IL PERIODICO A CURA DI FISAT PER GLI APPASSIONATI DI ARMIIL PERIODICO A CURA DI FISAT PER GLI APPASSIONATI DI ARMI
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LE FN DELLA WEHRMACHTseconda parte
LE FN DELLA WEHRMACHTseconda parte
EX ORDINANZA
UN VESTITO NUOVO PER IL BLACK RIFLEUN VESTITO NUOVO PER IL BLACK RIFLEARMI LUNGHE
CHI VUOL LUCRARE SULLE ARMI LEGALMENTE DETENUTE
CHI VUOL LUCRARE SULLE ARMI LEGALMENTE DETENUTE
LA LIBERTÀ NON È GRATISLA LIBERTÀ NON È GRATIS
ATTUALITA’ E LEGGI
L’AGGRESSIONE DI COLTELLOL’AGGRESSIONE DI COLTELLO
LA RITENZIONE DELL’ARMALA RITENZIONE DELL’ARMA
TECNICHE DI TIRO E DIFESA
ERA L’ORMAI LONTANO 2008 quando un gruppo di volenterosi decise di ritrovarsi a Terni per fondare un’associazione che - sul modello delle associazioni americane - tute-
lasse il diritto del cittadino al possesso legale e responsabile di armi.La strada era dura e tutta in salita ma sapevamo che non essendocene un’altra doveva essere comunque percorsa.Oggi siamo qua, oltre 3000 iscritti, più di 1300 casi legali risolti e decine e decine di ringraziamenti ogni mese da parte di cittadini onesti come voi e noi che si sono sentiti in dovere di ringraziare l’associazione per il lavoro fatto, prima nella storia di questo Paese
a scendere in campo dalla parte delle persone oneste.Vi invitiamo a fare un giro sul sito dell’associazione per vedere cosa stiamo facendo sia a
livello di tutela del singolo cittadino - anche con vera e propria assistenza legale - sia a livello collettivo, con class action ed attività di sensibilizzazione politica.A livello internazionale stiamo collaborando attivamente con IAPCAR International Association for the Protection of Civilian Arms Rights (Associazione Internazionale per la Protezione del Diritto all’accesso alle Armi dei Cittadini), fondata dai nostri alleati di Second Amendment Foundation, prima associazione americana a com-prendere l’importanza di uno sforzo anche in campo internazionale. Se siete cittadini onesti non avete niente da temere, essere un appassionato di armi non significa essere un criminale ed uno stato democratico non deve aver niente da temere dal possesso di armi legale e responsabile da parte dei cittadini onesti. È nostro dovere batterci per preservare questo diritto anche per le future generazioni.
COSA FA LA FISAT
FISAT nasce per far sentire la voce dei cittadini onesti per la tutela del possesso di armi legale e responsabile. Infatti non sempre il settore riesce a farsi sentire come dovrebbe e spesso l’interesse dei produttori di armi, che hanno la maggior parte delle risorse essendo soggetti imprenditoriali, non coincide con gli interessi dei cittadini utilizzatori. Accade infatti che buona parte degli introiti delle armi nel mondo non derivi dal mercato civile ma da quello militare, ragione per cui un imprenditore che abbia interessi in entrambi i settori sarà facilmente disponibile a cedere qualcosa sul mercato civile per avere privilegi commerciali che avvantaggino solo lui. Per questo è importante che la base, ossia cittadini utilizzatori, siano rappresentati. FISAT fa proprio questo, difende le posizioni dei cittadini appassionati di armi (e di attività simili come il softair) al pari di quanto fanno negli USA NRA e Second Amendment Foundation e nel resto d’Europa da tutte le altre asso-ciazioni che stanno nascendo in ogni paese.I membri dell’associazione potranno contattarla per avere informazioni su come risolvere i loro problemi in materia di armi. FISAT infatti si avvale di consulenza legale specializzata nella legislazione delle armi e di un esercito di esperti della materia disposti ad aiutare per il bene comune. Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia, perché FISAT difende ad oltranza il diritto di possedere armi in modo legale e responsabile.Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi.
I nostri siti:www.fisat.us il sito base dell’associazione www.fisat-italia.blogspot.com il blog sul mondo FISAT con le ultime notiziewww.cavalierifisat.it il sito dei volontari che divulgano il pensiero resistente di FISAT nelle loro aree di residenza.
Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia,F ISAT d i fende ad o l t ranza i l d i r i t to d i possedere armi in modo lega le e responsabi le .Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi.
Che tu sia un cacciatore, un collezionista, un appassionato di coltelli o un giocatore di softair per noi non cambia,F ISAT d i fende ad o l t ranza i l d i r i t to d i possedere armi in modo lega le e responsabi le .Chi vuole mantenere questo diritto è nostro amico, chi vuole limitarlo, qualunque siano le sue ragioni, è contro di noi.
Sta ormai per finire anche il 2011 e, come abbiamo già avuto modo di dire in altre mille sedi, non si può dire che sia stato un anno pacifico per il possesso legale e responsabile di armi.
Principalmente a causa del calvario costituito dall’iter di appro-vazione del Decreto legislativo 204/2010, calvario che non accenna a concludersi perché devono essere ancora approvati i regolamenti di esecuzione, uno del Ministero dell’Interno e l’altro del Ministero della Sanità (sui requisiti sanitari).Va anche detto che da quando la Lega non è più al Governo non riusciamo a sapere più niente sulla vicenda se non brutti segnali, tra questi che l’UITS starebbe tentando di dire la sua sulla sicurezza dei poligoni privati.Colgo anche l’occasione per rispondere a tono coloro che su siti e forum, spesso accumunati dalla comodità poltronistica di chi non fa nulla se non criticare chiunque osi muoversi dall’inerzia, dice che FISAT è troppo “leghista” o comunque “troppo a destra”......E desidero farlo riassumendo in breve le reazioni dei politici di varie estrazioni ad un fatto criminoso in cui un estremista (lui si) di destra, afflitto da depressione e con precedenti penali (reati contro l’Ordine Pubblico) ha sparato a tre extra comunitari con una pistola legalmente detenuta (ma dove era la Questura che usualmente nega tutto anche a chi abbia anche solo una querela archiviata ?).
Ma torniamo a bomba al problema della Lega e della FISAT, con fatti sonanti e documentati:
Si inizia con l’ultima lamentatio della mai troppo nota senatrice Marilena ADAMO (PD) che scrive della sua ultima interrogazione parlamentare sul suo blog (marilenadamo.it) :
"In Italia le armi circolano troppo facilmente e quello che è successo a Firenze ne è la tragica dimostrazione". È quanto ha denunciato la sen. Marilena Adamo nell'aula di Palazzo Madama mentre il Senato ricordava i morti senegalesi di Firenze per mano di un folle filonazista."Quanto è accaduto - ha spiegato - solleva un problema serissimo che da tempo denunciamo: la facilità con la quale circolano armi nel Paese e soprattutto restano nelle mani di persone pericolose, con precedenti o fortemente disturbate sul piano psichico". "Come è possibile - si è chiesta annunciando un'interrogazione al Ministro dell'Interno - che una persona di cui tanto velocemente è stato pos-sibile per la stampa identificare il profilo ideologico neonazista e chiaramente pazzo e pericoloso, fosse in possesso di regolare portod'armi?” "Quanti altri episodi analoghi devono accadere prima di metter mano alla normativa - ha concluso la sen. Adamo, prima firmataria di un apposito disegno di legge - per modificare questa gestione burocratica e inutile del rilascio e, soprattutto, del rinnovo del porto d'armi?".?
Odio farle pubblicità, ma avete il diritto di essere informati, la sua interrogazione la potete visualizzare al seguente link:
1
Passiamo ad un altro notissimo del PD, il Sen. Casson che, insieme a interrogazioni poco condivisibili (per l’assegnazione dell’indirizzo internet IPv6 univoci in modo da sorvegliarci ancora meglio, contro le munizioni a grappolo per colpire il nemico in modo “umanitario” e contro il foto segnalamento dei nomadi abusivi in modo che possano continuare a inventarsi nuove identità) si produce anche contro l’abolizione del catalogo che lui considera un mezzo efficiente per lottare contro il terrorismo e la criminalità (e ha fatto il pubblico ministero, vi rendete conto ?) producendosi addirittura in un’iniziativa legislativa per abolire il comma del decreto sviluppo che a sua volta abolisce il catalogo (facendosi interprete dei funzionari di PS che altrimenti a Gennaio lasceranno l’ufficio ed andranno per strada a far pattuglie).
Di contrasto, e sono anche questi fatti sonanti vi parlo dell’ultima interrogazione parlamentare dell’On. Angelo Alessandri (LEGA NORD) che chiede al Ministero se sia vero che i poligoni privati saranno assoggettati alle richieste dell’UITS, chiarendo che :
a) i poligoni privati si troverebbero assoggettati a regolamenti paraliz-zanti, simili a quelli dei poligoni UITS e perderebbero ogni attrattiva per gli appassionati;
b) le attività che vi si svolgono (tiro dinamico, tiro difensivo, tiro a lungadistanza, tiro ad avancarica, tiro cowboy) non sono attività ricono-sciute UITS e al momento non sono state degnate di alcun riconosci-mento;
c) i poligoni privati forniscono un servizio alternativo di quelli UITS e si troverebbero a dover versare tasse senza veder alcun vantaggio;
d) la valutazione della sicurezza dei poligoni privati è già effettuata da periti balistici iscritti alle camere di commercio e ai registri dei periti delle procure dei tribunali;
il decreto in questione sembra che assoggetterà il rilascio delle licenze di porto armi al certificato dell'AUSL locale invece che dell'ufficiale sanitario; risulterebbe al riguardo che le questure di Milano, di Teramo e di Verona già oggi obblighino i cittadini a recarsi all'ASL per eseguire gli esami del caso (che per altro sono numero-sissimi e costosissimi) con ovvie ricadute negative sui rinnovi -: quali informazioni possano fornire, nell'ambito delle relative competenze, in merito alle questioni citate in premessa, in particolare riguardo all'intenzione di assoggettare i poligoni privati alla vigilanza dell'Unione Italiana Tiro a Segno; se sia fondata l'indiscrezione secondo cui si intenda subordinare il rilascio delle licenze di porto armi al certificato dell'AUSL locale invece che dell'ufficiale sanitario ed, in tal caso, se non intendano impedire che ciò si determini.(4- 14221)
L’interrogazione la trovate qui:
Ora due precisazioni importanti.Alessandri ha presentato questa interrogazione su nostra richiesta il giorno prima dei fatti di Firenze e, immediatamente dopo la strage, fummo i primi a chiedergli pavidamente se non fosse il caso di ritirarla (cosa che la controparte, il PD la Adamo e Casson non hanno fatto,
2
buttandosi sugli eventi come gli avvoltoi sui cadaveri).Ne rimediammo un amichevole cicchetto telefonico, dall’Alessandri, che ci disse che se crediamo in qualcosa di giusto non si deve temere di farci sentire, contro tutti, contro i media, anche quando spiegare le nostre posizioni è difficile ed è invece facile screditarci facendo di noi potenziali stragisti in erba (come fa il Sen. Casson su Facebook).Non si deve temere di mettersi, come dicono nel proprio giuramento gli ufficiali americani … contro tutti i nemici.E se lo dice lui, che da leghista i media ben di rado li ha dalla sua parte, dobbiamo crederci.
Torniamo a bomba al problema della Lega e della posizione di FISAT.Molti anni orsono vi promettemmo che vi avremo dato un’informazione giusta e corretta su chi fosse con noi e contro di noi, indicandovi puntualmente chi tramava dietro le spalle degli appassionati d’armi di tutti i generi.
Mi sembra che abbiamo mantenuto la parola. A oggi la Lega, che magari potrà starvi antipatica o non incontrare il vostro favore, è stato l’unico partito italiano a schierarsi dalla parte del possesso di armi legale e responsabile anche quando le sarebbe convenuto unirsi al coro dei buonisti; lo ha fatto quando ha manifestato in favore del gioielliere di Milano che uccise un rapinatore per difendersi e finì dentro lui, in favore dell’armiere di Treviso accusato di traffico d’armi con tanto di foto in catene davanti ai giornalisti (tutto archiviato perché le armi erano regolarissime), con la riforma dell’art. 52 Codice Penale sulla legittima difesa (che dice che adesso puoi difenderti senza essere obbligato a fuggire, anche se i tribunali tendono a non appli-carla), con una difesa puntuale e attiva contro il decreto legislativo 204/2010 (trasformato da Direttiva pro armi a legge antiarmi ed in gran parte fermato), con l’abolizione del catalogo ed oggi con questa interrogazione parlamentare presentata a dispetto dell’operato di un folle razzista e di una pletora di politici bigotti ed in malafede che non perdono occasione per mettersi in mostra a costo zero.
Rinnoviamo oggi il nostro impegno a dirvi la verità anche se non vorreste sentirla perché vi fa male e sentirla non vi piacerebbe.E nel farlo ci impegniamo anche a segnalarvi, se ve ne saranno, tutte le buone iniziative di altre parti, qualunque esse siano; anzi, se ne conoscete vi invitiamo a segnalarcele.
Siamo insomma qua per ascoltarvi; ed è proprio di questo hanno paura i partiti “tradizionali” di tutto il mondo: che passiate dall’ideologia teorica (che concede ai politici di predicar bene e razzolare male) a quella della tutela dei bisogni concreti della vostra vita (tra cui c’è per certo, da appassionati d’armi, il desiderio di poterne possedere in modo responsabile e legale).Concludendo, non vi diremo MAI per chi votare ma vi diremo, anche quando il saperlo va contro le vostre umane convinzioni, come si comportano coloro che vorrebbero il vostro voto.Per chi votiate o meno è solo affare vostro e della vostra coscienza, magari ogni tanto fategli sapere come la pensate.
Avv. Silvia Gentile – V. Presidente FISAT
Auguro a tutti un Buon Natale ed un Nuovo Anno di libertà.Auguro a tutti un Buon Natale ed un Nuovo Anno di libertà.
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Sede della rivista
Associazione Federazione Italiana
Storia Armi e Tiro Strada Maggiore 88 – 40125 Bologna
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Collaboratori Simone Ciucchi, Silvia Gentile,Riccardo Badino, Lucio Michele Balbo, Daniele Belussi, Michele
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CHI VUOLE LUCRARE SULLE ARMILEGALMENTE DETENUTE
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TECNICA
ACCESSORI
TECNICHE DI TIRO E DIFESA
PAG 6
PAG 42
LA VERA ANIMA DELLE NOSTRE ARMICON I CALCHI IN ZOLFO
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IL BLACK RIFLE PEZZO PER PEZZOPARTE I°
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HENSOLDT FERO Z24HENSOLDT FERO Z24
PAG 72
PAG 80
PAG 50
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L’AGGRESSIONE DI COLTELLOL’AGGRESSIONE DI COLTELLO
PAG 46
LA RITENZIONE DELL’ARMALA RITENZIONE DELL’ARMA
PAG 18
SOMMARIO
CARTUCCE RUBRICHERUBRICHE
N°2 DICEMBRE 2011
ARMI LUNGHE
GARE ED AVVENIMENTI
ARMI EX ORDINANZA
SOFT AIR
PAG 10
PAG 90
PAG 24
PAG 58
PAG 36
PAG 100
UN VESTITO NUOVO PER IL BLACK RIFLE - parte IUN VESTITO NUOVO PER IL BLACK RIFLE - parte I
LE FN DELLA WERMARCHT - Parte 2LE FN DELLA WERMARCHT - Parte 2
IWO JIMA, LA STORIA DI UNA FOTO UNICA MA FALSAIWO JIMA, LA STORIA DI UNA FOTO UNICA MA FALSA
MP7A1 Tokyo MaruiMP7A1 Tokyo Marui
LA .500- 3’’LA .500- 3’’
EXPRESS DOUGALL cal. 500 - 3’’EXPRESS DOUGALL cal. 500 - 3’’
ARMI STORICHE
PAG 92
STORIA BATTAGLIEE CAMPI DI BATTAGLIA
SUPER MATCH 2011 FIIDSSUPER MATCH 2011 FIIDS
5
9
3
9
-Cosa sarà previsto nei
regolamenti che do-
vranno essere approvati
entro il 31.12.2011 dal
Ministero dell'Interno e
dal Ministero della
S a n i t à d o p o l ' a p -
provazione del Decreto
Legislativo 204/2010 ?
-Cosa accadrà ai poli-
goni privati ?
-Come verrà applicata di
fatto l'abolizione del
Catalogo ?
Purtroppo non sappiamo
rispondervi e, quel che è
peggio, non sanno farlo
neanche le forze politiche che
sino ad oggi ci hanno aiutato
(in pratica solo una), nono-
stante i loro migliori sforzi.
È un dato di fatto che mai
come oggi un Governo "tec-
nico" ha avuto tanta mano
libera come quello odierno,
coperto dal manto delle
necessità di salvezza nazio-
nale dalla crisi mondiale.
Questo governo, infatti, (e non
sono parole nostre ma di
coloro che sino a ieri ci hanno
aiutato senza se e senza ma)
non risponde a nessuno,
nemmeno al telefono, e va
avanti per la sua strada tipo
bulldozer pretendendo solo
cambiali in bianco senza dare
spiegazioni, ad eccezione di
qualche pianto pubblico
ministeriale.
È chiaro che una situazione
del genere avvantaggia in
modo incredibile quanto
antidemocratico coloro che
dentro il Ministero ci stanno
per diritto divino (i funzionari
dell'Area Armi ed Esplosivi) e
coloro che ci stanno "in rap-
presentanza del settore" ossia
i membri della Commissione
Consultiva, che ritornano ad
avere la possibilità di tirare le
fila da dietro le quinte godendo
di una riservatezza di cui non
godevano da anni (ossia dalla
nascita di FISAT).
Cominciano già le prime
avvisaglie, tutt 'altro che
buone: ci giunge voce concre-
tissima secondo cui UITS
conta di assoggettare i poli-
goni privati prendendosi il
compito di verificarne la
sicurezza per mezzo della sua
Commissione Poligoni (che
guarda caso ha avuto tanto
spazio e lusinghe sull'ultimo
6
succedono incidenti sono
proprio quelli UITS).
Abbiamo brutte notizie anche
su altri fronti: in forza di una
qualche circolare che nessuno
ci mostra (ormai si vergo-
gnano anche di farcele ve-
dere, tanto sono impresenta-
bili) le Questure di Milano,
Verona e Teramo obbligano i
cittadini ad andare alle
Aziende Sanitarie Locali
(sempre più aziende e sempre
meno sanitarie) a fare gli
esami (niente più ufficiale
sanitario) pena respingimento
dell'istanza; inutile dire che gli
esami che l'ASL pretende
sono decine (sangue, psichia-
trico, ecc.) e costano salatis-
simi.
Tra le tre brilla (per idiozia) la
Questura di Milano un cui
funzionario accampa che "fino
al 1.1.2011 non rinnoveremo i
TAV perché sa, essendo stato
abolito il Catalogo sono state
abolite le armi sportive per cui
non vi servono i TAV.”
Anche sapendo che per le
nostre Questure feudali i porti
armi per tiro a volo sono un
metodo per aumentare la
criminalità rimane difficile
capire come possano interpre-
tare in questo senso una
norma che si chiama "decreto
sviluppo" ; un simile atteggia-
mento rasenta davvero
l'autarchia politica secondo cui
qua si fa come dico io e ba-
sta.
Stiamo scrivendo a quelle
Questure e vedremo cosa ci
rispondono, speriamo dav-
vero che sia iniziativa di
qualche Ispettore e non sia
farina dei Questori che altri-
menti c'è ben poco da sperare
se non nella via giudizia-
ria.
Purtroppo questi tempi hanno
r icorrenze nel la s tor ia ;
nell'antica Roma, all'incirca
nel 450 A.C., i Decemviri
furono costretti da una rivolta
di popolo a redigere leggi più
miti contro i debitori (attualità
della storia) e soprattutto
metterle per iscritto per ridurre
gli abusi dei patrizi; ne scaturi-
rono dodici tavole che furono
appese in alto in modo che
nessuno riuscisse a leg-
gerle.
Pensando alle "care" ASL mi
viene anche da fare un'altra
domanda sulla "cataloga-
zione" delle armi depotenziate
per cui il Banco prende 200
euro e si dice lo faccia anche
sulla relazione tecnica che fa
per le armi c.d. "ex militari".
Come mai prende 200 euro
invece che i 30 per le prove
forzate delle armi ?
Eppure per le armi aria com-
pressa depotenziate si tratta di
sparare un po' di pallini davanti
a un cronografo .
Chi ha fatto il prezzo se-
condo voi ?
Il Ministero, il Parlamento o
invece il Banco stesso che si
trova ad agire in un regime
di monopolio come non se ne
7
numero di Armi e Tiro).
Sarebbe davvero una tragedia
perché metterebbe i poligoni
privati nelle mani di chi ha
interesse a chiuderli per
riprendere la propria posizione
di monopolio del mercato.
Penso che sia ormai un fatto
incontestabile che da anni
UITS sta cercando di riotte-
nere il monopolio del mercato
del tiro con ogni mezzo, prima
cercando di far chiudere i
poligoni privati (vi rammento la
memorabile intervista "Italia
Armata" su l'Espresso del
segretario UITS Maurizio
Leone), poi cercando di
mettergli il guinzaglio cer-
cando di far passare obblighi
d'iscrizione, obblighi di corsi di
ricarica, ora cercando pren-
dersi l'incarico di valutarne la
sicurezza (nonostante il fatto
che nessuno possa nascon-
dere che gli unici poligoni dove
Il Presidente UITS Ernfried ing.
