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CENTRO STUDI BIBLICI “Giovanni Vannucci”
Presentazione del libro di Alberto Maggi
"Di Questi Tempi"
Montefano, 3 giugno 2018 www.studibiblici.it
Ricardo Perez Marquez e Alberto Maggi
Ricardo: Buongiorno, manca un minuto intanto
possiamo incominciare con i saluti; innanzi tutto questa
mattina c’è Renato Chini di Osimo che è stato il
compleanno l’altro giorno che sta uscendo, fa finta di
niente, è andato via, va bene, è una di quelle presenze
che arricchiscono il nostro Centro, abbiamo anche il
piacere di presentarvi un teologo che viene dal Brasile
lui è Argentino ma comunque Valter Lisboa seduto
laggiù in fondo, sta con noi per fare un lavoro suo di
ricerca, dal Brasile è venuto qui per trascorrere qui al
Centro per lavorare a un suo progetto lui insegna vicino
a San Paolo alla facoltà di teologia; lui e Alberto sono stati insieme all’Ecole Biblique
un po’ di anni fa, e c’è anche Paolo Scquizzato che è un noto teologo amico nostro
del Centro e siamo contenti che alla fine degli incontri avremo anche domenica
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prossima per concludere questo ciclo del 2017/18 e siamo contenti che in questi
ultimi incontri abbiamo delle presenze che ci arricchiscono e che ci stimolano ad
andare avanti nel nostro lavoro.
Vi do soltanto alcuni avvisi, sapete che è uscito il libro di Alberto, “Di questi
tempi”, che lui poi presenterà, con una meravigliosa copertina presa da un affresco
della villa di Livia a Roma, e ci penserà adesso Alberto a presentarlo.
Alcuni appuntamenti che possono essere anche utili per chi ama venire a
Montefano o frequentare/partecipare ai nostri eventi lo abbiamo già detto la volta
scorsa ma lo ripetiamo dalla settimana prossima inizia la tredicesima rassegna del
teatro dialettale Angelo Cristallini, c’è il programma all’ingresso e questa compagnia
di commedia in lingua vernacolo di Montefano che organizza la rassegna ed è il
terzo anni che si fa qui da noi nel nostro giardino, invitando altre compagnie del
maceratese, qui della zona marchigiana per mantenere viva la tradizione del
vernacolo, per non perdere questa ricchezza anche dal punto di vista linguistico,
quindi si fa di venerdì sera c’è anche l’apericena per chi viene a partecipare al teatro
e gustare aperitivi, si fa qui nel nostro giardino, quindi chi è interessato trova il
programma all’ingresso.
Abbiamo avuto anche un’altra richiesta abbiamo messo la locandina, la figlia di
una coppia di amici che viene sempre la seconda domenica da Ascoli Piceno si
chiama Marina Bertulli, si sta laureando in chitarra classica e vuole fare un concerto
qui da noi anche perché prima dell’esame finale per un pochino sciogliere tutte le
tensioni e ha detto se la nostra chiesa..; certamente, allora il concerto sarà sabato
16 giugno alle ore 21 quindi chi è in zona, chi vuole passare una serata anche
ascoltando questa chitarrista la chitarra classica in Spagna quindi il tema è molto
appassionante vi auguro una bella serata e una partecipazione da parte nostra.
Ancora un altro appuntamento prima di dare la parola ad Alberto, come sapete
ogni anno per la festa di settembre dell’Addolorata editiamo una rivista in cui
presentiamo il programma, la cronaca insomma gli avvenimenti di tutto l’anno qui al
Centro Studi Biblici. Per la presentazione della rivista è prevista anche una cena qui
in giardino, con musica, un momento anche di fraternità/condivisione, la cena si farà
il sabato del 14 luglio bisogna prenotare per poter partecipare per sapere quanti
saremo ma anche lì uscendo avete l’invito con il numero di Marcella per prenotarsi.
Ci sarà anche la cena sarà animata dalla musica della banda Good night swing e la
cena la usiamo anche per sostenere la festa di settembre e la rivista, questi sono gli
avvisi e il nostro ringraziamento e complimenti ad Alberto per il suo ultimo libro che
come succede nella vita le cose belle nascono così quasi senza che uno se ne
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accorga; lui scriveva questi articoli sul “libraio” in maniera sempre molto attenta e
ogni volta gli chiedevano la rivista “Garzanti” di pubblicare su argomenti di attualità,
lui mai si è tirato indietro ed ha fatto queste piccole perle e ad un certo momento è
venuto fuori un lavoro consistente e sostanzioso, quindi ringraziamo Alberto per
questa sua collaborazione e diamo a lui la parola.
Alberto: Grazie Ricardo, un grazie a tutti voi e
benvenuti. L’appuntamento di questa domenica
e della prossima, prima della pausa estiva ma ci
saranno anche altri appuntamenti adesso
vediamo prima di iniziare gli appuntamenti più
immediati: - sabato 9 quindi sabato prossimo per
chi vuole nella trasmissione “uomini e profeti”
alle nove e un quarto del mattino ci sono io e
dovrei parlare del diavolo e dell’inferno non so
esattamente, adesso vediamo, ho detto ci dovrei
essere io perché l’unica volta che sono stato
invitato a questa trasmissione ho fatto una
litigata con la conduttrice e da quella volta non
mi ha chiamato più, adesso è cambiato il
conduttore e mi ha chiesto per sabato prossimo,
quindi sabato prossimo su "uomini e profeti" radio tre invece il - 29 giugno alle 18,30
sono a Tolentino per presentare il libro “l’ultima beatitudine", a villa Verde,
comunque lo trovate nel nostro sito tutte le indicazioni il - 6 luglio la sera dopo cena
alle nove, sarò a Osimo un incontro con lo scrittore Cardini parleremo di papa
Francesco, mentre - 8 luglio sarò a Barchi di Pesaro alle 18,30 un tema che non ho
potuto dire di no un invito a nozze “il vangelo e l'evoluzione” anche se non potevo
andare ho detto subito di si, ecco questi gli appuntamenti comunque dopo potremo
vedere.
Come ultimo incontro prima della pausa estiva, visto che è uscito questo libro
sospendiamo la lettura di Marco, il libro come avete visto ha il titolo “di questi
tempi”, perché questo titolo; “di questi tempi”? voi fateci caso quando si usa
l’espressione: “di questi tempi” è sempre negativa mai positiva.
Di questi tempi è sempre seguita da una negazione; di questi tempi non…; noi di
questi tempi…difficile; l’equivalente “al giorno d’oggi” al giorno d’oggi non …; quindi
sempre negativo e mai positivo.
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Il contrario invece il rimpianto per gli altri tempi, quando si dice un signore di altri
tempi quindi una persona retta, perché succede questo? Succede dal fatto che il
messaggio degli eventi della vita quotidiana che ci fanno formulare quella frase che
se il primo l’avesse registrata prendeva un sacco di soldi, quante volte l’abbiamo
sentita dire: così non si va più avanti; innesta una angoscia per il futuro e l’altra
frase: dove andremo a finire? Che ci fa rimpiangere i bei tempi di una volta. Una
volta sì…; i bei tempi di una volta.
Quello che sta alla base di questo libro che adesso vedremo è vedere tutti gli
eventi della vita, anche i più tragici ma parlo anche degli attentati terroristici, con
l’occhio del vangelo, un occhio sereno.
