Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso.La Polonia comunista dal 1970 al 1980-81.
FRA PLURALISMO ANTAGONISTA E RISVEGLIO RELIGIOSO. .............................................. 1
LA POLONIA COMUNISTA DAL 1970 AL 198081. ........................................................................................... 1
Premessa. ........................................................................................................................................... 2
Dopo il 1970: embrioni di un pluralismo antagonista. ..................................................................... 3
Chiesa cattolica polacca: le divisioni dell’intellighenzia ............................................................................. 7
Le fazioni interne al POUP. ....................................................................................................................... 11
Definizione delle cause. ................................................................................................................... 13
Crisi di uno stereotipo. .................................................................................................................... 19
Risveglio religioso, risveglio nazionale. .......................................................................................... 22
Pratica e frequentazione delle messe. ........................................................................................................ 23
Catechismo e sacramenti. .......................................................................................................................... 25
Opinioni morali. ........................................................................................................................................ 26
Conclusioni. ..................................................................................................................................... 30
Bibliografia. ..................................................................................................................................... 34
Letteratura primaria ................................................................................................................................... 34
Letteratura secondaria. .............................................................................................................................. 36
Sitografia. ........................................................................................................................................ 36
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
Premessa.
Il decennio che va dal 1970 al 1980-81 per la Polonia comunista è un
decennio di crisi, una crisi che si genera da alcune scelte economiche
dagli esiti nefasti, che si concreta nel progressivo venir meno
dell’autorità politica, incapace di recepire i segnali provenienti dal
sistema sociale del paese, che enfatizza un malcontento popolare non
più latente ma esplicito e ormai avviatosi verso la costituzione in forme
organizzative stabili.
La crisi polacca è pertanto una crisi a più teste, ingloba una pluralità
di crisi che è difficile considerare separatamente. Nel corso di questa
relazione si cercherà di approfondire maggiormente l’aspetto politico e
sociologico della crisi, non mancando certamente di rilevare, laddove
necessario, le implicazioni economiche di certe condizioni politiche. In
particolar modo si intende concentrare la discussione intorno a due
temi:
• indagare il tema del pluralismo politico sulla base delle
argomentazioni addotte da E. Morawska in On Barriers to
Pluralism in Pluralist Poland (Slavic Review n. 4, 1988), in primis
dando ragguaglio dei principali orientamenti politici
dell’intellighenzia cattolica e delle fazioni interne al Partito
Comunista e successivamente, discutendo le cause suggerite
nell’articolo, porre così in luce la giusta intuizione dell’autrice
sull’inaccettabilità di uno stereotipo quale quello descrivente la
Polonia come il paese esteuropeo che per indole è contrario
all’autoritarismo;
• in secondo luogo, si vuole discutere il tema della «rinascita
religiosa» in Polonia, specificando che con tale termine si vuol far
riferimento ad una certa effervescenza religiosa piuttosto che al
ruolo giocato dalle religione stessa nella caduta del regime.
Si procederà pertanto a mostrare come l’emersione e la presenza di
organizzazioni e gruppi di interesse non ufficiali, slegati dal partito
2
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
comunista, non comporti necessariamente l’esistenza - nel periodo
preso in esame - di una dinamica competitiva fra attori sociali; come
invece questo panorama sia andato profilandosi nel senso di una
contrapposizione antagonistica fra attori politici volta alla reciproca
esclusione.
Coerentemente, si tenterà di dar prova del fatto che la Polonia non è
affatto estranea al fenomeno della secolarizzazione, che il
cambiamento sociale conseguente all’industrializzazione forzata e
all’urbanizzazione ha avuto effetti sul comportamento religioso dei
polacchi; di come, in ogni caso, nonostante l’affiorare di riserve sulle
posizioni dogmatiche dei religiosi, sia ancora in opera un meccanismo
identificativo della nazione polacca con la Chiesa cattolica.
Dopo il 1970: embrioni di un pluralismo antagonista.
Il 12 dicembre 1970 segna una svolta. L’annuncio dato dal governo
Gomułka dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari di circa il 30%
provoca i primi scioperi nei cantieri di Danzica. Gli scioperanti fanno
parte di una nuova generazione che darà - in seguito ad un decennio di
mobilitazione e di astensioni dal lavoro – forma organica al movimento
nel libero sindacato di Solidarność. Una generazione che non ha
memoria diretta dell’occupazione di Varsavia del 1945, che non ha
conservato quasi nulla dell’esperienza del 1956:
La data veramente importante per i protagonisti della generazione di Solidarność era stata invece il 1970. Gli eventi del 1970, che ancora alla fine degli anni Settanta rimanevano a Varsavia un evento bruciante, era un trauma che tutti ricordavano […] i dibattiti fra Gierek e gli scioperanti nelle città del Baltico furono registrati e questi testi furono messi in circolazione1.
La nuova generazione degli anni Settanta non teme il confronto con
il governo. La crisi che si scatena porta all’avvicendamento fra Gomułka
e Gierek in seno al comitato centrale del POUP nei giorni 19 e 20
1 G. Franzinetti, La crisi del 1980-’81, col senno di prima, in Elżbieta Jogałła e
Guglielmo Meardi (a cura di), Solidarność 20 anni dopo. Analisi, testimonianze,
eredità, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2002, p. 38.
3
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
dicembre. I dimostranti, nel frattempo, furono repressi dalle cariche
della polizia2.
Da un lato, pertanto, si verifica uno scarto generazionale, dall’altro
un avvicendamento al potere. Ed è la nuova politica di Gierek a
costituire un secondo elemento chiave per comprendere la situazione
della Polonia alla vigilia del 1980. Non c’è evidentemente concordia fra
gli studiosi intorno ai meriti o ai demeriti di Gierek: se certamente si
registra l’avvio di “un processo di apertura sul piano economico, sociale
e politico contemporaneamente”3, fatto che non avviene in alcun altro
paese comunista, allo stesso tempo questi segnali sono spesso
contraddetti:
queste aperture di Gierek non contravvenivano il quadro dei limiti imposti dal sistema comunista […] Gli scioperi del 1976 a Radom furono bloccati con facilità: ci furono anche dei segni di involuzione, come le modifiche costituzionali del ‘764.
Del resto, la politica economica, volta ad una repentina
modernizzazione delle strutture produttive del paese, ha - almeno fino
al 1975 - esiti positivi: il ricorso al credito estero in cambio di tecnologia
comporta un effettivo rinnovo delle industrie polacche, un aumento
della produttività ed un miglioramento delle condizioni di vita rispetto
agli altri paesi dell’est europeo5. Solo dopo la metà degli anni Settanta il
peso del debito diventa insostenibile, soprattutto a causa del verificarsi
di crisi energetiche e finanziarie internazionali.
Il mancato miglioramento delle condizioni di vita produce
nuovamente instabilità:
in the 1970s, under the “pragmatic” leadership of Edward Gierek, and with the help of western credits, the promotion of a commodity-oriented “socialist consumer society” led to a rapid increase in material aspirations in all strata of Polish society. The prolonged economic crisis in Poland has severely frustrated these heightened expectations, and the frustration has
2 Cfr. B. Gökay, L’Europa Orientale dal 1970 a oggi, Il Mulino, Bologna, 2005, p. 45.3 Franzinetti, op. cit., p. 38.4 Ibidem, p. 39.5 Cfr. Gökay, op. cit., pp. 94-95.
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Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
increased the widespread discontent and bitterness and is spilling over into social relations6.
La frustrazione da aspettative crescenti non solo si riversa nelle
relazioni sociali ma viene convogliata verso forme organizzative vere e
proprie che cominciano ad agire al fine di sostenere le iniziative degli
operai: è il caso del KOR, il Comitato per la difesa dei lavoratori che “fu
una diretta risposta alla repressione delle dimostrazioni operaie del
giugno 1976, scaturite dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari”7.
Per la prima volta, in Polonia, un gruppo organizzato di intellettuali si rivolgeva direttamente ai lavoratori. Nel corso dei successivi quattro anni il KOR divenne un’efficace voce delle frustrazioni che il popolo subiva sotto il regime8.
Gli stessi membri del KOR si attribuivano il compito “di presentare
alla società polacca una valutazione della situazione e di indicare i
possibili rimedi”, di far in modo che i propri appelli risuonassero presso
le autorità governative come “un invito […] a desistere dalla loro
politica di deliberata indifferenza verso gli autentici problemi sociali e a
non eludere il loro compito di risolverli”9. Di fatto il KOR si presenta nel
panorama politico polacco come una vera forza di opposizione che
assume la funzione di controllo critico dell’operato governativo, ma è
necessario esser “cauti nel valutare l’effettiva incidenza
dell’opposizione di provenienza intellettuale a Varsavia alla fine degli
6 E. Morawska, On Barriers to Pluralism in Pluralist Poland, in “Slavic Review” n. 4,
1988; (“negli anni Settanta, sotto la guida "pragmatica" di Edward Gierek e con l'aiuto
dei crediti occidentali, la promozione di una "società di consumo socialista"
mercificata condusse ad un rapido aumento delle aspirazioni materiali in tutte le classi
della società polacca. La prolungata crisi economica in Polonia ha frustrato
severamente queste elevate aspettative, e la frustrazione ha aumentato la
scontentezza già molto estesa e l'amarezza e sta riversandosi sulle relazioni sociali”;
trad. mia).7 Gökay, op. cit., p. 70, nota n. 19.8 Ibidem, nota n. 20.9 Ibidem.
