CITTA’ SANT’ANGELO, annoverato tra “I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA”.
Il Comune di Città S. Angelo ha ottenuto nel 1999 il riconoscimento di città d’arte, nel 2009, primo fratutti i Comuni della provincia di Pescara ed unico dell'area Montana Vestina, l'ambito riconoscimento di
rientrare tra i Borghi più Belli d'Italia, Club di Prodotto nazionale finalizzato alla tutela e allavalorizzazione del grande patrimonio di storia, arte, cultura, ambiente e tradizioni presente nei piccoli
borghi italiani. E’ anche città del vino e dell’olio, città slow, città verde.
Come località turistica una menzione merita Marina di Città Sant'Angelo che da piccolo borgo dicontadini pescatori si è trasformato in un ordinato quartiere residenziale, con attività commerciali,
ricettive e spazi per il tempolibero. Di recente è stato inaugurato anche il primo Outlet StoreVillaged'Abruzzo.
Da vedere
A soli cinque minuti dall’uscita autostradale Pescara Nord scoprirete la bella Città Sant’Angelo. Il centrostorico di Città Sant’Angelo è una suggestiva parentesi del tempo, dove immergersi in un’atmosfera ricca
di molteplici spunti. Dalle numerose manifestazioni culturali ed enogastronomiche che si svolgono nelcorso di tutto l’anno, alla scoperta di beni architettonici di grande valore, fino alla romantica passeggiatapanoramica dove il mare a est e le montagne a ovest si affacciano imponenti allo sguardo, questo antico
borgo accoglie il visitatore in una dimensione unica. Posta a 325 metri sul l. m. Città Sant’Angelo
stupisce per la sua vivacità, le sue sentite tradizioni, i prodotti tipici, l’incantevole paesaggio e unaposizione davvero invidiabile. A soli 18 chilometri dalla città di Pescara, a 30 minuti dalla montagna e con
il mare che lambisce il suo territorio, questo borgo collinare è il luogo perfetto per un soggiornorilassante e stimolante nello stesso tempo. Inizieremo la nostra visita guidata con: Il
Cisternone
La grossa cisterna pubblica si trova sotto il Giardino Comunale (ex campo boario detto Piano deglizoccolanti). Opera dell’Ing. Antonio Liberi, iniziata nel 1886 e collaudata nel 1894. Otto anni di lavoro per
una spesa di lire 6.000: all’epoca l’acqua non arrivava in tutte le case ed il Cisternone consentival’alimentazione di tutte le fontane pubbliche del paese.
Giardini pubblici
“ In capo alla salita che conduce a Città Sant’Angelo, la prima cosa notevoleche si incontra è il Giardino pubblico.
… Ci sono state piantate piante ornamentali, ci sono state tracciate delle aiuole.Ma sì! E’ difficile curare la manutenzione di un giardino pubblico, sotto il sole di
agosto, nei nostri reali domini al di là del Tronto”.G. ANSALDO (Stella nera)
“LA CITTA’ SUL COLLE” da L’Italiano, Bologna settembre 1932.Chiesa di Sant'Antonio
Iimmersa nella Villa Comunale, sul colle detto di Santa Chiara, fuori dalla cinta muraria. Alla fine del XIIIsecolo, era sorto un ricovero di Clarisse, che fu abbandonato intorno alla metà del XIV secolo. Fu l’Ordine
dei Minori Osservanti che, dietro assenso di Papa Pio I nel 1458, provvide a riadattare ed ampliare ilconvento semidistrutto con annessa chiesa, che fu intitolata a San Bernardino e ripopolata, nel 1460, grazie
all’arrivo di 12 confratelli. Nel 1627 il convento passò ai Frati Riformati, comunemente detti “zoccolanti”,che lo ampliarono nel 1692 e con successivi lavori nel 1782 (nuova cucina) e nel 1807 (nuovo refettorio); nel
1837 divenne luogo di studi teologici. Intorno al 1694, a cura del Canonico Procaccini, religioso nativo diCittà Sant’Angelo, vennero restaurati gli affreschi che adornavano le pareti del chiostro, pitture che eranostate realizzate nel secolo XIII all’epoca dell’insediamento delle Clarisse.La chiesa, di recente restaurata a
cura della Confraternita di S. Antonio di Padova, è a navata unica con pareti ornate da stucchi di epocabarocca; sul lato sinistro si aprono due ampie cappelle, nella prima si conservano le reliquie di San FeliceMartire, mentre la seconda è dedicata a Sant’Antonio e da qualche anno custodisce anche una reliquia del
Santo donata dall’omonima Basilica di Padova.Nella sacrestia si conservava un pregevole dipinto del ‘400,olio su tavola, raffigurante S. Michele, oggi restaurato e custodito presso la Soprintendenza dell’Aquila. La
facciata di gusto classicheggiante, ripartita a lesene, è coronata da un frontone triangolare. Durante il restauroè riaffiorato l’originale portale in laterizi bicromi, con ogni probabilità appartenente all’originario oratorio
delle Clarisse.