Prima di vedere e tratteremo il brano di Matteo del cap. 6, quando Gesù invita a
non preoccuparsi per il futuro, ma prima di andare avanti vogliamo vedere una volta
per sempre di sfatare questa mitologia dei bei tempi di una volta?
Allora ho fatto una ricerca andando a ritroso perché ogni generazione si lamenta
del presente è angosciata per il futuro e rimpiange il passato, da sempre.
Allora “una volta…;” chi non lo ha sentito dire? Com’erano belle le feste di una
volta…; le canzoni di una volta;.
Mi ricordo fin da figliolo era un rito quando c’era il festival di Sanremo tutta la
famiglia e poi non c’erano ancora tanti televisori quindi tutti quelli del palazzo etc.,
ogni anno immancabilmente di fronte alle nuove canzoni la sentenza era: erano più
belle quelle dell’anno scorso, quest’anno non vale niente. Ma l’anno prima avevano
detto ugualmente le canzoni di quest’anno non valgono niente.
Quindi le canzoni e poi la gioventù! I giovani di oggi non si sanno più divertire, noi
si! ma questo è una lamentela che si dice nel tempo, e il rispetto? Una volta si che
c’era più rispetto, più educazione, una volta si che i genitori sapevano farsi
rispettare, fino a che esamineremo anche questo ed è un classico: le stagioni non
sono più quelle di una volta. Mio padre di mestiere faceva il sarto e ogni anno si
lamentava perché la gente non faceva più gli abiti di mezza stagione diceva non ci
sono più le stagioni di una volta; quindi questo da sempre.
Si potrebbe essere d’accordo su queste espressioni, ma vediamo un po’
seriamente di andare a ritroso negli anni e di vedere quand’è che sono stati questi
bei tempi idilliaci che c’era il rispetto, la morale, io nella ricerca che ho fatto sono
arrivato fino ad un papiro egizio di 5000 anni fa ma che potrebbe essere attuale, in
un papiro egizio di 5000 anni fa si legge: i miei tempi non sono più quelli di una volta
non sono riuscito a risalire più indietro ma naturalmente si ritroverà anche...
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Quindi 5000 anni fa gli egiziani si lamentavano: i tempi non sono più quelli di una
volta e perché? I figli non seguono più i genitori. Il solito problema. Facendo un salto
a 3000 anni fa c’è un frammento d’argilla babilonese, dove anche qui si potrebbe
sottoscrivere questa gioventù è guasta fino al midollo: è cattiva, irreligiosa e pigra
non sarà mai come la gioventù di una volta, ecco sempre di nuovo il mito <di una
volta> non riuscirà a conservare la nostra cultura.
E Esiodo un poeta greco, andiamo a ritroso nel tempo qui siamo nel 700 avanti
Cristo esprime così il suo pessimismo: non nutro più alcuna speranza per il futuro del
nostro popolo, se deve dipendere dalla nostra gioventù superficiale di oggi, ripeto
nel 700 a.C., perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa,
saputa, ed ecco di nuovo, quando ero ancora giovane mi sono state insegnate le
buone maniere e il rispetto per i genitori: la gioventù di oggi invece vuole sempre
dire la sua ed è sfacciata. In questo lamento del presente, ansia per il futuro e
nostalgia per il passato, non è esente neanche la parola di Dio, la bibbia, più o meno
nella stessa epoca il profeta Michea 7,6 facendo l’elenco di tutte le cose negative
conclude: il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora
contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli della sua casa. Notate che tutti
questi c’è una dinamica, il nuovo che non sopporta le pretese del passato; i genitori
vogliono che i figli siano come loro, inevitabilmente i figli si ribellano perché i figli
non devono essere la fotocopia dei genitori sono venuti al mondo per portare
qualcosa di nuovo. C’è infine Platone, grande filosofo che nel suo libro “la
Repubblica”, ha questo quadro che anche questo è attuale ...il padre si abitua ad
essere simile al figlio, non ci sono più i genitori di una volta i padri sono dei
giocherelloni ma questo lo ha scritto quattro secoli prima di Cristo, il figlio simile al
padre e non sentire né rispetto né timore per i genitori per poter essere libero; .... il
meteco [straniero stabilitosi nel territorio di uno stato e guardato con ostilità] oggi potrebbe essere
l’equivalente dell’extra/comunitario; si parifica al cittadino, cioè vuole avere gli
stessi diritti dei cittadini e il cittadino al meteco e così dicasi per lo straniero.... il
maestro teme e adula gli scolari, gli scolari si infischiano dei maestri; pensate a
quell’epoca; i giovani si pongono al pari degli anziani e emulano i discorsi etc. etc. .
(Repubblica VIII,562-563.)
Andiamo sempre a ritroso nel tempo siamo nel primo secolo dopo Cristo, c’è un
poeta, un poeta latino, Marziale, che si lamenta che a Roma ormai troppo grande è
faticoso viverci e non si sopporta il rumore del traffico, quindi 2000 anni fa.
Nel secondo secolo un altro poeta, Giovenale, sentite come si lamenta dei mali di
Roma, … nelle case d’affitto non si dorme, il sonno a Roma costa orribilmente, alla
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radice dei nostri mali c’è l’insonnia (Giovenale, Satirae, III, vv. 232-236)e
lamentandosi del caos di Roma e non c’era manco la sindaca Raggi, sentite come
finisce: … felici i padri dei vostri bisavoli, beati i tempi dei re e dei tribuni, quando
bastava a Roma una prigione. (Giovenale Satirae, III, vv. 302-314)
Quindi vedete che tutti quanti richiamano un passato idilliaco e continua; … a
Roma di un mestiere onesto non è il caso di parlare, fatichi e non sei pagato, la roba
che oggi hai è più scarsa di quella di ieri e sarà peggio domani perciò io me ne vado.
(Giovenale Satirae, III, vv.21-29)
La Chiesa? e la Chiesa non è da meno: chi non è d’accordo con questo quadro e poi
diremo chi lo ha fatto, … il mondo sta attraversando un periodo tormentato, d’accordo! La gioventù di oggi non pensa più a niente, pensa solo a se stessa, non ha più rispetto per i genitori e per i vecchi, i giovani sono intolleranti di ogni freno, parlano come se sapessero tutto, le ragazze poi sono vuote, stupide e sciocche, immodeste e senza dignità nel parlare, nel vestire e nel vivere. È Pietro l’eremita
predicando la necessità della prima crociata nell’anno 1095; vedete come l’attualità
del passato.
Oppure sempre per restare nella Chiesa, il sinodo dei vescovi riunito a Pistoia nel
1794 scrive: … in questi ultimi secoli si è prodotto un generale oscuramento delle
verità di più grande importanza che riguardano la religione e che sono a base della
fede e della dottrina morale di Gesù Cristo. Ebbene papa Pio VI condannò come
eretica questa affermazione pessimistica.
Finiamo con quella classica: le stagioni non sono più quelle di una volta, non
andiamo tanto lontano abbiamo qui un vicino a Recanati, Giacomo Leopardi che
nello Zibaldone scrive: … Egli è pur certo che l'ordine antico delle stagioni par che
vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune che i mezzi tempi, cioè le
mezze stagioni, non ci sono più e in questo smarrimento di confini non vi è dubbio
che il freddo acquista terreno. Era stata un’annata particolarmente fredda oggi si da
la colpa al buco dell’ozono a quel tempo si dava la colpa, almeno secondo Leopardi,
al taglio dei boschi del Sempione, dovevano fare la galleria del Sempione e avevano
tagliato dei boschi quindi l’aria fredda del nord non aveva più barriere e veniva giù.
