo più facilmente se vorremo considerare che la Divina, Essenza si
unisce all'anima dei Beati onde renderla capace della visione divina; così la
potenza, la paternità, la fecondità del Padre si unisce alla persona della Vergine
per renderla capace della Maternità divina; perché Dio adatta le sue vie alle
sue opere. È questo ciò che le parole dell'Angelo ci fanno intendere: Et virtus
Altissimi obumbrabit tibi (La virtù dell'Altissimo vi coprirà con la sua ombra).
L'Altissimo qui è il Padre, come risulta da quanto viene detto dopo, che il frutto
della Vergine sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Orbene la potenza
dell'Altissimo, ossia del Padre, è veramente la sua fecondità e paternità divina;
in virtù di questa Egli genera il Figlio eterno; in virtù della medesima, Egli nella
Divinità insieme col Figlio dà origine allo Spirito Santo. In virtù di quella è
principio delle divine persone nell'eternità, perciò dai Santi Padri viene
chiamato Fonte e principio della Divinità, e appunto in virtù della medesima
Egli dà origine al Figlio suo nella santissima Vergine.
È questo il senso elevato e sublime di queste parole dell'Angelo: Lo Spirito
Santo sopravverrà in Voi, e la virtù dell'Altissimo Vi adombrerà. Sono queste le
vie per le quali la Vergine viene fatta Madre di Dio e Dio viene fatto Figlio della
Vergine; le vie per le quali il Verbo increato è incarnato; le vie per le quali
avviene nell'universo un così gran mutamento. In quel momento,
____________________________
(1) «Non si può far vedere con maggiore esattezza e in termini più concisi
perché Maria non è solamente Madre di Gesù Cristo, come diceva Nerborio, ma
Madre di Dio, come definì il Concilio di Efeso (431)». (MOLIEN).
78
momento prezioso ed ammirabile nei secoli ed anche nell'eternità, Dio ha un
nuovo suddito e il mondo un nuovo Signore; la grazia ha un nuovo principio e il
paradiso un nuovo Re glorioso; l'angelo ha un Sovrano, l'uomo un Salvatore, e
Dio Padre un Figlio nuovamente generato.
In una parola Dio è uomo e l'uomo è Dio; e questo Uomo-Dio vivrà per sempre
per la gloria di Dio, per la salvezza degli uomini e per il bene dell'universo.
XXI
L'INCARNAZIONE OPERA COSÌ INSIGNE È SCONOSCIUTA AL MONDO.
Felice quel giorno, felice quel momento, in cui si compiono tali misteri! Quando
mai vi fu, o vi sarà alcunché di simile? Eppure, quest'opera incomparabile
rimane sconosciuta al mondo; solo in cielo è conosciuta e in terra solo da
Maria. La terra giace nella miseria e nell'accecamento: il suo Salvatore, il suo
Sole sta in mezzo ad essa, ma non le rivolge il suo benefico sguardo, non la
illumina ancora; i suoi raggi non sono che per l'umile Maria: Lei sola ha parte
con Gesù, Lei sola, ne riceve la luce e l'influenza. il mondo non pensa punto a
Dio e Dio non pensa ancora a renderlo partecipe di questo beneficio. È questo
un punto degno di attenzione ed è giusto considerarlo bene.
Quanti grandi personaggi vi erano allora su la terra!
Eppure non avevano nessuna parte a questo disegno, a questo segreto del
Supremo tra i Grandi.
Quanti begli spiriti vi erano al mondo i quali penetravano i segreti del cielo e
della terra! Ma quest'Opera così insigne e singolare nel cielo e su la terra, era
loro
79
sconosciuta. Persino i demoni, spiriti così attivi e vigilanti, così diffusi
nell'universo e così intensi ai loro disegni, non penetravano questo disegno
divino che era la rovina della loro potenza e l'oggetto principale del loro odio!
Tanto Dio è nascosto in questo mistero! Tanto impercettibili sono le sue vie:
Vere Deus absconditus (Siete veramente un Dio nascosto - ISA., XLV, 15).
Il grande Mistero si compie in Nazaret, e non è conosciuto che dalla Vergine di
Nazaret; anche Giuseppe, quantunque così santo e così vicino a Gesù ed a
Maria. essendo eletto da Dio per isposo, di Maria, Padre nutritore e custode di
Gesù, anche lui lo ignora e non ne saprà nulla per parecchi mesi.
È un'opera che contiene l'Autore della natura e della grazia; ma nascosta
ancora alla grazia ed alla natura; nascosta nel segreto dell'Eterno Padre e nel
seno di Maria. Solo lo stato della gloria e il cielo che lo contiene, solo il cielo,
dico, nell'abbondanza dei suoi lumi ne ha conoscenza, e Maria su la terra. Dio
avrebbe potuto far tutto in altro modo, ma ha voluto compiere l'opera sua in
Maria e con Maria, ed ha voluto che Maria ne avesse conoscenza e vi
apportasse il proprio consenso e la propria cooperazione.
Ma quest'opera così nascosta per ora alla terra, verrà un giorno pubblicata in
tutto il mondo. Il cielo, gli angeli, le stelle pubblicheranno la nascita e la gloria
di Gesù; i giusti ed i profeti lo accoglieranno nel suo Tempio; gli apostoli ed i
prodigi del cielo e della terra saranno gli araldi che ne faranno risuonare la
gloria nell'universo; e tutti i Grandi, tutti i Santi, tutti i sapienti, i Re ed i
popoli, tutti gli renderanno omaggio e serviranno alla sua grandezza. Il cielo, la
terra, gli elementi e le creature animate ed inanimate si inchineranno alla sua
gloria; persino l'inferno si proclamerà tributario della sua potenza
80
e suddito del suo impero. Tanto diverrà pubblico un mistero ora così nascosto!
Tanto comparirà grande una cosa ora in apparenza così piccola!
XXII
LE TRE PERSONE DIVINE IN QUESTO MISTERO
Rientrando nel nostro argomento, giova ricordare, che in quest'opera le tre
Persone divine sono distintamente nominate e vi cooperano in un ordine
inverso del loro stato nella Trinità.
Come abbiamo visto, il primo nominato è lo Spinto Santo, e l'Eterno Padre è il
secondo. Il Verbo che è la seconda nell'ordine delle divine persone, qui è il
terzo. Egli poi che nella Divinità dà origine, allo Spirito Santo, qui prende una
nuova nascita ed è di nuovo generato per opera di Colui al quale dà origine
nell'eternità. È questa la prima inversione nello stato della persona del Verbo,
ma non è l'unica. Egli entra in una condizione nuova; in questo mistero è fatto
e generato, fatto e generato tutt'assieme, mentre nell'eternità è generato e
non fatto, come adorandolo dichiara la Chiesa pel suo simbolo: Genitum, non
factum, consubstantialem Patri. Nella SS. Trinità, Egli è consustanziale col
Padre, nell'Incarnazione viene rivestito di una sostanza estranea e differente
da quella che ha ricevuto dal Padre.
Il Verbo interviene in quest'opera, ma non come lo Spirito Santo, né come il
Padre; il quale non assume una condizione nuova. Interviene in una maniera a
Lui propria, e per la quale Egli solo è l'unico termine di quest'operazione; solo
è rivestito della umanità; solo è abbassato su la terra e a Nazaret, solo è Figlio
della Vergine e solo pure porterà sopra di sé i nostri peccati.
81
O Verbo eterno e ormai temporale tra le persone divine; Voi siete nostro in una
maniera singolare: perciò i profeti vi chiamano singolarmente nostro; Davide vi
rivolge queste parole: Benedicat nos Deus, Deus noster ecc. (Ps., LXVI, 8),
dove vediamo il nome di Dio ripetuto tre volte in onore delle tre divine
persone, e il nome di mezzo porta la qualità di Deus noster: nell'eternità. Voi
siete appunto nel mezzo delle divine persone, tra il Padre dal quale siete
generato e lo Spirito Santo che da Voi procede.
Benediteci dunque, o mio Dio! e siete benedetto in eterno! Poiché siete nostro
ad un titolo così eminente, vogliamo noi pure essere vostri. A Voi voglio
consacrarmi in un modo tutto particolare. Ch'io vi contempli e vi adori nelle
vostre grandezze e nei vostri abbassamenti, nelle vostre due nature, una
divina, l'altra umana, nelle vostre due nascite, l'una eterna, l'altra temporale.
Voi siete vivente, siete la Vita medesima; e ormai avete due vite. Vivete nel
seno del Padre da tutta l'eternità, è questa la vostra prima dimora, la vostra
dimora eterna: là, vivete della vita medesima del Padre e avete la sua Essenza
medesima; là, Voi avete relazione con Lui ed Egli ha relazione con Voi; là, Voi
lo amate ed Egli vi ama di un amore reciproco ed infinito; là, Voi date come Lui
origine ad un medesimo Spirito in unità di principio con Lui; là, Voi siete
adorabile come Lui; là, godete il Vostro riposo eterno in Lui e con Lui.
82
XXIII
COME DIO SI ABBASSI IN QUESTO MISTERO
Dal trono delle vostre grandezze, o Verbo divino, Voi scendete in un
abbassamento ineffabile. Dal punto più alto del cielo scendete nel più infimo
della terra. Dal cielo empireo Voi fissate il vostro sguardo sopra una piccola
borgata, sopra un Nazaret nascosto all’universo e, uscendo in certo quel modo
di Voi stesso; dal seno del Padre scendete nel seno della Vergine.
Qui non create, ma siete creato, o meglio siete creatore e creato tutt'assieme;
non formate, ma siete formato; non date, ma ricevete; non operate, ma
patite; non siete regnante, ma schiavo e dal primo istante schiavo nei vincoli
della vostra infanzia.
Oh meraviglia! Oh amore! Oh grandezza! Oh bassezza! Oh grandezza in
bassezza! Oh bassezza in grandezza!
Non è forse un abbassamento, o Verbo increato, che vi degnate di entrare in
un essere, creato per congiungerlo così da vicino, unirlo ed associarlo alla
vostra propria persona? Non è forse ancora un abbassarvi, scegliere per questo
mistèro non la più alta ma la più infima delle creature intelligenti, non l'angelo
che sta in cielo, ma l'uomo che sta in terra? Non è forse un abbassarvi,
prendere ed unire alla vostra persona, non soltanto l'anima dell'uomo, che ne è
la parte più nobile, ma l'anima e il corpo, e il corpo in tutte le sue parti?
È vero che il Creatore non isdegna nulla di quanto ha creato, non disprezza
nulla nell'uomo fuorché il peccato, quel peccato che l'uomo pur troppo non
vuole disprezzare per l'onore e l'amore del Suo Dio; ma non è forse per Voi un
abbassarvi, prendere non già un corpo
83
nuovamente formato dalle proprie mani di Dio, come quello di Adamo, vale a
dire, un corpo puro e santo non soltanto nel suo stato presente ma anche nella
sua origine, bensì un corpo derivato dal corpo del vecchio Adamo e portante la
sembianza del peccato, e imprimere il carattere della grazia e della sapienza
divina in quella medesima carne che porta il carattere del peccato?
Non è forse ancora per Voi un abbassamento e un grande abbassamento che
questo corpo, ricevendo il dono singolare ed ineffabile della Santità divina e
personale; non riceva anche il privilegio della gloria e nell'immortalità?
Non è forse per Voi un abbassamento che questo corpo rimanga esposto a tutti
gli stati e a tutte le basse condizioni della nostra natura, soggetto alle nostre
miserie ed infermità sino alla morte medesima, onde noi troviamo vita nella
vostra morte, forza nella vostra debolezza, grazia nelle vostre umiliazioni,
favori nei rigori da Voi sopportati, gloria nella vostra Croce?
Oh grandezza discesa nella bassezza! Oh grandezza suprema in estrema
bassezza!
Ma questi abbassamenti, Dio li rialza e li eleva, in tal modo che li rende divini
ed adorabili, e che sono adorati dal cielo e dalla terra e persino dall'inferno;
poiché il demonio adorerà il presepio e tremerà al gemito del tenero bambino
che in quello vagirà. Tutti questi stati umili ed abietti che Gesù assume per
nostro amore sono esistenti e stabiliti dentro l'Essere divino; sono sorretti dalla
sussistenza del Verbo. In tal modo, come la grandezza è umiliata nella
bassezza, così la bassezza trovasi elevata nella grandezza suprema e deificata
nella Divinità.
84
XXIV
GRANDEZZE OPERATE NEL MOMENTO DELLA INCARNAZIONE.
Ecco il capolavoro di Nazaret, il termine del colloquio dell'Angelo con la
Vergine. Ecco lo stato del Verbo eterno che prende in Maria una nuova vita e
una nuova nascita.
Abbiamo visto ciò che Egli è e ciò che fa nel seno del Padre, nello stato delle
sue grandezze eterne. Vediamo ora ciò che fa nel seno di Sua Madre, nello
stato del suo abbassamento e nella sua entrata in tale abbassamento la quale
in un certo modo sarà pure eterna 1.
Gesù viene dunque formato dal più puro sangue della santissima Vergine per
l'operazione dello Spirito Santo e per la potenza dell'Altissimo, secondo la
tradizione della Chiesa il venticinque Marzo, in cui si celebra: l'Annunciazione
della Vergine la quale in un medesimo tempo viene annunciata e costituita;
Madre di Dio.
In questo giorno adunque, giorno felice ed ammirabile, in un medesimo tempo,
viene tratta dal nulla quell'anima felice, destinata ad essere l'anima del Verbo;
viene tratto dal seno della Vergine santissima quel corpo nel quale deve abitare
la pienezza della Divinità; e vengono uniti assieme questo corpo e questa
anima. Ciò che è la meraviglia delle meraviglie, nel medesimo istante questo
corpo e quest'anima sono uniti alla Divinità; nella persona del Verbo il quale dà
sussistenza, santità, dignità, e maestà infinita a quel piccolo bambino rinchiuso
dentro la Vergine.
Nessun intervallo tra la creazione di quell’anima, la formazione di quel corpo e
l'unione personale del Verbo
_______________________
1 Sempre la medesima dottrina: i misteri di Gesù sono fatti transitori, ma il
loro spirito è eterno, così l'amore con cui Gesù li compie.
85
eterno con quel corpo e quell'anima. In quella guisa che l'anima, nel primo
istante in cui viene creata è diffusa nel corpo, così la Divinità si comunica a
quel corpo, non appena è organizzato e a quell'anima nel medesimo istante in
cui viene creata.
In quel giorno pertanto, in quell'ora, in quel momento, un bambino incomincia
ad essere Dio e insieme a veder Dio. Questi sono due stati differenti, che non
sono necessariamente collegati l’uno con l'altro; quel bambino, infatti, è Dio
per la unione con la natura divina nella persona del Verbo, e vede Dio per la
unione dell'anima sua col lume della gloria; potrebbe quindi aver
comunicazione della Divinità, senza la comunicazione della gloria; ma Colui che
ha formato quest'opera ha voluto unire in un medesimo istante quel corpicino
alla Divinità, e quell'anima alla gloria dei Beati.
Perciò questo bambino è Dio e insieme vede Dio; questo bambino è Colui che
deve portare il nome di Gesù di Nazaret, Egli non ha ancora nome sulla terra,
ma non è senza vita, né senza grazia, e neppure senza la Divinità. Vive nella
Vergine, ma è la Vita medesima; è santo per la grazia dell'unione ipostatica, la
quale è la grazia delle grazie; sta nella gloria per lo stato dell'anima sua
stabilita nella visione di Dio all'istante medesimo della sua Creazione.
Quel bambino è Dio, sussiste nella persona del Verbo; e dobbiamo considerarlo
non già come un semplice bambino, ma come il Bambino-Dio; e inoltre
dobbiamo riconoscerlo bambino perfetto, non già nell'uso dei sensi, ma nell'uso
dell'intelletto e di un intelletto dotato di una santità infinita e del lume di gloria.
L'anima di questo divin Bambino compie nel medesimo tempo due uffici ben
differenti; come l'anima di tutti i bambini, dà vita a quel corpicino e va
perfezionandolo
86
successivamente sino al tempo fissato dalla sua natura onde sia capace di
sopportare la luce del mondo. E in pari tempo vede Dio e gode della divina
Essenza. Benché privo della vista corporale, gode la vista degli angeli e la
gloria che è nei cieli.
È vero che Gesù è rinchiuso nella Vergine come un semplice bambino nella
madre sua. Ma Gesù è un bambino che il profeta chiama virum, ossia uomo
completo nella sapienza e nella perfezione: Mulier circumdabit virum, dice il
Profeta (JEREM.,. XXXI, ,22). Questo bambino, infatti, da quel momento
conosce e conosce perfettamente Dio, il mondo e se medesimo. Da quel
momento, è tanto compito e perfetto nella sapienza, nella luce e nella gloria
come quando non sarà più nella Vergine, ma sarà glorioso nei cieli.
Consideriamo e contempliamo questo bambino nella Vergine, non soltanto
secondo le piccolezze alle quali è ridotto, ma pure secondo la grandezza ed i
privilegi del suo stato e della sua grazia.
È il Sovrano della natura, a questa si assoggetta in ciò che gli piace, ma la
domina e la doma quando vuole; è bambino, ma bambino figlio di una Vergine;
è bambino, ma Bambino-Dio, che ha Dio per Padre. Sta nella Vergine come
nella Madre sua, ma anche come in un Santuario, dove Egli è il Santo dei santi,
adorabile e adorato dagli Angeli; Santuario di cui quello di Israele non era che
l'ombra e la figura. Egli sta nella Vergine come in un paradiso dove vede Dio e
gode la gloria di Dio; è nella Vergine come in un Tempio dove adora Dio suo
Padre, e si offre a Lui, presentandosi in istato di olocausto per rendergli
omaggio a nome dell'universo, in istato di vittima per glorificarlo ed espiare i
peccati del mondo.
Due qualità sono riunite nella persona di Gesù: è Figlio di Dio e Figlio della
Vergine. Con la sua nascita
87
temporale Gesù entra nell'ordine delle creature, e quindi assume i doveri
dell'essere creato, perciò rende a Dio suo Padre, a nome di tutte le creature,
l'omaggio che gli è dovuto come all'Essere supremo. Come Figlio dell'uomo,
entra nello stato e nella società degli uomini: ed assume perciò i doveri della
natura umana; e siccome questa è carica di colpe e di offese, Egli offre se
stesso a Dio suo Padre come vittima per i peccati degli uomini. Ecco il primo
atto dell'anima di Gesù nel seno della Vergine, come diremo dopo.
Ecco il primo atto della sua vita interiore, la quale incomincia subito non
appena Egli entra nel suo essere nuovo e in questa divina vita: è come un sole
che diffonde i suoi raggi appena viene creato.
Gesù è un sole divino che nel primo istante della sua vita invia i suoi raggi a
Dio suo Padre, lo vede, lo adora; lo ama, gli rende grazie, si offre ai suoi voleri.
È Figlio di Dio e si costituisce di Lui Servo 1. E il Padre in Lui si compiace e in
Lui trova la sua gloria, dicendogli: Servus meus es tu, o Israel, quia in te
gloriabor (Sei il mio Servo, o Israele, perché in te mi glorierò - Is, XLIX, 3).
Solo Gesù è Israele su la terra, solo Gesù vede Dio, ed è quel Servo segnalato
che presta a Dio quel servizio che nessun altro può prestargli: un servizio
infinito, nel merito e nella dignità, un servizio degno di espiare i peccati del
mondo, un servizio degno di dare soddisfazione a Dio nell'infinità della sua
grandezza e della sua gloria.
E Dio Padre si gloria in Lui: In te gloriabor. Gesù è Figlio e servo tutt'assieme;
in quanto è Figlio, il Padre in Lui trova il suo amore, e un amore tale che è
degno di dare origine con Lui ad una persona divina che è lo
____________________________
1 Si riduce in uno stato in cui continuamente sta adorando il Padre, stato
permanente e continuo.
88
Spirito Santo; in quanto è Servo, Dio Padre in Lui pone la gloria della sua
potenza: In te gloriabor. Il Padre infatti, non ha dominio più grande, più degno
e più elevato di quello che esercita sopra questo bambino UomoDio. È questo
il vassallo più nobile nel suo dominio, il più bel diritto del suo Impero, il più bel
fiore della sua Corona, Colui che dai profeti viene perciò chiamato il fiore, il
fiore di Nazaret.
XXV
IL FIGLIO DI DIO UMILIA SE STESSO IN QUESTO MISTERO.
Come in poco tempo si è accresciuto il dominio del Padre Eterno! Ecco il Figlio
di Dio eccessivamente abbassato ed umiliato, ma Egli medesimo umiliò se
stesso in tal modo, per la gloria del Padre suo: l'Apostolo ce lo rivela con
queste parole: Exinanivit semetipsum, formam servi accipiens (Egli annichilò
se medesimo prendendo la condizione di schiavo) e inoltre: Humiliavit
semetipsum, factus obediens usque ad mortem, etc. (si umiliò facendosi
obbediente sino alla morte - PHILP., II, 7 e 8). L'Apostolo in due parole ci
rappresenta i due più grandi soggetti di umiliazione del Figlio di Dio: quello
dell'Incarnazione con queste parole: Formam servi accipiens; quello della
Croce in questi termini: Factus obbediens usquead mortem. Ma l'Apostolo ha
cura di rivelarci the il Figlio di Dio, Lui medesimo, si umiliò in queste due
grandi abbassamenti. Infatti, è da notare che, riguardo al primo dice:
Exinanivit semetipsum, etc.; e riguardo all'altro: Humiliavit semetipsum, etc.
Notiamo bene questa verità che dall'Apostolo viene espressa con tanta cura e
contempliamo il Figlio di Dio quando entra nello stato di questi abbassamenti.
Egli,
89
scende dal Cielo dei cieli; viene su la terra, non dei viventi, ma dei morienti,; e
viene a morirvi Lui pure; porta la somiglianza del peccato, e viene ad abitare in
mezzo ai peccatori. E ciò che è intollerabile, deve portare sopra di sé i peccati
di tutto il mondo.
Adoriamolo in queste sue umiliazioni; adoriamo l'amore che lo abbassa e non
manchiamo di riconoscere la sua grandezza nella sua umiliazione.
Guardiamoci dal separare ciò che Dio ha congiunto con un mistero oltremodo
ineffabile, con un disegno così ammirabile, con un amore così inestimabile;
adoriamo invece unitamente ed incessantemente la grandezza abbassata e
l'abbassamento esaltato.
Adoriamo questa grandezza fin dall'inizio dell'abbassamento. Orbene, a
Nazaret incominciano gli abbassamenti del Verbo eterno: a Nazaret prima che
a Betlemme. La prima nascita di Gesù nella Vergine è quella, che dà al Verbo
questo nuovo stato di umiliazione, quella nascita di cui parla l'Angelo quando
dice a San Giuseppe: Quod in ex natum est (Quello che è nato in Lei) nascita
interna nella quale Gesù nasce dalla Vergine nella Vergine.
Dopo nove mesi, Gesù dalla Vergine nascerà fuori dalla Vergine: questa
seconda nascita lo manifesterà al mondo nel suo nuovo stato, ma non gli darà
questo stato; bensì lo supporrà e gliene darà il compimento.
La nascita di Gesù a Nazaret è quella che gli dà quello stato di umiliazione,
perché stabilisce il mistero dell'Incarnazione, congiungendo in unità di persona
le due nature prima così distanti e fa sì che Dio sia uomo e che l'uomo sia Dio.
Pertanto la prima nascita nella Vergine a Nazaret è come la prima uscita di Dio
fuori di sé medesimo. Dio in quell'istante esce come fuori di se stesso; col
mistero che viene allora compiuto entra nella sua
90
creatura ed alla medesima si congiunge nella sua propria persona; abbassa la
sua grandezza nel nulla dell'essere creato; si riveste della natura dell'uomo e
dello stato di infanzia, e per nove mesi rimane bambino nel seno della Vergine.
Questo è il suo primo passo, e come il suo ingresso nell'abbassamento e nel
mondo. In questo primo passo del figlio di Dio che incomincia il suo viaggio dal
cielo in terra, in questo primo stato nel seno di sua Madre, noi riconosciamo ed
adoriamo un Verbo-Infante, un BambinoDio; un Dio mortale ed insieme
immortale; un Dio eterno e insieme sottoposto al tempo, alla misura dei giorni
e dei momenti (ciò che Nestorio non poteva comprendere): un Dio immenso e
rinchiuso nel seno di sua Madre. Il medesimo Dio trovasi in questi stati
differenti, perché ha due nature: divina l'una, umana l'altra; una propria, l'altra
appropriata; una gli conviene da tutta l’eternità, l'altra soltanto da questo
istante: ma tuttavia tutt'e due gli appartengono e sono sue: una per essenza,
l'altra per amore. Queste due nature così differenti, ma indissolubilmente unite
in Lui e nella sua persona, rimangono distinte, senza confusione; non sono
separate, né dobbiamo considerarle come separate; vedendo l'abbassamento
di una, dobbiamo tener presente la grandezza dell'altra che la eleva sino al
trono della Divinità, la deifica nella persona del Verbo e la rende divina,
adorabile e fonte della salvezza.
Quel bambino dunque, appena nato in Maria al termine del colloquio angelico e
nell'umile cella di Nazaret, è grande insieme e piccolo; ma è ben più grande
che piccolo. È vivente; anzi è la Vita medesima ed ha due sorte di vita: è
vivente nel Padre suo e vivente nella sua santissima Madre.
Vive e nasce nel Padre suo, perché è sempre nascente da Lui; vive e prende
una nuova nascita nella Madre sua,
91
perché or ora formato nella Vergine per opera dello Spirito Santo; ed è fatto in
onore del Padre suo: Factus est ei ex semine David secundum carnem, dice
l'Apostolo. (Fatto a Lui [al Padre] dal seme di Davide secondo la carne - ROM.,
1, 3).
Oh vita del Verbo increato nel Padre Eterno! Oh vita del Verbo incarnato nella
Vergine sua Madre!
Parliamo un linguaggio più umile in onore di Colui che tanto si è umiliato!
Oh vita di questo bambino, nel suo Eterno Padre! Oh vita di questo bambino,
nella Vergine sua Madre! Due vite ben differenti, ma tutt'e due divine e tutt'e
due adorate dagli angeli.
Nell’attesa che questo medesimo bambino ci elevi nel cielo per darei lassù la
visione della vita che ha nel Padre suo, vediamo ora la vita che ha pure nella
Madre sua e l'esercizio ammirabile di tale vita.
La vita di Gesù in Maria è tutta nostra e tutta divina: tutta divina e tutta
nostra, né gli angeli vi hanno parte se non per adorarla. Per noi, infatti, e non
per gli angeli Gesù è mandato; per noi e non per gli angeli viene su la terra;
per noi é non per gli angeli vive, e morrà su una Croce: così canta la Chiesa
medesima nel simbolo: Qui propter non homines et propter nostra salutem
descendit de coelis, et incarnatus est de Spiritu Santo (Per noi uomini e per la
nostra salute, è disceso dai cieli e si è incarnato per opera dello Spirito Santo).
Grandi parole, troppo poco considerate! Per noi è disceso dai cieli, dice la
Chiesa nei suoi misteri, per noi si è incarnato. Guardiamo dal far getto dei
nostri privilegi, né di diminuire, per ragioni umane i nostri favori; non
priviamoci così alla leggera del massimo attestato del più grande amore che
mai vi sarà di Dio verso l'uomo. Non accomodiamoci di distinzioni inventate da
alcuni
92
Teologi 1, distinzioni che non hanno fondamento nella parola di Dio, negli scritti
dei santi Padre e neppure nella voce e nel sentimento della Chiesa. La Chiesa ci
insegna che il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell'uomo per gli uomini.
Accogliamolo, abbracciamolo ed amiamolo come tutto nostro. Questa vita
ch'Egli prende è tutta nostra, sia nella sua origine, vale a dire nella natura da
Lui presa in isposa; sia nel modo, ossia nella condizione passibile per un po' di
tempo in terra ed impassibile, per sempre in cielo.
***
Come questa nuova vita del Verbo è tutta nostra, è pure tutta divina. È divina
in quel bambino: perché essendo Egli composto di due nature, la natura e la
persona del Verbo in certo quel modo fanno parte dell'essere e dello stato di
questo divin Infante, Bambino e Dio tutt'assieme. È divina ancora nella sua
umanità medesima, perché l'umanità di questo bambino, vale a dire il suo
corpo e la sua anima non hanno altro essere, né altra sussistenza che quella
della Divinità. La Divinità investe questo corpo e quest'anima, li sorregge, li
penetra sino al più intimo della loro sostanza. Come adunque l'essere e la vita
di questo corpicino è tutto santo, tutto divino, tutto adorabile, e quindi tutto
adorato dagli angeli.
Quanta grandezza! Quanta potenza! Quante meraviglie si compiono in un
istante e in un corpo così piccolo insieme e così grande! Corpo così piccolo se
lo consideriamo nella sua quantità, e così grande se lo consideriamo nella virtù,
nella dignità, nella santità e nella potenza!
Dio sta in questo piccolo corpo, e la pienezza della
____________________________
1 Secondo i quali il Verbo si sarebbe incarnato soltanto in carne passibile per la
nostra salvezza; quindi per noi si sarebbe incarnato solo nel modo.
93
Divinità vi abita corporalmente; è il corpo di Dio medesimo; e in questo, corpo
prezioso e sacro, sacro per l'unione della Divinità, Dio ha posto la vita, la
religione e la redenzione del mondo.
Questo corpo, per verità tiene sinora ben poco posto nell'universo ... ; ma pur
così piccolo nel mondo e nella Vergine, nella sua piccolezza sorpassa la
grandezza di tutti gli altri corpi assieme ed anche del cielo empireo. Il cielo fu
fatto perché fosse la dimora degli angeli; ma questo corpo è formato per
essere la dimora di un'anima che regge gli angeli tutti, di un'anima che in
questo medesimo corpo possiede una gloria più sublime di quella di tutti gli
angeli e di tutti gli uomini assieme.
XXVI (*)
INTIMITÀ DELLA VERGINE CON GESÙ, DELIZIOSA E CONTINUA.
I. - Vediamo ora le relazioni di Gesù infante con la sua santissima Madre,
poiché sono ciò che vi è di più intimo in Lui a motivo del mistero che si è
compiuto in Lei e per mezzo di Lei. Qui abbiamo l'inizio della dimora di Gesù
nella Vergine; sono due argomenti così insigni da meritare tutta la nostra
considerazione.
Riflettiamo dapprima che assolutamente parlando, dopo le persone divine, non
v'è altra persona cui il Figlio di Dio sia più strettamente legato che alla
Vergine; anzi
________________________
(*) L’Autore tratta in altri due capitoli intermedi - XXVI e XXVII - dello stato di
Gesù Infante nel seno di Maria e della sua prima offerta di se stesso all'Eterno
Padre; sono argomenti piissimi, ma siccome sono trattati senza nessun
accenno alla Vergine, abbiamo creduto bene di non inserirne qui la traduzione,
proseguendo regolarmente la enumerazione.
94
questo vincolo imita e adora quel vincolo ch'Egli ha con le persone divina.
Gesù è congiunto col Padre per nascita e per natura, e con la Vergine per
natura e per nascita. È congiunto con lo Spirito Santo per l'origine, poiché è il
principio questa persona nell'eternità; ed è congiunto con la Vergine per
produzione ed infusione nello spirito di Maria di uno spirito, che è la vita della
vita di Lei e la anima dell'anima di Lei 1. Gesù è il principio della grazia di
Maria, perché tutto quanto la Vergine possiede di grazia, tutto proviene dalla
grazia suprema e dai meriti di Gesù: in tal modo Gesù è congiunto con Maria
per natura e per grazia 2.
Il vincolo che Gesù ha con le persone divine è eterno: quello che ha con la
Vergine è nuovo, anzi recente, ma durerà in eterno. La Vergine santissima è e
sarà per sempre Madre di Gesù; questa qualità, Maria l'avrà sempre tanto in
cielo come in terra, e Gesù eternamente onorerà in Lei questa qualità di Madre
di Dio. Ma noi vediamo in modo sensibile che nel presente stato in cui Gesù
trovasi nel suo seno, Maria gli è più vicina e più congiunta mentre Egli si trova
in Lei e ne è come una parte; Maria vive per Gesù: Gesù vive da Maria e si
trova continuamente rispetto a Maria in uno stato di dipendenza, anzi di
indigenza.
Gesù si trova in Maria in parecchi modi secondo i suoi diversi stati; ed è dolce
per noi considerarli ripetutamente. Il tempo di questo mistero ci invita a
pensarvi ed a ripensarvi sovente; perché è il tempo in cui Gesù dimora nel
seno della Vergine e vi dimorerà per nove mesi.
______________________
(1) Gesù come eternamente nasce dall'Eterno Padre, così nel tempo nasce da
Maria; e come nella SS. Trinità dà origine allo Spirito Santo, così è causa di
tutte le grazie di Maria.
(2) Per natura, perché da Maria ha ricevuto l'umana natura; per grazia, perché
è causa di tutte le grazie di Maria.
95
Gesù, è in Maria come il figlio della Madre, traendo da lei la sua vita.
Gesù è in Maria come Figlio e Dio di Lei; donandole vita come da Lei riceve vita 1.
Gesù è in Maria come nel suo paradiso su la terra, perché, nella Vergine tutto è
santo, tutto è delizioso: là non v'è, né mai vi è stato nessun'ombra di peccato:
Gesù in Maria trova il suo riposo e le sue delizie, e fuori di Lei non incontrerà
che peccatori e peccati.
Gesù è in Maria come in un cielo, poiché là vive della vita della gloria, vedendo
Dio e godendo dell'Essenza Divina.
Gesù dimora in Maria come in un tempio dove loda e adora Dio, dove rende i
suoi omaggi all'Eterno Padre, tanto per sé medesimo come a nome di tutto il
creato.
Tempio santo e sacro dove riposa Gesù! Vera arca della vera alleanza! È
questo il primo e più Santo tempio di Gesù; il cuore della Vergine è il primo
altare sopra il quale Gesù offre, come Ostia di perpetua lode, il suo Cuore, il
suo corpo e l'anima sua; là Gesù offre il suo primo sacrificio e fa la prima e
perfetta oblazione di sé medesimo, nella quale siamo tutti santificati.
In tal modo Gesù sta nella Vergine, e vi sta come nel suo paradiso, come nel
suo cielo empireo 2, come nel suo tempio, come nella sua Madre. In questo
stato e in questo tempo, la Vergine è un santuario in cui vi sono meraviglie più
che non ve ne fossero allora in cielo: un Uomo-Dio, un Verbo-Infante; un
Bambino-Dio, un corpo passibile congiunto con un'anima gloriosa, una vita
___________________________
(1) Gesù dà a Maria la vita soprannaturale della grazia e ne riceve la vita
naturale.
(2) Questa espressione (empireo) ancora mitologica e medioevale indicava il
cielo più elevato e superiore al cielo siderale, il cielo cioè degli eletti.
96
umanamente divina e divinamente umana, uno spirito che regge tutti i corpi e
tutti gli spiriti dell’universo, un Ordine singolare, l'Ordine cioè dell'unione
ipostatica, Ordine eminente sopra tutti gli Ordini di natura, di grazia e di gloria.
Ecco le meraviglie che non si trovano in cielo, mentre si trovano nella Vergine
e ce la rendano sommamente venerabile.
Pensiamo a Maria, pensiamo a ciò che vi è in Maria. Contempliamo Gesù in
questo stato in mezzo alla Vergine come, centro e cuore di Lei; oppure,
secondo i profeti, come un sole, sole coperto di una leggera nube, vale a dire,
della santissima Vergine la quale lo copre per la terra e lo coprirà per nove
mesi.
I dotti affermano che attorno al sole vi sono stelle che girano intorno a questo
astro come esso gira intorno alla terra. A Dio piaccia che siamo noi pure fra
queste stelle e che giriamo intorno a Gesù, piuttosto che intorno a noi
medesimi come facciamo quotidianamente! Ma qui dobbiamo dimenticare noi
medesimi per non ricordarci che di Gesù e della Vergine.
Gesù è dunque un sole e la Vergine una stella che ha la sua rotazione ed i suoi
movimenti intorno a Gesù, intorno a questo Sole di gloria e soltanto intorno a
Lui.
Gesù è il centro di Maria e ne è pure la circonferenza; e Maria include, ci
sembra, e circoscrive le grandezze e le influenze di Gesù.
Gesù senza posa è da ogni parte e tiene sempre rivolto a Maria il suo sguardo:
Maria non tende che a Gesù; Egli l'attrae a se stesso e la rapisce in sé: i due
Cuori di Gesù e di Maria, così vicini e così congiunti per la natura, sono ben più
ancora congiunti ed intimi per la grazia e vivono l'uno nell'altro.
Ma chi potrebbe descrivere una tal vita? Essa è
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descritta in Cielo, e bisogna aspettare che quel libro celeste ci venga aperto
per vedere i favori, le tenerezze, i rapimenti e le meraviglie che vi sono
contenute. Nell'attesa di una tal grazia, balbettando piuttosto che parlando di
cose così sublimi, diremo che Gesù essendo così congiunto con la Madre sua,
incessantemente la attira e la rapisce in se stesso.
Nel Padre suo Gesù nasce, vive ed è il principio di un Amore increato che è la
terza persona della Trinità: parimenti nascendo e vivendo nella Madre sua,
infonde in Lei uno spirito, un amore il quale, per verità, è creato, ma dopo lo
spirito medesimo di Gesù non ha mai avuto, né mai avrà l'uguale.
La prima occupazione di Gesù è stata con Dio suo Padre; la seconda è con la
sua santissima Madre. Egli l'ha scelta, l'ha preparata a cose oltremodo grandi
ed intime con sé medesimo.
Maria, dopo le persone divine è il più degno oggetto dei pensieri di Gesù,
l'anima più capace dell'influenza e dell'azione di Gesù; la più prossima alla sua
santa presenza; anzi Gesù è congiunto con Lei per istato di dipendenza, in
quanto è suo Figlio ed Ella sua Madre; e in quel tempo vive in Lei e da Lei. Ha
voluto aver in comune con Lei il mistero dell'Incarnazione, traendo da Lei quel
corpo di cui si è rivestito, e volendo che come Madre Ella esercitasse la sua
azione e la sua cooperazione in quell'Opera incomparabilmente più grande che
la creazione del mondo.
Gesù divide pure con Maria la vita della sua prima infanzia; vuole in questa vita
essere indigente e dipendere, a guisa di mendicante, dalla vita della Vergine; e
una tal felice grazia, gliela lascia godere per nove mesi interi senza
l'interruzione neppure di un istante! E in
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seguito Gesù la renderà pure partecipe di una parte dei suoi più grandi effetti
su la terra e nelle anime 1.
Grandi e felici comunanze tra Gesù e Maria! Intanto che sta nel suo seno non
ha, né si prende nessuna occupazione se non con Lei e con Dio suo Padre. S.
Giovanni Battista vi avrà la sua parte per alcun tempo, e in seguito anche S.
Giuseppe; ma intanto soltanto il Padre e la Vergine hanno parte con Gesù,
soltanto il Padre e la Vergine sono l'oggetto delle sue occupazioni, delle sue
delizie e dei suoi colloqui. In Maria Gesù compie cose grandi degne di se
medesimo e degne di Lei. Non abbiamo nessuna misura proporzionata, onde
valutarle, perché non abbiamo la potenza (di quell'angelo dell'Apocalisse che
teneva in mano una canna d'oro per misurare le dimensioni del Tempio 2. La
Vergine è un tempio più insigne e più augusto di quello dell'Apocalisse; non v'è
che il Figlio suo che abbia in mano la canna per aver conoscenza delle sue
dimensioni.
Il nostro unico compito è di ammirare e non di giudicare, né di voler discorrere
di cose così grandemente superiori alla nostra intelligenza. Tutto ciò che
possiamo dire è che Gesù è Figlio di Maria e Maria è Madre di Gesù; ed ecco il
tempo in cui ha principio per il Figlio di Dio la Filiazione umana e per la Vergine
la Maternità divina.
Il Figlio di Maria è Dio e la tratta, la rimira, la ama, la onora come Madre di
Dio, come Madre sua. La Maternità divina è una qualità così santa che è vicina
e prossima a Dio e si deva, come dicono i più insigni
__________________________
(1) Gesù la costituirà Mediatrice nell'applicazione dei frutti della Redenzione.
(2) Apoc., XXI, 15. Nessuno, fuorché Gesù, può conoscere la grandezza della
Madre sua.
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Dottori, sino alla prossimità dei confini della Divinità: proxime fines Divinitatis;
che prospetta nell’infinito medesimo; è del numero delle cose incomprensibili;
non è in nostro potere di penetrare ciò che appartiene alla Vergine in questa
qualità. Gesù solo conosce una tale infinita dignità; Egli per la sua grandezza è
la causa e la sorgente di questa infinità, perciò, solo onora questa maternità
come essa lo merita. Onorando la Madre sua perché è Sua Madre, Gesù onora
sé medesimo. Gesù onora la Madre sua secondo tutta la sua sapienza e tutta la
sua potenza. Egli usa della sublimità dei suoi pensieri e delle sue celesti
industrie sopra un soggetto così degno e così vicino a sé, nel quale ha tanta
parte e tanto interesse.
Con tali pensieri e disposizioni, appoggiandoci su tali fondamenti, cerchiamo di
considerare quella prima occupazione di Gesù con la Vergine e della Vergine
con Gesù. Sono questi i due personaggi più eminenti che vi siano in cielo e in
terra. Il soggetto che li unisce e li occupa assieme è il più santo, il più divino, il
più intimo e più sacro che possa esservi; e la loro occupazione è l'argomento
più sublime, più degno e più delizioso che possiamo meditare.
II. - In quella guisa che da quattromila anni che il mondo era stato creato non
vi era mai stata opera simile al mistero dell'Incarnazione, così da quando il
mondo è mondo non v'è stato mai tempo più prezioso di quello in cui il Figlio di
Dio incomincia ad essere Figlio dell'uomo e una Vergine diventa Madre di Dio. È
questo quel tempo di delizie annunciato dai profeti, in cui il cielo manda la sua
rugiada, le nubi piovono il giusto, e la terra irrigata dal cielo si apre per
germinare il Salvatore (Is 45,8); è il tempo dell'evento più insigne, più felice e
più
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salutare che mai vi sarà; è il tempo in cui il cielo e la terra concorrono in uno
sforzo meraviglioso, per dare il Santo dei santi al mondo che ne ha urgente
bisogno: è la pienezza dei tempi secondo gli Apostoli; è il tempo della salvezza
dell'universo, tempo in cui il cielo viene dalla terra rapito nella contemplazione
e nell'adorazione di meraviglie che si veggono su la terra e non si trovano in
cielo. Questo avvenimento così felice, così notevole, così prezioso, si compie in
Nazaret, tra Gesù e la Vergine sola, il restante della terra non avendovi
nessuna parte. Quanto più sono soli, quanto più grande è la loro solitudine,
quanto più è ammirabile, tanto più si trattengono nel soggetto della loro
solitudine essendo esso così importante, e tanto più profonda e deliziosa è la
loro mutua occupazione.
Gesù è dunque occupato della Vergine, e unicamente per allora, della Vergine;
la Vergine è pure tutta occupata di Gesù, e sola sopra la terra è occupata di
Gesù. Sola sopra la terra, Maria adora il mistero dell'Incarnazione, e in nome
della terra adora quel mistero che è compiuto in terra a pro della terra; solo
Maria adora Gesù. Quanto più è sola occupata in un sì grande soggetto, tanto,
più è intensa la sua occupazione 1; Ella vi si dedica con tutte le sue facoltà, vi
si applica con tutti i suoi sensi, perché è un mistero sensibile e sensibile in Lei;
anche la sensibilità deve rendere omaggio a quel Dio che si è reso sensibile 2 a
favore della natura umana.
Ad una tale occupazione la Vergine si dedica con tutta l'anima sua. Lo spirito di
Gesù che anima il proprio corpicino sì delicato, anima pure con una dolce e
santa influenza, per grazia e per amore, lo spirito e il corpo della
___________________________
1 Perché sola adora Gesù, lo adora con maggior fervore e amore.
2 Facendosi uomo.
101
Vergine. Nello spirito e nel corpo della Vergine lo spirito di Gesù è più potente
e più attivo che lo spirito medesimo della Vergine stessa. La grazia infusa nella
Vergine, grazia così eminente e così, elevata, attira ed assorbe tutti i suoi
sensi, tutte le sue facoltà e tutto il suo spirito in un oggetto così grande e
insieme così presente (Gesù), oggetto che a quella grazia si addice con una
perfettissima proporzione.
La grazia della Vergine, infatti, non è come la nostra; è una grazia affatto
particolare ed a Lei tutta propria; è una grazia che fin dalla sua origine tendeva
al mistero dell'Incarnazione come al suo fine, al suo principio e al suo
esemplare 1. È una grazia nuovamente infusa, nuovamente accresciuta sino al
suo colmo, sino al suo effetto principale nella Vergine, nel compimento del
____________________________
1 La grazia santificante o abituale ha la medesima ed unica essenza specifica;
tanto la nostra come quella di Maria, e persino quella, che si chiama
accidentale e creata, nell'anima di Gesù Cristo. La grazia, infatti è una
partecipazione alla natura divina: Dio medesimo non potrebbe farci partecipi di
cosa migliore, della sua propria natura. Ma la grazia può darsi in grado più o
meno elevato; e qui non può esservi nessun confronto tra la nostra grazia e
quella straordinariamente immensa di Maria; ed è già questa una differenza
oltremodo notabile.
Il Cardinale de Bérulle pensa che la grazia di Maria non è come la nostra
perché fin dalla sua origine tendeva al mistero dell'Incarnazione come al suo
fine, al suo principio, al suo esemplare. La grazia santificante, infatti, stando
nel suo genere, può aver qualità e effetti differenti.
1° La grazia di Maria tendeva all'Incarnazione come al suo fine, per disporla a
prestare il suo concorso all'Opera di Dio, e inoltre per elevarla al compimento
dell'ufficio di Madre di Dio. Noi poco pensiamo ai doveri che erano compresi
nella dignità di Madre del Figlio di Dio; era questa una missione che conteneva
tale responsabilità che non si concepisce come potesse essere accettata da una
creatura: ci voleva non meno dell'umiltà di Maria con una corrispondente
fiducia in Dio; ma intanto le occorreva una grazia inconcepibile. Qui possiamo
applicare ciò che si riferisce alla grazia sacramentale, la quale, secondo
l'opinione
102
mistero dell'Incarnazione; è una grazia che unisce in modo affatto particolare
Gesù alla Vergine e la Vergine a Gesù.
La grazia in generale unisce a Dio, ma quella sorta di grazia particolare, alla
Vergine, unisce Dio come incarnato, e la Vergine a Dio incarnato. Questa
grazia, così propria di questo mistero opera nella Vergine un effetto proprio e
la dà un'applicazione, una unione a Gesù vivente in Lei, così grande, elevata e
potente che non la possiamo esprimere.
Così la grazia e la natura concorrono a stabilire nella Vergine una disposizione
eminente che rapisce il suo cuore e la sua mente in Gesù suo Figlio e suo Dio.
Ma oltre questo movimento di natura e di grazia che è potentissimo, Gesù
medesimo che è presente ed è attivo, attira immediatamente, per se stesso, la
mente e il cuore della Vergine in tale occupazione. Gesù è presente in Maria, è
potente in Lei, opera in Lei: Maria è perfettamente disposta a ricevere tali
sante operazioni, ed a riceverle secondo tutta la loro energia e la loro
estensione.
________________________
dei teologi, è la stessa grazia abituale ordinata alla finalità speciale di ciascuno
dei sacramenti con diritto quindi alle relative grazie attuali. Possiamo perciò
dire che la grazia di Maria era ordinata alla divina Maternità accompagnata da
un corredo incommensurabile di grazie attuali e di doni soprannaturali (virtù
infuse, doni dello Spirito Santo, ecc.) onde Ella possedesse quella santità e
quelle virtù convenienti al suo ufficio.
2° La grazia di Maria era ordinata all'Incarnazione come al suo principio; aveva
il suo principio nella speciale predestinazione chè includeva un amore singolare
verso Maria, e per conseguenza Dio la ornò certamente di ogni grazia più
sublime, di tutte le perfezioni che possono accompagnare la grazia abituale.
Inoltre la grazia di Maria ebbe principio negli splendori dell'Immacolata
Concezione, quindi per Lei non fu, come per noi, una grazia di rigenerazione
poiché Maria non ebbe nessun'attinenza col peccato, ma di preservazione; di
più produsse in Lei una giustizia originaria perfetta e completa, impedendo
anche ogni fomite o inclinazione qualsiasi al peccato, mentre la grazia del
Battesimo per noi, per quanto tolga il peccato originale, lascia il fomite del
103
E sono queste le primizie dell'azione di Gesù, nella Madre sua. Gesù adunque,
volendo che le sue prime operazioni in terra e le sue prime influenze siano per
la Vergine, l'attira in se medesimo e in sé la rapisce.
Quale tenerezza! Quale amore! Quali favori di un tal Figlio verso una tal Madre,
e di una tal Madre verso un tal Figlio, e nel principio del loro amore e del loro
mutuo godimento! È un'estasi continua perché l'oggetto che rapisce è sempre
presente alla potenza che ne viene rapita, e sempre agisce. Così avviene in
cielo dove l'oggetto è sempre presente e sempre visto; così avviene dello stato
di Maria, perché per Lei l'oggetto è sempre presente, sempre sensibile e
sempre l'attira.
La Vergine non è assorta in una semplice, estasi passeggera e transitoria; ma
è fissata in uno stato di rapimento permanente di cui l'oggetto è continuo, e
sempre capace di rapirla. Noi non siamo capaci su la terra di uno stato simile,
ma la Vergine ne è capace; né dobbiamo giudicare di Lei Secondo ciò che
siamo noi. Quella sorta
__________________________
peccato. Gratia Beatae Virginis dicendo est non quidem alterius generis a
gratia nostra, sed alterius rationis, cum gratia nostra, quantocumque sit, nos
in perfectum justitiae originalis non constituat sicut constituit nostra gloriosam
Matrem (LEPICIER, op. cit., pag. 210).
3° La grazia di Maria tendeva all'Incarnazione come, al suo esemplare; il Padre
de Bérulle, infatti, vede nella Maternità divina una imitazione dell'Incarnazione
(vedi infra, pag. 129), per cui è naturale che la grazia della Madre di Dio sia
pure una imitazione dell'unione ipostatica, quindi, abbia per effetto una unione,
singolarissima tra Gesù e Maria. Inoltre Gesù è l'esemplare di tutto l'Ordine
soprannaturale; orbene Maria, essendo prossima a Gesù più di tutti i figli
adottivi nell'Ordine soprannaturale e in un modo unico come Madre, doveva
fruire più di tutti dell'influenza di Lui. Così in Maria vi erano titoli affatto
speciali, anche sotto questo aspetto, perché godesse di una grazia più perfetta
che la nostra. Per altro non possiamo sapere quali e quanti effetti di grazia
possa operare la potenza di Dio e quindi quali grandi cure abbia fatto
nell'anima della Madre sua.
104
di grazia singolare di cui Maria è insignita, la dispone ad un tale stato e a cosa
più grande ancora, poiché la dispone ad essere Madre di Dio. La sua vita è
elevata, né va soggetta alla debolezza dei sensi e della mente umana rispetto
alle cose sante e celesti. Maria è tanto elevata che in Lei non v'è quella
sproporzione tra la natura e la grazia, la quale nelle estasi delle anime più
sante su la terra cagiona la debolezza e la perdita dei sensi. La Vergine anzi è
confermata nella forza e nella potenza della grazia celeste che comporta i più
grandi sforzi senza nessun indebolimento; vive della vita della terra e insieme
nei celesti rapimenti; le sue estasi divine sono perenni, ma dalle sue
occupazioni divine Ella non risente nessun indebolimento nella vita umana
(nessuna sospensione nell'uso dei sensi) 1.
XXVII
OCCUPAZIONE DI GESÙ NELLA VERGINE VERSO LEI STESSA
I. - Ecco lo stato di rapimento della Vergine, stato degno della sua grandezza e
della sua elevazione permanente ed ordinaria. L'oggetto di questo rapimento è
Gesù; Egli ne è il principio, come abbiamo detto, poiché lo opera Lui stesso;
ma ne è anche l'oggetto. Havvi forse bisogno
___________________________
(1) Non v'ha dubbio che la Madre di Dio sia stata insignita, con grande
abbondanza e perfezione, delle grazie mistiche, le quali consistono in una
illuminazione divina tutta speciale nell'intelletto e in un impulso di perfetto
amore nella volontà. Maria non poteva essere priva del favore mistico più
elevato, che è l'unione trasformante; ma in uno stato così perfetto, Ella, come
afferma il Card. de Bérulle, non provava nessun'estasi, perché l'estasi suppone
una debolezza e una imperfezione dei sensi che non poteva essere in Maria.
(Cfr.: Diction de théol. cat., IX, col. 2428).
«Si rappresenta talvolta l'estasi come la cima, il punto più elevato della vita
mistica; al contrario, secondo i veri autori e
105
di dimostrazione per persuadere i cristiani di tale verità? Forse che per le
anime ben nate non basta farne la semplice esposizione? Gesù vivente di una
vita nuova nella Vergine e per opera della Vergine, non è forse per la Vergine
un oggetto di contemplazione degno e conveniente; e in quel tempo santo in
cui Egli incomincia a vivere da Lei e in Lei? Gesù dunque in questo tempo
prezioso attira e intrattiene la Vergine, la intrattiene di se medesimo e la
rapisce in sé. Ma siccome in Gesù vi sono parecchi soggetti degni di rapire in
Lui la sua santissima Madre, ciò che ora l'occupa e la rapisce, è l'opera che è
stata compiuta in Lei su la terra, il mistero dell'Incarnazione, lo stato naturale,
o piuttosto soprannaturale del Figlio suo in Lei.
