“La vocazione al sacerdozio e alla vita con-
sacrata costituisce uno speciale dono divino,
che si inserisce nel vasto progetto di amore e
di salvezza che Iddio ha su ogni uomo e per
l’intera umanità. L’apostolo Paolo, che ri-
cordiamo in modo speciale durante quest’-
Anno Paolino nel bimillenario della sua na-
scita, scrivendo agli Efesini afferma: “ Dio,
Padre del Signore no-
stro Gesù Cristo, che ci
ha benedetti con ogni
benedizione spirituale
nei cieli in Cristo, in lui
ci ha scelti prima della
creazione del mondo,
per essere santi e imma-
colati di fronte a lui
nella carità” (Ef 1,3-4 ) .
Così papa Benedetto
XVI ha scritto nel mes-
saggio per la 46.ma
Giornata mondiale di
preghiera per le voca-
zioni che si è celebrata
il 3 maggio, nella quarta
Domenica di Pasqua, ed
è stata dedicata al tema
“La fiducia nell’iniziati-
va di Dio e la risposta
umana”.
“Nell’universale chia-
mata alla santità, prose-
gue, risalta la peculiare
inziativa di Dio, con cui sceglie alcuni per-
ché seguano più da vicino il suo Figlio Gesù
Cristo, e di lui siano ministri e testimoni
privilegiati. Il divino Maestro chiamò perso-
nalmente gli Apostoli «perché stessero con
lui e per mandarli a predicare con il potere
di scacciare i demoni» (Mc 3, 14-15); ad
essi, a loro volta, si sono associati altri di-
scepoli, fedeli collaboratori nel ministero
missionario. E così, rispondendo alla chia-
mata del Signore e docili all’azione dello
Spirito Santo, schiere innumerevoli di pre-
sbiteri e di persone con-
sacrate, nel corso dei
secoli, s sono poste nella
Chiesa a totale servizio
del vangelo. Rendiamo
grazie al Signore che
anche oggi continua a
convocare operai per la
sua vigna. Se è pur vero
che in talune regioni
della terra si registra una
preoccupante carenza di
presbiteri, e che difficol-
tà e ostacoli, accompa-
gnano il cammino della
Chiesa, ci sorregge l’in-
crollabile certezza che a
guidarla saldamente
nei sentieri del tempo
verso il compimento del
Regno è Lui, il Signore
che liberamente sceglie
e invita alla sua sequela
persone di ogni cultura e
di ogni età, secondo gli
imperscrutabili disegni del suo amore mise-
ricordioso. Nostro primo dovere è pertanto
di mantenere viva, con preghiera incessante,
questa invocazione dell’iniziativa divina”.
Il messaggio nella Giornata mondiale per la vita consacrata
IL PAPA CON SAN PAOLO :
LA VOCAZIONE E’ UNO
SPECIALE DONO DIVINO
E’ il Signore che invita alla sua sequela persone di ogni cultura ed età,
secondo gli imperscrutabili disegni del suo amore misericordioso
Organizzazione per il Bimillenario della Nascita dell’Apostolo
Maggio 2009
Anno 3, N° 5
Pagina 2 Bollettino della Basilica Papale San Paolo fuori le Mura
LE ACCADEMIE PONTIFICIE
CELEBRANO SAN PAOLO
Una giornata di studio aperta dal presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura e conclusa nelle Catacombe di S. Sebastiano
Il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, ha aperto la matti-na dell’8 maggio una giornata di studio delle Acca-demie Pontificie, celebrativa dell’Anno Paolino, nella sala delle conferenze di via della Conciliazio-ne e l’ha conclusa nel tardo pomeriggio celebrando l’Eucaristia nella Basilica di San Sebastiano sull’Ap-pia Antica, eretta come noto sopra le Catacombe che testimoniano la Memoria Apostolorum quindi