È soltanto una semplice carrellata che dovrebbe mettere un po’ in guardia, attenti
a rimpiangere i bei tempi di una volta che non sono mai esistiti è solo un mito e
perché dico questo? Perché se si vive con ansia il presente si è angosciati per il
futuro e si guarda con nostalgia il passato non si vive bene. Dopo mettiamoci la
mazzata della religione, della spiritualità, pensate ancora la gente quando recita
quella preghiera, che è del medio evo, è una reliquia importante, va venerata, ma
non fa parte della nostra spiritualità, sto parlando del Salve Regina …"gementi e
piangenti in questa valle di lacrime"; le persone pie come ci sguazzano in questa
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piscina di lacrime che è tutto il contrario della pienezza di gioia che Gesù ci ha
lasciato.
Un grande padre della Chiesa, Ireneo di Lione, ha fatto questa affermazione che il
cammino dell’umanità non è quello di una penosa risalita dopo una caduta, adesso
vedremo perché; bensì un cammino provvidenziale verso un futuro pieno di
promesse.
Questo significa che il racconto della creazione che troviamo nel libro della Genesi
non è storia ma teologia, non è un rimpianto per un paradiso irrimediabilmente
perduto, ma la profezia di un paradiso tutto da costruire, quindi non dobbiamo
rimpiangere un passato idilliaco che non c’è mai stato, ma rimboccarci le maniche
per collaborare alla creazione di Dio, è quello che san Paolo dirà: la creazione
attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio.
Detto questo, la bussola, l’orientamento è quello del vangelo che è tutto verso il
nuovo; c’era la profezia di Malachia che diceva che il Signore verrà per ricondurre il
cuore, e il cuore è la mente, la coscienza dei padri verso i figli e dei figli verso i padri,
nel vangelo questa espressione del profeta Malachia viene censurata in una parte
non il cuore dei figli verso i padri ma i padri verso i figli, non è il nuovo che si deve
sottomettere al vecchio, ma il vecchio che si deve adattare per accogliere il nuovo;
quindi questo è l’orientamento.
Allora questa mattina lasciando da parte un passato che è bello solo perché è
passato, e quindi in parte dimenticato e idealizzato, vediamo le radici evangeliche
che aiutano a vivere serenamente gli eventi perché uno non è che vive sereno
perché ha un carattere ottimista, per cui vede tutto bene, no! c’è una base, una
base solida e lo vediamo comparando il cap. 6 di Matteo, con l’equivalete cap. 12 di
Luca, il famoso discorso di Gesù che è rimasta una “parola”, Gesù dice: non vi
preoccupate per il domani, guardate gli uccelli del cielo, il Padre provvede e la realtà
ci dimostra che è il contrario. Quindi sembrano pie esortazioni ma che non
corrispondono alle difficoltà della vita, perché? Come sempre noi furbetti del
vangelo selezioniamo quelle parti che ci interessano perché questa affermazione di
Gesù di non preoccuparsi per il domani è preceduta dalle condizioni che lo
permettono.
Allora questa mattina vediamo il cap. 6 di Mt. dal versetto 19 e quindi cerchiamo
di vedere le radici evangeliche che consentono non di avere gli occhi tappati, chi non
vede le brutture, le negatività, le situazioni tristi della vita, ma di saperle vivere in
maniera positiva.
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Allora Gesù ha annunciato le beatitudini che abbiamo già trattato che non sono
come purtroppo è stata accusato il messaggio di Gesù di essere l’oppio dei popoli,
perché? Quando la Chiesa diceva ai poveri siete beati; perché siamo beati noi
poveri? Perché andate in paradiso. I poveri dicevano: ma guarda che in paradiso ci
vanno anche i ricchi e ci passano pure avanti perché lasciano le offerte per le messe
e questo è stato il fallimento del messaggio di Gesù abbiamo già visto altre volte che
il messaggio di Gesù non era adrenalina; Gesù non proclama beati quelli che la
società rende poveri, ma invita tutti alla condivisione di quello che hanno e di quello
che sono. Gesù non ci invita a spogliarci ma ci invita ad abbassare un po’ il nostro
livello di vita per permettere a quelli che l’hanno troppo basso di innalzarlo un po’.
Dopo aver proclamato le beatitudini Gesù formula il Padre Nostro che non è una
preghiera devozionale. Il Padre Nostro è la formula di accettazione delle beatitudini
per questo in antico veniva insegnato in maniera segreta all’adulto che si stava per
battezzare e soltanto quando l’adulto usciva dalla vasca battesimale che era
ottagonale; il numero otto ricorda le otto beatitudini in segno delle accettazione
delle beatitudini, soltanto quando usciva finalmente pronunciava il Padre Nostro
perché le viveva [le beatitudini]: se non si vivono le beatitudini il Padre Nostro è una
pia filastrocca che non dice niente.
Allora Gesù ha annunciato le beatitudini, poi il Padre Nostro ed ecco le
conseguenze: Mt. 6,19: Non tesorizzate, traduciamo normalmente non accumulate
è un imperativo, per voi tesori sulla terra, quindi Gesù ai discepoli che hanno
accolto le beatitudini e si sono impegnati con la formula del Padre Nostro in maniera
imperativa dice: non accumulate tesori sulla terra, dove ci sono pericoli esterni e
pericoli interni e i pericoli interni, secondo la cultura dell’epoca: dove tarme e
ruggine le consumano i pericoli esterni dove i ladri aprono brecce e rubano.
La tendenza dell’uomo che è rimasto in una condizione infantile, l’uomo che non
ha sviluppato la sua personalità e che non ha maturato, è quella del bambino; qual è
la tendenza del bambino? Tutto mio! tutto mio! provate a togliere un giocattolo a
un bambino strilla che fa cascare il mondo, è normale fa parte della prima infanzia
tutto mio, tutto mio, poi la vita, l’educazione lo porterà a condividere con gli altri. Ci
sono persone che non si sono evolute dal punto di vista psicologico, sono rimaste
bambini, infantili, per cui tendono ad accumulare, tutto mio, tutto mio, accumulano
per se, pensando che quest’accumulo possa valere per sempre, ma l’esperienza
dimostra che nessun bene accumulato è mai duraturo, nessun bene dura per
sempre perché Gesù parla di tarme e di ruggine oggi noi parliamo dello spread, della
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borsa, dell’inflazione, allora l’accumulo dei beni comporta sempre l’angoscia;
l’angoscia dell’uomo perché non sembra avere mai abbastanza.
Ho avuto nel corso degli anni l’occasione di incontrare persone ricche e mi faceva
bene perché mi sentivo la persona più fortunata del mondo, tutti i ricchi di una
angoscia tutte miserevoli proprio nel senso che si sentono sempre poveri, l’ho detto
raccontato altre volte, tanti anni fa mi invitò la principessa Visconti su a Varese nella
sua villa e immaginate questa villa, villa nel Varesotto e mi disse, ha visto padre
Alberto come mi sono ridotta! Pensi mia nonna aveva un castello, mia madre aveva
questo... e guardi io come mi sono ridotta a vivere. Aveva una villa stupenda e si
considerava povera, quindi i ricchi vivono sempre in questa angoscia, perché? Sono
schiavi di quello che pensano di avere. L’insegnamento di Gesù che più volte
abbiamo proclamato in questi incontri è che si possiede soltanto quello che si da,
quello che si trattiene per noi non si possiede ma ci possiede e ne è un esempio nei
vangeli l’incontro fallimentare di Gesù; ma com’è possibile Gesù ha purificato la
persona più impura che a quel tempo ci poteva essere, il lebbroso, Gesù ha liberato
la persona più posseduta che ci potesse essere, l’indemoniato, ma fiasco completo
con il ricco, più impuro del lebbroso più posseduto dell'indemoniato; credeva di
possedere i propri beni in realtà ne era posseduto. Per questo nei vangeli i ricchi
sono malati terminali di egoismo per i quali non c’è speranza alcuna di salvezza.