Obrist .
vedono nelle democrazie
europee eccetto, forse, Grecia
e Portogallo ?
Ancora una volta monopolio e
restrizione della libertà che
vanno insieme perché l'uno
non può esistere senza l'altra.
Tornando ai prossimi regola-
menti, se queste cose vi fanno
girare le scatole potete cer-
care di cambiarle scrivendo ai
seguenti indirizzi. (consiglio
l'invio di lettere su carta):
C o n s o r z i o A r m i e r i
Bresciani (Italiani) Via G.
Matteott i , 325 - 25063
Gardone V.T. BS - in-
Beretta - Via Pietro Beretta,
18 P.O. Box 160 25063
Gardone Val Trompia (BS)
Italia Tel +39.030.8341.1 Fax
+ 3 9 . 0 3 0 . 8 3 4 1 3 9 9 i n-
Fratelli Tanfoglio S.N.C. - Via
Valtrompia 39/41 - 25063
Gardone V.T. (BS) Italy
Tel. +39 030.8910623 - Fax.
+39 030.8910183 - in-
Unione Italia Tiro a Segno
Viale Tiziano 70 00196 Roma
Davide Pedersoli & C.
Fabbrica d'armi Via Artigiani,
57 25063 - Gardone Val
Trompia Brescia Tel. + 39 030
8915000 Fax +39 030
8911019 - customerservi-
Potete avvalervi della lettera
prestampata che trovate qua
in fondo.
Può darsi che se ne freghino,
perché l’ 89,6% della produ-
zione la vendono all'estero
anche se i soli cacciatori
a c q u i s t a n o a r m i p e r
3.260.344.347 euro l'anno
che pure comodo dovrebbero
fargli (vedasi l'ultimo comuni-
cato del Presidente ANPAM
sempre sul sito di Armi e Tiro)
ma comunque avrete la
tranquillità mentale di aver
tentato qualcosa.
Noi siamo qua e, finché
avremo fiato, continueremo a
tenervi informati ma ora più
che mai abbiamo bisogno del
vostro supporto, solo insieme
possiamo farcela.
Se FISAT dovesse cadere
l'unico apporto informativo
sarebbero le riviste del settore
che non mancherebbero di
informarvi puntualmente su
quanto siano "bravi" i membri
della Commissione nel "pre-
servare" le vostre libertà di
cittadini onesti.
Il prezzo della libertà è
l'eterna vigilanza.
Cosa e chi c’è davvero dietro a queste decisioni......? Per il momento
silenzio assoluto e nessun segnale.... Possiamo solo supporre
8
LETTERA
Oggetto: approvazione dei regolamenti di attuazione del Decreto 204/2010.
Gentile signore,
Le scrivo per richiamare la sua attenzione relativamente ai regolamenti di attuazione del
Decreto Legislativo 204/2010 su cui, quale membro della Commissione Consultiva,
avrete la possibilità di fornire un parere.
Mi giungono preoccupanti notizie secondo cui :
-i poligoni privati verrebbero assoggettati alle valutazioni dell'UITS in merito
all'agibilità e sicurezza con ciò comportando che questi sarebbero controllati da
un'organizzazione in competizione con essi;
-i porti d'arma verrebbero assoggettati alla valutazione delle ASL invece che agli
ufficiali sanitari, con enorme aggravio dei costi e delle procedure senza alcun vantaggio
per la pubblica sicurezza;
Se ciò dovesse rispondere al vero senza che la S.V. abbia ritenuto di opporsi alla
cosa o quantomeno informarne per tempo il settore nella cui rappresentanza la S.V. si
trova in Commissione, mi vedrei costretto a dedurre che il regolamento sia stato approvato
con il Suo appoggio, da ciò deriva che non esiterei a regolare i miei acquisiti di conse-
guenza, non più favorendo chi abbia collaborato a ledere in qualsiasi modo il mio diritto di
detenere armi in modo legale e responsabile.
Distinti saluti
Firma
9
Da anni la piattaforma AR15 è tra le più diffuse in ambito operativo sia professionale, militare che civile sportivo.Di certo la diffusione e longevità è dovuta oltre che alla bontà del pro-getto alle sue caratteristiche di estrema modularità e configurabilità senza pari che rendono possibile in poco tempo e con un’attrezzatura base l’adattamento totale dell’arma alle proprie esigenze.Il mercato di certo non si è fatto sfuggire la cosa ed oggi si può dire che l’offerta di accessori, componenti e parti di ricambio custom compati-bili con la piattaforma AR15, realizzate secondo tolleranze MilSpec compatibili.... È praticamente infinita.
Un po' per moda, un po' per
divertimento, qualche volta
per necessità ... prima o poi
tutti i possessori di un AR15;
anche i più incorruttibili,
anche quelli che avevano
giurato che MAI e poi MAI
avrebbero cambiato una
sola vite o una sola plastica
al loro fucile, anche quelli a
cui piaceva liscio e nudo
finiscono per “intoparlo”....Tutti ( o quasi !) finiamo per
cedere alla tentazione.L’unica attenuante, forse
sostenibile per chi cede è la
grave provocazione indotta
dalla mole di materiale che
viene offerto principalmente
da internet, ed in seconda
misura dalle riviste.Il web è diventato forse il
maggior mezzo di comuni-
cazione e scambio di infor-
mazioni odierno. Come in tutti i settori anche
in quello delle armi ha por-
tato agli occhi degli appas-
sionati una quantità indefi-
nita di materiale e spunti
provenienti principalmente
d’oltreoceano, special-
mente se si parla di AR15 e
dintorni.La presenza sempre mag-
giore del commercio elettro-
nico ha dato il colpo di
grazia rendendo disponibile
tutto a tutti in ogni momento
per la gioia del venditore e
per la rovina del portafoglio.Solo qualche anno fa era quasi impensabile vedere un oggetto su un forum
americano, in pochi istanti trovare una decina di vendi-tori on-line che lo propon-gono a prezzi sempre più interessanti, ordinarlo, pa-garlo e magari dopo 3 giorni che il collo ha lasciato una cittadina dell’Arizona ve-dere il corriere espresso che ci suona alla porta col pacco in mano.Miracoli della modernità. Miracoli che hanno anche i loro rovesci della medaglia da valutare: costi spedi-zione, dazi, iva, possibili regolamentazioni sull’es-portazione di quel dato og-getto dal paese di origine e possibili problematiche di importazione nel nostro, possibile assenza di ga-ranzia su eventuali problemi del pezzo.Quindi un po’ di oculatezza è sempre consigliabile quando si intraprendono queste vie.
TECNICATECNICA
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sulla normativa, alcuni non ancora definiti completa-mente, altri ancora non en-trati in vigore ma program-mati per esserlo a breve. Essendo queste norme piut-tosto complesse, e riguar-dando non solo l’arma, ma spesso anche certe tipolo-gie di accessori è consiglia-
COSA VUOL DIRE MILSPECCOSA VUOL DIRE MILSPEC
Un ultimo fattore quando si decide di mettere mano al nostro fucile è sempre quel-lo di essere aggiornati sulla normativa vigente in mate-ria di armi e relativi acces-sori.Recentemente il nostro pae-se sta vedendo notevoli cambiamenti intervenire
bile aver ben presente la regolamentazione attual-mente in vigore prima di in-correre in azioni che abbia-no rischi e possibili conse-guenze legali. In caso di dubbi è possibile chiedere pareri o chiarimen-ti anche presso la Fisat.
E’ uno standard dello US DEFENCE, spesso chiamato standard militare, " Mil-STD" , " Mil-SPEC" , o in maniera informale " MilSpecs”.E’ adottato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per favorire l’intento di standar-dizzare progetti, commesse materiali e forniture.La standardizzazione è indispensabile nell’obiettivo di raggiungere l’interoperabilità, di accertare e garantire a gruppi di prodotti determinati requisiti e caratteristiche, garanti-re l’affidabilità e la compatibilità, il costo del prodotto, la compatibilità con i sistemi di logistica, con altri progetti e materiale della difesa ad essi correlati.Gli standard US DEFENCE vengono inoltre adottati anche da altre organizzazioni gover-native, organizzazioni tecniche e industriali.La storia e l’uso da parte della difesa degli standard, attraverso i documenti correlati (defence book, defence specification, defence standard, Performance Specification, Detail Specification) è decisamente lunga e complessa e non riassumibile in poche righe.
Per quanto ci interessa, ossia le tolleranze costruttive dei nostri fucili, e la compatibilità di accessori con essi faremo meglio a parlare di REALIZZAZIONI MIL SPEC COMPATIBILI, ed è appunto questa la definizione che si legge quasi sempre sui siti americani di prodotti ed accessori per AR15.Definire MILSPEC un clone AR15 civile è assolutamente inappropriato.Per essere milspec l’arma dovrebbe rispettare in tutto e per tutto le caratteristiche previste dal documento dello US Defence: caratteristiche meccaniche e dei materiali, finiture, tipologia di fuoco e funzionamento, finiture esterne e costi.La semplice mancanza della funzionalità di fuoco a raffica, fa decadere la definizione MILSPEC.Per non parlare poi delle canne con rigatura diversa, lavorazioni e finiture esterne (spesso migliori) uno spegnifiamma bloccato....il prezzo unitario del fucile.Da qui si deduce che MILSPEC non sempre è sinonimo di qualità, anzi....piuttosto è sinonimo di compatibilità e intercambiabilità, di garanzia, di efficienza, resistenza e funzionamento.Ad onor del vero comunque molte parti e minuterie di assemblaggio di AR15 civili made in USA sono le stesse impiegate su armi militari, quindi in alcuni casi davvero le differenze tra le armi anche in materiali e affidabilità e compatibilità sono davvero nulle.
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COMPATIBILITÀ E QUOTE
Praticamente la quasi totalità di accessori e componenti offerti è oramai realizzata sullo standard MilSpec compatibile. Questo garantirà nella stra-grande maggioranza dei casi l a t o ta l e c o m pa t i b i l i t à dell’accessorio col fucile.È d’obbligo dire QUASI.Infatti non proprio tutti gli AR15 civili disponibili sul mercato sono al 100% realizzati MilSpec compatibili.Vuoi perché in quel periodo la legge dello stato, in cui quel modello era prodotto impone-va la realizzazione di alcuni particolari non intercambiabili tra i modelli civili e militari (esempio certe versioni dei Colt in passato o alcuni prodot-ti tedeschi come HK), vuoi per-ché si tratta di un prodotto pura-mente civile europeo e quindi alcune lavorazioni per como-dità sono state realizzate in quote metriche (alcuni prodotti tedeschi presentano alcuni filetti metrici invece che in polli-ci), oppure perché prodotti senza l’interesse totale di una compatibilità completa, vedi il caso dei Norinco, che sebbe-ne siano compatibili al 99% con un prodotto USA hanno leggere differenze sulle dimensioni dei guardamano
TECNICATECNICA
rendendone non sempre immediato il montaggio.
LA GUIDA PICATINNY
Parlare di AR15 e non parlare di rail Picatinny sarebbe a dir poco assurdo visto probabil-mente ci sono più chilometri di “rotaie” sugli AR15 italiani che sulle tratte alta velocità euro-pee.La guida Picatinny o guida MIL-STD-1913 o gu ida STANAG 2324 o "tactical rail”; Il suo nome deriva direttamen-te dall’arsenale di Picatinny, New Jersey, dove nei primi mesi del 1955 venne testata la prima volta e ricevette la deno-minazione MIL-STD-1913Pensato inizialmente solo per il fissaggio di ottiche e sistemi di puntamento fu applicato per diverso tempo solo ad armi di grosso calibro.Verso gli anni 80 alcune azien-de americane cominciarono a studiare e proporre una serie di accessori ed attacchi modu-lari basati su questo sistema facendone capire la versatilità ed utilità non solo per i sistemi di puntamento.Nel 94 lo standard Picatinny entra a far parte delle specifi-che del fucile M16A2E4 e della
c a r a b i n a M 4 E 2 c o n l’apparizione del rail superiore a cui si fissa il maniglione stac-cabile.La guida Picatinny viene oggi utilizzata su tutte le armi da fuoco che richiedano la pre-senza di una piattaforma di montaggio standardizzata per qualunque tipo di accessorio.La guida o in gergo “RAIL” è composta da una serie di cre-ste parallele con una sezione trasversale a forma di T distan-
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ziate tra loro da degli spazi detti slots.Quasi sempre gli spazi sono numerati per facilitare il riposi-zionamento corretto di ogni accessorio tramite il suo attacco.Il montaggio degli accessori avviene in maniera semplice e infallibile tramite gli attacchi.Questi ultimi sono il collega-mento tra accessori e rail, è appunto la varietà di questi attacchi ed adattatori che ha reso possibile montare quasi ogni cosa su un’ arma.Gli attacchi possono essere a sgancio rapido, comandati da una leva di serraggio azionabi-le a mano, o tradizionali, chiusi da dadi o viti che richiedono un attrezzo.In entrambi i casi l’attacco pre-vede, in base alla lunghezza, uno o più elementi passanti che vanno ad incastrarsi negli spazi vuoti del rail col compito di impedire ogni possibile for-ma di scorrimento; a questi elementi sono fissati i sistemi di serraggio, dadi, o leve che premono su una guida laterale che si stringe sul bordo del rail.Grazie alle sue caratteristiche garantisce un attacco rapido, preciso e veloce per ogni tipo di accessorio anche sul cam-po senza bisogno di attrezzi o regolazioni, garantendo il man-tenimento di tarature e regola-zioni per le ottiche e la certez-za di fissare il necessario sem-pre nella posizione esatta. L’unico neo..... che un buon attacco Picatinny, a sgancio rapido che garantisca stabili-tà....presenta dei costi piutto-sto elevati.
TECNICATECNICA
I FERRI DEL MESTIEREAlcune parole, almeno per chi si avvicina le prime volte a questo genere di interventi le meritano attrezzi e stru-menti necessari.La dotazione non è esage-rata ma serve premunirsi comunque del necessario, che comprende attrezzi ed utensili di uso comune, ed una serie di utensili specifici. Da ricordarsi che la maggior parte degli accessori è costruita con misure e tolleranze imperiali in pollici, quindi viti, chiavi esagonali,-chiavi torx, caccia spine etc, dovranno avere le corrette misure in pollici per non rovinare le parti con cui vengono a contatto. Quasi sempre nelle confe-zioni degli accessori è sempre inclusa la chiave necessaria al montaggio. A questi utensili va aggiunta una dotazione base di solventi, lubrificanti e grassi, per pulire lubrificare e pro-teggere tutte le parti trattate, del frena filetti da usarsi solo dove e se necessario.Ultimi ma non per importan-za sono una dotazione base di manuali di istruzioni che illustrino bene tutte le opera-zioni da compiere, le coppie di serraggio, e le procedure corrette.Esistono dei manuali e dei libri che riguardano i Black Rifle e la loro manutenzione che non hanno dei gran costi ma sono molto esau-rienti e sarebbe bene averli in casa, purtroppo ...sono in inglese.
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1- una buona morsa da banco robusta è indispensabile.
2- un falso caricatore come sup-porto è indispensabile per mante-nere il fucile fermo in posizione durante le varie fasi del montag-gio.
3- un martello di gomma, un mar-tello comune ed al limite anche un martello di ottone,
indispensabili per sbloccare ed impiegare i vari caccia spine necessari a disassemblare le varie parti. Un tappo di legno morbido posto sotto la spina sarà utile nel farla fuoriuscire dalla sede.
4- indispensabili per rimuovere la canna ed installare rail free float con barrel nut proprietario sono le ganasce per tenere fermo in mor-sa il receiver, l’apposita chiave per allentare e stringere il barrel nut ed una chiave dinamometrica per dare la giusta coppia di serraggio.
5- indispensabili sono un set di chiavi esagonali, in pollici, un set di pinze di varie dimensioni, delle pinzette per raccogliere e mette-re in posizione le minuterie, un set di caccia viti ( della misura giusta se no si rovina subito la testa della vite) anche una pinza per rimuovere anelli elastici esterni è utile per rimuovere un pezzo sul barrel nut.
6- anche se non fonda-mentali sono certa-mente utili specie per lucidare piani di scor-rimento di scatti ed altre parti, pietre abrasive, gommini per lucidare i metalli da impiegare con un mini trapano, e della pasta lucidante da usare coi dischi di feltro ed il trapanino.
7- avere in casa un set di tamponi passa-non passa (go-nogo-field) è molto utile per verificare l’effettivo head space della came-ra anche dopo gli interventi.
8- indispensabile un set di olii e grassi, che comprenda un olio detergente-sboccante, un olio lubrificante-protettivo, dei grassi specifici per meccanismi e scorri-menti di armi semiautomatiche, grassi per movimenti sottoposti ad alta temperatura. Qualche vecchio pennellino è molto utile per applicarli con precisione nel-le giuste dosi.
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Oltre alla dotazione citata, posso-no esserci molti altri accessori ed attrezzi studiati appositamente per facilitare ogni tipo di interven-to. Chiaramente alla base di tutto ci deve stare un buon banco da lavoro ben stabile e ben illumina-to.
Nei prossimi articoli si cercherà di seguire passo-passo le fasi di smontaggio e riassemblaggio
9- libri e manuali oltre alle istru-zioni di montaggio sono indi-spensabili per avere sottomano istruzioni ed indicazioni su come assemblare , su come trattare lubrificare e pulire parti e compo-nenti.Sfortunatamente sono soltanto in inglese e riportano tutti dati e misure nel sistema imperiale, questo rende necessaria una certa attenzione
nell’applicazione dei valori cor-retti di coppie di serraggio e tor-sione che non sempre presenta-no le stesse unità di misura sulle chiavi dinamometriche che si trovano nel nostro paese.Anche il serraggio con semplici chiavi esagonali generalmente va fatto secondo dei valori ben stabiliti da tabelle e manuali, nel caso non sia indicato, la regola comune prevede il serraggio non oltre la forza massima che si riesce ad applicare a mano facendo forza sul braccio corto della chiave.
TECNICATECNICA
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DI CRISTIANO CORONA
La società odierna evol-ve verso una realtà sem-pre più violenta impo-nendo agli operatori del-le forze armate, delle for-ze dell’ordine e privati, una sempre maggiore professionalità.
Infatti, indossare una divisa e portare un’arma al fianco non dà alcuna garanzia, non rende immuni da incidenti e imprevi-sti e inoltre impone molti obbli-ghi. Tra questi pesanti fardelli c'è anche la responsabilità di garantire ai cittadini il diritto alla sicurezza, perché se devi portare un'arma per difenderti, per scelta, per necessità o per entrambe le cose, vivi ogni giorno tra noi ed i nostri cari. E devi garantirci sicurezza, per primo con il tuo comportamen-to con l'arma. Fai un autoanali-si e rispondi a queste doman-de:1. Conosci le tecniche corrette dell’utilizzo della tua arma in assoluta sicurezza?2. Ne sei profondamente
responsabile e non permette-rai che la tua arma possa cade-re nelle mani sbagliate?3. Sai applicare una corretta ritenzione dell'arma?L'amara realtà è che molte certezze sono iniziate a trabal-lare dopo la seconda doman-da.
LA RITENZIONEDELL'ARMAOggi parlare di ritenzione d'arma tra gli operatori è pur-troppo un argomento ancora riservato a pochi. Ed il restante personale? La maggior parte non conosce l'argomento e quindi lo ignora, lo stesso avviene tra i responsabili della formazione dei propri operato-ri che considerano i tiri periodi-
ci di man-t e n i m e n t o
a b b o n d a n t e-mente sufficienti a
fargli affrontare il “mondo vero” e consi-
derano la r i tenzione dell'arma come “una materia interessante” ma che farebbe affrontare all'amministrazione troppe spese. Effettivamente è una cosa certa se pensiamo che saranno sufficienti solo pochi minuti di lezione teorica sulla ritenzione dell'arma per dover sostituire le migliaia di fondine inutili e inadeguate che si continuano a distribuire tra le fila delle nostre Forze dell'Ordine; quindi si spende meno nel continuare a sba-gliare. Per ritenzione dell'arma si intendono tutte quelle tecni-che, tattiche e attrezzature checonsentono a chi porta un'arma da fuoco di rimanerne in possesso in ogni condizio-ne, s ia durante un 'ag-gressione mirata alla sottra-zione, sia per la semplice casualità degli eventi che por-
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teranno alla perdita dell'arma. Conoscere le corrette tecni-che e le attrezzature sulla ritenzione dell'arma è un dovere di tutte quelle per-sone che si muovono intor-no a noi portan-do un'arma da fuoco. Riflettete sul “mondo vero”, pensate a chi opera con l'arma esposta nelle fondine da servi-zio in contesti conside-rati ad “alto rischio” come in alcune metropoli italia-ne dove è consueto sot-trarre le armi agli operatori degli Istituti di Vigilanza Privata per rivenderle sul mer-cato nero. Quando portate un'arma da fuoco vi troverete spesso in mezzo alla gente, in una fila alla cassa del super-mercato, su un bus affollato, in mezzo ai manifestanti o in tutte quelle situazioni in cui qualsia-si evento potrebbe causare lo spostamento repentino di una massa di persone verso la vostra direzione e se non vi sarete muniti di attrezzature adeguate potreste subire delle trazioni meccaniche, volonta-rie o involontarie, che potreb-bero causare la perdita dell’arma.L'aspetto della sottrazione dell'arma meno “doloroso” è forse quello economico, anche se non tutti gli Istituti di Vigilanza Privata rimborsano il valore del furto all'operatore, ma rimangono da considerare altri due importanti aspetti, quello penale e quello morale. C'è da chiedersi nelle mani di chi è finita la vostra arma?