Entrando nel borgo antico da lungo il corso principale si potrà ammirare:
Il Belvedere
Il Belvedere è uno slargo antistante il vecchio asilo comunale, oggi trasformato in albergoristorante. Accanto è presente l’Istituto scolastico “Bertrando Spaventa”, uno dei più
antichi in Italia: le lezioni sono iniziate il primo maggio 1878. La particolarità del Belvedereè unire in un solo sguardo mare adriatico, le catene montuose della Maiella e quella del
Gran Sasso con il profilo della bella addormentata.
Collegiata di San Michele Arcangelo
Nella zona iniziale del centro storico, primeggia la “Collegiata di San MicheleArcangelo” (attualmente gli interni sono chiusi per opere di consolidamento e di
ristrutturazione). La Chiesa, dal 1353 eretta in Collegiata, è costruita nella zonainiziale del centro storico rivolta ad est su uno zoccolo artificiale di un precedentecostruzione risalente al IX secolo.L’imponente edificio cultuale è costituito da due
navate (S. Michele e S. Giovanni) ed è completato da un pregevole porticatoquattrocentesco, suddiviso in due atri coperti con in travatura a capriata tra i
quali si innesta l’ampia gradinata d’accesso, che – secondo un’ipotesi del Gavini
– ha occupato lo spazio destinato alla primitiva terza navata. Simbolo del primato dellachiesa sul civile, la grande torre campanaria si innalza per 47 metri (misura equivalente alla lunghezza delporticato) ed è segnata da quattro marcapiani in laterizio lavorato. Due lapidi, poste sul lato sud-est della
torre, fissano al 1425 la data della sua costruzione ad opera di maestranze napoletane ed al 1709 l’anno dellaricostruzione del campanile, crollato a causa del terremoto del 1706.
Avanzando lungo il corso innumerevoli sorprese carpiscono l’attenzione, dal prezioso palazzo baronale aquelli gentilizi, tra i quali spiccano Palazzo Di Giampietro, Colamico, Sozj, Ursini e Coppa Zuccari, acomplessi architettonici vasti e articolati, nei quali chiese e monasteri si innestano perfettamente con
l’attuale conformazione del Borgo; ne è un esempio la Sede Comunale, che dal 1809 occupa il monasterocollegato alla Chiesa di S. Francesco ed ancora, la sede del Museo Civico occupa l’antica chiesa di S.
Salvatore, Si vedrà quindi il Rione Casale con le sue antiche stradine del Ghetto, del Grottone e di Minerva;infine, la chiesa di S. Chiara.
Importante è la presenza di centri culturali come il Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea collocatonell’Ex Manifattura Tabacchi, che rappresenta un riferimento qualificato per i nuovi fermenti artisticinazionali e internazionali, vantando rilevanti collaborazioni con la Biennale di Venezia, la Biennale di
Istanbul e il progetto “Godart”.