Questo insegnamento di Gesù, abbiamo visto che lo compariamo con Luca, nel
vangelo di Luca è preceduto da una parabola che ha soltanto Luca 12,16ss che è
quella dell’uomo ricco, la campagna quest’anno gli ha prodotto ogni ben di Dio non
sa più dove metterlo e il ricco non ci pensa minimamente a condividere con gli altri,
ma cosa fa? dice: demolisco i granai e ne costruisco di più grandi metto lì e poi dico:
anima mia godi e il Signore gli dice: stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la
tua vita e quello che hai preparato per chi sarà! Quindi si accumula per se per poi
lasciare agli altri.
Sapete un proverbio che ho imparato a Napoli dicevano che l’avaro è come il
porco che è buono soltanto dopo morto quindi dopo morto.
Matteo continua la sua riflessione sull’accoglienza della prima beatitudine
ricordando che non sono gli atteggiamenti religiosi ma è il denaro a mettere alla
prova la fedeltà o meno della persona alla scelta di Dio.
Negli atti degli apostoli si legge che la primitiva comunità cristiana testimoniava
con grande forza la resurrezione del Cristo, come? Con la dottrina? Con delle
liturgie? Perché nessuno tra di loro era bisognoso. Se hai fede o meno si vede dal tuo
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portafoglio, non perché ci tieni santini o le immaginette, ma se sei capace di
condividere.
Continua Gesù, di nuovo un altro imperativo ma 20)accumulate per voi tesori in
cielo; il cielo indica la sfera divina, dove né ruggine né tarme le consumano, dove i
ladri non aprono brecce e non rubano. 21) Perché dov’è il tuo tesoro lì sarà anche il
tuo cuore.
Quindi all’istinto di accumulare dei beni Gesù offre una alternativa; qual è
l’alternativa? Quello che viene accumulato in cielo; cioè sicuro in Dio non solo è
destinato a crescere ma dura per sempre è quello che viene donato, quello che
viene condiviso. Lo ripeterò fino alla noia si possiede veramente soltanto quello che
si dà, quello rimane per sempre, è garantito, nessuno lo viene a rubare.
Cosa significa accumulare tesori in cielo? Il cielo è il nome di Dio che a chi si occupa
del bene, del benessere degli altri Dio si prende cura del suo bene e del suo
benessere; il cambio è semplicemente meraviglioso è Dio che diventa la ricchezza. Il
tesoro, nove volte appare qui in questo brano rappresenta quei valori che orientano
la vita della persona quindi non sono soltanto i beni materiali e perché dice dov’è il
tuo tesoro lì sarà anche il tuo cuore? Il cuore è la mente, [in quella cultura] perché
quello che per te è importante è quello che dirige la tua vita, quindi se è l’interesse,
se è il denaro è questo quello che dirige la tua esistenza.
Continua Gesù: 22)La lampada del corpo è l’occhio; secondo la terminologia biblica
la persona generosa ha l’occhio luminoso, il taccagno ha l’occhio tenebroso. Questo
veniva dalla loro esperienza, cosa diciamo noi di una persona generosa? Quale
espressione adoperiamo? È una persona splendida.
Conoscete gli avari i taccagni hanno sempre l’occhio sospettoso, se incontrate un
avaro non lo salutate con un sorriso perché non gli fate un piacere perché lo
allarmate, mi ha sorriso cosa vorrà? Stanno sempre sulla difensiva, sono sempre
preoccupati e vedono ogni cortesia che gli si fa come una minaccia a quello che
hanno posseduto.
Quindi l’occhio dell’avaro è sempre un occhio che vede il male da per tutto, che
vede tutte queste cose, allora Gesù dice: la lampada del corpo è l’occhio, se dunque
il tuo occhio è limpido tutto il tuo corpo sarà illuminato. Quello che dà valore alla
persona è la generosità, non sono gli atteggiamenti religiosi, se una persona è
generosa è splendida ed è importante questo dello splendore perché prima o poi
speriamo, più poi che prima, allora al momento in cui la nostra esistenza terrena
finirà, che cosa succede nel momento del trapasso?
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Nel momento del trapasso quando si lascia la parte biologica e si entra nella
dimensione piena ci incontreremo con Dio la cui definizione è “luce”, questa luce
non ci assorbirà, Dio non ci assorbe, Dio comunica le sue energie, se noi siamo
persone splendide, siamo luminosi saremo capaci di accogliere questa luce e questa
luce dilaterà la nostra persona, la nostra esistenza, rendendola duratura per sempre.
Ugualmente l’esempio si può fare con l’amore se saremo amore saremo capaci di
accogliere l’amore, quindi quando nel momento del trapasso ci incontreremo con
Dio non sarà Lui che ci assorbe a se, ma siamo noi che lo accogliamo.
Allora se siamo luce saremo capaci di accogliere luce. Se siamo tenebre no! se
siamo tenebre, vi è capitato mai magari quando si sta male di stare anche solo
qualche giorno in camera con le persiane chiuse, se ce le aprono all’improvviso, quel
bagliore di luce ci da fastidio, normalmente no! ma se siamo nel buio ci da fastidio.
Quindi è importante essere luce, dice Gesù: 23)ma se il tuo occhio è malvagio,
l’occhio della persona avara, della persona taccagna che come il ricco e non sa di
essere ricco, piange sempre la miseria, la differenza è che l’avaro, non crede di
essere avaro. Anni fa avevo preparato la predica e non sapevo chi ci sarebbe stato in
chiesa ed era la predica e ho preso di mira un personaggio qui del paese conosciuto
per la sua avarizia, guarda un po’ che era presente alla messa? Quando finita la
messa l’ho visto venire in sagrestia dico: Madonna questo adesso s’è offeso, venuto
in sagrestia dice: padre Alberto come è stato bravo come gliela dette bene; [risata
generale] non ha capito che era lui il personaggio che avevo preso di mira come
esempio, lui contento e trionfante come gliela dette bene padre Alberto.
Quindi l’avaro non lo sa di essere, per questo è senza speranza.
Se il tuo occhio è malvagio tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce
che è in te è tenebre quanto grandi saranno le tenebre! Quindi nel rapporto che
l’uomo ha con il denaro si gioca tutta la sua esistenza.
Nella comunità di Gesù non c’è posto per i ricchi ma solo per i signori, qual è la
differenza? Il ricco è colui che ha e che trattiene per sé, il signore è colui che ha e
condivide con gli altri, nella comunità di Gesù non c’è posto per i ricchi o meglio per
entrarci devono essere generosi ma se sono generosi non sono più ricchi, quindi non
c’è speranza secondo Gesù. E continua Gesù: 24)Nessuno può servire due padroni
perché odierà l’uno o amerà l’altro, avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro;
voi non potete servire Dio e Mammona.