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Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
anni Settanta” dal momento che “a mala pena si può parlare di
duecento persone in tutta la Polonia, se va bene”10.
D’altro canto, così dicendo si mancherebbe di considerare la varietà
di strutture e reti comunicative e di mutuo sostegno presenti nel
panorama sociale polacco che danno luogo ad una vera e propria
interferenza all’intromissione statale nella sfera delle attività e dei
convincimenti individuali:
at the other end of the political spectrum are the estensive structures of the socalled “parallel Poland” [Polska równoległa] that consist of unofficial organizational, publishing and educational networks, each representing its own variety of political views and programs. Overlying them are segments of Polish society with various opinions on socio-political, economic, cultural, and ideological matters11.
La Polonia parallela rappresenterebbe dunque un residuo che il POUP
non riesce a controllare, o non intende controllare. Un’entità che sfugge
alla sorveglianza poliziesca, che si ostina a non essere irrigimentata
sotto l’egida del Partito. Nella letteratura presa in esame per questa
relazione non ho incontrato alcuno schema riassuntivo delle strutture
esistenti o delle modalità di funzionamento delle reti, né riferimenti ad
indagini sociologiche che trattassero l’argomento. In questo passo si
vuol soltanto tratteggiare un quadro dello spettro politico esistente
all’epoca al fine di porre in rilievo la struttura pluralistica antagonistica
della società polacca e, in tal senso, appare significativo il riferimento
agli organismi e alle reti sociali come principali fonti di pluralità nella
Polonia degli anni Settanta.
A completamento dello spettro politico polacco si profilano i suoi due
principali attori, vale a dire il POUP e la Chiesa cattolica polacca,
10 Franzinetti, op. cit., p. 39.11 Morawska, op. cit., p. 628; (all'altro capo dello spettro politico vi sono le vaste
strutture della cosiddetta “Polonia parallela" che consiste di reti organizzative,
educative, di editoria non ufficiali, ognuna rappresentante la sua propria varietà di
concezioni politiche e di programmi. Smascherandole, vi sono segmenti di società
polacca con varie opinioni su questioni socio-politiche, economiche, culturali, ed
ideologiche; trad. mia)..
6
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
entrambi portatori al proprio interno di divisioni in fazioni e indirizzi di
pensiero.
Chiesa cattolica polacca: le divisioni dell’intellighenzia
Occorre innanzitutto dire che lo spettro delle divisioni
dell’intellighenzia cattolica polacca ricostruito qui di seguito risale alla
prima metà degli anni Settanta, periodo per il quale una vera e propria
indagine su genealogia, struttura e ruolo di questo strato sociale non è
mai stata portata a conclusione. Due sono però i criteri attraverso cui è
possibile tentare una ricognizione intorno ad un panorama così
frammentato: da un lato, enucleare le divisioni dell’intellighenzia nei
riguardi della dottrina religiosa, dall’altro tratteggiare le differenze di
approccio dei membri di questo gruppo sociale nei riguardi del
marxismo e dell’ordine economico-sociale costruito in Polonia dai
comunisti12.
Sulla base del primo criterio possiamo distinguere:
1. un gruppo di vecchi Cattolici la cui fede non si erige sui
fondamenti della filosofia cristiana, bensì sulla tradizione
patriottico-religiosa del cattolicesimo polacco:
they are loyal to the Church, admire its culture heritage, and respect its moral and disciplinary influence. In doctrinal matters they are on the orthodox side, although their knowledge of theological and social teachings of the Church is rather superficial13.
2. un secondo gruppo di intellighenzia cattolica fa capo alle
organizzazioni cattoliche quali ‘Odrodzenie’, ‘Iuventus Christiana’
e ‘Marian Sodality’, che mantengono un rapporto dinamico con la
Chiesa, poiché non limitano l’esercizio della fede alle sole
12 Cfr. V. C. Chrypinski, Polish Catholicism and Social Change, in Bohdan R.
Bociurkiw, John W. Strong (eds), Religion and atheism in the U.S.S.R. and Eastern
Europe, London Basingstoke, Macmillan, 1975, pp. 248-249.13 Ibidem, p. 248; (sono fedeli alla Chiesa, ammirano la sua eredità culturale, e
rispettano la sua influenza morale e disciplinare. Nelle questioni dottrinali sono sulla
sponda ortodossa, anche se la loro conoscenza degli insegnamenti teologici e sociali
della Chiesa è piuttosto superficiale; trad. mia).
7
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
pratiche religiose e non esitano ad esprimere critiche rispetto a
pratiche ed istituzioni ecclesiastiche;
as a result of their missionary zeal, as well as of their conscious involvement, the group is constantly expanding and forms a Catholic intellectual […] its influence is specially noticeable among the Catholic intelligentsia of the same, or younger, age who are mostly traditionalists, bound more with the Church as an institution than with its Christian essence14.
In secondo luogo, sulla base del diverso approccio nei riguardi del
marxismo, possiamo distinguere:
1. un’ala progressista, divisa in diversi gruppi, il più importante dei
quali è il movimento ‘PAX’ guidato da Bolesław Piasecki:
in spite of various differences, mostly tactical, all those sub-group are united by a common desire to build – with or without the approval of the Church – a bridge between Marxists and Catholic world-views and to co-operate with the Communist regime in the realisation of its socio-economics goals15.
2. un’ala ortodossa, entro la quale si differenziano almeno tre sotto-
gruppi:
• una estrema destra, predicante clericalismo e intolleranza, che
considera il comunismo come nemico mortale e rifiuta qualsiasi
tipo di collaborazione con i suoi aderenti, che propone la Chiesa
non solo come comunità di credenti nella salvezza ultraterrena
ma anche come alternativa allo Stato;
• un gruppo centrista, dominato numericamente
dall’organizzazione ‘ZNAK’, in opposizione alle regole comuniste
14 Ibidem, p. 249; (come risultato del loro zelo missionario, così come del loro
consapevole coinvolgimento, il gruppo si sta continuamente espandendo, e forma
un’elite intellettuale cattolica […] la sua influenza è specialmente ben visibile fra
l'intellighenzia cattolica della stessa età, o più giovane, che è soprattutto
tradizionalista, legata più alla Chiesa come istituzione che alla sua essenza cristiana;
trad. mia).15 Ibidem, p. 250; (nonostante le varie differenze, quasi sempre tattiche, tutti
questi sotto-gruppi sono uniti da un desiderio comune di costruire - con o senza
l'approvazione della Chiesa - un ponte tra la visione del mondo marxista e quella
cattolica e cooperare col regime Comunista nella realizzazione dei suoi obiettivi socio-
economici; trad. mia).
8
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
ma intento ad evitare qualsiasi battaglia con il regime, scettico
sulla possibilità di riconciliare le dottrine cattolica e marxista,
comunque pronto a sostenere, per spirito patriottico, la riforma
agraria e la nazionalizzazione dell’industria;
• infine, un gruppo di sinistra, intento a creare una modalità di
interazione fra la Chiesa e lo Stato comunista inducendo la
revisione delle attitudini religiose:
in particular, they propagate the abandonment of the traditional concept visualising Poland as a ‘bulwark of Christianity’ against the pagan East, substantial reform of religious practices and of pastoral activities, as well as the final recognition of the new socio-economic reality16.
L’Episcopato polacco, d’altro canto, avendo avuto alla guida fino alla
morte - sopraggiunta nel 1981 – il Cardinale Stefan Wyszyński, rispetto
a questa serie di diversi orientamenti che animano l’intellighenzia
cattolica, mantiene per tutto il decennio dei Settanta una linea di
condotta di difficile equilibrio fra il sostegno agli scioperanti e una non
esplicita acquiescenza verso il regime. Però, “l’immagine del sacerdote
che officia la messa per gli operai in sciopero è diventato uno dei
simboli fondamentali della protesta” al punto che gli edifici ecclesiastici
non solo prefigurano un ambiente di protezione e sicurezza dalle
cariche della polizia, ma anche il luogo per eccellenza in cui esprimere
“liberamente opinioni politiche indipendenti”17. Ciononostante, non si
ripetono gli episodi di dura repressione del regime contro esponenti del
clero degli anni Cinquanta. Le ragioni – a mio avviso – possono essere le
seguenti:
• primo: la politica moderata e ispirata da una logica di
compromesso di Edward Gierek;
16 Ibidem; (in particolare, essi propagandano l'abbandono del concetto tradizionale
visualizzante la Polonia come un “baluardo del Cristianesimo” contro il pagano Est,
riforme sostanziali delle pratiche religiose e delle attività pastorali, così come il
riconoscimento finale della nuova realtà socio-economica; trad. mia).17 M. Tarnowski, La chiesa cattolica e la rivoluzione anti-comunista in Polonia, in
AA.VV., La Religione degli Europei II. Un dibattito su religione e modernità nell’Europa
di fine secolo, Edizioni della Fondazione Agnelli, Torino, 1993, p. 40.