Ecco il primo oggetto di quel rapimento che Gesù opera nel cuore della
Vergine.
Oh! come Maria ebbe perfetta conoscenza dello stato di Gesù! Come penetrava
questo mistero! Come in quello viveva e in quello si inabissava! Il mistero di
Gesù! era la vita di Maria; Ella in certo qual modo, perdeva la sua vita propria
e la sua sussistenza in se medesima per vivere in Colui che è la Vita ed insieme
era la vita di
______________________________
in particolare santa Teresa, l'estasi non è che una tappa tra ciò ch'ella chiama
l'unione semplice e l'unione piena ossia sposalizio spirituale; è l'ultima
purificazione passiva per la quale bisogna passare, purificazione dolorisissima
perché l'anima, si sente potentemente attirata verso Dio e che tutto ciò che in
essa è naturale ad arrendersi.
«L'anima sembra essersi ritirata», dice la Santa, sembra abbandonare i sensi
l'uno dei quali è sospeso più o meno completamente per un tempo più o meno
lungo. Maria, essendo immacolata, non ebbe bisogno di essere purificata,
perciò non dovette passare per l'estasi onde arrivare all'unione piena ch'Ella
possedeva fin dal primo momento della sua esistenza. In Maria «non vi fu
sproporzione tra la natura e la grazia» come dice il Card. de Bérulle)
(MOLIEN).
106
Lei; ma questa sorta di vita e di rapimento della Vergine nel suo Figlio ci è
quasi tanto nascosta quanto la vita del Verbo nell'umanità di Gesù. Rispetto a
cose così grandi non abbiamo luce ma soltanto tenebre.
Alcuni pensano che la Vergine venne allora elevata alla chiara visione della
divina Essenza e della persona del Verbo che si era incarnata in Lei. E davvero,
se una tal grazia della visione di Dio venne conferita ad altri su la terra, come
certi Dottori pensano di Mosè e di san Paolo; senza nessun dubbio sarebbe il
caso di attribuirla alla Vergine, e di attribuirgliela in quel felice momento in cui
Dio si abbassava in Lei e la elevava in se medesimo, congiungendola così
intimamente a sé per via di un mistero di tale grandezza. E quando pure una
tal grazia non fosse stata concessa né a Mosè, né a san Paolo, non sappiamo
noi che la Vergine ha molti privilegi che appartengono unicamente a Lei?
Il tempo in cui si compie questo inaudito mistero merita veramente privilegi
talmente grandi, particolari e nuovi, che possiamo ben attribuire alla Vergine
anche ciò che non viene concesso a nessun altro; possiamo bene attribuire a
quel tempo della vita della Vergine ciò che non le sarebbe stato concesso in
nessun altro tempo; fin qui con fondamento possono giungere i nostri pensieri.
Quanto a spingerci più oltre, onde sapere se i favori e i privilegi concessi allora
alla Vergine siano arrivati sino al godimento della Divinità, è questo un segreto
della condotta di Gesù con la sua santissima Madre che non ci è stato rivelato,
e preferisco adorarlo piuttosto che penetrarlo; in tale argomento conviene
contentarsi di ignorare piuttosto che affermare 1.
__________________________
(1) Molti teologi, infatti, ritengono almeno come probabilissimo che alla B.
Vergine la visione della divina Essenza venne concessa in modo transitorio, per
lo meno nelle principali circo-
107
Riconoscendo dunque con umiltà la nostra ignoranza rispetto a questa
particolarità, possiamo però dire, sia che la Vergine abbia avuto o no la
visione, dei Verbo Incarnato in Lei, che questa divina persona possedeva la
Vergine e la Vergine possedeva quella divina persona incarnata nel proprio
seno, per via di un possesso così speciale, singolare e proprio di Lei che la
nostra penna non è capace di scriverlo, né la nostra lingua di esprimerlo, né il
nostro cuore di sentirlo, né la nostra mente in intenderlo; è già per noi fin
troppa grazia ardire di pensare ed adorare tali meraviglie. Era un possesso così
penetrante e perfetto, una comunicazione così intima e potente, un godimento
così sublime e così elevato anche nell'Ordine della grazia miracolosa e
singolarissima, che se non dava alla Vergine la visione della persona Divina che
si era incarnata nel seno di Lei, operava almeno nell'anima sua un colmo ed un
eccesso di grazia, occupava nelle operazioni divine un posto così alto
comprendeva i favori del Verbo Incarnato in un modo così privilegiato e
grazioso, che non vi è mai stato, né mai vi sarà nulla di uguale: questo è tutto
ciò che possiamo dire, balbettando di cose che sono superiori all'intelligenza
non solo dell’uomo, ma anche dell'Angelo.
__________________________
stanze della sua vita, per es. nell'Incarnazione, nella Natività, Risurrezione ed
Ascensione di Nostro Signore; 1° perché si può, con maggior ragione,
attribuire i favori concessi ad altri santi e convenienti alla sua dignità di Madre
di Dio, Corredentrice e Mediatrice universale; 2° per darle un conforto nei suoi
dolori, poiché nessuno soffrì quanto Maria. (Cfr.: LEPICIER, De B. Verg. Maria,
5a edizione, pag. 282). Quanto poi alla frequenza, alla durata ed alla
perfezione della visione beatifica in Maria, non possiamo fare che congetture.
Per altro, non le dava la conoscenza di tutto quanto vedrà in Dio nell'eterna
gloria, non distruggeva in Lei né la virtù della fede, né lo stato di viatrice, era
perciò ben inferiore alla visione beatifica della gloria. (Cfr.: Diction. de
théologie cath., vol. IX, col. 2410).
108
Ecco quali sono i primi pensieri del Verbo incarnato; ecco la prima attività di
Gesù nella Vergine; ecco la prima occupazione della Vergine o, per dir meglio,
il primo rapimento della Vergine nel Figlio di Dio che in Lei si è fatto Figlio
dell'uomo.
II. - Ma la Vergine inoltre, in quel medesimo istante, ha un altro oggetto di
rapimento in Gesù che vive ed opera in Lei ed è il primo esercizio della vita
interiore di Gesù con Dio suo Padre. È questo un oggetto differente da quello
che abbiamo esposto fin qui. Questa occupazione è differente da quella in cui
la Vergine, è rapita per lo stato di Gesù in se medesimo, ossia per la sostanza
del mistero dell'Incarnazione: qui l'oggetto della contemplazione e del
rapimento della Vergine sono gli atti medesimi di Gesù, le prime azioni interiori
e spirituali dell'anima di Lui nel colloquio col Padre suo.
Il divino Infante non ha ancora nome su la terra, ma non è inattivo, né ozioso;
la debolezza dell'infanzia non gli impedisce di agire, perché affetta il suo corpo,
e non l'anima sua: Gesù è attivo; veggente, vigilante, la sua vita interiore e
spirituale è degna di rapire il cielo e la terra; orbene, questa vita rapisce la
Vergine santamente occupata nella contemplazione degli stati e degli atti intimi
di Gesù. La vita del Figlio suo è la sua propria vita: i pensieri ed i sentimenti di
Gesù sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti ed in questi Ella è tutta occupata 1.
Se la Vergine non ebbe la luce divina della visione immediata della divina
Essenza, ebbe almeno la luce angelica 2 ,la quale le manifestava l'anima di
Gesù e le sacre
_____________________________
(1) Maria si unisce ai sentimenti di ostia di Gesù, e si offre con Lui all'Eterno
Padre.
(2) La scienza infusa, propria degli angeli.
109
occupazioni di quest'anima. Era questa la sua luce, la sua grandezza e la sua
beatitudine su la terra; era questo uno dei suoi principali esercizi; e qui
appunto Maria incomincia a godere di una conoscenza così santa e a dedicarsi
ad una occupazione così elevata.
Maria adunque contempla la vita e l'occupazione di Gesù in se medesima: ecco
il libro che il Figlio suo ha per Lei, come lo apre in cielo, secondo l'Apocalisse 1.
In un tal libro Maria vede le trattative di Gesù con Dio suo Padre, vede le lodi,
le adorazioni, la dedizione, l'oblazione ch’Egli fa di se medesimo al Padre; vede
tutto quanto concerne cosa sì grande come la vita e l'accordò del Figlio col
Padre, e del Padre col Figlio incarnato nel mondo per la gloria del Padre. La
Vergine pertanto viene elevata alla conoscenza dei segreti di Gesù, poiché
avvengono nel suo seno, il quale è la dimora vivente dove il Figlio tratta
nell'intimità con l'Eterno Padre. Maria pertanto esce felicemente dai propri
pensieri, dalla sua vita interiore e spirituale, per investirsi dei pensieri di Gesù;
si appropria l'amore e l'adorazione di Gesù verso Dio suo Padre, i suoi obblighi
e i suoi atti, sommergendo l'uso della sua propria vita nell'abisso della vita
interiore del Figlio suo.
Sinora la vita spirituale della Vergine è stata
____________________________
(1) Nel cap. V dell'Apocalisse, si parla di un libro suggellato, o piuttosto di un
rotolo di sette fogli scritti dalle due parti; ciascuno di questi fogli è legato da un
cordoncino munito di un sigillo, dimodoché, rotto il sigillo del primo foglio, gli
altri fogli restano ancora suggellati. Così è manifesto che i decreti di Dio
rispetto al suo regno sono un mistero nascosto la cui conoscenza non può
venire che da una rivelazione, poiché l'Agnello solo è degno di ricevere il libro e
ai rompere i sigilli. Gli Angeli assistono all'apertura dei sigilli e proclamano la
gloria dell'Agnello; essi hanno dunque la rivelazione dei misteri divini, Maria ha
potuto averne la visione.
110
meravigliosamente grande e lo Spirito Santo l'ha educata in una buona scuola;
ma ora è cosa ben differente, Maria entra in una nuova scuola: il Figlio di Dio
l'attira in se medesimo e nella conoscenza dei suoi atti rispetto a Dio suo
Padre, Maria riceve l'impressione e la comunicazione degli atti divini di Gesù,
Ella vive, non già nella sua propria luce, nel suo proprio amore, ma nella luce,
nell'amore e negli atti di Gesù, il quale l'attira nell'unità con se medesimo
tràendola fuori di se stessa e delle sue azioni interiori, perché sia vivente in Lui
e partecipe delle sue sante operazioni, con una sorta di impressione dolce,
elevata, potente, che rapisce la Madre nel Figlio suo, la Vergine in Gesù.
Così, Gesù vive nella Vergine ed è questa la prima anima nella quale ha
stabilito la sua vita. Ed è proprio della Vergine di essere attenta alla vita
interiore e spirituale del Figlio suo e di essere una pura capacità di Gesù
colmata da Gesù medesimo.
La Vergine, come ci insegna l'Evangelista in due luoghi, aveva gran cura di
raccogliere gli atti e le parole, persino degli altri, rispetto al Figlio suo e tutto
conservava nel proprio cuore, senza lasciarne cadere neppure una briciola:
Maria antem conserbabat omnia verbo haec (omnia dice) conferens in corde
suo (Maria conservava con gran cura tutte queste cose, meditandole nel
proprio cuore - Luc., II, 12). Cosa dovremo dunque dire degli atti e sentimenti
interiori e divini del Figlio suo, atti che il mondo non poteva vedere, ma che
Maria nella sua luce 1 non poteva ignorare: atti tanto più preziosi quanto più
era degno il fondo da cui emanavano, poiché
_____________________________
(1) Mediante la scienza infusa, di cui Maria certamente godette in molte
circostanze della sua vita su la terra.
111
non potevano essere formati che nel Cuore sacratissimo e nella mente deificata
di Gesù?
La Vergine è dunque rapita da Gesù e doppiamente rapita in Gesù, rapita nella
contemplazione dello stato di Lui nel proprio seno e degli atti interiori dello
spirito di Gesù vivente in Lei, vale a dire, dell'oggetto più degno che vi sia dopo
la Divinità medesima.
Ma perché bisogna che in mezzo a tali grandezze io trovi degli abbassamenti e
fra tali dolcezze, delle amarezze? Farei torto all'Autore di questi misteri ed alla
loro verità se non li rappresentassi quali sono, se non descrivessi al vero ciò
che avviene nello stato del Figlio, come in quello della sua santissima Madre.
Non debbo pertanto omettere, che in queste grandezze, cui la Vergine viene
elevata in quei rapimenti in cui Ella viene fissata, io trovo croci ed umiliazioni,
poiché i nostri misteri sono misteri di croce e di umiliazione per il signore
medesimo; è dunque ragionevole che queste due qualità, mentre sono
appropriate al Creatore, siano pure attribuite alla creatura e diffuse in tutti gli
stati della sua vita sulla terra.
La Vergine adunque ha la sua parte nella Croce e nell'umiliazione; inoltre, e ciò
va osservato con grande attenzione, vi partecipa persino nel giorno delle sue
grandezze e della sua maggiore elevazione. Maria essendo la prima che ha
parte con Gesù, è pure la prima che partecipa alla Croce ed agli abbassamenti
di Gesù. E questa partecipazione di Maria è singolare e speciale, né può
convenire che a Lei.
La santissima Vergine partecipa alle croci ed alle umiliazioni di Gesù, non già
per effetto del peccato come avviene per noi; e neppure peri i motivi che il
Figlio suo porta i nostri peccati, poiché Gesù porta solo questo carico; ma in
virtù dell'amore e dell'unione col Figlio suo,
112
poiché la mutua comunicazione delle qualità è uno degli effetti dell'amore 1.
Orbene, la Vergine è troppo congiunta col Figlio suo perché non sia conforme e
simile a Lui; ha troppa vicinanza e familiarità con Lui, perché ne ignori lo stato
ed i segreti. Maria sa quanto avviene tra Gesù e il Padre, conosce lo stato di
Ostia nel quale Gesù si è costituito e di cui già in Lei porta i contrassegni e gli
effetti. Gesù nel suo stato divino si trova in uno stato umiliante, e una tale
umiliazione trapassa il cuore della Madre e l'umilia anche Lei. In conseguenza
di questo stato del Figlio suo, Maria parimenti porta nello stato medesimo della
sua divina Maternità una sorta di abbassamento e di umiliazione. Gesù mentre
è il Figlio di Dio, viene trattato come Figlio dell'uomo, anzi come la Vittima di
Dio per gli uomini. È concepito, nascerà, e vivrà in conformità con la sua
qualità di Vittima umile e soggetta alla sofferenza. Come dunque il Figlio di Dio
è umiliato in questo stato della sua filiazione umana, così la Vergine si trova
pure in una condizione umiliante nello stato sublime della Maternità divina.
I privilegi dovuti al Figlio ed alla Madre sono riservati al cielo; la terra non ne è
degna. La Vergine, infatti, lo dovrebbe generare immortale e lo genera
mortale. Sarebbe stato conveniente che Gesù nascesse da Maria nello stato in
cui uscì dal Sepolcro, cioè glorioso e risplendente;
__________________________
(1) Maria perché è la prima nell'amore e nell'unione di Gesù, deve essere la
prima nella partecipazione alle sue umiliazioni ed alla sua Croce, non è
sottoposta al dolore quasichè sia peccatrice come noi, né per espiare il
peccato, ma in virtù dèl suo amore per Gesù e della sua unione con Lui. (Cfr.:
Opusc. 9° L'Annunciazione), infra pag. 146; Opusc. 96° (La compassione della
Vergine) infra pag. 216; Opusc. 102° (La sepoltura di Gesù) infra pag. 218.
113
e invece Ella lo genera esposto alle nostre abiezioni ed alle nostre miserie.
Avrebbe dovuto generarlo nel Paradiso, in cielo, nel seno del Padre, poiché Egli
è Figlio dell'Eterno Padre e un giorno verrà esaltato su un trono alla destra e
nel seno della Divinità (MARC., XVI, 19): invece lo genera in un paese oscuro,
a Nazaret; lo partorirà in un Betlemme, in una stalla, sul fieno e su la paglia.
Maria riconosce le grandezze del Figlio suo ed anche le proprie grandezze per
riguardo a Lui, ma conosce il disegno del Padre di umiliare il Figlio suo, e il
disegno del Figlio di umiliarsi Lui stesso; ed Ella entra pienamente in tali
disegni e accetta di essere Madre umiliata di un Figlio umiliato. Orbene ecco il
luogo e il tempo in cui Maria viene edotta di queste verità ed incomincia ad
accettare le umiliazioni fissate nei decreti della divina sapienza sul Figlio suo e
sopra di se medesima, su la filiazione Umana del Figlio suo e su la propria
Maternità divina. A Nazaret, infatti, in quella nascita di Gesù in Maria,
avvengono questi abbassamenti, Maria li conosce e li risente secondo
l'ampiezza delle sue cognizioni, secondo la forza del suo amore, secondo il
vigore del suo sentimento nelle cose divine, nelle cose che si riferiscono al
Figlio suo e suo Dio.
XXVIII
CONCLUSIONE
Da quattromila anni Gesù viveva nella fede dei popoli, nella speranza dei
patriarchi, nei cuori dei giusti, negli oracoli dei profeti, nelle cerimonie della
Legge, nella pubblica professione della Sinagoga, nell'aspettazione
dell'universo, e nel gemito di ogni creatura, la quale nelle sue
114
miserie sospirava il suo liberatore (Rom., VIII, 22), 1. Ma prima ancora di quei
quattromila anni, Gesù viveva e vive nell'Eternità, e vivrà eternamente nel
seno dei Padre suo, sempre Vita e sempre vivente, ed ora mandato per darei la
vita; ma ciò che è doloroso, mandato per darci la vita per mezzo della propria
Morte.
Tale è il disegno del Padre sopra il Figlio suo, tale è il volere del Figlio per
amore del Padre; e questa mutua volontà del Padre e del Figlio ci libera dalla
morte e ci dà la vita, ci purifica dal peccato e ci introduce nella grazia.
Sin dall'ingresso del peccato e della morte nel mondo, ci si parla di vita e il
Figlio di Dio ci porge la promessa della sua venuta. Egli non tarda neppur un
istante, a darcene l'assicurazione, ma quattromila anni passano nella
preparazione e nell'attesa del suo avvento.
I nostri peccati costituiscono un ostacolo al compimento di un disegno così
stupendo; ma la bontà di Dio e la sua costanza nelle sue promesse sono ben
maggiori delle nostre iniquità. La terra non è degna di riceverlo, non merita
che i rigori dell'ira di Dio; ma il Signore sceglie su la terra una terra
assolutamente estranea al peccato; avendo la felicemente preservata da ogni
colpa, la orna di ogni grazia, la rende degna di riceverlo e portarlo nel mondo;
ed ecco ch'Egli viene in quella come, nel suo tabernacolo; per nove mesi in
quella riposa come nel suo trono e per mezzo di Lei viene a noi. Volendo
renderle noto il suo disegno, Egli, sceglie un angelo, un grand'angelo, uno fra i
più sublimi spiriti celesti, per manifestarle
_____________________________
(1) Tutto ciò è mirabilmente spiegato in un preambolo alla Vita di Gesù, dove il
Card. de Bérulle con profonda dottrina e grande eloquenza espone la
preparazione dell'Incarnazione nei tempi anteriori a Gesù Cristo.
115
ciò che solo l'umiltà le impedisce di conoscere, per dichiararle ch'Ella viene
scelta per essere Madre di Colui del quale Ella vorrebbe essere la servente,
Madre del Messia Salvatore del mondo.
Ne avviene un colloquio tutto celeste, di cui l'esito è tutto divino, poiché ha il
suo termine nel mistero di un Dio fatto uomo nel seno della Vergine.
Tale è il riassunto della prima parte del nostro discorso.
Al termine di quell'angelico e divino colloquio, la santissima Trinità compie
l'opera sua; lo Spirito Santo viene a preparare la Vergine: il Padre mette il
compimento all'opera e dà il Figlio suo alla Vergine e al mondo; il Figlio di Dio
viene rivestito delle nostre miserie e fatto Figlio dell'uomo per congiungere la
terra col cielo; poiché, con le sue differenti nature e qualità, Egli ha attinenza
col cielo è con la terra.
Non è forse questa, quella catena d'oro che gli antichi profani immaginarono
senza intenderla? Catena d'oro che scendeva dal cielo su la terra, e coi suoi
anelli collegava gli uomini con gli dei e gli dei con gli uomini? 1.
Il Dio degli dei permetteva questi pensieri nei gentili, come ombre delle nostre
verità, bagliori dei nostri lumi e presagi dei nostri misteri, onde preparare
soavemente
_____________________________
(1) Nell'edizione del MIGNE si è posto qui questa referenza: Iliade, VIII. In
principio di questo Libro Giove così parla alle divinità dell'Olimpo onde far
risaltare la sua potenza: «O Immortali, fatene la prova affinché nessuno lo
ignori: lasciate cadere dal cielo una catena d'oro e all'estremità di quella
sospendetevi tutti. Avete bel pari fare ogni sforzo, non riuscirete a trar giù dal
cielo in terra Giove, l'arbitro supremo. Ma se invece a me piacesse di attrarvi
tutti, attrarrei anche la terra e il mare; poi attaccherei quella catena intorno
alla cima dell'Olimpo e tutte le cose starebbero a quest'altezza, tanto io sono
superiore agli dei ed agli uomini». Pare che il Card. de Bérulle volesse fare
allusione a questo testo.
116
quei popoli ad accettare quella fede che doveva essere annunciata nel mondo,
e farli giungere come da se medesimi dalla oscurità della natura alla luce della
grazia, dalle tenebre della filosofia agli splendori del Vangelo.
Ma lasciamo questi pensieri profani e ritorniamo ai pensieri divini degni dei
nostri misteri. L'opera della santissima Trinità consiste adunque nel rivestire il
Verbo increato, della nostra natura in modo che il Figlio di Dio sia Figlio
dell'uomo, nel formare Gesù nella Vergine elevandola ad essere Madre di Dio.
Non è questa semplicemente un'opera, ma l'Opera per eccellenza, l'Opera più
insigne della santissima Trinità, l'Opera della sua potenza, della sua sapienza,
del suo amore, l'Opera delle sue meraviglie e delle sue misericordie sopra la
terra. Di questi argomenti abbiamo trattato altrove 1.
Ci basti qui ricordare che, appena la Santissima Trinità ha compiuto l'opera sua
nella Vergine, Gesù dà principio alla sua; incomincia a trattare con Dio suo
Padre e ad operare la nostra salvezza; pone in dimenticanza le sue grandezze
e sposa una condizione mortale e servile; prende la qualità di Ostia, si dedica e
si vota alla Croce ed alla morte; occupa e santifica il seno della Vergine con le
sue sante operazioni e in Lei vuole subire le umiliazioni inerenti alla nostra
natura, stando nel suo seno per nove mesi come gli altri bambini. Appena fatto
uomo, Gesù incomincia subito, col suo divino ingresso nel seno della Vergine in
qualità di Uomo-Dio, a riparare le rovine del nostro ingresso miserabile nel
mondo in qualità di peccatori; santifica la nostra infanzia con la sua Infanzia
deificata e santificherà poi tutti gli stati della nostra natura per mezzo degli
stati in cui si degnerà di passare nel corso della sua vita viatrice su la terra.
________________________
1 Nella prima parte del libro delle Grandezze di Gesù.
117
Che diremo noi, e che faremo alla vista di cose sì grandi?
Adoriamo ed ammiriamo! Rapiti nella profondità dei disegni di Dio sopra di noi,
risalendo sino alla fonte della nostra salvezza, diciamo nel nostro cuore: «Così
Dio veglia sui figli degli uomini; così prepara le vie della loro salvezza; così Egli
impiega a questo effetto non solo i suoi angeli ed i suoi profeti, ma anche il suo
Figlio medesimo; ce lo manda dal cielo in terra, affinché operi Lui stesso la
nostra santificazione e l'opera nella sua propria persona; così il Figlio di Dio per
volere e mandato dal Padre, diventa Figlio dell'uomo.
In tal modo Colui che è superiore ad ogni creatura, incomincia a stare e a
vivere fra le creature; così fa il suo ingresso nel mondo per santificare il
mondo; in questo modo Egli impiega la sua nuova vita, rapisce gli angeli,
meraviglia il cielo, opera nella sua santa Madre, salva gli uomini e santifica la
terra.
Sono questi pensieri così dolci che si stenta a lasciarli 1; facciamo quindi ancora
qualche riflessione sopra misteri sì sublimi e tutti compiuti per noi.
Che vi è mai di più grande, di più degno, di più santo che la condotta della
divina Provvidenza nell'opera della salvezza del mondo? Non è forse cosa
degna della sua bontà che lungi dall'abbandonare l'opera sua Egli salvi l'uomo,
l'uomo creato con le sue proprie mani?
Volendo Iddio riformare quest'opera delle sue mani, non è forse cosa degna
della sua sapienza, riformarla Lui stesso come Lui stesso l'aveva formata,
affinché non vi sia divisione nei nostri doveri ed omaggi, e che i nostri i cuori
siano riuniti in un medesimo Creatore e Salvatore?
In un tale ammirabile disegno, che vi è mai di più
______________________
1 Cfr. pag. 43.
118
ordinato che la condotta della Sapienza increata nel voler incarnarsi
nell'universo?
Se Dio voleva venire nel modo, non era forse conveniente che fosse oggetto
dei desideri, dell'aspettazione e della speranza del mondo? Non era forse
necessario che venisse predetto, figurato, annunciato? che avesse un popolo
ed una religione propria per il suo servizio? dei sudditi per riceverlo e degli
araldi per annunciarlo al mondo?
Se il Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, voleva rendersi
simile all'opera sua e farsi uomo tra gli uomini era conveniente che il segreto di
questa grazia, di questo amore, di questo mistero, venisse trattato tra un
angelo ed una Vergine e con parole così sublimi, così auguste, così celesti. Se
voleva essere Figlio dell'uomo fra gli uomini, non poteva essere più
degnamente concepito che da una Vergine e da una tal Vergine e con
disposizioni sì sante sì venerabili; con pensieri così superiori all'impurità della
terra e così prossimi alla santità del cielo, vale a dire, in una purezza verginale,
in una umiltà profonda, in una elevazione sublime, in un cuore tutto celeste, in
una mente tutta divina. Certamente se Dio doveva farsi uomo era conveniente
che in tal modo prendesse carne umana. Poiché voleva essere bambino su la
terra per consacrare e santificare l'infanzia degli uomini, la quale era stata
contaminata dal peccato originale, come avrebbe potuto quell'infanzia essere
riabilitata meglio che da un concepimento verginale, da una nascita
miracolosa, dal godimento del lume di gloria prima di quello della luce del
mondo, da una divina potenza nell'impotenza dell'infanzia, e dall'esercizio di
una vita santa e perfetta con Dio Padre e con la Vergine Madre prima ancora
dell'uso dei sensi e dello sviluppo delle forze naturali? Sono questi i concetti
che abbiamo sopra spiegati.
Facciamo ora un ultimo riflesso: poiché il Verbo
119
incarnato viene e dà principio in quel modo al suo ingresso nel mondo e che fin
d'allora Egli prende ed esercita per la nostra salvezza la qualità di Ostia e di
Agnello; poiché senza nessun indugio, neppur di un istante, si offre e si
consacra alla Croce ed alla morte; poiché pensa a noi e parla di noi a Dio suo
Padre prima ancora di poter parlare al mondo k; poiché ci imprime in tal modo
nel suo Cuore nella sua mente; pensiamo anche a Lui, parliamo di Lui; e
offriamogli senza nessun indugio i nostri cuori ed i nostri voti nell'istante
medesimo in cui lo vediamo vivere così e così operare per noi.
Gesù nel suo primo ingresso nel mondo! È il primo passo del Figlio di Dio che
viene a noi; il primo istante della sua vita preziosa, il primo uso delle facoltà
dell'anima sua, il primo esercizio del suo stato, il primo palpito del suo divin
Cuore; un istante, un passo, un movimento di tale vantaggio per noi e di tale
importante preziosità che ben merita di attrarre il nostro spirito al Figlio di Dio
che viene a noi, alla santissima Trinità che lo invia ed alla Vergine che ne è
Madre.
Portiamoci dunque in quel dolce e fiorito paese di Nazaret, ora più che mai in
fiore. È il luogo più prezioso su la terra e nella vita di Gesù; là infatti l'Eterno
incomincia ad essere temporale, là Gesù incomincia a vivere, e là dà principio
alla nostra salvezza.
In quel santo paese di Nazaret noi troveremo Gesù che viene formato in una
nuova vita, là troveremo la Trinità Santa unicamente occupata nel formare
Gesù; là, troveremo la Vergine santa fatta Madre di Dio per opera della
Santissima Trinità: sono questi i tre oggetti inclusi ed attivi in quella cella tutta
santa; è questa la nuova Trinità di Nazaret. Non c'entrano gli angeli, neppur
l'Angelo del divino messaggio, come abbiamo osservato; in quella gloriosa e
feconda solitudine di Nazaret, non troveremo
120
che Gesù, la Trinità santa e la Vergine. Prendiamovi un santo riposo in Gesù
che riposa ed opera nella Vergine; lodiamo, benediciamo ed adoriamo la Trinità
santa che lo ha formato nella Vergine, ed offriamo i nostri voti a quella Vergine
santa la quale concepisce e porta Gesù in modo così salito, divino e salutare.
Sarà questo l'argomento delle tre Elevazioni seguenti, nell'attesa che possiamo
seguire il Figlio di Dio passo passo a Betlemme, nell'Egitto, nella Giudea, sul
Calvario, secondo il corso dei suoi santi misteri 1.
_________________________
1 Delle tre Elevazioni di cui parla il Card. de Bérulle, pubblichiamo quella che si
riferisce a Maria SS. È oltremodo doloroso che il santo Autore non abbia avuto
l'agio di compiere il suo progetto, seguendo passo passo il Figlio di Dio da
Betlemme al Calvario; dai frammenti che ci rimangono si può giudicare quale
capolavoro sarebbe stata l'opera completa. In questo volume, tra vari Opuscoli
che, in mezzo a costanti e gravissime occupazioni, egli aveva preparati, con
una attività che si può chiamare eroica, per la Vita di Gesù, riportiamo in
seguito quetti che riguardano i misteri della Vergine.
SEZIONE SECONDA
ELEVAZIONE A DIO IN ONORE DELLA PARTE CHE HA VOLUTO DARE ALLA
VERGINE NEL MISTERO DELL'INCARNAZIONE CON LA SUA AZIONE IN LEI E
PER MEZZO DI LEI - CONSIDERAZIONI E PENSIERI
I
GRANDEZZE DEL MISTERO DELLA INCARNAZIONE
Trinità santa, adorabile in Voi medesima e nelle opere vostre, vi lodo e vi adoro
nell'unità della vostra Essenza, nell'eguaglianza delle vostre persone, nella
profondità della vostra sapienza, nella estensione della vostra provvidenza, e
nell'Opera vostra più insigne per la quale Dio è uomo ed una Vergine è Madre
di Dio.
Opera ineffabile ed incomprensibile, sola degna della potenza e della grandezza
dell'Operaio che la compie, capolavoro delle opere vostre, origine dei vostri
misteri, esemplare della vostra grandezza, e Sole delle vostre meraviglie;
opera che include la vostra Essenza, ha per termine una delle vostre persone e
per effetto la più eminente dignità che vi sia fuori della Divinità, nell'essere
creato! 1.
E quest'opera così grande, singolare ed eminente si compie in un istante, ma
non per un istante, bensì per l'eternità; si compie nel tempo, non per un
tempo, ma per i secoli; si compie a Nazaret, non per un Nazaret, ma per
l'intero universo; si compie su la terra e non in cielo, ma per la terra e per il
cielo; si compie tra gli uomini, ma per il Dio degli dei, poiché a Dio dà una
Madre, agli angeli un Re, agli uomini un Salvatore.
O Trinità divina ed ammirabile! È questo il
__________________________
1 La divina Maternità.
125
capolavoro delle vostre mani, opera che imita ed esprime la vita, la
comunicazione e la società che adoriamo nelle persone divine. Voi, infatti, tutto
fate per Voi medesimo, e contemplando Voi stesso, volete in questo mistero
esprimere un'idea di ciò che siete Voi; e in onore della vostra vita e delle
vostre comunicazioni divine ed eterne volete formar (ad extra) una vita: e una
comunicazione divina e temporale: volete comunicarvi alle vostre creature ed
entrare con esse in società, ad onore ed imitazione della comunicazione e della
società che adoriamo nelle divine persone; volete che questa effusione di
amore, questa comunicazione fuori della vostra propria Essenza, sia pari alla
potenza del vostro amore e della vostra comunicazione interna.
Scegliendo pertanto la più infima delle vostre creature, volete entrare in
società, in comunicazione, in unità con gli uomini, comunicandovi
singolarmente ed associandovi unicamente ad una natura e ad una persona
umana: ad una natura umana per l'Incarnazione di una delle vostre persone;
ad una persona umana (Maria) per l'operazione delle vostre tre persone, le
quali nella loro opera più insigne hanno voluto in certo modo entrare in società
con la Vergine.
II.
LA VERGINE È LA PERSONA PIÙ INSIGNE DOPO LE PERSONE DIVINE
Oh degnazione infinita! le tre divine persone che vivono ed operano in una
perfetta unità, mentre sono eternamente beate e pienamente soddisfatte nella
loro società, vogliono estendere questa sociètà ad una nuova persona (Maria
SS.), e dovendo operare assieme il capolavoro della loro potenza e della loro
bontà, vogliono associarsi
126
la Vergine in questa che è la massima delle loro operazioni.
Volendo, per colmo della loro gloria, del loro amore e della loro potenza,
congiungere l'essere creato con l'Essere increato in una delle loro persone e
darle una nuova natura, hanno voluto dividere con la Vergine la gloria di
quest'opera. Scegliendola quindi fra tutte le creature, l'hanno resa capace e
degna di dare insieme con loro questa nuova natura ad una persona divina e di
essere Madre del Verbo Incarnato; elevando una persona umana ad una tale
potenza e dandole una parte così grande in un sì grande mistero.
Siate benedetta, o Trinità santa, in questa vostra divina volontà, in questo
sacro disegno per il quale il Figlio di Dio si fa Figlio dell'uomo e una Vergine
diventa Madre di Dio! Disegno altissimo e degno dell'Altissimo! Disegno
profondo e degno altresì della maestà del Padre, della sapienza del Figlio e
dell'amore dello Spirito Santo!...
In quest'opera (dell'Incarnazione) Vi associate la santissima Vergine, l'elevate
ad operare insieme con Voi nel compimento dell'Opera Vostra più insigne.
Come associate una natura umana ad una delle vostre persone divine, volete
pure associare una persona umana ad una delle vostre opere divine.
Contemplando dunque quest'opera, o Trinità santa, e trovando in quella la
Vergine in società con Voi, la contemplo ed ossequio subito dopo Voi
medesimo; la contemplo ed ossequio come la persona più sublime che mai vi
sarà, la Persona più santa e più degna della vostra grandezza e del vostro
amore; anzi la contemplo ed ossequio come quella che è oltremodo superiore
in sublimità, in dignità e santità a tutte le persone umane ed angeliche,
considerate anche tutte assieme.
127
III
LA VERGINE FORMA UN ORDINE E UN MONDO A PARTE.
Voi l'avete fatta unicamente per Voi, o Trinità santa!
L'avete fatta come un mondo e un paradiso a parte, mondo di grandezze,
paradiso di delizie per l'Uomo nuovo (Gesù Cristo); l'avete formata come un
nuovo cielo ed una nuova terra: terra che non porterà che l'Uomo-Dio; cielo
che non conterrà che Lui, si muoverà intorno a Lui e non avrà nessun
movimento se non per Lui. L'avete formata come un altro universo
nell'universo e come un altro impero del vostro Impero; poiché la Vergine è un
Universo che ha il suo centro ed i suoi movimenti propri è un Impero che ha le
sue leggi e il suo Stato a parte.
Fra tutti i sudditi della Maestà di Dio, la Vergine è un suddito così insigne,
singolare ed eminente, che costituisce da sola un Ordine nuovo tra gli Ordini
della potenza e sapienza divina: Ordine oltremodo eminente sopra tutti gli
Ordini della grazia e della gloria; Ordine tutto singolare che costituisce un
nuovo impero su le opere di Dio; Ordine congiunto con l'Ordine dell'Unione
ipostatica; Ordine che trovasi in relazione con le persone divine.
In quella guisa che gli angeli sono disposti in gerarchie le quali propriamente si
riferiscono alla divina Essenza per adorarla ed esprimerla nelle perfezioni
distinte, di amore, di luce e di potenza, che le vengono attribuite; così la
Vergine, nel suo Ordine e nella sua gerarchia, ch'Ella da sola riempie con la sua
grandezza, si riferisce e Fende gloria ed onore allo stato ed alle proprietà delle
persone divine.
In tal modo, il Dio del cielo, uno nell'Essenza e Trino nelle persone, ha diviso la
Corte celeste in due cori
128
differenti: in uno vi sono tutti gli Angeli, i quali, in numero infinito, disposti in
parecchi ordini e gerarchie, per il loro stato onorano le varie perfezioni
dell’Essenza divina; nell'altro coro vi è la Vergine, unica nel suo Ordine, la
quale, per l'eccellenza a lei esclusivamente propria e per il suo stato singolare,
onora le divine persone in quanto dipendono dalle loro proprietà personali. E il
coro della Vergine da solo rende all'Essenza divina ed alle divine persone un
Omaggio maggiore che non i nove cori di tutti gli angeli assieme.
IV.
L'ETERNO PADRE E LA VERGINE UNITI ASSIEME DALLA PERSONA DEL FIGLIO.
O Dio Padre onnipotente, chi potrebbe dire quanto per Voi sia cara e preziosa
questa Vergine? Voi la formate e la santificate perché sia la Madre del vostro
unigenito Figlio ... e la formate nell'ordine di natura, di grazia e di gloria, come
un'opera singolare della vostra potenza e della vostra bontà, come il
capolavoro delle vostre mani: la formate come il più insigne, il più degno e il
più eminente soggetto della vostra dominazione e sovranità in tutto il
complesso delle vostre creature.
Nell'ordine e nell'esistenza delle cose create, Dio non ha né mai avrà autorità
su nulla di più grande che su la Vergine. Dio né mai ha fatto, né mai farà nulla
di più santo che la Vergine santissima. In una tale eminenza e singolarità di
grazia, di santità, di potenza, quanto merita Maria i nostri ossequi!
Ma, o Eterno Padre, io la ossequio più ancora nell'origine di una tal grazia,
ossia nel vostro disegno di renderla Madre di Colui del quale siete Padre.
Infatti, dopo averla portata al colmo di una grazia tutta speciale, nel
129
tempo da Voi prescelto, volendo contrarre alleanza con Lei, la separate da
tutte le cose create, l'avvicinate alla vostra Divinità, e Vi unite a Lei come ad
una persona che volete sia congiunta con la vostra persona nel modo intimo,
che mai vi sarà; a Voi congiunta per effettuare con Voi l'opera più insigne;
perché vi dia il frutto di un'alleanza oltremodo intima; perché vi dia un Figlio
nato dalla sua sostanza ed avente la vostra propria Essenza; perché generi,
per opera vostra e con Voi, Colui che essendo vostro Figlio unigenito per una
nuova nascita è pure suo, Figlio.
Oh grandezza! oh sublimità ammirabile! l'Eterno Padre, il quale nel
contemplare la sua Essenza dà origine al suo Figlio, contemplando la sua
paternità, fonte di ogni paternità e persino della Divinità, la onora, la imita e la
esprime nella Vergine santa; quindi forma e produce in Lei quello stato
ammirabile, della Maternità divina, il quale adora il Padre nella sua proprietà
personale e dà al Padre e al mondo Colui che è la vita del Padre e fa salvezza
del mondo.
In questo stato beato e glorioso (della divina Maternità), o Vergine sacra,
l'Eterno Padre vi appropria a sé e si appropria a Voi: si rende tutto vostro e vi
rende tutta sua; si unisce, a Voi e vi unisce a sé,e comunicandovi il suo spirito
e il suo amore, vi comunica pure una fecondità divina; nella sua volontà di
avere da Voi un medesimo Figlio con Voi, per questa sua alleanza vi dà il
potere di dare a Lui e al mondo Colui il quale, per questa nascita, giusta la
parola dell'Angelo è suo Figlio e insieme vostro Figlio: vostro Figlio perché
generato dalla vostra propria sostanza, suo Figlio perché generato dalla sua
propria virtù e potenza.
Oh Padre! oh Figlio! oh Madre! quali grandi cose dovremmo dire e pensare di
Voi!
130
Le due persone divine ed eterne, il Padre e il Figlio, sono divinamente
collegate, e il vincolo che li unisce nella loro eternità è una persona divina, cioè
lo Spirito Santo che da loro procede, nell'unità del quale sono eternamente
congiunti: e quelle due persone sacre, il Padre che sta nei cieli, e la Madre che
sta su la terra, sono pure santamente collegate e congiunte assieme; e il
vincolo della loro unione santa è pure una persona divina, cioè un medesimo
Figlio unigenito, che da loro procede e che tra loro è il vincolo indissolubile nel
quale sono congiunte per l'eternità.
Oh unione di cui il vincolo e l'unità è Gesù! Gesù, centro dell'essere creato e
dell'Essere increato; Gesù, termine santo e beato dell’unione delle due nature,
umana l'una, divina l'altra; Gesù, che costituisce il mistero dell'Incarnazione e
l'unione pure di due persone, divina l'una (il Padre), umana l'altra (la Vergine),
che stabilisce la Maternità divina nella quale la Vergine è unita al Padre nel
generare Gesù, unita al Padre mediante una unione così stretta, potente e
feconda che non ha simile in tutta l'estensione delle cose create.
Consacriamoci al Padre, consacriamoci al Figlio, consacriamoci alla Madre ed
onoriamo il Padre e il Figlio in Colei che è loro così congiunta, e che nel suo
stato si trova elevata ad una alleanza col Padre, così stretta da concepirne il
Figlio, da portare un frutto così degno, ed essere causa di un effetto così
potente ed essere un'immagine così viva della divina Paternità.
131
V.
VINCOLI INEFFABILI TRA IL VERBO E LA VERGINE.
E Voi, Verbo Eterno che essendo suo Dio volete pure essere suo Figlio, che dirò
mai, che farò in onore del Figlio e della Madre? Voi vivete in unità e in società
col Padre dal quale siete generato, e con lo Spirito Santo che da voi procede, e
volete, oltre che con queste persone divine ed eterne, assumere una
congiunzione, una unione; una società oltremodo stretta ed onorevole con una
terza persona umana e temporale; volete essere Figlio della Vergine come
siete Figlio di Dio, averla per Madre come avete Dio per Padre, e nella vostra
potenza e bontà la rendete degna di essere Madre di Dio. Per la vostra umiltà
le prestate obbedienza e sommissione durante la vostra vita su la terra; e
coronando nel vostro amore e nella vostra sapienza l'opera delle vostre mani,
le date nei cieli una gloria adeguata ad una tale dignità e sacra autorità.
Siate benedetto o grande Iddio!
Voglio onorare in sempiterno il Figlio e la Madre. Voglio onorare la Madre per
causa del Figlio, è il Figlio nella Madre; Voglio onorare tutto ciò che la Vergine
è per il Figlio suo e suo Dio, e tutto Ciò che il Figlio suo è per Lei; voglio
onorare tutti quei vincoli mutui ed ineffabili, a noi sconosciuti, tra il Figlio di Dio
e la Vergine, come segreti che la terra deve ignorare e che sono riservati alla
gloria, all'amore, alla luce del cielo.
132
VI.
OFFERTA DI SE STESSO ALLA VERGINE, IN QUALITÀ DI SCHIAVO DI GESÙ IN
QUANTO È SOTTOPOSTO AL POTERE MATERNO DELLA VERGINE.
Per la considerazione di cose così elevate, sublimi e sante, mi offro e mi
assoggetto, mi voto e mi consacro a Gesù Cristo mio Signore e mio Salvatore,
considerandolo nello stato di servitù alla sua santissima Madre, la Vergine
sacra Maria. In onore perpetuo della Madre e del Figlio; mi costituisco in istato
e qualità di schiavitù, rispetto a Colei che ha lo stato e la qualità di Madre del
mio Dio, onde onorare più umilmente e più santamente una tale qualità così
elevata e così divina; mi abbandono a Lei in qualità di schiavo, in onore della
donazione che il Verbo Eterno le ha fatto di se medesimo in qualità di Figlio in
virtù del mistero dell'Incarnazione, che egli ha voluto compiere in Lei e per
mezzo di Lei.
Rinuncio quindi al potere ed alla libertà di disporre di me e delle mie azioni.
Alla santissima Vergine cedo questo potere è vi rinuncio interamente nelle sue
mani, in omaggio alle sue grandezze ed all'abbandono perfetto che Ella fece di,
se medesima al suo unigenito Figlio Gesù Cristo nostro Signore. A Lei cedo il
potere che Dio mi dà sopra me stesso, onde io non appartenga più a me, bensì
a Lei, dimodochè a Lei e non più a me spetti il dominio su me stesso; e ciò in
omaggio verso l'umile dipendenza e sommissione che Gesù Cristo ha voluto
renderle affidando se stesso alla sua custodia, mettendosi sotto la sua
direzione e tutela, nella sua infanzia e nella sua vita viatrice su la terra.
Alla santissima Vergine pertanto abbandono il mio essere e la mia vita con
tutte le loro condizioni,
133
circostanze ed appartenenze; mi abbandono, alla sua grandezza per quanto
posso, in suo onore e a sua gloria, e, per l'adempimento di tutti i suoi voleri e
poteri sopra di me. Con questo spirito e in queste intenzioni, a Voi mi rivolgo, o
santissima Vergine, e vi faccio oblazione intera, assoluta ed irrevocabile di
tutto ciò ch'io sono per la misericordia di Dio, nell'essere mio in tutto l'Ordine
di natura e di grazia ... e di tutte le azioni che farò in sempiterno: perché
voglio che tutto quanto è mio sia vostro ... Vi scelgo, o Vergine Santa, e ormai
vi considero come l'unico oggetto al quale, dopo il Figlio vostro e in dipendenza
dal Figlio vostro, dedico l'anima mia e la mia vita sia interna sia esterna, e in
generale tutto quanto è mio.
Contemplandovi, o Vergine santa, vedo che nel giorno delle vostre grandezze
vi abbassate sino al centro del nulla, dichiarandovi serva del Signore mentre ne
siete la Madre.
Onoro dunque in Voi questi due movimenti, queste due qualità differenti:
onoro il vostro abbassamento e insieme la vostra elevazione. Onoro la vostra
servitù e la vostra Maternità; vi riverisco mentre proferite queste parole: Ecce
ancilla Domini (Luc., 1,32), e ricevete l'effetto della volontà di Dio, la quale è di
rendervi sua Madre nell'istante medesimo in cui vi professate sua servente. In
onore di questi due stati differenti, di questa disposizione ammirabile che vi
abbassa e insieme vi esalta, mi costituisco vostro schiavo in perpetuo... Vi,
offro la mia vita e le mie azioni in onore della vostra vita e delle vostre azioni
verso il vostro Unigenito Figlio, e della vita e delle azioni del Figlio vostro verso
di Voi.
Se conoscessi uno stato più umile, più assoggettato e più corrispondente
all'eccesso delle vostre grandezze, in quello mi umilierei in vostro omaggio ed
onore. Intendo che, in virtù della mia presente intenzione, ogni momento
134
della mia vita, ciascuna delle mie azioni vi appartenga come n:l~ se ve le
offrissi tutte in particolare.
Vi offro dunque tutto ciò che sono, o Vergine e Madre di Dio, e tutto ciò che
posso, onde rendere omaggio a tutto ciò che siete; perché in voi tutto è
grande, tutto è santo; tutto è degno di venerazione singolare. Voi siete un
abisso di grandezze, un mondo di eccellenze e di pregi speciali, un mondo che
rapisce la bellezza dei Cieli mentre rimane nascosto alle tenerezze della terra.
Intanto ch'io possa arrivare alla conoscenza di tutte le vostre grandezze, voglio
contemplare con uno sguardo di inebriante amore e venerare con una
singolare divozione la vostra Maternità, la vostra Sovranità e la vostra Santità.
***
La vostra Maternità vi congiunge a Dio con un vincolo che non appartiene che a
Voi, e vi dà con Lui un grado di affinità quale nessuno avrebbe mai ardito
pensare.
La vostra Sovranità deriva da quell'ammirabile qualità di Madre di Dio, in virtù
della quale avete non solo eminenza; ma anche potere e dominazione sopra le
creature tutte, essendo Voi Madre del loro Creatore.
E anime poco illuminate nei vostri misteri, o Vergine Santa, troveranno da
ridire ad una tale dominazione, a questa sorta di schiavitù che a quella si
riferisce e la onora! Ma si liberino dalle loro tenebre, s'innalzino al disopra della
meschinità dei loro sensi, contemplino Dio e le sue Creature; e nella luce di Dio
vedranno che ogni sanità è accompagnata da una sorta di grandezza, di dignità
e di dominazione; vedranno che le creature in quanto tali, sono nate nella
schiavitù e che questo stato è per loro come naturale, o almeno ne sono vicine
nella loro bassezza molto più che Dio nell'infinità del suo Essere, fosse
prossimo alla Maternità ch'Egli vi ha conferita, o Vergine
135
santa, e nella quale ha voluto includersi e come limitare se medesimo 1.
Infatti v'è una distanza infinita, anzi infinitamente volte infinita, tra l'essere
creato e l'Essere increato; eppure Dio Vi riconosce e Vi rispetta come sua
Madre, e Vi dà sopra di se medesimo un potere dolce, onorabile, materno.
È quindi giustissimo che per onorare un tale abbassamento di Dio nella sua
creatura e una tale elevazione della creatura in Dio, ogni creatura, in se
medesima porti impresso il contrassegno della sua schiavitù rispetto a quella
dignità suprema (la divina Maternità), dignità che Dio nella stia sapienza vuole
parimenti ornare e circondare di potenza e di santità, di potenza su le creature,
di santità verso di Lui.
Se è conveniente che, per nostro vantaggio, Dio abbia una Madre; è giusto
che, per riguardo a se stesso, Egli la costituisca in istato di ammirabile potenza
e dignità, e che renda onore a se medesimo in quella dignità che lo contiene ed
a Lui si riferisce così altamente e divinamente.
La vostra santità pertanto, o Vergine è incomparabile, perché il Santo dei santi,
volendo che siate la sua Madre, onde rendervi degna di un tanto ufficio e
costituirvi in uno stato corrispondente ad una qualità così insigne, forma per
voi una santità speciale che eccede tutti i gradi e ordini di santità che mai Egli
formerà.
In onore dunque della vostra Santità, della vostra Maternità, della vostra
Sovranità, mi consacro tutto a voi, o Vergine delle Vergini, Santa delle Sante,
Figlia e Sposa del Padre, Madre e Serva del Figlio, Santuario dello Spirito
Santo! Voglio e desidero con tutto il mio cuore che
__________________________
(1) V'è maggior distanza tra Dio e la Maternità di Maria che non tra le creature
e la schiavitù del loro essere rispetto a Dio.
136
abbiate su l'anima mia, sul mio stato, su la mia vita e su le mie azioni, un
potere speciale come sopra cose di vostra proprietà per il titolo delle vostre
grandezze, e inoltre per un vostro diritto nuovo e particolare in virtù di questa
mia determinazione di essere interamente dipendente dalla vostra Santità;
dalla vostra Maternità, dalla vostra Sovranità, in ragione appunto di questa mia
schiavitù che vi offro per sempre.
Ma tanto non basta né alle vostre grandezze, né ai vostri desideri; Vi supplico,
o Vergine santa, Sovrana dei cuori e delle anime consacrate a Gesù, vi prego di
degnarvi prendere Voi medesima sopra di me quel potere ch’io non sono in
grado di darvi, e di rendermi vostro schiavo in quel modo che conoscete Voi e
ch'io non conosco punto. Vi supplico di comprendermi noi vostri poteri e
privilegi, e di fare ch'io vi appartenga in una maniera particolare, e che vi serva
non solamente con le mie azioni, ma inoltre con lo stato e la condizione del mio
essere e della mia vita interiore ed esterna 1. In generale vi supplico di
ritenermi e trattarmi su la terra come uno schiavo che si abbandona ad ogni
vostro volere e a tutti i vostri poteri come a tutti gli effetti della vostra
grandezza e della vostra sovranità sopra cose che a Voi appartengono.
Vi supplico pure o Gesù mio Signore e mio Dio, di ritenermi e considerarmi
oramai come lo schiavo della vostra santissima Madre, in onore della vostra
filiazione e della sua Maternità, in onore di quella singolarità per cui Ella sola
fra tutte, le creature ha con Voi questa relazione preziosa ed ammirabile. Vi
supplico che in ragione di tale mia schiavitù Vi degniate di farmi partecipe delle
vostre vie e misericordie eterne.
_____________________________
1 È questo un punto caratteristico della spiritualità del Bérulle: servire a Dio
con qualche stato particolare e non solo con le azioni.
137
SEZIONE TERZA
CONSIDERAZIONI E PENSIERI SUI MISTERI DELLA SS. VERGINE
I
INFANZIA DI MARIA.
La Chiesa nella liturgia chiama la SS. Vergine col nome di Vita; spesso i fedeli
la salutano pure in questa qualità: Vita, dulcedo et spes nostra, salve; ed è
giustissimo. Maria anzi è madre della Vita, poiché è Madre di Gesù Cristo che è
la Vita. Deve essere dolce e delizioso per noi pensare e parlare spesso della
vita di Colei che è la Vita, la Madre della Vita, la Madre della nostra Vita
medesima. Orbene, nella santissima Vergine dobbiamo considerare due vite;
l'una interiore, l'altra esterna.
