INDICE
MARIANO GUZZINI, Presidente Parco del Conero ................................................... p. 2
Aldo SPADARI, Ordine dei giornalisti delle Marche ............................................... p. 4
FILIPPO GIULIOLI, Vicepresidente Mediateca delle Marche .................................... p. 8
FABIO STURANI, Assessore Comune di Ancona ....................................................... p. 10
LUIGI BERTONE, Federazione italiana parchi e riserve .......................................... p. 12
ROSSELLA COLLETTA, Enea .................................................................................... p. 21
PAOLO BENEVENTI, Libero professionista. ............................................................. p. 22
MARIO CAMILLI, Ufficio stampa parco Gran Sasso-
Monti della Laga......................................................................................................... p. 24
MAURIZIO MARANO, Ricercatore universitario....................................................... p. 26
GIANNI BOSCOLO, Direttore rivista "Piemonte Parchi".......................................... p. 29
FEDERICA ZANDRI, Giornalista professionista, collaboratrice de"Il Resto del Carlino".................................................................................................. p. 35
ENZO VALBONESI, Presidente Nazionale Federparchi........................................... p. 39
RENZO MOSCHINI, Fondatore della rivista "Parchi"............................................... p. 45
ENNIO BAZZONI, Nardini Editore ............................................................................ p. 49
CARLO ALBERTO GRAZIANI, Presidente Parco dei Monti Sibillini. ........................ p. 54
GIULIO IELARDI, Giornalista, collaboratore "Sole 24 Ore", "Oasis",
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
"Plen Air".................................................................................................................... p. 57
PAOLA MAGLIOLA, Assessorato ambiente della Regione Marche .......................... p. 61
MASSIMO PIRACCINI, Ideatore e direttore di "www.parks.it". ................................ p. 62
MARIANO GUZZINI.................................................................................................... p. 66
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Presiede: Mariano GUZZINI
PRESIDENTE PARCO DEL CONERO
MARIANO GUZZINI, Presidente Parco del Conero. Ringrazio tutti coloro che
sono presenti. Parecchi hanno mandato comunicazioni informando che per mille motivi
non riescono ad essere qui con noi, poi ci sono avvenimenti che spostano i saluti dei
politici perché Rutelli è a Pesaro e altre cose, tuttavia quasi in orario cominciamo i
nostri lavori, anche perché la presenza del presidente nazionale della Federparchi è
assicurata. Non abbiamo Carlo D'Ettorre, presidente dell'Ordine dei giornalisti delle
Marche in quanto in ospedale, ha delegato a sostituirlo il giornalista Sediari che porterà
il saluto dell'Ordine. Inviamo i nostri migliori a Carlo perché si ristabilisca.
Facciamo oggi una cosa nuova, nazionale, poi sentiremo da Luigi Bertone il senso
di questa nostra giornata di lavoro, ma come marchigiani ci teniamo perché questo è il
secondo appuntamento rispetto a quello che tenemmo ormai diversi anni fa che pure si
chiamava "I parchi stampati". C'era allora, ed è bene che ci sia oggi, un rapporto con
l'Ordine dei giornalisti e con la Mediateca delle Marche. La Mediateca — è qui presente
l'amico Giulioli — non solo allora ci stampò gli atti di quell'iniziativa nei suoi
Quaderni, ma co-organizzò il primo incontro, perché eravamo convinti allora, come
spero siamo convinti anche oggi, che occuparci di mezzi di comunicazione significa
occuparsi anche dei mezzi stampati, non solo degli audiovisivi ma anche dei mezzi di
comunicazione e di informazione, quindi c'è un rapporto forte tra la ricerca,
l'approfondimento che compie la Mediateca delle Marche e le nostre ricerche, i nostri
approfondimenti sui giornali dei parchi, sulle riviste, su Internet.
L'Ordine dei giornalisti, allora come oggi, c'entra anche perché allora si avviò un
discorso lentissimo, che chissà quando mai arriverà a conclusione, anche con la Scuola
di giornalismo di Urbino. Si disse allora che anche il momento della formazione dei
giornalisti poteva essere importante per far uscire dall'ombra il lavoro non solo dei
parchi ma tutta la tematica del nuovo sviluppo ecosostenibile, tutte le problematiche
ambientaliste, di fronte a un rischio, che è uno dei temi della nostra discussione, cioè
che il lavoro giornalistico fosse troppo generico, troppo legato alla rincorsa dello scoop
e anche dell'appiattimento: "tutte le notizie sono uguali purché riempiano la pagina". Il
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
rappresentante dell'Ordine dei giornalisti vive tutti i giorni, come giornalista di
quotidiano, questa che in parte è una necessità e in parte un'impostazione. Quindi, il
rapporto con l'Ordine dei giornalisti delle Marche e con la Mediateca ha questo
significato.
