cortina “di la d’Arno” verso l'ancora indomita avversaria Siena, ritardano,
rispetto alle colline settentrionali sull'asse Fiesole-Castello, quei consistenti
investimenti che solo verso la fine del XVI secolo consolideranno sulle colline
del piazzale Michelangelo il sorgere del sistema villa/podere/fattoria.
All’inizio del XVI secolo i Talani cedono il podere a Benedetto di Ser Paolo
Grassi e, nel 1590, Chimenti di Gualdo Grassi cede podere, terreni e rustici
agli Arrighetti. Sarà questa famiglia a trasformare il podere in villa e a
sistemarla nel contesto villa/podere/(fattoria) cui sopra facevamo cenno.
GLI ARRIGHETTI
Gli Arrighetti sono famiglia di antica origine pratese presente a Firenze fin
dall’inizio del XIV secolo.Nel 1649, il senatore Andrea di Giulio ottiene il
titolo di conte da Ranuccio Farnese, duca di Parma.
L’arme del casato, così come rappresentata nel grande stemma in pietra serena
ancora oggi "conservato" nel giardino della Villa, riporta un campo seminato
di gigli (che al pari del gonfalone della città laniera richiama l'origine pratese)
attraversato da una banda con tre ghirlande.
Gli Arrighetti possedevano poderi, ville e fattorie in Val di Marina , nel
Chianti (nella zona di Morocco) e sulla collina di Arcetri. Ancora oggi a
Firenze, in via del Moro, uno stemma posto al numero civico 7 testimonia dei
beni immobili fiorentini registrati nei catasti sotto il Gonfalone Unicorno del
quartiere di S. Maria Novella. Giuseppe Andrea (1753-1825), ultimo degli
eredi del casato cadetto, mette al mondo due figli che moriranno in tenera età,
lasciando la famiglia priva di eredi maschi. I beni e il grande patrimonio
fondiario finiranno ad una nipote che sposerà il conte Vespasiano Baldini di
Bordignano I Baldini sono famiglia di più recente nobiltà ottocentesca dalla
lunga tradizione di attività nel notariato e nella mercatura. Andrea Baldini
figlio di Vespasiano sposerà nel secolo decimonono Marta Landucci, figlia di
Leonida e di Anna Dufour Berte. A seguito di questo legame familiare, i
Dufour Berte acquisiranno i beni e l’archivio Arrighetti.
I beni di Montici che oggi si affacciano sulla struttura dell'ex Istituto
Ortopedico Toscano, appartengono ad un altro ramo della stessa famiglia e
pervengono, ai primi del '600, a Niccolò Arrighetti. Secondo notizie
genealogiche rinvenute nell'archivio Dufour Berte, Niccolò genera tre figli:
Francesco, Gio Luigi ed Onofrio. Onofrio, che sarà senatore fiorentino, nel
1660 prende in moglie Caterina Felice di Lorenzo Frescobaldi. Dall’unione
nascono Niccolò, Francesca Maria (che nel 1686 andrà in sposa ad Andrea di
Gio Ginori) e Onofrio (poi cavaliere dell’Ordine di S. Stefano). Onofrio nel
1690 sposa Cassandra Maria di Vincenzo Morelli poi "una di casa Gerini
Bonciani" ed infine Cassandra del Conte Pier Filippo dei Bardi. I tre
matrimoni danno origine a numerosa prole che produce un inevitabile
smembramento della proprietà.
Da Cassandra Bardi nasce quel Gio Luigi del Cavalier Onofrio Arrighetti,
titolare della portata alla Decima settecentesca di cui più avanti. Egli vestirà
l’abito del Cavaliere di Malta per poi deporre la croce dell'ordine ed accasarsi
con "Giulia figliola del Senatore Andrea del Rosso". Dall'unione nasceranno
Francesco, Onofrio (e Mattia) che nel 1803 entreranno in possesso dei beni di
Montici e che noi incontreremo come titolari delle portate al catasto del 1830.