La vita interiore della SS. Vergine ebbe principio col primo istante della sua
esistenza, poiché nel primo istante Ella ricevette l'essere della natura, l'essere
della grazia e la vita della grazia; queste tre cose in se medesime sono distinte
e in noi pur troppo sono separate. Per noi, infatti, il primo momento
dell'esistenza è il primo momento dello stato di peccato ed è ben distinto dallo
stato di grazia. Inoltre, nel bambino lo stato di grazia infuso nel Battesimo è
ben distante dalla vita, dall'uso e dal movimento della grazia: cose che esigono
e suppongono l'uso della ragione di cui il bambino per alcuni anni rimane privo.
Orbene nella santissima Vergine queste tre cose furono insieme congiunte; in
un medesimo istante Maria ebbe l'essere di natura, lo stato di grazia cioè la
vita ed
141
il movimento della grazia verso Dio. La sua vita interiore ebbe dunque principio
fin dal suo concepimento e senza nessuna interruzione durò sino al termine dei
suoi giorni; il corso non ne fu mai interrotto, neppure dalla morte, e così passò
all'eternità onde durarvi per sempre 1.
La vita interiore della santissima Vergine è perenne, angelica, divina; solo gli
Angeli che la contemplavano, e l'Arcangelo san Gabriele che fu custode e
direttore di Maria, potrebbero parlarne. Noi non abbiamo tanto ardire da
penetrare in questo Santuario, né di squarciare la nube che lo copre e lo
riempie di dignità e di maestà, e della gloria del Signore: ci basta starcene
fuori, venerando la Maestà di Dio che dimora in questo suo Santuario dove
opera grandi cose. Noi siamo concepiti nella miseria e nel peccato, e la nostra
nascita avviene nella sozzura, nella bassezza e nell'infermità; la Vergine
sublima, nobilita e santifica la concezione e la nascita, ed è la prima che dà
_________________________
1 Ammiriamo come il Card. de Bérulle in queste poche righe esalti la Vergine
ad una santità così sublime che non è possibile dirne di più. Dio nell'atto stesso
in cui creò l’anima di Maria le conferì una straordinaria abbondanza di grazia, e
insieme l'uso della ragione dimodoché fin dal primo istante Ella corrispose
pienamente a quella grazia portentosa. Così Maria nella sua lunga vita
continuamente si elevò di grazia in grazia, raddoppiando incessantemente in sé
la santità e il merito; né mai cessò in Lei questa vita interiore di grazia e di
merito, ma progredì senza interruzione, sino al suo beatissimo transito in cui
incontanente si trasformò, nella gloria. A quale sublimità nella santità, nel
merito e nella gloria si sia in tal modo elevata la Madre di Dio, non v'è mente
umana che lo possa concepire; solo gli Angeli potrebbero dircene qualche cosa.
O Santa Madre! quando potremo contemplare la vostra gloria? Sarà questa una
delle nostre care delizie nella beata eternità.
Vari autori, particolarmente il SUAREZ (In 3 part. THOM., quaest. 37, art. 4) e
SEDLMAYR (Theol. Mar. n. 1665), citati dal P. Giraud nella sua opera su la Vita
di unione con Maria, pag. 239), come pure il Ven. OLIER (Vie intérieure, etc.,
1873, cap. IX, pag. 182), pensano che neppure durante il sonno fosse
142
grandezza e dignità ad una condizione così bassa ed abietta. Dico che è la
prima, perché, dopo di Lei il suo divin Figlio, nella propria persona, nobilita in
ben altro modo, anzi deifica la nascita e il concepimento umano. Nella sua
concezione la Vergine è come un angelo, e non come una bambina, anzi come
un angelo che trovasi, è vero, su la terra e non in cielo, ma un angelo più
angelico di quelli che sono in cielo e che un giorno sarà elevato sopra tutti i
troni degli angeli, i quali per sempre la riveriranno come la loro Signora e
Sovrana.
In quello stato, questa divina 1 Bambina è tutta rivolta al suo Creatore e suo
Dio, lo ama e lo adora; lo adora come suo principio, lo ama come suo fine; e
nella debolezza di quell'età e di quella condizione noi vediamo la sublimità della
grazia, e ciò che è più ancora, l'uso perfetto della grazia.
Consideriamo dunque Maria Bambina non già con gli occhi con cui la guarda la
terra, ma con gli occhi con cui la rimirano gli Angeli del cielo: questi vedono in
lei una grazia più che angelica, una grazia che la eleva sopra tutti i Cori della
milizia celeste, una grazia corrispondente al disegno eterno di Dio sopra di Lei
e a quel capolavoro.
__________________________
interrotta la vita spirituale di Maria, e che anche allora Ella facesse perfettissimi
atti di carità sempre meritori. Il Card. de Bérulle sembra ammetterlo anche lui,
poiché ripete più volte che Maria progrediva senza nessuna interruzione. Nel
Dictionn. de theol. cath., si legge: «In Maria gli atti di carità, diretti dalla sua
scienza infusa furono prodotti in modo costante dal primo momento della sua
esistenza sino al suo ultimo momento. Né furono impediti da alcuna
distrazione, né da alcun atto dei sensi esterni o interni. Esente, per diritto dalle
conseguenze della colpa originale, Maria godeva di una perfetta padronanza
sopra tutti i suoi sensi». (vol. IX. col. 2424).
1 Il Card. de Bérulle non trovando nel linguaggio umano espressioni adatte
ad esprimere la sua ammirazione per la Vergine, ricorre a questa parola:
divina.
143
ammirabile che Dio vuole compiere in Lei e per mezzo di Lei.
La vita esterna della Vergine santissima segue il corso dei tempi e degli stati
della vita umana, la quale ha i suoi giorni, i suoi mesi ed i suoi anni; e siccome
si svolge su la terra, viene limitata dalle condizioni terrestri e dal tempo della
morte.
Orbene sembra che questa vita esterna della Vergine abbia avuto principio
propriamente al tempo della sua Presentazione al Tempio, la quale avvenne
appena questa divina Bambina fu separata dalle materne mammelle, ed
rincominciò a vivere separatamente dalla madre che l'allattava.
Appena questa divina Bambina fu capace di vivere in qualche modo da se
medesima e non ebbe più bisogno della madre; lo Spirito Santo che la
reggeva, volle separarla dai parenti e dal mondo per dedicarla al Tempio.
La vita nel Tempio era la più santa che vi fosse su la terra, ed è sotto questo
aspetto che dobbiamo considerarla; perché se vi fosse stato qualche altra sorta
di vita più elevata, più santa e più divina, questa santa Vergine e divina
Bambina, l'avrebbe scelta e lo Spirito Santo che la reggeva e la preparava per
cose sì sante e sì grandi, ve l'avrebbe condotta. (O., 97).
Il santo e dolce Nome di Maria
Maddalena al sepolcro non riconosce Gesù, ma Gesù proferisce una semplice
parola, dicendole: Maria; e questo nome eccita in lei amore e luce, rapimento
di luce e di amore, ... ed ella vede Colui che è la Vita, e la sua vita, e rimane
rapita in questa vita nuova, in questa vita di gloria. Siate benedetto, o Gesù,
per esservi degnato di rasciugare le sue lagrime, di convertire in gaudio il
144
suo dolore, e di aver usato di questo bel nome di Maria, e unicamente di
questo nome, per ottenere un tale effetto di amore e di luce! Avete usato della
vostra presenza, della vostra voce e delle vostre parole, dicendole: Mulier quid
ploras? quem quaeris!, ma senza effetto; nonostante tutto ciò, Maddalena non
conosce punto Colui ch'ella cerca ... Voi proferite il dolce nome di Maria, solo il
nome di Maria, ed i suoi occhi, al suono di questo nome, si aprono come quelli
dei due discepoli di Emmaus nella frazione misteriosa.
Questo nome aveva troppi vincoli con Gesù nella persona della sua santa
Madre, ed anche nella persona di questa santa discepola, per non unire subito
due cuori e due spiriti così vicini e così preparati all'amor santo e vicendevole.
Quale fortuna per Maddalena portare il bel nome di Maria! Il Dio di
benedizione, il quale tutto benedice nei suoi Santi; vuole benedire questo
nome santo e venerabile e per mezzo di quello compiere il primo effetto della
sua risurrezione e dare la prima conoscenza della sua vita e della sua gloria.
Oh Nome di grazia, di amore e di luce! Oh nome legato a Gesù e che unisce a
Gesù! Oh nome che lega Maddalena a Gesù e le fa conoscere il suo Dio, il suo
amore e il suo Salvatore! È questo il primo nome che Gesù proferisce nella sua
risurrezione ... Quando nasceste in Betlemme, o Signore, i primi sguardi dei
vostri occhi mortali sono per la vostra santa Madre; ma Voi non le parlate, non
proferite il suo nome che è quel medesimo Nome di Maria, quantunque, nella
sua persona sia consacrato all'innocenza, dalla Maternità divina e ad una
eminenza di grazia che non avrà mai nulla di simile; eppure non lo proferite e
ve ne state nel silenzio nella sacra impotenza della vostra infanzia. Quando
rinascete nel sepolcro nella vostra vita gloriosa, il primo nome che
145
pronunciate è questo Nome di Maria, consacrato nella persona di Maddalena,
all'amore ed alla penitenza. (Elev. Su S. Maddalena, cap. VII).
II
L'ANNUNZIAZIONE
In questo mistero la santissima Trinità operò tre grandi effetti che meritano di
essere eminentemente considerati.
I. - Il primo effetto è la grazia comunicata a san Gabriele per il sublime ufficio
di un messaggio così solenne. Non dobbiamo considerare in san Gabriele
soltanto la grazia personale che gli conviene come ad uno dei primi fra gli
angeli; ma pure questa nuova grazia preziosa e straordinaria che dalla SS.
Trinità gli venne conferita per la missione di annunciare un mistero così
insigne; perché Dio alla creatura dà la grazia in conformità con l'ufficio che le
viene affidato.
II. - Il secondo effetto è la grazia che la SS. Trinità operò nella Santissima
Vergine, elevandola alla eccelsa dignità di Madre di Dio, grazia che è la
massima, come la sua dignità è la più elevata.
La vita della Vergine può dividersi in tre parti principali: la prima va dalla sua
Immacolata Concezione sino all’Annunciazione. Durante questo tempo la
Vergine santa continuamente accresceva le grazie che aveva ricevute in
grandissima abbondanza, operando sempre secondo tutta l'estensione della
sua grazia e così acquistando, senza interruzione, un nuovo aumento di grazia.
La seconda va
146
dall’Annunciazione sino all'Ascensione di Nostro Signore; la terza
dall'Ascensione sino all'Assunzione in cui Maria ricevette l'ultimo compimento
delle sue grazie.
Orbene, di queste tre parti della vita della Vergine santissima, la seconda, che
comprende lo stato, la grazia e la vita di Madre di Dio, è il fondamento e
l'origine delle altre due, perché la concezione medesima e la nascita di Maria
hanno relazione e proporzione con questa seconda parte. Maria, infatti, nasce
per essere Madre di Dio e fin dalla nascita è privilegiata e ornata di grazia,
come quella che da Dio eternamente è eletta per essere, nel tempo, Madre e
degna Madre di suo Figlio; questa grazia oltremodo sublime ha principio ed è
stabilita in questa solennità dell'Annunciazione della Vergine, ed è uno dei
punti principali che dobbiamo onorare in questa festa.
III. - Il terzo effetto è la grazia che mediante il mistero dell'Incarnazione, la
santissima Trinità operò nella Umanità del Verbo, in virtù dell'unione intima e
personale di questa umanità con la Divinità, grazia che noi dobbiamo adorare
in un umile silenzio, piuttosto che dirne troppo poco e così profanarla con la
nostra parola ed i nostri pensieri troppo meschini.
***
Contentiamoci di notare due cose fra tutte quelle che ignoriamo, l'una rispetto
al Verbo, l'altra rispetto alla Vergine:
1) Questo giorno dell'Annunciazione è il primo giorno della vita (umana) di Dio,
su la terra, in una piccola particella della nostra natura, scelta e preparata nelle
Viscere purissime di Maria sua Madre; mistero permanente che incomincia in
quel giorno per durar sempre. Gli altri Misteri sono transitori e legati ad azioni
che passano,
147
come la Natività, la Passione, la Risurrezione, l'Ascensione, ecc.; ma
l'Incarnazione è uno stato permanente e perenne per tutta l'eternità. Dio
incessantemente fa dono del suo Figlio all'uomo: incessantemente, questo
Figlio, che è il dono di Dio, Donum Dei (Joan., IV, 10), dona se stesso alla
nostra umanità. L'Eterno Padre incessantemente genera il Figlio nella nuova
natura da questo assunta e il Figlio incessantemente da Lui procede, con
questa nuova generazione, come Figlio e insieme come Servo. In questo
consiste il Mistero dell'Incarnazione, ed è quindi un mistero permanente, non
già un'azione transitoria; e in onore di tale stabilità e durata costante
dobbiamo istantemente domandare a Dio, che ci conceda verso questo mistero
una devozione costante e solida che non possa mai venire scossa dall'affetto
per le cose periture di questo mondo.
2) La seconda cosa che dobbiamo onorare in questo mistero, è la
partecipazione che la santissima Vergine da quel momento incominciò ad avere
alle pene ed ai patimenti, del Figlio suo in proporzione dell'amore ch'Ella gli
portava e della grazia incomparabile che da Lui riceveva 1.
Per meglio intendere questo punto, dobbiamo richiamarci tre verità:
1) Per quanto le maggiori sofferenze di Gesù Cristo siano state riservate per gli
ultimi giorni della sua vita su la terra, Egli non è mai stato senza soffrire; anzi
appena fu rivestito di una natura passibile, subito incominciò a patire; e lo
crederemo più facilmente se vorremo considerare che fin da quel momento
Gesù chiaramente conosceva la grandezza di Dio e l'enormità dell'offesa che gli
viene fatta dal peccato, di cui Egli era carico come responsabile; doppia
conoscenza che in Lui era accompagnata
___________________________
1 Cfr. Vita di Gesù, cap. XXIX.
148
da un eccesso di zelo che gli rendeva sensibile, ed infinitamente sensibile, tutto
quanto interessava l'onore del Padre suo.
2) La Vergine fin d'allora incominciò ad avere piena conformità col Figlio suo e
quindi a partecipare ai patimenti di Lui, nella misura in cui partecipava alla
grazia ed alla santità di questo primo mistero.
3) La grazia dell'Incarnazione è ben differente ria quella di Adamo; la grazia di
Adamo innocente era grazia di dolcezza; e di riposo, in segno di che il nostro
primo padre venne posto in un paradiso terrestre; l'Incarnazione invece si
compie nella privazione per la natura umana della sua propria e naturale
sussistenza, sussistenza che alla natura umana è pur così intima da essere una
stessa cosa con essa.
Inoltre, fin da quel primo istante, a Gesù Cristo, l'Uomo nuovo, venne
presentata la Croce; ed Egli l'accettò e se ne prese il carico; perciò la grazia
che appartiene all'Incarnazione è una grazia di privazione e di croce, una
grazia di rinuncia e di annientamento di se medesimo, una grazia che divide
l'anima dallo spirito 1; e siccome la Vergine ebbe parte a questa grazia più di
tutti i Santi assieme, perciò Ella soffrì più di tutti i Martiri e degli altri Santi
riuniti assieme, ed incominciò fin d'allora a soffrire come il Figlio suo, in virtù
del privilegio dello strettissimo legame e della singolare conformità che aveva
con Lui (O., 9) 2.
________________________
(1) Che porta il dolore sino in ciò che vi è di più intimo nell'uomo.
(2) Gesù è Vittima fin dal primo momento ed associa la Madre sua al suo stato
di Vittima, poiché la assume come Cooperatrice della Redenzione. Gesù è
uomo per soffrire, così Maria è Madre di Dio per soffrire. Abbiamo quindi un
parallelismo completo tra i misteri di Gesù e i misteri di Maria, nelle umiliazioni
e nel dolore come nella gloria.
149
Questa solennità ha questo di proprio che è tutta di vita. È vita per gli angeli e
per gli uomini, per il cielo e per la terra; anzi, ciò che eccede ogni pensiero, è
una solennità di vita anche per Dio, perché, in virtù di questo mistero, Egli
acquista una sorta di vita che non aveva prima. In virtù dell'unione personale
ed ineffabile delle due nature nel Mistero dell'Incarnazione, da quel giorno Dio
è vivente di una vita divinamente umana ed umanamente divina.
Orbene, se Dio che è Vita, essenzialmente Vita, ed eminentemente ogni vita, e
nel quale tutto è vita; se Dio, il quale non è che vita e sorgente di vita, prende
una nuova vita nel mistero dell'Incarnazione, tanto questo è mistero di vita!
Vediamo di prendere noi pure vita in questo Mistero, noi che, per il peccato
non siamo che morte e miseria, e che abbiamo tanto bisogno ed indigenza di
vita. La fecondità di questo Mistero, il quale riempie tutto di vita, e dà vita
persino a Dio, non sia sterile in noi! Questa beata e miracolosa fecondità ci dia
vita in Colui che è la vera vita, e che nella sua santa parola dà a se stesso il
nome di Vita: Ego sum Vita (Joan., XIV,6). Vivete dunque in Gesù, vivete in
Colei che dà vita a Gesù, vale a dire, in Maria, la quale essendo per questo
mistero Madre di Gesù, è pure, per questo Mistero di vita, vita e Madre di vita
...
Questa festa è solennità universale ed anche eterna, perché include la base, il
fondamento e il soggetto di tutte le azioni e di tutti i misteri della vita viatrice
del Figlio di Dio su la terra e della sua vita gloriosa ed immortale in Cielo, vale
a dire, l'umanità unita alla Divinità; essa include uno stato sempre mai
permanente, poiché sintanto che Dio sarà Dio, sarà pure uomo e sempre vi
sarà un Uomo-Dio.
In tal modo, questo Mistero non è soltanto Mistero di
150
vita, ma Mistero di vita eterna ... di una vita che ha principio su la terra, ma
durerà eternamente. In quella guisa che il Figlio di Dio da tutta l'eternità è nato
e sempre nasce da Dio Padre: così da quel sacratissimo giorno Egli sempre è
unito e sempre si unisce a quel corpo ed a quell'anima che il cielo e la terra
contemplano ed adorano in quell'uomo che si chiama Gesù.
Procuriamo di investirci della dignità, della proprietà e della divinità di questa
operazione (dell'Incarnazione) ...
Da questo Mistero di vita noi riceviamo vita; appropriamocene pure lo stato di
immutabilità, uno stato cioè di grazia e di vita invariabile in Dio; anche l'anima
nostra sia sempre unita a Dio, in omaggio, in dipendenza e per l'efficacia
dell'unione eternamente permanente della Divinità con la nostra umanità 1.
Se questo Mistero è in tal modo mistero di vita e mistero eterno per gli angeli e
per gli uomini, cosa sarà per la Vergine la quale è di questa festa il soggetto
principale e più degno dopo il Figlio di Dio?
Oh quale stato! Oh quale unione! Oh quale dignità per la Vergine! Ella vi ha
una parte tutta propria per Lei sola è vi esercita pure una potenza che a Lei
sola conviene: in questo Mistero Maria non solo prende vita, ma dà vita; ciò
che a Lei è proprio e singolare in questo Mistero nel quale il cielo e la terra
ricevono la vita, ma non la dànno.
La Vergine invece, dà vita persino all'Autore della vita, e in certo senso, gli dà
una vita eterna: Il Figlio di Dio riceve dal Padre una vita eterna; e ora dalla sua
santissima Madre riceve una vita nuova che conserverà per tutta l'eternità. Egli
è Figlio della Vergine non soltanto nella grotta di Betlemme, ma in terra e in
cielo, ed avrà
_______________________
1 Il Card. de Bérulle costantemente propone alla nostra imitazione i Misteri di
Gesù nella loro sostanza medesima.
151
con la Vergine una relazione eterna come verso la Madre sua, sua sorgente e
suo principio; in quella guisa che ha una relazione eterna con l'Eterno Padre,
suo principio unico nella Divinità.
Dico che la Santissima Vergine riceve e insieme dà vita, perché è impossibile
che dia vita a Dio senza ricevere vita da Dio. 1 Perciò osservate che l'Angelo le
annuncia che lo Spirito Santo che è sorgente di vita, la circonderà e la Virtù
dell'Altissimo la investirà.
Orbene, in questo vi è conformità tra il Figlio e la Madre.
Il Figlio, infatti, in questo Mistero prende vita ed insieme dà vita; prende vita e
riveste di una vita umana la sua Divinità, e nel medesimo tempo che riceve
questa vita (umana) dà vita divina alla sua Umanità: Egli riceve vita umana e
dà vita divina (alla sua umanità).
In tal modo il Figlio di Dio e la Vergine parimenti ricevono e dànno vita. Ma in
tale conformità vi è una differenza: il Figlio di Dio entra in questo mistero in
__________________________
(1) È impossibile che la Vergine diventi Madre di Dio senza che riceva in pari
tempo una straordinaria abbondanza di vita, ossia di grazia, di vita
soprannaturale. Sono perciò tre circostanze, secondo il Bérulle, in cui Maria
ricevette una pienezza di grazia: nel suo concepimento, nell'Incarnazione, e
nella natività di Gesù. (Cfr.: O., 38).
San Tommaso insegna che questa terza pienezza le venne concessa nel suo
passaggio alla gloria (III, 9, 27, art. 5, ed. 2).
Quando si dice pienezza della grazia in Maria, s'intende pienezza non assoluta
ossia nel grado più alto che sia possibile, ma relativa ossia proporzionata alla
persona che la riceve. Non si può concepire una dignità superiore a quella di
Madre di Dio, per la semplicissima ragione che non è possibile vi sia un Figlio
più grande del Figlio di Dio; la grazia invece è una perfezione creata, la quale
perciò può essere indefinitivamente aumentata per la potenza di Dio. Pienezza
della grazia in Maria s'intende dunque quella abbondanza che, secondo il
giudizio della divina sapienza, conveniva alla sua dignità e al suo ufficio di
Madre di Gesù, atteso il disegnò attuale della Provvidenza di Dio.
152
qualità di Figlio e come tale riceve una nuova vita (umana); la Vergine vi entra
in qualità di Madre e come madre dà propriamente una vita (umana) ma del
darla riceve una vita (soprannaturale) in Colui il quale dà vita. Vita che
riguarda la Madre e il Figlio, vita tutta nuova su la terra ed ineffabile!
Oh giorno beato! Oh solennità divina! Oh vita! Oh Mistero di vita! Oh vita per
gli uomini e per gli angeli! Oh vita per il cielo e per la terra! Oh vita per Dio
medesimo e per la Vergine, per il Figlio unigenito di Dio e per la sua santa
Madre! Adorate, amate, onorate questa vita, unitevi per sempre a questa vita,
e con tutta la vostra possanza servite a Gesù ed a Maria che sono, soggetti ed
origine di vita (O., 26).
III
MARIA NELL'INCARNAZIONE
La prima cosa che desidero fare per voi ... è quella di usare del potere che
Gesù e Maria si degnano darmi sopra di voi per dedicarvi e consacrarvi
all'Essere increato di Gesù, al suo stato ed alla sua azione sulla sua santa
Umanità ... e nelle anime in conseguenza del mistero dell'Incarnazione ... Vi
consacro pure a questo Essere, a questo stato, a questa azione (di Gesù) nella
santissima Vergine, in considerazione del mistero dell'Incarnazione nel
momento in cui questo mistero venne compiuto in Lei e con Lei; (vi consacro
anche) alle appropriazioni che il Verbo eterno fece di questa nobile creatura a
se stesso, cioè alla propria persona divina ed alla sua Sacra Umanità da Lei
derivata; ed inoltre (vi consacro) alla sublime
______________________
1 Ad una carmelitana.
153
dedicazione e consacrazione che il Figlio unigenito di Dio per se stesso fece a
se stesso di questa santa Vergine, col farsi suo Figlio e costituirla sua Madre,
qualità questa che è la più eccelsa e la più eminente che sia mai stata
comunicata ad una persona creata. Date il vostro consenso a questa
consacrazione che faccio di Voi a questi misteri supremi e divini, e vivete
nell'umiltà, purità e santità che sono richieste da tale stato e da tale
condizione. (L., 85).
***
Il Padre interviene; nel mistero dell'Incarnazione, in qualità di Padre; e per
mezzo della parola dell'Angelo interviene nella Vergine; e interviene in Lei con
la sua virtù... La virtù del Padre viene applicata alla Vergine per la nuova
generazione, di Colui medesimo che, anche in quel momento dal Padre è
generato, non solo nella Vergine, ma pure nel proprio seno e nell'eternità. Il
Padre, infatti, è sempre nell'atto di generare l'unigenito suo Figlio, in se
medesimo; e questa generazione non cessa mai. L'Eterno Padre dunque
genera doppiamente allora il Figlio suo unigenito: 1) in se medesimo e
nell'eternità per la generazione eterna cui non hanno nessuna parte né la
Vergine, né lo Spirito Santo medesimo; 2) nella Vergine, con la Vergine e con
la preparazione dello Spirito Santo. In tal modo il Padre dà una doppia nascita
al Figlio suo e con una medesima virtù che l'Angelo, chiama propriamente la
virtù dell'Altissimo, la quale non ispetta che al Padre, e non già semplicemente
alla sua natura, ma alla sua propria persona, poiché le altre persone divine non
hanno la virtù né di generale nell'eternità, né di mandare il Figlio nel mondo...
L'Incarnazione dunque si fa per la virtù del Padre, in quanto Padre nell'atto di
generare il Figlio suo. (O., 19).
154
***
Nella Trinità una medesima Essenza è data a due persone distinte, al Figlio e
per mezzo del Figlio allo Spirito Santo; nell'Incarnazione, che è l'opera della
SS. Trinità, una medesima persona, un medesimo Uomo-Dio è nato
doppiamente, vale a dire a due mondi differenti: alla Vergine che è un mondo
e per mezzo della Vergine alla terra che è un altro mondo ...
Così, il Padre dà doppiamente il Figlio suo; e il Figlio si dà doppiamente con
due donazioni differenti; una alla Vergine, l'altra alla terra per mezzo della
Vergine; nella prima si fa uomo e Figlio dell'uomo, nella seconda si fa tale per
gli uomini.
Onoriamo l'operazione con cui Dio forma Gesù Cristo nella Vergine; perché se
l'operazione di Dio nel creare il mondo viene onorata con un giorno particolare
in ogni settimana, ossia nel sabato, quale onore non dovremo rendere a
quell'operazione che ha formato Gesù Cristo, il Signore del inondo, il
capolavoro di Dio e suo Figlio Unigenito?.. Onoriamo l'umiltà nella quale la
Vergine ha ricevuto il Verbo incarnato, umiltà significata da queste parole:
Ecce ancilla Domini, e proporzionata all'abbassamento e all'annichilimento del
Verbo in Lei. Onoriamo la pienezza di Gesù in Maria e di Maria in Gesù,
pienezza che è la circuminsessione in terra, la quale riflette e adora la
circuminsessione delle divine persone nella santissima Trinità, vale a dire, la
residenza reciproca d'una persona nell'altra, le quali si contengono e si
riempiono a vicenda.
Onoriamo la vita intima del Figlio di Dio nella Vergine per lo spazio di nove
mesi; vita divina per l'unione ipostatica; vita gloriosa e celeste; vita viatrice,
vita spirituale e interiore nell'uso perfetto della sua grazia eminente; vita
esteriore nella qualità d'infante nella sua
155
Madre; vita interiore ed esteriore la quale non è conosciuta se non dalla
Vergine e dal cielo, ed in cui la Vergine sola ha parte per sì lungo tempo; vita
in cui Gesù non sembra vivere che per la Vergine e nella Vergine, poiché il
mondo non avrà parte a questo mistero se non nella nascita e per mezzo della
nascita, per la quale Gesù verrà esposto e dato in balìa al mondo. (O, 15).
IV
VITA DI GESÙ NEL SENO DI MARIA
La nascita interiore di Gesù è un mistero che adora quello della Nascita eterna,
in quella guisa che la residenza intima del Figlio nella Madre per via di questa
nascita interiore, adora la residenza intima che il Figlio ha nel Padre per la sua
Nascita divina ...
Nel momento della Nascita interiore di Gesù, nella Vergine, si compie in Lei
un'opera, uno stato, un ordine più grande, una gloria più magnifica, una vita
più alta, e più divina di quella stessa che Dio ha stabilita in cielo: Maria stessa
è un cielo più glorioso, un tempio più sacro, un paradiso più delizioso, una
dimora più augusta che il cielo medesimo. Infatti Gesù è in Maria, e non è in
cielo: la vita di Gesù il quale è e si chiama Vita, è in Maria e non è nel cielo; la
gloria di Gesù è in Maria non è nel cielo, e della gloria degli uomini e degli
angeli riuniti assieme per sempre!
Da quel momento la Vergine possiede in se medesima Colui che l'Eterno Padre
possiede in se stesso.
O Vergine, santa, divina e beata; Gesù è in Voi; il Signore è con Voi; Dio è in
Voi; in Voi è nascosto il Dio d'Israele, il Salvatore del mondo.
Oh segreto adorabile! Oh benefica presenza! Oh
156
Società onorabile! Oh comunicazione preziosa! Oh deliziosa intimità! Oh
possesso felice! Oh quanti segreti! Oh quanti effetti! Oh quante meraviglie tra
il Figlio e la Madre i quali spIi sono uniti in modo infallibile l'uno all'altro, soli
Vivono l'uno nell'altro, soli conversano assieme! Oh quanto è benedetta quella
dimora di nove mesi; quanto sacra e ripiena di grazie e di effetti reciproci! In
tutti quei mesi non vi fu un solo istante senza qualche azione singolare, senza
qualche deliziosa intimità, senza qualche preziosa influenza. (Grandezze di
Gesù, Disc. XI).
Unione tra i Cuori di Gesù e di Maria
Adoro la prima dimora di Gesù in Dio suo Padre e nella sua santa Madre; Gesù
infatti ha principio (come uomo) e sono quattromila anni che il mondo lo
aspetta e sospira verso di Lui. Ed eccolo bambino di un momento, di un'ora, di
un giorno. Incominciando ad essere UomoDio, incomincia pure a prendere
essere e riposo nel suo Padre.
È vero che da tutta l'eternità il Figlio di Dio riposa nel seno del Padre, ma il
Figlio dell'uomo non è Figlio di Dio da tutta l'eternità. Un giorno, un'ora, un
momento dà principio all'opera grandiosa dell’incarnazione del Verbo, alla
congiunzione indissolubile della filiazione umana con la filiazione divina.
L'ora che dà principio ad un'opera così grande e così salutare non va mai
dimenticata; con l'unire l'uomo a Dio essa pone Dio nel seno della Vergine e
l'uomo nel seno di Dio.
Oh dimora ammirabile di questo Bambino nel seno del Padre per la filiazione
divina! Oh dimora deliziosa di
157
questo Bambino nel seno di sua Madre per la sua filiazione umana! Adoro
dunque ed ammirò questo primo soggiorno di Gesù nel seno del Padre e nel
seno di sua Madre. Lasciando agli Angeli di contemplare il primo, contemplerò
il secondo: considererò il soggiorno di Gesù nella Vergine e della Vergine in
Gesù: soggiorno di nove mesi interi.
È questo un argomento così tenero e così delicato che va celebrato col cuore
piuttosto che con la lingua; è un mistero di cuore, e la lingua non può
esprimere tali dolcezze e tenerezze. È il mistero di due Cuori, i più nobili e più
uniti che possano esservi in cielo e in terra.
Gesù vive in Maria, fa come parte di Maria; e il suo Cuore è tutto vicino al
Cuore di Maria.
Maria pure vive in Gesù, Gesù è il suo tutto; il Cuore di Maria è tutto vicino al
Cuore di Gesù e gli infonde la vita. Gesù e Maria non sono, ci sembra, che un
solo vivente su la terra: il cuore dell'uno non vive e non respira che per l'altro.
Questi due Cuori così vicini e così divini, viventi assieme di una vita così
sublime, cosa non sono mai l'uno per l'altro? E quali meraviglie non operano
l'uno nell'altro?
Solo l'amore lo può pensare, e solo l'amore celeste e divino; ma solo l'amore di
Gesù stesso lo può comprendere. È un segreto che possiamo adorare e
venerare su la terra, ma che ci è riservato per il cielo.
Oh Cuore di Gesù vivente in Maria e da Maria! Oh Cuore di Maria vivente in
Gesù e per Gesù! Oh unione deliziosa di questi due Cuori! Benedetto sia il Dio
di amore e di unità che insieme li congiunge! Che unisca pure il nostro cuore a
questi due Cuori e faccia sì che tutt'e tre questi cuori vivano uniti assieme, in
onore della sacra unità che esiste nelle tre persone divine.
158
Gesù nella Madre sua
Il soggiorno di Gesù in Maria! Quante meraviglie, quante delizie, quante
grandezze!... Delizie, grandezze e meraviglie velate e nascoste per gli uomini e
forse anche per gli Angeli, sino al momento in cui avverrà la piena
manifestazione di tutte le cose.
Gli altri bambini nel seno della madre non conoscono né la loro madre, né se
stessi; non hanno con la madre che una relazione di natura e di natura
inferma, penosa e dolorosa, presagio dei dolori più grandi che le cagioneranno
nella nascita, e forse anche nella vita. Sono peccatori ed incominciano ad
essere tali, producendo effetti di peccato prima ancora di incominciare ad
esistere, poiché ancora bambini, non 'ancora uomini (perfetti), sono già
peccatori. .. Hanno l'essenza e non la coscienza dell'umanità 1, mentre il
peccato lo hanno veramente e formalmente, e forse saranno eternamente
peccatori senza essere stati uomini (perfetti).
Quel bambino invece che riposa nella Vergine, è uomo (perfetto) e insieme
bambino, anzi è Uomo-Dio: non può essere peccatore, anzi salva tutti i
peccatori, e fin d'allora vive mirabilmente di una vita gloriosa e divina. Con la
sua Madre ha una relazione di natura, di grazia, di gloria ed anche di divinità,
poiché la costituisce Madre di Dio; ne fa un Paradiso; e un tal Paradiso nel
quale vi è una gloria più sublime di quella che si trova tra gli angeli e di quella
che in quel tempo si trova nei cieli; ne fa un santuario il quale contiene una
santità nuova che non si trova punto fuori di Lei perché Egli è il Santo dei
santi, dal quale tutti saranno santificati; ne fa una sorgente di
__________________________
1 Sono uomini, ma non sanno di esserlo.
159
vita, di una vita ammirabile che incomincia fin d'allora tra il Figlio e la Madre.
Quel Figlio conosce sua Madre, conosce se stesso, conosce il suo Eterno Padre,
conosce questo mondo nel quale deve entrare, e tra Lui e la Madre sua v'è una
relazione di vita, di grazie e di effetti santi e deliziosi.
Gesù è in Maria e Maria è in Gesù: Egli vive in Lei, Ella vive in Lui: Egli dipende
da Lei, Ella dipende da Lui; Ella da Lui prende la vita; Gesù è la sua vita, ma
anche Ella è la vita di Gesù. E tra queste due vite, vi ha vita, riposo, amore,
delizia, unità ammirabile: ma bisognerebbe essere angeli per esprimere simili
misteri, ed angeli pure per intenderli.
Oh vita! Oh soggiorno! Oh delizie di Gesù in Maria, e di Maria in Gesù! Solo
questo soggiorno è soggiorno di vita senza morte, di delizie senza amarezza:
perché in Maria non vi è punto peccato, e solo il peccato amareggia Gesù e lo
fa morire. Appena Gesù sarà nato da Maria, si troverà in mezzo ai peccatori su
la terra; ora invece è tutto rinchiuso e circondato da Maria .. Maria è senza
macchia e senza peccato, immacolata in tutte le facoltà dell'anima sua ed
anche nel suo corpo; nel suo spirito e nel suo corpo non vi è che grazia e
grazia ammirabile; in Lei non vi è che santità, non vi sono che privilegi: Tota
pulchra es et macula non est in te. Tale Gesù l'ha fatta, tale l'ha eletta. Se non
considerassi che Gesù, vorrei che fosse sempre in Maria e non entrasse in
questa terra miserabile in cui troverà solo peccati, e alla fine la Croce ed il
Calvario, la morte e il sepolcro.
Adoro dunque, e amo questo primo soggiorno di Gesù. Non mi meraviglio
ch'Egli non lo abbia abbreviato, ma abbia voluto compiervi i nove mesi,
secondo la parola della Scrittura: Impleti sunt dies Mariae ut pareret. Se
160
lo potessi in favore di Gesù e di Maria, se la salvezza del mondo lo
permettesse, come li ha compiuti quei mesi senza abbreviarli, volentieri li
prolungherei. Ma Gesù dimenticando se stesso e il suo riposo per prendersi un
riposo ben differente di quello che gode nella sua santa Madre, vuol nascere a
Betlemme in una stalla, e riposare in una mangiatoia.
Adorazione delle primizie di Gesù nel tempo e nell'eternità.
Come dunque ho adorato il primo soggiorno di Gesù fuori del Padre, ossia in
Maria, adoro pure il suo primo soggiorno su la terra, soggiorno di povertà, di
nudità, di sofferenza. Considero questi tre soggiorni e le loro differenze: il suo
soggiorno in Dio suo Padre, il suo soggiorno nella Vergine sua Madre, il suo
soggiorno su la terra. Non posso staccare il mio pensiero dai due primi, tanto
vi trovo grandezze, tanto vi trovo delizie. Ma dobbiamo seguire Gesù; Egli
vuole esistere e vivere su la terra: dobbiamo raccogliere le primizie dei suoi
stati, e delle sue azioni per adorarle e trovarvi le nostre delizie.
Adoro dunque il primo ingresso di Gesù nel mondo per essere la vita del
mondo. Adoro il suo primo ingresso in Gerusalemme, dove un giorno Egli farà
tante cose ammirabili e soffrirà tanti dolori. Adoro il suo primo ingresso nel
Tempio dove insegnerà tante meravigliose verità. Adoro il suo primo soggiorno
nell'Egitto dove per parecchi anni rimarrà profugo e separato dal popolo di Dio,
Egli che è il Figlio di Dio medesimo. Adoro i primi atti della sua vita a Nazaret,
dopo il ritorno dall'Egitto, nell'intimità con Maria e S. Giuseppe; vita intima che
durò tanti anni. Adoro il suo primo soggiorno nel deserto, il
161
suo primo miracolo, il suo primo oracolo nella Giudea, quando incominciò ad
insegnare ai popoli.
Adoro il suo primo passo e il suo primo movimento su la terra; adoro il suo
primo dolore; adoro il suo primo passo su la via del Calvario per andare alla
Croce dove salverà il mondo.
Adoro la prima effusione del suo sangue nella Circoncisione e la prima
effusione del suo Cuore e del suo spirito davanti a Dio suo Padre; questa prima
effusione del suo spirito avvenne nell'istante dell'Incarnazione, nel suo primo
soggiorno, cioè nel seno della sua santissima Madre. Gesù è nel seno di Maria
come in un santuario; come in un santo oratorio; e appena incomincia ad
esistere, tratta con Dio suo Padre, come contemplo e venero nelle sue
medesime parole. Adoro dunque la sua prima adorazione, la sua prima
oblazione, la sua prima azione di grazie. Adoro il suo primo pensiero sopra se
medesimo, sopra Dio suo Padre; sopra la sua santissima Madre, sopra i Santi,
Sopra i peccatori e tra i peccatori.
Adoro il suo primo pensiero sopra di me, su le mie vie e su la mia salvezza. E
poiché dalla terra Egli passa al cielo, lo seguo io pure ed adoro il suo primo
soggiorno nella gloria, la sua prima manifestazione ai Santi nel Cielo, il primo
esercizio della sua vita divina.
Mi basta segnalarvi tali primizie e aprire il vostro spirito per notarne altre
ancora e disporre i vostri cuori a meditarle e gustarle; sono primizie queste a
Dio più gradite di quelle che gli si dovevano offrire nella Legge, secondo
l'ammonimento del Savio (Prov., III, 9). Ecco i frutti che vi mando in questo
primo giorno dell'anno, nel quale vi prego di ottenermi nuove grazie, per
servire a Gesù ed alla sua santissima Madre, e anche secondo le loro
intenzioni, alle anime vostre. Si applichi sopra di
162
noi la potenza del Figlio e della Madre! Questa santa potenza ci separi dalla
terra, ci attiri a loro, ci distacchi da noi medesimi, ci appropri a Gesù e a Maria;
e che i nostri giorni siano impiegati ad adorare, a glorificare, ad esaltare il
nostro Salvatore e la nostra salvezza! De die in diem salutare ejus. (Ps., XC, 5,
2). (O., 46).
L'Avvento.
Il santo tempo dell'Avvento .... è quel tempo felice in cui il Figlio di Dio prende
una nuova vita, onde dare, a noi pure la vita. Egli è la Vita, e tuttavia vuol
prendere una vita nuova che non aveva ancora; e la vuol prendere nella
Vergine che è la vita anch'Ella, poiché così la chiama la Chiesa nella sua
ufficiatura: Vita, dulcedo et spes nostra, salve, ed Ella è degna di essere
chiamata la Vita per eccellenza, poiché dà la vita a Gesù che è la Vita
medesima e l'Autore della vita. Sono questi, due oggetti che ci vengono
rappresentati da questo tempo, il quale è dedicato ad onorare Gesù e Maria, e
inoltre Gesù in Maria, vale a dire Gesù mentre dà vita alla Vergine e insieme
riceve vita dalla Vergine. In tal modo questo tempo è tempo di vita, perché
porta, contiene ed annuncia due vite superiori ad ogni altra vita, la vita di Gesù
in Maria e la vita di Maria in Gesù: due vite su la terra, due vite nuove, dite
vite sante, due vite singolari ed eccellenti, due sorgenti di vita in terra e in
cielo, che devono formare l'occupazione santa della nostra vita quaggiù...
Queste due vite devono darei luce, direzione e consolazione nelle tenebre e
nelle miserie di questa vita. Liberiamoci un po' dalle sollecitudini della nostra
vita umana, onde pensare a Gesù; a Gesù vivente di una nuova vita, nella
santissima, Vergine, e di una vita adorabile ed adorata dagli angeli nel loro
lume di gloria. Questa vita di Gesù, dobbiamo contemplarla in questo santo
tempo; a quella dobbiamo
163
aderire per tutti i secoli, poiché Gesù è talmente la vita che vuole essere la
nostra vita. (L., 188).
Adorate il Verbo eterno ... e venerate in modo singolare gli effetti ch'Egli
operò, sia nella sua umanità ch'Egli deificava con la propria sussistenza, sia
nella Vergine santa ch'Egli santificava in una maniera ineffabile con la sua
divina presenza, durante i nove mesi che stette nelle Sue viscere (L., 99).
V.
LA VISITAZIONE
1. - Dopo la SS. Trinità non v'è mistero più grande dell'Incarnazione, dopo il
seno del Padre dove si compiono le processioni stesse (delle persone divine),
non v'è santuario più santo che il seno della Vergine, dove si opera la
generazione del Verbo nella nostra umanità. Orbene, siccome la Vergine allora
si trova a Nazaret, nella sua cella, nel suo oratorio, questo oratorio, questa
cella, questo paese di Nazaret gareggiano col cielo in dignità.
Né in cielo né in terra v'ha luogo più santo, più venerabile, più augusto di
Nazaret, poiché là v'è Gesù con la Vergine.
Dico, e con tutta ragione, che Nazaret gareggia col cielo, anzi ha sopra i cieli
preziosi vantaggi, poiché nella cella della Vergine noi adoriamo la SS. Trinità
applicata ad un'azione, ed una relazione che in cielo Ella non ha azione,
relazione insigne e singolare più di quella che si degna di avere rispetto ai suoi
angeli e servi in cielo.
A Nazaret Dio si fa uomo, la Vergine diventa Madre di Dio, Dio Padre dà una
nuova nascita al Figlio suo, e lo Spirito Santo compie un'opera più grande che
nel cielo. A Nazaret abita il Santo dei santi e vi possiede una gloria
164
più grande di quella che ha nel cielo; a Nazaret abbiamo una Serva di Dio
insigne ed augusta più di tutti gli angeli che sono in cielo. A Nazaret abbiamo
una Madre di Dio, meraviglia che non si trova in cielo.
Oh quanto è santa quella casetta di Nazaret! Vere Dominus est in loco isto!
(Gen. XXVIII, 16). E tuttavia la Vergine lascia questo luogo oltremodo santo, e
così presto! Col suo esempio la Vergine sollecitamente ci insegna con quale
prontezza e facilità dobbiamo, noi pure, rinunciare alle cose sante, quando si
tratta di compiere qualche opera più santa, ossia di seguire e fare la volontà di
Dio in terra come in cielo.
II. - Lasciare così presto la dimora e il pensiero di Nazaret!... Io non sono
docile ed indifferente come la Vergine, ammiro il suo distacco da quel luogo
dove si è compiuta e compiuta in Lei la meraviglia delle meraviglie; ammiro
come tanto facilmente si allontani dal luogo delle sue grandezze e delle sue
delizie. Non posso così presto dimenticare questa casa consacrata a Gesù e a
Maria; né posso rassegnarmi a vederla deserta. Gli angeli la rimiravano con
invidia e non ardivano avvicinarla quando la SS. Trinità, sola con la Vergine, vi
compiva su Lei l'opera sua. Ora la visitino, l'onorino e vi abitino perché là si
sono compiute cose più grandi che nel loro Paradiso.
Da quattromila anni non si è mai fatto né mai più si farà nulla di simile al
mondo.
La Vergine, come ci viene riferito dal Vangelo, lascia la sua casa di Nazaret per
portarsi sui monti della Giudea ad assistere la cugina Elisabetta... Ella fa
questo viaggio non già per mancanza di fede... e neanche per curiosità onde
verificare coi suoi sensi la verità delle parole dell'Angelo, della quale era
pienamente sicura; ma per ispirazione e mozione dello Spirito Santo che a
165
Nazaret è sopravvenuto in Lei e non l’ha punto abbandonata. Diciamo meglio,
Maria si decide a partire per la segreta ispirazione di Gesù medesimo che sta in
Lei ed è il suo cuore, il suo centro, lo spirito del suo spirito, la forza e
l'inclinazione che la dirige. Gesù la porta interiormente a questo viaggio come
Ella lo porta nelle sue viscere; Gesù la muove ad andare dalla cugina, perché
vuole dar principio alle sue meraviglie, onde diffondere, come un sole, i suoi
raggi in Ebron come in un nuovo emisfero ... Seguendo Gesù nel corso della
sua vita, andiamo così di mistero in mistero, di meraviglia in meraviglia.
III. - La Vergine pertanto lascia quella beata casa di Nazaret... Un luogo così
santo rimarrà deserto ed abbandonato per tre mesi; noi dovremmo abitarlo,
ma preferiamo seguire la Vergine passo passo, ed accompagnarla nel suo
viaggio. Gli Angeli non mancheranno di onorare e di riempire la sua cella di
Nazaret; preghiamo il nostro Angelo custode di essere nel numero di quelli e di
adempite per sé e per noi questo ufficio, senza mancare alla sua custodia
verso di noi mentre facciamo parte della guardia d'onore e della compagnia di
Gesù e di Maria perché non vogliamo perderli di vista su la terra, ma seguirli
nei loro viaggi e nei loro misteri.
La Vergine, avuto il consenso di Giuseppe il quale, come sposo, ha diritto di
conoscerne la condotta, si incammina verso le montagne della Giudea: È da
supporre che, attesa la sua età sì tenera e delicata, Maria non fa questo
viaggio di quattro giornate senza un'onesta e conveniente compagnia. È vero,
che gli Angeli non mancano di accompagnare Colei che riconoscono per la loro
Regina e il frutto che porta nelle sue viscere, frutto che adorano come loro Dio;
ma la Vergine, savia e prudente quanto mai nella sua condotta osserva tutte le
convenienze anche in faccia al mondo.
166
L'Evangelista riferisce una circostanza che non dobbiamo tralasciare poiché lo
Spirito Santo medesimo la fa notare (Luc., I) 39); Maria va con tutta fretta,
Cum festinatione. I santi Padri ci dicono che lo zelo della gloria di Dio la porta e
la trasporta verso quella casa dove è diretta.
Ella va dunque: Non quasi incredula de osculo; cammina e arrivando saluta la
cugina.
A questo felice incontro, il bambino chiuso nelle viscere di Elisabetta, mentre
non conosce ancora se stesso già conosce Dio e la Madre di Dio. La Vergine
riempie di gioia quel piccolo infante e riempie pure dello Spirito Santo la madre
di lui. Più potente delle lingue di fuoco che scesero poi su gli Apostoli, la lingua
della Vergine riempie dello Spirito Santo e del fuoco dell'amore il bambino e la
madre. Maria riceve Ella pure un nuovo dono dello Spirito Santo, una nuova
elevazione, un rapimento potente per cui esulta nel trasporto di
quell'ammirabile cantico di lode che la Chiesa si è appropriato per lodare il
Signore ogni giorno (il Magnificat).
IV. - Questo mistero è la prima opera di Gesù su la terra dopo che si è
incarnato; è l'unica opera visibile compiuta su la terra dal Figlio e dalla Madre
nello spazio di quei nove mesi, l'unica che ci venga riferita dal Vangelo.
Nel precedente discorso (nella Vita di Gesù) abbiamo udito il colloquio
dell'Angelo con la Vergine; ascoltiamo ora il colloquio della Vergine con
Elisabetta ... Sono due colloqui che dànno principio, il primo all'Ordine
dell'unione ipostatica, il secondo all'Ordine della grazia che dal primo emana;
colloqui giustamente contrapposti a quelli del serpente con Eva e di Eva con
Adamo, i quali diedero principio alla rovina del mondo, come questi dànno
principio alla sua riparazione. In questo felice colloquio con Elisabetta, la
Vergine porta il frutto della vita;
167
dice una parola e subito rapisce la cugina e la ricolma dello Spirito Santo
insieme col bambino di sei mesi che sta nel seno di Lei. La Vergine è come un
albero vivente che porta il frutto della vita alla cugina e a quel bambino
fortunato, frutto di una vita ben differente da quella che proveniva dall'albero
dell'Eden. Qui, infatti, Gesù è la vita, la vita degli uomini e degli angeli, vita
divina e umana; e la Vergine è la terra che ha dato questo frutto! Terra dedit
fructum suum (Iac., V, 18). Questo frutto dà una vita nuova al bambino che
non è ancora nato ed alla madre che lo porta nelle sue viscere; dà la vita a
quel bambino, ed una doppia vita; perché gli dà la vita umana donandogli l'uso
della ragione che ancor non aveva, e gli dà la vita della grazia contraria alla
morte del peccato nel quale egli si trovava; quel Bambino è il primo che abbia
gustato di quel frutto di vita dato al mondo e piantato nella Vergine; ma
riflettiamo come ciò sia avvenuto: la Vergine proferisce una parola e saluta
Elisabetta.
V. – È questa la prima emanazione del mistero dell'Incarnazione, la prima
effusione della Vergine divenuta Madre di Dio, la prima azione di Gesù fuori
della Vergine, la prima azione del Figlio di Dio fatto figlio dell'uomo, la prima
comunicazione di Gesù e di Maria all'universo; sono le primizie non della
natura, ma della grazia; non della grazia (ordinaria), ma di quell'Ordine
superiore alla grazia che è l'Ordine del mistero dell'Incarnazione, l'Ordine
dell'unione ipostatica; è questo il primo frutto di Gesù su la terra. Le primizie di
cose sì grandi sono preziose e venerabili.
Nel discorso precedente abbiamo contemplato l'Angelo che dal cielo va, non a
Roma o ad Atene, ma é).d una piccola borgata della Galilea: contempliamo ora
un angelo maggiore, l'Angelo del gran Consiglio che parte da
168
Nazaret con la Vergine la quale è un angelo e dappiù di un angelo; lo vediamo
scendere in un'altra borgata che non ha neppur un nome, nelle montagne della
Giudea.
Quanti grandi, su la terra, quanti sapienti! Eppure non conoscono il Figlio di Dio
fatto uomo. Ed Egli fa visita non ad Augusta benché allora trionfante in Roma,
ma ad un bambino nascosto nelle viscere della madre, in una oscura borgata
della Giudea; ed è questa l'unica opera e l'unica visita ch'Egli compie su la
terra durante i nove mesi in cui risiede nella sua santissima Madre! Fra poco a
Betlemme troveremo Gesù con la Vergine, coi Pastori, coi Magi; ma ciò che è
più dolce, più intimo e più delizioso, qui abbiamo Gesù nella Vergine.
Maria starà nove mesi senza far visita, né proferirà parola, rinchiusa nel suo
Nazaret, in un sacro silenzio, in un profondo rapimento in Colui che è il suo
cuore, la sua vita, il suo tutto. Qui, Maria va, viene, parla, e parla più che in
qualsiasi altra circostanza riferita nel Vangelo e in qualsiasi altro stato della sua
vita. La Parola eterna del Padre, la quale nell'infanzia vuol rimanere senza
parola, qui muove la Vergine a parlare nel saluto alla cugina; e questa parola
sacra è talmente efficace che penetra il cuore di santa Elisabetta, toccando ed
aprendo pure il cuore del bambino che sta nel seno di lei. Quella parola rapisce
la madre e il figlio in Gesù e nella Vergine, i quali sono i due soggetti di questo
sacro rapimento e di queste ammirabili parole di santa Elisabetta: Benedicta tu
inter mulieres et benedictus fructus ventris tui.