Mammona è un termine aramaico che non si riesce a comprendere bene il
significato, ma la radice sapete che nella lingua aramaica come l’ebraica non ha le
vocali, ma soltanto le consonanti ci sono la m e la n e se noi ci mettiamo amen
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vediamo che significa; amen significa: è così, è vero, è certo, quindi mammona
significa “quello che è degno di fiducia” con mammona si indicava la “ricchezza”, il
patrimonio. In un apocrifo mammona è identificato addirittura con il demonio dice:
chi ama il denaro è servo di mammona, mammona infatti è il nome di un demonio
patrono dei guadagni materiali e domina coloro che amano il mondo; quindi questo
mammona riguarda il patrimonio, la ricchezza.
Allora Gesù dice: voi non potete servire Dio e mammona; nel vangelo di Luca
appena Gesù pronuncia questa frase sente sghignazzare dietro di Lui e chi è?
Saranno i pubblicani? gli esattori avidi? Chi sarà che sghignazza? Guarda un po’? i
farisei, hai visto mai? Tanto pii, tanto devoti ma quando sentono Gesù che fa questa
affermazione e l’evangelista sottolinea “… i farisei che erano amanti del denaro”
tanto osservanti di tutte le regole di tutte le prescrizioni ma tra cantare un salmo e
contare i contanti non faceva nessuna differenza. Veramente bisogna dire che Gesù
con questa affermazione se l’è cercata veramente è un extraterrestre; ma come
puoi dire che non si può servire Dio e il denaro?
Nelle religioni ci sono sempre riusciti tutti quanti, perché le religioni hanno bisogno
del denaro e il denaro ha bisogno della religione. Povero Gesù avrebbe mai
immaginato che tutti quelli che si rifanno al suo nome un giorno: lo Spirito Santo, lo
Spirito Santo che è amore generoso avrebbero intitolato “Banco di Santo Spirito”
che è una bestemmia; una banca intitolata allo Spirito Santo.
Noi oggi ci siamo abituati perché “Banco Antoniano” ...ma dire Banco di Santo
Spirito ci dovrebbe far rabbrividire come se dicessi <bordello dell’Immacolata
Concezione> ; bordello dell’Immacolata Concezione sono due cose …; e lo stesso
Banco di Santo Spirito! povero Gesù!
Quindi critichiamo i farisei che sghignazzavano ma vedete che noi siamo lo stesso,
come poteva pensare Gesù che non si può servire Dio e il denaro? Ma figuratevi?
Eppure Gesù qui è molto chiaro non potete servire Dio e mammona, con una
differenza mentre i rabbini che distinguevano tra mammona onesta e mammona
disonesta, cioè la ricchezza, per Gesù è sempre disonesta, per questo quando Gesù
ha incontrato il ricco che gli ha chiesto che cosa doveva fare per avere la vita eterna,
gli ha detto osserva i comandamenti e non quelli che riguardano i doveri verso Dio,
ma quelli che riguardano il comportamento verso gli altri, infila tra i comandamenti
quello che non è un comandamento, <non frodare>, non frodare è preso dall’Antico
Testamento ed era, a quel tempo la paga agli operai che si dava la sera stessa, non
trattenere per te la paga dell’operaio.
Perché Gesù infila tra i comandamenti <non frodare>? Perché il ricco se è ricco si vede che ha imbrogliato, io no! allora è stato babbo! Babbo era un sant’uomo!
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Allora è stato tuo nonno! Alla base della ricchezza c’è sempre la frode, l’imbroglio almeno questa è la sapienza biblica. Nel libro del Siracide 26,20ss si legge: <A stento un commerciante sarà esente da colpe, un rivenditore non sarà immune dal peccato, per amore del denaro molti peccano, chi cerca di arricchire procede senza scrupoli, fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo, tra la compera e la vendita si insinua il peccato>. Quindi l’insegnamento della Sacra Scrittura che Gesù riprende è che se c’è ricchezza
c’è sempre stato imbroglio e comunque se sei ricco non sei una persona generosa
ed è solo a questo punto che Gesù fa quella affermazione di non preoccuparsi per il
domani, quindi non l’affermazione a tutti; se voi avete deciso di non accumulare per
voi ma di condividere generosamente per gli altri c’è un cambio meraviglioso che è
quello della prima beatitudine, se voi vi occupate del bene degli altri, permetterete a
Dio come Padre di occuparsi del vostro bene e il cambio è indubbiamente
meraviglioso.
Ora vediamo quella che è alla base della linea scritta nel libro, cioè vedere ogni
elemento della vita, anche quelli più duri, quelli più difficili, con gli occhi del vangelo,
cioè in maniera serena e positiva.
Abbiamo visto l’insegnamento di Gesù su questo fatto di essere luce o tenebra e
continuiamo, ecco allora il versetto che sta alla base di tutto,
25) perciò vi dico; e di nuovo il verbo è imperativo non preoccupatevi preoccuparsi
significa pre/occuparsi o occuparsi prima, attenzione! Gesù non dice di non
occuparsi, chiaro che ci dobbiamo occupare ma un conto è occuparsi e un conto è
preoccuparsi, di che cosa? Per la vostra vita. Lui ci dice di non preoccuparci della
nostra vita ma sempre se c’è quella condizione che abbiamo visto prima, se la nostra
vita è orientata per il bene e il benessere degli altri. Che cosa mangerete o berrete,
né per il vostro corpo, di quello che indosserete, non è la vita più del nutrimento e
il corpo più del vestito? L’insistenza sul non vivere in preda all’ansia, c’è questo
diffuso senso di ansia, è sottolineato per ben sei volte questo verbo preoccupare. È
mirata a liberare i discepoli da ogni preoccupazione e angoscia per portare avanti la
loro attività. Se dobbiamo portare avanti una attività dove l’oggetto primario è il
bene degli altri come possiamo farlo se siamo occupati e preoccupati per il nostro
benessere? Io come posso pensare agli altri se sono tutto centrato su me stesso?
Allora Gesù ci propone un cambio: voi non pensate a voi stessi, pensate agli altri e
se voi pensate agli altri permetterete al Padre di occuparsi di voi.
Il Padre si vuole occupare di tutti ma se uno si occupa da se stesso il Padre non ha
spazio d’azione. Allora è un cambio meraviglioso; tu occupati degli altri e permetti a
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Dio di occuparsi di te. Quindi liberare i discepoli da ogni preoccupazione per quello
che dirà più avanti a chi cerca il Regno e la sua giustizia.
Continua: 26)Guardate, fissate anche questo è un imperativo e Gesù fa un esempio;
quando leggiamo il vangelo dobbiamo metterci sempre nei panni degli ascoltatori
del tempo, non di oggi, è andato via il passerotto? È arrivato in anticipo gli avevo
detto devi essere qui ..; ah c’è! allora 26)Guardate gli uccelli del cielo; (risata
generale, Alberto: una organizzazione fantastica, continua la risata per l’uccellino
che vola in sala). Tra tanti esempi che Gesù fa perché gli uccelli del cielo?
Mettiamoci nella loro cultura; erano animali inutili e nocivi, perché mangiavano i
raccolti. Nel Talmud nell’elenco degli animali per i quali si benedice il Creatore, gli
uccelli sono esclusi, immaginate a quel tempo quando arrivavano questi stormi di
uccelli che portavano via il grano, etc. quindi sono animali inutili e addirittura nocivi
eppure Gesù dice: guardate nel senso proprio di fissate l’attenzione sugli uccelli.
Cosa fanno? Non seminano, non mietono, non raccolgono nei granai; tutte attività
che fanno gli uomini, eppure il Padre vostro Celeste li nutre. Non valete voi molto
più di loro? Il compito del Padre che è nei cieli è quello di far avere il necessario a
tutte le sue creature.