9
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
• secondo: l'elezione al soglio pontificio nel 1979 del Cardinale
Karol Wojtyla, che senz'altro ha l'effetto di riportare la Polonia agli
onori dell'interesse internazionale con la conseguenza di
trasformare una eventuale repressione in un evento di carattere
mondiale ed esporre il governo comunista alle sanzioni delle
potenze occidentali dalle quali la Polonia dipende
finanziariamente per via dei prestiti;
• infine, l'opera del Primate Stefan Wyszyński il quale guida
l'Episcopato con fermezza e unità di intenti in virtù della carica
speciale conferitagli da Roma:
due to political circumstances, and especially due to the absence of a Vatican nuncio in Warsaw, the Primate received from Rome special powers which seem to have elevated him from the traditional position of primus inter pares to one of distinct superiority over other hierarchs18.
Il realismo di Wyszyński rimane la linea prevalente all'interno
dell'Episcopato, almeno fino al 1981, come già detto anno della sua
morte. La figura di Wojtyla, sebbene di alto valore spirituale, è di
secondo piano rispetto al Primate poiché appartenente ad una corrente
che è sì riformatrice, ispirata al modernismo francese e anti-comunista,
ma è soprattutto minoritaria. Nella Polonia degli anni Settanta "era
Wyszyński il simbolo del cattolicesimo polacco"; Wojtyla è il giovane
prete operaio che ha fatto carriera, che diventa "simbolo di rinascita
nazionale polacca"19. A questo punto l'interrogativo, che verrà
esaminato in seguito (cfr. infra p. 21), si pone relativamente alla
questione della rinascita religiosa: si verifica effettivamente oppure no?
È forse più plausibile parlare di "mutamento della situazione
istituzionale della religiosità polacca"20? Se polacco significa cattolico,
allora il rigurgito nazionalistico, che si verifica in tutti i paesi ex-18 Chrypinski, op. cit., p. 251; (A causa di circostanze politiche, e specialmente a
causa dell'assenza di un nunzio del Vaticano a Varsavia, il Primate ha ricevuto da
Roma poteri speciali che sembrano averlo elevato dalla posizione tradizionale di
primus inter pares ad una superiorità distinta dagli altri gerarchi; trad. mia).19 Franzinetti, op. cit., p. 41.20 Ibidem.
10
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
comunisti, in Polonia avrebbe le caratteristiche di una ripresa in forze
del Divino?
Le fazioni interne al POUP.
Sebbene la seguente ricostruzione delle fazioni interne al POUP sia
risalente a metà degli anni Ottanta, epoca in cui E. Morawska scrive il
suo saggio On Barriers to Pluralism in Pluralist Poland, da cui deduco le
seguenti informazioni, è possibile ritenere tale prospettiva valida ai fini
della presente relazione in quanto grandi mutamenti nella struttura del
partito non avvengono, se non nel 1981, quando nel breve volgere di
un anno - dall'accordo del 31 agosto 1980 siglato con Solodarność,
all'imposizione della legge marziale il 13 dicembre 1981 - si susseguono
due cambi della guardia ai vertici del Partito, nell'ordine Kania al posto
di Gierek (ufficialmente per motivi di salute), quindi il Generale
Wojciech Jaruzelski. Eppure l'ascesa del Generale non può essere
considerata una svolta del Partito verso le sue componenti più
autoritarie, verso la destra del POUP. Questa crisi di autorità
interesserebbe il vertice e non avrebbe conseguenze sul corpo del
partito. Jaruzelski, nonostante l’inasprimento della repressione nei
confronti dei militanti di Solidarność, è ritenuto dall’autrice il
prosecutore della politica di compromesso e di sotterfugi propria della
corrente moderata del partito.
Le fazioni principali sono due, i cosiddetti hardliners - i sostenitori
della linea dura - e i moderati. Non rappresentano l'insieme delle
divisioni interne del partito ma sono i gruppi che occupano le posizioni
di rilievo. Esiste un ulteriore gruppo, detto old-liners, emarginato ed
escluso dai meccanismi decisionali.
Gli hardliners, pur concentrati nelle province e ad un livello medio
basso dell'apparato del POUP, godono dell'appoggio delle forze armate
e sono autoritari, fondamentalisti, fortemente nazionalisti, belligeranti,
antisemiti e antipluralisti; non godono di grande stima fra i sovietici, i
11
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
quali esercitano tutta la loro influenza sul POUP per evitare che ne
diventino la guida.
Perceiving politics as a zero-sum game of confrontation between antagonistic interest and ideologies, hardliners believe that much heavier pressure directed at Polish society would eliminate the structure of parallel Poland and break the present stalemate [...] (but) Hardliners are divided on economic issues. Most favor a statist, centralist economy, while some others (e.g. Grabski) are said to support market socialism and the virtual legalization of many of the features of the second economy21.
I tentativi di impadronirsi della leadership, compiuti dagli hardliners
Moczar, Grabski e Olszowskj rispettivamente nel 1969, 1976 e 1980-81,
pur restando infruttuosi, indicano come all'interno del partito esistesse
una contesa. Tuttavia l'assenza di avvicendamento mette in evidenza
una palese situazione di blocco.
I moderati sono il gruppo dirigente del Partito, sebbene minoritario,
in quanto occupano le posizione di vertice sia negli apparati di governo
che nella nomenklatura industriale. Sono malleabili, pragmatici,
opportunisti e soprattutto godono dell'appoggio dei sovietici. Sanno che
il partito riscontra scarsissimo appoggio nella società polacca: da un
lato ritengono la politica di linea dura come a rischio di ribellione;
dall'altro sono ostili ad una liberalizzazione economica e sociale e
interpretano il ruolo del Partito come ruolo di sorvegliante segreto di
tutti i gruppi autonomi espressi dalla società civile.
The moderates therefore consider that they must control the activities of the allegedly self-regulating autonomous pluralist group in Poland by means of legal restraints, arrogating to themselves the right to intervene in their internal affairs in order to reserve actions that constitute actual or
21 Morawska, op. cit., p. 633; (Percependo la politica come un gioco a somma zero
del confronto tra interessi antagonistici e le ideologie, gli hardliners credono che una
molto più alta pressione diretta sulla società polacca eliminerebbe la struttura della
Polonia parallela e sbriciolerebbe lo stallo attuale [...] (ma) Gli hardliners sono divisi
sui problemi economici. La maggior parte è a favore di un’economia statalista,
centralista, mentre certi altri (es. Grabski) si dice che sostengano il socialismo di
mercato e la legalizzazione virtuale di molti degli elementi della seconda economia;
trad. mia).
12
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
potential threats to the PZPR’s guiding role – this is the Polish version of the Brezhnev Doctrine22.
Il programma dei moderati, per tutti gli anni Ottanta, quindi anche
durante il governo Jaruzelski, per quanto concerne la questione della
liberalizzazione politica, è una continuazione della pratica del
«pluralismo zoppo», iniziata da Gierek negli anni Settanta, le cui linee
principali consistono in retorica da contratto sociale nei pronunciamenti
ideologici ufficiali, nella finzione di una consultazione ufficiale e di una
rappresentanza pubblica, in una altalena di tolleranza e repressione
delle iniziative politiche dissenzienti23.
Definizione delle cause.
Questo scenario configura un sistema pluralistico, per l’effettiva
esistenza e funzionamento di entità diverse e autonome dal Partito
Unico, ma una serie di ragioni, che si cercherà ora di chiarire,
impediscono un avvicendamento alla guida del paese. È pur vero che
negli anni Settanta manca una vera formazione politica alternativa al
POUP, un posto vacante che sarà occupato - pur non in maniera
esplicita e dichiarata – dall’organizzazione sindacale di Solidarność.
Tenderei a considerare gli anni Settanta piuttosto come una sorta di
incubatrice della situazione di confronto antagonistico di cui parla
Morawska. D’altronde, i fattori che la producono sarebbero all’opera già
in quel periodo.
Ewa Morawska, nel suddetto articolo, sostiene che questa
formazione sociale e politica di “mutuo antagonismo”, questa “struttura
inerte”, che consisterebbe in una serie di gruppi conflittuali fra di loro in
22 Morawska, op. cit., p. 634; (I moderati considerano perciò che essi devono
controllare le attività del presunto autoregolantesi gruppo pluralistico autonomo in
Polonia per mezzo di limitazioni legali, arrogandosi il diritto di intervenire nei loro
affari interni per capovolgere azioni che costituiscono minacce attuali o potenziali al
ruolo guida del POUP - questa è la versione polacca della Dottrina Breznev; trad. mia).23 Ibidem.