dei santi Pietro e Paolo. Nella sua introduzione mons. Ravasi ha ricordato come San Paolo grande testimone delle fede e annunciatore della Grazia, “protettore del pensie-ro”, abbia da sempre coinvolto il mondo teologico, mistico, artistico, intellettuale; e d’altra parte egli penetrò in profondità nelle culture ebraica,ellenistica e romana del suo tempo con l’obiettivo di “guadagnare tutti a Cristo”. Proprio su “Paolo e le culture” si è sviluppata la magistrale relazione di un grande suo esegeta, mons. Romano Penna ( una parte dedicata al raffronto tra alcuni concetti dell’Apostolo e il pensiero dei filo-sofi stoici, soprattutto di Seneca), che ha pure proiettato lo sguardo sui germi del Ver-bo che si nascondono nelle altre religioni. San Paolo, maestro di metodo missionario “tra retorica e annuncio del Vangelo”, è stato il protagonista della dissertazione di don Manlio Sodi, della Pontificia Università Salesiana e neo Presidente della Pontificia Accademia di Teologia (ha sostenuto che “l’Anno Paolino non finirà mai”). E’ seguita quella sulle “incidenze cristologico-mariane nella teologia paolina” ( sviluppo della af-fermazione “Nato da donna” proclamata nella Lettera ai Galati, e “figlia di Sion”) di padre Aristide Serra della Pontificia Accademia Mariana Internazionale. Affascinanti le relazioni del prof. Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon sulla figura di San Paolo nel mosaico della chiesa di Santa Pudenziana e del prof. Vincenzo Fiocchi Nicolai, rettore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, sulla vocazione funeraria della Basiliche romane eret-te in onore dei Martiri, e di quella di San Paolo fuori le Mura in particolare; aree cimiteriali sviluppatesi dopo i primi seco-li del Cristianesimo, quando le sepolture venivano fatte nelle catacombe. E proprio in quelle di San Sebastiano e di Vigna Chiaraviglio sulla via Appia Antica si è concentrata l’attenzione del convegno perché testimoni del culto degli Apostoli Pietro e Paolo, illustrato dal prof: Fabri-zio Bisconti, magister (presidente) della Pontificia Accademia Cultorum Mar-tyrum.
Pagina 3 Bollettino della Basilica Papale San Paolo fuori le Mura
A ROMA UN SIMPOSIO SULLA
RADICE EBRAICA DI PAOLO In tre sedi: il Pontificio Istituto Biblico, la Pontificia Università Gregoriana
e la Basilica di San Paolo fuori le Mura
Una significativa celebrazione dell’Anno Paolino a Roma è stato, dal 20 al 22 maggio, il simposio internazionale sul tema “Paolo nella sua radi-ce giudaica” organizzato dal “Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudai-ci” della Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con l’Uni-versità Ebraica di Gerusalemme, l’Università Cattolica di Leuven (Belgio) e la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, dove ha avuto la sua conclusione nella sala Barbo. Qui i partecipanti, accademici e stu-diosi cristiani ed ebrei, sono stati accolti dall’Arciprete, il cardinale An-drea di Montezemolo, che nell’evento culturale ha detto di vedere un’-applicazione dell’Accordo fondamentale” del 1993 tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede, per il quale ebbe il privilegio di svolgere un ruolo im-portante come Delegato Apostolico a Gerusalemme, quindi come pri-mo nunzio in Israele. Gli ospiti sono stati salutati pure da padre Ed-mund Power, abate dell’Abbazia benedettina, che ha ricordato fra l’al-tro come in essa ogni due anni convengano da ogni parte del mondo
studiosi di varie confessioni cristiane per un convegno paolino e che da aprile vi è stata esposta, per la pri-ma volta al gran pubblico, la “Bibbia carolingia”. Il simposio è stato aperto il 20 maggio nell’aula Magna del Pontificio Istituto Biblico dalla relazione di uno dei maggiori studiosi della “Ebraicità di Paolo” , il prof.Ed Pa-rish Sanders della Duke University della North Carolina (Stati Uniti). Egli ha affermato, viveva e operava in un mondo che parlava greco, ma la sua istruzione e la sua educazione furono ebraiche. “Le categorie principali del suo pensiero furono ebrai-che, la sua missione si svolse nel tessuto dell’escatologia ebrai-ca, l’esito finale che desiderava ardentemente fu una forma uni-versale di speranza ebraica”. Ha tuttavia sottolineato come lo studio delle sue citazioni abbia rivelato come Paolo conoscesse a memoria ampie parti della Bibbia in greco , la versione ebraica cosiddetta dei Settanta. Alla quale fecero costante riferimento i primi cristiani ma che fu rifiutata, alla fine del primo secolo, dall’ortodossia giudaica. E di questa versione, dei suoi precedenti, della sua influenza sul Nuovo Testamento, delle correzioni ad essa apportate in alcuni