E per fare cosa?
I L P R I M O P A S S O : CONOSCERE E SCEGLIERE IL PROPRIO SISTEMA DIFENSIVO.Quando si parla di armi e di fondine noto che è un po come quando sento conversare dicalcio al bar il lunedì mattina. Avrete notato anche voi che siamo circondati da tanti “alle-natori da bar” che in quella partita avrebbero avuto la for-mazione invincibile, il giocato-re giusto per tirare il rigore deci-sivo e le sostituzioni migliori che avrebbero certamente rovesciato le sorti della partita.Questi personaggi banalmen-te ci ricordano ogni week end una semplice realtà, dalla TV
seduti in poltrona è tutto più facile, molto più facile. Ma nel “mondo vero”, esposti in prima persona è tutto più difficile, molto più difficile. Alla stessa maniera, sui campi di tiro si parla di questo o quel modello di pistola o di fondina general-mente ripescando le nozioni apprese dalle letture, per sen-tito dire, per emulazione cine-matografica degli Action Movies e raramente, nelle migliori delle ipotesi, per reali prove tra i parapalle del poligo-no. Se ci riflettete un po, con-corderete che le “chiacchiere” non ci faranno scegliere l'attrezzatura giusta né riusci-ranno ad aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza in uno scontro armato, anzi. Infatti in tante di queste “valu-tazioni” c'è quasi sempre una carenza di base, esattamente come “l'allenatore da bar” è fermo all'analisi superficiale del singolo giocatore e del risultato della partita, allo stes-so modo nella scelta dell'at-trezzatura che potrà aumenta-re le nostre probabilità di sopravvivenza, superficial-mente si valuta l'arma e la fon-dina come oggetti fini a se stes-si: se l'arma spara dritta è per-fetta, se la fondina permette un'estrazione rapida è perfet-
Alcune amministrazioni sono cieche alle esigenze degli opera-tori, abbandonandoli alla propria sorte continuano a dotarli di fon-dine inutili con “flap” superiore chiusa da un piccolo cinturino, portate sul lato debole. Sono fon-dine di concezione anacronistica con l’unica funzione di trasporta-re l’arma, la “scuola americana” le definisce come fondine “da suici-dio” o “creatrici di vedove”.
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ta, scordando che nel “mondo vero” questi due elementi non bastano. Perché come ogni vero allenatore di calcio alle-na, studia e valuta i giocatori ed i numerosi fattori che porte-ranno la squadra alla vittoria, nella stessa maniera l'ope-ratore dovrà considerare gli strumenti che utilizza come a far parte della sua squadra da mettere in campo per giocare una partita. Una partita in cui “perdere” purtroppo non impli-ca una semplice posizione in classifica.L’arma, la fondina, la cintura e gli accessori ( per es. i porta caricatori o la torcia tattica) sono i giocatori della vostra squadra chiamata sistema difensivo, perché come avvie-ne nel “mondo vero” la partita è
vinta da 11 calciatori e non dal singolo bravo giocatore. Così come nel “mondo vero” porta-re quotidianamente la migliore arma da difesa con la migliore cartuccia e le migliori mire, proprio quella che al tiro a segno ci consente splendide rosate e punteggi da capogiro, sarà perfettamente inutile se quando la mano va a impu-gnarla non la trova perché è caduta troppo in basso nel pantalone. Sarà inutile impu-gnarla correttamente ma non riuscire ad estrarla perché il sistema di sgancio è danneg-giato e non funziona. Sarà inu-tile estrarre l'arma che sale velocissima in punteria ma con la fondina ancora inserita perché il sistema di fissaggio alla cintura è inadeguato.
Sarà inutile portare una costo-sa fondina con un numero incredibile di congegni e mec-canismi antisottrazione (chia-mati Livelli di Ritenzione), ma installata su un cinturone di cartone pressato che cede alla prima lieve trazione. Sarà inu-t i le mandare in s t rada l'operatore, anche se ha supe-rato le periodiche prove di maneggio al T.S.N. ed è dotato della migliore arma, della fon-dina più efficace e della cintura più resistente, dando per scon-tato che conosca le tecniche di ritenzione dell'arma senza averle provate mai, quasi fos-se una sua capacità innata. Gli esempi possono essere anco-ra tanti, ma ho citato solo quelli che avvengono più spesso e che anche voi potete osserva-re sulla grande maggioranza degli operatori che ci circonda-no. Questo evidenzia che c'è ancora poca considerazione alla “squadra” del sistema difensivo e troppa ai “singoli giocatori”.Fissiamo nella mente tre sem-plici punti:1. Se portiamo un'arma è per-ché se sarà necessario, dovremo utilizzarla.2. Se dovremo utilizzarla sarà nostro dovere farlo nella maniera più efficiente.3. Se non dovremo utilizzarla sarà nostro dovere fare in modo che stia sempre al suo posto, pronta.Per rispettarli è necessario adeguare il sistema difensivo alle nostre esigenze, senzadimenticarci che scegliere il sistema difensivo non è una cosa banale e spesso deve rispondere a necessità molto
Il pollice preme sul bottone consentendo di estrarre l'arma, quando viene inserita in fondina l'arma viene automaticamente bloccata al suo interno fino a quando non si premerà sul bottone.
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personali. Andranno conside-rati i fattori che vanno dalla reale esigenza di porto (occul-tato o palese), fino alla corpo-ratura dell'operatore (fondine interne o esterne) passando per il feeling che quell'at-trezzatura può darci e che emergerà solo dopo che l'avremo provata e non per averla scelta tra le immagini accattivanti di una rivista o perché è stata suggerita dal pluricampione di tiro sportivo.Una volta scelta la pistola che rispetti le tre caratteristiche fondamentali da ricercare inun'arma da difesa (1. funzio-nare, 2. funzionare e 3. funzio-nare!), un buon inizio per for-mare la “squadra” sarà sce-gliere la fondina. Scegliete un modello specifico per l'arma che intendete portare, lascian-do i prodotti “universali” ad altre attività sportive o giocose che non si avvicinano nemme-no concettualmente ad una reazione armata. Sarà realiz-zata con materiali (naturali, sintetici o misti) e componenti idonei a resistere al tempo ed all'usura, non dimenticatevi che potrebbe subire trazioni brutali ma dovrà trattenere l'arma sempre all'interno della fondina e anche dopo violente
trazioni, dovrà essere dotata di sistemi di aggancio alla cintura che permetteranno alla fondi-na di rimanereassicurata al proprio posto. Dovrà essere realizzata con un numero di meccanismi e c o n g e g n i ( i L i v e l l i d i Ritenzione) adeguato e di sem-plice gestione, che garantisca-no all'operatore di poter estrar-re e riporre l’arma rapidamen-te e senza difficoltà. Ed infine per ultimo, ma non sicuramen-te per importanza, la fondina dovrà essere comoda.Il prossimo elemento del siste-ma difensivo è la cintura o per coloro che porteranno fondine da servizio, il cinturone. Scegliete una cintura specifica per il porto di un'arma, ne ven-gono prodotte di svariate fog-ge e colori, realizzate con resi-stenti fibre sintetiche o con pellami di eccellente qualità e componenti strutturali (la fib-bia e l'ardiglione) apposita-mente studiati per garantirvi un'efficace tenuta ad un tenta-tivo di sottrazione, sostenendo e f f i c a c e m e n t e i l p e s o dell’arma e degli accessori annullando la tendenza ad inclinarsi, comune nelle gene-riche cinture alla moda.Alla squadra adesso manca
solo la preparazione tecnica dell'operatore che verrà acqui-sita tramite l'allenamento sotto la supervisione di un Istruttore qualificato, così da conoscereprofondamente i propri limiti e le forze della sua squadra sistema difensivo. Dovrete apprendere dei gesti semplici e naturali così da ren-derli dei riflessi automatici che nel momento del bisogno, vi permetteranno di sapere esat-tamente cosa fare senza starci a pensare troppo.
UNA PESSIMA SOLUZIONEAlcuni hanno eliminato com-pletamente il “problema” della scelta del giusto sistema difen-sivo semplicemente portando l'arma “alla fetente” o come il buon gergo professionale anglofono vuole, portata in mexican carry, tenuta dalla resistenza della cintura senza l'ausilio di nessuna fondina. Per chiarire bene cosa com-porterà questa modalità di por-to vi racconto la disavventura di un operatore a cui ho assi-stito personalmente pochi anni fa in una stazione della capitale, mentre ero in attesa di un bus che non arrivava mai.Vedo due persone correre ver-
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so la mia direzione e realizzo subito che è un inseguimento,penso alla classica scena dove il “ladro” scappa e dietro a pochi passi la “guardia” lo insegue cercando di afferrarlo, gridandogli di fermarsi. Giusto il tempo di chiedermi se l'inseguitore è solo o se c'è un collega, che da dietro un bus in sosta spunta una signora sulla cinquantina d'anni che corre goffamente seguendo i primi due con tanto di Beretta 92 tenuta in mano e borsetta stretta sul busto.La mia attenzione è colpita dall'arma tenuta rozzamente, poi dall'abbigliamento e dalle scarpe con la zeppa, pensan-do che anche se fanno pan-dant con la borsa non siano la scelta migliore per un servizio in borghese, ma tant'è. Dopo poche centinaia di metri, final-
mente il fuggitivo in tuta da ginnastica della “magica”, stre-mato dalla corsa, si arrende e v i e n e m e s s o a t e r r a dall'inseguitore con uno strat-tone. Arriva anche l'inseguitrice che invece di collaborare con quel-lo che reputo sia il collega gli sta distante passandogli la pistola dicendo, imbarazzata ma ad alta voce <<t'è caduta a tera mentre stavo là, a la fer-mata der tranve>>, sedendosi sulla panchina adiacente con l'affanno di chi ha concluso una maratona. La mano dell'operatore va di colpo die-tro alla schiena per accertarsi che la sua arma fosse ancora a l s u o p o s t o , m a dall'espressione del volto e da come recupera l'arma dalle mani della signora presumo che avesse avuto la conferma
di aver perso l'arma. Il bus che aspettavo era appena passato di fronte a me, distratto dall'evento perché la mia attenzione era sull'operatore che raccontava quanto acca-duto ai colleghi giunti per pre-levare il personaggio. Libero dal servizio viaggiava sul bus notando il ladro che sottraeva qualcosa dalla bor-sa di una passeggera. Nel ten-tativo di assicurarlo alla giusti-zia, durante la corsa e proba-bilmente per l'urto con qualche passante, ha perso l'arma por-tata senza fondina sotto gli occhi dell'ignara casalinga che recuperandola l'ha inseguito per restituirla. La signora rac-contò di averlo fatto perché a conoscenza delle conseguen-ze della perdita dell'arma in quanto il padre <<era 'n carab-biniere>>.Chissà se quell'operatore ha imparato la lezione o se spera ancora di trovare una casalin-ga disposta ad inseguirlo per salvarlo da una sua imperdo-nabile negligenza. Sono certo che anche molti di voi cono-scano storie simili, per espe-rienza diretta o sentite dai col-leghi e sono sicuro che avete fatto tesoro dell'esperienza negativa altrui assicurando la vostra arma ad un buon siste-ma difensivo, imparando le tecniche di ritenzione d'arma perché:O G N I V O LTA C H E V I TROVATE TRA LA GENTE, SAPPIATE CHE C’È UNA PISTOLA CARICA, LA VOSTRA!
Massimo Fenu e Cristiano Corona, autori del manuale “Ritenzione d'Arma – Teorie, Tecniche e Attrezzature” (edito da Edizioni Ritter, 240 pagine. Disponibile da dicembre 2011), verificano le attrezzature da testare.
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TECNICHE DI TIRO E DIFESATECNICHE DI TIRO E DIFESA
CRISTIANO CORONA, sardo classe 1976, da giovanissimo si arruola nell’Esercito e partecipa con incarichi operativi a numerose missioni nazionali e all’estero in territori ad altissimo rischio. Presso le FF.AA. ha conseguito le qualifiche di Istruttore Militare di Tiro Sportivo e Istruttore Militare di Tiro Operativo, è autore del manuale top seller, DON’T MISS THE TARGET “Linee Guida ed esercizi di tiro difensivo per arma corta” edito da Boopen e del libro di imminente uscita "Ritenzione d'Arma - Teoria, Tecniche e Attrezzature edito da Ritter Edizioni. Cristiano Corona è membro attivo della I.A.L.E.F.I. (International Association of Law Enforcement Firearms Instructors).L’associazione Internazionale di Istruttori di Tiro e Tecniche Operative per le Forze di Polizia con sede negli Stati Uniti, avente una cerchia ristrettissima di membri attivi in tutto il mondo.
Nell'immagine l'aggressore è protetto con attrezza-tura anti trauma perché la reazione e l'aggressione saranno reali. L'allenamento ci permetterà di cono-scere profondamente i propri limiti e le forze della squadra del sistema difensivo, rendere i gesti dei riflessi automatici così da sapere esattamente cosa fare senza starci a pensare troppo.
L’operatore è a terra, conoscerà la tecnica per impe-dire alla minaccia di sottrargli l'arma?Il suo sistema difensivo reggerà alle violenti trazio-ni ed al suo peso?
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Testo di Michele SchiavoFoto di Diego Ruina
Testo di Michele SchiavoFoto di Diego Ruina
Parte 2 - F.N. modele 1935 Grand PuissanceParte 2 - F.N. modele 1935 Grand Puissance
ARMI EX ORDINANZAARMI EX ORDINANZA
Nel maggio del 1940 la Germania nell'ottica di invadere la Franc ia , occupò il Belgio fino alla sua liberazione nel 1944. Durante questo periodo l'apparato produttivo della F.N., “Fabrique Nationale d'armes de guerre”, non si fermò. La produzione passò sotto il controllo tedesco; le giacenze dei contratti esteri, ferme nei depositi in attesa di essere s p e d i t e , f u r o n o sequestrate e vennero assegnate ai reparti della Wehrmacht.Due furono i modelli di p is to la la “Fabr ique Nationale modèle 1910/22” e la “Fabrique Nationale m o d é l e 1 9 3 5 G r a n d P u i s s a n c e ” , m e g l i o conosciuta come Hp35.
UN PO’ DI STORIACon i primi anni del primo dopo guerra, spinti dall'ampia onda-ta di innovazioni in campo armiero, l'esercito francese decise di aggiornare l'arma corta in dotazione, passan-do dal vecchio revolver Modèle 1892 ad u n a n u o v a semiauto-mat i-
ca. Fu così che nel 1921 ven-ne indotta una gara. Furono fissate alcune caratteristiche minime : doveva poter fermare un uomo a 50 metri (per que-sto venne preferito il calibro 9mm Parabellum con una can-na di almeno 100mm), una capacita di almeno 7+1 colpi, pesare meno di 850 g, alzo graduato fino a 600 metri, ave-re un indicatore di colpo in camera di cartuccia. Vi parte-cipò anche la F.N., che diede incarico a Dieudonné Saive (l'inventore del FAL) di realiz-zare il caricatore ed a J. M. Browning (l 'inventore della 1911) di disegnare la pistola. Nacque inizialmente il modello Grand Rendement 1922, che venne però scartato dalla gara, anche se insignito di “mi-glior progetto”, per alcuni difet-ti presenti: Il percussore era lanciato; non era presente un avvisatore di colpo in canna; per poterla rimontare, dopo lo smontaggio erano necessarie delle mani forti; non era presente un indi-
catore sul numero di colpi resi-dui presenti nel caricatore. Browning brevettò comunque questo modello, ma il brevetto venne accettato solo nel 1927, tre mesi dopo la sua morte. Nel frattempo Saive nel 1923 ridi-segnò il percussore, renden-dolo inerziale con cane ester-no; anche quest'arma venne respinta. Nel 1928 venne ridi-segnato il metodo di smontag-gio e reso molto simile alla Colt 1911 visto che erano da poco scaduti i brevetti; venne ridotto il numero di colpi a 13 unità per poter ridurre il peso. Questo modello fu brevettato da Saive come “Browning 1928” in ono-re al co-progettista. Venne riproposta alla Commission d'Expériences de Versailles, ma puntualmente venne scar-tata, come tutte le altre contro-parti stranie-re.F.N. Browning
Grand Puissance
Il lato destro dell’arma
un successo. Cina, Perù, Estonia, Lituania la vollero per le loro truppe. Durante il 1940, mentre erano in produzione commesse per gli eserciti di Finlandia e Svezia, gli stabili-menti vennero occupati dalle forze tedesche. La produzione non fu arrestata ma “converti-ta” per servire le linee della Wehrmacht. I tedeschi la codi-ficarono come modello P 640 (b), ovvero Pistola 640 (Bel-gio). Nel corso dell'occupazione tedesca ne furono prodotte sostanzialmente 5 varianti, dapprima furono prese le armi finite in attesa di essere spedi-te, poi furono utilizzati i semila-vorati presenti in fabbrica ed infine prodotte completamen-te. Come spesso capita, man mano che la guerra avanzava e le richieste sempre maggiori di prodotti bellici finiti implicava una costante riduzione della qualità, nelle finiture e, nell'abbandono di tutte quelle componenti non strettamente necessarie al funzionamento dell'arma: la brunitura, i tratta-menti sui legni delle guancet-te, le lavorazione sulle guan-
Succes-sivamen-
te seguiro-no altre varianti, con modifiche nella curvatura dell'impu-gnatura e nella boccola di cen-traggio della canna, nel 1931 l'arma era praticamente com'è anche ai giorni nostri. Venne presentato, nel 1933, anche un modello in calibro 7.65 Lungo, il nuovo calibro richie-sto dalla Commissione di Versailles, ma fu nuovamente scartata.Nel 1934 la F.N. Decise di pro-porre quest'arma sui mercati, vista la perfezione ormai rag-giunta. Fu nel maggio del 1935 che l'esercito Belga acquistò un primo lotto di un migliaio di pezzi di “Grand Puissance 35”, arma con alzo a 500 metri e corredata di calciolo in legno vincolato al dorsalino.Dopo un piccolo problema sullo zoccolo della canna, dove si verificarono delle rottu-re a causa delle eccessive sollecitazioni, il disegno della rampa venne modificato e fu
cette, la tacca di mira, l'attacco per il calciolo, la sicura al cari-catore, caratteristiche che negli ultimi esemplari prodotti non sono presenti. Visto il cali-bro utilizzato le armi furono assegnate all'Esercito per rifornire i soldati della Waffen-SS ed ai paracadutisti.Ma vediamo di elencare le prin-cipali varianti :a) Modelli in giacenza presso la F.N. per le commesse ester-ne, alzo graduato, attacco cal-ciolo. Matricola della canna incisa sul lato sinistro (non visibile ad arma montata). Molte presentano punzoni d'accettazione del banco bel-ga e quello tedesco Waa613. Matricole da 1 a 45.000.b) Modelli assemblati con parti reperite a magazzino. La matricola sulle nuove canne viene incisa sul lato destro per p o t e r e s s e r e v i s i b i l e dall'esterno. Punzoni del ban-co belga non present i . Punzoni tedeschi Waa613. Matricole da 45.000 a 53.000.c) Modelli prodotti completa-mente sotto il comando tede-sco, viene eliminato l'attacco per il calciolo. Sono presenti 3
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ARMI EX ORDINANZAARMI EX ORDINANZA
Il lato destro dell’arma
diversi punzoni di accettazio-ne Waffenamt, Waa613 da 53.000 a 60.000; Waa103 da 60.000 a 90.000; Waa140 da 90.000 a 145.000d) Modelli con tacca di mira fissa. Waa140, matricole da 145.000 a 212.000.e) Modelli senza sicura auto-matica al percussore; nuova numerazione, 5 numeri e lette-ra postfissa; punzone di accet-tazione Waa140, matricole da “1a” fino “99.999a” e “1b” fino “65.000b”.Una particolarità di quest'arma è nel suo impiego anche dagli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale in quanto copie dei disegni ed alcuni esemplari d'armi furono porta-te nella fabbrica John Inglis in Canada da Saive quando fug-gì a Toronto. Qui prese il nome di “High Power 35”.Dopo la liberazione di Liegi, il 6 settembre 1944, la produzione del modello GP35 continuò per fini commerciali e per poter riarmare il nuovo esercito nazionale, dapprima con modelli identici a quelli di fine produzione tedesca, succes-sivamente furono ripristinate la sicura la caricatore, l'aggancio per il calciolo e l'alzo graduato.
Un arma in produzione anche ai giorni nostri, dopo essere stata ammessa come arma d'ordinanza di molti eserciti, seppur con qualche piccola modifica dettata dai tempi, tipo: la sicura automatica al percussore, la leva della sicu-ra ambidestra, l’estrattore da interno è diventato di tipo esterno, si sono fatti modelli in calibro .40 S&W, modelli com-patti e con fusto in alluminio.