VI.- Ecco il doppio effetto del saluto di Maria: attira a Gesù, attira a Maria,
attira ai due più grandi oggetti del cielo e della terra, attira a tutt'e due
assieme. Per altro Gesù è nella Vergine e la Vergine è in Gesù. Gesù è nella
Vergine perché è suo bambino: la Vergine è in Gesù,
169
perché Gesù è il suo tutto; e la parte è nel suo tutto così bene come il bambino
è nella madre. Anzi, ardisco dire che la Vergine è in Gesù per una via più
potente che non Gesù nella Vergine; perché Gesù è in Lei per la natura (di
bambino), mentre Maria è in Gesù per la grazia e per una grazia così potente,
ben superiore alla grazia degli uomini e degli angeli. L'anima è nel corpo, e il
corpo è nell'anima più di quello che l'anima sia nel corpo, perché l'anima non
dipende dal corpo, mentre il corpo dipende dall'anima e l'anima pur essendo
nel corpo ha la sua vita e il suo essere proprio; e invece il corpo senza l'anima
è senza vita 1.
Grande è lo stato di Gesù nella Vergine e della Vergine in Gesù. Gesù in quanto
è suo Figlio, dipende da Lei e ne ha bisogno. Oh felice dipendenza! dipendenza
ed indigenza che costituiscono quello stato di insigne eccellenza e potenza che
è la Maternità divina. Essendo Figlio di Maria, Gesù dipende da Lei, e ne ha
bisogno; è soggetto a tutti i movimenti di Maria, non potendo muoversi, né
andare da un luogo all'altro, se non per mezzo di Lei; così bisogna ch'Ella lo
porti nella casa di Zaccaria, e a Nazaret, e a Betlemme.
Gesù dunque è nella Vergine e la Vergine è in Gesù, e quel saluto della Vergine
ad Elisabetta mi sembra parola di Gesù e insieme parola della Vergine; ed ecco
perché attira e rapisce a Gesù ed insieme alla Vergine. È
____________________________
(1) Il pensiero qui ci appare un po' confuso; infatti, il Padre Gibieuf scrisse che
il Padre de Bérulle aveva preparato questo opuscolo per essere pubblicato in
seguito alla Vita di Gesù, ma non aveva ancora potuto mettervi l'ultima mano.
Il pensiero è questo: Gesù, rispetto alla vita naturale dipende da Maria, perciò
si può dire che è in Maria più che Maria sia in Lui; ma rispetto alla vita della
grazia, più insigne e più potente; è tutto all'opposto, perche Gesù allora non
dipende da Maria, ma invece Maria dipende da Gesù, quindi Ella è in Gesù più
che Gesù in Lei, poiché sotto questo aspetto, ne riceve maggiormente l'azione.
170
una parola di due persone, della persona di Gesù e della persona di Maria; ma
siccome queste due persone sono l'una nell'altra, parlano pur l'una nell'altra.
Gesù parla nella persona di Maria come il Sacerdote nell'operare il Sacramento
parla nella persona di Gesù. Nel sacramento il sacerdote trasforma il pane in
un essere eccellente, perché la sua parola è la parola di Gesù e non la sua:
così Gesù parlando nella Vergine; e la Vergine parlando in Gesù e in nome di
Gesù, penetrano e trasformano le anime di Elisabetta e del figlio suo in un
essere eccellente, in una vita nuova, in una vita di grazia e di grazia insigne
che li rapisce ed è piena di vigore e di movimento verso Gesù e la Vergine. La
mente del bambino di Elisabetta, infatti, è tutta illuminata, e la sua vita della
grazia è attiva, si eleva e tende il manifestarsi, anzi è già una grazia di
ministero profetico.
VII. - In questo mistero vengono per la prima volta manifestati i due segreti
più insigni e più importanti per il cielo e per la terra: l'Incarnazione e la
Maternità divina, due misteri nascosti che si compiono su la terra e non in cielo
e che Dio ha voluto siano manifestati alla terra dai Santi della terra e non dai
Santi del cielo.
L'Angelo, infatti, mandato dal cielo a rivelarli alla Vergine si è ritirato senza
dirne nulla a nessuno: Discessit ab ea Angelus (Luc., I, 38); e la Vergine in cui
sono state compiute quelle due meraviglie non ne dice nulla, né a Nazaret, né
nella Giudea. Ma questi due arcani vengono rivelati ad un bambino e da questo
bambino alla madre sua che li pubblica esclamando: Unde hoc mihi, ut veniat
Mater Dei ad me?...
In tal modo la grazia di questo mistero è una grazia di luce e un mistero di
manifestazione, e di manifestazione
171
delle verità più elevate; più importanti e più necessarie al mondo.
Quanti sapienti in quel tempo su la terra! Quanti belli spiriti che investigano i
segreti della natura! Ma ignorano i segreti di Dio e non vi pensano. Qui invece
sono manifestati i segreti di Dio medesimo; qui si diffonde la luce del cielo ...
Qui abbiamo la più celebre scuola dell'universo, dove si impara ciò che il
mondo ignora ed ignorerà ancora per lungo tempo e questo si insegna in due
parole (di santa Elisabetta). Ma anche la Parola (il Verbo) di Dio è abbreviata in
queste due meraviglie in cui Dio si è fatto uomo ed una Vergine è fatta Madre
di Dio. E questi due misteri sono primieramente rivelati ad un bambino, non ai
grandi, né ai sapienti del mondo, neppure a san Giuseppe, uno dei Santi più
eminenti. San Giuseppe, infatti ne avrà conoscenza soltanto dopo tre mesi,
benché abbia la missione di prestare i suoi servizi al divin Bambino ed alla
divina Madre. Dio, nell'ordine, della sua Provvidenza, vuole che un tal
privilegio, in onore della sua infanzia, sia riservato ad un infante.
Dio si è fatto bambino; il mondo lo ignora mentre il cielo lo adora, e un
bambino è il primo che lo riconosce e lo adora; e ciò avviene per una segreta
azione dell'Infanzia di Dio medesimo che vuole agire nei bambini e onorare se
stesso nella sua qualità di infante, col fare di un bambino il suo primo Profeta.
Così Dio-Bambino è riconosciuto è manifestato non da un angelo, ma da un
bambino. E come il primo Profeta di Dio-Bambino è un bambino, così fra poco i
suoi primi martiri saranno pure bambini. In tal modo si esercita la più alta
provvidenza di Dio sopra i due più insigni soggetti che Egli abbia nel mondo:
sopra Gesù e la Vergine.
Dio vuole pure che una donna, non un angelo né un uomo, per la prima
riconosca e manifesti al mondo la
172
qualità di Madre di Dio nella Vergine. Santa Elisabetta è, quella donna
fortunata cui Dio rivela i suoi segreti e le sue verità; e che il cielo istruisce nei
suoi misteri; Dio li insegna nella scuola dell'umiltà, li insegna ad Elisabetta per
mezzo del suo bambino; onde onorare ed esaltare in questo modo l'infanzia
divina; e questa è la sorgente della prima e più grande manifestazione al
mondo di una luce così insigne come quella che ad Elisabetta rivela
l'Incarnazione del Verbo e la Maternità della Vergine.
VIII. Qui adunque, un infante conosce e adora il Dio-Infante; qui una donna,
conosce, rivela ed annuncia la qualità di Madre di Dio in una Vergine. Qui, un
infante, se parliamo in termini religiosi dell'Ordine di Gesù e dell'Ordine della
Vergine ... i quali si uniscono in questo luogo e in questo mistero; un infante,
diciamo, è il primo discepolo della Parola, di Gesù.
Parlando in termini ancora più elevati, diremo che un bambino qui è il primo
Ufficiale di Gesù e possiede la prima dignità della Corona nell'Impero di Gesù,
perché qui si dà principio allo Stato di Gesù 1.
Qui pure si dà principio all'Ordine di Gesù e all'Ordine della Vergine, i due
Ordini che la grazia stabilisce su la terra tra gli uomini come ha stabilito in cielo
gli Ordini angelici; qui, nella casa di Elisabetta, nello stato di questo mistero ha
principio, quella grazia, quell'Ordine nuovo, il grande Ordine di Gesù e della
Vergine. 2
I primi religiosi di questo grande e nuovo Ordine che
_____________________________
(1) L'Autore paragona Gesù ad un Principe che fonda il suo Stato e il suo
Impero incominciando a santificare il mondo. Giovanni è la prima dignità del
Regno di Gesù.
(2) Paragona ancora la religione che Gesù viene a stabilire nel mondo, ad un
ordine religioso; la casa di Elisabetta è la Casa dove di fonda, si inizia questo
Ordine che fa capo al Mistero dell’Incarnazione.
173
lega a Gesù ed alla Vergine e li manifesta al mondo, sono Elisabetta e
Giovanni. Chi vuole aver parte alla grazia di un tale Ordine santo, ricorra a
questi Santi, adori questo mistero, veneri quella casa come la prima casa di
quest'Ordine!
Casa fortunata quella che possiede allora Gesù e la Madre sua, e Gesù nella
Madre sua! Sola possiede i due lumi del cielo e della terra, i due più grandi
soggetti, di condizione e di venerazione che mai vi saranno in cielo e in terra!
Perciò Elisabetta esclama: Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus
ventris tui! Non v'è che benedizione nella bocca di Elisabetta, e non vi è pure
che grazia e benedizione nel cuore del suo bambino e nella sua casa.
Se noi riflettiamo sul testo del Vangelo, vediamo che dal bambino viene la luce
ad Elisabetta, e non già da Elisabetta al suo bambino, come infatti, dal Figlio di
Dio viene la benedizione nella Vergine, e non dalla Vergine nel Figlio di Dio; e
così, anche in questo, l'infanzia di Giovanni onora ed imita la divina infanzia di
Gesù.
In questo mistero adunque il Verbo incarnato comunica la prima cognizione, di
se medesimo e della Vergine in cui ha voluto incarnarsi; è finché sarà infante
nella Vergine non compirà nessun'altra opera (esterna). Ciò che tre o quattro
mesi dopò avverrà rispetto a san Giuseppe, sarà l'opera dell'angelo Gabriele e
non del Bambino Gesù e neppur della Vergine. Gesù e la Vergine staranno in
riposo e in silenzio per lo spazio di nove mesi; e intanto il Figlio di Dio non
opererà che nella Madre sua, e la divina Madre non opererà che nel Figlio suo.
IX. - Sembra cosa strana che il Figlio di Dio, essendo nel mondo, si manifesti
ad un bambino e unicamente ad un bambino e compia un lungo viaggio a
questo effetto;
174
ma dobbiamo riflettere che in questo bambino Egli incomincia a manifestarsi al
mondo intero e che fin d'allora lo consacra come suo Profeta e di lui si dirà poi:
Fuit homo missus a Deo. (Joan., I). Nella persona di questo bambino Gesù
stabilisce una grazia così eminente che equivale alla grazia di una intera
provincia nel mondo.
La grazia propria di questo mistero è una grazia di luce e di manifestazione,
ma di manifestazione segreta, di manifestazione che è propria della sapienza
divina, che non si compie se non inter perfectos, di manifestazione dei soggetti
più dolci e più degni di essere conosciuti: Gesù e Maria. Chi vuole conoscere
questi due grandi soggetti ed aver parte con loro, con venerazione ricorra alla
grazia di questo mistero nel quale si trovano le primizie di quella grazia insigne
che manifesta al mondo Gesù e Maria.
***
Sarei quasi tentato di lamentarmi con l'Evangelista, perché ci riferisce soltanto
l'incontro di Maria con Elisabetta, mentre ci rivela che Maria stette tre mesi in
quella casa. Se dal semplice saluto della Vergine alla cugina abbiamo raccolto
tanti lumi e tante grandezze; elle sarebbe mai dalla loro conversazione per tre
mesi? In quei tre mesi neppur un solo istante rimase ozioso, né venne
perduto; tutto vi era santo, tutto vi era degno di Gesù e di Maria ... Quanti
lumi e quanti rapimenti, sia in Maria, sia in Elisabetta! Quante elevazioni!
Quanti canti di lode! Quali segrete operazioni del bambino di Maria nel bambino
di Elisabetta! Gesù era come un sole tutto vicino, e Giovanni, come un pezzo di
una molla e ben disposta, che fin dal primo ingresso di Maria aveva ricevuto
una sensibilità e una docilità speciale, a segno che Gesù, il quale l'aveva
toccato con grande potenza, ne faceva
175
fondere continuamente davanti a sé il cuore e lo spirito: e in tal modo
preparava questo nuovo atleta alle grandi cose cui era destinato: Novus
athleta novo parabatur certamini. Ma queste cose non sono scritte che in cielo
dove ci sarà dato di considerare la vita di Gesù in tutta la sua pienezza; per ora
sono impresse ad intervalli nel cuore di qualche anima fedele. Di tali cose tanto
sublimi e singolari, adoriamo ciò che ignoriamo (O., 36).
***
È questo il giorno della Visitazione di Nostra Signora, giorno che stabilisce un
legame speciale di Gesù e di Maria con san Giovanni e santa Elisabetta ed
apporta a quella santa famiglia una benedizione particolare ... È questa la
prima santificazione che Gesù opera nel mondo; Gesù, il Santo dei santi, che è
venuto a santificare; il cielo e la terra col riempire il cielo e la terra degli effetti
della sua potenza e della sua santità.
Queste primizie sono ben degne di essere considerate e venerate in modo
particolarissimo; tanto più che si tratta di un effetto singolare che non ha
simile nelle azioni del Figlio di Dio segnate nel Vangelo. Questo deve legarci a
Gesù e a Maria, e a Gesù in Maria; perché allora Gesù era in Maria, viveva in
Lei e da Lei, ed operava per Lei...
***
Gesù va a visitare san Giovanni, ma non vuole poterlo fare se non per mezzo
di Maria. Gesù è il cuore e lo spirito di Maria, più che Ella non sia il proprio
cuore ed il proprio spirito di se medesima. Gesù perciò santamente e
soavemente la muove a portarsi da Elisabetta, affinché questa santa donna,
fortunata nella sua relazione con la
176
Vergine, sia la prima, su la terra, che conosca, ormai, ami e pubblichi la dignità
di Colei che Dio ha scelta nel mondo per essere la Madre Sua.
Gesù in quella visita a san Giovanni vuole santificarlo, ma per tale
santificazione vuole usare della presenza e della via della Madre sua: Una facta
est vox salutationis tua in ansitus meis. (Luc., I, 44), 1.
Benedetto sia Gesù in se stesso e nella Vergine! Benedetto Gesù nelle sue
grandezze e nei suoi abbassamenti l perché in Lui tutto è grande, divino ed
adorabile. Benedetto Gesù nella vita che riceve dal Padre suo e nella vita che
prende da sua Madre! … Gesù vuol vivere in Maria e per mezzo di Maria, quindi
in Lei e per mezzo di Lei compiere le sue opere; vuole Pertanto che la prima e
più segnalata delle sue opere nello spazio di trent'anni, venga per mezzo di Lei
compiuta sopra Giovanni il quale ... è destinato da Gesù ad essere il primo dei
mortali che lo conosca, lo serva, lo pubblichi nel mondo e lo annunzi persino al
primo fra gli Apostoli Sant'Andrea, infatti, il primo dei discepoli, per mezzo di
san Giovanni Battista giungerà alla conoscenza di Gesù.
San Giovanni ha un potere eminente, nel dare alle anime la conoscenza di
Gesù, poiché per il primo lo ha fatto conoscere al mondo ed alle prime anime
del mondo. E poiché ha la fortuna di conoscere Gesù prima ancora di
conoscere se stesso, e di farlo conoscere alla madre sua santa Elisabetta prima
di venire al mondo e di parlare, egli incomincerà il primo uso di se medesimo
con la conoscenza di Gesù e di Gesù nascosto al mondo. Supplichiamolo
_________________________
(1) Il mistero della Visitazione è uno dei principali argomenti che dimostra la
mediazione di Maria nella distribuzione della grazia.
177
di attirarci ed elevarci ad una conoscenza speciale getti ai quali è legato così
strettamente fin dal primo di Gesù e di Maria, e di legarci a questi due divini
oggetti ai quali è legato così strettamente fin dal primo istante della sua vita
della grazia prima di vivere nel mondo.
***
Ma san Giovanni è legato a Gesù nascosto ed ha una relazione particolare con
la condizione di Gesù residente e pur nascosto nelle anime. Forse Dio vuole che
siamo di questo numero e ci muove a volere ciò che gli piace mentre non
siamo degni di essere suoi. Coloro che hanno parte a Gesù nascosto nei suoi
stati e nelle sue operazioni, partecipano della condizione di uno trai più gran
Santi del cielo; ossia di san Giovanni, il quale incomincia a vivere della vita
della grazia con una sorta di aderenza a Gesù nascosto nello stato d'infanzia e
di residenza nel seno della sua santissima Madre. Egli poi continua questa
medesima vita, sotto un’azione speciale di Gesù, per lo spazio di trent'anni,
vivendo; per tutto quel tempo, nella solitudine, privo di Gesù e lontano da
Gesù cui aveva reso i suoi primi omaggi e si era dedicato con una perfetta
aderenza ... lontano da Gesù che pur si trovava nella Giudea; e Giovanni ben
lo sapeva.
O Gesù nascosto! O Gesù lontano! Siete dunque in questo modo l'appannaggio
di san Giovanni! E anime meschine a paragone di un sì gran Santo,
stenteranno ad aver parte a Voi senza goder di Voi e senza conoscervi
Oh deserto di san Giovanni! Oh privazione di Gesù! Quali lezioni ci porgereste
se fossimo capaci di intenderle!
Consacriamoci a Gesù, consacriamoci alla Vergine, consacriamoci a Gesù nella
Vergine: consacriamoci a Gesù nascosto nei suoi misteri, nei suoi stati, nei suoi
disegni
178
sopra di noi. Sopportiamo volentieri la privazione di Gesù, ma per Gesù
medesimo! Ch'Egli ci possieda senza che noi lo possediamo ora, onde possiamo
possederlo poi un giorno in un modo più sublime, più pieno e più santo. In una
parola, dedichiamoci a Lui ed alla sua santissima Madre in quella maniera che
si compiaceranno di ordinare e stiamo fedelmente sottoposti alle loro vie ed ai
loro disegni sopra di noi. (O., 37).
***
Il nostro corpo, per la sua pesantezza, ha bisogno di tempo e di altre cose per
trasportarsi da un luogo ad un altro; in questo è differente dall'angelo, il quale
si trasporta dove vuole per la sola efficacia della propria volontà e senza
nessun impedimento; l'angelo, infatti, è spirito, perciò non è soggetto né ai
luoghi, né alle distanze. Ma se questo pensiero ci umilia e ci pone tanto al
disotto degli angeli, v'è un punto che ci rialza ad una certa eguaglianza con
loro e persino al disopra. Difatti, il moto degli angeli è naturale e questa
perfezione è propria anche degli angeli cattivi; invece nei movimenti lenti di
questo nostro corpo materiale e terreno che ci grava, noi possiamo e dobbiamo
avere dei movimenti santi e spirituali che sorpassano gli angeli ed i loro
movimenti.
Così la Vergine, portandosi in montagna (Luc., 1,39) camminava passo passo e
nel suo viaggio impiegava parecchie giornate; mentre portava il Figlio di Dio,
non era portata dagli angeli; ma soggetta come noi a questa infermità
corporale (della lentezza e fatica del viaggio); soggetta, dico, e non esente,
poiché fra tante esenzioni di cui godeva nell'ordine della natura e della grazia,
non era esente da tale necessità che venero nella Vergine più che la la libertà e
l'agilità di cui godono gli Angeli tra loro. (O., 186).
179
VI
MARIA NELLA NATIVITÀ DI GESÙ
I. - Colui che ha fatto il tempo ed è il Re dei secoli, volle rendersi soggetto al
tempo e regolare il corso della sua vita (umana) secondo la legge del tempo. È
questa la prima legge, la prima servitù cui troviamo sottoposto, il Figlio di Dio
nel mondo … Dal venticinque marzo in cui il Figlio di Dio era stato concepito
sino al venticinque dicembre, il corso dei nove mesi fissato dalla natura per la
formazione progressiva del bambino nel seno materno era interamente
compiuto. Il Figlio di Dio volle subire questa legge di natura, senza abbreviarla
di un sol momento ... Non volle ritardare il giorno felice per l'universo del suo
ingresso nel mondo, ma neanche anticiparlo con l'abbreviare, sia pure d'un
solo istante, per via miracolosa, la soggezione alle leggi cui aveva voluto
sottostare per degnazione e misericordia. Non usò della sua potenza
miracolosa per esimersi da ciò ch'Egli era venuto a cercare e a subire per noi,
ma solo per liberarci dalla schiavitù e dalle miserie del peccato. (O., 44).
L'Evangelista ci fa dunque sapere che Impleti sunt dies ut pareret (Luc., II, 6),
(I giorni fissati dalla natura per il parto sono compiuti), e dalla pienezza di
questo corso della natura ci eleva facilmente a venerare la pienezza del tempo
della quale si parla nella Scrittura, in cui il tempo dà origine all'Eterno, la
creatura al Creatore e la Vergine al suo Dio e insieme suo unigenito Figlio.
II. - Questa pienezza del tempo (Plenitudo temporum) ci eleva inoltre a
considerare un'altra pienezza data alla natura per partorire l'Autore della
grazia. La Vergine, infatti, riceve una pienezza di grazia per partorire
180
Gesù: l'Autore della grazia non può essere partorito che per pienezza, di
grazia, di potenza e di grandezza. La natura partorisce la grazia come la
creatura partorisce il Creatore. Gesù, infatti, è la grazia del Padre, grazia
essenziale e non accidentale, grazia essenziale e personale, grazia increata ed
incarnata, grazia e fonte di grazia che combatte su la terra, e trionfa in cielo.
Questa grazia viene partorita dalla natura, Gesù da Maria: da Maria, dico, e
dalla natura elevata, interessata ed animata da un nuovo stato nella grazia è
da una nuova azione della grazia che la rende degna di dare alla luce il Figlio di
Dio.
III. - Quando diciamo che la Vergine partorisce il Figlio suo unigenito,
guardiamoci dall'abbassare le nostre menti alle semplici condizioni dei parti
umani. Il Figlio di Maria è Dio ed uomo; nel suo Essere riunisce due condizioni
ben differenti, e in questi stati riunisce pure grandezze e bassezze in
conformità con le differenti qualità delle sue due nature. Tali grandezze si
riflettono anche su la Madre sua, perché in questo mistero del Figlio e della
Madre, sono congiunte le grandezze dell'uno e dell'altra. Il Figlio è bambino,
ma è Dio: la Vergine è madre di un bambino, ma è Madre d'un Dio, Madre del
Creatore, Madre del Salvatore del mondo. Maria è Madre Vergine e da Lei Gesù
nasce senza nessuno sforzo naturale, per la dolce azione della sua potenza, in
virtù della potenza divina che Egli comunica alla Madre sua, per darlo alla luce
come un Dio. Se un Dio deve nascere, deve nascere così, senza impurità,
senza violenza, senza danno per Colei che lo partorisce come in Lei è stato
concepito senza nessun incidente che potesse, menomamente offuscare la
purezza e la verginità di Colei che è madre insieme e vergine; Madre e Vergine
nel concepirlo, Madre e Vergine pure nel partorirlo.
181
Gesù nasce senza violenza né oltraggio alla natura, sine contumelia natura,
come dicono i nostri Dottori.
Nasce per una potenza di spirito, cioè deno Spirito di Dio nella Vergine: Quod
in eo natum est, de Spiritu Sancto est. Egli viene a nobilitare la Vergine, a
purificarla e santificarla col suo avvento; quindi non le porta nessun danno,
nessuna violenza, nessun oltraggio, nessuna macchia. I peccatori nascono in
mezzo a dolori ed oltraggi, perché sono peccatori, figli di via e di dolori; ma
Gesù è il Figlio di Dio, il Padrone della natura, il Giusto per eccellenza, il nostro
Giusto e nostro Sovrano: Dominus justus noster (IER., XXIII, 6). Poiché vuol
che la natura gli dia nascita, alla Madre sua, che dà alla luce un Dio, non vuole
fare una condizione inferiore a quella ch'Egli ha dato alla natura per produrre le
cose inanimate.
Gesù è il Fiore d'Israele; ora, la natura produce i fiori senza nessuna ferita
nella pianta che li porta.
Gesù è la luce dell'universo, e ora la luce esce dal sole con una emanazione
così viva, dolce, eminente, che in un attimo dal cielo scende su la terra senza
sforzo, senza ferire i corpi trasparenti attraverso i quali arriva sino a noi. 1
_________________________
(1) «Il Verbo eterno è luce, non solo nella sua essenza, ma anche nella
proprietà della sua persona: dal Padre nasce come luce, e come Dio di luce
vuole pur nascere nel mondo. Orbene, la luce del sole dall'alto dei cieli si
abbassa sino all'infimo della terra, ma senza avvilirsi; penetra tutto, ma senza
incontrare nessuna macchia; si unisce a tutto, si incorpora a tutto, aia senza
mescolarsi con nulla; la purezza, la semplicità, la candidezza e la dignità del
suo essere sono tali che nelle condizioni corporali conserva le condizioni
spirituali; dalla varietà delle cose cui è unita riceve in se medesima né danno
né varietà; si abbassa senza avvilirsi, si applica e si unisce senza mescolarsi, si
incorpora senza macchiarsi. Così il Verbo, nelle condizioni della nostra infanzia
conserva le sue perfezioni e le sue grandezze; né riceve danno alcuno nella
purezza, semplicità e dignità dell'Essere suo; ma nell'abbassarsi senza
avvedersi, ci eleva; con l'unirsi a noi, ci purifica; con l'incorporarsi a noi, ci
deifica». (O. 42).
182
IV. - Come il parto di Maria è ammirabile, così le cause sono divine ed
ammirabili: la Vergine riceve una potenza divina per dare alla luce il Figlio suo.
La virtù dell'Altissimo la circonda come nel virgineo concepimento: il desiderio
dell'Eterno Padre di dare al mondo il Figlio suo viene comunicato al Cuore di
Maria e questo Cuore materno e verginale unito alla volontà e al potere di dare
al mondo il Figlio suo, si trova potente, ma di una potenza divina, per dare alla
luce un Dio su la terra.
Ma parliamo in termini più elevati di Colui che è superiore alla natura, essendo
il Dio della natura: Gesù è il Figlio del Padre, e dal seno del Padre procede
senza aprirlo, poiché questo seno rimane eternamente chiuso come prima, non
ostante la processione del Figlio e la sua missione nel mondo: parimenti Egli
vuole pure procedere dal seno verginale della sua santa Madre, in tal modo che
questo seno rimanga chiuso come prima. Il seno di Maria era appunto figurato
nell'Orto chiuso, nella Fonte suggellata e nella Porta orientale per la quale
passa il Signore.
Oh potenza! Oh grandezza! Oh dignità della Vergine che concepisce e dà al
mondo un Dio!
Se Dio doveva essere concepito, così doveva essere concepito; se Dio doveva
essere partorito, doveva pure essere partorito in questo modo.
Grandezze, e meraviglie del divin parto! Come ne sorpassano le bassezze! Ma
anche le grandezze della natura divina, quanto sorpassano le bassezze della
natura umana del Dio-Bambino! Tuttavia le grandezze e le meraviglie qui sono
interiori ed invisibili, mentre le bassezze sono visibili e sensibili; parimenti la
natura divina, di questo Bambino è invisibile, mentre è sensibile la sua natura
umana. Contempliamo queste grandezze e queste bassezze; adoriamole
perché le une e le altre sono divine, e le une e le altre sono nostre. Su le
grandezze si eserciti la
183
nostra fede: su le bassezze si esercitino i nostri sensi, ma sotto la direzione
della fede e con la luce della grazia.
Consideriamo dunque lo stato e il procedimento di questo parto; perciò
portiamoci a Betlemme; andiamo alla stalla. Contempliamo Gesù Bambino;
contempliamo la Madre sua Maria; contempliamo Giuseppe che assiste e serve
la Madre e l'Infante. Contempliamo la stalla, e il bue, e l'asino, e la grandezza
del cielo abbassata in Betlemme nella persona del Figlio, ed anche nella
persona della Madre.
V. - La Vergine parte da Nazaret e va a Betlemme in seguito ai decreti
dell'Imperatore. Fin d'allora Gesù obbedisce al sovrano della terra; e così
incomincia ad obbedire prima ancora di nascere. Per obbedienza morrà poi su
una Croce: per obbedienza vuole già nascere a Betlemme. Pertanto un fatto
così divino come la nascita di Gesù nel mondo, sembra avvenire per un
semplice caso.
Così Dio ordina e nasconde la sua Provvidenza nelle cose umane; e dobbiamo
ammirare come la più alta e preziosa provvidenza che Dio eserciti sopra il suo
Unigenito Figlio sia temperata, coperta, regolata e come abbassata nei casi
umani.
Che vi è mai nell'universo di più divino che la nascita di Gesù? Qual fatto
avrebbe dovuto essere più particolarmente ordinato da una provvidenza tutta
divina ed elevata, e meno abbassata nelle cose umane? Sembra invece che Dio
non se ne curi; e un tale evento sembra abbandonato al capriccio della volontà
di un principe che pensa a conoscere le forze del suo Impero; e questo evento
viene regolato dai governatori delle provincie, i quali emanano decreti quando
e come loro comoda, regolato degli esecutori di questi decreti e da mille altri
casi che accadono in simili affari.
184
Gesù nasce in una stalla e non in una casa comune, in una mangiatoia e non in
una culla come gli altri bambini. Gesù nasce tra il bue e l'asino e non in mezzo
ai parenti; la sua prima compagnia è quella di quei due animali. In un tale
abbassamento avviene la nascita miracolosa di Colui che ha fatto il cielo e la
terra! Ma non tocca a noi parlare di questo mistero; ci basta ammirarlo ed
adorarlo, con un profondo silenzio piuttosto che profanarlo ed avvilirlo coi
nostri pensieri troppo bassi e deboli. Gesù, è bambino, quindi obbligato al
silenzio e non può parlarcene; toccherebbe alla Vergine all'Angelo, che serve
Gesù, dircene qualche cosa.
Dio che in tal modo ha abbassato su terra il Figlio suo in una stalla, vuole
esaltarlo in cielo; dal cielo, manda i suoi angeli ad adorarlo; dal cielo manda i
suoi angeli ad annunziarlo; dal cielo manda una stella per rivelare ai Magi la
sua nascita. Ecco le tre meraviglie che il cielo tributa a Gesù nato bambino su
la terra, mentre la terra giace nella dimenticanza del suo salvatore: Et adorent
cum omnes angeli ejus. (Heb., I, 6). (O.,38, 44].
***
Nel mistero della Natività di Gesù sono da considerarsi varie cose:
1) L'unione della Vergine con la volontà dell'Eterno Padre di dare al mondo il
Figlio suo, volontà divina che efficacemente agisce nell'anima e nella persona
della Vergine.
2) L'unione della Vergine con lo spirito e la volontà del Figlio suo di dare se
stesso al mondo, e di farlo per mezzo di Lei.
3) Il compimento della divina Maternità, per mezzo di queste vie divine. La
Maternità, infatti, ha il suo compimento nell'autorità della madre sul bambino;
e questa
185
autorità non compete alla madre se non dopo che lo ha messo al mondo. In tal
modo questa nascita conferisce a Maria autorità sopra Gesù, e le dà per
suddito Colui che è suo Figlio ed insieme suo Dio; ed è questa una nuova e
meravigliosa gloria per il suo stato di Madre di Dio.
Nelle nostre pratiche di divozione interiore, imitiamo gli stati e le diposizioni
della Vergine, unendoci alla donazione del Padre, del Figlio e della Madre, onde
accogliere e ricevere per noi Colui che ci vien dato, come la terra avrebbe
dovuto riceverlo se ne fosse stata degna. Ma la terra allora non lo accoglieva; e
dopo, lo mise in croce. Alcuni, è vero, lo accolsero i Pastori, i Magi, Simeone,
Anna; ma semplicemente come persone private senza mandato, né da parte
della Sinagoga, né da parte del mondo. Accogliamolo ora per noi, come quelli
allora io accolsero per sé.
Preghiamo la Vergine che ci doni il Figlio suo, poiché, in questo mistero e in
virtù di questo mistero Ella riceve il potere di dare al mondo il proprio Figlio,
potere che è una delle eccellenze e singolarità che da questo mistero derivano
alla sua Maternità. Maria nell'Incarnazione riceve il Figlio di Dio; nella Natività
lo dà al mondo e riceve il potere di darlo, e questo potere le rimane sempre, né
mai le viene tolto 1. Preghiamola che usi di questo suo potere e ci doni il Figlio
suo, ma ci doni noi pure a Lui; vediamo di dare anche noi alla Vergine il potere
di darci al Figlio suo, come il Padre le dà il potere di darlo a noi (O.,43).
_________________________
(1) La Maternità divina per il P. de Bérulle; è uno stato permanente ed eterno,
quindi è permanente e eterno anche il potere che ne deriva. Cinquant'anni
almeno prima del Bossuet, egli aveva già espresso formalmente in queste
parole quel principio di cui si fa tanto onore il grande oratore francese per
stabilire la Mediazione di Maria Vergine. Per altro è risaputo che Bossuet è «il
più illustre dei berulliani ».
186
***
La grazia della Natività è una grazia che stabilisce un nuovo legame e una
nuova relazione della Vergine con l'Eterno Padre, mentre Ella genera il Figlio
del Padre e lo dà al mondo in virtù del disegno eterno: Sic Deus dile it
mundum (Joan., III, 16), relazione speciale con la generazione, e l'amore del
Padre, con la potenza del Padre di generare e di dare al mondo il Figlio suo,
perché questo potere di darlo è fondato su quello di generarlo.
È una grazia che alla Vergine conferisce eminenza, autorità e potere, nel
tempo e nell'Eternità, sopra gli Angeli, sopra gli uomini e sopra tutte le
creature. È una grazia che collega Maria con la Divinità e le dà intimità e
società particolare con Dio ed una nuova dignità al cospetto di Dio medesimo.
Madre di Dio! chi mai potrà comprendere questi due termini? chi potrà
intendere questa Maternità, questa sorta di dignità e di autorità materna al
cospetto di Dio?
Se la grazia ordinaria ci rende degni di Dio: Invenit illos dignos se (Iap., III,
5), cosa sarà della dignità compresa nella grazia di Madre di Dio? È un'autorità
speciale rispetto alla misericordia, come questo mistero è mistero di
misericordia; la Vergine pertanto è Madre di Misericordia e da questo mistero
derivano gli effetti e i privilegi straordinari della sua misericordia (O., 45).
Il Mistero della Natività è mistero di Gesù e di Maria: è mistero di nascita e di
vita; mistero di vita sofferente e morente, poiché in quello Gesù prende nascita
per morire mentre nella sua nascita divina ed eterna riceve vita, per vivere di
una vita impassibile ed eterna. Mistero dunque che deve legarci al Figlio di Dio
e insieme alla Madre sua. (L., 110).
187
Bisogna riflettere a questi tre punti che si riferiscono all'onore della Natività
temporale di Gesù: 1) Essa adora per istato la Nascita o generazione eterna;
2) dà come suddito all'Eterno Padre il Figlio suo unigenito e Consustanziale; 3)
in tal modo estende la sovranità del Padre Eterno sopra il più degno e più
divino di tutti i sudditi che Possano mai essere compresi nei confini della sua
giurisdizione. Orbene, in Voi, o Vergine è avvenuta quella Natività così augusta
e divina; è Figlio vostro questo Figlio dell'uomo, è carne della vostra carne,
ossa delle vostre ossa, e da Voi e in Voi si è fatto carne della vostra carne, e
dal vostro sangue ha tratto quel sangue prezioso che i carnefici hanno poi
tratto dalle sue vene. (O., 20).
Supplico Gesù nostro Signore e la sua Santissima Madre di benedirci tutti in
questo tempo di grazia particolare, vale a dire in questo tempo della Natività di
Gesù e della divina Maternità della sua santissima Madre. È il tempo di Gesù e
di Maria; è il tempo in cui spandono i loro favori su le anime che loro
appartengono e desidero che siate sempre del numero di queste. Vi offro a loro
per il potere che si compiacciono di darmi su le anime vostre e ne uso a questo
effetto. Li prego di renderci tutti degni di servirli con quella perfezione che
desiderano. (L., 41).
Offriamoci al Padre, al Figlio ed alla Madre! Adoriamo le grandezze della
seconda nascita di Gesù, la quale onora, esalta ed unisce assieme con un
nuovo legame quelle tre persone: il Padre nel potere che ha sul Figlio suo, il
Figlio nell'onore e nell'omaggio che rende al Padre, la Madre nella qualità, nel
potere è nell'autorità ch'Ella possiede verso Colui che è il Figlio del Padre.
Oh Paternità! Oh Filiazione! Oh Maternità.
Ma è meglio adorare con un sacro silenzio ciò che
188
neppure la lingua degli angeli può degnamente annunciare né agli uomini né
agli angeli medesimi. (Grandezze di Gesù, Vita e Pensiero, pag. 412).
Le bassezze e privazioni dello stato d'infanzia si riducono a tre: dipendenza,
indigenza, impotenza. Per contro queste bassezze sono ripiene di poteri, di
grandezze e di meraviglie, perché sono privazioni e bassezze d'un Dio. 1) La
prima grandezza è la Maternità divina; perché questa è l'effetto dell'infanzia e
non dell'Incarnazione; se (il Figlio di Dio) si fosse contentato di farsi uomo, non
avrebbe avuto bisogno di una madre, ma ne aveva bisogno facendosi uomo
per via d'infanzia; 2) grandezza: l'autorità della Madre di Dio sul Figlio di Dio;
3) la sua influenza continua in Gesù residente in Maria; 4) in quella guisa che
nell'annientamento dell’Incarnazione l'uomo viene elevato sino al trono di Dio,
essendo vero Dio: così nell'annientamento dell'Infanzia, una Vergine viene
elevata alla dignità di Madre di Dio e per questo mezzo i due sessi in questo
doppio abbassamento ricevono un'esaltazione singolare; 5) grandezza. La
Maternità divina stabilisce, tra Dio, e la Vergine un vincolo come quello
dell'infante alla madre sua; in conseguenza di ciò tutte le grazie emanate da
un tale stato (ossia dell'Incarnazione) hanno una speciale dipendenza dalla
Madre di Dio. (O., 49).
Il silenzio di Maria nell’Infanzia di Gesù
Mentre il Figlio di Dio sta in silenzio e nell'impotenza di parlare a motivo della
sua infanzia, noi dobbiamo parlare per Lui e di Lui tanto più volentieri che per
noi si è ridotto in un tale umile stato di silenzio e di impotenza, mentre
secondo il suo Essere proprio e la sua nascita eterna Egli è la potenza, la
parola e la sapienza del
189
Padre. Riconosciamo dunque ciò che Egli è nella Divinità, contempliamo ciò che
si degna di essere nella nostra umanità e consideriamo che la potenza del suo
amore e la grandezza della sua degnazione lo hanno ridotto in questo stato di
piccolezza e di impotenza. Adoriamo, ammiriamo uno stato così abietto in un
Essere così grande, una tale debolezza in una tale potenza.
Invece di parlare di Gesù, preferirei ascoltare chi mi parlasse di Lui: perché
questo stato di silenzio che vedo in Gesù mi rapisce e mi invita al silenzio,
come pure vedo che rapisce la sua santissima Madre e l'attira Lei pure al
silenzio. Sceglierei più volentieri di tenere compagnia a Gesù e a Maria nel loro
silenzio, piuttosto che a tutto il rimanente del cielo e della terra, ed anche a
quelli che, secondo riferisce il Vangelo, parlano così sublimemente e
divinamente delle meraviglie avvenute in quei giorni. Un tal sacro silenzio è
meglio adatto ad onorare cose sì grandi e profonde ed a venerare degnamente
le grandezze di Gesù nascoste nelle sue bassezze, la Divinità velata dalla
nostra umanità, e la potenza e la sapienza increata coperte dall’impotenza e
dall’infanzia che scorgiamo con gli occhi nostri.
***
Nel sacro tempo dell'Infanzia, di Gesù, Maria è tutta dedicata al silenzio;
questo è la sua porzione, il suo stato, la sua via, la sua vita. La sua vita è vita
di silenzio, la quale adora la Parola eterna del Padre. Vedendo davanti gli occhi
suoi, nel suo seno, nelle sue braccia, quella Parola sostanziale del Padre dallo
stato d'infanzia ridotta alla mutolezza e al silenzio, Maria entra in un nuovo
silenzio e vi è trasformata ad esempio del Verbo Incarnato suo, Figlio suo Dio e
suo unico Amore. La vita di Maria si passa così di silenzio in silenzio, in silenzio
di adorazione, in silenzio di trasformazione; la sua mente e il suo cuore
190
cospirano parimenti a formare e perpetuare in Lei una tale vita di silenzio.
E tuttavia, un soggetto così grande, così presente e proprio di Lei, sarebbe ben
degno delle sue parole e delle sue lodi.
A chi appartiene Gesù più da vicino che a Maria sua Madre, a Maria Madre
senza padre, gloria che a Lei sola conviene come Dio in cielo è Padre senza
madre? Chi dunque, ha maggior diritto di parlare di Gesù che Maria la quale gli
tiene luogo di padre e di madre tutt'assieme e non divide con nessuno la nuova
sostanza di cui lo ha rivestito?
Chi conosce lo stato, le grandezze e le bassezze di Gesù meglio di Maria, in cui
Egli ha riposato per nove mesi, da cui ha preso quel corpicino che copre lo
splendore della Divinità, come una nube leggera che nasconde il sole, come un
velo davanti al vero Santuario?
Di cose così grandi, profonde e divine, chi parlerebbe più degnamente, più
altamente e più divinamente di Colei che è la Madre del Verbo eterno, nella
quale e per mezzo della quale quelle grandi, cose furono compiute, l'unica
persona che la Trinità abbia scelta ed unita a sé per operare simili meraviglie?
Eppure Maria, rapita dal silenzio del suo Gesù, rimane in silenzio. Uno degli
effetti sacri e divini del silenzio di Gesù è appunto quello di dare alla sua
santissima Madre una vita di silenzio, di silenzio umile, profondo; il quale adora
la Sapienza incarnata in un modo più santo e più espressivo che le parole degli
uomini e degli angeli.
***
Il silenzio della Vergine non è effetto di debolezza o d'impotenza; è un silenzio
di luce e di rapimento, più eloquente nelle lodi di Gesù che l'eloquenza
medesima. È
191
un effetto potente e divino nell'Ordine della grazia, vale il dire un silenzio che
viene operato dal silenzio di Gesù, il quale imprime un tale effetto divino nella
Madre sua e la attira a sé nel suo proprio silenzio, assorbe nella sua Divinità
ogni parola ed ogni pensiero della sua creatura.
Perciò è una meraviglia il vedere che in questo stato di silenzio e d'infanzia di
Gesù, tutti parlano e Maria non parla punto; perché il silenzio di Gesù ha
maggior potenza per tenerla in un sacro silenzio, che non la parola degli angeli
o dei Santi per sciogliere la sua lingua e muoverla a parlare di cose pur così
degne di lode, che il cielo e la terra unanimemente le esaltano e le adorano.
Gli angeli parlano della nascita di Gesù, tra loro e coi pastori: Maria sta in
silenzio.
Si affrettano e parlano i pastori; Maria sta in riposo e in silenzio.
I Re arrivano dall'Oriente e fan parlare la città, lo stato intero, il Sinodo e la
Giudea: Maria sta nel ritiro e nel silenzio.
Tutto lo Stato si muove, ognuno stupisce e parla del nuovo Re ricercato dai
Magi: Maria sta nel suo riposo e nel suo sacro silenzio.
Nel Tempio, parlano Simeone, Anna la profetessa e tutti quelli che aspettano la
salvezza d'Israele: Maria offre, dà, riceve e riporta con sé il Figlio suo, ma in
perfetto silenzio: tanto il silenzio di Gesù esercita la sua potenza e la sua
segreta impressione su lo spirito e sul cuore della Vergine e la tiene
potentemente e divinamente occupata e rapita nel silenzio.
Così pure, per tutto il tempo dell'infanzia di Gesù, rispetto alla condotta di
Maria ed alla sua pietà verso il Figlio suo e le cose che di Lui si dicono e in Lui
si compiono, il Vangelo non ci dice che queste parole: Maria
192
conservabat omnia verbo, haec conferens in corde suo (Luc., II, 19). Ecco lo
stato e l'occupazione della Vergine; ecco il suo esercizio e la sua vita rispetto a
Gesù durante la divina Infanzia. (O., 39).
Maria nel suo cuore ammirava, conservava e meditava la vita di Gesù.
Poiché il Figlio di Dio si degna di fissare nella nostra umana natura la sua vita
divina, e di vivere tra gli uomini per amore degli uomini, uno degli omaggi che
dobbiamo rendergli in questo suo nuovo stato è di fare che la nostra vita sia
tutta occupata della sua vita, legata alla sua vita, riempita della sua vita,
formata sul modello della sua vita; di fare insomma che la nostra vita non sia
altro che una capacità per raccogliere ed ammirare la sua vita. Tale era la vita
della Vergine, vita tutta occupata della vita del Figlio suo: Erant mirantes super
his quae dicebantur de illo (Lc 2,33); e ancora: Maria autem conservabat
omnia verbo, haec conferens in corde suo (Lc 2,51). Da questi due testi
rileviamo tre cose rispetto alla vita ed occupazione di Maria verso il Figlio suo:
era una vita 1) occupata nell'ammirazione: occupazione sublime, preziosa e
deliziosa; 2) una vita occupata nella conservazione e custodia (nel proprio
cuore, degli atti e delle parole di Gesù), come di un deposito sacro; 3) una vita
occupata nella meditazione, nell'osservazione e nello studio, come in
quell'oggetto che siamo più obbligati a conoscere e nella cui conoscenza
consiste la vita eterna: Haec est vita aeterna ut cognoscent te solum Deum
verum et quem misisti Jesum Christum (Joan, XVII, 3). Come in Dio vi è
un'immensità di essere che riempie ogni cosa: così in questo nuovo essere, in
questo stato, in questa vita di Gesù, vi è una sorta di immensità spirituale, una
dignità,
193
una grandezza che deve riempire ogni mente creata e formare l'occupazione
perenne d'ogni anima che sia capace di una tal vita; che se vane creature
hanno una vita tutta occupata l'una dell'altra, come il padrone e il servo, il
marito e la moglie, quanto più la nostra vita deve essere, per la grazia, tutta
occupata di Gesù ed anche di Maria, Madre sant'issi ma di Gesù a Lui così cara
e così strettamente ed intimamente unita. (0.,31).
VII
L'EPIFANIA
I. - Una delle occupazioni della Madre di Dio in questo santo tempo
(dell'infanzia di Gesù), come ci riferisce l'Evangelista S. Luca, era questa:
Conservabat omnia verba haec conferens in corde suo (Tutto conservava e
meditava nel suo cuore).
Siccome dobbiamo essere consacrati alla santissima Madre di Dio, dobbiamo
pure imitarla. Poiché uno dei suoi principali esercizi era la considerazione
dell'infanzia del suo divin Figlio, Conferens in corde suo, tale pure deve essere
uno degli oggetti principali dei nostri pensieri.
Dobbiamo pertanto in tutta questo tempo aver cura di prendere come soggetto
delle nostre riflessioni qualche parola del Vangelo della divina Infanzia. Ve n'è
una che, a mio giudizio, dobbiamo meditare con una divozione particolare:
Invenerunt puerum cum Maria Matre jeus (Trovarono il Bambino con Maria sua
Madre. Noi dobbiamo sempre cercare il Figlio di Dio e sempre lo dobbiamo
trovare, perché chi lo cerca lo trova. Qui quaerit, invenit.
Vi sono tre dimore principali nelle quali dobbiamo cercare e trovare Gesù: la
prima è il seno dell'Eterno Padre. Oh quale dimora! Oh quale soggiorno! La
seconda
194
è l'umanità in cui ha voluto abitare; la terza è il cuore e il seno della Vergine.
Ecco tre dimore insigni, degnissime, ma tutte interiori, tutte spirituali, tutte
divine. Ve ne sono altre più sensibili, perché come il Figlio di Dio con
l'assumere la nostra natura si è reso sensibile, così in questa qualità, ha pure
varie dimore sensibili. Tra queste ve ne sono tre principali: la prima è
Betlemme, dove Egli è nato; la seconda, Nazaret dove è stato concepito ed è
cresciuto; la terza è il Calvario dove ha sofferto ed è morto.
II. - Dobbiamo impiegare tutta la nostra vita nel cercare il Figlio di Dio, e tutto
l'animo nostro nel considerarlo, adorarlo ed imitarlo in quelle tre dimore,
poiché là il Figlio di Dio ha operato la maggior parte dei suoi misteri.
Ma in questo tempo lo dobbiamo particolarmente cercare a Betlemme, in
quella sua più augusta dimora dove è nato. Non dobbiamo più dimorare in noi
medesimi, né nelle nostre abitazioni; dobbiamo fissare la nostra dimora in
Gesù Cristo e in tutto questo tempo dell'infanzia rimanere con Lui a Betlemme.
Là Egli ha compiuto cose grandi; là Egli si manifesta come Figlio dell'uomo, e là
pure la Vergine appare nel suo ufficio di Madre di Dio. È questo il luogo ch'Egli
ha voluto scegliere per la sua prima manifestazione nel mondo, il luogo nel
quale Egli prende possesso della terra.
Dobbiamo considerare i Magi non già come persone private che vengono ad
adorare il Figlio di Dio unicamente per proprio conto; ma come persone che
rappresentano tutto il mondo e vengono a nome di tutta la terra. La terra non
vi pensa, non ne è degna; la terra non ha dato loro nessun incarico di venire,
ne era affatto indegna; ma l'Eterno Padre li ha condotti in rappresentanza di
tutta la terra, quantunque essa non vi pensi.
195
Oh! quale onore rendono questi Re al Figlio di Dio! Quale adorazione!
I pastori erano, già venuti prima, ma non erano persone di qualità, bensì
povera gente, uomini semplici, e, quindi rendevano omaggio al Figlio di Dio per
proprio conto e non per il restante del mondo; era un onore dappoco, per cui
possiamo dire che erano venuti a vedere il Figlio di Dio nato su la terra,
piuttosto che ad adorarlo. Questi Re invece sono persone di qualità, condotti
dall'Eterno Padre medesimo ad adorare il suo Figlio e ad adorarlo a nome di
tutta la terra.
Oh! quanto è degno tal luogo dove il Figlio di Dio ha operato cosa sì grande.
Oh! quanto è privilegiato Betlemme! In questa ottava vediamo di cercate il
Figlio di Dio, insieme con i Magi in questa dimora.
Nella sua nascita Gesù aveva dato se stesso al mondo, ma non si era fatto
conoscere e mi sembra che vi sia una certa differenza tra la sua nascita e la
sua manifestazione. In questo mistero dei Re invece, Gesù si manifesta al
mondo e si fa conoscere. Egrediatur ut splendor justus ejus, et Salvator ejus ut
lampas accendatur. (Is., LXII, 1).
Il Figlio di Dio nella sua nascita eterna ha parecchie qualità e proprietà: Egli
nasce come Figlio del Padre, Verbo del Padre, Splendore del Padre, Splendor
paternae gloriae (HEBR, 1, 3); parimenti nella sua nascita temporale ha
parecchie qualità e proprietà, e una di queste è di di essere luce e splendore:
Egrediatur ut splendor justus ejus, non solo nella sua persona divina, ma
anche nella sua umanità. Mi pare che S. Agostino spieghi in questo senso le
parole: Qui videt me videt et Patrem, perché nell'umanità di Gesù era impresso
tale uno splendore che non solo la persona divina del Figlio di Dio, ma anche
196
quella divina umanità manifestava la Divinità e la persona del Padre.
Orbene, in questo giorno appunto Gesù incomincia a comparire in tale qualità,
come luce e come splendore, facendosi conoscere al mondo. E poiché Egli
incomincia a dare al mondo questa grazia della sua manifestazione, noi
dobbiamo aver cura di domandargliela. Oh quale grazia una tale
manifestazione! Oh come è degna di essere ricercata! Oggi appunto essa
solennemente incomincia nella persona dei Re e di tutti quelli di cui questi Re
sono rappresentanti e procuratori per missione dell'Eterno Padre; oggi
incomincia non solo per luce, per conoscenza e per adorazione di Gesù, ma
pure per potenti effetti di legami e di appartenenza speciale alla sua divina
persona.
III. - Il Figlio di Dio in questo mistero non si manifesta solo come uomo, ma
come Figlio dell'uomo e come Infante; e i Re lo trovano in questo stato,
Invenerunt puerum, ed è la seconda cosa che dobbiamo considerare in questo
mistero. Il Verbo Eterno poteva farsi uomo senza farsi Figlio dell'uomo, senza
nessuna relazione con gli uomini, ma soltanto con Dio; quando pure avesse
fatto così, gli uomini non avrebbero avuto motivo di lagnarsi, perché sarebbe
stato cosa conveniente, in certo qual modo, alla dignità di questo Mistero, il
quale essendo tutto divino, avrebbe dovuto riferirsi solamente a Dio e non agli
uomini. Ma per un eccesso di bontà e di misericordia verso gli uomini, Dio volle
che un'opera così degna, così grande e divina, la quale meritava di non essere
fatta che per Lui, fosse nondimeno fatta per gli uomini.
Il Figlio di Dio poteva venire al mondo in istato di uomo perfetto, come un altro
Adamo; poteva fare in questo modo in virtù della sua potenza, ma non ha
voluto usarne come ne aveva usato nel creare Adamo. Ha voluto
197
farsi Figlio dell'uomo e venire al mondo per via di nascita d'infanzia, di
debolezza, di dipendenza e di tutto quanto ne consegue. Orbene, come il Figlio
di Dio poteva farsi uomo senza farsi Figlio dell'uomo, così poteva venir al
mondo come uomo e Figlio dell’uomo e aspettare il manifestarsi quando fosse
stato, uomo perfetto o almeno differire. la sua manifestazione sino al tempo
della sua adolescenza: Egli ha voluto al contrario nascondere la sua
adolescenza nella vita comune ed ordinaria, servile ed operaia, negli uffici più
vili, e manifestarsi nell'infanzia. Una delle grandezze della sua infanzia è
appunto questa che Egli abbia voluto essere primamente conosciuto in quella.