manoscritti, ha parlato, nell’Aula Magna della Pontificia Università Grego-riana, il prof. Emauel Tov, dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Consi-derato come uno dei più rinomati esperti dei manoscritti di Qumram e del-la critica testuale della Bibbia Ebraica e Greca (dei Settanta), ha ricevuto nei giorni scorsi il prestigioso “Premio Israele”. Altre importanti relazioni – nella Sala Barbo della Basilica Ostiense – sono state della prof. Paula Fredriksen, dell’Università di Boston e dell’Universi-tà Ebraica di Gerusalemme, sul tema “Giudaizzando le Nazioni: i requisiti rituali del Vangelo di Paolo” e del padre Justin Taylor S.M., vice rettore del-la École Biblique et Archéologique Français” di Gerusalemme su “Paolo e la comunità ebraica di Roma in Atti (28, 17-31)”. Riflessioni conclusive del sim-posio sono state esposte dai prof. David Satran dell’Università Ebraica di Gerusalemme e Reimund Bieringer dell’Università Cattolica di Leuven. Ha moderato tutte le sessioni del convegno il prof. Joseph Sievers, direttore del “Centro Cardinal Bea”. “Abbiamo cercato, ha detto, di rendere visibili i mol-teplici e durevoli legami di paolo con l’Ebraismo, troppo spesso dimenticati in passato, sia nella ricerca che nella vita della Chiesa”.
Pagina 4 Bollettino della Basilica Papale San Paolo fuori le Mura
La Chiesa di Siracusa, che si gloria di essere la prima d’Italia
fondata da San Paolo, è stata scelta nell’Anno Paolino per
accogliere, il 7 e 8 maggio, il quarto convegno ecumenico
delle Chiese cristiane, al quale hanno dato vita più di cento
delegati in rappresentanza delle diocesi cattoliche, delle
Chiese evangeliche e pentecostali e delle Chiese ortodosse
(di Costantinopoli, russa e romena) che hanno nella penisola
delle strutture pastorali. Una partecipazione molto ampia,
come non si era avuta nelle precedenti conferenze, che ha
testimoniato quanto siano state sentite la celebrazione del
bimillenario della nascita dell’Apostolo e l’ attualità del suo
insegnamento. Questa, in particolare, è stata evidenziata nel discorso di apertura dal presidente
della commissione della Conferenza Episcopale Italiana per l’ecumenismo e il dialogo, mons.
Vincenzo Paglia (nella foto). Egli ha infatti ricordato l’impegno di San Paolo “a cementare
l’unità dei cristiani superando diversità culturali, fragilità e distanze” prima di stabilire il sin-
golare parallelismo tra Siracusa, che accolse l’Apostolo, e le città del Terzo Millennio abitate
da gente di diversa provenienza, fede, lingua e cultura, e tutte bisognose di evangelizzazione”.
Una realtà che “spinge a interrogarci su come vivere e comunicare la fede cristiana in un mon-
do multiculturale, multietnico, multi religioso come quello in cui viviamo”. La lezione di San
Paolo , ha detto, è semplice: “Egli non si è fermato davanti ai muri e agli abissi che dividono i
diversi mondi. E’ entrato in essi, cercando si spiegare a chi lo ascoltava che aveva qualcosa di
radicalmente nuovo da comunicargli, che entrava però nella sua mentalità, la trasfigurava e la
accettava nello stesso tempo”, La forza di Paolo era in sostanza la
forza della Parola. Perciò monsignor Paglia ha sottolineato che
“nell’ascolto della Parola di Dio i cristiani non solo si trovano già
sulla via dell’unità, ma ne ricevono un vigore nuovo”. La Parola,
infatti, “per sua stessa natura spinge alla comunione piena della
mensa eucaristica e all’amore per il prossimo”.