13
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
stallo che ostacolano la risoluzione dei problemi del paese24, sia
riconducibile a quattro ordini di cause:
1. il pluralismo richiede un adeguato standard di vita senza cui la
tolleranza non è possibile: il peggioramento della condizione
economica verificatosi negli anni Settanta per l’aggravarsi
dell’indebitamento del paese dovuto a cause endogene (il ricorso
massiccio al credito estero per implementare la politica
industriale di ammodernamento delle strutture produttive voluta
da Gierek) e a cause esogene (crisi petrolifera, crisi dei mercati
finanziari), ha trascinato il paese verso il declino economico e
condizioni di vita peggiori rispetto a quanto la popolazione
potesse aspettarsi (crisi da aspettative crescenti)25;
2. un sistema politico plurale non è possibile senza un sistema
economico plurale: ma l’imprenditoria polacca è assolutamente
marginale poiché la produzione industriale è monopolizzata dallo
Stato, mentre in ambito agricolo, sebbene la collettivizzazione
delle terre venga abbandonata nel 1956, le imprese autonome
sono di modesta entità e praticano in prevalenza un’agricoltura
di sussistenza26;
3. il controllo del POUP su tutti gli aspetti e i gruppi della vita
sociale: quando, dopo l’Agosto 1980, il POUP non riesce più a
contenere l’attività di Solidarność, impone la legge marziale. Le
riforme sono intese dal POUP come una minaccia al proprio ruolo
guida. Perciò, la politica prevalente – attuata dai moderati – viene
attuata con modalità labirintiche servendosi dell’inganno, del
sotterfugio, mostrando volontà di liberalizzazione laddove è già in
preparazione la repressione. La ragione per questo genere di
politica dissimulatrice, sarebbe riconducibile alla posizione
geopolitica del paese:
24 Ibidem, p. 628.25 Ibidem, p. 629.26 Ibidem, p. 630.
14
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
instead of quixotically rebelling against East European geopolitics, Poles should co-operate with the Soviet Union […] Poles should be brought around to accepting Poland’s status as a Soviet client state and protectorate. Since this acceptance cannot be obtained either by force or by reason, the only remaining road is that of subterfuge27.
4. la presenza di una tendenza antipluralista nella cultura popolare
polacca: la cultura popolare polacca sembra riflettere come in
uno «specchio distorcente» alcune delle caratteristiche del
sistema politico dominante verso cui si confronta. Quaranta anni
di coesistenza con ideologia comunista e di politica autoritaria
hanno rinforzato la tendenza nelle attitudini popolari di adottare
prospettive similari sia su argomentazioni politiche che
economiche, religiose e sociali28.
La precocità dell’analisi – Morawska pubblica l’articolo su Slavic
Review nel 1988 ed è quindi presumibile che lo abbia composto
basandosi sulla letteratura esistente a metà anni Ottanta,
certamente in epoca di perestroika e chiaramente all’oscuro di
quanto sarebbe accaduto poi – non sembra mettere a repentaglio
l’intero impianto argomentativo. Eppure alcune considerazioni
s’impongono:
a) i punti 1 e 2 sembrano sotto-ordinati rispetto ad una causa
maggiore, che a mio avviso sarebbe riconducibile ad un fatto
inequivocabile, risalente al 1 Gennaio 1945, e cioè la creazione,
per volontà di Stalin, del Comitato Polacco di Liberazione
Nazionale (PKWN) – il «comitato di Lublino» - come governo
provvisorio della Polonia liberata. Solo comunisti, socialisti ne
fanno parte: la destra dell’AK è lasciata morire durante l’assedio
27 Ibidem, p. 635; (invece di donchishottesche ribellioni contro la geopolitica
esteuropea, i Polacchi dovrebbero cooperare con l'Unione sovietica […] I Polacchi
dovrebbero essere persuasi ad accettare lo status della Polonia come stato cliente e
protettorato sovietico. Siccome questa approvazione non può essere ottenuta con la
forza o con la ragione, l'unica strada rimanente è quella del sotterfugio; trad. mia).28 Ibidem, p. 636.
15
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
di Varsavia del 194429, mentre la rottura fra i sovietici e il governo
legittimo esule a Londra si consuma ancor prima, nel 1943, in
seguito al massacro degli ufficiali polacchi nella foresta di Katyn
ad opera dell’Armata Rossa30. Il destino di cadere sotto l’influenza
dei sovietici e di un sistema politico totalitario è già scritto, e
questo comporta per la Polonia l’imposizione di una politica
economica caratterizzata da pianificazione, industrializzazione
forzata e collettivizzazione delle terre, un sistema che l’evidenza
dei fatti ha mostrato non essere in grado di creare benessere, né
tanto meno l’elevato standard di vita necessario alla
consequenziale formazione di un sistema politico pluralista.
Questo è dovuto certamente ad una serie di motivi, uno dei quali
è legato a fattori intrinseci del sistema stesso: il centro decide
tutto, allo stesso tempo fissa la quota degli investimenti, definisce
la spesa pubblica e i prezzi dei beni, distribuisce salari e stipendi.
Ciò innesca un dilemma fra sviluppo degli investimenti e
innalzamento dello standard di vita:
il fabbisogno generale di capitali da parte delle imprese – in aggiunta ad una volontà politica di forzare lo sviluppo – spinse sempre più in alto la quota di reddito nazionale devoluta agli investimenti […] la fame di investimenti dell’intera economia (in particolare dell’industria di stato e dell’agricoltura collettivizzata) avrebbe potuto essere soddisfatta solo mediante una ulteriore riduzione della quota di consumi individuali e collettivi. Ma questo sarebbe stato contrario al bisogno di stabilità31.
29 B. Fowkes, L’Europa Orientale dal 1945 al 1970, Il Mulino, Bologna, 2004, p. 29.
Si tralascia di menzionare in questa sede le pur importanti divergenze fra il
“radicalismo localistico dei comunisti polacchi e la politica moderata del Fronte
nazionale appoggiata da Mosca”, cfr. Fowkes, op. cit., p. 26.30 Ibidem, p. 19.31 E. Ehrlich, G. Révész, Tendenze economiche dell’Est europeo, in Storia d’Europa.
Volume primo. L’Europa oggi, P. Anderson, M. Aymard, P. Bairoch, W. Barberis, C.
Ginzburg, Giulio Einaudi Editore, Torino, pp. 238-239. Ricordo che il problema del
costo della materia prima è determinante, insieme al fatto che l’apparato produttivo è
generalmente obsoleto (sia agricolo che industriale), nel dirottamento di ingenti
quantità di denaro verso la spesa per investimenti; la complessiva inefficienza del
sistema comporta inoltre un inevitabile aumento dei prezzi. In tal modo, la crescita dei
16
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
In sostanza si innesca quello che è chiamato “ciclo degli
investimenti”, una sorta di circolo vizioso che obbliga il centro ad
alternare periodi di stabilità sociale, elargendo una più alta quota
del reddito nazionale per il consumo generando un miglioramento
provvisorio degli standard di vita, a periodi di crisi dovuti a crolli
dei salari, a causa dell’assegnazione di grosse quote del PML
(Prodotto Materiale Lordo) verso gli apparati produttivi. Appare
chiaro come il raggiungimento di standard di vita adeguati sia
alquanto precario, in questo sistema;
b) si consideri che il punto 2 relativo alla liberalizzazione economica,
fattore che E. Morawska pone come aspetto preliminare alla
liberalizzazione politica, è smentito dagli eventi storici: forse
ancora oggi una vera e propria liberalizzazione economica non è
stata raggiunta a causa del problema relativo alle posizioni di
concorrenza monopolistica venutesi a creare in vasti settori
dell’industria in seguito alla mal riuscita privatizzazione delle
imprese statali, causata dall’ostilità di interi gruppi della
nomenklatura alla dismissione dell’apparato dello Stato32;
c) forse l’aspetto più rilevante non è attinente a questioni
economiche. Direi piuttosto che ha a che vedere con l’ipotesi
secondo cui, una volta avvenuto tale progresso nelle condizioni di
vita, si sarebbe aperta la strada verso il pluralismo politico. Il
fatto è che – a mio avviso - un tale cambiamento non poteva
prescindere dalla volontà del POUP. Questo fatto è determinante,
e si sarebbe concretizzato – col senno di poi – solo con un
mutamento della situazione politica internazionale. L’aspetto
economico lo relegherei in secondo piano.
In definitiva, tenderei a rafforzare il punto 3, il ruolo guida del POUP
come maggiore ostacolo alla formazione di un sistema pluralista in
Polonia, in particolar modo enfatizzando almeno altri tre aspetti:
prezzi, accoppiandosi alla diminuzione dei salari, determina un diffuso impoverimento.32 Ibidem, pp. 296 e segg.