L’evangelista Luca, abbiamo detto che questa narrazione c’è sia in Matteo che in
Luca, l’evangelista Luca addirittura calca la mano mentre Matteo parla degli uccelli,
Luca 12,24 dice: i corvi, come gli è venuto in mente i corvi? perché il corvo nel libro
del Levitico e del Deuteronomio è tra l’elenco dei volatili che sono impuri, quindi
non soltanto uccelli che sono animali inutili e nocivi, ma addirittura animali che sono
considerati impuri, quindi proprio lontani da Dio eppure Dio si occupa di loro. Allora
l’invito di Gesù all’imperativo guardare, fissare, di guardare per imparare.
La natura non è una rivale ma è una maestra, allora bisogna guardarla per
imparare. E continua: 27)E chi di voi a forza di preoccuparsi potrà aggiungere e qui
c’è un termine che può essere tradotto con “età” o come “statura”, alla propria
vita. Comunque sono due cose che sono impossibili, nessuno di noi quando arriva il
momento può aggiungere un’ora alla propria vita e nessuno di noi può crescere di
dieci centimetri, quindi non si può aggiungere queste cose nella vita.
Continua Gesù, prima ha parlato degli uomini, gli uomini sono quelli del raccolto,
adesso l’attenzione di Gesù sempre delicata è la parte femminile perché la comunità
cristiana è composta da uomini e donne sempre, non bisogna separarli.
Adesso è uscito un bellissimo documento, della Congregazione per la fede, la parola
definitiva, quanto piace a sta gente dare la parola definitiva, a Roma sapete che si
dice un papa bolla e l’altro sbolla, comunque la parola definitiva è che: le donne non
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potranno mai essere preti perché non c’erano all’ultima cena. Mi viene in mente
anni fa in un dibattito televisivo ricordate Adriana Zarri questa teologa ai tempi di
Woytila il cardinale disse le donne non possono essere ordinate preti perché
all’ultima cena c’erano solo maschi! Allora lei rispose, ma che non ci fossero donne
nell’ultima cena è tutto da vedere, che non ci fossero polacchi è sicuro. Risata
generale.
Invece l’attenzione di Gesù, prima ha fatto un esempio al maschile ed ecco che lo
fa al femminile. Perché vi preoccupate per il vestito, osservate come crescono i gigli
del campo che non faticano, né filano 29)eppure vi dico che neanche Salomone il
vanesio, il vanaglorioso dittatorello superbo, ha messo ai lavori forzati la sua stessa
popolazione per soddisfare la sua ambizione di grandezza, quindi il massimo;
neanche Salomone con tutta la sua gloria potremo tradurre in maniera più
comprensibile con tutta la sua boria;… vestiva come uno di loro. 30)Ora se Dio veste
così l’erba del campo che oggi c’è e domani si getta nel forno; Gesù ha preso
l’esempio dei gigli che lo stesso giorno sbocciano e si appassiscono, quindi fiori da
niente eppure la bellezza. L’erba del campo che oggi c’è e domani si getta nel forno
non farà molto di più per voi, e il rimprovero che mai Gesù rivolge alla folla, ma
sempre ai suoi discepoli è; gente di poca fede? Non poca nel senso della quantità,
poca significa che non avete fede.
Perché lo rivolge ai discepoli e mai alla gente? Perché i discepoli hanno
sperimentato con Lui che cosa significa eppure ancora non credono.
Allora l’insegnamento di Gesù è chiaro, non è un invito a rilassarsi, quando Gesù
dice guardate gli uccelli del cielo non seminano, non mietono, non raccolgono, tanto
più voi che seminate, mietete e raccogliete quindi non è un invito ad un
provvidenzialismo è un invito a darsi da fare certi che c’è quella che nella teologia,
nella spiritualità si chiama la provvidenza; cioè che Dio provvede. Ma sia chiaro Dio
non provvede mandandoci gli angeli dal cielo, provvede attraverso le persone che
hanno accolto il suo messaggio.
Io da piccolo, c’era papà a casa mia narrava sempre questo che mi è entrato in
testa, io sono del ’45, in quel tempo c’era la coabitazione ed era con una famiglia
benestante che aveva diversi terreni. Ogni lunedì arrivava il contadino del terreno di
questa famiglia e davanti alla porta della famiglia lasciava sacchi con la farina,
patate, questa signora che era molto pia, molto devota, molto bigotta, quando
vedeva papà diceva Alfredo ha visto la provvidenza come si è ricordata di noi? E così
ogni settimana, un giorno papà ha sbottato e dice, ma sta provvidenza non sbaglia
mai porta? Com’è che sta provvidenza i sacchi li mette sempre qui e a mezzo metro
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non ce li mette? Ecco papà non credeva ma se questa signora avesse condiviso
qualcosa è probabile che avrebbe creduto nella provvidenza.
Quindi è chiaro che questa provvidenza agisce attraverso di noi e continua Gesù: 31)Non siate dunque in ansia, di nuovo quel non preoccupatevi, dicendo che
mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo. Ecco l’affondo, 32)Sono i pagani che
vanno in cerca di tutte queste cose; ed ecco la base, il fondamento di una serenità
che non è superficiale non è un sentimentalismo da quattro soldi, ma ha un
fondamento Il Padre vostro Celeste sa che avete bisogno di queste cose. Lui lo sa!
Gesù poco prima parlando della preghiera, aveva detto che il Padre vostro sa di quali
cose avete bisogno ancora prima che gliele chiediate, ecco la garanzia della nostra
serenità, non c’è da chiedere al Padre. Ancora oggi con "Ascoltaci Signore", dandogli
tutte le indicazioni precise su quello che deve fare perché magari non si ricorda; il
Signore sa ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che noi glielo chiediamo, allora
non c'è da chiedere, basta ringraziare, qual è la differenza?
Chiedere fa nascere l’ansia perché non sai mai se hai chiesto bene e se hai chiesto
giusto ecco perché molte persone si rivolgono a noi preti: glielo chieda lei al Signore
e io rispondo sempre bruscamente chiediglielo te non puoi? no a lei lo ascolta
meglio; si! ho il filo diretto, lei è più vicino. C’è questa immagine il chiedere fa
suscitare l’ansia, perché avrai chiesto bene?
Altre volte ho raccontato e lo ridico ancora una volta qui a Montefano una
preghiera di una persona che ha voluto pregare per la sorella che doveva subire un
intervento ha fatto una preghiera dei fedeli: Signore ti prego per mia sorella che
domani sarà sottoposta ad un intervento chirurgico nell’ospedale tale, reparto eh,
eh; dal prof. Tale dei tali... visto mai che il Padre Eterno si sbagliasse reparto? Va da
qualcun altro?. Se chiedi ti generi ansia, non sai mai se hai chiesto abbastanza, dovrò
chiedere ancora un’altra volta, pensate le novene, queste ripetizioni ...queste cose.
La reazione di uno che accoglie queste parole non chiede più, ringrazia, è diverso.
Un conto è chiedere al Signore di fare qualcosa, un conto è ringraziarlo per quello
che sai che fa! il Padre sa di ciò che avete bisogno ancora prima che glielo chiediate.