TECNICAE FUNZIONAMENTOLa F.N. GP35 è una pistola con chiusura stabile a corto rinculo canna. Subito dopo lo sparo, la canna vincolata al carrello tra-mite due risalti semicilindrici inizia, contrastata dalla molla di recupero, un movimento retrogrado. La canna è anche vincolata al corpo dell'arma tramite uno zoccolo inclinato che scivola sopra ad un traver-sino. Ne risulta quindi un dupli-ce movimento retrogrado e verso il basso; nel momento in cui si abbassa al punto che il carrello non risulta più aggan-ciato tramite i due risalti, quest'ultimo continua la sua corsa contrastato solo dalla molla di recupero. Nel suo moto spinge indietro il cane
r i p o r-tandolo in posizione armata, mantiene la presa sul bossolo spento tramite un estrattore a piena lunghezza ( di tipo ester-no nei modelli post-bellici), facendolo poi scontrare sulla protuberanza dell'espulsore e causando cosi l'espulsione di quest'ultimo. Raggiunta la fine corsa, il carrello ritorna in chiu-sura, prelevando un nuovo colpo dal caricatore. Si ricorda che quest'arma fu la prima pistola ad utilizzare un carica-tore bifilare. Durante il movi-mento di chiusura, il carrello riaggancia la canna, spingen-dola in avanti ed in alto fino alla completa chiusura. Nel siste-ma Browning applicato sulle Colt 1911, rispetto a quello della HP35, il movimento del-la canna non è affidato ad un piano inclinato ma ad una biel-letta mobile.Curioso è anche il sistema di scatto, dove il grilletto quando viene premuto, trasforma il moto su un leveraggio vertica-
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le, che agendo su un bilancie-re all'interno del carrello, fa abbassare il controcane, costituito da un trapezio. Questo sistema funge anche disconnettore e sicura di car-rello chiuso, impedendo lo sparo accidentale nel caso in cui l'arma non sia completa-mente chiusa. Il cane dopo lo sgancio, spinto da una molla, finisce la sua corsa su un per-cussore inerziale, il quale va a scaricare la propria energia cinetica sulla capsula della nuova munizione, innescando cosi un nuovo sparo. L'arma è altresì dotata si una sicura manuale, inseribile solo ad arma armata, ed ha lo scopo di bloccare il carrello in apertura per facilitarne lo smontaggio e blocca il cane in posizione armata ed impedendo al con-tro cane di muoversi. È anche presente una sicura al carica-tore, che blocca lo sgancio del cane nel caso in cui non sia presente, anche vuoto, un cari-catore nell’arma. Nei modelli post-bellici è anche presente una sicura automatica al per-cussore azionata dal bilancie-re dello scatto.Una curiosità, le canne prodot-te dalla F.N. dopo il 1963 han-no la canna fatta un due pezzi brasati assieme all'altezza dello scanso sullo zoccolo.
ARMI EX ORDINANZAARMI EX ORDINANZA
carrello
Sistema bloccato
Sistema aperto
carrello
canna
canna
In questa pagina dall’alto, la leva di blocco del carrello sul lato s in is t ro , uno schema de l funzionamento del sistema di chiusura canna carrello, dettaglio dell’asta guida molla con una sfera, il cui scopo è quello di bloccare l' hold open in sede.
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Un dettaglio delle tre matricole presenti sul’arma.Tale caratteristica è presente solo sulle armi prodotte dopo il 1940.
SMONTAGGIO DA CAMPOLo smontaggio di quest’arma è decisamente facile, soprattut-to se paragonato ad altre armi dell’epoca. Innanzitutto, dopo aver estratto il caricatore ed essersi assicurati che la came-ra di cartuccia sia vuota, si pro-cede bloccando il carrello in posizione arretrata alzando la sicura e facendola incastrare nell’apposito intaglio presente nel carrello. In questo modo la forza esercitata dalla molla principale di recupero è prati-
Un dettaglio dello zoccolo di bloccaggio della canna.Anche in questo particolare sono evidenti le lavorazioni piuttosto grossolane ed i segni degli uten-sili.
camente annullata. Si procede poi sfilando la leva dell’hold open, agevolati dalla sporgen-za di quest’ultimo sul suo lato destro e dallo scanso sul car-rello.Si abbassa la leva della sicura e filare l’assieme canna-carrello in davanti.A questo punto facendo atten-zione si può togliere la molla di recupero con il relativo guida molla ed infine sfilare la canna.Il rimontaggio è altrettanto semplice, si inserisce in sede
la canna, si inserisce il guida molla con la relativa molla, si inserisce nelle guide del fusto l’assieme canna-carrello, si blocca in posizione aperta, si inserisce la leva dell’hold-open, forzandola quel tanto basta visto che all’interno della asta guida molla è presente una sfera atta a bloccare l’hold open in posizione corretta ed a scongiurare possibili uscite accidentali.
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ARMI EX ORDINANZAARMI EX ORDINANZA
L’arma smontata nei suoi componenti principali, fusto carello canna guidamolla estrattore percussore ed il caricatore bifilare, il primo bifilare per pistola della storia.
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A lato, dettaglio del fusto e del grilletto in cui si possono notare i punzoni di accettazione, le lavorazioni piuttosto grossola-ne, ed anche dettaglio interes-sante il foro presente sul grillet-to.Quest’ultimo era stato pensato nel progetto iniziale per il sistema di sicura al caricatore, poi non realizzato nelle versioni di produzione.Si nota anche la sagoma ovale del traversino inserito nel fusto per bloccare la canna.
Sotto, vista interna del fusto in cui nota il traversino di bloccag-gio della canna ed il bilancere dello scatto.
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ARMI EX ORDINANZAARMI EX ORDINANZA
A lato, frontale del carrello e della boccola di centraggio della canna.
Sopra, parte interna del carrello in cui si nota si nota a bielletta che trasmette il movimento del grilletto sul contro cane.
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Sopra, tabella riassuntiva degli anni di produzione e relativi esemplari.
Sotto, parte posteriore del carrello, cane, tacca di mira, ed estrattore interno (sostituito nel modelli recenti con uno di tipo esterno).
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Sopra, dettaglio del pulsante sgancio caricatore
Tipo: Pistola semiautomaticaNazione: BelgioModello:
Progettista: Saive, BrowningCostruttore: Fabrique Nationale de Herstal (FN)Peso: ca. 0,930 kgLunghezza: 200 mm Calibro: 9 mm Munizioni: 9 paraAzionamento: a corto rinculo canna.Alimentazione: caricatore da 13 colpi
Fabrique Nationale modèle 1935 Grand Puissance
ARMI EX ORDINANZAARMI EX ORDINANZA
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L'MP7A1 è un arma che si colloca nel settore PDW (personal defense weapon) ed è camerata per l'innovativa cartuccia progettata dalla H&K in 4,6X30.Quest'ultima è stata concepita insieme all'arma per rispondere alle esigenze NATO riguardanti una munizione da utilizzarsi su pistole mitragliatrici che seguisse l'innovazione dei moderni body armor (giubbotti antiproiettile), i quali ormai rendo-no spesso obsolete le munizioni per arma corta. Su queste basi è nato il progetto MP7 poi evolutosi nell'ultima versione la MP7A1.
La Tokyo Marui ha lanciato qualche anno fa un settore della sua produzione dedicato a questo tipo di armi sub com-patte tra cui spicca appunto l'MP7A1.La nostra PDW si presenta in una bella scatola nera conte-nente, oltre alla nostra ASG anche una batteria dedicata micro type Ni-Cd da 7,2V 500 mAh, un caricatore monofi-lare da 50 pallini, un caricabatteria da 110V
già provvisto di adattatore a 220 (per cortesia del nego-ziante), 200 pallini 0,25g, un adattatore in metallo per per-mettere il montaggio di un silenziatore, un tappo rosso, ed infine manuali, bersa-gl i , book p u b-
blicitario con tutta la gamma Marui. Una volta presa in mano la nostra replica notia-mo subito la grande cura dei
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SOFT AIRSOFT AIR
tuale e non imputabile alla Marui anche se sicuramente l'arma vera avrà un selettore molto più duro della nostra replica per cui risulterebbe più difficile spostarlo involontaria-mente.Molto valido invece il pulsante, sempre ambidestro, dello sgancio carica-tore adottato dalla Heckler & Koch per molti dei suoi pro-dotti. La rego-lazione dell’ h o p u p avviene tra-m i t e u n a rotella piaz-zata nella camera di espulsio-n e d e i bossol i a cui si a c c e-d e arre-tran-
particolari e delle finiture che la Marui ha per i suoi prodotti. Nessuna sbavatura nelle pla-stiche, giochi inesistenti. Molto solido e ben fatto proprio come l'arma vera da cui difficilmente si distingue. Il corpo è in ABS ma con diverse parti metalli-che quali guide picatinny, miri-no e tacca di mira removibili, selettori e grilletto.Il calciolo è di tipo scorrevole e si blocca in posizione senza incertezze, rimanendo bello solido anche se si spinge con forza. Anche la maniglia ante-riore si blocca in posizione senza giochi ed è un valido aiuto se si spara a raffica anche se stiamo solo parlando di soft air.Il selettore di tiro è il classico H&K ambidestro che però ci ha dato qualche problema nell'impugnatura con mano forte sinistra a causa di alcuni spostamenti del selettore non voluti durante la concitazione del “combattimento”. Ritengo questo difetto di natura proget-
A sinistra, l’ASG con alcuni acces-sori soft air. Purtroppo alcuni di essi, come il falso silenziatore dovranno fare i conti con alcune assurdità legislative che potreb-bero entrare in vigore. Conviene quindi informarsi bene sulla nor-mativa attuale vigente e relative modifiche per non correre rischi.Sotto, la confezione.
do la manetta d'armamento. La regolazione è abbastanza facile e piuttosto precisa. Per questioni d'ingombro la Marui ha creato, per questa linea di prodotti, una batteria dedicata molto piccola che può essere inserita in questo tipo di ASG veramente minute.Nel nostro caso la sostituzione della batteria è veramente faci-lissima, basta mettere il selet-tore di fuoco in sicura e poi premere un bottone per sgan-ciare la parte frontale del MP7 che si sfila in avanti, a questo punto una levetta che fuorie-sce permette la sostituzione;
pratico e funzionale anche se l'autonomia di una batteria da 500 mAh non ci permetterà certo di fare lunghe giocate. Le prestazioni si attestano sul-la fascia medio bassa con raffi-che che si aggirano sui 560 colpi/min ed una potenza di 0,55 Joule (in fondo non ci si poteva aspettare molto di più da un prodotto Marui che mon-ta i soliti ingranaggi in zama), anche se la precisione è rag-guardevole se si pensa alla lunghezza della canna di poco superiore a quella di una pisto-la. Di per se queste perfor-
mance non costi-tuiscono per for-za un difetto vista la destina-zione dell'arma concepita più
come arma di back up per il softgunner che come arma principale (questa almeno è la mia visione).Unica nota negativa che abbiamo riscontrato sono i problematici caricatori mag-giorati i quali (ne abbiamo pro-vati due) risultano difettosi con evidenti problemi di alimenta-zione di pallini, e a quanto pare i forum ci dicono che non sia-mo gli unici ad aver constatato questo problema.
In questa pagina in alto, vista destra dell’MP7A1 della MARUI, Qui a sinistra, L’MP7A1 della Marui con gli accessori in dotazio-ne.Nella pagina a lato, In altro, vista destra dell MP7A1 vero, la ripro-duzione è davvero notevole come realismo.In basso sempre l’MP7A1 vero.
In conclu-sione consi-
glio l'acquisto di questa replica, nonostante le non altissime performance, a tutti quei giocatori appassionati di squadre speciali che operano in ambiente CQB in quanto l'ASG riproduce veramente fedelmente l'arma vera, inol-tre, viste le piccole dimensioni, si potrebbe pensare di portarla dietro come arma di back up al posto della classica pistola; io personalmente la ho utilizzata con soddisfazione durante le giocate in cui ero impegnato come “bodyguard” di un infor-matore ed avevo bisogno di un arma occultabile ma dalla discreta autonomia di fuoco. Si ringrazia American Magazines di Albenga da cui potrete acquistare questo modello [www.american.it]
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SOFT AIRSOFT AIR
L'ARMA VERA:
Nazione produttrice GermaniaTipo Pistola mitragliatricePeriodo di produzione 2001-presentePaesi utilizzatori Kommando Spezialkräfte, esercito tedesco, vari reparti speciali nel mondo
Specifiche tecnicheMunizioni 4,6 × 30 mmCadenza di tiro 950 colpi/minutoVelocità alla volata 710 m/sGittata 200 mLunghezza 420 mm (calcio retratto), 640 mm (calcio esteso)Lunghezza della canna 180 mmPeso 1,2 kgAlimentazione Caricatore da 20 o 40 colpi
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Il selettore di tiro ambidestro è riprodotto fedelmente
Mirino e tacca di mira sono amovi-bili oltre che regolabili in deriva.-Possono essere alzati per il tiro a lunga distanza anche se nel soft air, visto le scarse gittate, risulta superfluo.
L’ hop up è nascosto nella camera di espulsione dei bossoli
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SOFT AIRSOFT AIR
Un’altra foto della vera MP7A1 in azione.
Di nuovo la replica Marui. Una buona scorta di caricatori mag-giorati e batterie di ricambio sono il complemento perfetto per sfrut-tare al massimo questa ASG.
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Ad istinto mi verrebbe da dire
che abbiamo fatto troppo poco
ma penso sia l’atteggiamento
di chi in buona fede cerchi di
fare di tutto per cambiare in
meglio le cose che non vanno
bene.
Il 2011 non è stato un anno
buono per il possesso di armi
legale e responsabile; intanto
il maledetto decreto 204/2010
– partito da una Direttiva
Europea che intendeva sem-
plificare l’acquisizione di armi
per usi legali intralciando solo
le acquisizione illegali o clan-
destine – rimaneggiato da un
funzionario “artista ministeria-
le” in una legge anti armi.
La pensata era stata fatta
bene ; il genio – perché era un
genio, anche se di opposta
fazione - era riuscito a farsi
rilasciare in pratica una delega
in bianco per redigere una nuo-
va legge sulle armi, tanto vasta
che lo autorizzava ad occupar-
si anche di cose che nella
Direttiva Europea non c’erano,
come i poligoni privati e la rica-
rica (entrambi da assoggettare
alla licenza del Questore).
La storia è troppo nota per
essere ripetuta ancora, fatto
sta che grazie al Ministro
Maroni ora il genio sta a fare
altre cose più adatte alle sue
potenzialità e il decreto legi-
slativo è uscito emendato del-
le cose peggiori, anche se non
di tutte.
Ad esempio rimangono le
ammende decuplicate per
gli armieri che sbagliano a
scrivere la matricola di
un’arma; avremmo voluto
metter le mani anche lì ma non
siamo riusciti a riparare a tut-
to.
Purtroppo la querelle non è
finita perché il decreto dà man-
dato al Ministero degli Interni
di scrivere un regolamento
(sulle armi) ed al Ministero
della Sanità di scriverne un
altro (sui requisiti) e da
entrambi non ci aspettiamo
nulla di buono, specie da quan-
do la Lega Nord – unico partito
che sinora abbia voluto parlare
con noi – non è più al Governo;
ciò ha significato di fatto non
avere più informazioni perché
questo Governo non è eletto
da nessuno e di fatto ha un
mandato tanto vasto da non
dover rispondere a nessuno; è
ovvio anche che chi sta già
dentro al Ministero, come i
funzionari ministeriali ed i
membri della Commissione,
hanno un vantaggio epocale
perché per forza di cose ven-
gono a sapere mantenendo
però quell’aura di riserbo cui i
funzionari ministeriali tengono
tanto.E sapete perché ci ten-
gono tanto ?
Perché in questo modo riesco-
no a far passare quel che
vogliono sotto il naso dei politi-
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Il periodo natalizio e degli ultimi giorni Dell’anno è da sempre tempo di bilanci. Lo è anche per FISAT; un momento per vedere cosa è stato fatto e quel (tanto) che rimane da fare.
c a p o
e collo normative buffonata
come quella che decuplicò le
tasse sul porto armi per caccia
per lottare contro la mafia.
È chiaro che chi siede in
Commissione o sta dietro la
scrivania ministeriale il proprio
potere lo vuole condividere il
meno possibile in modo da
poter seguire gli affaracci pro-
pri più agevolmente possibile.
Il nostro lavoro è non consen-
tirglielo: se appoggi leggi anti
liberali ne rispondi anche sul
piano commerciale perché il
cittadino appassionato di armi
non tollera i voltagabbana e
non li premia con i propri
acquisti natalizi. Detto que-
sto non rimane che fare il pun-
to su cosa abbiamo fatto, cosa
stiamo facendo e cosa contia-
mo di fare. Intanto saluto il
gruppo di volontari che sta
gestendo la nostra nuova rivi-
s t a o n l i n e E T E R N A
VIGILANZA che è diventata un
preziosissimo mezzo per farci
conoscere, tanto più prezio-
so dopo ci hanno di fatto
bandito da tutte le riviste
c a r-
tacee pena taglio della pub-
blicità.
Capisco il loro problema, la
pubblicità è importante per
sopravvivere specie di questi
tempi ma bisogna comunque
rispettare coloro da cui si pren-
de il pane, se si vive di pubbli-
cità va bene ma la rivista si
deve regalarla, se si vive di
riviste vendute si deve rispet-
tare il pubblico ed avere il
coraggio di dire la verità anche
quando questa è scomoda per
gli industriali, che possono
sempre cambiare rotta verso
una difesa davvero integrale
del settore senza più consenti-
re scambi sottobanco tra licen-
ze per ricarica e poligoni priva-
ti e declassificazione del 9
para da arma da guerra a
comune ma vietata ai cittadini
(in modo da aver la possibilità
di esportare più facilmen-
te). Niente ci farebbe più
piacere che vederglielo fare,
questo cambiamento di rotta,
ai produttori, e non abbiamo
perso la speranza.
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ci quando la loro attenzione
non è sollecitata dal movimen-
to di base.
La cosa è abbastanza ovvia ed
è la base del sistema demo-
cratico che si basa sulla divi-
sione dei poteri. In questo
caso il potere amministrativo (i
funzionari ministeriali, che
ascoltano la Commissione)
redige il regolamento che va
davanti – a seconda dei casi –
al Ministro dell’Interno o al
Consiglio dei Ministri (potere
politico) che in genere lo firma
senza leggerlo o, meglio, lo
firma senza leggerlo se un
numero rilevante di cittadini
non fa sentire la propria
voce.
Ed è chiaro che se la bozza dei
regolamenti passa sotto silen-
zio e si riesce a farla arrivare a
scatola chiusa al Consiglio dei
Ministri (indaffarati, dicono
loro, a far quadrare i conti pub-
blici) sarà assai difficile che i
cittadini si facciano sentire
non sapendo di cosa si par-
la; i FISAT-allarmi servono
proprio a questo, a tenervi
informati e far sì che questo
genere di misure non passi
più sotto silenzio e sia pos-
sibile bloccarle prima che ve
le ritroviate legge dello
Stato, magari quando torna-
te dalle vacanze estive o
natalizie (queste leggi passa-
no sempre in questi periodi di
minor sorveglianza).
Non dovrà mai più accadere
che i cittadini appassionati di
armi (che sono un numero rile-
vantissimo, essendo 800.000
i soli cacciatori) si ritrovino tra
Ess
ere indipendenti dal
supporto delle aziende por-
tando avanti il punto di vista
dell’appassionato-tiratore-
collezionista è importante per
continuare a darvi un’infor-
mazione ed una difesa real-
mente mirate agli interessi dei
cittadini appassionati, a qual-
siasi titolo, di armi.
Ma non è possibile portarla
avanti senza il vostro suppor-
to, perché i siti hanno dei costi,
le azioni legali che attiviamo
hanno dei costi (sempre più
e le
vati, una recente leg-
ge ha portato a 600 euro il
costo del contributo unificato
per il ricorso al Presidente del-
la Repubblica che prima ne
costava meno di 60) e muover-
si in giro per l’Italia, non è pos-
sibile ignorarlo, è diventato
costosissimo.
Mentre scrivo queste cose un
uomo afflitto da depressione,
sembra che sentano il periodo
di stress e probabilmente è
così, a Firenze ha impugnato
una pistola ed ha ucciso due
immigrati senegalesi ferendo-
ne altri tre. Sicuramente cer-
cheranno di usare la cosa per
levarci anche quel poco che
abbiamo; è già successo in
Germania (dopo la strage del-
la scuola in cui la polizia non è
intervenuta preventivamente
nonostante fosse stata preav-
visata dagli USA), in Norvegia
(dove nessuno si è chiesto
come mai la polizia sia interve-
nuta solo dopo ore) e negli
USA e probabilmente succe-
derà anche qua perché si sa
che gli anti armi, moderni
avvoltoi, aspettano a gloria
questi eventi che gli danno
gioco facile in televisione.
Starà a tutti noi difenderci con
le unghie e con i denti per non
lasciarglielo, il gioco facile ma
potremo farlo con i mezzi che
l’associazione, ossia voi, sarà
in grado di darci. Se non vi
siete iscritti all’associazione o
se vi siete iscritti prima del
Giugno 2011 dovreste rinno-
vare la vostra iscrizione, come
dicono alla NRA Freedom is
not free - La libertà non è
gratis.
Vi auguriamo, di cuore, un feli-
ce Natale ed un Nuovo Anno di
grande libertà.
Il Presidente FISAT
M a r. C a . C C . S i m o n e
CIUCCHI
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R MEC I G C RUN ONT OL
CHARLTON HESTON, quando era
presidente della NRA.