17
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
1. la mancanza di alternative politiche rispetto alla fedeltà nei
riguardi di Mosca, elemento chiave – messo in luce anche da
Morawska33 – per comprendere la situazione di blocco venutasi a
creare: permane in funzione per lungo tempo l’effetto deterrente
derivante dal timore che qualsiasi mutamento negli orientamenti
politici ed economici espressi dai sovietici avrebbe comportato
risoluzioni in stile Ungheria 1956, o Cecoslovacchia 1968.
Pertanto, le eventuali istanze politiche emergenti dal tessuto
sociale polacco, divergenti rispetto alla linea politica ufficiale,
avrebbero avuto vita breve (la stagione di Solidarność prima della
clandestinità, dura dal 17 Settembre 1980 – ma il primo
congresso è del 5 Ottobre 1981 – fino all’approvazione delle leggi
marziali del 13 Dicembre 1981, all’incirca sedici mesi);
2. l’opposizione ai comunisti – come precedentemente ricordato - è
liquidata già nel ’44; l’unico attore sociale ostile al regime resta la
Chiesa cattolica polacca, che pure non può esimersi da strategie
di compromesso, orientata com’è alla salvaguardia della nazione,
non avendo essa stessa alternative politiche. Pertanto, fino agli
anni Settanta, il quadro generale non cambia. I primi embrioni di
opposizione politica che risorgono in questa epoca parlano però il
linguaggio della rivendicazione di diritti civili e sociali, cioè si
pongono rispetto al regime in modo “non-politico”, non
apertamente in contraddizione con esso ma solamente in
atteggiamento di critica (caso del KOR, cfr. supra p. 5);
3. l’alternativa politica è costituita da gruppi, organizzazioni e
istituzioni che rispecchiano la struttura autoritaria del POUP e del
governo: in primis, la Chiesa, tradizionalmente organizzata
secondo gerarchie rigide, e pure Solidarność, guidata con piglio
d’autorità da parte di Lech Wałęsa (già nel Marzo 1981, in seguito
alla decisione di Wałęsa di revocare uno sciopero organizzato per
manifestare contro il pestaggio da parte della milizia di tre
33 Cfr. Morawska, op. cit., p. 635.
18
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
militanti a Bydgoszcz, si verifica una crisi interna al sindacato con
le dimissioni di Modzelewski34 per protesta contro questa
decisione; così il sindacato “per funzionare, erode la democrazia
interna, non consolida la struttura democratica interna: Wałęsa
agisce senza mandato”35).
Crisi di uno stereotipo.
La presunta tendenza all’autoritarismo e al fondamentalismo della
cultura popolare polacca che influenza e determina le strutture
organizzative delle istituzioni sociali e dei gruppi politici, quindi,
metterebbe in crisi un luogo comune: l’immagine della Polonia come del
paese esteuropeo che maggiormente, per questione d’indole, rifiuta
l’autoritarismo e il totalitarismo.
It is usually assumed, by western opinion as well as by the Poles themselves, that, of all the nations living under Soviet domination, Poland has the strongest built-in rejection reaction against this imposed antidemocratic and anti-liberal rule. After all, have not the Poles stubbornly opposed it in repeated popular uprising? There is obviously truth in this idea, but the matter seems much more complex36.
È pur vero che la «rivoluzione» di Solidarność è una vera rivoluzione
dal basso, una rivoluzione di operai, ma l’idea che si tratti di una
rivoluzione di democratici contrasta con la tendenza in atto nella
cultura popolare polacca durante tutto il decennio degli anni Settanta,
in cui si va affermando – o piuttosto è già consolidata – una
34 G. Meardi, Cronologia. La Polonia popolare prima di Solidarność, 1944-’80, in
Elżbieta Jogałła e Guglielmo Meardi, op. cit., p. 175.35 Appunti personali dalla lezione del Corso di Storia dell’Europa Orientale di G.
Franzinetti del 26.04.2006, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo
Avogadro”, Alessandria. 36 Morawska, op. cit., p. 637; (Solitamente si assume, nell’opinione occidentale così
come in quella dei Polacchi stessi, che, di tutte le nazioni viventi sotto la dominazione
sovietica, la Polonia ha incorporata in sé la più forte reazione di rigetto contro questo
dominio imposto, anti-democratico e anti-liberale. Dopo tutto, non sono i Polacchi ad
essersi opposti caparbiamente e ripetutamente in sollevazioni popolari? C’è
ovviamente del vero in questa idea, ma la questione appare molto più complessa;
trad. mia).
19
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
consuetudine di pensiero non di tolleranza ma di sottomissione
all’autorità.
Morawska avverte che relativamente a questo tema la ricerca
sociologica è deficitaria, che il suo è solo un tentativo di decifrare il
trend in azione nel momento in cui scrive. A tal fine, cita una serie di
studi compiuti fra la seconda metà degli anni Settanta e la prima metà
degli anni Ottanta. In particolare, un’indagine di metà anni Settanta
sulla popolazione adulta di Varsavia rileva come la metà degli
intervistati sia d’accordo con l’affermazione secondo cui i polacchi
abbiano un’attitudine alla sottomissione. Un’altra indagine risalente alla
stagione di Solidarność - 1980 - svelerebbe l’esistenza di un vasto
gruppo di sostenitori di un sistema monocentrico anziché di un ordine
politico plurale: oltre il 40% degli intervistati risponde che le decisioni
politiche devono essere prese da un «forte autorità centrale». Nel 1984,
una ricerca sociologica sulla coscienza politica dei lavoratori scopre che
l’istituzione considerata la più rappresentativa del paese è la Chiesa
cattolica, seguita dall’Esercito37. La Chiesa, simbolo della nazione, ha
rappresentato per molti militanti e attivisti di Solidarność un riparo dalla
persecuzione, ma essa non è certo esempio di corretta pratica del
pluralismo. Inoltre, a rafforzamento della tesi, un’ulteriore indagine del
1980, citata da Morawska, rivelerebbe una correlazione positiva fra
grado di religiosità e deferenza e approvazione per una forte autorità
centrale: quindi, tanto più una popolazione è religiosa, tanto più è
incline a prostrarsi dinanzi al potere esercitato in maniera autoritaria.
D’altro canto, il fatto che l’Esercito risulti dalla predetta indagine
seconda istituzione del paese, è riflesso di almeno tre diverse ragioni:
this finding may reflect the carryover of the traditional, pre-war identification of the armed forces with Polish national interest. It may also be a reflection of the attitude of men of peasant and working-class background for whom military service still provides a channel for upward social mobility. If, however, one reason for this attitude is the identification with values that are represented by the military, that is, with hierarchical law and order rather than with permissiveness or tolerance, this attitude
37 Ibidem, p. 637.
20
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
would be another indication of trend in contemporary Polish culture not naturally hospitable to political pluralism38.
Secondo questa prospettiva, lo stereotipo del polacco che è
maldisposto, quando non avverso, all’autorità verrebbe a cadere in
favore della figura del buon polacco resistente e opportunista, che non
è affatto un riconciliatore ma che continua anche nel dopoguerra a
difendersi da una dominazione straniera. Il polacco resistente non si
oppone all’autoritarismo in sé, bensì all’autoritarismo di matrice
straniera, proprio perché di provenienza altra rispetto alla sua
comunità, e infatti il regime comunista è percepito dalla popolazione
come un regime di stranieri, come la continuazione della fase storica
delle spartizioni (nel 1980, il 50% di un gruppo di intervistati ritiene che
la principale minaccia alla Polonia provenga dall’Unione Sovietica)39.
La lotta contro il comunismo non è quindi interpretabile come una
lotta tout court contro il totalitarismo, o l’autoritarismo che dir si voglia,
piuttosto come una lotta di liberazione da un’occupazione straniera.
Non necessariamente questa lotta avrebbe dovuto portare alla
costruzione di un regime politico di tipo democratico, e quindi
pluralista. Il fatto che ciò sia avvenuto – o sia ancora in procinto di
avvenire, visto lo scarso grado di tolleranza dimostrato ancor
recentemente nel caso della manifestazione gay di Postdam del
Dicembre 2005, finita con le cariche della polizia – è da imputarsi al
ruolo esemplificativo esercitato dalle democrazie occidentali durante il
38 Ibidem, pp. 637-638; (questa scoperta può rispecchiare il residuo della
tradizionale identificazione ante-guerra delle forze armate con l’interesse nazionale
polacco. Può essere anche un riflesso dell'atteggiamento degli uomini delle classi
contadina e operaia per le quali il servizio militare offre ancora un canale per la
mobilità sociale verso l'alto. Comunque, se il motivo di questa attitudine è
l'identificazione con i valori rappresentati dai militari, cioè, con legge, ordine e
gerarchia, piuttosto che con permissività o tolleranza, sarebbe un’ulteriore indicazione
di un trend nella cultura polacca contemporanea, non così spontaneamente ospitale al
pluralismo politico; trad. mia).39 Ibidem, p. 639.