Questa teologia c’è in tutti gli evangelisti, nel vangelo di Giovanni l’abbiamo
celebrato qualche domenica fa, il cap. 14 Gesù dice< Gv. 14,15)io pregherò il Padre e
egli vi darà un altro e qui purtroppo c’è un termine greco che nella nostra lingua
italiana non si sa come tradurre. [Valter voi in Brasile come lo traducete il
“paraclito”?] Nella precedente edizione del Nuovo Testamento della CEI avevano
tradotto con “consolatore” che però non rende, adesso però sono tornati con
paraclito che alla gente non dice assolutamente niente, cos’è questo paraclito?
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Paraclito significa “colui che viene chiamato (e si sottintende) in soccorso”; allora è
colui che aiuta; colui che soccorre; l’azione dello Spirito è quella, ma attenzione cosa
dice Gesù: vi darà un altro soccorritore quello che vogliamo, perché sia con voi per
sempre, il paraclito lo Spirito non viene quando uno lo invoca, ma c’è già, sia con voi
per sempre; quindi Gesù garantisce la presenza di questo protettore, soccorritore,
che non è dovuta a situazioni di pericolo per la comunità, ma è costante, per
sempre.
Il suo aiuto non nasce in risposta ad una situazione di difficoltà delle persone o
della comunità, ma lo precede, cambia la vita, quando senti Dio non viene incontro
ai miei bisogni per cui glieli devo segnalare, ma che Dio addirittura li precede è la
serenità piena. E soltanto se si è pienamente sereni si può vivere occupandosi dei
bisogni, delle necessità degli altri.
Gesù sempre in Giovanni lo Spirito assicura <dimora presso di voi e sarà in voi>
questo dimorare presso di voi non significa che giunto apposta a noi, è in noi.
Sapete i vangeli risentono della concessione del mondo dell’epoca; Dio era in alto,
l’uomo in basso e tutto quello che andava verso Dio saliva, tutto quello che
scendeva da Dio e che proveniva da Dio scendeva ecco perché allora allo Spirito
Santo si dice: <scendi Spirito Santo>, ma attenzione lo Spirito Santo non è una realtà
esterna all’uomo che deve scendere su di noi, è una realtà intima, interiore
dell’uomo che dall’interno deve emanarsi verso il di fuori.
Prima nell’intervallo con Valter mi segnalava come nella concezione del tempo la
luce non era qualcosa che dall’esterno entrava nell’uomo, ma era qualcosa che
dall’interiore dell’uomo usciva verso l’esterno, la luce come le tenebre, la realtà di
Dio è che è in noi. Allora questo Spirito Santo non scende su di noi quando alziamo
le mani al cielo per accoglierlo, ma quando ci rimbocchiamo le maniche per aiutare
gli altri, lì si emana lo Spirito e siamo arrivati alla conclusione; 33)e cercate; ancora un imperativo; cercate prima, quindi c’è qualcosa che precede, il
Regno; che cos’è il Regno? Una società alternativa.
Gesù non sta parlando dell’aldilà, ma Gesù è venuto a cambiare la società qua! E la
chiama “il Regno” perché Dio come re si occupa dei suoi; abbiamo visto altre volte la
condizione perché il Regno esista è la conversione, il cambiamento
dell’orientamento della direzione di marcia, cosa significa questa conversione?
Nei vangeli risulta che ci sono tre verbi maledetti che sono: avere, salire,
comandare; sono la base di tutte le ingiustizie e di tutti i mali.
Gesù propone il Regno, una società alternativa, dove anziché accumulare
egoisticamente per sè si condivida generosamente per gli altri e lì c’è il segreto della
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felicità. Cerchiamo tutti la felicità, abbiamo coniato quell’espressione oscena “la
felicità non è di questo mondo; siamo nati per soffrire; si soffre di qua per star bene
di là”; no! è possibile essere pienamente felici qui in questa terra e Gesù negli Atti
degli Apostoli viene riportata una sua espressione dove Gesù afferma: <c’è più gioia,
cioè più beatitudine, felicità nel dare che nel ricevere>. La felicità non consiste in
quello che si riceve, ma in quello che do; se la mia felicità dipendesse dagli altri, da
voi, voi per quanto mi potete voler bene come fate a entrare nella testa mia a
pensare cosa vuole Alberto, si aspettava una telefonata? Voleva un regalo? Non
potete entrare nella testa mia. Allora c’è il rischio che se io la mia felicità la faccio
dipendere dagli altri, da quello che ricevo dagli altri vado lungo la vita
continuamente amareggiato e rattristato; mi sento incompreso, non mi sento non
realizzato; no! la felicità può essere piena e immediata perché non consiste in
quello che gli altri fanno per te, ma in quello che tu fai e dai agli altri, allora può
essere piena c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
Quindi al posto dell’accumulare per se condividere con gli altri; e questa mania di
salire, andare al di sopra degli altri, ma attenzione perché più sali e più ti separi,
allora succede qualcosa di strano, perché Dio che era considerato nell’alto è sceso
per andare verso gli ultimi e tu invece sali per andare in alto? Allora tu sali Dio
scende non vi incontrate mai e quando si sale ci si separa dagli altri.
Allora al posto di salire, scendere e scendere cosa significa? non considerare
nessuno escluso dal raggio d’azione del tuo amore e del tuo servizio. Ed ecco il
servizio allora anziché la pretesa di guidare, di comandare anche dal punto di vista
spirituale; il padre spirituale, la guida spirituale, io ultimamente ricevo richieste da
persone: mi può fare da guida spirituale? Io rispondo: senti sono arrivato a 72 anni e
non so guidare me stesso figurati se mi metto a guidare un altro. Ma dico non ci
pensare, non ci pensare, se vuoi possiamo parlare, ma non pensare che io faccia da
guida spirituale.
Allora anziché comandare, guidare: servire; la vera dignità dell’uomo consiste nel
servire, perché Gesù dirà: <non sono venuto pere essere servito ma per servire>.
Il servizio, quello fatto liberamente, non toglie dignità alle persone, ma gli
comunica quella vera, la dignità divina: questo è il Regno. Allora Gesù dice: 33)cercate, un imperativo, prima il Regno, quindi orientate tutte le vostre energie per
inaugurare questa società ex novo, alternativa; e la sua giustizia.
Qui i danni che ha fatto questo termine non compreso dal punto di vista biblico,
perché giustizia per noi è quella del tribunale, sapete che i farisei ci sono, sono
clonati, sono tra di noi, per scovare un fariseo è semplice comincia a parlare della
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misericordia di Dio, che Dio è amore, che Dio perdona, che Dio è misericordia, ad un
certo momento vedete che questi non gliela fanno più e sbottano: si ma e lo dicono
già con gli occhi iniettati di sangue, è anche giustizia divina; un po’ come diciamo noi
a volte capita un delinquente che sfugge alla giustizia umana, si dove vai? Non
sfuggirà alla giustizia divina. Che cos’è il termine giustizia?
Il termine giustizia biblico è l’equivalente della nostra fedeltà, quando si dice che
Dio è giusto, non è la giustizia del tribunale, che da ad ognuno secondo i suoi meriti
o secondo le sue colpe, è che Dio è fedele; Dio ha fatto un patto con l’umanità,
l’umanità può rinnegare questo patto, l’umanità può tradire questo Dio, ma Dio
rimane sempre fedele. Allora questo termine giustizia significa “la fedeltà”; siate
fedeli a questo progetto perché si realizzerà, non lo vedrete voi nella vostra
esistenza ma già avrete fatto un passo in avanti nell’umanità. Ed ecco la conclusione:
e tutte queste cose vi saranno date in più. In più, non si riceve quello che si ha
bisogno ma di più! Perché Dio non si lascia vincere in generosità.