FISAT può operare in favore del possesso legale e responsabile di armi solo con il vostro supporto perché non ha pubblicità e sponsorizzazioni da nessuno.Questo le consente di operare liberamente in favore dei cittadini onesti senza dover dire grazie a nessuno ma per farlo ha bisogno del vostro sostegno
F.I.S.A.T. ha bisogno del tuo aiuto per portare avanti la propria campagna di libertà;
COME SOSTENERE FISAT
Iscrizioni:
BASE 10 euro/annoSOSTENITORE (con tessera) 30 euro/annoMEMBRO A VITA con tessera: 150 euro. una sola voltaASSOCIAZIONE - CLUB 30 euro/annoDITTA-POLIGONO-CAMPO TIRO 100 euro anno
Come pagare
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VIA INTERNET TRAMITE PAYPAL, in modo sicurissimo con carta di credito, carta postepay , o carta ricaricabile sul nostro conto paypal , inviando il pagamento all'email
thanks for
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Il coltello è un'arma semplice, diretta e senza compromessi.Uscire vivi da un confronto contro un’arma simile richiede tecniche e strategie almeno altrettanto, semplici, dirette e senza compromessi.La nostra trattazione seguirà lo stesso stile. Niente fronzoli, niente varianti delle varianti...molto poco insomma, ma forse, quel poco che serve allenare.Nessun compromesso, infatti, è accettabile quan-do si tratta di portare a casa la pelle.Naturalmente, la scelta è vostra.
Lo sappiamo, voler essere
semplici si rischia di essere
banali; a voler essere diretti si
rischia di essere brutali; a non
acce t ta re compromess i
rischia di diventare antipatici e
di attirarsi le ire dimolti. Lo sap-
piamo.Ma pensiamo sia il male
minore: A FARSI IDEE SBAGLIATE
SU COME SI GESTISCE UN
AGGRESSORE ARMATO DI
COLTELLO SI RISCHIA DI
FINIRE MOLTO PEGGIO.
L'ERRORE DI PARTIRE
D A L L A S O L U Z I O N E
PEGGIOREPer quale motivo se dobbiamo
piantare un chiodo come pri-
ma cosa cerchiamo un martel-
lo? Di fronte ad un problema
nessuno cerca di risolverlo
usando come prima opzione la
soluzione meno efficace. Solo
se questo non dovesse esser-
ci allora cercheremo qualcosa
che il più possibile si avvicini
alla sua funzione.Per assurdo, nell'ambito della
difesa da coltello, la soluzione
che statisticamente dà i peg-
giori risultati è spesso non solo
quella più studiata ma anche
l'unica che si prenda in consi-
derazione: La difesa a mano
nuda.Intendiamoci: Allenare la dife-
sa a mano nuda è sicuramente
importante ed ha dei benefici
secondari innegabili (sviluppo
di riflessi ed abilità coordinati-
ve, confidenza con i tipi
d'attacco dell'arma) e spesso,
soprattutto in una palestra, è
anche lo scenario più facile
durante una lezione.
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TECNICHE DI TIRO E DIFESATECNICHE DI TIRO E DIFESA
Eppu
re uno
studio
s e r i o
della dife-
sa da coltello deve
necessariamente consi-
derare ed allenare anche
tutte le altre e ben più efficaci
possibilità.Ciò che dà statisticamente le
migliori possibilità di sopravvi-
vere e di riportare il minor
numero di ferite da un'ag-
gressione di coltello è la fuga.
Ma a volte la via di fuga non è
praticabile o siamo chiamati a
dover difendere qualcuno.
Altre volte l'attacco è inaspet-
tato come in tutti quei casi in
cui il nostro aggressore non
intende ottenere nulla da noi e
usa l'arma non come minaccia
ma col deliberato proposito di
ferirci o ucciderci.Ma anche allora, l'uso delle
mani nude come strategia
difensiva è l'ultima di una
serie.E' l'estrema risorsa di chi non
dispone di altro o non ha fatto
a tempo a fare di meglio.Infatti l'uso degli oggetti come
arma o come scudo, l'uso
dell'ambiente come ostacolo
al nostro aggressore, i nostri
stessi vestiti possono diventa-
re uno strumento utilissimo per
guadagnare tempo e riuscire
ad attuare una dife-
sa efficace, o ancora
meglio una fuga sicura.… Vediamolo nel dettaglio.
TRE STRATEGIE CONTRO
UN AVVERSARIO ARMATODifesa personale è saper “fiu-
tare “ la situazione a rischio ed
evitarla in anticipo.Difesa personale è saper
gestire e disinnescare una
situazione potenzialmente
pericolosa.Difesa personale è, infine, ave-
re un piano quando le cose si
mettono male.Alla fine si tratta solo di sapere
cosa fare.Chi lavora in ambiti in cui si
devono prendere soluzioni
veloci in situazioni di forte
stress psicologico (piloti
d'aereo, medici, militari in
situazioni operative) sa benis-
simo quanto sia importante
essere abituati a gestire la
situazione d'emergenza: sape-
re esattamente cosa fare sen-
za aver bisogno di pensarci.Perché quando l'aereo ha un
malfunzionamento, il tuo
paziente ha una complicazio-
ne o ti sparano addosso, è
l'istinto che prende il coman-
do...e l'istinto ti salva solo se è
stato ben addestrato.Spiacenti di deludervi.In una situazione di pericolo di
vita la parte cosciente del
vostro cervello si scollega.Il raziocinio, le capacità che
rendono il nostro pensiero
superiore a quello animale,
semplicemente scompaiono.
Tutto viene lasciato alla parte
ancestrale del nostro cervello,
quella a cui vengono deman-
dati gli istinti primari come ali-
mentazione, riposo, riprodu-
zione e sopravvivenza.Se a questa parte primordiale
avete saputo insegnare come
comportarsi avrete accanto a
voi un alleato formidabile. Il
vostro istinto agirà per voi.In caso contrario sappiate che:
Se non avete mai provato a
difendervi da seduti, ad usare
una sedia come scudo, a farlo
in spazi stretti o anche sempli-
cemente con gli abiti di tutti i
giorni... bene se non l'avete
fatto in una situazione di forte
stress non saprete farlo.Non vi verrà là sul momento.
Non importa se normalmente
in palestra più o meno ci arri-
vate. Non importa se la vostra
"forma della gru" è ormai
impeccabile o se facendo spar-
ring nella Thai-Boxe date filo
da torcere a chiunque. Non
importa nemmeno se avete un
diploma di difesa personale.Al vostro istinto non interessa.
Nemmeno al vostro aggresso-
re.Ecco perché è importante
sapere esattamente come ci si
deve comportare e cosa si può
fare in questi casi. Saperlo ed averlo allenato
così tanto da averlo reso un
riflesso automatico.Così come quando guidate
non avete bisogno di pensare
alla frenata quando l'auto di
fronte a voi si arresta brusca-
mente, allo stesso modo di
47
fronte ad una lama dovrà
venirvi naturale attuare imme-
diatamente la strategia più
appropriata.Le strategie da scegliere in
questi casi sono tre, ordinate
secondo possibilità di succes-
so, dalla più favorevole alla
meno favorevole.Premesso che la fuga è una
scelta da attuare e mettere in
pratica tutte le volte che que-
sto sia possibile le tre strategie
sono:- Usare l'ambiente e gli
oggetti: Usare tutto ciò che il
luogo offre per tenere lontano
il proprio aggressore. Usare
qualsiasi oggetto del luogo
come arma o come scudo per
proteggersi o neutralizzare
l'attacco.- Utilizzare oggetti propri:
Vestiti, cellulare, mazzo di chia-
vi, qualsiasi cosa che possa
essere lanciata per guadagna-
re tempo, usato come arma o
come mezzo di protezione
improvvisata.- Usare il proprio corpo:
L'ultima risorsa. Usare le mani
nude per proteggere le aree
vitali e neutralizzare per quan-
to è possibile l'attacco.
Il sistema è molto semplice.
Ogni qual volta non sia attuabi-
le la soluzione più efficace si
passa a quella successiva. Se
non posso scappare, frappon-
go ostacoli. Se non posso frapporre osta-
coli cerco sul luogo oggetti che
mi possano essere utili. Se
non ve ne sono provo ad usare
In questa pagina e nella seguente. Le illustrano le fasi principali di una possibile situazione di aggressio-
ne con coltello.Ogni elemento che ci circonda può essere usato per difendersi e cerca-
re di immobilizzare l’aggressore, in questo caso uno sgabello.
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ciò che porto appresso o che
ho addosso.Se l'attacco è improvviso e
non ho il tempo di fare nemme-
no questo allora uso le mani
nude. Tenete ben presente che le tre
strategie successive alla pri-
ma sono solo mezzi per gua-
dagnare la fuga o allontanarsi
portando via in sicurezza una
persona da proteggere.Non è una gara, né un combat-
timento.
Partire dal presupposto che
un confronto col coltello si
possa vincere è la cosa più
sbagliata che si possa fare.Va bene se non si perde.
MASSIMO FENU
Classe 1973. Si addestra nelle arti marziali e sistemi di combatti-mento dall’età di 12 anni. Laurea in Filosofia, giornalista pubblici-sta sino al 2004. Insegna arti marziali dal 1996. Attualmente tiene corsi come personal trainer e di gruppo di Jeet Kune Do, Krav Maga e Nova Scrimia. E' autore del libro di imminente uscita “Ri-tenzione d'Arma - Teoria, Tecniche e Attrezzature" edito da Ritter Edizioni.
[email protected] www.sardiniashootingclub.it
TECNICHE DI TIRO E DIFESATECNICHE DI TIRO E DIFESA
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Dopo che negli
anni 90 la Bundeswehr
tedesca ha rimpiazzato il suo
G3 d’ordinanza col G36, il
mercato è stato sommerso dal
surplus di ottiche Hensoldt ed attacchi Stanag. Queste ottiche di alta
qualità sono arrivate sul mercato per lo più nuove o in condizioni eccezionali.
La qualità di questi prodotti è senza dubbio garantita dal marchio Hensoldt
Optische Werke AG; parte del gruppo Zeiss, Hensoldt era il marchio usato per
identificare le linee di prodotti per il mercato militare.
Sebbene la maggior parte della richiesta della Bundeswehr di ottiche 4x con
interfaccia Stanag fosse soddisfatta dalla Hensoldt, alcuni esemplari possono
essere stati realizzati da Schmidt & Bender o da Karl Kaps. Si tratta di
pochissimi esemplari rispetto le produzioni di casa Hensoldt
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ACCESSORIACCESSORI
Collegandoci all’articolo sul T41 del numero precedente ci è sembrato che valesse la pena spendere alcune righe su questa ottica, facilmente reperibile, dai costi non proibi-tivi e con tutto il fascino dei prodotti ex ordinanza. Di certo si tratta di un'ottica che tecnicamente presenta dei limiti specie rispetto a prodotti più recenti e moderni ma di certo non manca di destare l’interesse di appas-sionati di armi militari ed ex ordinanza.
DUE CENNI SULLA SERIE HENSOLDT 4XLa serie di ottiche 4x vede il suo primo sviluppo negli anni sessanta, con lo scopo di soddisfare la richiesta di un prodotto dedicato e pensato per i modelli HK 41, 91, 93 e G3. Le serie Hensoldt di ottiche 4x si è sviluppata principalmente in 3 differenti versioni con alcune caratteristiche ben precise.La maggior parte di queste ottiche presenta una finitura nera, alcune possono presen-tare una finitura olive drab, tutte quante presentano indi-stintamente il marchio del produttore impresso sulla parte superiore del tubo vicino all’oculare.La prima versione presentava un reticolo nero pieno, che non prevedeva nessun sistema di illuminazione .Era caratterizzata dal tubo con un profilo diritto, e dalla pre-senza della torretta di regola-zione della messa a fuoco sul lato destro. Sia la torretta di
Sopra, un esemplare di primo tipo, in questo specifico caso presenta finitura verde ed è sistemato su una base per SIG550.
Sotto un esemplare del secon-do tipo, finitura nera e montato su una base a sgancio rapido per G3.
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alzo che deriva non presenta-vano click di regolazione interni. La seconda versione presenta un reticolo a linee non coprente, che può essere illuminato.Rimane la torretta di messa fuoco sul lato destro. L’attacco per il sistema di illuminazione è una piccola slitta posizionata sul tubo principale davanti la torretta della messa a fuoco. Il tubo principale mantiene il profilo diritto e le torrette di regolazione non hanno click di regolazione.La terza versione, oggetto principale di questo articolo, è anche conosciuta con il nome di FERO-Z 24.Presenta anch’essa un reti-colo a linee non coprente come la variante 2, ma viene a mancare la torretta di messa a fuoco, questa difatti viene regolata in fabbrica, la slitta d i a g g a n c i o
dell’ i l luminatore si trova adesso sul lato sinistro del tubo principale, che perde il profilo diritto delle versioni precedenti per presentare due campane sia sull’oculare che sull’uscita.Entrambe le torrette di regola-zione presentano dei click di regolazione pari ad un cm. a 100 metri.Tutte possono avere i tamburi delle torrette con i riscontri pretarati per munzionamento calibro 7,62 e 5,56. Tutti i modelli presentano dei copri lenti in gomma che devono essere rovesciati per restare aperti.
Matricola, modello e anno di pro-duzione sono riportati sotto la campana dell’oculare.
Sulla destra, in alto il reticolo “pieno” della prima variante, in
basso il reticolo non coprente della terza variante, i riferimenti
sono in mils, come per il reticolo mil dot.
ACCESSORIACCESSORI
Lato sinistro dell’ottica, in evidenza la slitta per agganciare l ’ i l lumi-natore esterno a batteria, e l’illuminatore stesso. Si nota sia sull’ottica che sull’illuminatore la fine-strella trasparente attra-verso cui passa la luce.
Schema delle principali misure in mils del reticolo dello zf 24, il reticolo non è più pieno ma a linee e permette di vedere attraverso le aree che nelle versio-ni precedenti risultavano coperte.
IL RETICOLO DELLO Zf24, E L A S T I M A D E L L E DISTANZE.
Lo scopo fondamentale dei reticoli tattici moderni è quello di dare al tiratore la possibilità di una stima rapida e sufficen-temente precisa della distanza di ciò che sta inquadrando.Questa possibilità unita alle torrette pre tarate con la muni-zione impiegata dà un vantag-gio ed una velocità di ingaggio davvero notevoli.Il reticolo dello Zf24 è realizza-to in mils, la stessa unità dei più conosciuti Mil-dot.Ciò vuole dire che 1 mils del reticolo corrisponde ad un oggetto di un metro posto a 1000 metri di distanza, o ad un oggetto di 10 cm posto a 100 metri di distanza.Chiaramente è fondamentale sapere la corrispondenza dei vari riferimenti del reticolo e le dimensioni generali di molti oggetti presenti sul territorio che possano fungere da riferi-mento .
60°
1,5
106,610,5
10
10
50,50,1*
*= nelle varianti 1 e 2
il valore corrisponde a 0,15
2,5 4
53
Porte, finestre veicoli strade, qualunque cosa possa avere una dimensione conosciuta è utile nella stima delle distanze.Conoscendo la dimensione reale di uno di questi oggetti e rilevando il corrispondente in mils sul nostro reticolo potrem-mo ricavare la distanza sem-plicemente moltiplicando la dimensione reale in metri per mille e dividendo il risultato per il numero di mils rilevati.Per esempio, prendiamo un oggetto largo 2 metri, sul reti-colo corrisponde a 5 mils:(2x1000)/5=400 metri.A questo punto settando il tam-buro di correzione caduta su 5 si applicherà la correzione necessaria (purché si siano rispettati certi parametri di car-tuccia) a colpire il bersaglio. Sebbene la massima a c c u r a t e z z a s i a necessaria per un esatta conversione dei parametri; sul campo piccole diffe-renze non sono fon-damentali. Per avere un idea dell’uso reale basta prendere ad esempio una sagoma da IPSC, la cui larghezza è di 18 pollici o 45 centimetri. Una misurazione precisa al 100 % richiederebbe un oggetto largo 50 centimetri o
45 cm/18”
50M100M200M
Sopra, una tabella riassuntiva delle principali corrisponden-ze dimensionali coi mils del reticolo.Sotto, uno schema della sti-ma distanziometrica applica-to alle dimensioni di un bersa-glio IPSC.
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20 pollici, ma la differenza di dimensione nella stima in un range fino ai 300 metri sareb-be tale da non influenzare una situazione operativa sul cam-po.
MONTAGGIO TARATURA ED AZZERAMENTO
L’o t t i ca è g ia monta ta sull’attacco per G3 quindi non basta far altro che prenderla e agganciarla nella posizione prevista. L’attacco lavora molto bene e quando scatta garantisce una tenuta più che sufficente, lasciando possibile l’uso delle le mire metalliche.Per prima cosa vediamo di capire come lavorano le torret-te ed relativi contrassegni.Sia alzo che deriva
hanno dei click di un cm a 100 metri, quella dell’alzo presenta solo le posizioni di pre taratura per la munizione originale divi-se in centinaia di metri da 0 a 6 metri.Quella laterale invece presen-ta i riferimenti per ogni click marcati da un numero ogni 10 sia verso destra che verso sini-stra.Su entrambi i tappi delle torret-te è riportata la sensibilità del singolo click oltre alle indica-zioni di direzione della corre-zione:Per l’elevazione T (Tiefe) e H (Höhe) rispettivamente basso ed alto.Per la deriva L (Links) a n d R
(Rechts), rispettivamente sini-stra e destra. Le torrette lavo-rano nel seguente modo:quando le viti sono strette i dischi scanalati e l’anello esterno si muoveranno come un singolo pezzo.Quando le viti saranno allenta-te, il disco scanalato ( il disco con la fessura per la moneta) ed il disco esterno (la parte con sopra segnati i numeri) saran-no liberi di muoversi indipen-dentemente permettendo cosi l’azzeramento a 100 metri.Per prima cosa assicurarsi che l’ottica sia correttamente mon-ta ta e
ACCESSORIACCESSORI
bloccata al fucile, impostare alzo e deriva rispettivamente su 1 e 0, prendere la mira posi-zionando la punta dell’in-dicatore centrale sul bersaglio e sparare uno o più colpi sul bersaglio posto a 100 metri (110 yds).Muovere le torrette del nume-ro di click necessario nelle rispettive direzioni, tenendo presente che un click equiva-le a 1 cm di spostamento.Trovata la regolazione correttaallentare le viti e tenere bloc-cato il disco scanalato tramite una moneta mentre con le dita far ruotare l’anello esterno sino a che i riferimenti 0 ed 1 saranno nella posizione cor-retta.E’ fondamentale assicurarsi che il disco scanalato centrale non ruoti durante l’operazione; se necessario ripetere la pro-
cedura, una volta
sicuri dell’azzeramento serra-re nuovamente le viti delle tor-rette.
IMPRESSIONI E PROVA SUL CAMPOAl momento dell’ordine non sapevo esattamente lo stato in cui sarebbe stata l’ottica, fortu-natamente a l momento dell’apertua del pacco ho sco-perto con piacere che era pra-ticamente nuova, mai aperta e mai usata, ancora imballata all’interno della sua custodia comprendente il kit di pulizia (minimalista) la lente scura aggiuntiva ed un mini cacciavi-te.Il montaggio dopo aver capito bene i l f unz ionamento dell’attacco è stato rapido e privo di problemi, il risultato si è dimostrato solido e funziona-le in grado di garantire un suf-ficente mantenimento dello zero. Le mire metalliche resta-
no uti-
lizzabili senza problemi attra-verso la base.L’ottica risulta in posizione leggermente alta ma comun-que fruibile col calcio fisso, un pelo scomoda con la calciatu-ra estensibile.Seguendo le i s t ruz ion i l’azzeramento è stato rapido e indolore, risultando fuori di pochi centimetri sin da primi tiri a 50 metri.Purtroppo il poligono in cui ho azzerato non aveva i 100 metri ma solo 50 o i 200 quindi ho dovuto accontentarmi della prima distanza lasciando il punto di impatto un pelo più alto. Ai 200 metri l’azzeramento era più che soddisfacente per una regolazione rapida.Va detto che la cartuccia impiegata è stata ricaricata cercando di replicare le carat-teristiche di peso-velocità del-la palla del munizionamento originale, senza questo accor-gimento l’uso della torretta pre
tarata è praticamente impen-
sabile.Ovviamente l’uso dei singoli click ha permesso una miglio-re regolazione e dei risultati migliori sul bersaglio.L’ottica vecchia di 25 anni ha subito dato un’impressione di estrema solidità e resistenza, click netti ma non troppo duri, protezioni in gomma ancora perfette, luminosità molto buo-na e nessun cambiamento cromatico degno di nota tra-guardando attraverso le lenti.Il reticolo necessita di un po’ di pratica, o meglio di abituarsi, non è certo adatto al tiro di pre-cisione, come d’altronde l’ottica non è un’ottica da tiro long range.Permette comunque una buo-na acquisizione del bersaglio ed una buona visibilità del reti-colo.Sui fondi scuri un poco si per-de ma illuminandolo si com-pensa la cosa.A conti fatti il reticolo risulta davvero nitido e leggibile una volta trovata la posizione di tiro ottimale, e consoni dei suoi limiti e possibilità non si tarde-
rà ad ottenere dei risultati di tutto rispetto.Non molto comode sono le protezioni delle lenti in gomma che vanno ogni volta rivoltate completamente per evitare che si richiudano in continua-zione.
ACCESSORIACCESSORI
Sopra, il contenuto del kit dell’ottica, lente polarizzata, cacciavite, pennellino e pezza per pulizia, tutto nelle relative taschine dentro il contenitore rigido dell’ottica.Sotto, vista destra dell’ottica, si nota il numero identificati-vo dell’attacco e la leva di sblocco del dente di incastro.