21
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
periodo della guerra fredda, che apparivano come il modello positivo da
seguire.
Risveglio religioso, risveglio nazionale.
Si scriveva qualche riga fa di come la Chiesa cattolica figurasse
prima fra le istituzioni più rappresentative del paese nell’opinione di un
campione di intervistati raccolta in un’indagine del 1984. È evidente
come ci sia assoluta identificazione fra la Chiesa cattolica e la nazione
polacca. Tale affinità è spiegata da un evento storico avvenuto nel 1655
da cui consegue la costruzione di uno dei simboli religiosi del paese, il
santuario di Częstochowa:
en 1655, les Polonais parviennent à résister à l’armée suédoise qui doit renoncer devant Czestochowa, grâce à l’intervention miraculeuse de la Vierge. Jean Casimir, roi de Pologne, avait promis, en cas de victoire, de consacrer la nation au service de Dieu et de la Vierge Marie, de libérer complètement le pays de l’invasion étrangère et d’améliorer les conditions sociales du peuple. Aujourd’hui, les pèlerinages attirent parfois jusqu’à un demi milion de personnes. Il n’est donc pas surprenant que ce soit à Czestochowa que le cardinal Wyszyński choisisse de lancer à la nation ses messages les plus importants : la double dimension du sanctuaire – religieuse et nationale – le justifie40.
Riterrei estendibile questo concetto della «doppia dimensione»
religiosa e nazionale all’intera istituzione ecclesiale polacca. Lo
stereotipo polacco uguale a cattolico ha questa origine. Ma è alquanto
problematico sostenere l’ipotesi di un risveglio religioso41: la religione 40 P. Michel, Le Catholicisme Polonaise. Approches sociologiques, in Archives de
Sciences sociales des Religions, 1980, 49/1 (janvier-mars) , p.172 ; (nel 1655, i
polacchi riescono a resistere all'esercito svedese che deve rinunciare davanti a
Częstochowa, grazie all'intervento miracoloso della Vergine. Jean Casimir, re della
Polonia, aveva promesso, in caso di vittoria, di dedicare la nazione al servizio di Dio e
della Vergine Maria, di liberare completamente il paese dell'invasione straniera e di
migliorare le condizioni sociali del popolo. Oggi, i pellegrinaggi attirano talvolta fino a
mezzo milione di persone. Non sorprende dunque che fosse a Częstochowa che il
cardinale Wyszyński scegliesse di lanciare alla nazione i suoi messaggi più importanti:
la doppia dimensione del santuario - religiosa e nazionale - lo giustifica; trad. mia).41 Ricordo che il termine di risveglio o rinascita religiosa qui impiegato ha a che
vedere con la presunta ritrovata vitalità del credo cattolico e non invece con il ruolo
giocato dalla Chiesa nella caduta dei regimi comunisti.
22
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
cattolica non smette, dal 1945 in poi, di rappresentare la nazione, e i
polacchi pure non smettono di definirsi cattolici. Eppure il cambiamento
sociale avvenuto in seguito all’introduzione del socialismo ha
comportato alcune variazioni – certamente non insignificanti - nel
comportamento religioso della popolazione, tale per cui non esisterebbe
più un modello omogeneo, con divergenze importanti fra campagna e
città42.
Si tenterà qui di seguito un ragguaglio sui tali cambiamenti intorno a
questi tre temi:
• pratica e frequentazione delle messe;
• catechismo e sacramenti;
• opinioni morali.
Pratica e frequentazione delle messe.
Il solo studio affidabile sull’ambiente rurale – secondo P. Michel in Le
Catholicisme Polonais – risale al 196643; il campione intervistato si
dichiara come segue:
1960 1966Praticanti 46,7% 61,6%Praticanti irregolari 33,3% 24,5%Non praticanti 19,1% 13,9%Non risponde 0,9% -
Però il dato più significativo riguarda la partecipazione alla messa
domenicale che è pari al 95%.
Un’altra indagine (W. Piwowarski, 1972) sulla religiosità nelle
campagne in via d’industrializzazione mostra lo scarto esistente fra una
città di campagna come Nowy Targ, e un medio agglomerato urbano
come Cracovia: a Nowy Targ il gruppo più ampio, pari al 95%, è quello
dei «credenti e praticanti» mentre a Cracovia il gruppo più numeroso,
pari al 20%, è quello dei «credenti ma occasionalmente praticanti». La
42 Cfr. P. Michel, Le Catholicisme cit., p. 16343 Ibidem, p. 166. Non è specificata la provenienza dei dati del 1960.
23
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
frequentazione alla messa domenicale nella città di Cracovia è così
ripartita44:
Frequentante sistematico38%
Frequentante irregolare 46%
Raramente frequentante 13%
} 59%
Mai 3%Un analogo studio (H. Kubiak, 1972) palesa la medesima tendenza: a
Nowy Targ, il 25% dei credenti prende parte alle pratiche obbligatorie e
non obbligatorie in maniera sistematica, mentre il 57% partecipa meno
regolarmente; a Cracovia, le rispettive percentuali sono del 2% e del
31,5%45.
Dati più recenti (tab. 1) sulla partecipazione alla messa domenicale
per la diocesi di Cracovia, divenuta nel frattempo la «città del
pontefice», per gli anni 1980 e 1981, indicano una percentuale pari
rispettivamente al 65,7% e 65,6%, mentre il dato complessivo del
paese registra percentuali pari al 51% e al 52,7%; manca però – al fine
di una comparazione con i dati del 1972 - una differenziazione fra
frequentante sistematico e irregolare46.
A Tarnów, città del sud-est, si passa dal 73,2% di frequentanti
domenicali nel 1980 al 87% del 1982. Invece, in una grande città come
Łódz (negli anni Settanta, importante centro industriale), pur
registrando un incremento dei cosiddetti «dominicantes» dal 35,3% al
40,6 (il 5,3% in più) per il medesimo arco di tempo, ci si attesta su
44 È evidente l’esistenza di una maggioranza di frequentanti irregolari (59%); il
dato del 1966 sulla frequenza alla messa domenicale citato poco sopra non è
disaggregato in «regolari», «irregolari» e «raramente frequentanti», per cui una
comparazione non sarebbe significativa.45 Per tutto quanto sopra, cfr. P. Michel, Le Catholicisme cit., pp. 166-168.46 Da notare che il dato complessivo della Polonia (tab. 1) segna un trend positivo
per il triennio 1980-1982 (nel 1982 i frequentatori della messa domenicale salgono al
57%). Fonte: Praktyki niedzielne, 2005, http://www.iskk.ecclesia.org.pl/praktyki-
niedzielne.htm
24
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
percentuali molto inferiori. Ma nonostante ciò, nonostante cioè le
differenze che possono esserci fra campagna e città, fra centri
industriali e piccole città votate al commercio, in quasi tutte le diocesi
del paese, fra il 1980 e il 1982, si verifica un incremento della
partecipazione alle funzioni religiose domenicali. È sufficiente per
parlare di rinascita religiosa?
Catechismo e sacramenti.
Qualche incrinatura la si osserva se si passa a considerare anche la
condotta religiosa. Una ricerca svolta nel triennio 1964-66 da un prete
cattolico polacco47 rivela che la maggior parte dei bambini riceve il
sacramento del battesimo (la quasi totalità, anche di genitori non
credenti), per l’80% sono nati in un’unione celebrata dalla Chiesa, e il
92-95% riceve il sacramento della comunione dopo aver frequentato
un’adeguata preparazione di catechesi. Invece si confermerebbe la
tendenza all’aumento del tempo che intercorre fra nascita e battesimo,
che passa da un mese a tre mesi.
L’istruzione catechistica è condotta al di fuori dalle scuole sin dal
1960. La percentuale di partecipanti è molto alta (70-75%); cresce nel
caso in cui si stia conseguendo la Prima Comunione (95%), mentre
decresce fra gli studenti delle scuole superiori (45-50%)48.
The decline is to a large degree due to the lack of appreciation of religious education by both the parents, who very rarely (14 per cent) raise religious themes with their children, and the pupils, of whom less than 15 per cent attend class for spiritual reasons49.
Gli studenti degli anni Sessanta, come fotografati da questa ricerca,
non sono stimolati alla frequentazione delle lezioni di catechismo dalla
spiritualità religiosa. Le motivazioni addotte possono essere le seguenti:
47 Cfr. Chrypinski, op. cit., p. 245.48 Ibidem, p. 246.49 Ibidem, pp. 246-247; (Il declino è per larga parte causato della mancanza di
apprezzamento dell’istruzione religiosa da parte di ambo genitori, che molto
raramente (14%) sollevano questioni religiose coi loro bambini, e dagli alunni, di cui
meno del 15% frequenta la classe per ragioni spirituali; trad. mia).