Ha voluto che la sua prima e più augusta manifestazione, avvenisse nella sua
infanzia; e in questa si fa conoscere ai grandi e ad ai sapienti, non solo nelle
sue grandezze ma anche nei suoi abbassamenti, perché non solo si fa
conoscere come Dio e come Figlio di Dio, ma pure come uomo e come Figlio
dell'uomo. Dobbiamo dunque anche noi aver cura di adorare e riconoscere coi
Re le sue grandezze negli abbassamenti della sua umile Infanzia.
IV. - Dobbiamo cercare e trovare il Figlio di Dio, Et invenerunt puerum; ma non
basta; non possiamo trovarlo solo, ma con la Vergine, sua Madre, Cum Maria
Matre ejus; ed è la terza grazia che dobbiamo considerare in questo Mistero. I
Misteri del Figlio di Dio non vanno considerati come azioni che passano, ma
come vive sorgenti di grazie, e di grazie particolari secondo la loro diversità; ed
è opportuno sapere che la grazia propria di questo Mistero è una grazia di
manifestazione di Gesù con Maria e di Maria, con Gesù. Vi sono varie maniere
di applicarsi alla santissima Madre di Dio, di rimanere uniti con Lei e di
appartenerle. E vi sono pure varie
198
maniere con cui possiamo legarci al Figlio di Dio: ma la grazia, di questo
Mistero è una grazia particolare, che non ci fa conoscere il Figlio di Dio tutto
solo, ma con la sua Madre; non ci lega al Figlio di Dio tutto solo; ma al Figlio di
Dio e insieme alla sua Madre: Invenerunt generum cum Maria Matre eius 1.
Questa grazia li considera tutti e due assieme, e non separatamente; in questa
ottava dobbiamo avere cura di raccoglierla, con quei santi Re, da questo
Mistero.
I Magi considerano Gesù e Maria in un medesimo sguardo, né possono vedere
il Bambino Gesù senza vedere insieme la Madre sua. Una delle grandezze e
benedizioni della SS. Madre di Dio è appunto questa, che il suo divin Figlio ha
voluto manifestarsi in una età e in uno stato in cui era costretto a manifestarla
insieme con se medesimo. Il bambino, infatti, non sussiste che mediante la sua
madre ed è in una dipendenza continua dalle braccia e dal seno della madre. In
onore dunque di questo mistero ed ad imitazione dei Re Magi, e del Re dei Re
che si mette tutto a disposizione di Maria ed è tutto rivolto a Maria, in questo
Mistero dobbiamo raccogliere il frutto delizioso di una speciale appartenenza a
Maria, di una dedizione di tutto l'esser nostro a Maria con un intimo sentimento
della nostra indigenza e in una perfetta dipendenza dalla sua persona, dai suoi
poteri e dai suoi voleri. (O., SI).
V. - I Magi sono condotti dalla stella; questa stella rivela ed annuncia Gesù,
conduce a Gesù ed alla Stella che possiede Gesù, vale a dire a Maria.
Voi siene un stella, o Vergine Santissima, una stella più brillante di quelle del
cielo: una stella su la terra.
__________________________
(1) Così per il Card. de Bérulle e la scuola la devozione alla Vergine è una
stessa cosa con la devozione al Verbo incarnato, Maria è indissolubilmente
unita a Gesù ed alle sue opere.
199
ma che offusca le stelle del Cielo, e dinanzi alla quale gli angeli si dileguano e
perdono la loro luce; una stella su la terra, ma comparsa in cielo prima che su
la terra; una stella che conserva la sua luce alla presenza di sole, anzi che
genera un sole, ossia Gesù! E voi, o Magi, sotto la condotta della vostra stella,
e più ancora della vostra fede, troverete questo sole e questa stella, e questo
sole in mezzo a questa stella, vale a dire Gesù nel seno e nelle braccia di Maria
che porta il Figlio suo, suo Dio è suo Tutto, e ve lo presenterà.
O Re sapienti, o unici sapienti del mondo; che avete saputo cercare, trovare e
adorare Gesù su la terra!
La vista della vostra infanzia, o mio Gesù, in questa stalla e nella povertà, mi
rapisce; ma mi sento inebriato di gioia nel vedere ai vostri piedi i sapienti, i Re
e i tesori, vale a dire; la sapienza, la grandezza, l'opulenza della terra che
rendono omaggio alla Sapienza eterna nascosta nella vostra infanzia, alla
vostra impotenza ed alla vostra povertà.
Nella persona di questi tre Re, in quanto sono ricchi, contemplo tre diversi
omaggi che l'Eterno Padre rende al Figlio suo fatto bambino, e fa rendere
all'infanzia, all'impotenza ed all'indigenza di Gesù; mentre considera i Magi
come i procuratori generali di tutti i sapienti, di tutti i re, di tutti i ricchi e in
genere di tutti i Gentili, i quali nella persona dei Magi incominciano a fare ciò
che si farà poi in tutta la superficie della terra, quando i sapienti, i grandi ed i
ricchi saranno i servi di questo Gesù e troveranno la loro felicità nel servirlo
eternamente. Servi ejus servient ei. (Apoc., XXXII, 3).
VI. - Ma perché, o sapienti, perché partite? Perché non restate ai piedi di
questo divin Bambino e della sua Madre santissima? Qui bisogna vivere e
morire, perché
200
qui v'è la vita e insieme la morte: la vita della grazia e la morte del peccato.
Come mai potete abbandonar Gesù dopo di averlo conosciuto? Ma Gesù
medesimo vi separa da Lui, per congiungervi con Lui in una nuova maniera;
nei suoi tesori Gesù contiene grazie di unione e grazie di separazione, grazie
che uniscono mentre separano e che separano mentre uniscono. Dico che Egli
possiede, tali grazie nei suoi tesori e non già nei tesori che gli avete apportati,
perché i suoi tesori sono ben diversi dai vostri. Sono tesori i suoi, che Egli
apporta al mondo e che la terra non può dare a Lui. Egli possiede tesori di
scienza che la terra ancora non conosce, e una scuola di luce superiore alla
capacità delle scuole umane. La scuola di Gesù, del Bambino Gesù, intende
bene questi termini, queste verità, e sa bene produrre questi effetti nel silenzio
e nell'umiltà. (O., 52).
Nel trionfo di Gesù Bambino che attira i Re e gli angeli ad adorare la sua
debolezza e la sua infanzia, s'incontrano i due estremi, Ecce Magi. Le grazie
proprie di questo mistero sono:
1) La grazia di cercare Gesù Cristo: Ubi est qui natus est (MATT., II, 2);
La grazia di trovarlo: Invenerunt (Ibid., II);
La grazia di trovarlo con Maria;
La grazia di essere posseduti da Gesù e da Maria: Adoraverunt eum (Ibid.);
con queste grazie il Figlio di Dio impresse nei Magi la sua potenza, prese
possesso di loro, possesso non interrotto e di cui vedremo la continuazione nel
Cielo;
5) La grazia di essere guidati da Gesù, come i Magi
201
lo furono da Lui per mezzo dell'Angelo: Admoniti in somnis (Ibid, 12). Il
Bambino Gesù non ha lingua per parlar loro, ma supplisce servendosi di un
angelo per manifestar loro la sua volontà.
6) In questo mistero la Vergine esercita il suo potere nel manifestare Gesù,
come nella Natività lo esercita nel dare Gesù. È appunto una delle grandezze
della Vergine questa insigne manifestazione del Figlio di Dio, la più ammirevole
che sia avvenuta nell'infanzia ed anche nel corso della vita di Lui;
manifestazione ch'Egli ha pubblicata nel mondo con la sua fuga e con la
persecuzione dì Erode, manifestazione nella quale venne iniziata ed inaugurata
la vocazione dei Gentili.
In nessun altro stato della sua vita, ma solo in questo mistero il Figlio di Dio
attirò a sé i Re; quantunque Egli operasse miracoli non venne seguito né dai
Re, né dai grandi.
Vergine santa, manifestateci Gesù I (O., 54).
VIII
PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO
Vi sono due sorte di manifestazioni di Gesù Cristo al mondo: una pubblica ed
ordinaria, che è quella della fede, l'altra, più interiore, segreta e straordinaria:
la prima incomincia nella Natività, la seconda nella Presentazione al Tempio in
cui Gesù si rivela a Simeone e a Sant'Anna la profetessa. Dimodoché tutte le
manifestazioni interne che Dio ha fatto dopo e farà ancora alle anime sante e
devote hanno in questa il loro fondamento. Onoriamo questa manifestazione, e
preghiamo Gesù che diii renda capaci di riceverla. Questo dobbiamo desiderare
sopra ogni cosa; e cercar sempre di essere più uniti al Figlio di Dio
202
e di conoscerlo meglio, grazie che ci verranno date per mezzo di questa
manifestazione. (O., 57).
Il Figlio di Dio viene nel mondo per il bene del mondo. Il cielo, la terra e tutte
le creature partecipano a benefici effetti di questo viaggio. È questo un viaggio
segnalato, perché Colui che manda è l'Eterno Padre, Colui che è mandato è il
Figlio suo: le due prime persone della Divinità. In questa degnazione, in questo
felice viaggio d'una persona di così grande dignità ed autorità per un sì grande
disegno, il primo passo del Figlio di Dio è a Nazaret; il secondo a Betlemme, il
terzo e Gerusalemme e al Tempio per la sua Presentazione nelle braccia della
Madre sua. Mi sembra questo un Mistero di dolore e di rigore, se è lecito
parlare così. A Nazaret infatti, non vi è che silenzio, ma non vi è che
grandezza. Un angelo parla, e un angelo tra i più elevati, e parla alla Vergine
con tanto rispetto, e non le parla che di cose celesti e sublimi, cioè della
pienezza della grazia, della presenza del Signore con Lei, della discesa dello
Spirito Santo in Lei, della virtù dell'Altissimo che sta per investirla, del Figlio
ddl'Altissimo che sarà suo Figlio e regnerà in eterno. Là non si parla che di Dio,
del suo unico Figlio, e di quella grande eminente dignità di Madre di Dio
sconosciuta prima al cielo ed alla terra.
A Betlemme vedo, è vero, qualche bassezza: una stalla, un presepio, un bue
ed un asino; ma vi trovo pure cose così grandi che queste bassezze quasi non
compaiono più, tanto sono assorbite da grandezze e da gloria. Vedo un Dio
nascente ed una Vergine Madre di un Dio. Vedo gli angeli, il cielo e la terra che
accorrono al presepio. Vero i Re che adorano la maestà di quel divin Bambino;
vedo le grandezze del cielo e della terra prostrate davanti a Lui. Tante luci e
splendori mi abbagliano e mi stupiscono: il cielo con le sue luci, la terra con ciò
che in essa
203
vi ha di più grande, di più sapiente, di più santo e di più alto; tutto questo
conspira unanimamente a riconoscere, a proclamare, ad adorare
l'abbassamento e le grandezze, la Divinità e l'umanità di quel Bambino: I Re, i
Magi ed i sacerdoti conspirano gli uni a cercare, gli altri ad indicare dove sta il
tesoro dell'universo, la luce del mondo e la gloria d'Israele.
Ma questo mistero della Presentazione è di dolore più che di gaudio, di
umiliazione più che di grandezza. Qui vi è Gesù, vi è la Vergine, vi è Simeone:
tre soggetti principali di questa solennità. È questo il primo viaggio di Gesù su
la terra, nella sua propria persona portata tra le braccia della santissima sua
Madre, perché le sue gambe non sono ancora, adatte a rendergli questo
servizio. Ma quel primo movimento di Gesù su la terra guarda al Tempio e a
Gerusalemme, ed è quindi il primo luogo che Egli visita e onora della sua
presenza: quella città dove dirà poi tante parole, compirà tante opere e soffrirà
tanti dolori.
Gesù va al Tempio per offrire se stesso a Dio suo Padre; va a Gerusalemme
come per prendere possesso, fin dal suo ingresso nel mondo, di quel luogo
dove soffrirà per il mondo.
Quel Divin Bambino è Bambino quanto al corpo, ma non è Bambino quanto
all'anima. Conosce se medesimo come Dio, conosce i patimenti cui è destinato;
e l'ardore dell'anima sua lo porta in quella città, come per riconoscere, fin da
quell'ora, il campo dove vincerà il nemico, cioè il Demonio e il peccato, e darà
la vita al mondo. Di tutti i luoghi, il più importante per Gesù nella sua vita, e
per noi in Gesù, è Gerusalemme dove Egli consumerà la sua vita per il suo
popolo e donde partirà per discendere agli inferni, salire al cielo e compire le
profezie che lo riguardano. È appunto questo il primo luogo ch'Egli
204
visita, che va a dedicare, Egli stesso e a consacrare con la Sua presenza. Quel
Bambino portato nelle braccia della santissima sua Madre, che prende il suo
riposo nel seno di Lei e sta chiuso in un Sacro silenzio, apre gli occhi e la
mente nell'avvicinarsi a quella città, e guarda i luoghi dove si compieranno i
suoi misteri: quel Tempio dove va ad offrirsi, quel Calvario dove dovrà morire
in Croce, quel monte degli Ulivi donde partirà fra pochi anni per compiere il suo
viaggio dalla terra al cielo.
Ecco quella porta, o divin Bambino; Voi la vedete; per quella Voi entrate in
compagnia di Giuseppe e di Maria: ma Voi la guardate pure come la porta per
la quale uscirete per andare al Calvario nella compagnia dei ladroni in mezzo ai
quali sarete inchiodato su la Croce; Voi guardate quelle strade che saranno
bagnate dal vostro sangue, quando vi passerete per l'ultima volta, portando su
le vostre spalle, come Isacco, il legno del sacrificio, la Croce su la quale sarete
consumato in olocausto. Tali sono i vostri pensieri, o Gesù! in questa solennità,
e tali devono pure essere i nostri. Voi andate al Tempio ad offrirvi come Ostia
all'Eterno Padre, e noi pure dobbiamo offrire noi medesimi a Lui con Voi.
Voi andate ad offrirvi, e siete l'ostia, l’oblazione e il sacerdote perché offrite Voi
medesimo, e questa festa è il primo rito esterno e come la dedicazione di
quell'oblazione che Voi fate di Voi medesimo a Dio Padre, oblazione che avete
incominciata nel primo istante della vostra Incarnazione, che avete continuata
nel seno della Vergine come nel primo Tempio della vostra gloria. Voi la fate
incessantemente questa oblazione di Voi stesso, ma noi non siamo capaci in
questa vita mortale di ricordarla sempre. Questi giorni, questi misteri, queste
circostanze che ritornano in certi tempi, sono segni temporali della vostra
oblazione perpetua. Voi siete anzi l'Ostia e l’oblazione
205
medesima, sempre Ostia e sempre Oblazione. Così, infatti, avvengono le cose
grandi, celesti e divine. Non siete soltanto vivente, siete la Vita, siete la Luce, e
così siete l'Ostia e l'Oblazione medesima ...
Ecco il vostro stato in questa solennità, la sostanza di questo mistero: è una
festa di oblazione e di consacrazione di Voi medesimo all'Eterno Padre, festa
che incomincia nell'Incarnazione e non cessa mai, ma qui è segnata da speciali
circostanze e cerimonie; è festa che si celebra su la terra, ma viene celebrata
nel cielo; nel cielo, infatti, la vostra generazione eterna è la prima operazione
dell'Eterno Padre e la prima festa dell'eternità; così questa oblazione del Figlio
di Dio incarnato, è la prima azione, il primo movimento dell'Uomo-Dio verso il
Padre Eterno: la prima festa e solennità dell'unione ipostatica. Sono queste le
grandi cose che avvengono in questa occasione tra il Padre e il Figlio portato
nelle braccia di sua Madre; e avvengono per noi. È quindi nostro dovere di
liberarci dai pensieri bassi e deboli, dei figli di Adamo, per investirci dei grandi
pensieri di Gesù e partecipare all'oblazione ch'Egli fa di se medesimo a Dio suo
Padre per noi. (O., 55).
Dio è degno di lode e di ammirazione nelle sue vie rispetto all'unigenito suo
Figlio e nell'ordinamento della vita di Lui su la terra. La sapienza eterna ed
increata è incarnata e nascosta, ma non assorbita nell'Infanzia; dobbiamo
contemplare come questa sapienza disponga e regoli le azioni del divin
Bambino; come ne diriga i passi, i movimenti e gli sguardi. Questa disposizione
e questo Ordinamento sono divini ed ammirabili. Non dobbiamo fermarci alla
lettera ed alla scorza del mistero, ma penetrarne il midollo, l'interiore e lo
spirito.
Colui che viene portato da Betlemme a Gerusalemme è bambino quanto al
corpo, ma non quanto all'anima.
206
Viene portato nelle braccia di sua Madre … ma, lo spirito del Bambino conduce
la Madre, l'anima e le ispira questo viaggio, e la Madre lo fa per impulso del
divino Infante ... L'anima del divino Infante è deificata per la grazia; ed è
questa una grazia sostanziale in quanto alla persona, e personale in quanto
all'Essere Divino che riempie questo essere Umano. Egli è capace di reggere il
cielo e la terra, gli uomini e gli Angeli; e lo spirito che anima questo Bambino e
in Lui risiede; è quel medesimo che conduce la Madre sua.
Gesù pertanto compie questo viaggio con l'uso perfetto della ragione, con l'uso
divino di se medesimo. Sa che va a Gerusalemme, sa che Gerusalemme è il
luogo che fu l'oggetto delle profezie ed è luogo consacrato ai suoi patimenti. Sa
che quello è il luogo che sarà onorato della sua presenza e dove risuonerà la
sua parola; il luogo dove i suoi miracoli ecciteranno lo stupore del popolo; il
luogo, che sarà bagnato dal suo sangue, che sarà distinto per la sua morte, la
sua sepoltura e la sua esaltazione nei cieli.
Gesù va a Gerusalemme come in una lizza onde considerare di buon'ora il
campo dove riporterà la vittoria sul demonio, il luogo santo dove offrirà il suo
Sacrificio a Dio per la salvezza dell'universo e la gloria del Padre suo.
Egli vuole pertanto che il suo primo viaggio sia in questo luogo, che il suo
primo movimento sia di andarvi, che i suoi primi sguardi si portino a
contemplare quel Tempio, quella città quelle vie, quelle porte per le quali
passerà un giorno carico della sua Croce, ma carico più ancora del peso dei
nostri peccati; quell'Orto degli Ulivi dove soffrirà; quel monte Calvario dove
morirà; quel monte degli Ulivi donde benedicendo salirà al Cielo.
Gesù non è venuto su la terra se non per morire, per ciò vuole che i suoi primi
passi e i suoi primi sguardi
207
siano rivolti ai luoghi dei suoi patimenti e della sua morte.
Ecco i primi passi e i primi sguardi di Gesù su la terra. Questi sono i pensieri di
Gesù mentre riposa nelle braccia della Madre sua, ma non sono ancora i
pensieri di Maria. Egli la conduce al Tempio affinché ne senta le prime notizie.
Si serve per questo della lingua di Simeone onde comunicargliele, perché non
può ancora, Lui medesimo, sciogliere la propria lingua. Così pure fra pochi
giorni prenderà in prestito dal cielo una lingua angelica onde avvertire
Giuseppe di fuggire in Egitto; come ora prende in prestito la lingua di un uomo
giusto per rivelare a Maria che bisogna incamminarsi nella via del dolore. Così
questo divin Bambino, mentre lo vediamo piccolo e debole, come Signore del
Cielo e della terra fa servire il cielo e la terra alle sue ordinazioni, e impiega
uomini e angeli a manifestare gli ordini dell'Eterno Padre sopra di Lui, in attesa
che possa Lui medesimo pubblicarli e rivelarli. (O., 56).
IX
FUGA IN EGITTO - VITA A NAZARETH
Nel Figlio di Dio dobbiamo adorare, ammirare e imitare due stati di singolare
abbassamento: l'uno nella sua nascita, l'altro nella sua morte; l'uno
nell'infanzia, l'altro nella sofferenza; l'uno nell'ingresso, l'altro all'uscita dalla
vita. E quello dell'infanzia ha questo di particolare che è durato lungo tempo
senza ch'Egli abbia voluto dispensarcene neppur di un momento, in tanti mesi,
nei quali poteva far tante cose così facilmente, così ragionevolmente, così
divinamente. Che vi era mai di più facile per Lui, che tutto sapeva e tutto
poteva, di sciogliere la sua lingua
208
e dir qualche parola? Che vi era di più ragionevole che di concedere un tal
favore ai Re che erano venuti cosi da lontano à cercarlo ad adorarlo, o almeno
per la sua santissima Madre?.. Eppure Gesù osserva esattamente il silenzio
nella solitudine della sua infanzia: silenzio e solitudine d'impotenza, ma
d'impotenza volontaria che non interrompe mai neppur con una sola parola
neppure in favore della sua santa. Madre. Oh! quanto era degna Maria di
conversare col Figlio suo! E quanto era facile per Gesù sciogliersi da tale
impotenza! Oh! quale privazione per la Madre! Quale privazione per il Figlio!
Ma Gesù non vuole rompete il silenzio, neppure a favore, di se stesso, neppure
per dare avviso dell'imminente pericolo in cui si trova per la crudeltà di Erode!
Egli aspetta invece che l'Eterno Padre invii dal cielo un angelo per dire di notte
e in tutta fretta, a san Giuseppe: Surge, recipe puerum et matrem eius: il
tesoro del Padre e insieme del mondo!, et fuge in Egyptum (MATTH., II, 13).
Oh degna unione del Figlio e della Madre! puerum et matrem eius; oh degna
sollecitudine e cura dell'Eterno Padre verso il Figlio e verso la Madre! oh tesoro
del Padre e del mondo in Gesù e Maria! (O., 49).
Onorate lo stato e la dimora di Gesù e di Maria in Egitto. Indirizzate
all'omaggio di questo stato le vostre disposizioni presenti. Distaccatevi da voi
stesse per non separarvi da Gesù e dalla sua santa Infanzia, di cui fa parte
questo stato, stato di sofferenza e insieme di cattività; stato di cui le
grandezze e le qualità sono sconosciute ed anche disprezzate, stato nel quale
Gesù e Maria sono private dalla dimora in mezzo al popolo di Dio; Egli il Figlio
unico di Dio, e Ella la Madre di Dio, Gesù e Maria si compiacciono di farvi
partecipi delle grazie che hanno acquistate e meritate in tale stato. (L. 109).
209
***
Considerando la Fuga di Gesù in Egitto ho ponderato profondamente e con
grande attenzione il disegno di Gesù Cristo in tale circostanza: la sua persona
era oltremodo degna e nobile; la sua anima malgrado la sua infanzia era
estremamente grande e godeva dell'uso perfetta della sapienza. Ma di più
godeva di una luce divina, e ciò che è ben di più ancora, aveva il pieno ed
intero godimento di Dio. E tuttavia ha voluto soffrire così presto, non solo col
risentire le infermità così lunghe dell'infanzia, ma pure tutti gli inconvenienti e i
disagi di una fuga, e scegliere un mezzo così penoso in un'età così tenera e in
una stagione così disastrosa, benché avesse potuto disporre diversamente le
cose e prendere mezzi più facili ... In tal modo è manifesto che non solo non
ha voluto diminuire, ma invece ha voluto aumentare in quest'ordine della
provvidenza i disagi della sua propria persona, e quelli di Maria e di Giuseppe,
che Egli amava con tanta predilezione. (Ritiro spir., VI).
Et erat subditus illis
Onoriamo il santo ed umile stato di dipendenza e di umile docilità al quale il
Figlio di Dio si è compiaciuto di ridursi, nel corso di vari anni, rispetto alla sua
santissima Madre. Infatti, Gesù non ha voluto soltanto ricevere da Maria la vita
umana e nascere da Lei costituendola Madre sua, ma ha voluto ancora
abbandonarsi su la terra alla sua condotta ed alla sua direzione, volendo
essere Figlio in istato d'indigenza e di dipendenza, secondo la condizione della
sua santissima, divinissima ed umilissima infanzia. In cielo Egli reggeva gli
Angeli, e su la terra era soggetto a Maria e diretto da Maria. (L., 4).
210
Imitiamo l'esempio di obbedienza che ci vien dato da Gesù Cristo; lo spirito di
Dio, infatti ci rappresenta la vita e le azioni di Lui per lo spazio di trent'anni
sotto l'unica espressione e l'unico esercizio dell'obbedienza: Et erat subditus
illis, per farci intendere che tutta la sua vita in questo lungo tempo non fu altro
che una perpetua soggezione (O., 185).
Maria modello della vita attiva
Colui che eternamente vi ha generato, o Figlio Unigenito di Dio, vi ha dato pure
una dimora degna della vostra essenza e della vostra nascita, vi ha dato
residenza in se medesimo, perciò avete detto: Ego in Patre. Io dimoro nel
Padre. Così Voi siete in Lui come siete suo Figlio, è avete con Lui una società
perfetta, società di essenza di operazione e di amore. Il Padre e Voi, vivete
assieme una vita eterna, una vita indipendente da tutto quanto è creato.
Perciò l'amore e non la necessità vi fa cercare un'altra dimora; l'amore vi
induce a uscire dal seno del Padre per venire nel mondo, secondo la vostra
parola. È ivi Padre et veni in mundum. Voi venite a prendere quaggiù una
dimora molto disadatta, è vero, per la vostra grandezza, ma molto conveniente
e naturale per il vostro amore, per la vostra bontà infinita che vuol compiere
una effusione, una comunicazione infinita di se stessa alle vostre creature.
Come dunque avete un Padre nel cielo, volete pure avere una Madre su la
terra; come state nel Padre vostro, volete pure stare nella vostra Madre, nel
suo seno verginale per nove mesi, e nel suo Cuore per sempre. Ella vi riceverà
come suo Figlio nel suo Nazaret, nella sua eredita paterna, nella sua casa, e
voi ne portate umilmente il nome poiché vi chiamano Gesù di
211
Nàzaret. E quella piccola borgata dal vostro concepimento e dalla vostra
residenza è più onorata che non siano onorati i più grandi palazzi, le più grandi
città, le più grandi province e tutto il mondo assieme, dal nome illustre di tutti
quelli che mai vi hanno avuto nascita e residenza.
Ma o Signore, se volete una dimora differente da quella che la grandezza della
vostra nascita vi ha data nel Padre vostro, perché non fate Voi un nuovo cielo e
una nuova terra? Perché non fate un nuovo mondo apposta per Voi che siete
l'Uomo nuovo, come faceste questo mondo per colui che divenne l'uomo
vecchio? Che se questa terra vi piace, perché non vi fate un nuovo paradiso
come ne faceste uno appositamente per Adamo, benché questi dovesse starvi
così poco tempo? Ma quel medesimo amore che nel mistero dell'Incarnazione
vi ha uscire dalla vostra casa paterna, vi fa pure scegliere una dimora tra gli
uomini come Figlio degli uomini, una dimora su la terra come figlio di Adamo,
una dimora a Nazaret come Figlio della Vergine; e come là siete stato
concepito, là pure vivete e dimorate.
Ma dopo aver vissuto trent'anni con la Madre vostra in quella piccola casa, quel
medesimo amore che vi ha fatto uscire dalla casa del Padre vostro, vi fa pure
uscire dalla casa di vostra Madre per entrare nella vita pubblica come Dottore,
Profeta, Messia dei Giudei e Salvatore del mondo. Perciò avete voluto lasciar
Nazaret, e stando fra gli uomini nella condizione di uomo mortale e passibile
per la salvezza degli uomini, avete fatto la scelta di una nuova famiglia e di
una nuova casa, la quale vi servisse di ricovero, se non ordinario, almeno
frequente, familiare e particolare, ed è la casa delle sorelle Marta e Maddalena.
Così a Nazaret sostituite Betania, poiché i nazareni vi scacciano e vi bandiscono
dal loro paese. Non
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riconoscendo né la vostra dignità né il loro dovere, cambiano in condanna la
loro fortuna e in maledizione la loro benedizione.
Nella Sacra Scrittura troveremo che il vostro amore ha preso in questa santa
famiglia il suo riposo; ce lo manifesta il discepolo prediletto, degno segretario
del vostro amore. Egli, infatti dice: Diligebat Jesus Martham, Mariam et
Lazzarum. L'amore vi ha fatto dimorare in Nazaret, l'amore vi fà dimorare in
Betania. Il divino amore che siete venuto ad apportare in terra, è il degno
provveditore della vostra dimora.
Noi troviamo tre città specialmente onorate dalla vostra presenza: Nazaret,
Cafarnao, Gerusalemme. Troviamo pure del Vangelo tre vostre abitazioni o
dimore: la mangiatoia, di Betlemme che gli animali vi dànno in prestito nella
vostra nascita; la stanza della casa di Nazaret che la Vergine vi dà per la
vostra educazione, ed anche come sua proprietà e sua eredità, dopo di avervi
dato il suo cuore, il suo seno e la sua propria sostanza; e infine la casa di
Betania che Marta e Maria di Maddalena vi offrono come casa di riposo nei
sudori e nelle fatiche della vita pubblica dedicata al vostro ministero.
Oh città! Oh case! Oh abitazioni sante! Quante grazie, quante meraviglie,
quanti effetti preziosi e divini si compiono in queste dimore del Verbo
incarnato, il quale è l'onore, l'amore e da delizia del cielo e della terra!
Contentiamoci ora di parlare della vostra dimora, o Gesù, presso Marta e
Maria, dove avete passato tante ore, tanti giorni e tante notti, dopo che la
vostra vita venne tutta dedicata alla salvezza dei peccatori ed agli interessi del
Padre vostro. Nei dintorni di questa casa avete voluto operare il più grande dei
vostri miracoli, la risurrezione di Lazzaro; là avete passata l'ultima settimana
della
213
vostra vita laboriosa e dolorosa sopra la terra; da quella dimora voi partite per
il vostro ingresso in Gerusalemme, e per quel miserando trionfo che fa scorrere
le vostre lacrime. Da quella casa ancora Voi partite per andar a celebrare
quella Pasqua tanto sospirata, e quindi per andare alla Croce; là avete versato
tante lacrime, seminato tante divine parole, operato tante meraviglie che la
terra nel suo accecamento deve ignorare, ma che il Cielo ha l'accolto per
custodire, conservarle e rivelarle a suo tempo nella sua luce.
Orbene, in questa casa da Marta, e Maria, avete operato cose più insigni che in
qualunque altra dopo Nazaret. In quella santa casa: avete stabilito due sorte di
vite differenti... ed avete voluto esprimerne l'immagine e rappresentarle in
quelle due sorelle, tutte due sante e venerabili... Di queste vite, una è la vita
contemplativa rappresentata nella Maddalena; l'altra è la vita attiva pratica,
insegnata e indicata in santa Marta.
Queste due sorelle, onorate dal loro comune servizio di pietà verso il medesimo
oggetto ossia verso Gesù Cristo, ci insegnano che quelle due vite devono
essere unite a vicenda nella carità, come due sorelle germane e congiunte per
affinità nel medesimo Gesù Cristo. Quelle due vite, infatti, si riferiscono al
medesimo Gesù e lo onorano con la medesima intenzione e la medesima pietà:
sia pure con azioni e funzioni molto differenti. La vita attiva e la vita
contemplativa devono rivolgersi a Gesù come al loro oggetto e derivare da
Gesù come dalla loro sorgente e dalla loro origine, perché in Lui troviamo la
vita attiva e la vita contemplativa, ed Egli deve essere il modello che dobbiamo
considerare ed imitare in ambedue quelle vite.
S'ingannano coloro che hanno poca stima della vita attiva di Marta. Dio è
grande: tutto è grande nella casa del supremo tra i Grandi, ed Egli dà
grandezza a tutto
214
ciò che lo concerne; nel suo Tempio tutto era d'oro, tutto, persino gli
smoccolatoi del candeliere.
A questo fine consideriamo una grande verità la quale onora la grandezza del
mistero dell'Incarnazione. Avendo il Figlio, di Dio col suo avvento rialzato la
natura umana, ha pure rialzato le funzioni ed azioni della vita comune; dopo
che è venuto nel mondo il Figlio di Dio, lo stato della vita attiva è ben altro di
quello che fosse prima. La vita attiva è una condizione e un genere di vita
ch'Egli ha stabilito per la santificazione di molti, in onore, ed imitazione, in
partecipazione e in dipendenza della vita di cui Egli medesimo ha voluto vivere
su la terra, specialmente nei tre ultimi anni della sua dimora e della sua
convivenza con noi. Egli ha voluto che Marta fosse eminente in questo stato, in
questo genere di vita, ed essere Lui medesimo il principio, il fine e l'esemplare,
non solo, ma anche l'oggetto della vita attiva di lei.
Una tale vita attiva, di cui l'oggetto è Gesù Cristo medesimo, ebbe principio
nella Vergine: Maria fu la prima che servì Gesù su la terra, in varie maniere
tutte divine che a Lei sono affatto proprie e a Lei soltanto possono convenire,
in virtù della sua qualità di Madre; appena infatti Dio entrò in quello stato in cui
ebbe bisogno dei nostri servizi, la Vergine gli diede il suo sangue e il suo latte;
lo servì con l'opera delle sue mani e lo servi divinamente in tutte queste cose,
come Madre e degna Madre di Dio. Dopo la vita attiva della Vergine, la più
eminente è quella di santa Marta. (O., 101).
215
X
MARIA SUL CALVARIO
Ciò che dall'Autore si dice di Santa Maddalena con maggiore ragione va detto
di Maria Vergine.
Dopo la santissima Vergine Madre di Gesù, con la quale non si possono
mettere a confronto le discepole e serventi di Gesù, nessuna anima, né allora
né dopo, dalla Croce di Gesù ha raccolto amore e dolore più di Maddalena.
Il testo sacro unisce Maddalena alla Vergine in questo giorno memorabile, in
quella grande azione, in quella vicinanza della Croce Juxta Crucem Jesu.
Maddalena è sempre fedele a Gesù, cerca Gesù, assiste Gesù che soffre: né si
contenta di essere presente, tanto non basta al suo amore, ma si avvicina a
Gesù ed alla sua Croce; non si ferma ad una certa distanza come le altre pie
donne della Galilea, le quali da lungi contemplano un tale spettacolo di amore e
di dolore estremo. Maddalena si unisce alla Vergine e si avvicina a Gesù ed alla
Croce, come dice san Giovanni. È intimamente unita a Gesù in Croce; e quel
sangue che scorre dalle piaghe di Gesù è il cemento che unisce assieme il
Cuore di Gesù e quello di Maddalena. Maddalena è affissa alla Croce di Gesù
con dei chiodi, più forti di quelli coi quali i Giudei vi hanno appeso il suo
Salvatore e il suo Amore. Gesù vede dunque Maddalena ai suoi piedi e
Maddalena contempla Gesù in Croce. I loro sguardi si incontrano e i loro cuori
sono come due specchi i quali, essendo vicini, si riflettono l'uno nell'altro. Chi
vedesse il Cuore di Gesù vi vedrebbe impressa Maddalena; e chi vedesse il
cuore di Maddalena, vi vedrebbe vivamente impresso Gesù e Gesù sofferente.
216
Lo spettacolo di amore e di dolore (della Croce) non allontana Maddalena,
nonostante la tenerezza, la dolcezza e la desolazione del suo cuore, perché ìl
suo amore, più grande, più forte e più attivo che il suo dolore, l'avvicina a
Gesù ed alla Croce, poiché è la Croce di Gesù. Ella si unisce alla santissima
Vergine e seguendola nell'amore di Gesù, si avvicina a Lei e a Gesù ed alla
Croce dove è inchiodato Gesù. S. Giovanni dice di Maddalena come della
Vergine: Stabant juxta crucem; e la comprende sotto una sola espressione
dicendo queste due grandi parole: Stabant e juxta; due parole applicate da un
medesimo spirito a Maria Madre di Gesù e a Maddalena discepola amante di
Gesù, e a loro applicata dallo spirito di Gesù e dalla persona del suo diletto
discepolo. Queste due parole ci rivelano un nuovo segreto nella scuola di Gesù
e del suo amore; ci rappresentano un nuovo e grande stato della Vergine e di
Maddalena, uno stato di appartenenza e di vicinanza alla Croce di Gesù ed a
Gesù in Croce... Benedetto questo stato di Maddalena costante, ferma e vicina
a Gesù ed alla sua Croce! Oh! stato degno di Gesù, degno della Croce di Gesù,
degno di quel tempo santo in cui Gesù compie il gran Sacrificio ... e in cui
Gesù, che è la vita e allora la vita morente, stabilisce varie sorte di vite, le
quali sono altrettanti stati differenti nella grazia del cielo e della terra.
Il nuovo stato di cui partiamo è appunto uno di questi e si trova nobilitato dalla
compagnia della Madre, di Gesù e dalla unione con Lui. Oh! nuovo Ordine della
Croce e insieme del cielo! Ordine interiore ed invisibile per gli uomini, ma
visibile per gli angeli! Ordine delle anime crocifisse con Gesù e da Gesù! Ordine
che ha la sua origine nella Croce di Gesù; ordine che ha principio nella persona
della Vergine e nella persona di Maddalena; ordine di amore, di croce e di
martirio dei cuori e
217
degli spiriti; ordine di costanza e di fermezza, degnamente espresso dal sacro
Evangelista con questa parola: stabant! Ordine di alleanza e di vicinanza dolce,
amorosa e dolorosa con Gesù e con Gesù crocifisso, vicinanza degnamente
espressa in queste altre parole: Juxta e Juxta crucem Iesu.
S. Giovanni, aquila tra gli evangelisti e prediletto fra gli apostoli, ci riferisce i
più sublimi segreti di Gesù e della scuola di Gesù. Molti purtroppo vogliono
essere vicini a Gesù e non alla Croce di Gesù. Ma la Croce non allontana
Maddalena da Gesù, ed ella si tiene vicina a Lui e alla sua Croce; ed è vero il
dire che Gesù e la sua Croce erano più vicini ancora ed alla Vergine ed a
Maddalena di quello che dica il testo sacro perché Gesù e la Croce di Gesù sono
nel Cuore della Vergine e nel cuore di Maddalena, e appunto quando Gesù
attira visibilmente e costantemente Maddalena a se medesimo ed alla propria
Croce, ad onta dei soldati e ad onta dei Giudei. (Elev. su S. Maddalena, cap.
V).
La Vergine era stata, assente da altre scuole di Gesù quando Egli predicava ai
Giudei; ma nella scuola della Croce, è la prima. (O., 79).
Maria dopo la morte di Gesù
Dopo che il Figlio di Dio fu morto su la Croce, il maggior servizio che si potesse
rendere all'Eterno Padre ed anche al Figlio di Dio, era di staccare dalla Croce
quel Corpo prezioso e dargli un onorevole riposo in qualche sepolcro,
nell'attesa del momento delle sue meraviglie (della risurrezione).
Ma la Vergine (sul Calvario) si trova in uno stato di silenzio, di sofferenza e
d'impotenza di agire ed operare per il Figlio suo. I servizi di cui Gesù ha
bisogno e che
218
deve ricevere dalla terra, non si possono ormai aspettare da Maria, ma da altri.
Il Figlio suo ha cessato di vivere e d'operare; Lei pure rimane senza vita e
senza attività nel mondo spirituale della grazia, portando in se medesima
l'espressione e la imitazione perfetta dello stato e della condizione del Figlio
suo.
Quel sole è eclissato: Maria rimane anch'Ella senza vita e senza luce.
Quella vita divina è spenta: Maria rimane pure senza vita né movimento.
Quella viva sorgente di atti divinamente umani e umanamente divini è
prosciugata su la terra, avendo cessato di agire: Maria rimane senza parole e
senza nessuna attività fuorché per portare lo stato di morte del Figlio suo.
Bisogna dunque ricorrere a Pilato per il servizio del Figlio di Maria: bisogna che
Giuseppe (d'Arimatea) si porti da Pilato, parli, e comperi i profumi, il lenzuolo e
il sudario in cui deve essere involto quel prezioso Corpo. Giuseppe deve
distaccarlo dalla Croce e deporlo nel monumento suo proprio perché la Vergine
per riporre il Figlio suo e suo Dio morto in Lei, non ha che il proprio spirito più
morto che vivo. Maria è un sepolcro animato e vivente per seppellire
spiritualmente Gesù in se medesima; ma per il Corpo di Gesù ci vuole un'altra
sorta di monumento e Giuseppe viene scelto per procurarglielo.
Poiché la Croce, la morte e la sepoltura sono uno degli stati di Gesù che
eccitano maggiormente stupore e ammirazione, stato nel quale tutti abbiamo
una parte maggiore e di cui abbiamo maggior bisogno, noi dobbiamo
maggiormente considerare Gesù in questo stato e rendere un omaggio speciale
a quelli che vi hanno avuto maggior parte per servirlo ed onorarlo in quello.
Giuseppe è appunto uno di questi e serve Gesù quando Egli è
219
abbandonato da tutti, seppellito nella dimenticanza dei suoi apostoli medesimi
e in quella specie di morte spirituale della sua santissima Madre ridotta ad uno
stato di impotenza 1.
Per intendere quanto dice qui il pio Cardinale, gioverà leggere ciò che sul medesimo argomento
scriveva uno dei suoi primi discepoli: «Vi fu sempre una singolarissima conformità tra Maria e
Gesù in tutti gli stati del suo divin Figlio; non doveva quindi mancare una tale conformità in
questo stato di morte... nel quale Egli consumava il Sacrificio della redenzione del mondo. Il
corpo di Gesù essendo tolto alla Vergine Per essere abbandonato in balia dei peccatori, Ella,
essendo sua Madre, onde essergli più somigliante doveva pure esserne privata... Tale è lo
stato di Maria; mentre Gesù è in istato di morte; la sua morte da Lui passa in Lei; la privazione
di se stesso che Gesù soffre, si estende alla Madre sua, la quale deve pure partecipare ad una
tale privazione; e ciò per il disegno dell'Eterno Padre di renderla conforme a tutti gli stati del
Figlio suo … Ma qual lingua potrà esprimere lo stato di morte e di privazione nella Vergine?
Qual mente potrà intendere quanto sia grande la parte ch'Ella ha nello stato di morte del Figlio
suo? Per tre giorni rimasero spente le sue luci più vive: l'Uomo-Dio e la Madre di Dio rimasero
spente l'una rispetto all'altra e per il vincolo necessario che vi è tra loro e non essendovi più un
Uomo-Dio, non poteva esserci una Madre di Dio … Quel composto ammirabile che è l'Uomo-Dio
è sciolto per la morte di Gesù, poiché è vero che è morto e la morte consiste nella dissoluzione
del composto. È necessario pertanto si dica che la qualità di Madre di Dio è stata spenta nella
Vergine, essendo una tale qualità relativa al Figlio suo, né potendo sussistere se non sino a
quando Egli sussista nella umanità ch'Ella gli ha dato... nella umanità cioè in quanto risulta
dalla unione delle sue parti... Ci vorrebbe il grande angelo (dell'Annunciazione) per farci
intendere lo sconvolgimento che provò la Vergine in quella sua qualità celeste e
____________________________
(1) Maria per la morte di Gesù, è per così dire in uno stato di morte, tutta
penetrata dello stato di morte del Figlio suo, sia l'immensità del dolore, come
per la sua intima conformità con Gesù.
220
divina (di Madre di Dio), nel tempo della Morte del Figlio suo, e il contraccolpo inesprimibile
ch'Ella risentì per il colpo terribile con cui la giustizia di Dio percuoteva Gesù sino alla morte. La
stessa luce di cui abbisogna la creatura per conoscere questi due oggetti ineffabili: l'Uomo-Dio
e la Madre di Dio. le è necessario per concepirne la rovina. Ci basti poter dire ai peccatori...
che per loro colpa... si è eclissato Gesù il vero Sole di Giustizia ... e che per la congiunzione
necessaria tra la Madre ed il Figlio, la dignità di Madre di Dio, l'astro più splendente dopo quel
Sole, fu parimenti eclissato; e non solo questi due astri furono coperti di tenebre, ma furono
distrutti in se medesimi ed ebbero bisogno di venir riparati dalla potente mano dell'Altissimo.
Autori pii e gravi insegnano che la B. Vergine ricevette nelle sue braccia il sacro corpo del Figlio
suo, quando venne deposto dalla Croce, e che dopo averlo ricomposto con molta tenerezza, lo
rimise nelle mani di Giuseppe d'Arimatea... Noi professiamo un gran rispetto per i loro pensieri,
pieni di pietà e di divozione; tuttavia non abbiamo l'ardire di proporli né di esaminarli, ci
sembra più conveniente di considerare la privazione cui viene ridotta la Vergine Madre per le
conformità con lo stato di privazione di Gesù suo Figlio». (GIBIEUF).
XI
MARIA DOPO LA RISURREZIONE E L'ASCENSIONE
Ci si permetta di riprodurre qui alcuni pensieri di uno dei più fedeli discepoli del Padre de
Bérulle, essendo noi certi di ritrovarvi le idee del maestro.
«Dio Padre volendo che il suo diletto Figlio non faccia per suo amore nessuna perdita, ha
risoluto di restituirgli con usura la sua gloria nel giorno della Risurrezione e in quello
dell'Ascensione: parimenti per riparare la perdita sofferta dalla santissima Vergine, vuole che
dopo di essere comparsa in Gesù Cristo come Madre del Figlio dell'Uomo, umiliato e
disprezzato, Ella abbia a comparire Madre del Dio della gloria ...
«Nel momento della sua Risurrezione, Gesù Cristo tutto investito dalla Divinità, tutto lucente
della chiarezza e dello splendore del Padre suo per l'amore medesimo del Padre suo verso
221
la divina Madre si unisce a Lei nel proprio divino splendore e si porta verso di lei come verso
l'oggetto più bello che, dopo Dio, mai vi sia, stato. Egli dimora in Lei e Lei in Lui; e poiché nella
sua Risurrezione, dal Padre viene rivestito dei più magnifici titoli di onore in premio delle sue
ignominie e della sua morte; Gesù,invaghito delle divine bellezze e perfezioni che risplendono
nella sua Madre, e riconoscente per l'amore che Ella gli ha dimostrato nella sua Passione, vuole
che sia partecipe Ella pure del proprio trionfo e della propria gloria. Perciò Egli dimostra alla
sua divina Madre l'immenso amore che le porta. Come Padre del secolo futuro, si unisce a Lei
onde diventare con Lei un principio di divina generazione per tutto il corpo della Chiesa.
In tal modo, avendo, ricevuto dal Padre nella sua Risurrezione il potere di avere in se stesso la
vita per darla agli uomini e giustificarli... prende la Santissima Vergine, come una nuova Eva
per suo aiuto ...
«Durante i quaranta giorni dopo la sua Risurrezione, Nostro Signor Gesù Cristo rendeva la sua
benedetta Madre partecipe delle proprie disposizioni e dei propri sentimenti; le esponeva in
modo speciale gli ardenti desideri che lo spingevano a salire al cielo onde riunirsi a Dio suo
Padre per lodarlo e glorificarlo. Maria dal canto suo, provava un veemente desiderio di
accompagnare il suo divin Figlio in cielo onde lodarvi Ella pure con Lui l'Eterno Padre. Senza
dubbio allora avrebbe avuto fine la sua vita ed Ella avrebbe seguito Gesù nei cieli, se Egli non
avesse voluto usare dell'opera di Lei per aiutare la Chiesa nascente. L'opera della divina Madre
era ancora incompleta. Dio per mezzo di Lei aveva dato nascita al Capo; voleva pure per
mezzo di Lei, procurare la formazione di tutto il Corpo 1. Voleva che fosse Madre dell'intera sua
famiglia di Gesù Cristo, cioè, e dei suoi figli adottivi. Maria per zelo per la gloria di Dio e per
carità verso di noi, accetta con gioia l'incarico, che Nostro Signore le affida di lavorare a far
onorare il Padre suo dagli uomini, e di rimanere su la terra fino a che la Chiesa sia ben
costituita». 2
__________________________
(1) Della Chiesa, Corpo mistico di Gesù.
(2) OLIER, Vita interiore della santissima Vergine, 18(3. Pag. 252-253.
222
VITA DI MARIA DOPO L'ASCENSIONE
L'Ascensione è la festa di tutti i cori angelici, perché in questo giorno
acquistano più di quanto abbiano perduto per la caduta degli angeli ribelli,
accogliendo Gesù che vale più di tutti gli angeli e di tutti gli uomini assieme ...
È questa pure la festa della Vergine, poiché una sì nobile porzione di se stessa
che Maria ama e onora sopra tutto, vale a dire, quella, carne che il Figlio di Dio
ha preso da Lei, viene oggi elevata sopra tutti i cieli alla destra del Padre. (O.,
74).
Le tre vite di Maria 1
Il Signore vi dice: Apritemi; e perché? Perché, soggiunge, il mio capo è pieno
di rugiada ed i miei occhi di gocce notturne (Cant. V, 2). La rugiada che Egli
vuole spargere sopra di voi se gli aprite, sono le sue azioni, i suoi patimenti, la
sua agonia e il sudor di sangue nell'orto; ecco la rugiada che dovete
raccogliere e la vostra vita deve essere occupata in questo. Vi ha lasciato
l'esempio della sua vita affinché abbiate cura di raccogliere la rugiada che cade
dal suo capo e le grazie che essa contiene le quali sono raffigurate nelle gocce
notturne.
La santa Madre di Dio fu tutta piena di questa divina rugiada, essendo Ella
aperta a Dio solo; in ciò stava tutta la sua vita e la sua occupazione continua
nel tempo che trovavasi ancora su la terra dopo l'Ascensione del Figlio suo.
Ho proposto alla vostra considerazione tre vite, di Gesù (la sua vita gloriosa, la
sua vita viatrice, la sua vita interiore col Padre) ora vi proporrò pure tre vite
della santa Vergine.
_______________________
1 Esortazione alle carmelitane
223
La prima è la vita di Maria in Gesù, e di Gesù in Lei; Maria aveva una vita tutta
nascosta col Figlio suo e tutta propria a Lei; vita da Lei sola conosciuta, e
nascosta per tutto il restante del mondo.
La seconda vita è quella di Maria con Gesù, perché Gesù passò con la santa
Vergine tutto il tempo della sua vita: trent'anni con Lei senza che il mondo lo
conoscesse. Oh quale vita quella santa Vergine per un sì lungo tempo! Quale
partecipazione alla vita del Figlio suo! e di tale vita non si vedeva nulla; era
tutta per Lei sola.
La terza vita della santa Vergine era verso Gesù (vita di sospiri verso Gesù),
durante tutto il tempo che dimorò su la terra, dopo l'Ascensione del Figlio suo.
Allora Maria raccoglieva quella rugiada nei luoghi santi dove Gesù aveva
pregato, digiunato, lavorato, vegliato, predicato e sofferto, e dove era morto.
Là era la sua vita; e voi dovete a sua imitazione, raccogliere con Lei questa
rugiada, nei vostri romitaggi; con applicazione, se volete, ai luoghi santi che la
santa Vergine visitava. Ecco le tre vite che desidero da voi, ecco l’addio che
desidero farvi: con Gesù e Maria, affinché non abbiate più vita che in loro. (O.,
198).
***
Il Padre de Bérulle desiderava che la sua Congregazione si mantenesse «nelle
disposizioni in cui Maria si conservava dopo l'Ascensione del Figlio suo, vale a
dire, in un doppio sguardo in cui dobbiamo sempre vivere: uno sguardo di
adorazione, di desiderio, di amore e di unione verso Gesù Cristo in cielo, e uno
sguardo di affetto, di aiuto, di zelo, di applicazione verso la Chiesa che Ella non
cessava di assistere con le preghiere ed i consigli». (HOUSSAYE, vol. II, pag.
160).
224
SEZIONE QUARTA
LA DIVINA MATERNITÀ
PARTE PRIMA
PREGI
I
DIGNITA' DELLA MADRE DI DIO.
Si troveranno bellissime pagine su la B. Vergine nel Discorso XI del libro delle Grandezze di
Gesù 1, dove il Cardinale de Bérulle svolge i seguenti pensieri:
1) Vi sono tre fecondità divine: la prima, quella dell'Eterno Padre che genera il suo congenito
Figliolo; la seconda Quella del Padre e del Figlio che dànno origine allo Spirito Santo; la terza
quella della Vergine, la quale ha per termine in Gesù l'Unione ipostatica e nella Vergine stessa
la Maternità divina. «In tal modo la natura creata e la persona creata, vale a dire tutto ciò che
vi è di più nobile nell'ordine della sostanza creata viene elevato, congiuntamente benché
diversamente, al più alto punto in cui un essere creato possa essere stabilito: la natura umana
nella sussistenza divina, e la persona umana nella Maternità divina (pag. 389).
2) Gesù nella sua nascita fa cose più grandi che nella sua morte, perché morendo sul Calvario
fa dei figli adottivi, mentre col nascere fa una Madre di Dio, dignità così eminente che
costituisce una dignità più grande di quella che si comprende nei confini della filiazione
adottiva.
__________________________
(1) DE BERULLE, Le grandezze di Gesù, Milano, Vita e Pensiero. I vol., 2a
ediz., 1936.
227
Dal contesto risulta che l'Autore non intende fare il confronto in abstrato tra la Maternità divina
e la Filiazione adottiva, ma in concreto, ossia tra la filiazione adottiva per la grazia santificante
e la Maternità divina accompagnata dalla abbondanza della grazia che le era dovuta; e in tal
caso la Maternità divina comprende anche la Filiazione adottiva nel grado più eminente.