Altri luoghi che saranno visitati:
Chiesa di San Francesco
LLungo il centralissimo Corso primeggia la Chiesa di San Francesco, inserita in un complesso
conventuale architettonico vasto ed articolato, occupato in massima parte, dal 1809, dalla sedemunicipale. Da ammirare all’interno il pavimento a mosaico, realizzato nel 1845, e la tela raffigurante la
Madonna del Rosario e San Domenico, opera del pittore angolano Paolo De Cecco, componente del“Cenacolo di Francavilla” con Michetti, Tosti, d’Annunzio, Barbella ed altri illustri artisti abruzzesi
della fine del XIX secolo.Al’esterno la torre campanaria, a pianta quadrata, fino alle arcatelle in laterizioche ne demarcano la parte più antica risulta edificata in epoca quattrocentesca, mentre è attribuito a
Raimondo di Poggio o a suoi allievi il “Portale delle Meraviglie”, unico esempio di portale trecentescocolorato, di recente restaurato unitamente al dipinto di Paolo De Cecco.
Palazzo Municipale
Il convento di S.Francesco, dopo la sua soppressione, nel 1809 divenne sede comunale.
La modifica funzionale del complesso conventuale trova ragione anche nellastorica mancanza di un edificio con spiccate e prevalenti funzioni civiche eamministrative, plausibilmente perché tali funzioni erano affidate al potere
ecclesiastico. La sua pianta è dunque quella tipica di un chiostro medievale, invece nellaparte che fu u6lizzata a refe8orio del convento oggi c’è il Teatro Comunale.
Vallone Ghiotti
Vallone Ghiotti collega la Chiesa di Santa Chiara al Giardino delle Clarisse, usatoai tempi del convento come area per le coltivazioni ed oggi uno dei punti più
caratteristici della città, che durante nelle manifestazioni estive diventa un teatroall'aperto. Il vallone prende il nome da Domenico Ghiotti, uno dei garibaldini di
Città Sant'Angelo.Nel 1867, assieme a Pasquale Baiocchi, Vincenzo Basile, Michele Valloreo, Antonio e Filippo Natali,
Antonio Cilli e Giandomenico Terenzi parB alla volta di Nerola. Il gruppo aveva l'intenzione dipartecipare alla conquista di Roma, ma viene faJo prigioniero, rinchiuso a Castel Sant'Angelo, e poitrasferito successivamente a Civitavecchia. Gli oJo angolani, liberaM, sono rispediM in patria; ma
rifiutano il denaro che le autorità ponMficie offrono per il viaggio.Chiesa di Santa Chiara
La Chiesa di Santa Chiara. L'attuale aspetto della chiesa è frutto di un rifacimentobarocco anteriore al 1730, anno in cui la badessa Laura de Sterlich stipulò un
contratto con gli stuccatori Girolamo Rizza e Carlo Piazzola per la nuovadecorazione dell'edificio. Da questo documento si deduce che, a quella data, ilavori strutturali erano già terminati, senza però fare cenno all'identità dell'autore
del progetto. La chiesa presenta un impianto molto originale, considerato ununicum nell'ambito dell'architettura francescana abruzzese. La chiesa è inserita inun corpo di fabbrica affacciato su una piccola piazza e staccato dalla struttura
principale dell'annesso convento. Lo spazio è costituito da un triangolo equilateroai cui vertici corrispondono, introdotte da archi, tre profonde cappelle absidatedelle quali, quella in corrispondenza dell'ingresso, leggermente più profonda; le
pareti, in asse con le cappelle, accolgono la porta di accesso per i fedeli e dueeleganti palchetti. Il passaggio dalla pianta triangolare alla cupola circolare èmediato da due cornici: all'altezza dell'imposta degli archi ne corre una prima,mistilinea e sostenuta da lesene corinzie; la seconda poggia su brevi lesene e
ricalca il profilo della bella cupola emisferica con lanterna, caratterizzata da treaperture ovali, poste in asse con gli altari sottostanti. Le finestre si collocano nellafascia compresa tra le due cornici, che accoglie anche gli archi e sei medaglioni
sorretti da puttini. Lo spazio interno si presenta equilibrato ed unitario nonostante lasua articolata spazialità. Quest'ultima lascia il posto, all'esterno, a una scansione