25
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
per esempio, perché altrimenti non è possibile avere la Prima
Comunione, perché altrimenti non si può celebrare il proprio
matrimonio in Chiesa, perché altrimenti il prete sarà piuttosto duro coi
genitori, perché uno dei genitori è divorziato ed avere un figlio che non
riceve i sacramenti è fonte di ulteriore vergogna, perché uno dei
genitori spaventa il figlio dicendogli che altrimenti crescerà male e
finirà per cedere alle droghe, e via discorrendo50.
La situazione è ancora differente per i matrimoni: sebbene la
maggior parte della popolazione urbana – si tratta del 73% nel 1964,
del 78,8% nel 1965 e del 66% nel 1966 - ancora contrae un matrimoni
religioso, è in crescita il numero di coloro che contraggono solamente il
matrimonio civile – un trend manifestatosi negli anni Sessanta che si
presume che si sia consolidato 51.
Opinioni morali.
Le predette indagini del 1972 (W. Piwowarski e H. Kubiak, cfr. supra
p. 22) individuano la medesima tendenza di una discrasia fra i valori
morali espressi e i dogmi religiosi. In particolare, in Piwowarski, si rileva
come solo l’8% degli intervistati ritenga l’adulterio un atto immorale, il
22% approva il divorzio senza condizioni, il 12% pensa che sia possibile
cominciare una vita coniugale solo con il matrimonio civile e che il
matrimonio religioso vale solo come celebrazione; infine, un 16% non è
affatto scioccato dal tema dell’aborto52.
50 T. Hołówka, What goes on in Catechism Class, in J. R. Wedel (ed.), The
Unplanned Society Poland during and after Communism, New York, Colombia UP,
1992, p. 195. Il brano in questione è stato pubblicato nel 1992, cosa che rende
improprio il suo utilizzo in questa discussione. Ma si è scelto lo stesso di citarlo poiché,
pur trattando di una diversa generazione, può essere utile alla comprensione del
fenomeno del difetto di motivazione dei giovani polacchi nella frequentazione delle
lezioni di catechismo.51 Cfr. Chrypinski, op. cit., p. 245.52 Cfr. P. Michel, op. cit., p. 169.
26
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
Più recentemente, nel 1990, un sondaggio di opinione condotto
dall’OBOP (Centro indagini opinione pubblica) sulla questione
dell’aborto53 riporta i seguenti risultati:
Deve essere proibito senza eccezioni 13%Consentito solo in alcuni casi, in presenza di minaccia per la vita della donna o in seguito a violenza carnale
33,2%
Consentito anche nel caso di condizioni di vita difficili, basso reddito, alto numero di figli in famiglia
23,3%
Deve essere permesso a richiesta 33,8%Non risponde 4,7%
La tendenza sembra quella per cui “molto spesso l’identificazione
generale non si accorda né con la fede dichiarata nei dogmi religiosi né
con l’accettazione dei principi dell’etica e della dottrina della Chiesa”54.
Scrive P. Michel nel 1980:
La participation aux pratiques obligatoires reste assez forte, même si, sur le plan moral, on assiste à un relatif relâchement [...] l’action idéologique menée par l’Etat dans des domaines comme l’éducation, la morale sexuelle, le rôle de la famille, entraîne des interrogations à l’égard d’une Eglise souvent considérée comme trop sévère et trop passéiste. Il est sûr que la confrontation entre le marxisme-léninisme et le Christianisme, qui se poursuit depuis trente-trois ans maintenant, rend le croyant polonais d’aujourd’hui beaucoup plus conscient des fondements de sa foi qu’avant la guerre et sûrement moins enclin à une pratique traditionnelle55.
53 Cfr. M. Tarnowski, op. cit., p. 39. È pur vero che il sondaggio esula dal periodo di
tempo oggetto di questa relazione, ma non ho a disposizione ulteriori dati in merito.
Può valere come confronto.54 Ibidem.55 P. Michel, Le Catholicisme cit., p. 169 ; (La partecipazione alle pratiche
obbligatorie resta abbastanza forte, anche se, sul piano morale, si assiste ad un
relativo rilassamento […] l'azione ideologica condotta dallo Stato in campi come
l'educazione, la morale sessuale, il ruolo della famiglia, provoca spesso degli
interrogativi riguardo ad una Chiesa considerata troppo severa e troppo passatista. È
sicuro che il confronto tra il marxismo-leninismo ed il Cristianesimo, che prosegue
tuttora da trentatre anni, rende il credente polacco di oggi molto più cosciente dei
fondamenti della sua fede che prima della guerra, e sicuramente meno incline ad un
pratica tradizionale; trad. mia).
27
Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
Sulla base di queste considerazioni e di questi dati, e in virtù della
predetta identificazione dell’istituzione della Chiesa con la nazione
polacca, credo sia possibile dare ora una diversa interpretazione di
quanto accade in fatto di religiosità nel periodo in esame. Ebbene, io
tenderei a considerare il decennio che prelude al 1980, così pure i
sedici mesi di Solidarność, un’epoca di risveglio nazionale più che di
risveglio religioso, o comunque spiegherei il maggior afflusso di
credenti alle celebrazioni domenicali solo in relazione al forte legame
esistente fra Chiesa e nazione polacca. Direi che la Polonia non è stata
affatto estranea ad una tendenza in corso, durante il crollo dei regimi,
in quasi tutti i paesi esteuropei:
con il crollo del comunismo, ciò che politicamente è emerso con più forza e vigore è il nazionalismo. L’ondata di rivalità etniche che si è diffusa rapidamente in Europa orientale è stata una delle conseguenze di maggior rilievo del crollo dei regimi comunisti. Nel contesto dello sconvolgimento industriale, della tensione sociale e dell’incertezza politica, il nazionalismo si è dimostrato un antidoto particolarmente efficace56.
Potrei dire con una buona dose di certezza che la rivalità etnica
preminente in Polonia – almeno dal dopoguerra in poi – sia quella verso
i russi, in particolar modo verso i sovietici e chi nel paese li rappresenta,
vale a dire il POUP. E, allo stesso tempo, che ciò che identifica con
maggior fedeltà un polacco sia la sua appartenenza al credo cristiano
cattolico. Detto ciò, se si può ritenere che la cosiddetta «rivoluzione»
polacca – pur nella sua forma negoziata o auto-limitante che dir si
voglia – abbia per davvero i crismi della liberazione nazionale (non già
da un invasore, ma da un sistema politico invasore), allora l’epoca che
la precede, vale a dire gli anni Settanta, non può essere considerata
semplicemente una fase di risveglio religioso. Tanto più che è un
risveglio quantomeno incerto, che manca della necessaria evidenza
empirica, i cui effetti esteriori sono ingannevolmente sovrapposti ad
un’altra ulteriore motivazione di orgoglio nazionale quale è l’elezione a
pontefice di Karol Wojtyla. Per cui sarei propenso a ritenere errata
56 B. Gökay, op. cit., p. 150.
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Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
qualsiasi dissertazione che parli di risveglio religioso o piuttosto di una
ritrovata centralità istituzionale della Chiesa cattolica polacca.
Non ci si deve meravigliare se in tal caso riprenda vigore l’idea di nazione […] L’invenzione è stata ed è frutto ogni volta di una sorta di bricolage, della costruzione di una identità fittizia imposta come espressione della volontà della maggioranza; il tutto con un procedimento che riposa su un certo volontarismo e che utilizza più repertori: la storia, il mito, la cultura e la religione. In ogni caso la religione è spinta a fungere da riferimento positivo o negativo […] la nazione, un concetto di per sé religioso57.
Ha senso parlare di religiosità solo in quanto legata al meccanismo
identificativo che sottende il concetto di nazione. È – a mio avviso – la
nazione polacca a risvegliarsi.
Significativo appare, inoltre, il ruolo delle processioni religiose,
divenute uno “strumento collettivo per appropriarsi del senso di una
evoluzione politica”, per esaltare una “vittoria individuale e collettiva”,
che consente di rendere testimonianza di un’identità che il comunismo
ha la pretesa di cancellare, “riannodando attraverso la religione – vero
deposito dei miti di fondazione dell’identità – una catena nel tempo,
interrotta pretestuosamente dal regime”58.
Al medesimo momento, prestandosi a questa operazione di
riferimenti simbolici, appoggiando l’opposizione, la Chiesa “finiva però
per prendere posizione, per divenire una «parte» in lotta, finiva per
difendere il relativo”59, con l’effetto di minare la propria posizione di
centralità nel novero delle istituzioni che orientano il senso dell’agire
individuale60. La reazione consiste in un suo maggior coinvolgimento
nell’azione del libero sindacato di Solidarność. È un paradosso: con la
57 P. Michel, La Fede senza Nemico. Religione e politica nelle società post-
comuniste, Guerini e Associati, Milano, 1996, pp. 38 e segg. Corsivo mio.58 Ibidem, p. 67. Corsivo mio.59 Ibidem, p. 68.60 La crisi della Chiesa cattolica in quanto istituzione generatrice di senso si avverte
anche in un altro senso: “la domanda di senso che solitamente si esprime nella ricerca
di valori etici si accompagna oggi paradossalmente al rifiuto di norme morali rigide. Le
Chiese sono perciò in difficoltà quando rispondono a una domanda di senso attraverso
la produzione di norme, andando contro ciò che a esse viene chiesto”; ibidem, p. 15.