Bisogna prendere Maria, infatti, come è; né si può considerarla in una ipotetica privazione della
grazia. Bisogna però riconoscere che i teologi, sopra questo punto, sono divisi. Gli uni
affermano, e sembra con tutta ragione, che alla Maternità divina se la si considerasse tutta
sola, sarebbe da preferirsi la grazia santificante. «Grato a priori, dice Cornelio a Lapide, est
quia esse matrem Dei est gratia gratis data et externa duntaxat, non gratum faciens. (In Luc.,
XI, 28). Tuttavia le parole di Gesù riferite da san Luca possono anche intendersi in un senso
che non prova nulla a favore di questa opinione. (Cfr.: KNABENBAUER, hoc loco). Altri teologi
(LEPICIER, Tract. B. V., 1926, pag: 92; CAMPANA, Maria nel dogma, 1936, pag. 101-108)
sostengono che la dignità della divina Maternità, anche separatamente, sarebbe maggiore della
grazia santificante, adducendo questa ragione principale, che la Maternità divina appartiene
all'ordine dell'Unione ipostatica e che tutto quanto appartiene a questo ordine è
incomparabilmente superiore ai doni, anche più eminenti, della grazia, almeno come dignità.
(Cfr.: Dictionn. de théol. cath., volume IV. col.. 2307, 2365, 2366).
3) La Madre di Dio è unica nel suo ordine.
4) Nel seno di Maria si formano tre alleanze ammirabili; quella della natura divina con la natura
umana, quella della persona divina del Verbo con la persona umana della santissima Vergine, e
l'alleanza con tutto il genere umano pel compimento della Redenzione.
5) Maria, con divenir Madre di Gesù, compie in Lui cosa più grande di quella che Gesù compia
in Lei; perché Gesù, mentre le conferisce la vita della grazia con una abbondanza straordinaria,
è debitore a Lei di una vita più insigne, cioè della vita umano-divina, infinitamente superiore
alla vita della grazia la più eminente; e difatti l'unione ipostatica si è compiuta in dipendenza
dal consenso di Maria.
228
6) Per mezzo di Maria, l'Eterno Padre acquista pretese e autorità sul proprio Figlio, e divide
questo potere con la Vergine.
Ci limitiamo riprodurre qui altre pagine d'altre opere del pio Cardinale.
L'amore (infuso) e la grazia di Maria sono assolutamente senza confronto: la
sua dignità la rende, in qualità di Madre, troppo vicina al Creatore perché si
possa metterla a confronto, non dico con l'angelo caduto 1 (il quale possedeva
il massimo grado creato di amore), ma neppure con tutti gli angeli riuniti
insieme. Maria è la Sovrana degli angeli e non la loro compagna; nella sua
eminenza Ella sta sopra tutte le creature del cielo e della terra. In un tale
eccesso di amore, di grandezza e di dignità che le è proprio e che eccede i
pensieri degli angeli e degli uomini, Maria non s'intende mai compresa quando
si tratta del peccato, e neppure quando si tratta della grazia. Dappertutto Ella
ha la sua eccezione, a meno sia espressamente nominata; dappertutto ha i
suoi privilegi. (Elev. su S. Maria Maddalena, cap. 2).
Assecondando i disegni di Dio sopra di noi e assoggettandoci al potere del
Figlio suo su la terra, procuriamo di dimenticare le nostre persone eleviamoci
al cielo, aderiamo a Gesù Dio ed Uomo, a Maria Vergine e madre e Madre di
Dio, a Dio medesimo nella sua Unità e Trinità.
Sono questi i tre oggetti della fede e della pietà cristiana 2, la quale riconosce
una singolare meraviglia nell'unione ineffabile dell'Unità con la Trinità in Dio,
dell'Umanità con la Divinità in Gesù, nella Verginità con la Maternità nella
Vergine la quale porta questo nome per eccellenza, e in onore di questa virtù
così rara, eletta per onorare ed accompagnare la fecondità e Maternità divina
___________________________
(1) S'intende con l'angelo più elevato tra gli angeli ribelli, prima della loro
caduta.
(2) Dio, Gesù e Maria, sempre riuniti, Maria sempre vicina a Dio e a Gesù
Cristo. È come una specie di Trinità.
229
che ha dato al mondo il Figlio di Dio. Contempliamo sovente questa meraviglia,
rivolgiamoci distintamente a questi tre oggetti distinti, lasciamoci dirigere da
queste tre autorità, differenti e da ciascuna secondo la loro condizione e la loro
proporzione. (Norme di direz., cap. XXXII e XXXIII).
Nell'Elevazione alla SS. Trinità sul Mistero dell'Incarnazione il P. de Bérulle dopo di aver
adorato lo Spirito Santo nella sua processione dal Padre e dal Figlio,
Lo adora nell'operazione ammirabile (nell'Incarnazione) che questa divina
persona compie nel tempo stabilito, dalla eterna Sapienza; operazione che è la
più sublime e la più santa che possa compiersi fuori di Lui medesimo, che
investe la persona più degna che mai vi sarà dopo le persone della SS. Trinità,
vale a dire la persona della Vergine, la abbassa e la eleva: l'abbassa sino al
centro del suo nulla facendole proferire queste sacre parole: Ecce ancilla
Domini (Luc., I, 3), la eleva alla più grande dignità che mai verrà comunicata
sia a Lei sia ad altri, costituendo la Madre di Dio; operazione che eleva la
nostra natura e la unisce alla Divinità, e unisce, la persona della Vergine alla
persona del Verbo.
Poi il pio Cardinale si rivolge alla Vergine
Poiché la SS. Trinità vi elegge, o Vergine santa, e vi associa a se medesima in
quest'ammirabile operazione, non posso dimenticarvi in questo mistero, né
devo separare ciò che Dio ha congiunto in questa sua Opera alla quale si degna
darvi una parte così grande ed onorevole, così propria a Voi sola fra tutte le
creature. Vi lodo dunque e vi rendo omaggio con una venerazione singolare,
corrispondente ad un tale eccesso di eccellenza e di dignità che vi è
comunicato: Voi siete, infatti, Madre di
230
Dio, e siete l’unica in quest'Ordine e in questa qualità; in Voi sola viene
effettuata l'unione divina tra l'umanità e la Divinità: Sono pensieri che mi
rapiscono; misteri ... profondità in cui m'inabisso. Contemplando tali
meraviglie, io mi confondo, mi abbasso, mi elevo, mi sento inebriato di gioia e
di delizia, e voglio aver parte alla grazia singolare di questo inaudito mistero
dell'Incarnazione. (Elev. II, n. 4 e 5).
Verginità e Maternità
Vergine e madre, questi sono i due principali stati di Maria: sempre Vergine,
ma non sempre madre; Vergine prima della maternità, Vergine nella Maternità,
Vergine dopo la Maternità. In Maria la Verginità ha preparato la Maternità e la
combattuta, mentre negli altri mortali la Maternità combatte la Verginità e la
distrugge, perché in quelli la Verginità è debole e sofferente.
Ma la Verginità di Maria è divina e non solamente naturale; è potente, è attiva,
è combattente; essa combatte persino la Maternità divina; e la Maternità
divina onorando la Verginità divina, cede e si accorda con lei. Non vedete voi
ne colloquio angelico la Verginità in lotta con la Maternità? Non vedete voi che
la Verginità non cede e la vince, Quoniam virum non cognosco! Non vedete che
la Maternità cede e si accorda con la Verginità, Spiritus sanctus superveniet in
te!
In Dio due le perfezioni, la Giustizia e la Misericordia, divinamente vi
combattono e divinamente si accordano, potentemente si combattono e
potentemente si accordano: lotta potente, accordo potente. Lotta potente
perché tutt'e due sono sussistenti e egualmente sussistenti: accordo potente,
perché tutt'e due sono potentemente sublimate, nobilitate, elevate da questo
accordo e più di prima.
231
Così in Maria vi sono due stati, due qualità, due uffizi, due perfezioni: Verginità
e Maternità. Tutt'e due si trovano in Maria e in Maria si, combattono
divinamente, santamente, potentemente e più potentemente che altrove; in
Maria si accordano divinamente, santamente, potentemente: Verginità
ingrandita, nobilitata, perfezionata dalla Maternità; Maternità dalla Verginità
resa più nobile, più divina, più santa.
Oh! come dobbiamo qui imparare ad onorare la Verginità! Oh! come la Madre
di Dio l'ha messa ad un prezzo altissimo, al prezzo persino della Maternità
divina che è la qualità più grande che Dio possa conferire ad una pura
creatura, come dice S. Tommaso!
Così pure nella Verginità, la Verginità deve essere congiunta con la Maternità,
ma con la maternità di Gesù Cristo 1, come in Maria che è Vergine e Madre
unicamente di Gesù Cristo. Ricordiamo la parola di Gesù: Chiunque farà la
volontà del Padre mio che sta nei cieli, quello sarà mio fratello, mia sorella e
mia Madre. (MATT., XII, 49, 50). (Opusc., 99)·
II
UNIONE DELLA VERGINE CON GESÙ
La Maternità di Maria va considerata in tre stati: il primo è nel suo esercizio e
nel suo ufficio attuale su la terra: nel concepimento di Gesù, nel parto,
nell'assistenza al divin Infante, nell'amore col quale la Vergine gli presta tutti i
servizi e lo serve in tutto il corso della sua vita viatrice, da Betlemme al
Calvario, ed anche sino
_________________________
(1) Vale a dire: con la maternità spirituale delle anime, nelle quali le Vergini
con lo zelo formano Gesù Cristo.
232
all'Ascensione. Il secondo è nella privazione dopo l'Ascensione. In quel tempo
Gesù è in cielo, mentre la Vergine rimane su la terra dove langue di amore per
Gesù assente. Il terzo stato è nella gloria e nel godimento in Cielo dove Ella
fruisce di tutti i diritti della sua Maternità. La Vergine essendo Madre per
grazia, e per la grazia più sublime dell'Uomo-Dio e non già per le condizioni di
Adamo, la sua Maternità non va soggetta alla morte.
Nel primo stato il Figlio di Dio è opera di Maria oggetto di tutte le sue cure e di
tutta la sua occupazione. Factum ex muliere. Nel secondo, Gesù è l'oggetto che
l'attira e insieme per la sua assenza la fa soffrire. Nel terzo Gesù è il gaudio, il
riposo, la pienezza di Maria 1.
In questi tre stati, Maria ci porge insegnamenti e grazie: nel primo ci insegna
ad amare, servire, seguire il Figlio di Dio in tutti gli stati della sua vita. Molti,
invero, lo seguono nella sua Infanzia, ma non vogliono seguirlo nella Croce e
nella morte.
Dal secondo stato di Maria dobbiamo imparare a languire di amore per Nostro
Signore, non lasciandoci trattenere né illudere da nessun affetto alle cose
terrene. Dal terzo stato di Maria, ossia dalla sua gloria, impareremo a stabilire
in Gesù il nostro riposo.
L'Eterno Padre, fuori della Divinità, fuori di se medesimo e delle persone
divine, non ha mai fatto né mai fare nulla di più grande che la Maternità divina.
Nell'ordine delle cose create non ha mai fatto nulla che abbia maggior relazione
con la sua proprietà personale e con la sua dignità paterna. Il Mistero
dell'Incarnazione non comprende necessariamente la Maternità, mentre la
Maternità comprende l'Incarnazione. Infatti, non può esservi una
__________________________
(1) Nella gloria Maria è tutta ripiena di Gesù, vorremmo dire, come un cristallo
tutto investito dal sole; se questo può dirsi dagli eletti cosa sarà della Madre di
Dio?
233
Madre di Dio senza che vi sia una persona divina che si sia incarnata per
diventare Figlio di una Madre. La Maternità divina è quindi in se stessa la più
grande delle opere di Dio fuori di Dio medesimo, e contiene nel suo stato il
mistero più grande che Dio abbia compiuto ad extra (O., 94).
Stati e caratteri diversi della vita di Maria rispetto a Gesù.
Diverse sorte di vita convengono alla Vergine rispetto al Figlio suo.
La prima è vita influente su la vita di Gesù residente nel sacratissimo seno di
Lei; la seconda è vita conservante la vita del Figlio suo in Lei e fuori di Lei; la
terza è vita perfezionante che porta al suo compimento ed alla sua perfezione
la vita naturale di Gesù, in Lei e fuori di Lei; la quarta è vita nutriente che in
Lei e fuori di Lei alimenta la vita del Figlio suo con la sua sostanza, il suo
sangue, il suo latte (che è un altro sangue) e con le sue fatiche.
La quinta è vita materna; Maria è sempre Madre di Gesù, sempre nello stato di
madre, nella santità, nella dignità, nell'amore di Madre di Dio, ma non sempre
esercita l'ufficio di madre.
La sesta vita è vita reggente, perché Maria non è soltanto regina, ma è pure
reggente di una porzione di terra divina e deificante. Oh quale reggenza! Oh
quanto è giusto ricorrere a Maria in tutte le occasioni in cui abbiamo bisogno di
direzione!
La settima vita di Maria è vita dirigente Gesù nell'infanzia, in Egitto e a
Nazaret; l'ottava è vita convivente con Gesù quando Egli nell'adolescenza
esercita il mestiere di S. Giuseppe; la nona è vita medicante in cui Maria nota,
considera e conserva nel proprio cuore tutte le
234
parole e le particolarità della vita di Gesù; la decima è vita udiente e seguente
Gesù nella predicazione e nei viaggi durante gli ultimi tre anni della vita di Lui.
L'undecima vita di Maria è vita compariente con Gesù inchiodato su la Croce; la
dodicesima è vita languente in cui Maria dopo l'Ascensione nel suo languore
sospira verso Gesù salito al cielo. La decimaterza è vita regnante con Gesù
nella sua gloria. (O., 98).
N.B. - Questa pagina che per più di un lettore potrà sembrare inintelligibile è l'applicazione di
un punto caratteristico della spiritualità berulliana. Bérulle espone tredici funzioni della
Maternità divina, ma le considera non già come atti transitori compiuti da Maria in varie
circostanze della vita di Gesù, bensì come qualità, attributi, stati della vita della Madre di Dio.
Gli atti coi quali Maria adempiva quelle funzioni e quei doveri verso il suo divin Figlio erano
transitori, né Maria poteva compierli tutti contemporaneamente, ma l'amore e la divozione
verso Gesù, la disposizione santa e perfetta con cui Maria lo serviva e lo accompagnava erano
permanenti e come uno «stato ».
Perciò Bérulle, onde esprimere il suo pensiero, fa violenza anche alla grammatica e si serve del
participio presente in forma di aggettivo, perché l'aggettivo esprime una qualità, mentre il
participio indica piuttosto un’azione. Così Bérulle dice che Maria non esercita sempre l'ufficio di
Madre, ma è sempre nello stato, nella santità, nella dignità, nell'amore di Madre di Dio.
È questa una applicazione della celebre teoria berulliana della permanenza dei misteri, e degli
stati in opposizione con gli atti. «I fatti della vita di Gesù, ossia i suoi Misteri, furono compiuti
una volta sola; sono quindi passati quanto alla loro esecuzione, ma sono permanenti e sempre
presenti quanto alla loro virtù, la quale non passa mai; né passa mai l'amore con cui furono
compiuti ... Lo spirito di Dio per il quale il mistero è stato compiuto, lo stato interiore del
mistero esterno... la disposizione vera con cui Gesù ha operato quel mistero è sempre viva,
attuale e presente in Gesù». (O., 77). Gesù è nato una sola volta a Betlemme, ma le virtù di
cui ci ha dato l'esempio, l'amore che ci ha dimostrato, le grazie che ci ha meritate nella sua
Nascita sono permanenti e sempre presenti; per cui possiamo dire che
235
Gesù è sempre nascente nel presepio, sempre morente sul Calvario.
Inoltre Gesù adora il Padre suo non solo con gli atti della sua adorazione di valore infinito, ma
pure con lo stato della sua Umanità permanentemente sacrificata nella privazione della
personalità umana. Perciò Bérulle invita i suoi discepoli ad onorare Iddio non solo con offrirgli
atti di adorazione e di divozione, ma meglio ancora con abbracciare qualche stato che per se
stesso sia adorante, adori e onori Dio in modo permanente come, per esempio, lo stato
religioso che è lo stato di una persona sacrificata a Dio con i voti in modo stabile, o almeno con
uno stato d'animo o un tenore di vita permanente. (Cfr.: Grandezze di Gesù, pag. 154). Il
Bérulle tende sempre a sopprimere ciò che passa ed è effimero, e contempla ciò che dura e in
Gesù Cristo, persona divina, è eterno; affinché sotto gli atti che svaniscono afferriamo gli stati
che durano e sono più preziosi per noi.
Dobbiamo sforzarci di far passare in noi gli stati, ossia le disposizioni interiori di Gesù, ecco il
midollo delle spiritualità del Card. de Bérulle; la virtù deve essere in noi uno stato permanente.
Orbene, Maria, la più perfetta imitazione di Gesù, la più unita a Gesù, ottenne questa
conformità con Gesù, più eminentemente che qualsiasi Santo per quanto sia grande. Viveva
perciò in una disposizione assoluta e costante il suo Divin Figlio; e la sua virtù era arrivata ad
un grado tale di perfezione che gli atti ne fluivano con estrema spontaneità e facilità; era
proprio in Lei uno stato permanente. (Cfr.: Vita di Gesù, cap, XVII).
Chi ne avesse la possibilità e volesse intendere bene la meravigliosa dottrina del Bérulle, che
qui abbiamo esposto in modo troppo succinto e perciò poco chiaro, legga le pagg. 54 e seg. del
libro di Enrico Brémond, che abbiamo già citato.
Maria compagna di Gesù e tutta relativa a Gesù
Il primo sguardo di Dio su la terra è per la Vergine, Dio la rimira con occhio
d'amore e di particolare compiacenza, e la sceglie per darle il Figlio suo e per
mezzo di Lei darlo al mondo. E siccome Maria sarà la prima che lo riceverà su
la terra e l'unica che lo porterà nel proprio seno in qualità di Madre, sarà quella
che con Lui avrà la parte migliore, e possiederà sempre Gesù nel
236
suo cuore, sempre, senza nessuna interruzione né variazione.
Maria conterrà Gesù nel suo seno per nove mesi, né questo tempo verrà
diminuito o abbreviato neppur d'un istante; sempre poi sarà con Lui per lo
spazio di trenta anni, nella Giudea, nell'Egitto, nella Galilea, giorno e notte,
eccettuati quei tre giorni dello smarrimento del divin Fanciullo in età di dodici
anni.
Maria sola possiede Gesù per tutti quei trent'anni, mentre il mondo non fa altro
che misconoscere un sì gran bene ch'esso possiede senza saperlo.
Al termine di quei trent'anni Maria per tre anni abbandona il suo Gesù in balia
del mondo; ma allora ancora rimane frequente ed assidua ai suoi piedi ed alla
sua parola, sino alla Croce; con perfetta costanza lo accompagna e lo assiste
anche sul Calvario, sino al sepolcro; Maria per noi entra nel sepolcro perché
essendo la vita non può cercar Gesù tra i morti.
Anche dopo la morte in croce, Gesù è vivente sempre nel Cuore di Maria; lo
spirito di Gesù separato dal suo corpo riposa nello spirito e nel Cuore di Maria;
mentre il suo corpo riposa nella tomba.
O Madre santa, felice compagna di Gesù nei suoi misteri, nei suoi travagli,
nella sua Croce, nella sua vita e nella sua morte! Degnatevi di darci grazia e
luce perché possiamo parlare di Colui che è la grazia del Padre e lo splendore
della luce del Padre!
Parlando di Voi, o Maria, parliamo di Gesù; parlando delle vostre grandezze;
noi parliamo delle grandezze di Gesù; parlando delle vostre disposizioni,
parliamo delle disposizioni necessarie per concepirlo. Per Gesù siete dotata di
grazie ammirabili e di una purezza incomparabile; siete il trono in cui il Verbo
vuole dimorare, e la vostra purezza è quella in cui Egli vuole essere concepito.
A Lui
237
tutto appartenete; siete di Gesù, siete da Gesù, e siete per Gesù.
Come le persone divine nella Trinità sussistono nelle loro relazioni; Voi pure, o
Vergine santa, o Persona divina ed insieme umana - divina per la grazia e
umana per la natura - non avete sussistenza nell'essere della grazia, se non
per la relazione con Gesù Voi non vivete che per grazia sua prima ancora
ch'Egli viva in Voi per natura; non respirate che per mezzo del suo spirito; le
vostre grazie e le vostre grandezze sono grazie e grandezze di Gesù: Gesù vele
ha conquistate, Gesù ve le conferisce onde preparare a se medesimo in Voi un
tabernacolo degno di Lui. (O., 95).
Il mondo della natura e il mondo della grazia, sono due stati, due ordini, due
mondi ben differenti e ben distinti, benché si trovino l'uno nell'altro. Ma le loro
distanze e le loro distinzioni non si misurano su le distanze e vicinanze di
questo basso mondo, bensì rispetto a Dio il quale, mentre è separato dai
cattivi, nondimeno è presente in loro più di loro stessi. Nel mondo della natura,
vi sono varie categorie; ma in Dio, il quale è il mondo dei mondi, il mondo
archetipo, il mondo principio e fine di tutti gli altri mondi di natura, di grazia, di
gloria e di tutti i mondi possibili, non vi sono che due categorie; (non dico che
Dio sia contenuto in qualche categoria): sostanza e relazione, anzi relazione
sostanziale. In Dio non vi sono né accidenti, né qualità, né quantità. Nel nostro
mondo invece la categoria di relazione è una delle più deboli, tenuissimae
entitatis, mentre è la più potente e la più importante nel mondo della grazia il
quale non sussiste che per relazione con Dio.
Dobbiamo tutti desiderare, non già di essere, ma o di non essere punto o di
essere in relazione verso Dio e il suo Unigenito Figlio, anzi di non essere altro
che
238
relazione verso di Lui. Tutto l'essere nostro deve essere annientato dalla
grazia: Vivo ego, jam non ego (Gal., II, 20); e questo, perché nella Trinità di
cui la grazia è l'immagine, vi sono relazioni le quali sono costitutive e origine
delle persone divine.
Così la Vergine non è che una relazione verso l'Eterno Padre che l'ha fatta
Madre del Figlio suo, e verso il Figlio unigenito essendo sua Madre. Tutto
l'essere e lo stato della Vergine sembra fondato e fuso in questa disposizione di
relazione.
Coloro, tra i filosofi, che hanno trattato delle relazioni hanno osservato che
sono queste le minori realtà della natura: ... Ma in Dio le relazioni sono
costitutive delle persone divine, cosa volete di più grande? sono l'origine delle
persone divine, cosa volete di più efficace? nella divinità, non v'è sussistenza
che per relazione, cosa volete di più importante?
Orbene, siccome in Dio non vi è che sostanza e relazione, così Dio, formando a
sua immagine e somiglianza la sua opera principale (il mondo della grazia), ha
voluto che fosse compresa in queste due categorie di sostanza e relazione.
Gesù Cristo, suo Figlio incarnato, ne è la sostanza, essendo la grazia increata;
e la nostra grazia consiste in una relazione verso di Lui, constituendo essa gli
accidenti di questa sostanza, i quali non sono che da Lui, per Lui e in Lui, e non
sono da considerarsi se non come qualche cosa di Lui (O., 119).
NB. Vediamo di intendere il pensiero del Card. de Berulle. Ci pare che questa espressione di
relazione contenga qui tre sensi.
1) Le persone divine sono costituite dalle relazioni interne ed opposte, nella SS. Trinità. La
teologia infatti, seguendo S. Tommaso, insegna che la persona divina è una relazione
239
sussistente, relatio ut subsistens: il Padre è persona perché eternamente genera il Figlio e per
questa relazione, di paternità sussiste, ossia è una persona distinta; il figlio sussiste ed è una
persona distinta perché eternamente è generato dal Padre paternità e filiazione sono due
relazioni distinte ed opposte.
Orbene, il Card. de Bérulle vede nella qualità di Madre di Dio una imitazione di queste relazioni
sussistenti nel Padre e nel Figlio, una somiglianza ed analogia con tali relazioni. «La Vergine
non è che una relazione verso l'Eterno Padre che l'ha fatta Madre del proprio Figlio, e verso il
Figlio unigenito come essendo sua Madre». Già nell’Elevazione in onore della Vergine aveva
detto che, «mentre gli angeli guardano ed onorano l'Essenza divina nelle sue perfezioni, la
Vergine nel suo Ordine e nella sua gerarchia guarda ed onora lo stato e le proprietà delle
persone divine in quanto (sono costituite) dipendono, dalle loro proprietà personali).
Il Padre sussiste ed è persona per la relazione di paternità verso il Figlio generandolo
eternamente: Maria è relazione verso il Padre essendo associata alla sua paternità e
generando nella natura umana il medesimo Figlio che dal Padre è generato nella natura divina.
Il Figlio sussiste come persona per la relazione di filiazione verso il Padre che lo genera
eternamente: Maria è relazione verso il Figlio perché lo genera nella natura umana.
Il Padre e il Figlio sussistono per queste relazioni: Maria non ha sussistenza nell'essere della
grazia che per la sua relazione verso Gesù.
E infatti tutte le grandezze della Vergine derivano dalla sua qualità di Madre di Dio; anche il
suo essere naturale dipende da questa qualità, poiché venne creata unicamente per essere
Madre di Dio; e dal primo istante venne da Dio trattata come tale e ornata dai doni
soprannaturali più insigni, in preparazione alla divina Maternità. Maria infatti, non è una donna
d'Israele in un dato momento della sua vita elevata all'onore di Madre di Dio, ma sempre fu e
sempre sarà Madre di Dio. 1.
Se Maria non è costituita nella personalità in virtù della relazione, di maternità verso il Figlio di
Dio, venne però creata
_______________________
1 cfr., Vita di Gesù, cap. IV.
240
in vista di tale relazione; non ha regione di esistere che per questa relazione.
Queste somiglianze con la SS. Trinità, od altre ancora che ricorrono frequentemente negli
scritti del Bérulle, sono analogie degne del genio e della pietà del grande Cardinale e gloriose
per la Vergine Madre perché hanno il loro fondamento nella sua dignità; ma sono analogie, né
si deve spingerle troppo: il Padre e il Figlio essendo costituiti persone divine da quelle relazioni
che abbiamo detto, hanno una medesima ed unica Essenza divina; mentre la Vergine, benché
abbia sublimi relazioni verso le divine, persone, conserva sempre nell'ordine naturale il suo
essere creato, e nell'ordine della grazia il suo essere soprannaturale. Ma Bérulle soggiunge che
«tutto l'essere e lo stato della Vergine sembra fondato e fuso in queste disposizioni di relazione
». Sembra che nella Vergine Madre non vi sia più nulla fuorché questa relazione la quale
sembra assorbire tutto il suo essere.
Maria conserva il suo essere naturale, ma la sua dignità di Madre di Dio è così sublime e dotata
di tali grazie e privilegi che sembra assorbire il suo essere naturale, il quale sembra fuso nella
sua, relazione di maternità e scomparire davanti a tanto splendore. Il Bérulle non vuol vedere
in Maria che la divina Maternità, né si occupa mai, o quasi mai, delle doti naturali benché
elevatissime in Lei.
Qualcuno ha voluto domandare se Maria sarebbe stata creata se non fosse stata destinata ad
essere Madre di Dio; ci sembra questa una questione oziosa e anche un po' impertinente
rispetto a Dio. Per altro, se il Signore avesse creato una persona umana identica, sotto
l'aspetto naturale, a quella di Maria senza destinarla alla dignità di Madre di Dio, una tale
creatura non sarebbe stata Maria, ma un'altra donna. Notiamo ancora queste belle parole del
Bérulle:
«La più grande emanazione di grazia operata da Gesù, derivata dal suo amore
e meritata dalla sua Croce, grazia che è appunto la grazia annessa e riservata,
alla qualità di Madre di Dio, non esisterebbe nei tesori della sua potenza e
nell'ordine perfetto della sua grazia e della sua gloria, se Egli non fosse venuto
al mondo per nascita; e il Verbo incarnato sarebbe privo ... del più bel gioiello
241
della sua corona e della più eminente dignità dipendente dalla sua potenza» 1.
2) Maria è inoltre una relazione verso Gesù, ossia è tutta relativa a Gesù, in questo senso che
tutte le sue grandezze, le sue grazie ed i suoi privilegi si riferiscono a Gesù e da Lui derivano;
tutto venne conquistato per Lei dai meriti di Gesù tutto le viene per dono di Gesù. Maria è un
rivolo di cui Gesù è la sorgente, un raggio di luce di cui il sole è Gesù 2;come dunque il rivolo è
tutto relativo alla sorgente e il raggio al sole, così Maria è relativa a Gesù.
«Gesù il quale conosce le grandezze di questa dignità infinita, Gesù che è
causa e sorgente di tale infinità, onora questa Maternità secondo il suo mento
e onora se stesso onorando sua Madre, perché è sua Madre ». 3
3) Maria infine non è altro che relazione verso Dio nella sua vita spirituale. Il Card. de Bérulle
dice che dobbiamo desiderare non tanto di esistere come di non essere altro che relazione
verso Dio, ossia che la nostra vita naturale deve essere come annientata per lasciare il posto
all'azione di Dio in noi.
Questa santità venne praticata dalla Vergine nel modo più eminente e più perfetto; non v'era,
in Lei neppure un pensiero, neppure, un sentimento che non fosse diretto a Dio e formato dalla
azione di Dio; Gesù, viveva in Maria più che Maria medesima; Maria era tutta trasformata in
Gesù. «Dio è ed agisce in Lei più che Lei medesima; Ella non ha pensiero che non abbia per
principio la grazia di Dio, nessun sentimento che non sia ispirato dallo spirito di Dio, nessuna
azione che non sia per l'anima di Dio ». «È proprio della Vergine di essere una pura capacità di
Gesù, riempita di Gesù » 4, ossia l’anima sua è completamente, vuota di se stessa, per essere
tutta occupata da Gesù, tutta abbandonata all’azione di Gesù; in Lei non v’è che Gesù.
***
Il Card. de Bérulle dice ancora che nell'Ordine della grazia Gesù essendo la grazia increata è la
sostanza della grazia, e noi
__________________________
(1) Le grandezze di Gesù.
(2) Cfr. Luc., 101.
(3) Vita di Gesù, cap. XXVIII.
(4) Vita di Gesù, cap. V., XXVIII e XXIX.
242
ne siamo gli accidenti. Per intendere tali parole potrà servire questo paragone: se vi fosse la
sostanza della bianchezza, nel loro colore gli oggetti bianchi ne sarebbero gli accidenti, non
sarebbero bianchi se non per relazione con tale sostanza. Così non abbiamo la grazia se non
per relazione con Gesù; tutto riceviamo dalla sua pienezza.
INTIMITÀ DI MARIA CON GESÙ (Lettere alle Carmelitane)
I) Il Figlio di Dio stava nel seno del Padre suo, è questa la sua dimora da tutta
l'eternità. Là Egli è con un Padre ed è potente, felice, glorioso come Lui; ma
vuole assumere un'altra condizione ed assumerla per noi. Egli vuole dimorare
nel seno della Vergine e scendere su la terra, nella mangiatoia, su la Croce, e
persino nel sepolcro. Quali dimore e quali differenze! E siamo noi l'oggetto dei
suoi disegni e dei suoi pensieri in questo stato di abbassamento, di miserie e di
sofferenze. Gesù è il Figlio del Padre e Figlio unigenito, e da tutta l'eternità ha
questa qualità. Ora è il dono del Padre, il dono fatto alla natura umana nella
pienezza dei tempi; è questo quel dono prezioso di cui il Figlio di Dio parla con
ammirazione e stupore dicendo: Sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum
unigenitum daret (Joan., III, 16). Dono in verità inaudito ed eccellente, il più
insigne che Dio abbia mai fatto e farà mai al mondo; dono che comprende il
Figlio di Dio, e questo Figlio è Dio medesimo.
2) Questo dono oltremodo prezioso venne dato dapprima alla Vergine, e a noi
per mezzo della Vergine. La Vergine ne fece l'uso più eminente e ne ricevette
un effetto più grande che non abbia ricevuto tutto il resto dell'umanità. A Maria
sola venne dato in qualità il Figlio;
243
a noi invece in qualità di Padre; a Maria in qualità di Figlio proprio e naturale
che per sempre sarà suo Figlio, a noi viene dato in qualità di Padre che ci
adotta e ci costituisce suoi eredi.
Chi potrebbe degnamente pensare in qual modo la Vergine ricevesse
dall'Eterno Padre questo dono prezioso, quale stima ne avesse e come ne
usasse secondo i disegni dell'Eterno Padre? La grazia ch'Ella ricevette da
questa grazia delle grazie, la vita che ricevette nel dare la vita a Colui che è la
Vita medesima, il potere assoluto ed universale ch'ella donò sopra se stessa a
Colui, che le dava sopra se medesimo il potere materno, la presenza assidua e
il pensiero continuo ch'Ella conservò di Colui che sempre occupava, anzi rapiva
il suo cuore ed insieme i suoi sensi e la sua mente: sono meraviglie di cui non
possiamo farci un'idea.
3) La vita, l'aderenza, la società, la mutua intimità di Gesù con Maria e di Maria
con Gesù deve essere uno degli oggetti più frequenti della nostra vita (dei
nostri pensieri), questa vita, quest'aderenza, questa intimità adorava su la
terra ed imitava la vita, la società e l'unità delle tre persone divine ed increate;
e formava su la terra un'idea, un'imitazione, un esemplare perfetto di quanto
avviene in Cielo tra le persone eterne.
Oh vita intima! Oh vita e intimità ammirabile ed adorabile!
Voi dovete pensarvi, dovete amarla; dico di più ancora, dovete imitarla e tutte
le vostre case e società su la terra devono servire ad onorare, a rappresentare
ed imitare quella beata e perfetta intimità di Gesù e di Maria su la terra. Gesù
sta con voi e in mezzo a voi come allora era vivente con Maria, poiché
realmente è con voi nella sua presenza sul suo altare e nella sua Eucaristia. Voi
dovete vivere con Lui, aderire a Lui, vivere in Lui,
244
dovete tenervi unite con Lui, cuore a cuore, con la più perfetta intimità di
spirito. Tale deve essere la vostra vita e la vostra occupazione come era la vita
e l'occupazione di Maria su la terra.
Allora questa vita, questa occupazione era tra una persona increata ed
incarnata e una persona creata ed umana, tra Gesù e la Vergine, due persone
in verità differenti ma santamente e perfettamente unite assieme col vincolo
più perfetto che vi sia dopo il mistero della Trinità e quello dell'Incarnazione. La
vostra vita è pure tra due persone: quella di Gesù e la vostra: due persone
distanti nella loro condizione, ma effettivamente ben ravvicinate dalla
misericordia e dalla degnazione celeste. E questa divina degnazione va ancora
più in là; Gesù infatti, non vuole soltanto essere vostro, ma vuole inoltre
essere in voi; vuol essere non solo con voi, ma nel più intimo di voi medesimi,
ed essere con voi un solo corpo, un sol cuore, un solo spirito. Vivete dunque
per Lui, vivete con Lui poiché Egli visse per voi e vive con voi; ma andate più
innanzi ancora in questa via di vita, di grazia e di amore con Lui. Vivete in Lui,
poiché Egli è in voi; o meglio siate trasformate in Lui stesso dimodoché Egli
sussista e viva in voi; e tutto in voi sia regolato ed operato da Lui e non già da
voi stesse; in adempimento di quelle grandi parole del grande Apostolo: Io
vivo, non io, ma Dio vive in me. (Galat, II, 20).
4) È questo lo spirito di vita, di grazia e di amore che vi auguro a tutte. È lo
spirito di vita, di grazia e di amore che apprezzo di più nell'Ordine della grazia.
È lo spirito... dell'Ordine e dello stato dell'Incarnazione … Apprezzate e
ricercate questo spirito. È lo spirito di Gesù e di Maria, vale a dire lo spirito
dominante nello stato di Gesù ed eminente nello stato di Maria ... È lo spirito
che lega perfettamente i nostri spiriti a Maria e a Gesù. Così
245
Maria viveva in Gesù e Gesù viveva in Maria; Gesù era la vita di Maria più che
nol fosse la vita propria di lei stessa. È lo spirito che dovete respirare e al quale
dovete tutte aspirare; spirito che lega insieme e separa: vi separa da voi
stesse e da ogni cosa, mentre vi lega a Gesù e a Maria come se dopo Dio non
vi fosse per voi nulla fuorché Gesù e Maria, tutto il resto per voi è inutile o
proibitivo, mentre Gesù e Maria sono vostri come se fossero soli al mondo, con
voi e non vi fosse niente altro.
5) È questo spirito ... di unione perfetta con Gesù e con la Vergine che vi
auguriamo ... Vi esortiamo ad investirvi di questo spirito di Gesù e di Maria che
ci viene insegnato nelle sante Scritture, ci viene manifestato nei misteri della
fede ed appare nella vita delle due persone più insigni che mai vi saranno tanto
su la terra come nei cieli. Una di questa è divina e divinamente umana: Gesù,
Dio ed uomo tutt'assieme. L'altra persona è umana, ma pur nella condizione
umana è superiore a tutti i Santi e a tutti i cori degli angeli riuniti assieme;
entra nei confini della Divinità; appartiene all'Ordine degli ordini (l'Ordine
dell'Incarnazione). Altri ordini sulla terra, più umanamente che santamente,
vengono esaltati, ma non sono, a parlar propriamente, che ombre di
quell'Ordine (dell'Incarnazione), ombre che passano per servire nella loro
bassezza, alle cose grandi, sante e celesti che i nostri misteri presentano alla
nostra ammirazione.
In questi preziosi misteri abbiamo un Dio padre ed una Vergine Madre. Orbene,
questa Vergine santissima e Madre felicissima, per le sue grandezze e la sua
qualità, ha diritto di grazie, di amore, e di potere materno sopra Gesù il quale
la onora come sua Madre e la onora elevandola ad una grazia e ad una gloria
propria di Lei sola, ad una grazia che in cielo forma un coro a parte e rapisce
gli Angeli ed i Santi (L., 2).
246
Dio, Gesù e Maria, vita e sorgente di vita
1) La vita di Dio in se medesimo deve formare ogni giorno l'oggetto della
nostra contemplazione; dobbiamo stimarla, adorarla, amarla ed imitarla; è vita
di spirito e sorgente di ogni vita e specialmente della vita dello spirito: perché
Dio è Spirito, il suo essere è la sua vita. La vita di Dio in se stesso è vita di luce
e di amore, vita di comunicazione intimissima, vita di unità e di società, vita di
comunicazione dell'Essenza tra le persone divine, vita di intima residenza delle
persone l'una nell'altra: Ego in Patre et Patre in me (Joan., XIV, II), vita di
riposo, di felicità, vita di origine e di processione, poiché nella Divinità vi sono
processioni: Ego ex Dei processi (Joan., VIII, 42); vita di origine in unità,
poiché il Padre è il principio delle altre due persone, e il Padre e il Figlio sono
principio della terza. Ogni vita deve essere riferita a questa vita.
2) La vita di Gesù è una vita nuova che ha la sua origine nel mistero
dell'Incarnazione. È adorabile, e contiene una doppia vita come contiene due
nature: la vita della Divinità nell'umanità e dell'umanità della Divinità. Oh vita
sorgente di vita, sorgente della vita della grazia e della gloria, sorgente anche
della vita naturale nella risurrezione! Vita che ogni giorno dobbiamo
contemplare, adorare, amare ed imitate come nostra, poiché ha la sua origine
nelle nostre iniquità non meno che nell'amore del Padre. È causa della nostra
salvezza e modello della nostra vita: Principium creaturae Dei. (Apoc., III, 14).
3) La vita della Vergine, è tutta per Gesù e in Gesù; anche prima che Gesù
esista, Maria è di Gesù, poiché non vive se non per essere Madre di Gesù. E
dopo che Gesù è nato in Lei, Ella ha preso in Lui una nascita e una vita nuova,
e da quel momento vive in Gesù come Gesù vive
247
in Lei. Vita singolare ed eminente nella grazia, vita solitaria per la sua
eminenza, vita di società per mezzo di Gesù e in Gesù, perché nella sua
solitudine 1 Maria ha Gesù in se medesima ed è in Gesù.
4) Tutte, tre queste vite sono ammirabili e debbono formare l'oggetto e
l'occupazione della nostra vita 2, la quale non è che un'ombra di vita e di luce
al cospetto di queste tre vite. Come Dio vive in se stesso, eppure questa vita di
Dio che adoriamo comporta la vita delle tre divine persone l'una nell'altra: così
pure Dio ci ha resi capaci di vivere in noi e di vivere anche in altri; e talvolta
noi viviamo in altri più sensibilmente che in noi medesimi, ciò che distrugge la
nostra propria vita, essendo questa troppo, debole. Procuriamo di vivere in
Dio, nella sua Essenza, nelle sue divine persone; viviamo in Gesù, suo Figlio
unigenito, in cui è la vita e la nostra vita, e la luce: In ipso vita erat et vita erat
lux hominum (Joan., I, 4); viviamo in Colei che ha dato la vita a Gesù, vale a
dire, nella Vergine, che si chiama Vita ed è principio di una vita così grande.
Nell'universo noi contempliamo la vita delle piante, degli animali e degli
uomini... è la vita di un'ape ha occupato la vita di qualche filosofo e l'ha rapito
... Nella fede noi abbiamo oggetti ben più insigni di rapimento e vite ben più
insigni da contemplare: la vita di Dio, di Gesù e della sua santa Madre.
Occupiamoci di queste e viviamo in questi santi oggetti. La nostra vita su la
terra deve essere una vita di morte e insieme di vita: di morte al mondo, a noi
stessi e al peccato, di vita in Dio; in Gesù e nella Vergine. Se noi separiamo la
pratica della nostra vita dalla pratica di questa morte, siamo
___________________________
(1) Nel suo isolamento per la sua eminente superiorità su tutte le altre
creature. In altro luogo l'Autore dice che Gesù solo è degno di tener compagnia
a Maria.
(2) Sempre Dio, Gesù e Maria.
248
in pericolo di trovare una nuova morte nella vita, il peccato nella grazia, e le
tenebre nella luce, per superpia, per inganno e per amor proprio; (O.,6).
IV
VITA MISTICA DI GESÙ IN MARIA. (Gesù vivente in Maria)
Vi sono tre sorte di stabilità 1 sante, divine ed adorabili che vi prego di
considerare, amare ed adorare ... La prima è la stabilità della divina Essenza
nella grandezza ed infinità delle sue perfezioni e nella Trinità delle sue Persone.
La seconda è la stabilità del Verbo nella nostra umanità in virtù del mistero
dell'Incarnazione. La terza è la stabilità di Gesù in Maria; questa è poco
considerata su la terra, dove non è conosciuta secondo il suo merito. Prego,
Dio di farvi conoscere e ricevere qualche cosa di questa stabilità che guarda,
adora e imita la stabilità eterna del Figlio Unigenito nel Padre suo, la quale gli
fa dire nel suo Vangelo queste parole: Ego in Patre, et Pater in me. (Joan.,
XIV, II).
Oh vita! Oh riposo! Oh residenza di Gesù in Maria! Vita invariabile! Riposo
ineffabile! Oh residenza intima, segreta e penetrante, che riempie la SS.
Vergine non solo della grazia, ma dell'Autore della grazia ed unisce il rivolo alla
sua sorgente, la luce al suo sole! 2.
Gesù e la sua santa Madre si compiacciano di renderci partecipi di questo
divino stato e di appropriarci ad esso onde ne ricaviamo i frutti secondo la loro
volontà! Certe
_________________________
(1) Ossia tre residenze permanenti: la prima, Dio in se stesso; la seconda, del
Verbo nella natura umana; la terza, di Gesù in Maria.
(2) Gesù è la fonte e il sole di Maria; Maria è un rivolo di Gesù, un raggio di
Gesù.
249
anime sono elette per appartenere le une a Gesù, le altre a Maria; altre invece
per appartenere a Gesù ed a Maria tutt'assieme, in quanto hanno qualche
maniera di grazia che si riferisce all'uno e all'altro di questi divini oggetti.
Ma questa maniera di vita e di grazia di cui voglio parlare qui, è distinta e
differente, e si riferisce non solo a Gesù e a Maria uniti assieme, ma a Gesù in
Maria; e questo costituisce uno stato ben differente, che la penna non può
descrivere e la mente appena può intendere; solo la grazia può darne
l'esperienza o la conoscenza ed esso ha una relazione particolare con la vita e
la residenza del Figlio di Dio nel Padre in virtù della sua nascita eterna da Lui.
Il Figlio di Dio, infatti, ha vita dal Padre in virtù della sua generazione; ed ha
vita nel Padre, in virtù di questa residenza. Egli ha vita in se stesso, poiché è
Dio: Habet vitam in semetipso, dice Egli stesso nel Vangelo (Joan., V, 26); ma
come Figlio non ha vita in se stessa bensì dal Padre suo il quale eternamente lo
genera senza indigenza né dipendenza, e poiché il Padre lo genera, non già in
seno estraneo né fuori di se medesimo ma in se stesso, Egli ha vita non solo
dal Padre, ma anche nel Padre. Avendo voluto nascere su la terra per adorare
con la sua nascita temporale la sua nascita eterna 1, perciò ha voluto nascere
da una Vergine ed avere, senza Padre in terra, una Madre la quale come
l'Eterno Padre porta il suo frutto in se medesima; e con questa nascita
temporale ha voluto ancora adorare lo stato della sua nascita e residenza
eterna nel Padre.
Ecco, a mio avviso, l'origine di questo stato particolare di vita, di riposo, di
residenza di Gesù in Maria, stato accompagnato da molti effetti di grazia in
Maria, stato
___________________________
(1) Il Padre de Bérulle contempla nella SS. Trinità l'esemplare e il fine di tutti i
nostri misteri.
250
degno di Gesù, degno di Maria e degno pure della vita suprema ed ineffabile
del Figlio di Dio nel Padre suo. Prego Pio di renderci partecipi di questi misteri
in cielo e in terra secondo il suo beneplacito (L., 101).
L'anima vostra deve vivere in Gesù Cristo più che nel corpo in cui dimora, anzi
più che in se medesima. Gesù è la vita ed è la vostra vita… Vivete dunque in
Gesù come nella Vita e nella vostra vita, e non in voi stessa ... L'anima per
natura ha due dimore: una in se stessa per sempre, l'altra nel suo corpo finché
si trova in questa via su la terra. La grazia cambi in voi queste due dimore; e
l'anima vostra, per le intenzioni, per gli affetti, per le aspirazioni e per intima
applicazione, dimori in Gesù; non già nel suo corpo, ma in Gesù come nella sua
via. Seguite i passi di questa Via divina e non le inclinazioni di questo corpo
perituro; seguite gli istinti e l'azione di questa Via divina e non i sentimenti
dell'anima vostra miserabile ed imperfetta su la terra. Siate dunque tutta in
Gesù e a Gesù; vivete di Lui, vivete per Lui, vivete per opera di Lui. Oh! quale
vita, vivere per mezzo di Gesù! Oh, quante cose contiene quest'ultimo punto!
Quanto siamo distanti da una tal vita! ... Era proprio della SS. Vergine di vivere
non solo in Gesù, ma per opera di Gesù: Gesù era la sua vita in questa
maniera particolarissima. Gesù era la vita della sua vita, anima della sua anima
e occupava il fondo della sua essenza. Dobbiamo vedere e onorare Gesù nella
Vergine, come formando parte principale nella Vergine, come Dio in certo qual
modo fa parte di noi stessi: Pars mea Deus in aeternum. (Ps., LXXII, 26). Così
Gesù fa parte della Vergine e da Lei non va separato. Datevi per sempre al
Figlio ed alla Madre e desiderate che siano l'uno e l'altra la vostra porzione e la
vostra eredità per l'eternità. (L., 95).
Quanto dobbiamo desiderare che lo spirito di Gesù ci diriga, ci regga, ci
possieda e usi di noi secondo il suo
251
potere e la sua volontà in questo uso reciproco che Gesù fa di noi
appropriandoci e assoggettandoci a sé, e che noi facciamo di Gesù dedicandoci
ed abbandonandoci a Lui, consiste l'esercizio della vita della grazia di cui
dobbiamo vivere su la terra. È questo lo spirito che Gesù è venuto a diffondere
nel mondo, spirito che la Vergine ha ricevuto per la prima ed ha posseduto alla
perfezione ... Vi auguro lo spirito della Vergine Madre di Gesù e lo spirito di
Gesù suo Figlio ed insieme Figlio di Dio. Vi auguro uno spirito tutto legato per
amore e rispetto a Gesù e, alla Vergine; uno spirito che trasformi i vostri
spiriti, in Gesù e Maria; uno spirito che possieda Gesù e sia posseduto da
Gesù. (L., 6) 1.
_________________________
(1) Una piissima divozione che fa capo al Card. de Bérulle è la devozione alla
Vita di Gesù in Maria; l'invocazione di Gesù vivente in Maria. È bene notare che
l'oggetto di tale devozione non è già la vita fisica di Gesù nel seno di Maria così
ben descritta in una pagina che abbiamo riportata sopra; ma è la vita mistica
di Gesù in Maria. Maria è la parte principale del Corpo mistico di Gesù, e Gesù
vive in Lei non solo per santificarla, ma per santificare, per mezzo di Lei, tutti
gli altri membri suoi. È questo un aspetto della mediazione universale di Maria
nell'ordine soprannaturale.
Tale divozione è mirabilmente espressa nella celebre preghiera O Jesu vivens
in Maria, alla quale Pio IX concesse 300 giorni di indulgenza; gli elementi di
questa preghiera si trovano negli scritti del Padre de Bérulle, perciò se non
venne direttamente composta da lui, ne venne almeno ispirata.
Il compianto abate Tanquerey, P. S. S. ne ha fatto una bella e completa
spiegazione e la chiama «una sintesi della vita spirituale». Eccola:
«O Gesù, vivente in Maria, venite a vivere in questi vostri servi, - nello spirito
della vostra santità, - nella pienezza della vostra virtù, - nella perfezione delle
vostre vie, - nella comunione, dei vostri misteri, - dominate in noi ogni facoltà
a Voi contraria; - nel vostro Spirito per la gloria del Padre. Così sia». (V.
TANQUEREY, Précis de théologie ascétique et mystique; n. 1590 e segg.).
Il Bremond la chiama la tessera della scuola del Card. de Bérulle.
252
PARTE SECONDA
CONSEGUENZE DELLA DIVINA MATERNITÀ
I.
LA MADRE DI DIO.
1) Nella Vergine il Card. de Bérulle vede, innanzi tutto, la Madre di Dio e il posto che occupa
nell'Incarnazione, la Madre del Verbo Incarnato, in relazioni particolari con le persone della SS.
Trinità, la Regina sovrana del cielo e della terra la quale partecipa all'autorità del Padre avendo
con Lui il medesimo unigenito Figlio, ha autorità sul Figlio di Dio e suo Figlio, e da Gesù Cristo
ha ricevuto «autorità sopra tutto ciò che gli appartiene, potere sopra tutte le nazioni come a
Lui è stato conferito dall'Eterno Padre ».
Noi generalmente siamo esposti a considerare Maria SS. semplicemente come Madre della
misericordia e nostro rifugio; pensiamo molto al nostro diritto, diremo così, di ottenere dal suo
Cuore materno ogni grazia che ci abbisogna; ma poco ci curiamo dei diritti ch'Ella ha sopra di
noi.
Il Padre de Bérulle invece aveva un gran concetto dei diritti di Maria e della sua sovranità; è
questo il pensiero che ritorna continuamente sotto la sua penna quando parla di Maria.
In una visita al Monastero dell'Incarnazione di Parigi, egli faceva questa
prescrizione: «Innanzi tutto si onorerà con una divozione particolare la
santissima Vergine Maria Madre di Dio, e Sovrana sopra tutto ciò che
253
appartiene al suo divin Figlio sia in terra sia in cielo 1. In una istruzione diceva:
«Offrite a Gesù e alla sua SS. Madre tutte le azioni della vostra vita come cosa
che a loro appartiene per titoli così numerosi che sareste tanto colpevoli di
mancare ai vostri doveri verso il Figlio di Dio e la sua santa Madre, quanto
siete felici di non avere altra cura che quella di adempierli » (O., 12). Verginità,
Maternità, Santità e Sovranità: ecco i quattro grandi attributi della Vergine,
fondamento delle sue grandezze, del suo potere e dei suoi diritti sopra di noi.
(O.,93). «Come Madre del Creatore la Vergine ha potere e dominazione sopra
tutte le creature. In virtù del mistero dell'Incarnazione è costituita in
eminenza, in autorità e in potenza, nel tempo e nell'eternità, sopra gli angeli e
sopra gli uomini e sopra tutte le creature». (O., 39).
Considerando Maria SS. come vera Regina suprema, il Padre de Bérulle le fece quel celebre
voto di servitù che è l'espressione più eminente e più efficace della divozione alla Madre di Dio,
voto che gli attirò noie incredibili e gli costò tante lagrime. I suoi nemici ne abusarono, gli
rimproverarono di voler imporre alle Carmelitane un quarto voto e giungere sino ad accusarlo
di eresia; in tale opposizione evidentemente vi era anche uno sfogo dello spirito del
protestantesimo e forse dello spirito giansenistico incipiente. Per dieci anni il Bérulle tutto
sopportò; ma infine fu costretto a difendersi, e dimostrò che non si trattava di un quarto voto
di religione ma del riconoscimento e dell'espressione della nostra servitù verso Gesù e Maria
derivante dai voti del santo Battesimo.
Come mai, o Vergine santa, esclamava, possono darsi degli spiriti così poveri
nella luce dei nostri misteri e così insensibili alle vostre grandezze da trovare a
ridire alla vostra dominazione e a questo voto di servitù che a quella si riferisce
e la onora? (Elev., III, sopra, pag. 128).