semplice della facciata, attraverso un doppio ordine di lesene che incorniciano ilportale timpanato archiacuto e il finestrone rettangolare, mentre il tamburo
incastona la cupola. Girolamo Rizza e Carlo Piazzola, allievi di Giovan BattistaGianni, sono gli autori della decorazione in stucco che caratterizza la chiesa. Sitratta di un elegante apparato di cornici, modanature dorate e paraste che
accompagna la tanto originale articolazione interna degli spazi. Sono però glialtari, che presentano tutti lo stesso tipo di composizione, a polarizzare l'attenzione
dell'osservatore. All'interno di una partizione architettonica priva di ordini, unanicchia accoglie le statue a tutto tondo: santa Chiara di fronte, san Francesco a
destra e, presumibilmente, vista la presenza del cielo stellato, l'Immacolata asinistra, anche se ora l'altare è vuoto. Lateralmente, le nicchie sono
accompagnate da coppie di santi in rilievo, rispettivamente santa Barbara esanta Caterina d'Alessandria; sant'Antonio di Padova e san Pasquale Baylon; sanFrancesco di Paola e un altro santo non identificato. A coronamento degli altari
campeggiano tre altorilievi: di fronte, l'ordinazione di santa Chiara, con il taglio deicapelli da parte di san Francesco; a destra, santa Cecilia che suona
accompagnata dagli angeli; a sinistra, la trasverberazione di santa Teresa d'Avila. Iprofondi archi in cui alloggiano gli altari sono affiancati in alto, dopo la cornice
marcapiano, da sei medaglioni sorretti da puttini, raffiguranti con ogni probabilitàscene del Vecchio Testamento, tra le quali Giuditta con la testa di Oloferne;
mentre, in controfacciata, spicca la splendida cantoria che si conclude in altocon il cristogramma. Ponendosi con le spalle al portale, è possibile notare, sulla
sinistra, l'accesso ad alcuni locali attigui alla chiesa, da cui le suore ascoltavano lamessa tramite una grata metallica: nella decorazione a formelle che la
caratterizza, spiccano un foro, nel quale si poteva introdurre la mano, e unafinestrella dalla quale ricevevano la comunione. L'excursus relativo alle opere
d'arte, non può non ricordare la pavimentazione della chiesa e dei locali attiguiad essa, risalente al XIX secolo come attesta l'iscrizione collocata subito dopo il
portale di accesso, riferita alla committente: ME METILDE BALDASSARRE BADESSANEL 1856. Si tratta di un pavimento o "terrazzo" alla veneziana, caratterizzato dacolori tenui come il rosa, il giallo, il verde e il grigio: attorno al rosone centrale a
motivi vegetali e a nastro, si dipana un tessuto decorativo a triangoli chiari e scuri,mentre negli altri ambienti, la decorazione assume una struttura a formelle. Questatecnica, di antichissima origine, venne perfezionata ed esportata nel mondo dalle
popolazioni friulane, e consiste nella semina di un granulato variopinto, misto ascagliette di marmo e ciottoli fluviali di diversa granulometria, eseguita su una
base stratificata di mattoni, coppi macinati o pietrisco e polvere di marmo,mescolati a calce spenta. È soprattutto la disposizione ordinata della semina adeterminare la qualità del lavoro: si comincia dagli elementi più grandi fino via,via a chiudere tutti gli spazi con il pietrisco più fine. I motivi ornamentali, invece,
vengono riprodotti tramite la tecnica dello spolvero, la stessa utilizzata pereseguire gli affreschi; il tutto, alla fine, viene rullato, lisciato, stagionato e levigato.L'autore del pavimento di santa Chiara è Giovanni Pellarin, nativo di Sequals, chenel 1848 lasciò il Lombardo Veneto, agitato dalle lotte risorgimentali, per emigrare
in Abruzzo. Nel 1852, dopo altre committenze, giunse a Città Sant'Angelo, doveeseguì diversi lavori, tra cui il pavimento di questa bellissima chiesa.
Parlatorio-Cappella Convento delle Clarisse
E’ adiacente alla Chiesa di Santa Chiara dove è possibile vedere la “Ruota o rotadegli esposti”.