DI BRUNO SPADI
LA VERA STORIA DELLA FOTO DI IWO JIMAL'immagine più famosa della g u e r r a n e l P a c i f i c o è l'apposizione della bandiera USA sull'altura dell'isola di Iwo Jima, questa foto si dice, ven-ne scattata per caso da Joe Rosenthal, famoso reporter di guerra che con le sue foto “sul campo” portò la guerra nelle case di tutti gli Americani e non solo. In realtà la foto originale
della bandiera che per prima sventolò sull'altura era stata scattata da un Marine con la propria macchina e nulla ave-va a che fare con la foto di Rosenthal.
L’ISOLA E LA BATTAGLIAIsola dello zolfo, è questo il significato del nome giappo-nese di un’isola totalmente disabitata dell’arcipelagodelle isole Ogasawara, facenti parte del gruppo delle isole Volcano, a circa 1800 km a sud di Tokio.Lunga 8 km, larga 4 con una superficie di circa 20km qua-drati è un grosso scoglio privo di sorgenti di acqua dolce rico-perto di nera sabbia vulcanica che impedisce la crescita di qualunque tipo di vegetazione se non erba o sterpaglie.A sud è dominata dal picco di un vulcano spento il Suribachi, mentre l’angolo a nord è domi-nato da un altopiano roccioso che non supera i 90 metri sul livello del mare: il Motoyama.
A decretare l’importanza stra-tegica di questo apparente-mente inutile pezzo di roccia in mezzo all’oceano è proprio la posizione strategicamente f o n d a m e n t a l e s i a p e r l’esercito del sol levante come scudo insulare assieme all’isola di Okinawa, che per gli americani, per i quali era un fondamentale punto base per i caccia delle missioni di scorta ai bombardieri B29 a lungo raggio che gia da alcuni mesi martellavano le infrastrutture su suolo giapponese.Alla luce di queste considera-zioni è comprensibile come i giapponesi siano arrivati a trasformare l’isola in una vera e propria fortezza.Sotto il comando e le istruzioni del generale Tadamichi Kuribayashi, ed in seguito anche del generale Hideyoshi Obata una fitta rete di tunnel, gallerie, camere, depositi, e postazioni sotterranee fu sca-vata e messa in collegamento
Joe Rosenthal ad Iwo Jima
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
con tutte le gallerie già esi-stenti e le postazioni di superfi-cie. Le strutture comprende-vano vie di fuga, falsi percorsi per gli intrusi, una vasta rete di ventilazione per il ricambio dell’aria, ingressi studiati per minimizzare gli effetti dei bom-bardamenti di artiglieria nava-le ed aerea.Tutto era pensato e studiato per resistere il più possibile indenne al martellamento del-le poderose bocche da fuoco navali della marina che avreb-be preceduto di poco lo sbarco delle truppe.E così fu.Quando arrivarono le truppe a m e r i c a n e i l g e n e r a l e Kuribayashi disponeva di 21.500 uomini tra marina ed esercito, un elevato numero di bocche da fuoco di vario cali-bro ed una enorme scorta di munizioni e viveri, tutto perfet-tamente stipato e protetto al di sotto della superficie rocciosa.Alle ore 00.02 del 19 febbraio 1945 le artiglierie della marina cominciarono il martellamen-to, seguite da un attacco aereo che contò 100 bombardieri seguiti da un’altra serie canno-neggiamenti navali.Le truppe toccarono la spiag-gia verso le 09:00 ( i resoconti riportano alle 8:59 ).Alla fine della prima giornata 30.000 marines erano sbarca-ti, e ne stavano arrivando altri 40.000La presa dell’isola si concluse solo il 25 marzo dopo aver bat-tuto la superficie metro per metro e solo fino a quando ogni resistenza venne elimina-ta.
Sopra: i mezzi da sbarco ed i mezzi anfibi che si avvicinano all’isola mentre viene cannoneggiata dall’artiglieria navale.
Sopra: lo sbarco delle truppe sulle spiagge di Iwo Jima.
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La presa dell’isola costò agli americani 26.000 vittime di cui 7000 caduti, dei 21.500 giap-ponesi vi furono oltre 18.000 caduti, e qualche centinaio di prigionieri, il resto dispersi. Tutt’oggi priva di abitanti l’isola vede ancora la presenza di una pista d’atterraggio militare giapponese.
UNA FOTO CHE ENTRERÀ NELLA STORIANonostante durante i combat-timenti siano durati oltre un mese ci furono molti atti di eroi-smo e coraggio, uno su tutti è entrato a fare parte della sto-ria. È proprio sulla sommità del monte Suribachi, raggiunta e conquistata il 23 febbraio ad un caro prezzo che il fotografo J o e R o s e n t h a l d e l l a Associated Press immortalò nella sua foto "Raising the Flag on Iwo Jima" uno degli attimi più celebri di tutti i tempi per cui vinse il premio Pulitzer nel 1945 .Una foto che tutti hanno impressa nella mente, pur non sapendo la sua reale storia, tutti l'hanno vista, gli Americani la amano come un pezzo del loro Paese. La foto è spesso presentata come icona della libertà e della vittoria dei giusti sui cattivi.
IL MITO E LA REALTÀA lato la foto che tutti conoscia-mo, la famosa alzata della ban-diera da parte dei sei marines sulla collina di Iwo Jima dopo avere conquistato l'isola.Ma non è la foto della prima bandiera alzata sulla collina...
Sopra, una foto di archivio, in cui appare la bandiera mentre viene portata sulla collina....la scritta fa riferimento alla prima bandiera.
Sopra, la foto passata alla storia che tutti conosciamo.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
La prima bandiera fu issata sulla cima del monte Suribachi appena fu preso alle 10:20 del 23 febbraio 1945.Al comando degli uomini che presero la montagna era il pri-mo tenete Harold G. Schrier, sotto un ordine diretto del suo superiore Dave Severance comandante della Easy com-pany (2° battaglione, 28° M a r i n e s , 5 ° D i v i s i o n e Marines) il quale ricevette l’incarico di formare un plotone per conquistare la montagna direttamente dal comandante del 2° battaglione Chandler Johnson .Secondo quanto riportato appena prima della partenza Chandler consegnò una ban-diera a Schrier dicendogli “ se prendete la cima, alzatela”.La bandiera di 140x71 cm fu procurata a Chandler dal suo aiutante, tenete Greeley Wells, che prese la bandiera dalla sua nave da trasporto: la USS Missoula (APA-211).La pattuglia raggiunse la cima senza particolari incidenti, e la bandiera fu issata e fotografa-ta da un fotografo del Leatherneck magazine: il Sergente Louis R. Lowery.Altri uomini furono presenti a questa pr ima alzata: i l C o r p o r a l e C h a r l e s W. Lindberg, il Sergente di Plotone Ernest I. Thomas Jr., Il Sergente Henry O. "Hank" Hansen, il Soldato Gene Marshall ed il Soldato di Prima Classe James Michels.Anche se di piccole dimensio-ni questa bandiera era facil-mente visibile dalla zona di sbarco sulla spiaggia
L’immagine più diffusa del primo vero innalzamento.Nella foto sono stati individuati i seguenti uomini:1° tenente Harold G. Schrier con Sergente di Plotone Boots Thomas (entrambi seduti), Soldato Prima Classe James Michels (in primo piano con la carabina 30M1), Sergente Hank Hansen (regge l’asta e indossa berretto di tela), Caporale Charles W. Lindberg (regge l’asta all’estrema destra). Queste identificazioni sono state tuttavia contestate dal Soldato di Prima Classe Raymond Jacobs che invece sostiene un’indetificazione diversa: Soldato Prima Classe James Robeson (angolo di sinistra in basso, non visibile nella foto ritagliata), Sergente Harold Schrier (Seduto dietro i suoi piedi), Soldato Prima Classe Raymond Jacobs (operatore radio), Sergente Henry Hansen (berretto di tela), sconosciuto (le mani più basse sul palo), Sergente Ernest Thomas (seduto di spalle), John Bradley elmetto sopra Thomas), Soldato Prima Classe James Michels (con carabina 30M1), Caporale Charles Lindberg (sopra Michels).
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Nel frattempo stava mettendo piede sulla sabbia il segretario della marina, James Forrestal per testimoniare le ultime fasi di conquista del monte Suribachi.Giunto a terra nel momento in cui veniva issata la bandiera Forrestal in preda all’euforia esclamò la famosa frase “l’alzata di questa bandiera garantirà l’esistenza del corpo dei Marines per i prossimi 500 anni" e manifestò la sua inten-zione di avere la bandiera come “souvenirs”.La reazione a tale notizia di Chandler Johnson fu piuttosto colorita, e dopo averlo manda-to all’inferno senza tanti con-venevoli (era noto il suo tem-peramento) decise suo mal-grado di eseguire l’ordine. Ordinò cosi al suo assistente Ted Tuttle di trovare una ban-diera sostitutiva appena possi-bile.Nel frattempo ordini del Colonnello Chandler Johnson tennero occupati il Capitano Severance, i l Sergente Michael Strank, il Caporale Harlon H. Block, il Soldato di Prima CLasse Franklin R. Sousley ed il Soldato di Prima Classe Ira H. Hayes per il resto della mattina del 23 nel portare un cavo telefonico sulla vetta del Suribachi.Severance ordinò anche al soldato di prima classe Rene A. Gagnon, di andare a pren-dere al comando delle batterie nuove per la radio SCR-300 .Nel frattempo in accordo con la storia del corpo dei marines, Tuttles aveva trovato un altra bandiera di 96x56 pollici vicino
Sopra: la foto originale integrale di Rosenthal, sulla destra, il particolare tagliato degli altri marines che stanno togliendo la prima bandiera.
A fianco, la stessa scena immortalata nell’ultima foto della pagina precedente da un altra prospettiva, sullo sfondo la seconda bandiera oramai issata, in primo piano, la prima mentre viene tolta.
Sopra, la foto scatta da un marine fu la vera foto della prima bandiera alzata ad Iwo Jima dalla collina 400.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
all’LST 779 e la consegnò a Johnson che a sua volta la consegnò a Gagnon con l’ordine di portarla sul monte e di issarla. Ci sono alcuni dubbi riguardo al fatto che Tuttle rice-vette la bandiera Ensign Alan Wood dell’LST 779, che a sua volta la aveva ricevuta dal deposito di Pearl Harbor.Un reclamo da parte di Robert Resnick supportato dall’ufficio storico dello US Coast Guard riporta che la bandiera prover-rebbe dall’LST 758....Purtroppo le persone che han-no vissuto questi fatti sono tutte più o meno recentemente scomparse e comunque non è la provenienza della bandiera che è al centro delle nostre attenzioni. Gagnon raggiunse con la ban-diera gli altri marines sulla vet-ta della collina verso mezzo-giorno sotto un violento fuoco nemico; proprio mentre Rosenthal, con i fotografi Bob Campbell e Bill Genaust salendo verso la cima incontrò Lowery, l’autore della foto del-la prima alzata. Dando la situazione come già sfruttata Rosenthal stava per tornare a valle quando lo stes-so Lowery gli consigliò comun-que di salire in cima perché era un ottimo punto di ripresa.I tre fotografi raggiunsero la vetta mentre dei marines sta-vano attaccando una bandie-ra ad un tubo dell’acqua.Preso alla sporavvista posò a terra la macchina per riprese veloci cercando di salire su una roccia per un punto di pre-sa migliore. Una scelta che per poco gli fece perdere lo scatto
che lo avrebbe reso famoso, resosene conto si affrettò a raccogliere la macchina da terra e scattò senza usare l’oculare.Ecco che Rosenthal immortalò l’attimo che divenne l'icona delle battaglie Americane nel Pacifico. Mike Strank, Harlon Block, Franklin Sousily, Ira Hayes, Rene Gagnon, Jhones Bradley, furono gli uomini immortalati, ma non furono i primi a conquistare la collina maledetta dell'isola di Iwo Jima.Rosenthal aveva in mente un’altra immagine, un’im-magine di gruppo scattata sot-
to la bandiera sventolante già issata che contiene tutti gli uomini della collina "400" che avrebbe voluto pubblicare...Fece altre foto tra cui quella storica prodotta ad arte in un secondo momento e solo una volta giunto in America quella foto fu scelta come più rappre-sentativa della vittoria USA sul Giappone, apparsa su tutte le riviste divenne un vero manife-sto della vittoria, l'icona storica della guerra nel Pacifico, ma quelli che vediamo in questa foto sono i veri uomini che la conquistarono.
Tre dei sei marines della foto (
Altre 2 immagini dei marines che preparano
la bandiera.
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Franklin Sousily, Mike Strank e Harlon Block), morirono nei giorni successivi. I tre marines superstiti tornati in Patria alla fine della guerra, furono acclamati come eroi grazie alla foto di Rosenthal. I ra Hayes , un ind iano dell'Arizona, morì alcolizzato dieci anni dopo la battaglia, Rene Gagnon morì d'infarto nel 1979, Jhones Bradley, morì nel 1994 dopo essersi sempre rifiutato di concedere interviste sulla famosa vicen-da della foto.Ma abbiamo qualcosa di inte-ressante da presentare prima di chiudere questa curiosa ricerca, una foto dell'epoca riporta scritto a mano:"10 dec 1946 the names as ........ indicated are true and correct"… forse qualcuno voleva dire che questi sono veramente i primi Marines giunti sulla colli-na maledetta? Tra loro si vedo-no cinque dei sei eroi, forse questa è la vera foto della con-quista di Iwo Jima? Allora è vero che fu scattata da un uffi-ciale con la sua macchina per-sonale e non da Rosenthal? ... L'illusione è sempre più forte della realtà. Rosenthal diventò ricco e famoso, gli uomini della foto oramai non ci sono più, il mito supera ogni realtà, forgia eroi e cavalieri, anche se il mito è spesso solo finzione, come nei film.Ecco qui sotto la vera foto di Iwo Jima recuperata da un quaderno di un vecchio M a r i n e , n o t a r e c o m e l'estremità della bandiera sia sfrangiata, denotando la sua
usura e l'asta molto più corta, mentre la foto di Rosenthal presenta invece una bandiera nuova di zecca su una lunga asta metallica.
A lato, forse la vera della prima bandiera, foto con degli appunti in cui vengono indicati i nomi di 5 dei sei eroi, la scritta a mano sul lato è un altro probabile indizio che fa pensare che sia questa la vera foto della prima bandiera.
Le bandiere sia della prima che seconda alzata sono oggi conservate al National Museum of the Marine Corps.Si notino le 48 stelle rappresentate in quel periodo, un numero diverso da quelle odierne,
64
STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
In alto a sinistra: Rene Gagnon, John Bradley, Ira H a y e s . U n i o n S t a t i o n Washington, D.C. Nov. 1954. (In town for the Dedication Ceremony.)
Sopra dall’alto: Ira Hayes, Rene Gagnon, John Bradley
A sinistra: i nomi dei sei marines dello scatto che passò alla storia.
65
Iwo Jima oggi.
Il sacrario militare americano.
Foto aerea dei cannoneggiamenti navali.
La battaglia è finita, mezzi da sbarco visti dalla collina 400.
I marines sul primo terrapieno.
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STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
Combattimenti nella zona dietro la spiaggia.
Un mezzo da sbarco LVT 3 con truppe a bordo arriva sulla spiaggia.
Punto di raccolta feriti vicino alla battigia protetto dal terrapieno.
Ad ogni ondata uomini e materiali si riversano sulla spiaggia sotto il fuoco nemico.
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Gesti di umanità e momenti di tranquillità si mischiano alla brutalità ed alle fasi di scontro.
STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
A dominare quasi ogni foto sullo sfondo c’è la collina 400, ultimo obiettivo della battaglia.
Il generale Mc Arthur sbarca sulla spiaggia oramai tranquilla.
Lo scarico di materiali e rifornimenti dopo la battaglia avviene a fianco dei resti dello scontro.
70
Come tutte le grandi battaglie della storia, anche Iwo Jima non poteva non essere fonte di ispira-zione per più di una pellicola.Si parte dall’oramai datato colos-sal “Iwo Jima deserto di fuoco” (titolo originale: sands of Iwo Jima); uno dei maggiori successi della casa produttrice che gua-dagnò 4 nomination tra cui quella di miglior attore protagonista ad un Joh Waine che si cala in maniera esemplare nei panni di un duro e navigato sergente dei marines. Come tutti i film del periodo purtroppo trasuda una certa dose di retorica a stelle e strisce compensata però (alme-no in parte) dalle numerose sce-ne di guerra originali riprese sul campo e dalla possibilità di vede-re nella pellicola gli unici soprav-vissuti dei 6 marines che issaro-no la seconda bandiera.Decisamente più moderni ed alternativi come visione e realiz-zazione sono i film di Clint Eastwood, “Flag of our father” e “letters from Iwo Jima”.Nel primo caso tutto ruota attorno a come i tre sopravvissuti furono fagocitati dalla macchina propa-gandistica americana, vissuto attraverso una serie di ricordi, flash back e sequenze di batta-glia davvero mirabili. È stato inse-rito nel 2006 nella lista dei 10 migliori film, ed Eastwood fu nominato come miglior regista per i Golden Globe.Decisamente inusuale invece il secondo, girato completamente in lingua giapponese sottotitolato (poi uscito anche doppiato in dvd).Anche questo come il primo film della coppia inizia ai giorni nostri, per poi proiettarci indietro nel tempo attraverso la storia di un ufficiale dell’esercito nipponico con interessanti ed inusuali punti vista e scene di combattimento.Ultima pellicola ad aver toccato l’argomento è stata la serie Pacific in una delle sue puntate.
STORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIASTORIA BATTAGLIE E CAMPI DI BATTAGLIA
71
LA VERA ANIMALA VERA ANIMADELLE NOSTRE ARMIDELLE NOSTRE ARMI
SCOPRIAMOSCOPRIAMO
CON ICON I
In molti casi le approfondite ricerche e conoscenze sulle nostre armi riguar-dano la storia, l’uso, l’impiego, la ricarica la manu-tenzione; ma, più raramente si spingono oltre andando ad indagare su dei parametri che possono dirci molto di più sullo stato interno della canna, sulla sua reale condi-zione di usura operativa e, magari farci capire meglio se le sue condizioni sono in gra-do di garantirci quel punto in più che può giocare l’esito della competizione.
Molto spesso le attenzioni maggiori nella valutazione di una canna si fermano alle caratteristiche esterne del pro-filo, della dimensione, dei materiali che possano resiste-re meglio ad usura od ossida-zione, od alla tecnica di lavora-zione. Sebbene siano tutti parametri che debbono essere valutati ve ne sono alcuni, altrettanto importanti per conoscere dav-vero a fondo l’arma e poter capire al meglio le effettive condizioni della canna di un ex ordinanza, capirne lo stato di usura, o di avere un immagine esatta di come sia la lavorazio-
ne interna di una canna nuova. Informazioni utili a farci capire come spremere quel fatidico punto in più che può assicura-re la vittoria nella competizio-ne.La foratura della canna e le condizioni e le sue caratteristi-che nei punti salienti è uno di questi, e spesso viene assog-gettato ad un parametro scon-tato trascurabile o invariabile.
L’ANIMA DELLA CANNA,DIFFERENZE TOLLERANZEMISURE E VERIFICHELa foratura della barra di acciaio che diventerà una can-na avviene tramite apposite
punte mosse da macchine foratriciLa realizzazione delle righe avviene in un secondo pas-saggio che può essere effet-tuato tramite 3 tipi di procedi-mento: La brocciatura: attraverso appunto la “broccia”, un uten-sile da taglio che scorrendo all’interno del foro realizzato ne intaglia le rigature,La martellatura: vede l’in-serimento di una barra di acciaio con impressa la rigatu-ra in negativo e per azione di martellatura esterna lascia il segno all’interno, La bottonatura, ossia la realiz-
DI DOMENICO CIPRI
72
CALCHI IN ZOLFOCALCHI IN ZOLFO
TECNICATECNICA
zazione della rigatura tramite l’inserimento nella canna di una specie di oliva di acciaio, lavorando per pressione inter-na.Logica e natura vogliono che gli utensili siano sono soggetti ad usura, e quindi tra il primo e l’ultimo foro o tra la prima ed ultima rigatura, prima di cam-biare o riaffilare l’utensile le dimensioni variano.Sebbene le quote e le tolleran-ze dimensionali di queste lavo-razioni siano dettate dal CIP (l’organo di controllo europeo per lo standard dimensionale di armi e munizioni), questo ultimo da indicazioni solo sul diametro minimo di foratura per il calibro in questione sen-za imporre obbligo di stampi-gliarlo.L’azienda è quindi libera di adottare le dimensioni e le tol-leranze ritenute ottimali per l’arma.Anche se la moderna produ-zione in serie garantisce una costanza di tolleranze molto elevata non tutte le armi risul-tano realmente identiche per diametro interno della canna, head space ecc.Differenze minime ma pur sempre pre-senti diventano influenti quan-do si ricercano risultati perfetti.Tali caratteristiche di unicità vanno poi ad intensificarsi in armi ex ordinanza, dove l’erosione, l’usura e la vita ope-rativa possono aver avuto effetti anche pesanti sulla can-na.Va da se che tali verifiche non possono essere fatte con una semplice occhiata con una luce.