LE FONTI INEDITE
Per quanto riguarda l’indagine sulle fonti inedite relative alla vicenda storica
dell'edificio abbiamo proceduto ad uno studio che a partire dall'Atlante
cinquecentesco dei Popoli e Strade dei Capitani di Parte ha guardato alla
Decima Granducale, al Catasto Lorenese e al Catasto Geometrico Particellare
del quarto decennio del XIX secolo.
Nonostante il carattere sintetico di questo excursus storico, per l'indagine sulle
fonti descrittive ci siamo volti, tra l' altro, al Notarile Moderno e alla
consultazione dell’archivio Baldini-Arrighetti. Un deposito che conserva i
documenti del casato dove, tuttavia, la documentazione conservata non
fornisce grandi informazioni sui beni fondiari. I confini circoscrizionali sui
quali insiste la villa hanno subito, tra medioevo ed epoca moderna, un destino
analogo a quello degli altri popoli le cui aree venivano a cingere quello che era
l'angusto spazio del comune di Firenze: la cerchia murata. E' così che il
popolo di Montici (e lo stabile in esame) entrano a far parte del Comune di
Firenze solo nella seconda metà del XIX secolo a seguito dell'ingrandimento
dell'area municipale dettata dalle esigenze di Firenze Capitale. Un
ingrandimento ottenuto grazie all'aggregazione e allo smembramento delle
comunità finitime. Questo fenomeno si è riflesso sulla trasmissione dei dati
documentari adesso distribuiti tra l'Archivio di Stato di Firenze, l'archivio
storico del comune di Bagno a Ripoli e l'archivio storico del Comune di
Firenze.
LE TESTIMONIANZE CARTOGRAFICHE: IL CINQUECENTO
Nel XVI secolo, l'atlante stradale dei Capitani di Parte offre la
rappresentazione del popolo di San Margherita a Montici, parte della Lega del
Galluzzo che, tuttavia, non arriva a coprire l'area da noi indagata. Una
funzione in parte delegata al disegno che rappresenta la viabilità pubblica e
parte dell'insediamento del popolo di S. Miniato al Monte. Una prima analisi
degli elementi territoriali legati alla maglia viaria e all'insediamento suggerisce
che, per quanto riguarda la fiscalizzazione degli oneri per il mantenimento
della rete stradale pubblica, la proprietà Arrighetti afferisse alla circoscrizione
di S. Miniato. La mancata rappresentazione dell'edificio, all'epoca ancora di
proprietà Grassi, non appare significativa. Con l'Atlante si intendeva
procedere ad un'equa distribuzione del carico fiscale del mantenimento degli
assi viari pubblici sull'edificato frontista. Per questo motivo non sono stati
cartografati (o lo sono stati solo parzialmente) quei tracciati e quegli edifici
che si affacciano sui percorsi non soggetti a spese di mantenimento da parte
statale. Si riconoscono invece a) Un percorso che partendo da Ricorboli si
ricollega alla parte alta della strada di S. Margherita a Montici: una sorta di
scorciatoia Firenze-Montici (che nel XVIII secolo vedremo rasentare Villa
Arrighetti) capace di evitare ai carri la ripida salita dell'Erta dei Capperi b) la
porzione più vicina a Firenze della via di S.Margherita a Montici, dalla Villa di
Rusciano (oggi su Via Benedetto Fortini) a quello che fu il guado del Fosso di
Ricorboli
LE TESTIMONIANZE CARTOGRAFICHE: IL SETTECENTO
Nel XVIII secolo , Villa Arrighetti compare nella carta del plantario della
Comunità del Bagno a Ripoli (Popolo di S. Margherita a Montici) oggi conservato
presso l'archivio storico del Comune di Bagno a Ripoli. L'edificio insiste su
una strada che dall'Osteria del Ponticino (di Ricorboli, sull'attuale via dei
Marsupini pressochè all'incrocio con il viale de Colli) sale a servire case e ville
fino ad incontrare la Via di S.Margherita a Montici dopo aver rasentato Villa
Arrighetti.