Sull’importanza della Scrittura per il movimento ecumenico han-
no concordato anche altri interventi, del presidente della Federa-
zione delle Chiese evangeliche in Italia Domenico Maselli
(“Vogliamo vivere e lottare per l’unità”), del rappresentante della
Chiesa russo-ortodossa, l’igumeno Filipp Vassiltsev (con un invi-
to a “ritrovare lo slancio verso l’unità), del rappresentante della
Chiesa romena ortodossa Augustin Gheorghiu (“Quando, come
San Paolo, sarà Gesù che vivrà in noi, l’unità della Chiesa diverrà
realtà”), del teologo valdese prof. Paolo Ricca (“Paolo è apostolo
ecumenico in modo eccellente. Se le Chiese seguissero il suo e-
sempio, la loro vita interna ne trarrebbe vantaggio”).
Relazioni sono state svolte dal segretario generale della CEI, l’ar-
civescovo Mariano Crociata, e dall’archimandrita Evangelos
Yfantidis, vicario generale dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e di
Malta. L’arcivescovo di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo ha
aperto i lavori del convegno e li ha conclusi presiedendo nella
cattedrale una preghiera ecumenica.
Ecumenismo oggi sull’esempio dell’Apostolo
NELL’ANNO PAOLINO
CONVEGNO A SIRACUSA
DELLE CHIESE D’ITALIA
Via Ostiense, 186
00146 ROMA
Telefono : 06 698 80 800
Telefax : 06 698 80 803
Mail : [email protected]
Organizzazione per il Organizzazione per il Organizzazione per il Organizzazione per il
Bimillenario della nascita Bimillenario della nascita Bimillenario della nascita Bimillenario della nascita
dell’Apostolo Paolodell’Apostolo Paolodell’Apostolo Paolodell’Apostolo Paolo
“Non sono più io che vivo, è
Cristo che vive in me” Gal 2, 20
IL SITO INTERNET DELL’ANNO PAOLINO ANCHE IN:
INGLESE, SPAGNOLO , FRANCESE, TEDESCO, PORTOGHESE
Il sito Internet dell’Anno Paolino avviato in lingua Italiana è ora disponibile nelle lingue Ingle-se, Spagnolo, Francese, Tedesco e Portoghese. Il sito, che fornisce informazioni aggiornate anche sul calendario e i servizi oltre che un Bollet-tino mensile per i mass media, consente di interagire con annuncio di pellegrinaggi e prenota-zioni di celebrazioni ed eventi in genere nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.
Spiegata da papa Benedetto XVI
LA VISIONE DI SAN PAOLO
SUL MISTERO DELLA CHIESA
Il 26 maggio Papa Benedetto XVI ha inaugurato l’annuale convegno della Diocesi di Roma
sul tema “Appartenenza ecclesiale e responsabilità pastorale” con un discorso in cui ha par-
lato della Chiesa “che ha origine nel Dio trinitario, ed è mistero di comunione”. Per spiegar-
lo ha detto: “La Chiesa è una comunione di persone che per l’azione dello Spirito Santo for-
mano il “Popolo di Dio”, che è al tempo stesso il Corpo di Cristo. Il concetto “Popolo di Dio
è nato e si è sviluppato nell’Antico Testamento: per entrare nella realtà della storia umana,
Dio ha eletto un popolo determinato, il popolo d’Israele, perché sia il suo popolo. L’inten-
zione di questa scelta particolare è l’universalità. Per il tramite di questo Popolo, Dio entra
realmente in modo concreto nella storia. E questa apertura all’universalità si è realizzata nel-
la croce e nella resurrezione di Cristo.
“Nella croce Cristo- così dice san Paolo - ha abbattuto il muro di separazione. Dandoci il
suo Corpo, Egli ci riunisce in questo suo Corpo per fare di noi una cosa sola…Così vediamo
che i due concetti “popolo di Dio” e “Corpo di Cristo” si completano e formano insieme il
concetto neotestamentario di Chiesa. E mentre “Popolo di Dio” esprime la continuità della
storia della Chiesa, “Corpo di Cristo” esprime l’universalità inaugurata nella croce e nella risurrezione del Signore”.