I discepoli del Bérulle, come il Padre de Condren e san
___________________________
1 HOUSSAYE, op. cit., II, p. 102.
254
Giovanni Eudes, ecc. diedero grande importanza a questo voto e lo misero in pratica ad
imitazione del loro santo maestro; il ven. Olier vi premise, un anno di preparazione e il B.
Grignion de Montfort lo propagò con molto zelo 1.
2) La Madre di Dio è Mediatrice presso Gesù Cristo e Dispensiera della grazia; a Lei dobbiamo
ricorrere con filiale confidenza. Ella ha la missione di dare Gesù alle anime ed ha un'autorità
speciale nell'ordine della grazia; il Padre de Bérulle, fa derivare dalla divina Maternità anche
questo insigne privilegio e potere supremo.
Dobbiamo considerare la Vergine come una ... sorgente della vita di Gesù. Ella
lo genera a noi per la virtù del Padre e congiuntamente con Lui lo fa vivere in
noi, operando in noi per la virtù dell'Altissimo, la quale è la virtù del Padre,
virtù ch'Ella possiede in modo indiviso (in comune) col Padre. E come altra
volta, lo ha generato in se medesima secondo la carne e insieme secondo lo
spirito, corporalmente e spiritualmente; così continua a generarlo in noi
spiritualmente ... Rivolgiamoci a Lei ed assoggettiamoci al suo potere,
supplicandola che per compassione Ella compirà per noi questa misericordia.
(O., 144).
Le anime redente da Gesù appartengono alla sua santissima Madre, e
dobbiamo pregarla che ci doni Gesù.
È questo un pensiero che ritorna spesso negli scritti del P. de Bérulle.
___________________________
(1) Giov. Olier così si esprime nel fare a Maria il detto voto: «Mi voto a Dio per
impiegare tutti i momenti della mia vita a farla onorare. Rispetto a Lei mi
conserverò in una perpetua dipendenza, riconoscendola come mia santa Madre
e come la sorgente della mia doppia vita, cioè della vita del mio corpo e
dell'anima mia ... Ella è in Gesù Cristo la mia via, la mia verità, la mia vita ...,
e protesto ai suoi piedi che alla sua intercessione sono debitore di tutte le
grazie che ho ricevute ». (Vie Intérieure .... pag. 359). Vi è qui tutto lo spirito
del Fondatore dell’Oratorio.
255
Ad una Signorina di recente uscita, dal noviziato di una casa religiosa scrive:
Guardatevi bene dal perdere l'unione con Gesù. State pure unita alla sua
Madre santissima. Maria è congiunta con la divina Infanzia di Gesù, né potete
adorare Gesù, fattosi Bambino per vostro amore, fuorché nelle braccia della
sua e vostra santa Madre. (L., 225).
Ad un Padre dell'Oratorio:
Adorate Gesù, amatelo e pregatelo che vi trasformi in Lui; rivolgetevi alla sua
santissima Madre affinché vi ottenga da Lui questa grazia e questa
misericordia.
(L., 149).
Ad una persona pia:
Consacratevi alla santissima Madre di Gesù, perché è sua Madre; e in onore di
tutto ciò che Ella è per Gesù e di tutto ciò che Gesù è per Lei, offritevi tutta a
Lei, desiderando di avere verso di Lei, nella vostra vita interiore ed esteriore,
una dipendenza e relaziona particolare. Vi consiglio di darvi ogni giorno a
questi desideri, eccitandoli e formandoli nell'anima vostra e di offrirli
distintamente a Gesù ed alla sua santa Madre ... Offrite loro in particolare i
vostri sforzi (di appartenere di più a loro), desiderando che tutt'e due abbiano
potere di disporre, per la loro gloria, di voi e dei vostri sforzi. (L., 222).
II
AUTORITÀ DI MARIA SULLE ANIME
Nella sua qualità di Madre, Maria ama e possiede Gesù come Figlio ed ha sopra
di Lui una sorta di diritto e di proprietà the spetta unicamente a Lei, e che
deriva da quel diritto e da quella proprietà che l'Eterno Padre
256
ha sopra il suo medesimo Figlio, perché il Figlio di Maria è il Figlio medesimo
dell'Eterno Padre. In virtù di questo diritto così sublime ed eminente, derivato
inoltre da una sorgente così elevata ed eminente come è il seno del Padre,
Maria ha un diritto ed un potere speciale di dare Gesù alle anime.
Apprezziamo, ammiriamo e veneriamo secondo il suo merito questo diritto di
Maria; avviciniamoci a Lei in modo da entrare con Lei in una santa e felice
società; desiderando di essere uniti, con Lei e per mezzo di Lei, al Figlio suo.
Per questo istinto di grazia e di pietà singolare abbandonatevi a Lei,
assoggettatevi ai suoi diritti ed ai suoi poteri, e pregatela che usi del suo
potere sopra di voi, col darvi una parte speciale alla grazia di Gesù che è suo
Figlio, ed a Lei medesima Madre di Lui. (L., 2).
***
I Superiori devono rendere un onore singolare all'autorità santa e suprema di
Gesù e di Maria su le anime. Questa autorità di Gesù va considerata non solo
nella sua Divinità,ma pure nella sua Umanità secondo la quale Egli disse queste
parole: Data est mihi omnis potestas (Mt, 28,18). Inoltre questa autorità di
Gesù è la viva sorgente di quella della Vergine, come la Vergine è la sorgente
di quella umanità che è unita in Lui alla Divinità. Questa Umanità, infatti,
essendo derivata dalla Vergine per'opera dello Spirito Santo e eletta dal Padre
per essere unita al Figlio suo, come per riflesso diffonde nella Vergine
medesima una emanazione di quell'autorità che ricevette dal Padre nel ricevere
per sua propria persona la persona del di Lui unigenito Figlio. (Norme di
direzione, cap. XXX).
257
***
Poiché Dio si è compiaciuto di mettervi nella condizione in cui vi trovate,
onorate in quella l'autorità di Gesù Cristo Nostro Signore e della sua santissima
Madre su le anime, perché queste sono una piccola parte, e una piccola
dipendenza dell’Impero del Figlio di Dio e della Vergine. L'Eterno Padre ha dato
al suo Unigenito Figlio ogni potere sopra tutte le nazioni e il Figlio l'ha dato alla
sua santa Madre. Onorate questo potere del Figlio e della Madre, desiderando
che si eserciti sopra di voi e sulle anime che vi sono affidate. Supplico il nostro
Signore Gesù e la sua santissima Madre di farvi questa grazia. (L., 40).
Preghiamo la Vergine che ci doni il Figlio suo, poiché in questo mistero (della
Natività) e in virtù di questo mistero, Ella riceve il potere di dare al mondo il
proprio Figlio, potere che è una delle eccellenze e singolarità che da questo
mistero derivano alla sua Maternità. Maria nell'Incarnazione riceve il Figlio di
Dio; nella Natività lo dà al mondo e riceve il potere di darlo, e questo potere
rimane sempre, né mai le viene tolto.
Preghiamola che usi di questo suo potere e ci doni il Figlio suo, ma ci doni noi
pure a Lui; vediamo di dare anche noi alla Vergine il potere di darci al Figlio
suo, come il Padre le dà il potere di darlo a noi. (O.,43).
3) La Madre di Dio è Madre di misericordia, e il Card. de Bérulle ha una grande fiducia in
questo attributo della Vergine; alla medesima Signorina, di cui sopra, scrive ancora:
Guardatevi dal perder mai l'unione con Maria per qualsiasi motivo. Quando
pure foste in peccato mortale, Maria è Madre dei peccatori e vostra Madre in
una maniera particolare; in nome di Dio non dimenticatela mai,
258
continuate sempre ad esserle divota e ad amarla... Chissà ch'Ella non abbia da
far scendere sopra di voi un raggio che dissipi quelle nubi che vi circondano e
vi unisca al Figlio suo e a tutto ciò che il Figlio suo ha ordinato per la vostra
salvezza? O Madre santa del mio Salvatore, aiutateci! O Madre di misericordia
abbiate pietà di noi!
Ad un Padre dell'Oratorio:
Offrite quel buon pensiero che mi avete manifestato, in onore dei pensieri di
Gesù in Croce per la salvezza delle anime e anche in onore dei pensieri che la
sua santa Madre ebbe su la terra verso i peccatori dei quali è rifugio e avvocata
presso il Figlio suo. (L., 174).
Ma qui ancora il Padre de Bérulle riconosce nell'esercizio della misericordia in Maria, una
funzione della divina Maternità la quale eleva la Vergine ad una affinità speciale col Mistero
dell’Incarnazione.
La Madre di Dio ha un'autorità speciale rispetto alla misericordia. Il Mistero
dell'Incarnazione essendo un mistero di misericordia, Maria è Madre di
misericordia e ne derivano per Lei effetti e privilegi speciali di misericordia. (O.,
45).
L'Incarnazione essenzialmente è un mistero di misericordia; perciò Maria essendo per la sua
divina Maternità, strettamente collegata con questo mistero, essenzialmente è Madre di
misericordia. Il pio Cardinale fa poggiare la misericordia di Maria su la infinita misericordia di
Dio la quale si manifesta così potentemente nel mistero dell'Incarnazione. Ora Maria
dall'Eterno Padre, è costituita nell'ambiente e nell'ordine del mistero dell'Incarnazione.
Se ben consideriamo, è qui il vero punto di vista della fede in questo articolo. Appunto perché
Dio è infinitamente misericordioso, Maria è potente nella misericordia: Maria non è che
l'espressione della misericordia di Dio e la sua misericordia è proporzionata alla grandezza
della sua dignità.
È questa l'altissima ragione della misericordia di Maria; è
259
una funzione che deriva non solo dalla bontà del suo Cuore e dalla sua compassione verso di
noi povere creature, ma più ancora dal suo ufficio di Madre di Gesù, ed è inerente alla sua
dignità.
Ci sembra sia questo un pensiero che raddoppi la nostra fiducia. La teologia è sempre il più
solido fondamento della vera divozione a Maria e della fiducia illimitata che dobbiamo avere nel
suo potere e nella sua bontà.
4) Dalla divina Maternità deriva pure che Maria è la Protettrice naturale della Chiesa:
Stimerei opportuno, scrive il Padre de Bérulle, che per tutte le gravi difficoltà
nelle quali si trova la nostra Congregazione si facessero, per un anno, in tutte
le case, preghiere straordinarie alla SS. Vergine. Le opere di Dio si devono
incominciare e conservare con lo spirito di umiltà e di preghiera; e Dio si
compiace di essere pregato dai suoi Servi. Uno dei poteri annessi alla sovranità
della SS. Vergine è questo di dissipare le nuvole che si oppongono ai disegni ed
alle opere del Figlio suo su la terra. (L., 125).
***
Non ci meraviglieremo se il Padre de Bérulle, avendo della devozione a Maria un concetto così
elevato, sembri quasi sdegnare di rivolgersi al suo potere per i meschini interessi materiali.
Nelle sue Lettere rarissimamente si trova qualche accenno ad implorare l'aiuto della Madre di
Dio per le necessita materiali. Non manca, è vero, di fiducia nella potenza e bontà di Maria
anche sotto questo aspetto; al Superiore di una casa il quale si avviliva per la povertà,
scriveva:
Invece di rattristarvi e di ricercare la solitudine, onorate la povertà di Gesù e di
Maria in Egitto. Ricorrete umilmente a loro, affinché la loro povertà benedica la
vostra e vi provveda. Nelle necessità della casa ricorrete in modo speciale alla
Madre di Dio. Ella è Madre di Gesù
260
e le abbiamo dato tutte le case che Dio ci darà. Come Madre di Gesù avrà cura
di tutto ciò che appartiene a Gesù. Questo pensiero vi conforti più che non vi
rattristi lo stato presente. Ricorrete a Gesù e a Maria in tutti i bisogni interiori
ed esteriori (spirituali e materiali) della casa, come a quelli che ne sono i
padroni e che possono e voglio provvedere a tutto. (L., 171 e 174).
Ma la sua preghiera abituale che ricorre quasi in ogni lettera è quella che ha per oggetto le
grazie spirituali le quali rilevano più particolarmente dalla Mediazione di Maria: Pregate la
Madre di Dio, perché vi dia la grazia di servirla Lei e il suo Gesù nella perfezione che
desiderano da voi, ecc. Ciò che il Padre de Bérulle vuole che soprattutto domandiamo a Maria è
Gesù. Così mette in pratica il suggerimento evangelico: «Quaerite primum regnum Dei
(Cercate prima il regno di Dio), e il resto vi sarà dato come per soprappiù».
La seguente preghiera ci dimostra con quale fiducia il pio Cardinale confidava nella Madre di
Dio.
Per mezzo della Vergine santissima, (o Gesù), avete voluto dare Voi medesimo
a noi, e diventare nostro; permettetemi pure di darmi a Voi per mezzo, di Lui.
La supplico, adunque, come Madre, del mio Dio, di voler per sua degnazione,
essere madre dell'anima mia. La supplico come Madre di Gesù di offrirmi a Lui
e di tenermi Ella stessa e considerarmi ormai come schiavo del Figlio suo, e di
ottenermi in questa qualità ch'Egli mi faccia parte delle sue vie e delle sue
misericordie. (Grandezze di Gesù, pag.66).
***
5) Dalla Maternità divina deriva pure la grande santità di Maria.
Affinché fosse degna Madre di Dio, la Vergine ricevette da Dio una intensità di grazie adeguata
ad una tale vocazione e vi corrispose perfettamente, perciò si elevò ad una santità che supera
261
ogni pensiero. Il Card. de Bérulle si compiace di ripetere spesso che la Vergine è degna Madre
di Dio: quale santità non suppone questa parola! (Cfr.: Vita di Gesù, cap. XIX).
Perciò ripete spesso che l'Eterno Padre non, ha fatto né farà mai nulla di più santo che la
Madre sua; infatti la santità di Maria è la più elevata che si possa concepire. Nella santità vi
sono, per così dire, due elementi, l'elemento negativo ossia l'assenza del peccato, e l'elemento
positivo ossia l'unione con Dio, il Quale è la santità per essenza. Orbene Maria fu
assolutamente immune da qualsiasi peccato, come pure da ogni tentazione, illusione o
influenza dello spirito del male; inoltre fu la creatura più unita a Dio. Dopo l'umanità di Gesù,
la creatura più unità alle tre persone della SS. Trinità, la più intima con Gesù e la più investita
della vita di Gesù. (Elev., n. 4 e 5; Vita di Gesù, Cap. V, ecc.). Tale era la santità di Maria che
«nell'uso delle cose indifferenti Ella aveva amore per il Signore e merito davanti a Lui più che
non parecchi Santi nei loro più grandi martirii» (O., 185).
***
6) Quale unione più intima di quella del Figlio con la Madre e della Madre col
Figlio!
Il Card. de Bérulle si delizia nella contemplazione dell'unione di Gesù e Maria e ne parla spesso
con grande amore e viva compiacenza. (Cfr; Vita di Gesù, cap. XXVIII). Alla Regina di
Inghilterra scrive:
Il Figlio di Dio ha congiunto (Maria) a se stesso nella maggior parte dei suoi
misteri e nel Mistero dell'Incarnazione ... Non separate dunque nelle vostre
divozioni ciò che Dio ha congiunto in una unione così santa, così divina, così
sublime.
Perciò non separa mai Maria da Gesù: Gesù e la sua santissima Madre; ecco la sua formula
abituale. Questi due santissimi nomi, che riunì nello stemma dell'Oratorio, ritornano insieme
centinaia di volte nelle sue Opere. e specialmente nelle sue Lettere. Sembra che li onori; per
così dire, con un medesimo atto di divozione, tanto li conserva indissolubilmente uniti, Quasi
quasi vorremmo dire, come se si trattasse di una persona sola. S. Giovanni Eudes, il quale
passò vent'anni alla scuola del pio Fondatore
262
dell'Oratorio, arrivò persino a riunire assieme quei due santissimi nomi in quella espressione
che potrà sembrare errata a certi fanatici della grammatica, ma che ha un senso altissimo: il
santissimo Cuore di Gesù e di Maria (non già i Cuori di Gesù e di Maria). Il Padre de Bérulle
aveva già detto:
Nell'intimità, per la grazia, il Cuore di Maria vive nel Cuore di Gesù, e il Cuore
di Gesù vive nel Cuore di Maria. (Vita di Gesù, cap. XXVIII); anzi
espressamente: «Il Cuore divino di Gesù e di Maria». (Cap. XV).
«In Nostro Signore Gesù Cristo, dice S. Giovanni Eudes, vi sono tre Cuori, i quali tuttavia non
sono che un sol Cuore: il suo Cuore corporale che è la più nobile porzione del suo sacro Corpo;
il suo Cuore spirituale che è la parte superiore della sua anima santa, e il suo Cuore divino che
è lo Spirito Santo il quale è il Cuore del suo Cuore... Ora il Cuore corporale di Gesù è il Cuore di
Maria, perché la carne di Gesù è la carne di Maria; Caro Christi est caro Mariae, dice S.
Agostino, anche in cielo; il Cuore spirituale di Gesù è pure il Cuore di Maria per una intimissima
unione di anima e di volontà; il Cuore divino di Gesù, che è lo Spirito Santo, è il Cuore di
Maria, poiché questo divino Spirito è stato dato a tutti i veri cristiani, quanto più alla Regina e
Madre di tutti i cristiani. Ecco tre Cuori i quali non sono che un sol Cuore di cui si può dire
veramente che è il Cuore della Vergine santissima ... il Cuore di Gesù è vivente nel Cuore di
Maria, l'anima di Gesù nell'anima di Maria... la memoria, la mente e la volontà di Gesù nella
memoria, nella mente, nella volontà di Maria». (LE DORE, Les Sacrés Coeurs de Jésus et de
Marie, pag. 280-288). S. Giovanni Eudes in questa sua dottrina su la intimissima unione, non
già fisica. bensì mistica e morale, tra i Cuori di Gesù e di Maria, non fa altro che sviluppare la
dottrina del Card. de Bérulle su la unione di Gesù con la sua santissima Madre, adoperando
persino identiche espressioni.
7) Dalla Divina Maternità deriva la maternità umana della B. Vergine:
Il nome di Madre applicato ai cristiani, si trova di rado negli scritti del Bérulle; ma la verità
della maternità di Maria rispetto a ciascuno di noi ne risulta con tutto rigore teologico. Maria è
Madre di Gesù, e questo è già sufficiente perché dobbiamo riconoscere
263
in Lei la nostra vera Madre, spirituale, perché Gesù che Ella ha dato al mondo, è il nostro Padre
nella grazia. Ma tanto non basta al Cardinale de' Bérulle e riconosce in Maria una maternità più
prossima, più effettiva, rispetto a ciascuno ai noi, rispetto alle anime che appartengono al
Figlio suo.
Perciò scrive:
Desidero che consideriate e invochiate, (la Vergine) in questa qualità di madre
e di vita, poiché Ella vuole farvi partecipe della vita del suo divin Figlio (L., 37).
Deve essere per noi dolce e delizioso fare sovente oggetto dei nostri pensieri e
delle nostre parole Colei che è la vita, la Madre della Vita, e la Madre della
nostra vita medesima. (O., 147).
Tra i misteri da meditarsi ogni giorno propone:
La Vergine legata a Gesù come sua Madre e a noi come membra del Figlio suo.
(O., 147).
Madre è Colei che dà la vita; orbene la Madre di Dio dà veramente la vita non solo al genere
umano in generale, ma a ciascuno di noi in particolare. Maria ci dà Gesù; abbiamo visto che il
pio Cardinale dice ripetutamente che è questa la sua funzione. Ella genera spiritualmente in noi
il suo Gesù, perciò è Madre di Gesù in noi, lo fa vivere in noi; orbene Gesù vive in noi per la
grazia che è la vita spirituale dell'anima nostra. Inoltre, Maria è madre della nostra vita,
sorgente della nostra vita, e vita per noi: in qual modo, se non perché ci dà la vita
soprannaturale della grazia? Così Maria è vera Madre di ciascuno di noi nell'ordine
soprannaturale, e dobbiamo chiamarla con questo nome consolante e delizioso non già per un
sentimento di affettuosità e di tenerezza, ma con tutta verità e realtà, perché è causa della
nostra vita soprannaturale.
III
MARIA CORREDENTRICE
In conseguenza della sua divina Maternità, la B. Vergine è nostra Corredentrice: Questa
espressione non si trova negli scritti che possediamo del Padre de Bérulle, ma gli elementi che
costituiscono quella cooperazione per cui Maria giustamente viene chiamata Corredentrice vi si
trovano mirabilmente esposti, e tutto viene riferito alla divina Maternità:
1) Il consenso che Maria, con piena e illuminata libertà, diede all'Incarnazione del Figlio di Dio,
nel proprio seno. Questo, evidentemente, fu l'atto iniziale, volontario e fondamentale della
cooperazione della Vergine alla Redenzione; gli altri modi di cooperazione sono conseguenze
del consenso. Anche gli acerbissimi dolori che Maria soffrì per la sua partecipazione «alla vita
crocefissa» del suo divin Figlio, secondo il P. de. Bérulle, dal primo momento dell'Incarnazione
fino al Calvario, furono da Lui accettati, con immensa carità peli la nostra redenzione, quando
pronunciò quel suo Fiat in risposta al messaggio dell’Angelo.
2) L’autorità che in tal modo diede all'Eterno Padre su la Persona della SS. Trinità.
3) Il corpo che procurò al Figlio di Dio onde potesse, in qualità di Vittima, morire su la Croce.
Maria fu così una delle cause dell'Incarnazione e perciò della Redenzione; e causa, diremo, non
semplicemente accidentale, ma, per volere di Dio, necessaria ed essenziale. Rispetto a Dio,
fuori della SS. Trinità (ad extra), non v'è nulla di necessario, a meno ch'Egli medesimo non
imponga a se stesso qualche necessità, come avviene appunto in questo caso. Dio avrebbe
potuto compiere i Misteri dell'Incarnazione e della Redenzione senza il consenso di una Madre;
ma in realtà volle che Maria vi prestasse una cooperazione necessaria; e, come fa risaltate il
Bérulle, fu questo per Lei un altissimo ed inaudito onore.
Inoltre, Maria, non solo procurò, la Vittima per il gran Sacrificio Redentore, e la introdusse nel
mondo, ma l'allevò e l'accompagnò sino al supplizio dell'immolazione e, come Madre, fino dal
primo istante fu associata ai patimenti e ai dolori, di suo figlio.
265
Il consenso di Maria all'Incarnazione
Quando Dio creò Adamo non trattò con se medesimo, perché le parole:
Faciamus hominem non era diretta agli Angeli, ma alle persone divine ad
immagine delle quali siamo fatti. Quando invece si tratta del nuovo Adamo, Dio
entra in trattative con la Vergine, e volendo associarsi all'opera sua, ne chiede
il consenso dicendole: Faciamus hominem (Facciamo l'Uomo nuovo) ad
immagine del quale tutto deve essere formato e riformato. (O., 94).
Che dirò di Voi, o Vergine santa? Dio vi fa Madre di Colui del quale è Padre! Dio
vi innalza e su la terra vi costituisce Madre senza Padre di Colui del quale in
Cielo Egli è Padre senza Madre!
Dio vi associa a se stesso nell'opera sua la più grande: nella seconda
generazione del suo Figlio, nell'Incarnazione del suo Verbo, nella nascita di
Gesù; vi associa a sé in una società talmente nobile ed insigne; che
dimostrandovi in faccia al Cielo e alla terra un rispetto ed un onore
incomparabili, fa persino dipendere dal vostro consenso la più imponente di
tutte le sue opere, il più sublime dei suoi misteri.
Egli chiede, aspetta, riceve il vostro consenso per mezzo del suo Angelo. Quella
sua volontà, la più sublime, la più grande che mai potrà avere, non l'adempie
se non dopo ricevuta l'assicurazione che la vostra volontà è conforme al suo
volere. Egli aspetta quella vostra parola di umiltà: Ecce ancilla Domini; aspetta
dalle vostre labbra quel potente Fiat; Fiat, nel suo termine e nel suo effetto,
molto più potente di quel Fiat che Dio pronunciò nella Creazione dell'Universo.
Ché se quel primo Fiat fece il mondo, il vostro ha fatto l'Autore del mondo 1.
_________________________
(1) Il Fiat di Maria era la condizione perché l'Autore del mondo avesse una
nuova vita, la vita umana.
266
Dio vi innalza alle sue grandezze, e Voi vi abbassate nel vostro nulla! Vi
dichiarate serva di Colui del quale vuole che siate Madre! E in questa umiltà,
nelle mani dell'Angelo date il vostro consenso al volere déll'Eterno Padre, e
nell'atto della vostra profonda umiltà concepite l'Altissimo! Appena quel vostro
consenso è dato, riferito all'Eterno Padre e da Lui accettato, Voi per la potenza
dell'Altissimo siete Madre di Gesù; siete il Paradiso del nuovo Adamo, il tempio
animato di Dio incarnato! Siete la vasta abitazione di Colui che è
incomprensibile! Cfr.: Vita di Gesù, cap. XIII; Grandezze di Gesù, pag. 392).
Oh qualità grandi! Ammirabili poteri! Effetti preziosi e singolari!
Autorità che Maria, col proprio consenso, dà all'Eterno Padre sul Figlio, onde
imporgli il precetto di morire in Croce.
Voi, o Madre di Gesù, date al Figlio di Dio una nuova natura, quindi lo ponete
in uno stato in cui il Padre può esercitare sopra di Lui il suo potere. Prima della
nascita di Gesù il Padre non ha potere sul proprio Figlio, perché nell'eternità lo
genera come Figlio, ma pure come Dio uguale a Lui e indipendente come Lui
stesso. In tal modo fin dall'Eternità il Figlio è Figlio del Padre prima di essere
Figlio della Madre, ma non è Figlio soggetto al Padre prima di essere Figlio
soggetto a Maria: il medesimo istante dà principio all'autorità di Maria ed alla
autorità del Padre sul Figlio suo ... Così, o Vergine santa, in Voi e nel vostro
seno ha principio il primo potere del Padre sopra un sì degno soggetto, il
potere più alto, più degno e più amabile che l'Eterno Padre avrà mai, l'autorità
sul Figlio suo incarnato. (Ibid., pag. 407, 408).
267
Maria dà al Figlio di dio il corpo in cui soffrirà e morrà.
In Voi e da Voi, o Vergine santa, il Verbo assume quella carne nella quale vuole
soffrire e morire per gli uomini. In Voi dall'Eterno Padre Egli riceve l'ordine di
soffrire e morire; in Voi e nel vostro seno, accetta quel volere e quell'ordine del
Padre; nel vostro seno fa la prima offerta ed oblazione di se stesso alla Croce e
alla morte. Oblazione incominciata in Voi e nelle vostre viscere, come in un
tempio sacro da Gesù medesimo consacrato in Voi; oblazione non mai
interrotta, sino a quando sia consumata sul Calvario; oblazione compiuta sulla
Croce, con la vostra presenza ed assistenza, affinché come la prima così anche
l'ultima oblazione di Gesù sia onorata dalla vostra presenza ed assistenza; e
come ha incominciato in Voi, così si termini pure vicino a Voi.
Tale oblazione, inoltre, si consuma e si compie in quel prezioso Corpo derivato
da Voi, che ha fatto parte della vostra sostanza, parte che per Voi è molto più
cara e preziosa in Gesù che non vi fosse cara in Voi stessa, molto più cara e
preziosa per Voi che il corpo santo e venerabile che animate e dal quale
l'Onnipotenza della Divinità ha tratto il corpo adorabile di Gesù.
Oh Corpo di Gesù, sempre santo, sempre venerabile! Corpo che prima faceva
parte del corpo di Maria, e ora è Corpo animato dallo Spirito di Gesù! Oh
Corpo, santo in Voi, e in Gesù fonte di santità! Oh sostanza:, in Voi pura ed
immacolata, e in Gesù origine di purezza! Oh Corpo in Voi santificato, e in
Gesù deificato! Oh Corpo in Voi venerabile, ma adorabile in Gesù! Oh Corpo
veramente amabile e da Voi amato quando faceva parte di Voi stessa ed era
animato dall'anima vostra, la più santa che vi sia al mondo: ma ben altrimenti
a Voi caro allora che
268
è animato da Gesù e vivificato dallo Spirito della sua Divinità.
Quel Corpo è sempre santo, sempre puro, sempre vostro: ma molto più santo,
molto più puro, molto più vostro, dopo che è Corpo del verbo divino, che
quando era parte del vostro corpo. In quel Corpo così vostro e così divino,
Gesù fa e compie la sua oblazione su la Croce, e Voi alla sua oblazione vi
associate in ispirito di amore e di unione nel dolore, col soffrire in spirito, per
amore e per pietà, ciò che Egli soffre, su la Croce e per le ferite dei chiodi e
della lancia, (Grandezze di Gesù, pag. 397, 398)·
Maria Corredentrice perché associata al dolori ed alle umiliazioni di Gesù.
Come, Madre di Dio Ella partecipa alla grazia del mistero dell'Incarnazione il quale è mistero di
umiliazione e di sofferenza; per cui Maria è associata, fin dal primo momento, ai patimenti di
Gesù e deve essere Madre umiliata e sofferente del Figlio di Dio umiliato e sofferente. (Vedi
sopra, l'Annunziazione, pag. 146).
La Vergine partecipa alla vita crocefissa del Figlio suo, in quanto che la carne di
Gesù è carne di Maria; prima fu carne di Maria, poi divenne carne di Gesù;
quindi la carne di Gesù è una parte, una porzione della carne di Maria. Così la
carne di Maria soffre in Gesù, come la carne della madre è e soffre nel figlio:
Maria considera Gesù come cosa sua, quindi soffre in Lui. Quantunque la carne
di Gesù non sia più carne di Maria quanto alla sussistenza, lo è sempre
nondimeno quanto alla materia e quanto all'affetto; perché Maria ama la carne
di Gesù, incomparabilmente più che la sua propria; quantunque non sia più da
Lei animata, è più che sua per l'affetto, e ancora in un certo senso per la
residenza e
269
l'animazione; perché l'anima, è più di ciò che ama che in ciò che anima e, se è
lecito parlar così; anima di più ciò che ama che non ciò che anima realmente 1.
Oh! quanto è grande la parte che la Vergine ha nel suo Figlio e nella carne del
Figlio suo! Oh come è vero in tanti modi che la carne di Gesù è carne di Maria!
_______________________
(1) L'anima, in un certo senso, vive nell'oggetto del suo amore più che nel
proprio corpo. Magis enim anima tua (o Beata Virgo), erat ubi amabat quam
ubi habitabat, (LANSPERGIUS, De anima Mariae sanctissima, Precatio, XVII).
Ciò che il Cardinale de Bérulle dice qui non ha nulla di comune con l'errore di
coloro che, male interpretando il detto attribuito a sant'Agostino: Caro Christi,
caro Mariae, vogliono ammettere nel Corpo di Gesù Cristo la permanenza di
qualche elemento della carne di Maria, il quale conservi la sua identità fisica e
materiale. Bérulle parla della carne di Gesù in generale e non di qualche
elemento in particolare, anzi dice espressamente che non è carne di Maria per
sussistenza, ma per l'amore; perciò intende una unione morale intimissima tra
Cristo e la Madre sua. In questo senso, e giustamente, dice che Maria soffre
nel corpo di Gesù più che nel suo proprio corpo. Ella ama la carne di Gesù più
che la sua propria perché è carne tratta dal suo seno: Gesù è Figlio suo e tutto
Figlio suo, senza cooperazione di nessun padre terreno; é inoltre perché è
carne in Gesù deificata dalla persona del Verbo. Maria, da ultimo è così
strettamente unita al suo divin Figlio che soffre in Lui, risente nell’animo suo e
nel suo cuore tutti i dolori che Gesù sente nel suo corpo e nella sua anima
divina; anzi sente i dolori del suo divin Figlio più che se fossero dolori suoi
propri. Uno dei primi discepoli del Bérulle così ci spiega il pensiero del maestro:
«Tra Gesù e Maria, v'è un legame di natura, perché la carne di Gesù è la carne
di Maria, e il corpo di Gesù è stato tratto dalla sostanza di Maria. Orbene un tal
legame ha i suoi sentimenti naturali i quali dalla grazia non sono soppressi, ma
perfezionati; tanto più che il legame per natura tra Gesù e Maria, il quale ne è
la sorgente, procede dalla grazia, anzi dalla grazia più elevata che vi sia, che è
la grazia dell'unione ipostatica... e siccome la grazia stabilisce tra Gesù è Maria
un legame molto più stretto di qualunque legame che possa esservi tra noi,
così Maria risente ciò che Gesù soffre per noi incomparabilmente più vivamente
che noi possiamo risentire i dolori e le afflizioni gli uni degli altri». (GIBRIEUF).
270
1) È carne di Maria perché è come sua, vale dire una porzione, della sua;
2) Perché è tutta sua, senza che alcun padre secondo la carne vi abbia parte;
3) Perché venne presa e tratta dalla sua carne per la virtù potentissima,
purissima, divinissima, non già di un amore umano o soltanto spirituale ma per
la virtù dell'Amore increato che è lo Spirito Santo;
4) È più che sua, perché possiamo dire che Maria aveva due sorte di carne,
quella che costituiva il suo proprio corpo e quella che Ella aveva dato al Verbo
eterno per essere da Lui sorretta ed attuata con la sua divina persona; quella
che aveva ricevuto dalla madre sua Anna e quella che aveva comunicata al
Figlio di Dio nell'Incarnazione: orbene Maria amava questa molto più di quella:
in questa era più vivente che in quella, in questa soffriva più che in quella.
5) È carne sua, perché questa medesima carne è unita alla Vergine Madre in
quel modo di presenza e di unione suprema ed ineffabile che Gesù ha con
Maria e che le è particolare; sotto questo aspetto è carne di Maria in un modo
singolarissimo e divinissimo per il quale Maria è vivente nella carne di Gesù e
soffre nella medesima e forse per mezzo della medesima. Sì, si può dire che
per mezzo di questa carne la Passione di Gesù è comunicata alla Madre sua;
perché se le anime legate a Gesù soffrono per causa di questo legame, quanto
più Maria avrà sofferto in virtù della sua unione con Gesù così divina, singolare
ed efficace! (O.,96) 1.
__________________________
(1) Se le anime sante soffrono per la Passione del Signore a motivo del loro
amore e della loro unione con Lui, quanto più la B. Vergine che amava Gesù ed
era unita a Lui più che tutte le creature riunite? Si trovano Santi che sentono e
sperimentano i dolori della Passione nelle loro anime e talvolta anche
271
***
L'atto della Redenzione è opera esclusiva di Gesù
Il Cardinale de Bérulle ha detto in altro luogo (Vita di Gesù, Cap. XXIX): «Gesù porta solo il
peso dei nostri peccati; solo è il nostro Redentore, solo espia il peccato del mondo». Maria è
Corredentrice perché prestò il suo concorso a certe condizioni necessarie per la Redenzione,
ma non aiutò Gesù nel compimento dell'atto redentore. Il pio Cardinale, sempre rigoroso
nell'esattezza teologica, esclude nella B. Vergine qualsiasi vera cooperazione all'atto medesimo
della Redenzione e quindi al Sacrificio di Gesù Cristo; per quanto esalti Maria e la unisca
sempre strettamente e inseparabilmente a Gesù, la lascia al suo posto di essenziale inferiorità
rispetto al suo divin Figlio. Nello stemma dell'Oratorio pose i santissimi nomi di Gesù e Maria,
ma quello di Maria sotto quello di Gesù e in caratteri più piccoli. In parecchi Opuscoli (111, 112
e 113) insiste su questo punto che:
Dio Padre è principio delle opere della natura, e Gesù suo unico Figlio principio
delle opere della grazia e solo, Redentore ... In quella guisa che il Padre è
unico principio della creazione, così Gesù Cristo è unico principio della
___________________________
nel loro corpo. La B. Angela da Foligno nel considerare la Passione si sentiva
tutta trasformata in dolore, piangeva lacrime così cocenti che le bruciavano la
carne, né poteva contemplare un quadro che rappresentasse Gesù in Croce
senza sentirsi svenire per la febbre; ma non v'è confronto possibile tra la
compassione di qualunque santo davanti alle piaghe di Gesù e la compassione
di Maria. Perciò, rivolgendosi alla Vergine Addolorata, quella beata esclamava:
«O Madre desolata ... ditemi qualche cosa della Passione del Figlio vostro;
perché Voi ne avete visto più di qualunque altro santo, a motivo del vostro
grande amore. L'avete vista con gli occhi del corpo ed anche con quelli
dell'anima; avete visto molto, perché avete amato molto». E vedete che la
Madre dei dolori, benché abbia penetrato nell'abisso della Passione più che
qualunque santo, non sarebbe neppur Lei, capace di descriverla nella sua
realtà. (HELLO, Visioni e istruzioni della B. Angela da Foligno, Cap. X. XIX;
XXX, XXXI). Assistere alla morte di Gesù sul Calvario con gli occhi, con la
mente, col cuore della Madre di Dio! Chi potrà farsi un'idea di un tal supplizio?
Né la mente dell'uomo può concepirlo, né la sua lingua esprimerlo.
«Maria, dice un discepolo del Bérulle fedele interprete del
272
Redenzione, la quale è una nuova creazione»; nelle Grandezze di Gesù, Disc.,
X, afferma la solitudine di Gesù nella sua Nascita eterna, nell'Incarnazione e
nella sua qualità di Mediatore del genere umano, essendo «solo degno, solo
capace, solo abbastanza potente per cancellare i nostri peccati col suo sangue
ed il suo merito: tre condizioni in cui non ha nessun compagno, né in terra, né
in cielo, solo Figlio nella Trinità, solo sussistente nell'Incarnazione, solo
nell'ufficio di Mediatore nella Redenzione del genere umano».
Sarebbe gravissimo errore diminuire Gesù per esaltare la Madre sua; perché Gesù è tutta la
grandezza di Maria; è lo splendore di Gesù quello che si riflette su Maria; Gesù è il sole di
Maria e Maria è il raggio di Gesù, come dice ancora il Bérulle; per poco che si oscuri lo
splendore del sole, si oscura d'un tratto anche quello del raggio. Maria è grande perché è vera.
Tuttavia, quantunque Maria abbia sofferto direttamente per il suo amore verso il suo divin
Figlio e solo indirettamente per la espiazione dei nostri peccati, è verissimo che soffrì per causa
nostra e che noi fummo la causa dei suoi dolori, perché i nostri peccati furono la causa dei
patimenti di Gesù.
La Vergine, dice pure il Cardinale de Bérulle si associò fin dal primo istante dell'Incarnazione
allo stato di vittima del suo divin Figlio (Vita di Gesù, cap. XXIX) quindi soffrì con Lui per i
peccati del mondo. Maria certamente risentì inaudito dolore a
___________________________
suo pensiero, Maria era destinata a formare col suo divin Figlio una sola vittima
di espiazione e una medesima ostia di lode. Donde quella unione
incomprensibile che esisteva tra Gesù e Maria, la quale rendeva questa divina
Vergine partecipe di tutto ciò che Gesù Cristo risentiva. L'interiore di Maria
rispetto a quello di Gesù Cristo era come un piccolo circolo che fosse inchiuso
in un circolo più ampio e ne contenesse in sé tutte le linee, ma meno eseste ...
Da ciò si deve giudicare quale continuo martirio abbia sofferto Maria perché
destinata ad essere con Lui una sola vittima di espiazione. Dallo Spirito Santo,
residente ed operante in Lei, Maria era così intimamente unita a Gesù che tutto
quanto vedeva sopra Gesù ricadeva sopra di Maria». (OLIER, Vie intérieure,
1873, cap. IX).
273
motivo dei nostri peccati, per riflesso del dolore del Cuore, di Gesù e per l'offesa fatta da quelli
alla divina Maestà.
Gesù Cristo adunque fu Redentore tutto solo; Ella cooperò tuttavia a certe condizioni
necessarie, per volere di Dio, perché avvenisse la Redenzione, della quale per la prima
ricevette il beneficio anche anticipato, e più e meglio di tutte le creature riunite assieme, come
afferma in vari luoghi il Card. de Bérulle.
Inoltre Maria, Ella pure, ebbe assoluto bisogno di essere redenta, né le fu concessa grazia
alcuna, se non in previsione dei meriti di Cristo. Come dunque Ella avrebbe potuto essere
attiva e passiva sotto il medesimo aspetto?
Maria infine è corredentrice sotto un altro aspetto; perché ha ricevuto la missione di applicare i
frutti della redenzione compiuta dal Figlio suo ed è costituita dispensatrice o distributrice della
grazia: sino alla fine dei tempi nessuna grazia dal Sacrificio del Calvario scenderà su la terra
senza il suo concorso, senza che passi per le sue mani. Tale è il sentimento della chiesa. È
questa ancora una forma della autorità materna che per tutta l'eternità, come ripetutamente
afferma il Cardinale de Bérulle, appartiene alla Madre di Dio sopra il Figlio suo per darlo alle
anime. Perciò il pio cardinale nella preghiera non separa mai Maria da Gesù, ma li invoca
assieme; vede tra la Madre e il Figlio tale una unione che li considera quasi come una persona
sola; li unisce in una medesima supplicazione considerandoli come nell'esercizio di una
medesima autorità, come se la grazia implorata dovesse essere concessa da Gesù e da Maria
di comune accordo e con un medesimo atto di volontà. È la conseguenza pratica di questa
affermazione: «Gesù Cristo dall'Eterno Padre ha ricevuto ogni potere e l'ha dato a sua Madre »
.
Si potrebbero citare numerosissimi esempi e il lettore ne troverà, parecchi in seguito: bastino
ora questi:
Supplico Nostro Signore Gesù Cristo e la sua santissima Madre di liberarci tutti
di noi medesimi e di riempirci interamente del loro spirito, della loro potenza e
dei loro effetti salutari. (L., 153). Che per la potenza e lo spirito (di Gesù e di
Maria) siamo fatti una medesima cosa in Gesù e nella Vergine. (L. 53).
L'azione di Maria è così pienamente associata a quella di Gesù da formare come una sola e
medesima azione.
274
Il P. de Bérulle non domanda mai a Maria che preghi per noi; nel grande concetto che ha della
Madre di Dio sembra ritenga che questo sia troppo poco; quindi ricorre sempre al suo potere:
«Pregate che usi del suo potere per dare Gesù a voi, e voi a Gesù»; oppure: «Pregate Gesù e
Maria che usino del loro potere ecc. »
Rileggasi bene quell'ammirabile preghiera in fine del volume (pag. 309).
È vero che in fondo si tratta di intercessione! Gesù è sempre il Redentore, l'Autore della grazia
e Maria sempre la Mediatrice, al piano inferiore; ma v'è intercessione e intercessione.
L'intercessione, infatti, può essere più o meno autorevole, ed è certo che l'intercessione della
Madre di Dio è incomparabilmente più autorevole, più efficace e più potente di quella di tutti i
Santi assieme; un sospiro, un desiderio di Maria ha maggiore influenza su la volontà di Cristo e
valore maggiore che le preghiere più ferventi di tutti gli Angeli e Beati assieme riuniti.
L'intercessione di Maria si risolve in una domanda, da Gesù richiesta come condizione, ma
subito, irresistibilmente e infallibilmente accolta, perciò il Bérulle la identifica, per così dire, con
la volontà medesima di Gesù Cristo. È vero, per altro, che i desideri di Maria sono quelli di
Gesù e viceversa; tra il Figlio e la Madre vi è perfetta conformità e comunanza di intenzioni, di
disegni e di volontà. Né dal privilegio di Maria per il quale la sua volontà fa parte delle
condizioni per la concessione della grazia, può derivare il menomo sfregio per Gesù Cristo,
perché si tratta di un privilegio che deriva in Maria dalla libera degnazione di Gesù Cristo
medesimo per l'amore che porta alla Madre sua e in considerazione dei meriti incomparabili da
Lei acquistati come degli inauditi dolori da lei sopportati.
Non sappiamo resistere al piacere di citare qui una pagina ammirabile del Ven. Olier, nella
quale si riconosceranno facilmente i pensieri del Card. de Bérulle: «Il potere della santissima
Vergine rispetto alla Chiesa della terra è meraviglioso. L’amore di Gesù Cristo per Maria è il
vero principio del potere che Ella esercita, perciò Gesù trova ogni suo piacere nel renderle
gloria e onore, e nel vedere che gode di tutto ciò che Egli può comunicarle. Essendo Signore
del mondo intero, conferisce alla Madre sua il pieno possesso di tutto ciò che ha e di tutto ciò
che è; ed ha maggior piacere di posseder tutto in Lei piuttostoché in se medesimo
personalmente. In tal modo in Gesù la potenza
275
di Maria si estende sopra tutte le creature e sopra tutti i meriti del Figlio suo.
«Parimenti, in qualità di Sposa, Maria ha pure sopra l'Eterno Padre ogni diritto ed, ogni potere;
Egli vuole ciò che vuole Maria; fa del bene a chi Maria vuole; Ella non ha che da volere, e tutto
è fatto. Felice chi è amato da questa santa Sposa, la quale può tutto sopra Colui e in Colui il
quale ha fatto e fa ogni cosa su la terra e in cielo. Il potere della santissima Vergine, come
Sposa, si misura su la onnipotenza di Dio, il quale lascia a Lei l'uso di tutti i suoi beni. Così
Maria è onnipotente per tutto concedere; e ciò che è il fondamento della mia fiducia è questo
che non solo per il suo gran potere, ma pur per la sua bontà, per la sua dolcezza, per la sua
pietà non è possibile che rifiuti grazia alcuna a chiunque la implora.
«Tuttavia, la B. Vergine non possiede una tale potenza a titolo di giustizia come Gesù Cristo in
virtù delle sue piaghe; ma, soltanto per il titolo, dell'amore che le portano il Padre e il Figlio, i
quali non possono rifiutare nulla a quella che amano così perfettamente. Per questo titolo di
carità, Dio la costituisce padrona di tutte le cose; la fa regnare sopra ogni cosa e le concede di
distribuire alle anime i doni dello Spirito Santo. Maria è la dispensatrice universale; dalle sue
mani partono tutte le glorie. Ella le dà e distribuisce tutte e a ciascuno secondo i bisogni
particolari; ha le braccia aperte per tutti ed è una regina o reggente sul trono di Dio ...
L'Eterno Padre per obbligarci ad andare a Lui per il tramite del Figlio suo in Maria e con Maria,
chiude gli occhi sui nostri peccati e non ha nulla più a cuore che di amarci e di riconciliarci con
sé». (Vie intérieure, 1873, pag. 318-320). Abbiamo qui la dottrina dei Padri della Chiesa così
bene esposta da san Bernardo 1, e da san Bernardino da Siena in quella formula così limpida e
chiara: é per mano di Maria vengono dispensate tutte le grazie dello Spirito Santo a chi vuole,
quando vuole, come vuole e quanto vuole, formula con tanto zelo ed amore commutata e
divulgata dal B. Grignion de Montfort, discepolo fedele del Bérulle e dell'Olier.
___________________________
(1) Nihit nos Deus habere voluit quod per Mariae manus non transiret. (Dio
non ha voluto che ricevessimo grazia alcuna che non passasse per le mani di
Maria). (In Vig. Nat. Domini).
276
SEZIONE QUINTA
DEVOZIONE ALLA BEATA VERGINE
PARTE PRIMA
NECESSITÀ E CONVENIENZA
La divozione alla santissima Vergine negli scritti del Padre de Bérulle è filiale, tenera ed
entusiasta, ma austera ed essenzialmente dogmatica. Ripetiamo le parole di Enrico Bremond:
«Domando se sia possibile unire assieme, con più bella e perfetta armonia, la tenerezza con la
gravità, la teologia con la devozione, la dottrina con la poesia, la generosità con la grandezza.
«Dal culto del Verbo Incarnato, per una felice ed inevitabile conseguenza, deriva il culto della
Madre sua ». Epperò a quello sempre ritornava il Card. de Bérulle. Mai si era promossa una
adesione intima dell'anima a Maria, con un sentimento più profondo dei suoi diritti, fondato su
un concetto più elevato della sua dignità; e ciò non più semplicemente in effusioni di cuore,
bensì in ragionamenti pieni di dottrina che l'eresia non poteva scuotere senza rinnegare i propri
principi, perché il Bérulle, con una logica inesorabile, sempre tutto riconduceva all'unico
fondamento del Verbo Incarnato 1.
___________________________
1 HONFRAYE, II, 253-254
279
I.
DISEGNO DI DIO SU LA DIVOZIONE DELLA VERGINE NELLA CHIESA. - PERCHÉ
LA VERGINE COMUNEMENTE VIENE CHIAMATA NOSTRA SIGNORA
Il disegno della Provvidenza su la sua Chiesa è di accrescere la pietà a misura
che questa viene combattuta dagli eretici. In tal modo la divozione alla Santa
Trinità si accrebbe al tempo degli Ariani; così la frequenza ai Sacramenti si è
accresciuta per gli sforzi dell'eresia di questo secolo nel combatterli; così pure
è avvenuto del culto della Madre di Dio che questi ultimi Riformatori si sono
sforzati di sopprimere col disprezzo e col ridicolo.
Per conformarci adunque al disegno di Dio su la sua Chiesa e per raccogliere le
grazie che Dio nella sua bontà e provvidenza ci prepara e vuole diffondere nelle
anime in questo secolo, dobbiamo crescere in questa parte della pietà cristiana
che concerne la devozione alla santissima Vergine.
Sembra che Dio si compiaccia che il trionfo della Chiesa contro l'eresia
moderna, incominci dalla sua Santissima Madre la quale, mentre ne è
aspramente combattuta, la schiaccerà completamente in ogni parte; donde
avviene che, nei nostri tempi sorgono molte chiese dedicate alla Vergine e si
moltiplicano i miracoli da Lei operati. La Vergine avendo da Dio questo dono di
abbattere tutte le eresie, bisogna invocarla contro questa che ne combatte
direttamente il culto, l'onore e l'autorità suprema di Signora e Regina del cielo
e della terra.
I tre punti principali della grandezza della Vergine sono la sua Verginità, la sua
Maternità, la sua Sovranità. Nestorio ha combattuto indirettamente la divina
280
Maternità; gli eretici odierni combattono direttamente gli altri due punti, ed
anche la Santità di Maria non solo nella sua eminenza che negano
completamente, ma pure nella sua qualità medesima poiché negano la grazia
santificante tanto in Maria come negli altri fedeli.
L'eccellenza della Vergine proviene dal mistero dell'Incarnazione Dio avendo
deciso di compiere quest'opera, la più insigne, ha voluto compierla nella
Vergine, e formare tutt'assieme nell'ordine delle sue opere uno stato di
Filiazione divina e di Maternità divina. In tal modo tra la dignità della Vergine e
la Divinità vi è un vincolo oltremodo stretto e particolare, e la Vergine si trova
compresa nella vocazione e predestinazione di Gesù Cristo: Praedestinatus
Filius Dei.
Dobbiamo dunque lodare il Signore:
1) perché ha voluto unirsi all'umanità e farsi uomo;
2) perché ha voluto compiere un tal mistero nella Vergine e per mezzo della
Vergine, abbassandosi a domandarne e ad aspettarne il consenso;
3) perché ha voluto che il Figlio e la Madre fossero per noi. Dio, infatti, avrebbe
potuto compiere questo capolavoro soltanto per se medesimo e per la sua
gloria, senza relazione con noi, come noi purtroppo facciamo le opere nostre
senza riferirle a Lui. Gesù Cristo in tal caso, sarebbe stato Dio ma non il nostro
Dio né il nostro Salvatore, e la Vergine sarebbe stata Madre di Dio senza
essere nostra Signora e nostra Regina.
Sembra che la Chiesa, mentre nella sua pietà dappertutto e in ogni lingua dà
alla Vergine questo titolo di Nostra Signora, riconosca in tal modo il beneficio
particolare che Dio ci ha fatto nel costituire Maria in relazione con noi e nel
subordinarci a Lei. Perciò gli angeli non si contentano di annunciare che è nato
il Figlio di Dio, ma dicono: Natus est vobis (È nato a voi, per voi);
281
e lo chiamano Salvatore per indicare questa relazione del Figlio di Dio con noi;
per indicare che Dio non ha voluto soltanto compiere quest'opera, ma si è
degnato di compierla per noi. E noi pure ad imitazione degli Angeli, dobbiamo
proclamare non solo che vi è una Madre di Dio, ma una Madre di Dio per noi:
tanto più che l'eresia (Protestante), nel suo divorzio da Dio, rompe questo
vincolo della relazione della divina Madre con noi e della nostra subordinazione
a Lei. (O., 93).
***
Al barone de Santy, mentre era ambasciatore a Costatinopoli, il Cardinale de Bérulle scriveva:
Quanto meno il Figlio di Dio è riconosciuto in cotesti paragi, tanto più lo dovete
onorare nell'anima vostra, ed acquistare una devozione speciale alla sua
santissima Madre, affinché siate compreso nei suoi poteri e nei suoi privilegi
(possiate provare gli effetti dei suoi poteri e dei suoi privilegi, ossia essere
oggetto della sua potente protezione) ciò che ci preserva da grandi pericoli e ci
porta a grandi cose. (L., 194).
Parecchie volte, inoltre, ripete che
I tre grandi oggetti della devozione della Chiesa sono: Dio, Gesù e Maria. (O.,
6).