La pianta dell'edificio espressa nella carta settecentesca appare sovrapponibile
all'attuale. I sopralluoghi testimoniano di un corpo centrale che richiama
l'aspetto di una torre. Probabilmente la fortificazione (seguendo un destino
comune a molte delle torri di origine medioevale) era già stata trasformata in
colombaia prima che i Grassi vendessero agli Arrighetti. Alla pseudo torre si
saldano due corpi laterali che nella porzione nord assumono una
connotazione a L. Appare significativo notare come quella che dai
sopralluoghi risulta essere la parte "nobile" dell'edificio, l'addossato a sud,
trovi saloni e giardino con affaccio sul retro dell'edificio in direzione della
piana di Bagno a Ripoli. Una soluzione, con tutta probabilità dettata da un
ingresso che si dispone su quella che doveva essere una transitata scorciatoia
Firenze-Montici (di cui oggi restano evidenti tracce proprio davanti alla Villa)
ove non a caso veniva ad insistere l'osteria degli Arrighetti che incontreremo
nel paragrafo che segue .
DECIMA GRANDUCALE
Il 16 maggio 1763 il Cavalier Noferi Arrighetti “alla certezza della morte et
all’incertezza dell’ora di essa" a poco meno di un anno dal fatal richiamo si
volge al Notaio Giuseppe Vinci per fare testamento (Notarile moderno, Vinci,
5508/14 carta 45). I beni di Montici, pervengono così al Cavalier Gio. Luigi
del Cav. Noferi Lorenzo Francesco Maria di Noferi di Niccolò Arrighetti che
nel 1764 dichiara alla Decima i propri beni :
Un poderuzzo nel popolo di San Miniato al Monte, Podesteria del Galluzzo a Luciano,
luogo detto il Poderino, [confina] a 1° Gio. Antonio Pitti, a 2° Lodovico Serristori, a 3°
Ser Lapino Lapini a4° rede di Vincenzio Ricasoli, a 5° Monastero alle Murate, con Xma
Un terzo di un podere nel popolo di San Miniato al Monte, luogo detto L’Ulivuzzo,
[confina] a 1° via, a 2° rede di Salustio Buonguglielmi, a 3° rede di Guido da Bardi,
Un podere nel popolo di San Miniato a Monte, luogo detto il Fattoio [confina] a 1° via, a
2° Fossato, a 3° Loro medesimi, [...]
Un Fattoio da olio, posto nella casa del lavoratore nel detto podere detto il Fattoio nella
Podesteria del Galluzzo, popolo di San Miniato a Monte,[...]
Un podere con casa da lavoratore, con terre lavorative, vitate, fruttate, ulivate, et altre sue
abiture, et appartenenze, luogo detto il Viuzzo, popolo di Santa Margherita a Montici,
Podesteria del Galluzzo, [confina] a’ 1° via, a 2° Beni di Noferi Arrighetti compratore, a
3° Luca Pitti, a 4° M. Agnolo Franceschini, [...].
Una villetta con colombaia con due pezzuoli di terra pratia, e Osteria il tutto posto nella
podesteria del Galluzzo, popolo di Santa Margherita a Montici, luogo detto L’Ulivuzzo
nel mezzo di un podere di detto Cav. Onofrio Arrighetti per uso. [Decima Granducale
5712 c. 718]
SMEMBRAMENTO DELLA PROPRIETÀ
Il 23 settembre 1799 il cavalier Luigi Arrighetti si rivolge al notaio
Domenico Chiocchini per fare testamento. In questo frangente la proprietà
si smembra: la maggior parte dei beni sopradescritti (quelli di nostro
interesse, ovverosia la villa con osteria e due poderi) "stante la morte di
detto Cav. seguita sotto dì 20 febbraio 1803" passeranno ai figli Onofrio e
Francesco (gli stessi che compaiono nella successiva portata catastale). I
restanti beni passeranno all'altro fratello Mattia e si salderanno con altri
possessi nella stessa comunità di bagno a Ripoli.
I BENI E LE PORTATE CATASTALI: L'OTTOCENTO
Intorno al 1830 l’area indagata risulta censita e cartografata con il toponimo
La sopra l'erta a nel primo foglio di mappa della Sezione A del Catasto
Generale Toscano della Comunità di Bagno a Ripoli.
Ancora nell'800 Villa Arrighetti è inserita in un contesto capace di richiamare,
a più piccola scala, l'organizzazione dello sfruttamento agricolo comune alla
grande proprietà laica ed ecclesiastica dei secoli del periodo moderno.