Un meccanismo girevole di forma cilindrica, costruito in legno, diviso in due partichiuse per protezione da uno sportello: una verso l'interno ed un'altra versol'esterno che, combaciando con una apertura su un muro, permettesse dicollocare, senza essere visti dall'interno, gli esposti, i neonati abbandonati.
Facendo girare la ruota, la parte con l'infante veniva immessa nell'interno dove,aperto lo sportello, si poteva prendere il neonato per dargli le prime cure.
Vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire chi di dovere di raccogliereil neonato, ed anche una feritoia nel muro, una specie di buca delle lettere, dove
mettere offerte per sostenere chi si prendeva cura degli esposti.Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l'aveva
abbandonato, al fine di testarne la legittimità, venivano inseriti nella ruota assiemeal neonato monili, documenti o altri segni distintivi.
La nascita del convento delle Clarisse spinse a realizzare il tracciato di Corso Umberto I (o ancheStrada del Sole), le cui estremità vengono raccordate alle strade ricavate dai valloni sui quali
insistono le porte di accesso al paese.
Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea
Il Museo Laboratorio "ex manifattura tabacchi", istituito con deliberazione del Consiglio Comunale n°25 del 25 marzo 1998, pur funzionando dal dicembre 1995, ed ottenuto, in data 24 settembre 2003, il
riconoscimento di classificazione alla IV categoria da parte del Comitato Tecnico Scientifico per i Beni
Museali della Regione Abruzzo, nasce con l’intento di proporsi come punto di riferimento e di sistemanel processo dell’arte contemporanea, svolgendo una intensa attività mediante l’organizzazione di
mostre personali e collettive, monotematiche o a tema libero, di incontri con gli artisti, di visite guidate,di corsi specifici di formazione professionale nel campo delle arti applicate, e la realizzazione di
cataloghi, video, cd ed altra documentazione cartacea, telematica ed audiovisiva.In effetti il Museo, sin dalla sua istituzione, rappresenta un riferimento internazionale e propositivo
per tutti i nuovi e significativi fermenti artistici, con uno sguardo prioritario verso la ricercaeuropea, offrendo agli artisti la possibilità di operare in loco e consentendo alla Città di partecipare
da protagonista al dibattito culturale ed artistico, con il coinvolgimento della collettività e delmondo scolastico.
Dispone di un ricco e qualificato patrimonio di opere dei più apprezzati ed emergenti artisti nazionali edinternazionali.
Percorrendo alcune cara8eris6che e stre8e vie interne per raggiungere la parte più alta del borgo sipotranno ammirare:
Chiesa San Bernardo
La Chiesa San Bernardo (attualmente non visitabile) è edificata sul sito di una costruzione del XIVsecolo, è collocata su una collinetta naturale e fa parte di un vasto complesso architettonico – il
convento è oggi Palazzo Coppa – che occupa una zona della città, che oggi si definirebbe dicompletamento, e che ben si inserisce nel nuovo asseto urbanistico iniziato intorno alla metà del
XIVsecolo.La Chiesa era dedicata a San Nicola e ne conservò il nome fino al 1626, quando Papa Urbano VIII riunìla Collegiata di San Nicola con quella di San Michele in un unico capitolo. Nel 1644 fu ceduta ai FratiRiformati di San Bernardo, i quali iniziarono immediatamente la costruzione del convento. L’attuale
chiesa fu progettata nella seconda metà del 1700 dall’architetto Santino Capitani, che modificòradicalmente la precedente.
Si ipotizza che la struttura originaria fosse a tre navate delle quali nel ‘700 fu ricavata una sola conquattro ampie cappelle laterali. Le pareti sono arricchiti da stucchi pregevoli ed in particolare sulla
parete retro facciata è possibile ammirare un bassorilievo raffigurante Cristo che scaccia i mercanti daltempio. La cripta presenta alcune decorazioni ad affresco e risulta essere più antica della costruzione
soprastante, così come le due arcate ancora visibili sul lato esterno nord, unici elementi ancora presentidell’originaria costruzione del 1300.