282
PARTE SECONDA
PRATICA
Il Padre de Bérulle osservava per la divozione a Maria quanto praticava per la divozione al
Verbo Incarnato. «Pensava con tale piacere al Figlio di Dio, diceva un suo discepolo, che per
onorarne i misteri e tutti gli stati della sua vita nei loro particolari, ne faceva per così dire
l'anatomia. Ecco quanto ci insegnava e quanto praticò lui stesso durante tutta la sua vita:
onorare i Primi atti di Gesù... i suoi primi sguardi alla santissima sua Madre, i suoi primi gemiti
infantili, le prime gocce del suo sangue versate nella Circoncisione, la sua prima predicazione...
le sue ultime azioni, l'ultimo dei suoi passi su la terra ... il suo ultimo sospiro ... tutti i battiti
del suo cuore, ecc.» 1. Così praticava anche rispetto alla Madre di Dio. In tutte le circostanze
della vita di Maria trovava qualche applicazione per la nostra vita, volendo che tutto fosse fatto
ad imitazione e ad onore di Lei, in intima unione con Lei e sotto il suo sguardo materno. Voleva
in somma, che tutti i momenti, della nostra vita fossero santificati con l'unione a qualche
circostanza della vita di Maria e quindi penetrati ed animati dall'amore e dalla devozione a
questa divina Madre.
Imitare Maria Santissima; fare le nostre azioni anche più ordinarie in onore delle medesime
azioni compiute da Lei; stare sempre uniti a Lei e al suo divin Figlio: ricorrere alla sua
Mediazione per ottenere soprattutto le grazie spirituali: ecco la divozione a Maria come la
intendeva il Card. de Bérulle. In tal modo
____________________________
1 P. LEYEUNE. Discorso funebre del Padre Bérulle
283
essa diventa veramente il mezzo di andare a Gesù e un potente strumento di santificazione 1.
I
I TEMPI LITURGICI
L'aspetto della divozione a Maria varia nello spirito del Padre de Bérulle secondo i tempi
liturgici.
L'Avvento è per lui tempo particolarmente notabile perché dedicato in modo speciale al mistero
dell'Incarnazione; egli ne parla spesso con compiacenza:
Ecco avvicinarsi un tempo santo, il tempo dell'Avvento di Gesù al mondo. È la
primavera dell'universo in cui fiorisce il fiore del fiore, Gesù di Nazaret, il quale
nella Scrittura viene chiamato, Fiore dei campi e Giglio delle valli. È il tempo
più delizioso per le anime interiori legate a Gesù, e a Maria, perché non porta
che delizie nella nuova vita di Gesù e della Vergine; mentre il tempo della
Quaresima è collegato coi dolori di Gesù, il quale nella sua Croce è colpito dai
rigori del Padre suo. Il tempo dell'Avvento loda ed onora la vita nascente di
Gesù, il suo beato e delizioso riposo nella Vergine per nove mesi, e la vita
nuova della Vergine in Gesù che era la sua vita. Vi esorto e vi invito ad
assumere in questo santo tempo una vita nuova in Gesù e nella Vergine ed a
rivolgere i vostri pensieri, sentimenti ed affetti ad onorare questa doppia vita di
Gesù nella Vergine e della Vergine in Gesù. (L., 10).
____________________________
(1) Chiediamo venia per le numerose citazioni, ma non ci troviamo pentiti di
averle raccolte e siamo convinti che il lettore ci perdonerà, perché rimarrà
edificato dal modo con cui il santo Cardinale sapeva soprannaturalizzare ogni
cosa, e con intenzioni elevatissime tutto riferire all'onore di Gesù e di Maria. Se
sapessimo seguire il suo esempio, quale prezioso vantaggio per la nostra pietà!
284
Il tempo dell'Avvento è specialmente appropriato alla Vergine e, le appartiene
in quanto è dedicato a Gesù in Maria e al mistero dell'Incarnazione che si
compie in Lei per mezzo di Lei e soltanto in Lei... I cristiani considerino il
tempo dell'Avvento come la loro primavera, poiché è il tempo in cui il vivo Sole
delle nostre anime incomincia a sorgere per noi dal più alto dei cieli. Visitavit
nos oriens ex alto, - e in cui tutte le cose sono rinnovate - Novum fecit
Dominus super terram.
Riconosciamo il Figlio di Dio come il nostro sole, che dà principio all'anno
cristiano; riconosciamolo come Colui che deve regolare, dirigere e misurare i
nostri anni, le nostre stagioni nella vita spirituale. Il suo avvento sia la nostra
primavera spirituale, in cui abbiamo il dovere di rinnovarci col far germogliare
e crescere le buone inclinazioni, i buoni pensieri e tutte le grazie che abbiamo
ricevute da Dio e col fruttificare con un nuovo fervore in ogni sorta di opere
buone, ognuno secondo la propria condizione. (O., 16).
Le quattro settimane dell'Avvento devono essere impiegate ad adorare
l'Incarnazione nelle sue quattro dimore, 1) nel seno del Padre dove è conclusa
da tutta l'eternità; 2) in cielo dove è manifestata dagli angeli; 3) Nel santuario
di Nazaret dove viene proposta a Maria; 4) nel seno della Vergine dove viene
compiuta. (O., 10).
Il tempo dell'Avvento mi invita a dirvi che Gesù e Maria devono essere
l'oggetto principale dell'anima interiore e divota; Gesù e Maria sono appunto gli
oggetti dell'Avvento: 1) adorate, adunque, il sacro Consiglio della Santissima
Trinità su l'Incarnazione del Verbo;
2) ammirate la vita e la dipendenza che l'anima di Gesù trae da questo sacro
Consiglio, fondamento dello stato ammirabile nel quale è entrata per l'unione
ipostatica; 3) adorate e amate Gesù nella novella vita della sua
285
Divinità nella umanità, e della sua Umanità nella Divinità; 4) adorate la vita
umile, divina, potente, ma nascosta, di Gesù in Maria durante i nove mesi in
cui è rinchiuso nelle di Lei caste viscere; 5) venerate la vita di Maria in Gesù
perché Ella, per il sacro mistero dell'Incarnazione che si è compiuto in Lei, è
entrata in un nuovo stato e in una nuova vita. Pensate a questi divini oggetti e
durante questo santo tempo dell'Avvento legate l'anima vostra a Gesù e a
Maria con un vincolo speciale. In onore del ritiro di Gesù in Maria che viene
celebrato in questo tempo, praticate pure qualche ritiro particolare. (L., 86).
***
Nel mese di marzo Dio ha compiuto grandi meraviglie per la nostra salvezza:
l'Incarnazione, la Passione, l'Eucaristia, la Maternità della santa Vergine, e il
riposo di Gesù in Maria, riposo divino, ineffabile e tutto particolare. Onorate in
questo santo tempo queste dunque divine meraviglie le quali sono come cinque
oratori o ritiri ad esempio dei tre tabernacoli che S. Pietro desiderava su la
santa montagna. (L., 84).
Noi non abbiamo la facoltà di riformare il calendario e di fare di questo mese il
primo dell'anno; ma possiamo regolare la nostra pietà e far del mese di Marzo
il mese più notevole nelle nostre divozioni; perché è il mese delle grandezze di
Gesù e della sua santissima Madre; è il mese dei dolori di Gesù e di Maria; è
un mese di vita e insieme di morte; è il mese dei trionfi di Gesù, della sua
umiltà e del suo amore nella Eucaristia; il mese della sua potenza e della sua
gloria nella sua Risurrezione; in questo mese venne compiuto il mistero
dell'Incarnazione e la Vergine venne fatta Madre di Dio: i due miracoli più
grandi nelle opere di Dio, i due più grandi soggetti che vi siano e possano
esservi nell'Ordine della grazia e della gloria. (O., 23).
286
(Per il tempo dell'Ascensione, vedi sopra pag. 224).
Come nei misteri di Gesù, così in tutti i misteri della Vergine, il Cardo de Bérulle vede una
grazia propria e particolare. Per la Visitazione, ci propone, nella Vergine che si allontana da
Nazaret, un esempio della docilità con cui dobbiamo essere pronti a rinunciare alle cose anche
più sante per fare la volontà di Dio in terra come in cielo. La Visitazione poi in se stessa è un
mistero di luce e di manifestazione, ma di manifestazione secreta, inter perfectos. (Vedi sopra
pag. 166);
Parla spesso anche del tempo della Natività con molte applicazioni. Contentiamoci di questa
breve citazione:
In onore dell'indigenza e dipendenza che nella sua Infanzia Gesù ha voluto
avere rispetto alla sua santa Madre, offritegli una volontà costante di fissarvi in
uno stato perpetuo di dipendenza da Gesù e insieme da Maria. (L., 74).
Nell'Epifania ci propone:
Il delizioso frutto di una dipendenza più particolare da Maria, dai suoi poteri,
dai suoi voleri. (Vedi sopra, pag. 197).
Negli esercizi spirituali presso i Gesuiti di Verdun meditando su la penuria della Sacra Famiglia
nell'esilio dell'Egitto, rifletteva:
Sentii che dovevo praticare una completa dimenticanza di me stesso ... e
liberarmi da quelle preoccupazioni della natura che teme di trovarsi in uno
stato o in un altro (MIGNE, 1294).
Rispetto alla vita della Sacra Famiglia a Nazaret, così scrive alle Carmelitane per insegnar loro
il modo di imitarla:
La vita... la conversazione di Gesù con Maria e di Maria con Gesù deve essere
uno degli oggetti più frequenti, della vostra vita (dei vostri pensieri ed affetti).
Era una vita e una conversazione che su la terra adorava ed imitava la vita, la
società e l'unità delle tre divine persone ed esprimeva un'idea, un'imitazione,
un esemplare
287
perfetto di ciò che in cielo avviene tra le persone eterne. (L., 2).
Come sarebbe mai possibile per delle azioni così ordinarie in se stesse elevarsi a considerazioni
più sublimi ed insieme più giuste?
Per il tempo pasquale:
In questo santo tempo consacrato alla vita nuova e gloriosa del Figlio di Dio,
prendete in Gesù e Maria una nuova vita, e onorate la vita nuova della
santissima Vergine nel Figlio suo risuscitato. (L., 50).
II
TUTTO AD ONORE ED IMITAZIONE DI GESÙ E MARIA
Nella debolezza dell'infanzia di Gesù, cercate la grazia per vincere voi stessi e
le vostre tentazioni. Nella indigenza e nella dipendenza che nella sua infanzia
Gesù ha voluto avere riguardo alla sua santa Madre, offritegli una volontà
costante di rimanere in uno stato perpetuo di dipendenza da Gesù e insieme da
Maria. Guardatevi dal separare in questo santo tempo e nella vostra divozione
quelli che da questo mistero sono uniti insieme e congiunti, voglio dire il Figlio
di Dio dalla Madre di Dio. Ricorrete a loro, offritevi a loro, e pregateli che si
degnino loro stessi di darvi a loro, perché il loro potere è maggiore del vostro
per compiere una tale santa donazione. (L., 79).
Per le afflizioni e le aridità spirituali dà questi suggerimenti:
Onorate (in questo stato) il soggiorno umile e sofferente del Figlio di Dio su la
terra, in una terra coperta di peccati, e di peccatori, in una compagnia così
sconveniente per la sua dignità, la sua sapienza e la sua santità;
288
eppure Gesù vi ha vissuto parecchi anni, sia in Egitto, sia nella Giudea;
Onorate parimenti la vita e la permanenza della santissima Vergine su la terra
dove era sconosciuta e sofferente, Ella che avrebbe dovuto vivere una vita
celeste, vale a dire in cielo, perché la sua vita era già celeste in terra. Questo
esilio di queste due grandi ed ammirabili persone Gesù e Maria, ci deve
consolare nel nostro esilio sopra la terra e servirci di modello nelle nostre
azioni. È questo l’oggetto che credo bene di proporvi; ei è presente ed utile in
ogni luogo. Vi prego di non dimenticare le nostre necessità e le nostre miserie
e di offrirle per noi al Nostro Signore Gesù ed alla sua santissima Madre.
(Lettera 59).
Sento compassione per la vostra solitudine e vi prego di sopportarla in onore
della solitudine di Gesù e della Vergine nell'Egitto, e di tutte le loro solitudini su
la terra. (L., 61).
Nell'afflizione di cui mi scrivete ricorrete alla preghiera e particolarmente alla
vita ed alla presenza di Gesù Cristo nella sua santissima Madre, e ai santi
angeli che erano occupati nel servire Gesù e Maria su la terra. (Lettera, 134).
Vi prego di rinnovarvi nello spirito in questo tempo, davanti a Gesù Cristo ed
alla sua santissima Madre, in onore della nuova vita del Figlio di Dio nel
mondo, per l'Incarnazione; e della nuova qualità della Vergine per la Maternità
divina che le viene conferita da questo mistero ... Adorate così, accompagnate
e imitate il nuovo essere di Gesù al mondo e nella sua santa Madre. (L., 132).
In onore dell'umile e divina dipendenza di Gesù verso Maria e della santa ed
ammirabile autorità che la santissima Vergine ha avuto sul Figlio suo che era
pure l'Unigenito Figlio dell'Eterno Padre. accetto la dipendenza che volete avere
verso di me: supplico il Figlio e la Madre
289
di Dio di degnarsi rendermi degno di servirli ed onorarli nelle anime vostre e di
offrirvi a loro in onore dell’oblazione singolare che il Figlio di Dio fece, di se
all'Eterno Padre nell'istante dell'Incarnazione nel seno della santissima Vergine
Maria, e in onore dell'oblazione che la santissima Vergine fece di se stessa a
Dio con queste parole: Ecce ancilla Domini, ecc. Rendete un onore tutto
speciale al Figlio ed alla Madre di Dio; onorate le loro sante oblazioni e
occupate le anime vostre di questi divini oggetti, dimenticando voi stesse ed i
vostri sentimenti. Adempite tutte le vostre azioni in onore di Gesù e di Maria,
ed in unione delle sante opere che hanno compiuto su la terra. (L., 4).
Onorate in questo tempo (del S. Natale) la vita santa di Gesù in Maria e con
Maria, e di Maria in Gesù e con Gesù. (L., 75).
Nostro Signore e la sua santissima, Madre siano con voi per sempre. Prendete
in loro una nuova vita in questo tempo (della Pasqua) consacrato alla vita
nuova e gloriosa del Figlio di Dio e onorate la vita nuova della santissima
Vergine nel Figlio suo risuscitato. (L. 50).
Prendete ogni giorno qualche tempo per onorare le sofferenze dell'anima
delicata di Gesù e del suo santissimo corpo, e quelle dell'anima e del corpo
della santissima Vergine. Desiderate di onorare con le vostre sofferenze quelle
di Gesù e di Maria. (L., 110).
Onorate ciò che non potete conoscere rispetto ad un soggetto così divino (dei
dolori di Gesù nelle tre ore di agonia su la Croce), e unite i vostri desideri di
onorare cose così sublimi, all'onore che la Vergine e Maddalena resero, allora e
dopo; alla vita dei dolori e degli affanni di Gesù, alla quale tanto parteciparono
perché ne avevano tanta conoscenza. (L., 109).
Adorate il Verbo Eterno ... e venerate in modo speciale
290
gli effetti che Egli operò … nella Vergine santa che Egli con la sua divina
presenza santificava in un modo ineffabile durante i nove mesi che fu nelle
viscere di Lei. (L., 99).
Rendete omaggio alla prigionia di Gesù nel seno della sua santissima Madre.
Siate umili e fedeli nelle vie di Dio sopra di Voi. Rendete un onore supremo
all'annientamento del Verbo Eterno nelle sue vie, vale a dire nei mezzi ch'egli
ha scelto per promuovere ed operare la nostra salvezza. Oh quale
annientamento di Dio incarnato, di Dio Infante, di Dio sofferente! Oh quali vie,
ma vie di un Dio che opera la salvezza e la perfezione della sua creatura, nella
sua creatura povera, miserabile e priva di ogni bene fuorché della capacità
della divina misericordia, della misericordia eterna! Che può fare, che può
soffrire, che può sopportare la creatura, che sia degna di onorare le vie, gli
eccessi e le singolarità delle vie di Dio, del suo Dio per lei e verso di lei?
Inabissatevi, annientatevi in questi pensieri, e chiudete gli occhi sul vostro
santo per non vedere più che lo stato cui si riduce il nostro Dio per nostro
amore. Oh quale onore la santissima Vergine ha reso a questi pensieri, a questi
soggetti così degni di onore divino ed infinito! Onorate gli omaggi ch'Ella ha
reso a questi misteri e pregatela perché ci disponga ad onorare il Figlio suo e
Lei medesima, secondo i loro disegni e la loro eterna misericordia sopra noi.
Gesù e Maria siano con voi sempre! (L., 73).
Raccomanda ad una Carmelìtana l'abnegazione, le propone come esemplare l'abnegazione di
Gesù e di Maria:
Con la vostra abnegazione dovete aspirare all'aderenza alla vita perfetta di
Gesù e di Maria; perché la nostra vera vita in questo mondo deve essere in
Gesù e Maria ... Incominciate il nuovo anno con Gesù Cristo nostro Signore
291
e Maria sua santissima Madre. Domandate loro che le nostre imperfezioni
abbiano termine col fine dell'anno che finisce ... praticate un completo oblio di
voi medesima e di tutto quanto è creato, onde abbandonarvi pienamente alla
potenza ed alla padronanza del Figlio di Dio e della sua santissima Madre...
Adorate la vita suprema della Divinità, vita di conoscenza e di amore increato,
la quale dovrebbe rapire la nostra vita ed essere l'unico oggetto dei nostri
pensieri. Umiliatevi perché vi applicate così poco a questa vita divina che avete
in voi; alla quale tuttavia pensate così poco. Domandate a Gesù Cristo Nostro
Signore e alla sua santissima Madre la grazia di impiegare la vostra vita,
nell'adorazione e nell'amore di questa vita suprema ed increata .... Legate i
vostri sensi e il vostro contegno esteriore alla sacra ed adorabile Umanità di
Gesù e dedicate a Lui tutto lo stato e l'attività dell'anima vostra, in onore della
perfezione di Gesù e di Maria nell'uso dei loro sensi e nella loro vita esterna.
(L., 66 e 67)·
Umiliatevi (nei vostri scrupoli); ... onorate le virtù di Gesù e di Maria opposte ai
vostri difetti e supplicateli che vi rivestano di loro stessi e vi spoglino di voi
medesimi e delle vostre imperfezioni. (L., 20).
Non dimenticate di arrendervi ai desideri e disegni di Gesù e di Maria sopra di
voi e di umiliarvi profondamente ed annientarvi nel sentimento della loro
grandezza. Oh potenza! Oh presenza! Oh vita di Gesù e di Maria, siate sempre
stabile ed attiva in noi! Vi prego di attribuire unicamente a Gesù e a Maria i
buoni effetti che osservate nella comunità, perché noi abbiamo avuto soltanto
una grazia sufficiente per compiere in questo il nostro dovere. (L., 44).
La vita perfetta consiste nell'imitare le virtù di Gesù e di Maria. Se vogliamo
acquistare qualche virtù debbiamo ogni giorno praticare qualche atto interno
od esterno
292
in onore delle virtù somiglianti che si ammirano in Gesù e in Maria... Quando
abbiamo mancato contro qualche virtù, onde supplire ai nostri mancamenti
dobbiamo offrire a Dio quella virtù che Gesù e Maria hanno praticata sulla
terra. (MIGNE, 1672).
Crescete nello zelo nell'onorare ed amare in un modo speciale Gesù. e la sua
santissima Madre; e spesso offrite loro la vostra vita e le vostre azioni. (L.,
166).
Abbiate gran divozione a Gesù Cristo Nostro Signore ed alla sua santa Madre:
Offrite ogni giorno la vostra vita e le opere vostre a lode ed onore singolare del
Figlio e della Madre, e domandate di crescere ogni giorno nell'amore, nello
zelo, nel desiderio di rendere qualche piccolo omaggio su la terra a Colui che è
morto per onorarci Egli medesimo sopra i Cieli; e a Colei ch'Egli eternamente
onora come sua Madre. (L., 20).
Nelle vostre afflizioni offritevi a Gesù ed alla sua santa Madre per servirli ed
onorarli.
Offrite ogni giorno a Gesù e a Maria la vostra vita e le vostre azioni, in onore
ed in unione della loro vita e delle loro azioni su la terra. (L., 173).
Dopo esserci offerti a Gesù, vediamo di appartenere alla sua santissima Madre,
in onore di ciò ch'Ella è per Gesù in qualità di Madre, e di ciò che Gesù è per
Lei in qualità di Figlio; onorando le grandezze che le sono proprie per questo
stato e questa qualità, doniamoci a Lei per appartenere a Lei e, per mezzo di
Lei, a Gesù, con qualche sorta di appartenenza e di dipendenza particolare. (L.,
100).
Ogni giorno datevi alla santissima Madre di Gesù affinché vi doni al Figlio suo e
vi custodisca per Lui. Supplico il Figlio e la Madre di benedirvi e di supplire, con
la loro bontà, tutti i miei mancamenti verso l'anima vostra. (L., 36).
293
Scegliete Gesù e Maria per gli oggetti eterni dell'anima vostra (dei vostri
pensieri ed affetti), ricordatevi che dal più alto dei cieli, in virtù della loro
grandezza, tengono sopra di voi uno sguardo permanente. Chiedete loro che
nella loro misericordia vi concedano la grazia di tenere unita a loro l'anima
vostra con isguardi frequenti. Venerate gli sguardi continui di Gesù a Maria e di
Maria a Gesù, e in onore di questi sguardi, rivolgete a Gesù e a Maria un umile
e semplice sguardo, in omaggio, in compenso ed in azione di grazia per gli
sguardi che nella loro gloria, dall'alto dei cieli, si degnano di tener rivolti sopra
di voi. La distanza dal cielo alla terra non impedisce che siate loro presente:
così pure dovete tenerli presenti a voi per la fede; e per questa ineffabile e
divina presenza che non soffre danno per la distanza dei luoghi, tenetevi
strettamente unita a loro con umili e semplici sguardi. Trascurate volentieri,
ogni altra intenzione ed ogni altro pensiero per aprire e tener applicati su
questi divini oggetti gli occhi dell'anima vostra. (L., 89).
Abbiate sempre presente Gesù Cristo e la sua santa Madre nella loro vita
laboriosa su la terra; considerate come una benedizione di aver qualche fatica
da offrir loro in omaggio alla loro vita santa e laboriosa... Onorate e ricordate
spesso le loro fatiche. (L., 171).
Continuate nelle vostre divozioni a Gesù e a Maria, e non dedicatevi ai vostri
uffici con tale impegno che ne risenta pregiudizio il raccoglimento interiore. La
vita dell'anima è in Dio e nel suo Figlio unigenito Gesù Cristo Nostro Signore, e
nella sua santissima Madre che chiamiamo nostra vita. (L., 166).
Ad un benefattore
Accetto in onore di Gesù e di Maria ciò che volete darci, e particolarmente in
onore della loro vita su la
294
terra: vi prego di offrir loro il dono che vi compiacete di farci. Desidero che
Gesù e Maria lo ricevano in noi piuttosto che noi medesimi; e desidero pure
che Gesù e Maria vivano in noi più che noi medesimi (L. 173).
Gesù e la sua santissima Madre siano l'oggetto ordinario dei vostri pensieri e la
vostra ferma speranza. (Lettera, 171).
Supplico Gesù e la sua santissima Madre di supplire a tutti i nostri mancamenti
(L., 152).
Gesù e la sua santa Madre saranno gli oggetti principali della vostra eternità;
devono dunque essere gli oggetti principali anche della vostra vita quaggiù (dei
vostri pensieri, dei vostri affetti e delle vostre intenzioni). Sareste troppo
colpevole se trascuraste oggetti così grandi, così divini e così degni
dell'occupazione del cielo e della terra. Liberatevi con gran cura da ogni
superfluità di pensieri, parole ed azioni, per non privarvi dell'intimità col Figlio
di Dio e con la sua santa Madre .. Supplico nostro Signore Gesù e la sua
santissima Madre di benedirvi e di rendervi degni di servirli con la perfezione
che desiderano da voi. (L., 21).
Conservate un'intera applicazione del vostro spirito a Gesù, e a Maria, e un
gran desiderio di onorarli in modo speciale con lo stato dell'anima vostra e con
tutto ciò che potrà mai capitarvi. (L., 64).
Aprite perfettamente il vostro spirito allo Spirito eterno ed increato, ai suoi
disegni ed alla sua azione sopra di voi, in onore ed unione della ineffabile
applicazione dell'anima di Gesù allo Spirito Santo, .. e dell'anima di Maria
all'anima santa e divina di Gesù! Oh quali applicazioni e quali effetti sublimi ed
ammirabili ne derivarono! Oh quale vita dello spirito di Gesù nello Spirito
increato e dello spirito di Maria nello spirito di Gesù! Preferisco lasciarvi
ammirare questa vita piuttosto che proporvi i miei
295
meschini pensieri sopra un oggetto così degno (L., 35).
Come la colomba fa il suo nido nella pietra, fissate fa vostra dimora in Gesù in
onore della residenza della santa anima sua nella sua Divinità, come pure di
quella ch'Egli medesimo ha nella sua santissima Madre e che la sua santissima
Madre ha in Lui. (L., 171).
III
AVVISI A SACERDOTI E SUPERIORI
Ai Padri dell'Oratorio:
Onorate le fatiche del Figlio di Dio che camminava sconosciuto in mezzo al
mondo, ed insieme quelle, della sua santissima Madre. Nel pensiero di soggetti
così grandi e divini, dimenticate le vostre pene ed i vostri travagli. (L., 114).
Nelle vostre azioni pensate a Dio più che alle azioni medesime; e siccome
lavorate Per Lui, lavorate pure con Lui; con le vostre cure e le vostre
occupazioni onorate le cure e le occupazioni interiori ed esteriori della
santissima Vergine verso Gesù quando lo aveva in deposito su la terra. (L.,
155).
Onorate le fatiche di Gesù e di Maria su la terra, e la loro carità, e offrite loro le
vostre fatiche e le vostre preoccupazioni. (L., 174),
Siate moderato nel lavoro ... ricordatevi che Gesù non ha fatto su la terra tutto
ciò che vi era da fare ... Adorate la sua umile moderazione e prudenza..
Onorate pure la sua santissima Madre così divinamente potente e così
umilmente trattenuta nello stato nell'apparenza della vita comune, Onorate la
sua utilità così eminente, eppure nascosta nella moderazione e nell'apparente
meschinità della sua vita umile, e delle sue occupazioni più private che
pubbliche. Oh! quanta grazia in questa vita nascosta!
296
Quanta eminenza e quale preziosa utilità! Quanta potenza e fecondità in quella
vita privata! E invece quanta bassezza e inutilità nella nostra vita pubblica e
nei nostri travagli più apparenti che reali! Imitate questi divini modelli, e con la
condizione interna ed esterna della vostra onorate la vita di Gesù e di Maria.
(L., 139).
Ricorrete alla santissima Vergine e all'autorità suprema che il Figlio suo le ha
dato sopra ciò che gli appartiene, affinché Ella si degni di essere Madre
dell'anima vostra e della vostra casa. In tutte le vostre fatiche, sperate in Gesù
e in Maria, e onorate accuratamente la loro vita e il loro lavoro su la terra. (L.,
118).
Offro la vostra casa a Gesù nel Tempio in mezzo ai dottori, ed alla Santa
Vergine che lo cerca durante quei tre giorni. Supplico questa Vergine
santissima, in onore dei suoi dolori e dei suoi affanni nella ricerca di suo Figlio
di prendere sotto la sua protezione la vostra casa e di infonderle qualche
benedizione particolare. (L., 116).
Offrite le vostre fatiche e la vostra carità nel servire i pellegrini, ad onore della
santissima Vergine e di tutte le sue fatiche nel servire il suo unigenito Figlio
Gesù Cristo Nostro Signore nel suo pellegrinaggio su la terra (L. 121).
Procurate di indurre il Padre L. ad accettare l'ufficio di superiore in onore della
superiorità che il Figlio di Dio e la santissima Vergine hanno sopra di lui. (L.
128).
Vi supplico di ammettere alla vestizione i novizi di cui mi scrivete, in onore
della vita nuova di Gesù su la terra e dell'ufficio di Madre che la santa Vergine
esercitò sopra di Lui, e delle azioni interne ed esterne ch'Ella fece in
conseguenza delle sua maternità. (L. 127).
Abbiatevi riguardo e ricordatevi che non appartenete più a voi stesso, ma a
Gesù e a Maria e che perciò non avete più nessun potere di disporre di voi. Essi
vogliono
297
che vi usiate riguardo e che lavoriate non solo per loro, ma pure per mezzo di
loro; vogliono cioè essere la causa e il principio e non solo il motivo delle
vostre opere di carità. Non dovete quindi lasciarvi trascinare dal vostro zelo,
ma lo dovete mettere ai piedi di Gesù e di Maria e sottoporto al loro potere;
essi devono spingervi e moderarsi secondo la loro volontà. (L., 123).
Adorate l'autorità e la fecondità divina nelle processioni eterne e
nell'operazione del mistero dell'Incarnazione; onorate pure la santissima
Vergine nella sua mirabile fecondità che la rende Madre di Dio; e offrite tutto
questo all'Eterno Padre in supplemento della vostra pochezza e inutilità. (L.,
143).
Abbiate dolcezza e affabilità verso le vostre dipendenti e ricorrete per questo
alla santissima Madre di Gesù; considerate queste anime come sue figlie e
serventi; riflettete come Ella si degni di accoglierle come tali, malgrado i loro
mancamenti. Onoratele e amatele per questa considerazione (L., 38).
È dovere dei sacerdoti professare una speciale pietà e devozione verso Gesù e
la sua santa Madre che non va mai separata da Lui, in onore del legame
ineffabile ch'Ella ha col Figlio di Dio ... in conseguenza della sua Maternità e per
la sua qualità di Madre. Da una tale pietà e divozione deve nascere un legame
speciale a Gesù e a Maria, legame di omaggio e di servitù, legame di
appartenenza e di dipendenza, legame di amore e di unione di spirito, col dare
a Gesù e a Maria sopra di noi il potere che possiamo dar loro per elezione della
nostra volontà, alla quale hanno diritto per i loro titoli eminenti e per le loro
qualità singolari conosciute e sconosciute, e in adempimento dei loro disegni,
ed ordini sopra di noi, sia segreti sia manifesti. (O., 193).
Procurate, ve ne prego, che continui nella vostra casa
298
la divozione generale verso Nostro Signore Gesù Cristo e la sua .. santissima
Madre, con gli affetti interiori e l'umile e devota recita della loro litanie alla
mattina e alla sera. (L., 171).
In occasione dell'unione dell'Oratorio già esistente in Provenza con quello da lui fondato,
scrive:
Offro questa unione mutua e reciproca, la dedico e la consacro ad onore della
unione strettissima dell'Eterno Padre col Figlio suo nell'unità della sua Essenza
e nella divina potenza della generazione eterna, all'onore dell'unione
strettissima del Verbo con la nostra umanità in virtù del mistero
dell'Incarnazione, e all'onore dell'unione di Gesù con la Vergine per la grazia
eminente, singolare e propria a Lei sola fra tutti gli spiriti creati, vale a dire,
per quella grazia che Dio le ha conferito scegliendola per sua Madre e facendosi
suo Figlio, grazia della Maternità divina che tutta la Chiesa onora quando la
chiama Madre di Dio. (L., 112).
IV
LA DEVOZIONE A MARIA NELLA CONGREGAZIONE DELL'ORATORIO.
Ai suoi sacerdoti il Padre de Bérulle raccomandava una divozione speciale alla Vergine.
considerandola «come interessata nelle opere e nelle anime del suo divin Figlio e come Regina
del cielo e della terra»; insisteva inoltre perché onorassero in modo singolare la autorità santa
e suprema di Gesù e della sua santa Madre su le anime. (Norme di direzione, cap. XVI e XXX).
«Mai si era visto una professione di dipendenza verso la SS. Vergine più assoluta che
all'Oratorio. Come sarebbe stato diversamente? Non sono forse i sacerdoti i continuatori
attraverso il mondo dell'opera di Maria? Come Maria generano il Verbo Incarnato, come Maria
lo offrono all'Eterno Padre; come Maria lo dànno al mondo: e per mezzo di Maria ricevono
quella grazia che, fra tutte, meglio richiama l'incomparabile privilegio della Maternità divina,
cioè la grazia del sacerdozio. Perciò il
299
Cardinale de Bérulle stabilì una festa speciale per onorare le Grandezze di Maria; ordinò pure
che ogni giorno si cantassero o si recitassero le Litanie aggiungendovi un'orazione dove
mirabilmente esaltava la sublime dignità di Madre di Dio che è il più bello dei titoli della
Vergine 1.
«Ordinò inoltre che si osservasse il digiuno nelle vigilie delle feste a Lei consacrate; e che si
suonasse l'Angelus prima della meditazione affinché il servizio di Maria avesse principio con la
giornata medesima e che le prime e le ultime azioni di ogni giorno fossero consacrate a Lei,
perché Ella ha diritto di padronanza suoi nostri giorni e su la nostra vita.
«Il sacerdote oratoriano al primo svegliarsi doveva unirsi a Maria ed ai Santi nel sacrificare il
principio della sua giornata, a loro imitazione, secondo lo spirito della grazia. Svegliandosi
durante la notte, doveva pensare alla Vergine ed ai Santi perché vegliassero alla sua
conservazione durante il sonno. Più volte al giorno doveva onorare Maria sotto il titolo di Madre
di Dio; anzi non doveva incominciare nessuna azione di qualche importanza senza offrirla a
Maria, attestando in tal modo il suo rispetto, il suo amore e la sua filiale ed irrevocabile
dipendenza verso Colei che nelle castissime viscere portò il Figlio di Dio» 2.
________________________
(1) OREMUS. Deus ineffabilis misericordiae, qui non solum homo, sed etiam
Filius hominis fieri dignatus es, et mulierem matrem in terris habere voluisti,
qui Deum Patrem habebas in coelis: da nobis quaesumus, ejus memoriam
devote celebrare, ejus maternitatem summe venerari, ac ejus
superxcellentissimae dignitati humillime subesse, quae te de Spiritu sanctu
concepit, te virgo peperit, et te in terris subditum habuit, Dominum nostrum
Jesum Christum Filium Dei unigenitum: qui cum eodem Patre et Spiritu sancto
vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen. (MIGNE, col. 1750). (O Dio
d'ineffabile misericordia, che vi degnaste di farvi non solo uomo, ma anche
Figlio dell'uomo, e mentre in cielo avevate Dio per Padre, voleste avere per
madre su la terra una donna: fate, vi preghiamo, che celebriamo con divozione
la memoria della Madre vostra, onoriamo con somma venerazione la sua
Maternità e stiamo sottoposti con grande e costante umiltà alla
sovraeccellentissima dignità di Colei che vi concepì per opera dello Spirito
santo, vi partorì nella verginità e vi ebbe in terra come suddito, o Signor nostro
Gesù Cristo; Unigenito Figlio di Dio, che vivete e regnate col medesimo Padre e
con lo Spirito santo nei secoli dei secoli. Così sia).
(2) HOUSSAYE, op. cit., II, pag. 56.
300
Altre prescrizioni per i sacerdoti dell’Oratorio
Fare ogni giorno con una cupa speciale ossequi a Gesù Cristo: (Adorazione -
offerta di se stesso . intenzione di far tutto a sua gloria). Compiere
proporzionatamente i medesimi atti verso la SS. Vergine Madre di Dio,
onorandola singolarmente nella sua dignità e grazia di Madre di Dio e nella
suprema autorità che corrisponde a tale dignità.
Accettarla come la nostra sovrana Signora dalla quale vogliamo dipendere in
tutto quanto ci concerne.
Offrirci a Lei come a quella che ha potere sopra di noi per la sua sovranità,
affinché disponga di noi a suo beneplacito; darle tutto quel potere che è in
nostra facoltà, in onore di quello che Ella ebbe sul Figlio medesimo di Dio, il
quale si degnò di assoggettarsi a Lei facendosi suo Figlio; e infine offrirle
un'intenzione per la quale riferiamo a sua gloria, dopo che a quella del suo
divin Figlio, la nostra vita, le nostre parole, le nostre azioni ed i nostri pensieri.
Non faremo nessuna azione importante senza offrirla al Figlio di Dio ed alla
Vergine come cosa che loro appartiene, in unione con le loro azioni su la terra,
domandando la grazia per farla bene (MIGNE, 1630).
Per la santificazione del sonno:
Oltre l'offerta che dobbiamo fare del nostro sonno, come di tutti i momenti
della nostra vita, a Gesù Cristo ed a Maria come ai nostri sovrani; sarà bene, in
compenso del lungo tempo che passiamo senza elevarci a Dio durante la notte,
pregare i Santi cui siamo particolarmente divoti di amare Dio per noi, affinché
non potendo offrirgli nessun atto di amore da noi medesimi, almeno gli
rendiamo amore per mezzo di altri; (MIGNE, 1631).
Per le ricreazioni:
Il Figlio di Dio su la terra ebbe due sorte di
301
conversazioni ben differenti, le une deliziose con sua Madre, con S. Giuseppe e
con parecchie anime da Lui santificate; altre invece penose e disgustose, come
quelle che dovette sopportare con i Giudei e con i Farisei. Noi pure dobbiamo
accettare le conversazioni disgustose tanto volentieri come quelle che sono
piacevoli. (Reg. dell'Orat. - Conversazioni coi forestieri).
V
SUGGERIMENTI E PREVENZIONI PER LE CARMELITANE
Ogni giorno offrite Gesù all'Eterno Padre, l'anima vostra al Figlio e il vostro
cuore allo Spirito Santo, il quale è lo Spirito del Padre e del Figlio, affinché
questo divino Spirito, come lega Dio a Dio, Dio Figlio a Dio Padre, si degni pure
di essere il vincolo che unisca il vostro essere a Dio ... Non dimentichiamo la
Vergine Santissima, che appartiene così degnamente, così santamente e così
particolarmente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Maria è figlia e sposa del
Padre, Madre e servente del Figlio, e Santuario dello Spirito Santo dove questa
divina persona compì l'operazione più insigne dopo le processioni eterne,
poiché in Lei compì il mistero dell'Incarnazione. Questa Vergine santa, divina,
ammirabile, diede se medesima alla Santa Trinità e al Figlio Unigenito di Dio, in
particolare con queste grandi parole: Ecce ancilla Domini (Luc., I, 38). Da
queste parole derivarono la sua più grande dignità e il suo maggior gaudio,
poiché ne derivò il Mistero dell'Incarnazione che allora si compì in Lei.
Ogni giorno onorate con grande riverenza ciò che Maria è per Gesù e per la
Santa Trinità, e ciò che Gesù è in Maria. In queste relazioni si comprendono
molte cose
302
che la mia penna non è capace di scrivere, né la mia lingua di esprimere. In
onore e per rispetto di cose così sublimi, fate alla Vergine, con tutto il vostro
potere, donazione di voi, stesse; ma pregatela che usi del suo potere, per
donarvi Lei medesima a sé e al suo unigenito Figlio Gesù, perché il nostro
potere è troppo debole per far ciò nella misura e nel grado in cui dobbiamo
appartenere a Gesù e a Maria. (L., 27).
Ordinazioni portate nelle visite ai monasteri:
Ordiniamo che la divozione verso la Santa Vergine Maria sia grandemente
coltivata e accuratamente mantenuta nelle anime; a questo effetto ogni suora
una volta al giorno piegherà il ginocchio, nelle sue divozioni particolari, davanti
alla santissima Vergine: dapprima per rendere omaggio alle sue grandezze ed
alla sua sovranità come Madre di Dio; inoltre per offrirle il proprio essere, il
proprio stato, la propria vita e le proprie azioni, e supplicarla di degnarsi
disporla a renderle quell'onore e quell'amore quotidiano ch'Ella richiede dalle
sue figlie e serventi su la terra. Allo scopo di rendere anche interiore e
spirituale questa divozione esteriore e sensibile, ciascuna avrà cura di scegliere
un tempo propizio e un luogo adatto onde fare quest'azione con raccoglimento
e buona disposizione, aggiungendo a queste intenzioni brevi preghiere vocali.
Una volta al mese da tutte si farà una santa Comunione in onore delle
grandezze di Maria, per il compimento dei suoi desideri su la terra, per
l'incremento della sua gloria nelle anime e per ottenere dalla sua misericordia
la grazia di dedicarsi verso di Lei a quella servitù che conviene alle sue figlie e
serventi... Occorre poi che ognuna ecciti in sé un sentimento di grande
umiliazione, considerando quanto sia scarso l’onore che rende a Colei che Dio
onora così tanto, nella quale e per mezzo della quale Egli
303
compie meraviglie sì grandi ed incomprensibili, così degne di essere
considerate ed eternamente ammirate dagli angeli e dagli uomini.
Ogni mattina si suonerà l'Angelus affinché il servizio esterno della giornata
incominci con la Santa Vergine e con l'omaggio al mistero dell'Incarnazione che
in Lei si compì. Ognuna avrà poi cura di dare a Gesù cristo ed alla sua Santa
Vergine i primi e gli ultimi pensieri della giornata e di offrirle in modo
particolare le prime e le ultime azioni esterne onde incominciare e finire le
giornate per mezzo di Colei alla quale appartengono le nostre giornate e la
nostra vita ...
Avrete cura di pensare ogni tanto all'Umile degnazione della santissima
Vergine, la quale essendo Madre di Dio, si abbassa sino a voler essere Madre
delle anime nostre e lo desidera ben più ardentemente di quello che nessuna di
voi brami questa santa e felicissima filiazione verso di Lei, anzi molto più di
quanto lo possiate desiderare voi medesime. La Vergine santissima la vince in
questo desiderio sopra ciascuna di voi; e tuttavia Ella considera di più il vostro
bene e le vostre grandezze che non la sua dignità; avrete perciò cura di
dimenticare le vostre pene, i vostri pensieri ed i vostri umili desideri, onde
rinnovare in voi il desiderio di essere figlie e serventi della Vergine santissima e
di essere tali con tutta perfezione ...
In conformità con questa felice, qualità di figlie della santissima Vergine, ormai
uno dei vostri più grandi impegni sarà di procurare il compimento dei desideri
della santa Madre di Dio su la terra e di pregare a questo effetto. Tali desideri
di Maria sono sconosciuti al mondo e meritano bene di essere uno dei principali
oggetti delle vostre preghiere perché sono oltremodo ardenti, santi e divini e
sono una parte principale dello stato e dei pensieri della sua anima così
sublime e così divina. Invano voi
304
avrete la pretesa di essere sue figlie e serventi se non parteciperete a questi
desideri e non ne bramerete l'adempimento.
Parimente una delle vostre cure particolari sarà di offrire a Maria le vostre
azioni interne ed esterne con uno spirito di umiliazione e di assoggettamento a
questa santissima Vergine onde essere animate da una disposizione interiore e
permanente che sia veramente conforme allo stato che avete abbracciato di
figlie e serventi della santissima Vergine, purissima e degnissima Madre di Dio.
(Opus., 198-199).
Ad una priora delle Carmelitane:
La divozione che le vostre novizie professano verso la santissima Vergine è una
benedizione particolare che dovete conservare ed accrescere nel loro spirito.
Ricordatevi che la Madre di Dio dar Figlio suo è onorata più che da tutte le
creature assieme, come dal Figlio suo è conosciuta più che da tutte. In onore di
questo onore immenso che il Figlio rende alla Madre e la Madre al Figlio, ciò
che costituisce in cielo un coro e un ordine a parte, procurate che il Figlio e la
Madre siano onorati dalle anime della vostra casa, la quale deve essere come
un cielo in terra e imitare su la terra ciò che avviene in cielo. (L., 30).
VI
ESEMPIO DEL CARD. DE BERULLE
Il Card. de Bérulle dava lui medesimo, l'esempio, in tutta la sua condotta, di una devozione
illimitata alla Santissima Vergine, praticando con filiale pietà quanto suggeriva ed insegnava
agli altri.
Ancora giovinetto nel Collegio di Clermont edificava tutti, maestri e condiscepoli, col suo amore
per Maria; era per lui un grande onore scopare la cappella della Congregazione mariana e
305
ornare l'altare della Vergine. Maria in premio della grande devozione che egli le dimostrava lo
ricolmava di favori particolari. Una notte del santo Natale «più illuminata per lui che il più bel
giorno», Pietro de Bérulle, che aveva solo 17 anni, rapito in ispirito durante la santa Messa,
ricevette particolari illuminazioni sul mistero dell'Incarnazione; Maria, inoltre, gli apparve col
divin Bambino tra le braccia e chinandosi dolcemente verso il suo giovane servo, gli offrì Gesù
Infante. Ma Pietro ingenuamente esclamò: «No, no, santa Vergine, sta ben più santamente
nelle vostre mani; usatemi soltanto la misericordia di accogliermi e di costudirmi insieme con
Lui». 1
Nelle sue numerose lettere non se ne trova quasi nessuna dove non parli, ed anche più e più
volte, della santissima Vergine; il suo pensiero ordinario era proprio quello di Gesù e di Maria
come raccomandava Lui stesso alle Carmelitane; in ogni occasione ed in ogni cosa la sua
intenzione si portava a Maria: tutto in suo onore. Per sua disposizione, tre volte al mese ogni
Padre della Congregazione doveva applicare la santa Messa per l'adempimento dei desideri
della santa Vergine, ed ogni fratello recitare la corona e fare la santa Comunione alla
medesima intenzione. Dal Card. de Bérulle il Padre de Condren e il Ven. Olier impararono
quella pia pratica di celebrare la santa Messa alle intenzioni di Maria 2.
Scriveva ad un Padre cui era affidato il servizio di un Santuario di Maria:
La cura che debbo avere dell'onore di Dio e della perfezione delle anime nella
casa ch'Egli si è compiaciuto di darci, mi obbliga più strettamente ancora di
usare un tal riguardo speciale per quelle case che a Lui sono consacrate in
Onore della sua santissima Madre. Vi esorto pertanto a star attendo, nel vostro
ufficio, a questa obbligazione e di fare intendere a tutti i Padri che la santa
Vergine la quale si è degnata di darci questa sua casa, sarà corrucciata contro
di noi se mancheremo a questo dovere e se in un luogo dove da lontano i fedeli
vengono a
___________________________
(1) Cfr.: HOUSSAYE, I, pag. 108
(2) Cfr.: GIOV. OLIER, Fiori di dottrina, Monza, Artigianelli, 1935, pag. 178.
306
cercare grazia e santificazione, noi che abbiamo la missione di raccogliere
queste grazie e di applicarle agli altri, mancheremo alla perfezione di questa
grazia o santità alla quale ci invitano la nostra professione e la santità del
luogo. (L., 149).
I suoi biografi notano tra le sue pratiche di devozione che «non usciva mai di casa senza
andare ad offrirsi a Gesù davanti al SS. Sacramento e a Maria Vergine nella cappella a Lei
dedicata; quando poi rincasava, non mancava di presentarsi ancora a Gesù ed alla sua S.
Madre.
Quando si trattò del viaggio in Spagna per l'introduzione delle Carmelitane in Francia, mentre
egli con gran fervore celebrava la santa Messa la Vergine gli apparve dicendogli: «Se per mio
onore intraprenderai questo viaggio, sarai mio in modo più particolare». Il Card. de Bérulle in
seguito a questa visione che sottopose all'approvazione di persone gravi e competenti, si
decise a vincere risolutamente ogni difficoltà per il compimento di quel disegno 1.
Trovandosi poi a Madrid nel momento dei più forti calori estivi, nelle ore del pomeriggio in cui
tutti anche i religiosi si davano al riposo, egli benché sofferente attraversava la città in ispirito
di penitenza, e portandosi nella Cattedrale vi stava a lungo prostrato davanti all'altare della
Vergine onde supplicarla di vincere Ella medesima le gravissime difficoltà di quell'opera santa.
Non si stancava di ripeterle queste semplici parole: Mostra te esse Matrem (Mostrate che siete
nostra Madre), si rialzava sempre confortato da una dolce e ferma fiducia 2 e scriveva alla
signora Acarie che fu poi la B. Maria dell'Incarnazione:
È questo un affare di Maria, ecco l'unico pensiero che mi consola, e mi conforta
interiormente in queste trattative. (L., 103).
Quando considero davanti a Dio che è affare della sua santa Madre la quale
comanda a tutto quanto v'è in terra, e che è un affare che sinora venne da Lei
assistito con favore straordinario... non posso cedere né piegarmi in nulla,
quindi voglio che l'opera si compia non solo, ma
_________________________
(1) HOUSSAYE, I, pag. 292.
(2) Ibid., pag. 320-321.
307
che si compia col massimo vantaggio per il bene di quell'Ordine in Francia, non
ostante qualsiasi apparente impossibilità; e mi sembra che io debba credere
che Dio voglia così. (L., 105).
Quando fu creato Cardinale, dopo la solenne cerimonia dell'imposizione del cappello
cardinalizio compiuta dalla Regina in assenza del Re, il novello Cardinale rispose:
Questo cappello dovrebbe essere riservato a chi lo meritasse meglio di me... Mi
permetto di dire a Vostra Maestà che Ella può bensì conferirmi questa dignità,
ma non può darmi la grazia che mi è necessaria e che mi manca per fame un
buon uso. Occorre quindi che mi rivolga a Gesù Cristo ed alla sua santa Madre
e che supplichi le Maestà del cielo di conferirmi ciò che non posso ricevere dalle
Maestà della terra, la grazia cioè di servire bene, in tale dignità, Dio, sua
Santità e Vostra Maestà.
Un tal linguaggio eccitò grande stupore in tutti. Uscendo dal Louvre, il Card. de Bérulle si fece
condurre alla Chiesa di NotreDame, e vi stette lungamente in preghiera, supplicando il
Signore di concedergli tutte le grazie di cui aveva bisogno, per intercessione della Vergine
santissima alla quale fece una nuova consacrazione della sua persona e della sua dignità
(HOUSSAYE, Op. cit., III, pag. 261-262).
VII
CONSIGLI DEL CARD. DE BERULLE ALLA REGINA D'INGHILTERRA.
Dopo il Figlio di Dio non havvi nulla di simile alla Madre sua, né in cielo, né in
terra. Il Figlio di Dio l'ha congiunta al se stesso nella maggior parte dei suoi
misteri, e nel mistero dei suoi Misteri che è, l'Incarnazione, poiché in Lei e da
Lei ha voluto rivestirsi della nostra umanità. Non separate dunque, nelle vostre
divozioni, ciò
308
che Dio ha congiunto in una unione così santa, così divina, così sublime
nell'Ordine della Grazia. Tutti i vostri pensieri siano diretti a Gesù e a Maria,
perché Gesù e Maria sono uniti assieme per natura e per grazia: Gesù è il
frutto glorioso delle viscere di Maria, carne ed ossa delle ossa di Maria. Questa
carne che ora adorate in Gesù, prima era carne santa e venerabile di Maria,
carne sempre santa ed immacolata, benché non ancora adorabile; Carne
appartenente o a Gesù o a Maria, venerabile in Maria, adorabile in Gesù. Nei
vostri pensieri e nelle vostre divozioni, Maria sia unita a Gesù; nelle parole,
invocate il nome di Maria con quello di Gesù; qualsiasi vostro sentimento di
pietà tenda a Gesù e a Maria. Gesù è l'umile Figlio di Maria, Maria è la degna
Madre di Gesù. Dopo dunque di aver salutato Gesù, salutate la Vergine con la
seguente
VIII
PREGHIERA
O Vergine santa, Madre di Dio, Regina degli Angeli, meraviglia del cielo e della
terra, io vi rendo omaggio in tutti i modi che posso, secondo l'ordine voluto da
Dio, come esigono le vostre grandezze e conforme alla volontà del vostro
unigenito Figlio Gesù Cristo di vederti onorata in Cielo e in terra. Vi offerisco
l'anima mia e la mia vita: a Voi, voglio appartenere per sempre e rendervi un
omaggio particolare nel tempo e nell'eternità.
Madre di grazia e di misericordia, intendo eleggervi per Madre dell'anima mia,
in onore della elezione che Dio si è compiaciuto di fare di Voi per essere sua
Madre. Regina degli uomini e degli Angeli, Vi accetto e Vi riconosco per mia
Sovrana, in onore della dipendenza che da Voi come sua Madre ha voluto
avere il Figlio di Dio, mio
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Salvatore e mio Dio; e in tale qualità Vi dono sopra di me, su l'anima mia e su
la mia vita tutto quel potere che posso darvi, secondo l'ordine voluto da Dio.
O Madre di Gesù, voglio essere vostro e servire al vostro nome ed alla vostra
gloria. Consideratemi come cosa vostra e nella vostra bontà trattatemi come
suddito della vostra potenza e oggetto delle vostre misericordie.
O sorgente di vita e di grazia, Rifugio dei peccatori, ricorro a Voi, perché viva
nella grazia del mio Dio, ed eviti il peccato, onde sia preservato dalla morte
eterna.
Prendetemi sotto la vostra speciale protezione, fate che sia partecipe dei vostri
privilegi, e in virtù delle vostre, grandezze e del diritto di proprietà che avete
sopra di me, io ottenga quanto non merito di ottenere nel mio nulla e nella mia
indegnità. In onore del momento felice della Incarnazione in cui Dio si fece
uomo e Voi foste fatta Madre di Dio, nelle vostre mani depongo l'ultima ora
della mia vita la quale sarà decisiva per la mia eternità. O Vergine e Madre
tutt'assieme! O Tempio sacro della Divinità! O Meraviglia del Cielo e della terra!
O Madre del mio Dio, a Voi, appartengo per il titolo generale delle vostre
grandezze; ma voglio pure essere vostro schiavo per il titolo della mia elezione
e della mia risoluta volontà. Mi consacro a voi e al vostro unigenito Figlio Gesù
Cristo nostro Signore; e voglio che non passi mai nessun giorno senza ch'io
renda a Lui e a Voi qualche omaggio particolare come attestato della mia
dipendenza e della mia umile servitù, nella quale desidero vivere e morire. Così
sia. (O., 194).