In questa pagina dall’alto, un tampone di verifica head space del tipo
NO GO per calibro 338 Lapua, questo specifico tampone solitamente fa
parte di un set di tre calibri impiegati sulle armi per effettuare una prima
verifica sulla conformità dell’head space nei valori richiesti. Se
l’otturatore va in chiusura col tampone GO, l’arma va bene, se va in
chiusura col NO GO l’head space è troppo lungo e l’arma non è utilizza-
bile, il terzo calibro Field è una prerogativa militare, se l’otturatore va in
chiusura indica che l’head space è superiore alla norma ma ancora
entro limiti ritenuti sicuri per l’impiego militare. A livello civile esistono
serie di tamponi con differenze di un millesimo di pollice in modo da
individuare esattamente la lunghezza di camera.Sotto si possono vedere altri tipi di calibro per misurare il diametro
della canna, o lo stato di usura della rigatura sia dalla volata che dalla
camera.
73
Esistono vari sistemi per con-
trollare l’interno delle canne.Per un controllo visivo della
superficie interna delle canne
si può usare un boroscopio,
mentre per valutazioni dimen-
sionali esistono particolari cali-
bri a tampone di misura nota
da inserire in canna. Tali calibri forniti in set con gra-
dazioni più o meno precise
basano il loro impiego sul sem-
plice sistema “passa” o “non
passa” per risalire al diametro.
Esiste tuttavia un ulteriore
sistema per conoscere le
caratteristiche dell’interno del-
le canne: la realizzazione di
un calco da poter analizzare,
misurare tramite un calibro
centesimale, verificare con
una lente di ingrandimento, e
che possa essere conservato
per future verifiche senza che
si deformi.Un calco di questo tipo dovrà
essere realizzato con un mate-
riale che sia facilmente inseri-
bile nella canna, che ne ripren-
da i minimi dettagli, che sia
facilmente estraibile ed abba-
stanza resistente da poter
essere maneggiato e misura-
to.Un solo materiale ci garanti-
sce tali caratteristiche unendo-
vi pure facile reperibilità e bas-
so costo: LO ZOLFO.
I CALCHI DI ZOLFOReperibile puro in qualunque
consorzio agrario o negozio di
floricoltura, utilizzato come
fungicida nelle piante e colture
al costo irrisorio di circa un
euro/kg, lo zolfo è reperibile in
Sopra, il riscaldamento dello zolfo
fino al punto di fusione, un sem-
plice barattolo di metallo di recu-
pero ben pulito all’interno da ogni
residuo è adatto allo scopo.Una normalissima pistola termica
da pochi euro è sufficente a rag-
giungere la temperatura.Considerando la relativa bassa
temperatura (120C°) quando lo
zolfo da polvere gialla diventa un
denso liquido giallo, la massa
dentro il barattolo metallico conti-
nua a mantenere la temperatura e
la relativa liquidità per un tempo
sufficiente a varie gettate, doves-
se addensarsi, con l’aiuto della
pistola termica si riporta la tempe-
ratura al punto giusto.
A lato, il versamento dello zolfo
nel cono di raccordo di un revol-
ver Remington, per agevolare il
versamento è bene realizzare un
beccuccio stretto sul bordo del
barattolo di fusione.Ovviamente il versamento in una
canna estraibile come in una 1911
sicuramente è molto più agevole.
74
polvere o blocchetti, ma pre-
senta una caratteristica parti-
colarmente utile ai nostri sco-
pi: raggiunto il punto di fusione
ad appena 120°C si trasforma
in un liquido facilmente colabi-
le che non presenta rischi per
la salute e non necessita di
particolari accorgimenti nel
maneggiarlo.Portarlo a temperature più alte
oltre che inutile comportereb-
be reazioni del prodotto stesso
producendo odore e renden-
dolo più vischioso e appiccico-
so e quindi meno adatto ai
nostri scopi.
LA FUSIONE DELLO ZOLFOPer la fusione dello zolfo non
serve un sofisticato laborato-
rio chimico o una fornita offici-
na di fonderia ma il più sempli-
ce permesso della moglie di
usare un qualunque ambiente
familiare, (meglio se il garage
e lontani dal tavolo frattino del
soggiorno....).Va da sé che un minimo di
attenzione e precauzioni sono
d’obbligo, proteggere gli occhi
le mani, le superfici di appog-
gio ed aereare comunque il
locale dovrebbero rientrare
nella norma dato che stiamo
maneggiando materiali a tem-
perature che, seppur non altis-
sime possono essere comun-
que pericolose.Una comune pistola termica
ad aria calda del costo di circa
15,00 euro reperibile in qua-
lunque centro commerciale è
più che sufficente per scioglie-
re lo zolfo dopo averlo posizio-
nato in un contenitore metalli-
co, anche di recupero, purchè
TECNICATECNICA
A lato, lo stesso procedimento
impiegato nel revolver Remington
ma questa volta nella canna smon-
tata di una luger, per ricavare lo
stampo della camera di scoppio
più il raccordo (detto free bore).
A lato, il volume si riempie in fret-
ta, è quindi bene versare con cal-
ma e poco per volta ma in maniera
continuativa visto il rapido raf-
freddamento dello zolfo.
Sopra, stesso barattolo di fusione
per versare lo zolfo fuso nella
camera di scoppio di questa cara-
bina sistema K98.
75
ci si sia assicurati che non con-
tenga residui di altre sostanze
che potrebbero oltre che influ-
enzare il risultato causare fumi
e vapori. Un supporto di metal-
lo o una semplice pinza per
reggere il barattolo sono più
che sufficienti.Un ulteriore pregio dello zolfo
è quello di avere un ritiro
dimensionale, molto contenu-
to, ma comunque esistente al
calare della temperatura. Una
caratteristica che ci faciliterà
l’estrazione dello stampo indu-
rito.Il ritiro dimensionale è una
caratteristica comune a tutti i
materiali, e si manifesta gene-
ralmente con le variazioni di
temperatura e cambio di stato.Da ricerche, prove e calcoli, i
valori relativi allo zolfo sotto-
posto ad una variazione termi-
ca di 100°, dai 120° dello stato
liquido ai 20° gradi della tem-
peratura ambiente sono del
0,18%.Ossia su una canna del
45ACP di 11,48 sarà quindi di
due centesimi di millimetro.Tali differenza come detto
varia in base alla differenza di
temperatura tra zolfo liquido e
solido, andando a diminuire
con l’aumentare della tempe-
ratura ambiente.Un dato dimensionale che è
bene sapere che esiste, anche
se in molti casi gli strumenti di
misura e l’eventuale errore di
lettura non sono in grado di
leggerlo.
PREPARARE LA CANNA
PER LA COLATAÈ un’operazione alla portata di
tutti, per prima cosa la canna
va pulita internamente in
maniera molto accurata dato
che eventuali sporcizie o parti-
celle si attaccheranno sulla
superficie dello stampo una
volta indurito, la stesura di un
leggero velo di olio faciliterà il
distacco dello stampo.Il secondo passaggio è quello
di tappare la canna per isolare
la porzione in cui coleremo lo
zolfo.Può essere tappata con un
tampone di stoffa, o di carta
dato che la temperatura è tale
da non portare nessun rischio
di combustione.
E S T R A Z I O N E D E L L O
STAMPOPer estrarre gli stampi basta
spingere delicatamente dal
lato opposto della canna con la
bacchetta per la pulizia, per lo
stampo di canne di armi ad
avancarica notoriamente chiu-
se in culatta, basta “legare”
con un sottile filo metallico lo
straccetto-tampone prima di
infilarlo in canna e per estrarre
lo stampo in zolfo basta tirare
delicatamente il filo metallico
che sporge dalla canna.Ma lo scopo più interessante
della tecnica che descriviamo
è la possibilità di misurare
l’effettivo diametro massimo
della canna che dobbiamo
usare, misurare e semplice
anche con tutti i limiti che la
fragilità dello zolfo può dare.Scrivere delle possibilità che
può dare l’utilizzo di pallottole
esattamente con il diametro
massimo della canna richiede-
rebbe una pubblicazione dedi-
cata e non è detto che non la si
faccia in un futuro, accennan-
do la cosa: consideriamo le
armi delle macchine termo
balistiche che grazie alla pres-
sione del gas prodotto dalla
polvere che brucia spingono
una pallottola in canna, ora e
intuitivo che se tra la pallottola
e le pareti della canna rimane
uno spazio ci sarà una fuga di
gas, certamente questa fuga
sarà minima ma pur sempre
una perdita, che avrà conse-
guenze
76
TECNICATECNICA
IL CALCO DEL CONO DI FORZAMENTO DEL REVOLVER REMINGTON
In questi ingrandimenti si può osservare il tampone realizzato nel cono di forzamento del revolver Remington, è stata stesa sulla superficie una leggera mano di colore ad olio nero diluito in petrolio bianco per aumentare il contrasto e rendere i dettagli più visibili in fotografia, si tratta di particolari estremamente fini e quindi possono risultare in alcuni casi distorti o confusi dalle imperfezioni della superfice.
Lo stampo risulta piuttosto netto e si nota senza pro-blema il cono di forzamen-to e l’inizio della rigatura, Altrettanto visibili sono dei segni di lavorazione lascia-ti dall’utensile che appaio-no su una parte del cono di forzamento, (indicati dalle frecce rosse).
77
IL CALCO DEL DEL MAUSER FN IN 308 PER ISRAELE
IL CALCO DEL DELLA LUGER IN 7,65 INTUBATA
SOPRA, il calco della parte finale della camera e dell’inzio della rigatura del Mauser in 308, si nota perfettamente la parte iniziale del colletto, il così detto Free Boore. Anche il segno della rigatura si può vedere come risulti netto e pre-ciso, indice di una buona canna.
A SINISTRA, il calco della porzio-ne di canna verso la volata del mauser, anche qui la rigatura è netta e precisa e facilmente misu-rabile.
A SINISTRA, purtroppo la fragilità dello zolfo è molto alta e rompere i calchi è facile, in questi 2 pezzi si può ancora comunqe vedere la netta traccia delle rigature del Mauser immediatamen-te vicino la camera di scoppio
Free booreFree boore
VolataVolata
78
bNovem re 2011bNovem re 2011
Dicembre
20 11
Dicembre
20 11
DDlin
lon!
79
A volte dare per scontato la conoscenza esatta di alcuni termini o nomi tecnici, specie se si
tratta di manutenzione di armi, potrebbe essere causa di problemi, danni o situazioni
pericolose. Ecco perché è importante avere un’infarinatura generale che ci permetta di
capire bene a quali parti si fa riferimento.
FRONT SIGHT
MIRA FRONTALE
SELECTOR LEVER
SELETTORE MODALITA’ DI FUOCO
MAGAZINE
CARICATORE
PISTOL GRIP
IMPUGNATURA A PISTOLA
COMPENSATOR
COMPENSATORE
80
TECNICATECNICA
UPPER receiver
AND BARREL ASSEMBLY
GRUPPO receiver
SUPERIORE E CANNA
LOWER receiver AD BUTTSTOCK ASSEMBLY
GRUPPO receiver INFERIORE E CALCIATURA
SLING
CINGHIA
Di Diego Ruina
REAR SIGHT ASSEMBLY
GRUPPO MIRA POSTERIORE
O
81
CARRY HANDLE
MANIGLIONE
COMPENSATOR
COMPENSATORE
BOLT CATCH
BLOCCO
OTTURATORE
DELTA RING
BUTTSTOCK
CALCIOLO
COLLASSABILE
RIFLE GRIP
IMPUGNATURA
SELECTOR LEVER
SELETTORE FUOCO
LOCK-RELEASE LEVER
LEVA DI
BLOCCO E RILASCIO
FRONT SIGHT POST
PALO MIRA FRONTALEELEVATION KNOB
REGOLAZIONE DELL’ ALZO
WINDAGE KNOB
REGOLAZIONE DERIVA
REAR SIGHT ASSEMBLY
MIRA POSTERIORE
CHARGING
HANDLE
MANETTA DI
CARICAMENTO
BRASS DEFLECTOR
DEFLETTORE BOSSOLI
HAND GUARD
GUARDAMANO
FRONT SIGH ASSEMBLY
BLOCCO MIRA FRONTALE
BAYONET STUD
ATTACCO
BAIONETTA
SLING SWIVEL
MAGLIETTA
CINGHIA
FORWARD ASSIST
EJECTION PORT
COVER
SPORTELLINO
FINESTRA DI ESPULSIONE
MAGAZINE RELEASE BUTTON
PULSANTE SGANCIO CARICATORE
M4-PARTI, COMANDI ED ELEMENTI PRINCIPALI
82
C
D
E
A
F
B
B
F
A
H
G
C
D
M16A2 M4
A- magazine/caricatoreB- sling/cinghiaC- bolt carrier assembly/ blocco otturatore-portaotturatoreD- charging handle/manetta di armamentoE- M16A2 upper receiver and barrel assembly/gruppo receiver e canna M16A2F- lower receiver and buttstock assembly/gruppo calciatura e receiver inferioreG- carry handle assembly/gruppo maniglione di trasportoH- M4 upper receiver and barrel assembly/gruppo receiver e canna M4
IL CARICATORE
MAIN BODY
CORPO
FOLLOWER
ELEVATORE
SPRING
MOLLA
PLATE
PIASTRINA
TECNICATECNICA
83
OTTURATORE E PORTAOTTURATORE
1- retaining pin / spina ritenzione percussore2- bolt carrier assembly / blocco porta otturatore3- firing pin / percussore4- bolt cam pin / camma otturatore5- bolt assembly / blocco Otturatore
1
2
34
5
EXTRACTOR
ESTRATTORE
EXTRACTOR SPRING
MOLLA ESTRATTORE
EXTRACTOR PIN
PERNO ESTRATTORE
EJECTOR SPRING
MOLLA ESPULSORE
EJECTOR PIN
PERNO ESPULSORE
EJECTOR
ESPULSORE
BOLT FACE
FACCIA
OTTURATORE
FIRING PIN
FORO PERCUSSORE
LOCKING LUNG
TENONI DI
CHIUSURA
84
CAM PIN HOLE
FORO CAMMA OTT.
BOLT RING
ANELLI OTTURATORE
EXTRACTOR PIN
PERNO ESTRATTORE
EJECTOR SPRING
MOLLA ESPULSORE
EJECTOR
ESPULSORE
LOCKING LUGS
TENONI DI CHIUSURA
PERCUSSORE FERMO PERCUSSOREFERMO PERCUSSORE
OTTURATORE
TECNICATECNICA
B.C.K. SCREW
VITI B.C.K.
BOLT
CARRIER
KEY
!!!ATTENZIONE!!!
NON RIMUOVERE MAI
GLI ANELLI DELL’OTTURATORE
E LA BOLT CARRIER KEY
SE NON PER SOSTITUZIONE CAUSA
DANNEGGIAMENTO O USURA
85
MANETTA D’ARMAMENTO
SPRING
MOLLA
HANDLE LATCH
BLOCCO MANETTA
HANDLE
MANETTA
UPPER receiver E BARREL ASSEMBLY
BARREL ASSEMBLY
UPPER ASSEMBLY
TIPO A3 MANIGLIONE AMOVIBILE
“FLAT TOP”
TIPO A2 MANILGIONE FISSO
GAS TUBE
TUBO GASBARREL
CANNA
COMPENSATOR
COMPENSATORE
DELTA RING
FRONT SIGHT
ASSEMBLY
BLOCCO MIRA FRONTALE
HAND GUARD
GUARDAMANO
86
TECNICATECNICA
13
42
53
HEAT SHIELD
SCUDO PARACALORE
GROOVED PIN
PERNO SCANALATO
EJECTION PORT COVER
CHIUSURA FINESTRA
DI ESPULSIONE SPRING
MOLLA
RETAININ RING
ANELLO DI TENUTA
EJECTION PORT
FINESTRA DI ESPULSIONE
87
UPPER receiver
PIN
PERNO
FORWARD ASSIST
ASSEMBLY
SPRING
MOLLA
PIN
PERNO
F.A.PAWL
DENTE DEL F.A.
PAWL DETENT
GUID DENTE
SPRING
MOLLA
PLUNGER ASSEMBLY
PULSANTE F.A.
WINDAGE KNOB
REGOLAZIONE DERIVA
ELEVATION KNOB
REGOLAZIONE ALZO
SIGHT APERTURA
DIOTTRA POSTERIORE
1 SPRING PIN / PERNO DELLA MOLLA
3 SPRING / MOLLA
4 BALL BEARING / SFERA DI POSIZONE
2 WINDAGE KNOBB / REGOLAZIONE DERIVA
1
2
3 4
88
5 WINDAGE SCREW / VITE DERIVA
7 FLAT SPRING / MOLLA PIATTA
8 UPPER receiver
6 SIGHT APERTURE / DIOTTRA
5
6
7
8
9
10
11
12
17
18
15
16
14
13
88 upper receiver
9 spring pin / perno molla
10 spring / molla
11 elevation index / indice di elevazione
12 rear sight base / base mira posteriore
13 ball bearing / sfera di posizione
14 spring / molla
15 ball bearing / sfera di posizione
16 spring / molla
17 screw / vite
18 elevation knob / regolazione alzo
TECNICATECNICA
89
CALVISANO - Domenica 16 ottobre si è conclusa con pieno succes-so la prima edizione del SuperMatch 2011, la competizione nazio-nale dedicata al tiro difensivo della nuova Federazione Italiana International Defensive Shooting (FIIDS) del Presidente Fabio
Guerra. Una gara articolata su tre giorni di tiro, per sedici esercizi di pistola/revolver, due di Minirifle e due di Calibro 12. Un match straordi-
nario, disputato nell’accogliente struttura di Calvisano del "Professore" Esterino Magli, che ha messo alla prova oltre 140 tiratori provenienti da tutta l'Italia dove la pratica del tiro difensivo è diffusa attraverso Club sportivi di primissimo livello. Graditissima la presenza anche di alcuni tiratori europei.
La nuova FIIDS si è presentata subito in abito di gala, con una prima gara di altissimo livello tecnico ed un battesimo in gran spolvero che ha avuto come piacevole fulcro aggre-gativo la cerimonia del sabato sera, presente anche il Dott. Marelli, Consigliere Regionale Lombardia. Marelli ha fatto i migliori auguri alla FIIDS, esal-tando nel suo applaudito inter-vento la secolare tradizione bresciana, fatta di vere eccel-lenze nella produzione di armi e di grande passione nella pra-tica del tiro sportivo. La ceri-monia, seguita appunto dalla cena di gala, è stata l’evento speciale fortemente voluto da Guerra per presentare ufficial-mente la FIIDS. Al convivio erano presenti tutti i Club e i loro principali agonisti del tiro: sala gremita, facce distese e sorridenti, clima di vera festa. Guerra, coadiuvato dai due membri del Direttivo Federale,
Fausto Alberti e Salvatore Castaniere, ha così insignito i presidenti e gli istruttori fede-rali di targhe al merito, ufficia-lizzato le strategie sportive del prossimo venturo e consegna-to le medaglie federali per i
Fabio Guerra insieme al figlio Roberto: il momento della conse-gna della targa di affiliazione al Robin Academy Shooting Club.
prossimi podi delle otto gare di Campionato Federale 2012 già calendarizzate. Tutto defi-nito, con efficienza e con largo anticipo, così come le due grandi kermesse 2012 che sa ranno l a F ina le de l Campionato Italiano e il primo Titolo Europeo FIIDS. Un momento di commozione autentica è stato il tributo che Guerra ha fatto al “suo” Team Italia che ha ben rappresenta-to il tricolore al Campionato Mondiale Idpa in Florida di fine settembre con un lusinghiero quarto posto. "La FIIDS - come spiega lo stesso Guerra - nasce come risposta alle numerose richieste dei club di tiro difensivo italiano, per la prat ica di questo sport nell'assoluto rispetto delle nor-me di sicurezza nel maneggio di armi. E il successo di gradi-mento del nostro primo SuperMatch sta a sottolineare che la strada intrapresa è quel-
90
GARE ED AVVENIMENTIGARE ED AVVENIMENTI
la giusta".In termini prettamente sportivi, la gara si è snodata in maniera fluida, agli ordini del Match Director Alberti e del Regional Director Castaniere, i due gran-di “operativi” della FIIDS. La querelle è stata combattuta in tutte le divisioni e impreziosita anche dai principali atleti Master che non hanno voluto mancare a questo prestigioso appuntamento. Paolo Brocanelli ha vinto con la consueta eleganza la divi-sion Stock Defensive, sparan-do senza sbavature e con una velocità davvero impressio-nan te , su l l ’ onda lunga dell’ottima prova di cui è stato protagonista al recente Campionato Mondiale IPSC in Grecia. Luca Muglialdo si è confermato i l p iù for te nell'Enhanced, ma dietro di lui è stato da fotofinish appassio-nante il duello di division tra Gianpaolo Canova (secondo) e Flavio Zanni (terzo). Matteo
Pellegris ha conquista-to l'oro in Custom, ma l’ottimo Antonio Cochi è terminato alle sue spalle a meno di un secondo; terzo a sorpresa il favori-to Andrea Gavazzeni, che ha pagato nel com-puto finale alcune incer-tezze all’esercizio uno. Tra le tiratrici “lady” belle affermazio-ni per Debora Melis in Stock e S i m o n a M a s t r a c c o i n Enhanced. Sul versante dei revolveristi, pronostici della vigilia entrambi rispettati con il primato per Fiorluigi Locatelli nella Revolver Defensive e per Andrea Lazzarini per la cate-gor ia Enhanced. Anche Claudio Palmisano si è confer-mato, vincendo con largo distacco la division di Minirifle. Nella seconda parte di gara, i tiratori di pistola hanno potuto cimentarsi nei due short-match, ossia Minirifle e Shotgun. Superba la presta-zione per Antonio Cochi nel doppio esercizio di Minirifle, che ha messo dietro addirittu-ra Claudio Palmisano, mentre Valerio Bruschi ha ottenuto l’oro di Shotgun primeggiando con il semi-auto in calibro 12. FIIDSC/o Fabio GuerraVia Cadella, 16, 25076 Odolo, BresciaWww.fiids.it [email protected]
Shooting Accademy ClubVia Zappaglia,25012 Calvisano [email protected]
Come ogni battesimo che si rispetti, ecco il taglio della torta: la FIIDS diventa realtà.
a aAndrea G v zzeni
Livio Zanetti
De ora Me isb l
i ni S arG an t a
Gianpaolo Canova
l s e n i n .r
Comincia ’e pansion i ternaz o ale Fabio Guer a
mi i i e t t t d
pre a le affil azioni d r t e di due agonis i e eschi.