La facciata in laterizio, pur nella povertà dei mezzi, risulta essere piuttosto articolata e ricca di idee, oggipurtroppo scarsamente visibile perché coperta da edifici di epoca sucessiva.
Chiesa di San Salvatore
La chiesetta del Salvatore o di San Liberatore, ubicata nelle immediate vicinanzedella chiesa di Sant’Agostino, ha una struttura di ridotte dimensioni ed è costituita
da un’unica navata. La data della sua costruzione non è nota – anche senell’elenco delle decime pagate dalle chiese di Città Sant’Angelo viene
menzionata anche la chiesa di S. Salvatoris del Castello –, mentre si sa per certoche fu ristrutturata nel 1788, quando le fu data una “nuova forma”; un successivo
restauro venne eseguito nel 1850.A8ualmente è sede del Museo Civico “Luigi Chiave8a” ed ospita numerosi reper6 archeologici
rinvenute nel territorio angolano ed una importante raccolta di piccola statuaria cultuale(chinocchje), che il popolo ha custodito e gelosamente conservato quale espressione ingenua, ma
sincera e sugges6va di fede religiosa.Chiesa di Sant'Agostino (centro urbano)
Nella parte alta del borgo antico domina la Chiesa di Sant'Agostino. Con il retrostante complessoconventuale, essa venne edificata nel punto più alto della collina tabulare ove sorge Città Sant’Angelo,
probabilmente nello stesso luogo dove sorgeva una più antica costruzione che inglobava la chiesadedicata a Santa Maria e nel 1314 Re Roberto d’Angiò la concesse all’ordine eremitano di S. Agostinocon la disponibilità del terreno circostante per l’edificazione del convento. È ipotizzabile che la chiesaabbia subito nel tempo diverse trasformazioni mutandosi dall’originaria chiesa castrense, fondata dal
signore, in possesso monastico; quella attuale – dopo il restauro adibita ad auditorium e sala espositiva –venne trasformata integralmente nel sec. XVIII ed è oltremodo difficile, oggi, risalire all’impiantooriginario di epoca medievale a causa degli intonaci e dell’abbondanza degli stucchi, peraltro di
pregevole fattura. Gli unici elementi ancora visibili della primitiva struttura sono la parte residua dellatorre campanaria – di originale soluzione a vela – e la parete muraria che dà sulla Strada Minerva,
corrispondente alla zona della sagrestia. La chiesa è formata da un’unica navata, alle cui pareti sono statiaddossati quattro altari ornati di stucchi e di bassorilievi realizzati da Alessandro Terzani da Como.
Come nelle altre chiese, anche in questa la facciata è situata sul lato lungo e, come la nuova strutturainterna, fu progettata nel 1798 da Santino Capitani. Essa è di notevole effetto scenografico ed è spaziatada quattro lesene, suddivisa da una trabeazione con cornice aggettante al cui centro si apre una nicchia
dove è stata collocata la statua del Santo.La visita si conclude con un giro panoramico sulla parte più alta del borgo “Il Casale”
Strada Castello
Castello
I toponimi di alcune zone si riferiscono a luoghi preesistenti alla distruzione dellacittà nel 1239.
La strada del Castello allude all'esistenza nella zona di un edificio fortificato.
Altri elementi danno verosimiglianza a questa ipotesi: il sito su cui sorgerà ilconvento degli Eremitani di Sant'Agostino, fu donazione Regia nel 1314,
testimoniandone la presumibile proprietà laica.
Inoltre il luogo risulta il punto più elevato di tutto l'insediamento, posto com'è a 327metri, con l'evidente vantaggio di controllare il territorio circostante.
Strada del Ghetto
A Città Sant'Angelo, in base ad una tipica struttura evolutiva del tessuto urbano, è avvenuto quelloche si è verificato in altre città abruzzesi, come per esempio a Sulmona, dove dall'indicazione
medioevale di Burgium, si passa poi a Burghitto, ghitto e, dal XV secolo, a Borghetto, evidentementeper la sua modesta estensione. In mancanza di documentazione attestante la presenza di comunità
ebraiche, il toponimo ghetto va inteso pertanto come alterazione di Borghetto.