C’è nel vangelo un’altra immagine che …; avete una fortuna sapete che siete nati
in certi contesti perché si comprende meglio certe espressioni, quando Gesù dice: la
misura che misurate sarete misurati e vi sarà data una aggiunta, cos’è la misura?
Quelli della mia generazione ricorderanno ancora negli anni ’50, nei negozi di
generi alimentari tutto era sfuso, non c’era niente impacchettato, volevi un quarto
d’olio, un etto di marmellata, due etti di tonno, mezzo chilo di farina, come
facevano? C’erano i misurini, ricordate per la farina, queste erano le misure.
Allora Gesù dice: la misura con cui misurate con quella sarete misurati, ma Dio non
si lascia vincere in generosità vi viene data un’aggiunta; quindi con la misura con cui
misurate sarete misurati e vi sarà data un’aggiunta.
Una volta c’era la famosa aggiunta quando.. ci sono quelli di Ancona? Ricordate il
castagnaro quando andava in giro per Ancona, andava in bicicletta con il paniere
delle castagne e poi si chiedeva 20 lire di castagne con l’aggiunta, l’aggiunta era la
cicerchiata, altre cose. Allora cosa vuol dire? Facciamo dei numeri, se io do cento
Dio mi ridà cento ma me lo dà con l’aggiunta centotrenta; se io questi centotrenta
non lo trattengo per me ma lo do, Dio non mi ridà centotrenta ma mi dà duecento, è
il dinamismo dell'amore che più si da e più si riceve ed è tutto a nostro vantaggio.
Quindi tutte queste cose vi saranno date in più; allora di che cosa volete
preoccuparvi.
Ed ecco il finale purtroppo l’inesatta traduzione in passato proprio del finale di
Matteo a demolito tutto quello che abbiamo detto fino adesso, perché dice Gesù: 34)Non siate dunque in ansia per il domani; e in passato la traduzione era errata,
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adesso per fortuna l’hanno corretta ed era perché il domani avrà già le sue
inquietudini, cioè non vi preoccupate per domani, che domani vedrai quante ce né!
Quindi una allegria; ma non era così? Perché il domani si preoccuperà di se stesso
che è tutta tutt’altra cosa, come oggi avete visto che la vita ha risposto
positivamente così sarà domani; invece la vecchia traduzione non preoccupatevi per
il domani perché il domani avrà già le sue inquietudini cioè attento che oggi ti capita
questo ma non sai del domani e questo era associato anche alla croce delle persone,
non tentare di toglierti la croce da dosso perché ce ne una più grossa pronta e se ti
togli questa stai attento.
Allora qui Gesù ci dà piena serenità. Non siate in ansia per il domani perché il
domani si preoccuperà di se stesso. Come oggi avete sperimentato l’azione del Padre
così state tranquilli che questo sarà per il domani.
L'insegnamento si chiude con un ulteriore invito ad essere liberi da ogni
preoccupazione e Gesù poi lo riprenderà nella parabola dei quattro terreni, sapete il
seminatore dei quattro terreni, dove il seme gettato tra i rovi lo spiega Gesù, dice:
quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola ma le preoccupazioni di questa
vita, le preoccupazioni economiche, e la seduzione delle ricchezze, la
preoccupazione economica mi fa vedere la soluzione nella ricchezza, lo soffocano e
rimane sterile.
Il chicco doveva germogliare e portare frutto ma c’è un circo vizioso che credo che
tutti abbiamo sperimentato chi non ha preoccupazioni economiche? Chi non pensa
se guadagnassi di più? Allora la preoccupazione economica porta vedere nel denaro
la soluzione ma appena si guadagna un po’ di più nascono nuove ambizioni, nuovi
desideri, che ti fanno tornare in preoccupazione economica, allora se il criterio dei
valori della persona è la generosità, una persona che è sempre in preoccupazione
economica non è una persona generosa.
La conclusione: che è anche come ho detto il filo conduttore di questo libretto “Di
questi tempi”, abbiamo una grande solida certezza, ognuno di noi è venuto al
mondo perché Dio attraverso di noi ha voluto manifestarsi in una forma nuova,
originale, e creativa. Un dato di fatto che da quando è apparso il primo uomo e fin
quando esisterà l’uomo sulla terra non c’è né stato uno uguale a un altro.
Pensate la vita che forza, che energia, miliardi, miliardi di persone e non ce ne una
uguale a un altro, perché? Perché Dio che vuole manifestarsi attraverso ognuno di
noi sempre in forma nuova, come io amo non c’è mai stato nessuno prima di me e
non ci sarà mai nessuno perché io sono unico; come io perdono non ci sarà mai
stato nessuno, non dico di più di meno ma la modalità, perché ognuno di noi ha la
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sua storia, il suo passato e quindi lo manifesta in forme nuove. Allora si viene al
mondo perché Dio vuole manifestarsi attraverso di noi in una forma nuova originale
e creativa, non dobbiamo ripetere e qui il conflitto tra padri, tra genitori e figli, i
genitori che pensano che i figli devono essere come loro, no! figli ribellatevi non
siate mai come i vostri genitori. Se Gesù avesse dato retta a Peppe e Maria ancora
faceva il falegname a Nazaret, bisogna farli soffrire i genitori pazienza è normale:
quindi non bisogna essere come i genitori, ma originali e creativi.
Da dove si basa questa affermazione? San Paolo nella lettera agli Efesini 1,4-6
dice: …in Lui, (in Gesù) ci ha scelti prima della creazione del mondo; è stupendo fa
venire le vertigini. Prima ancora di creare il mondo Dio ha pensato ad ognuno di noi
per essere santi, santi significa separati dal male, immacolati, immacolati nessun
ostacolo con la comunione divina, al suo cospetto nell’amore, amore generoso;
predestinandoci, c’è una predestinazione, a essere suoi figli adottivi per opera di
Gesù Cristo secondo il beneplacito della sua volontà. Cos’è questa figliolanza
adottiva?
Paolo si rifà all’istituto giuridico in voga nell’impero romano secondo la quale
l'imperatore quando vedeva avvicinarsi la fine dei suoi giorni, non lasciava mai
l’impero ad un figlio, mai! Ma individuava tra i suoi generali o ufficiali quello in grado
di portare avanti il suo impero e lo adottava a figlio.
Oh! ma Paolo ci sta dicendo qualcosa di straordinario; che Dio ad ognuno di noi
così come siamo, ha tanta stima, tanta fiducia in noi, che ci ritiene capaci di
collaborare alla sua stessa azione creatrice perché a questo siamo chiamati!
Allora sapendo questo il Padre ci tiene alla realizzazione del suo progetto e questo
fa sì che ogni situazione della vita, anche quelle più difficili e più negative si
trasformino in positive ed è sempre san Paolo ai romani 8,28 che dice: noi sappiamo
che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio; tutto, tutto anche le situazioni
negative, possono diventare una opportunità di crescita, un’occasione di ricchezza.
E terminiamo con una donna, una delle poche donne che la Chiesa ha riconosciuto
dottore, cioè il suo insegnamento è universale nella Chiesa, Teresa di Lisieux che
dopo una vita tribolata ha esclamato “tutto è grazia”; quando si vede così la vita
cambia, ogni evento della vita non distrugge questo progetto ma lo serve per
realizzare.
Abbiamo concluso con quest’invito alla serenità, salutiamo anche gli amici che
sono collegati sul Web in particolare quanti stanno vivendo situazioni di malattia, di
sofferenza.