CATASTO: TAVOLE INDICATIVE
La proprietà Arrighetti di Montici (o più precisamente di Arrighetti Onofrio e
Ferdinando di Giovan Luigi), così come emerge nei fogli di mappa e nelle
tavole indicative del 1830 espresse nella tabella a fianco nella misura in
braccia quadre, si struttura intorno alla villa di residenza (definita come casa per
villa) che in pianta si sviluppa per 380 metri quadri e si affaccia su un percorso
secondario per Montici/Pian dei Giullari. La parte nobile guarda alle
retrostanti superfici a prato e giardino (poco meno di 1500 mq) ove insiste
anche un ampio stanzone di 110 metri quadri che verrà a rappresentare il
nucleo di sviluppo del prospiciente fabbricato oggi identificato dalla particella
93. Il sopralluogo ha permesso di identificare, nella porzione a nord del
fabbricato ad un più basso livello del piano stradale, un grande spazio con
soffitto di mattoni a volta. Verosimilmente questi potrebbe essere ricondotto
ad un locale adatto alla conservazione e/o lavorazione dei prodotti agricoli:
una tinaia (?) forse un tempo parzialmente occupata dalla osteria di cui anche
alla precedente portata del Catasto Lorenese. La stessa osteria, secondo
l'arroto catastale 1832 n. 34, sarebbe stata dismessa ed inglobata nella
Tinaia. Precedentemente la porzione di esclusiva residenza padronale si
sarebbe dunque ridotta (come testimoniato anche dalla posizione del giardino
recinto da un muretto) alla parte meridionale del fabbricato giustificando così
anche il termine di Casa per Villa adottato nelle Tavole indicative in
sostituzione del lemma Villa. Più avanti sulla strada per Montici la piccola
quanto preziosa cappella privata. La cappella, che servirà anche da sepolcreto
di famiglia (ma oggi di altra proprietà), era venuta ad inglobare l’antico
tabernacolo dell’Olivuzzo, probabilmente eretto dagli stessi Arrighetti. Un
tabernacolo che, come racconta ancora il Carocci, è dipinto sulla faccia
anteriore e posteriore da due affreschi della scuola di Domenico Ghirlandaio.
Come nel più classico degli esempi del sistema villa/podere /(fattoria ?),
intorno alle 5966 braccia quadre (2000 mq circa) della porzione padronale
insistono due poderi (uno con corte e l'altro con aia) che si dividono poco
meno di nove ettari di terreni a coltura mista tipici del sistema mezzadrile:
lavorativi (a seme), vitati, olivati e fruttati . Ad essi si aggiunge una superficie a
bosco (essenziale al mantenimento degli edifici, allo sfruttamento agricolo, alla
cottura dei cibi e in parte al riscaldamento) che esplica la piena autosufficienza
del sistema. Al contrario, il catasto non segnala la presenza dell'edificio oggi
identificato dalla particella 95. Siamo allora in presenza di un edificio di
costruzione relativamente recente (probabilmente, viste le ridotte dimensioni,
una sorta di portineria) posto su quello che diverrà, dopo la vendita di
porzioni della proprietà appena descritta, il nuovo tratto di collegamento con
la via di Montici.
Le annotazioni apposte successivamente alla portata (spento ovverosia passato
ad altra proprietà) danno ancora testimonianza del declino della famiglia con
la vendita di una delle case coloniche assieme ad un terreno a pastura. Appare
significativo che Mattia del Cavalier Giovan Luigi, fratello di Onofrio e
Ferdinando, con altri beni sempre nella comunità di Bagno a Ripoli replichi la
situazione ora descritta.
Siamo assai vicini alla rivoluzione urbanistica di Firenze Capitale e agli
interventi di Giuseppe Poggi che con il disegno del Viale dei Colli e dell'area
di Piazzale Michelangelo inevitabilmente infliggerà, sulla sponda destra
dell'Arno, il colpo di grazia a quel sistema villa podere fattoria persistito per
tre secoli alle porte di Firenze e destinato a lasciare spazio ad una ricca zona
residenziale.