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ARMI STORICHEARMI STORICHE
È questo infatti il periodo della transizione dall'avancarica alla retrocarica e, sul finire del secolo, della transizione dalla polvere nera alla polvere infu-me.Tutti i grandi nomi dell'archi-bugieria si dedicarono allo studio ed alla realizzazione di sistemi di chiusura che garan-tissero il solido accoppiamen-to di canne e culatte -divenute parti separate- ed al tempo stesso la praticità di utilizzo.Se le armi basculanti possono apparire al profano relativa-mente semplici in realtà la loro realizzazione comporta la solu-zione di diversi problemi.Quando si spara la pressione dei gas prodotti dalla combu-stione della polvere è efficace in una sola direzione essendo contenuta dalla faccia di ba-scula e dalle pareti della can-na.Attriti ed inerzia del proietto
tendono a spingere la canna in avanti; questo movimento è ostacolato dal perno di chiusu-ra e dalla eventuale terza chiu-sura.Il perno sviluppa una reazione elastica resistente parallela e di senso opposto alla forza che spinge in avanti la canna.Da queste due forze nasce una coppia rotatoria alla quale dovrà resistere il chiavistello che entra tra i ramponi.Tale forza a sua volta, in virtù della resistenza offerta dai ramponi, genera un'ulteriore coppia, che tende a creare torsioni sulle canne, le quali tendono a scollarsi lateral-mente dalla bascula; per que-sta ragione, appaiono alla fine del XIX secolo le cosiddette "terze chiusure" o "chiusure superiori" tanto necessarie che W.W. Greener (vedi "The modern breech loaders, spor-ting & military") dichiara che i
suoi fucili venivano consegnati muniti di tale chiusura (nel ca-so di specie, ovviamente, una "terza Greener") salvo espres-so diverso ordine del commit-tente, al quale peraltro veniva sconsigliata questa scelta.Ovviamente, tanto maggiore è l'energia espressa dalla car-tuccia, tanto più questa terza chiusura si rende necessaria. Infatti sulla vetusta e provata copertina del citato libro di Greener compare ( poi com-mentato all’interno) il disegno della bascula studiata per “elephant and large duck gun” munito della robustissima cross bolt, o chiusura a T, coa-diuvata appunto da una terza chiusura Greener.Anche il Lancaster express in .577 - 2 3/4" (illustrato nel nu-mero precedente di Eterna Vigilanza) vede affiancarsi alla cross bolt una robustissima chiusura Westley Richard,
Qualcuno scrive che questo fucile fu prodotto in soli tre esemplari, altri auto-ri sostengono che si arrivò ad un massimo di dieci. Quello che certamente possiamo affermare è che ci troviamo di fronte ad un pezzo veramente inte-ressante non soltanto per la rarità ma soprattutto per la particolare organiz-zazione meccanica che è testimonianza della fecondità tecnica che caratte-rizzò la seconda metà del XIX secolo.
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meglio conosciuta come Puppet head o Testa di bam-bola: l’unica a nostro avviso paragonabile per efficacia ad una Greener.Dobbiamo tenere presente a tale proposito che la grandissi-ma maggioranza delle dop-piette inglesi, almeno negli anni d'oro di questa produzio-ne, non presentava una chiu-sura ai ramponi a duplice giro di compasso (parliamo della classicissima "Purdey") ma che la resistenza era affidata al traversino ed alla faccia an-teriore del primo rampone e che pertanto la chiusura supe-riore si rendeva veramente indispensabile.Soltanto più tardi, con l'intro-duzione della chiusura "roma-gnola" ad opera dei nostri splendidi artigiani, la chiusura ai ramponi assume una differente solidità, di-pendente dal perfetto aggiustaggio delle superfici di contatto e,non ultimo, dal diverso disegno del rampone po-s ter iore che
entrando per una parte nel recesso ricavato posterior-mente alla faccia di bascula cambia la geometria della chiu-sura, modificando favorevol-mente il tipo di leva.La potenza infatti non si trova più sullo stesso piano della resistenza, rappresentata dal rampone posteriore, ma tra questa (che si è spostata die-tro la prosecuzione ideale del-la faccia di bascula) ed il fulcro rappresentato dal perno.Ovviamente la leva è enorme-mente meno efficace, con grande giovamento per le chiu-sure, molto meno stressate.Le chiusure di queste armi non possono essere approssimati-ve, richiedono aggiustaggi perfetti "a rifiuto d'olio" che, ancora oggi nell'era delle mac-
chine a controllo numerico, devono essere se non com-pletamente realizzati almeno finiti manualmente.Quando questo non si verifica ci troviamo di fronte ad armi forse costose ma non certa-mente fini.Nel caso dei fucili Express una ulteriore complicazione è dovu-ta alle notevoli energie in gio-co.Una delle chiusure più solide ed al tempo stesso più sempli-ci è la chiusura a "T" ideata da Henry Jones. Unico di-fetto di questa chiusura è una relativa lentezza di aziona-mento, per cui fu presto supe-
ARMI STORICHEARMI STORICHE
rata con l'ideazione delle chiu-sure Purdey.La chiusura a "T" rimase tutta-via in uso su molti Express sino ai primi anni del '900 gra-zie alla sua indiscussa solidità ed al fatto che queste armi so-no dedicate a tipi di caccia ove non è richiesta rapidità di ripe-tizione oltre il secondo colpo. Chi non abbatte un "cafro" al secondo colpo non avrebbe comunque il tempo di sparare il terzo!Nel periodo storico che stiamo prendendo in considerazione oltre ai tipi di chiusura che rima-sero in uso sino ai nostri giorni, come la duplice Purdey e la
triplice Greener, furono realiz-zati anche altri interessanti sistemi che, se ebbero vita più breve, non sono per questo meno interessanti né dal pun-to di vista tecnico né da quello storico.Nel 1841 la casa scozzese Dougall -presente a Glasgow sin dal 1760 con manufatti de-dicati alla caccia- entrò nel mondo dell'archibugieria.James Dalziel Dougall ottenne il 7 Maggio 1860 il brevetto Nr. 1128 per il suo sistema di chiu-sura “LOCKFAST" James Dougall produsse, con questa chiusura, soprattutto doppiet-te a canna liscia ma, conside-
rando la grande robustezza del suo sistema, si cimentò anche nella produzione di un numero l imitat issimo di Express ai quali affiancò an-che pistole "howdah" l'arma da difesa ravvicinata che prende il nome dalla cesta posta sul dorso degli elefanti nella quale alloggiavano i cacciatori du-rante le battute di caccia alla tigre.Dougall fu anche uno dei pochi armaioli in grado di dedicarsi anche alle lettere, scrisse alcu-ni libri dedicati alla caccia ed alla pratica delle armi da tiro e numerosi interventi su riviste di settore.La qualità dei suoi prodotti ven-ne premiata con i riconosci-menti del Duca di Edimburgo e, dal 1874, del Principe di Galles (che diventerà Re Edoardo VII).L'azienda dal 1864 al 1893 ebbe sede a Londra. A fine '800 passò in proprietà di Ingram che tuttavia, sino al 1929, continuò a marcare "Do-ugall" i fucili con le caratteristi-che specifiche del loro ideato-re.
Il "LOCKFAST" Il sistema ideato da J.D. Dougall è relativamente sem-plice. La faccia di bascula presenta due risalti cilindrici al centro dei quali troviamo i fori dei per-cussori.Il vivo di culatta a sua volta pre-senta due incavi nei quali van-no ad incastrarsi i due risalti della faccia.Sul fianco destro della bascula troviamo una chiave collegata
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con il perno di rotazione, que-sto ha una porzione eccentri-ca. Ruotando in basso la chia-ve l'eccentrico fa avanzare le canne di quel tanto che basta a svincolare la culatta dai risalti. A quel punto le canne sono libere di ruotare in basso.Ad arma chiusa i risalti inseriti nei loro recessi del vivo di cu-latta svolgono la funzione del tassello inferiore Purdey o del catenaccio delle chiusure a "T" contrastando la coppia di rota-zione e realizzando una sol-dissima chiusura.
E X P R E S S D O U G A L L LOCKFAST Cal. .500 - 3”L'arma presenta la linea filante tipica dei fucili inglesi ottocen-teschi.La calciatura, in solidissimo noce, trasmette una sensazio-ne di grande robustezza- c o m e d ' o b b l i g o n e g l i Express- ed al tempo stesso di raffinata eleganza.Si è scelto infatti un legno mol-to bello ma non "nuvolato" in quanto la venatura che segue la linea di sviluppo del rinculo conferisce maggiore solidità al
calcio. L'impugnatura a pistola è studiata per una presa salda e sicura. Coccia e calciolo so-no in corno.In questi potenti fucili era quasi d'obbligo, per non indebolire la bascula con gli alloggiamenti delle cartelle delle batterie, ricorrere all'impianto a cani esterni con acciarini a molla indietro.In questo modo il materiale asportato dalla bascula è ridot-to all'essenziale.Anche successivamente all'avvento delle batterie side-lock a cani interni, sui moderni express veramente fini i fabbri-canti adottarono questo accor-gimento nonostante i rilevanti progressi della metallurgia e la conseguente maggior resi-stenza della bascula a parità di sezione del metallo; parimenti sui fucili veramente “importan-ti”, destinati a tuonare in sava-na e non ad ornare caminetti o ad abba t t e re c i ngh ia l i dall’altana, è ancora presente il doppio grilletto, che assicura la possibilità di sparare alme-no uno dei due colpi in caso di malfunzionamento di uno dei
due gruppi di scatto, appunto del tutto indipendenti l’uno dall’altro. Le lunghe piastre degli acciarini contribuiscono all'eleganza dell'insieme, ma soprattutto consentono l'uso di molle molto lunghe per otte-nere una estrema dolcezza dell'armamento ed al tempo stesso una prontissima per-cussione.I cani hanno dimensioni gene-rose, le creste sono ampie ed e legan temen te cu rva te all'indietro, il loro zigrino è deci-so, per garantire una presa sicura anche nei climi torridi di impiego di queste armi.Per lo stesso motivo anche la zigrinatura dei legni è di medie dimensioni preferendo, al vir-tuosismo di una zigrinatura fine, la garanzia di una impu-gnatura certa anche in situa-zioni estreme.I seni di bascula sono contor-nati da eleganti conchiglie che avvolgono i grossi grani dei percussori. Sulla piastra de-stra oltre alla stanghetta della sicura del cane troviamo an-che la sicura di bloccaggio della chiave. Questi ed altri
L’EXPRESS DOUGALL LOCKFAST Cal. .500 - 3” oggetto dell’articolo
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ARMI STORICHEARMI STORICHE
particolari sono di uno splendi-do "blu di forgia"Sul lato sinistro della bascula troviamo il riconoscimento di f o r n i t o r e d e l D u c a d i Edimburgo; quello di fornitore del Principe di Galles era inve-ce posto sulla bindella, col mar-chio della Casa.Il petto di bascula è caratteriz-zato dal marchio di brevetto del sistema lockfast, un sem-plice e finissimo ornato la con-torna avvolgendo il tenone finemente inciso e le teste del-le viti.Bascula e piastre degli acciari-ni sono tartarugate. Questo procedimento, che è una tempera, si faceva dispo-nendo i pezzi in una cassetta metallica chiusa con un coper-chio completamente circonda-ti da una graniglia ottenuta da ossa di animali tritate (princi-palmente ossa di cavallo) a cui a volte si aggiungevano sca-glie di unghie di pecora e maia-le. Certe sfumature di colore era-no date da pezzetti di cuoio sapientemente dosati. La cassetta chiusa veniva posta sui carboni ardenti e dopo più di un'ora i pezzi, al calor rosso, venivano estratti ed immersi in acqua piovana o comunque distillata per evitare che pre-senze di sali disciolti alteras-
A lato, dall’alto: la bascula e le cartelle degli acciarini tartaruga-te, i cani esterni e la leva di apertu-ra, tutte realizzazioni impeccabili.A lato, dettaglio della cocciadell’impugnatura
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sero il colore della tartarugatu-ra.Ogni artigiano archibugiere aveva la sua ricetta segreta ... quella di Dougall doveva esse-re eccezionale!È cosa triste confrontare que-ste splendide tartarugature con i surrogati chimici oggi in voga su tante repliche.Nella scelta del materiale per le canne Dougall fu piuttosto innovativo preferendo quasi sempre canne in acciaio a quelle in costosissimo dama-sco abitualmente usate per le armi coeve. Le canne sono unite con sistema demibloc, il rampone è inserito a coda di rondine e saldato. La rigatu-ra a passo lungo è tipica delle armi a polvere nera.
In alto:il petto di bascula è caratte-rizzato dal marchio di brevetto delsistema lockfast, un semplice efinissimo ornato si sviluppa sulbordo avvolgendo il tenone fine-mente inciso e le teste delle viti.Di lato, una vista della rigaturadelle canne.
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L’ANGOLO DEL TIRATORE MODELLISTAL’ANGOLO DEL TIRATORE MODELLISTA
C i r c a una decina di anni fa contro ogni trend di mer-cato qualche coraggioso produt-tore decise di riproporre un filone modellistico che oramai era sparito: quello dei busti.Nuovi soggetti e nuovi periodi ma soprattutto una nuova interpreta-zione artistica furono le argomen-tazioni di tale proposta. Ecco che al posto dei vecchi imbambolati e statuari Sir e Lord che parevano usciti dalla torre di Londra appar-vero dei più umani e reali uomini, traendo anche spunto perché no dal mondo del cinema.Un poco tutte le epoche sono state riproposte ma una in parti-colare è stata rilanciata in maniera esuberante ed oggi è divenuta una delle più diffuse: i conflitti moderni. Principalmente il secondo conflitto mondiale, ma anche i conflitti moderni e con-temporanei.Rispetto alle vecchie produzioni oggi sul mercato arrivano dei kit in resina o metallo di altissima qualità che non risparmiano il più piccolo dettaglio tecnico od artistico del soggetto.Una delle ditte che per prima ha fatto dei soggetti moderni il suo cavallo di battaglia, è senza dubbio la coreana Young Miniatures, tutt’ora la finezza, il dettaglio ed il realismo dei suoi pezzi è davvero eccezionale.
La varietà e la tipologia dei soggetti non è da
meno; pas-siamo dall’asso tedesco Max Wunche con tanto di torretta di Panther ad un Navy Seal in Afganistan, da un operatore radio dei Marines in Viet Nam ad un parà della 101° in Normandia.In ognuno uniformi, equipaggia-menti ed armamenti e la finezza con cui sono realizzati sono davvero impressionanti....solo l’MG42 presente in alcuni kit è composta da 14 pezzi!I kit sono forniti da montare e dipingere prendendo come riferimento la foto sulla confezio-ne, richiedono un minimo di manualità nella preparazione e nel montaggio e nella pittura. A quest’ultima una gradevolis-sima alternativa è la colorazione in toni di grigio chiaro che eviden-zino dettagli e particolari di una collezione un poco atipica.
Per informazioni:www.young-miniatures.comImportatore:www.bestsoldiers.com
QUANDO IL SOLDATO.......... DIVENTA SOLDATINOQUANDO IL SOLDATO.......... DIVENTA SOLDATINO
E IL SOLDATINO RIDIVENTA BUSTO
E IL SOLDATINO RIDIVENTA BUSTO
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DI MAURO MINERVINIDI MAURO MINERVINI
CARTUCCE E RICARICACARTUCCE E RICARICA
Il .500 BPE (black power
express) per il quale è came-
rato il bell’Express Dougall è
u n c l a s s i c o c a l i b r o
Britannico nato per le cacce
nelle colonie asiatiche.
Il lungo bossolo e la palla di
diametro assai grosso per i
canoni attuali fanno pensa-
re, a prima vista, alle savane
del Kenia, ai bufali del Capo,
ai grossi elefanti, alla peri-
colosissima e massiccia
selvaggina africana.
Se andiamo, invece, ad esa-
minarne le caratteristiche
balistiche e costruttive, an-
che nella loro evoluzione
storica, ci rendiamo conto
che si tratta di una cartuccia
nata attorno al 1860, quan-
do ai pachidermi ed ai bufali
in Africa si tiravano pesan-
tissime palle in altrettanto
pesanti doppiettoni calibro
10, 8 e 4.
Il nostro .500 nasce inizial-
mente con bossoli assai fra-
gili, prima in cartoncino e poi
costruiti per arrotolamento a
spirale di una lamina metal-
lica abbastanza sottile e con
palla in piombo “calepinata”,
ovvero avvolta in carta.
Nella versione “robusta”,
cioè con bossolo metallico
di tipo più moderno, e cari-
camento a cordite (ligth char-
ge) od a polvere nera (he-
avy charge) la palla stan-
dard rigorosamente in lega
di 400 grani (26 grammi)
veniva lanciata ad una V° di
circa 1900 F/S, con una E°
di 3530 Feet pounds (circa
450 Kgm) contro i 570 grani
(37 grammi) di palla, SJRN
questa, a 2100 FS per 5800
Feet Pounds (circa 770
kgm) dell’erede .500 NE,
questi consentono di affer-
mare che la sua popolarità
non poteva essere legata
a l l 'e ff icacia ed a l l ’a f -
fidabilità su animali di gran-
dissima mole e resistenza. Il
fatto che certamente sia sta-
ta adoperata anche in Africa
con buon successo, alla pari
di altri calibri certamente del
tutto inadatti, quale il 7x57
Mauser e addirittura il 6,5
Carcano, significa solo che
in mano a cacciatori di ecce-
zionale capacità, esperien-
za e sangue freddo una car-
tuccia possa superare i limiti
che il buon senso e l’istinto
di conservazione dovrebbe-
ro imporre al cacciatore me-
dio.
Diffusione, dunque, molto
elevata nei dominions
Orientali, assai contenuta in
Africa.
101
Peraltro la letteratura USA
le riconosce indiscussa effi-
cacia su tutta la selvaggina
Americana, compresi il
Grizzly e l’Orso Polare.
Esattamente come per il
.577, il .500 BPE è inizial-
mente presentato in varie
lunghezze di bossolo, da 1
½ a 3 ¼ di pollice il calibro
evolve abbastanza rapida-
mente verso la moderna
versione a polvere infume,
inizialmente viene caricato
con dosi di polvere nera da
120 a 140 grani, dietro una
palla da 330 a 440 grani
(sempre cast e calepinata),
poi Westley Richards ne
propone una versione “iper
prestante”, la Long Range,
in versione da 3”.
Su questa versione non
abbiamo potuto reperire dati
precisi, ma riteniamo possa
essere equivalente alle pri-
me caricate con cordite.
Nella versione a polvere
nera “heavy charge” e nella
equivalente a cordite “ligth
charge”, utilizzate nei primi
bossoli metallici “moderni” il
.500 BPE sviluppa energie
piuttosto contenute in rela-
zione ai moderni parametri
e, soprattutto, alla cartuccia
attuale .500 NE che pur con-
servandone le dimensioni è
compatibile soltanto con le
armi di più recente costru-
zione in quanto sviluppa un
momentum, o quantità di
moto ben più consistente.
Sotto: la cartuccia a bossolo me-
tallico, e una foto d’epoca di 2
cartucce con bossolo in cartone.
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A CURA DI: Simone Ciucchi - Presidente FISAT
La nostra libertà una causa alla volta
Cari amici scrivo questo articolo per fare un bilancio delle attività FISAT per il 2011, per vedere cosa abbiamo fatto e cosa faremo ...aggiornamento a dicembre 2011
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In corso
I FATTI NOSTRI.....MA ANCHE VOSTRII FATTI NOSTRI.....MA ANCHE VOSTRI
Come dicono alla Second Amendment Foundation: LA NOSTRA LIBERTÀ, UNA CAUSA ALLA VOLTA
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WE NEED YOUWE NEED YOU
QUALCUNO CHE LOTTA CON TE PER I TUOI DIRITTI
UNA PUBBLICAZIONE AGGIORNATA E TRASPARENTE
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Le modalità e quote sono le stesse di sempre, spiegate in dettaglio a pag 43 di questa pubblicazione!
al fine di facilitare l’invio e non commettere errori al momento dell’iscrizione vi preghiamo di inviare i vostri dati e il vostro indirizzo a cui invieremo la tessera
alla seguente casella di posta elettronica [email protected]
ABBIAMO REALIZZATO LE NUOVE TESSERE
I S C R I Z I O N I 2 0 1 2I S C R I Z I O N I 2 0 1 2
LA NOSTRA FORZA
LA NOSTRA FORZA
È LA VOSTRA PRESENZA
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L F M B R
I E M E EL F M B
RI E M E E
GO
E CO NOME
N ME
MAFIR.. ... .
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11 1 0 20 4 2 4 1
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U P O RS P R T E
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