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Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
rivendicazione di diritti civili, che implica la rivendicazione di autonomia
della sfera privata rispetto alla sfera pubblica, la Chiesa deve occupare
la sfera pubblica stessa e di conseguenza agire come attore politico in
senso stretto.
La Chiesa cattolica non ha mai protestato contro l’utilizzazione a fini elettorali della religione da parte di Wałęsa […] e del suo entourage, che considera il cattolicesimo elemento costitutivo dell’identità polacca; così facendo essa ha voluto riaffermare la propria centralità sulla scena polacca. Sfruttando il consenso accumulato durante il comunismo, la Chiesa in realtà si accinge ad occupare posizioni istituzionali che le consentano di conservare un ruolo pubblico, compensando così la perdita, già avvertita, della sua influenza sociale61.
Se di mutamento istituzionale si tratta, riguarda proprio questo
slittamento di ruolo della Chiesa, che da un lato perde influenza sugli
orientamenti morali individuali, e dall’altro s’insinua come attore
politico che cerca di determinare le scelte collettive: “la Chiesa cerca di
«cattolicizzare» al massimo i criteri che definiscono «l’identità polacca»
al fine di restituire alla Chiesa stessa un primato morale”62. Non si
tratterebbe - a mio avviso – di uno scarto improvviso, ma di un processo
che si stabilisce proprio alla fine degli anni Settanta con l’emergere
della mobilitazione operaia, un processo tuttora in funzione. Le difficoltà
che emergono nell’affrontare dibattiti come quello sull’aborto o
sull’omosessualità ne sono una riprova.
Conclusioni.
La Polonia che prepara la stagione di Solidarność è un paese
economicamente in ginocchio, che impiega l’arma dello sciopero per
protestare contro il regime, che si riunisce nelle fabbriche e nelle chiese
e che così riconosce se stessa, la propria identità nazionale, le proprie
radici culturali. La realtà che si configura agli occhi di un osservatore di
metà anni Ottanta, è però quella di una struttura inerte, che vive della
contrapposizione di due entità che tendono alla reciproca esclusione, in
cui anziché tendenze pluralistiche e democratiche, si rafforzano culture
61 Ibidem, p. 76.62 Ibidem, p. 78.
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Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
autoritarie, modelli di sottomissione e obbedienza, una vena di
nazionalismo che scorre sottotraccia al riverbero di una rinascita della
religione.
La condizione di blocco è mantenuta con difficoltà dal POUP che deve
ricorrere alla legge marziale violando le proprie regole interne. Lo
spauracchio di un’invasione sovietica continua ad agire nonostante che
il 10 Dicembre 1981 a Mosca, durante la riunione del Comitato Centrale
del PCUS, Andropov escludesse l’eventualità di un intervento armato in
Polonia “con l’argomento che le relazioni occidentali sarebbero più
gravi della stessa crisi polacca”63. Il rischio sollevato da Andropov è
quello di sanzioni economiche da parte dell’Occidente64 che
evidentemente avrebbero messo in crisi l’economia della stessa Unione
Sovietica. Ma questo genere di informazioni non giunge all’orecchio dei
vertici del POUP, o forse – e questa è solo un’ipotesi – è
opportunamente taciuta onde mantenere il potere più a lungo possibile.
L’immagine della Polonia rivoluzionaria affermatasi in seguito alle
lotte sindacali di Solidarność perde di efficacia nel momento in cui si
procede ad indagare i trend culturali che si affermano durante i
quaranta anni di regime comunista. Le organizzazioni politiche e sociali,
le istituzioni più rappresentative del paese non incarnano di certo il
principio liberale «live and let live», e tendono ad impiegare al proprio
interno dinamiche decisionali autoritarie (caso delle dimissioni di
Modzelewski, 1981); allo stesso tempo, la pluralità di fazioni nel POUP
non determina né un’alternanza alla guida del partito, né una dinamica
dibattimentale sugli indirizzi politici da assumere: la condizione
geopolitica del paese lo impedisce e il vertice del partito è cooptato
direttamente da Mosca.
Il tema della rinascita religiosa non può essere assunto senza che sia
considerato l’innegabile legame che storicamente si instaura fra
cattolicesimo e nazione polacca; i mutamenti nel comportamento
63 G. Meardi, op. cit., p. 176.64 G. Franzinetti, op. cit., p. 42.
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Fra pluralismo antagonista e risveglio religioso
religioso dei polacchi, che sono registrati dall’indagine sociologica,
mostrano l’evidenza di una lontananza dai dogmi religiosi delle opinioni
morali condivise, fatto che rende inaccettabile l’ipotesi di una completa
simmetria fra essere polacco ed essere cattolico. Allora, più che di
risveglio religioso, occorre parlare di riappropriazione dell’identità
nazionale polacca, del suo risorgere dopo esser stata messa a
pregiudizio dall’universalismo comunista.
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AnnoDiocesi 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 %Polka 51,0 52,7 57,0 51,2 52,2 49,9 52,9 53,3 48,7 46,7 50,3 47,6Białostocka 56,2 66,9 51,6 51,3 51,9 40,2 50,3 51,2 49,0 43,9 49,0 74,2Chełmińska 51,0 55,2 58,4 58,1 66,7 45,5 52,3 53,2 52,5 48,7 53,1 48,5Częstochowska 40,0 46,5 46,3 35,8 37,5 38,1 43,9 46,9 43,2 36,2 40,4 34,8Drohiczyńska 50,5 49,0 51,6 43,1 48,1 51,4 53,9 46,7 46,9 38,9 51,3 47,2Gdańska 46,6 45,3 51,5 47,6 52,3 44,4 51,3 49,3 52,4 47,2 46,2 43,3Gnieźnieńska 54,0 60,4 67,6 55,5 53,9 50,1 51,9 52,2 51,5 48,5 53,5 49,3Gorzowska 45,2 46,7 55,1 44,8 44,8 42,4 46,3 42,9 40,5 39,9 43,7 42,4Katowicka 56,2 59,2 58,2 55,7 58,2 55,2 55,5 57,9 54,5 53,9 55,9 53,6Kielecka 50,4 45,4 54,1 51,0 49,0 53,0 52,8 48,9 46,8 45,0 49,7 45,8koszalińsko-kołob. 43,6 51,1 48,0 44,0 45,3 44,2 43,3 50,9 39,5 42,7 38,8 39,9Krakowska 65,7 65,6 69,2 60,6 60,8 77,1 80,0 77,0 60,1 58,7 59,2 56,5lubaczowska 71,5 76,3 67,6 66,7 66,2 64,8 67,9 61,9 62,9 59,2 65,6 62,5lubelska 39,2 38,3 53,9 44,9 44,6 41,5 46,3 47,0 42,5 43,8 47,5 45,3łomżyńska 52,0 59,5 50,7 45,6 52,3 46,5 47,3 46,6 44,3 40,2 49,0 44,9łódzka 35,3 35,2 40,6 37,6 36,6 31,7 39,2 37,5 32,6 30,7 33,5 29,8opolska 57,6 60,7 73,1 61,1 56,0 54,7 54,9 62,0 52,8 49,1 55,4 52,4płocka 40,4 38,3 44,8 40,6 44,6 41,5 44,7 43,5 40,0 36,4 42,6 39,3poznańska 52,5 57,4 59,8 52,6 54,0 56,4 60,8 65,4 54,3 53,2 55,9 53,4przemyska 75,5 75,2 78,9 71,0 75,1 74,8 78,7 77,8 78,5 78,5 72,8 69,2sandomierska 53,9 54,3 53,3 45,1 45,2 48,8 53,5 52,3 44,2 40,5 46,0 43,6siedlecka 57,6 57,5 64,0 58,0 59,3 58,7 63,3 61,3 54,6 50,1 57,9 54,7szczecińsko-kam. 36,6 35,4 42,7 37,5 38,7 37,5 35,8 36,3 35,7 37,3 35,8 33,1tarnowska 73,2 78,4 87,0 85,3 86,0 73,0 79,4 79,2 74,2 77,7 77,5 73,6warmińska 42,6 35,4 43,6 39,0 38,8 39,6 43,6 48,7 42,7 39,4 40,1 43,1warszawska 42,1 44,8 43,1 43,4 42,7 41,6 40,9 39,9 38,5 36,7 39,8 37,6włocławska 41,0 43,9 47,3 43,8 49,7 44,3 46,4 44,7 41,3 36,6 44,1 38,6wrocławska 51,6 52,9 66,5 48,1 50,7 45,4 46,8 45,1 43,0 41,8 45,2 43,3Frequentanti alla messa domenicale -Tab. 1 - Fonte: Praktyki niedzielne, 2005, http://www.iskk.ecclesia.org.pl/praktyki-
niedzielne.htm
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