Noi attraversiamo un momento non particolarmente esaltante, addirittura si
potrebbe definire un momento oscuro del dibattito sulle aree protette e sullo sviluppo
ecosostenibile. C'è questo fatto di Portofino, la riperimetrazione da 6.000 a 1.000 ettari,
che sarebbe come dire che il parco del Conero potrebbe ridursi a un pezzettino introno a
Portonovo. Ma non è solo questo, l'ha detto bene il presidente Valbonesi ieri in un
intervento su Repubblica: c'è qualche cosa di più ampio in giro per l'Italia, che riguarda
il rischio non solo che delle aree protette se ne parli sempre meno, ma che ci siano
azioni pesanti nei confronti di un processo che non riguarda quanto è grande o quanto è
piccolo questo o quell'altro parco, ma riguarda lo sviluppo di questo Paese, lo sviluppo
eco-compatibile, lo sviluppo sostenibile, il nuovo sviluppo necessario, che passa
attraverso i parchi come l'intende chi ci opera dentro, e attraverso loro e attraverso la
sperimentazione di questo nuovo sviluppo ecosostenibile, cambiare anche lo sviluppo
complessivo del Paese.
Quindi non si sta ragionando degli interessi di questo o quel direttore di parchi, di
questo o quel presidente di parchi, ma di un modo o di un altro di svilupparsi di questo
nostro Paese. In questa fase abbastanza oscura, noi poniamo, oggi, la questione di come
comunicare le nostre esigenze, le nostre problematiche, i nostri giudizi, come
intervenire nella rappresentazione del mondo che passa attraverso i mezzi di
comunicazione. Sappiamo che alcune cose non esistono se non passano dai giornali e
noi pensiamo che sia possibile, necessario avere una strategia della comunicazione in
quanto ad aree protette, e di questo vorremmo riflettere insieme a voi.
Ringrazio quindi coloro che sono venuti rispondendo a questa esigenza e mi rendo
anche conto che, siccome il processo è lento e complesso, non è che improvvisamente
tutti diventano sensibili e abbiamo folle per occuparci di queste questioni, ma credo che
sia importante rilevare fin dall'apertura di questi lavori quanto ci sia di positivo nelle
novità che possiamo registrare. Quando ci siamo visti qui la prima volta a parlare di
parchi stampati dicevamo che era molto positivo il fatto che esistevano una quindicina
di "giornaletti" prodotti dai parchi. Non c'era Internet. Adesso ce ne sono 40. Allora
dicevamo "è un inizio di tendenza", oggi comincia ad essere una cosa di una certa
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
importanza: oggi c'è una rete telematica, con un forte collegamento con parecchi parchi
e quindi insieme la possiamo anche ragionevolmente considerare la nostra rete.
Abbiamo da tempo la rivista Parchi, indegnamente diretta da me in questa fase, ma ha
conosciuto tempi migliori e speriamo che ne conosca degli altri ancora più esaltanti.
Che poi tutto questo — i giornali dei parchi, la rete, la rivista — sia già quello che
serve per superare questo muro di gomma che molto spesso c'è sulle nostre
problematiche sarebbe veramente presuntuoso da parte nostra affermarlo, tant'è che
siamo qui per ragionare come entrare meglio in collegamento tra noi e come darci una
politica complessiva, una strategia delle comunicazioni, però anche dire che non
succede niente e che tutto va male sarebbe ugualmente sbagliato: nel tempo sono
migliorate alcune cose. E' come il buco dell'ozono e Kyoto: i guai continuano ad esserci
e quei piccoli sforzi che si fanno non fermano il degrado complessivo, quindi bisogna
essere molto ottimisti per pensare che queste novità che ci sono potranno essere un
domani decisive, però siamo sull'argomento e di questo ci piace discutere per fare cose
concrete che peraltro facciamo.
Questo è, secondo me, il motivo di questo nostro incontro. Per rispettare il
programma darei subito la parola al rappresentante dell'Ordine dei giornalisti e al
rappresentante della Mediateca per i saluti delle autorità.
Ha la parola il collega Aldo Spadari che ci saluterà a nome dell'Ordine dei
giornalisti delle Marche.
Aldo SPADARI, Ordine dei giornalisti delle Marche. A nome dell'Ordine dei
giornalisti delle Marche ringrazio per il cortese invito il presidente e collega Guzzini. Il
nostro presidente Carlo D'Ettorre, impossibilitato a partecipare perché si è sottoposto
proprio in questi giorni a un intervento di chirurgia ortopedica, ha delegato me, Aldo
Spadari, quale consigliere membro nel consiglio direttivo dell'Ordine regionale a
sostituirlo e a seguire i lavori. Anzi, colgo l'occasione, credendo di rendermi interprete
di tutta l'assemblea, per formulargli i migliori auguri di pronta guarigione.
L'interesse e l'attenzione dell'Ordine dei giornalisti sui complessi temi
dell'informazione sulla conservazione e tutela dell'ambiente è sempre grande e
l'occasione di questo dibattito e confronto sulle diverse realtà dell'informazione sui
parchi regionali e nazionali è da noi vista con grande favore. "Parchi stampati non solo"
è il titolo di questo importante convegno a livello nazionale giunto alla seconda
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
edizione. Dall'ultimo incontro molte cose sono cambiate, c'è stato un grande sviluppo
della rete e abbiamo appreso con piacere che Federparchi nazionale, il sito
"www.parks.it" sta registrando un numero straordinario di visitatori e anche la rivista
Parchi sarebbe in procinto di trasformarsi da rotocalco cartaceo anche in telematico.
MARIANO GUZZINI. E' già.
Aldo SPADARI. Lo è già... Bisogna insomma stare al passo con i tempi e Internet
è il futuro, l'abbiamo capito tutti.
In un convegno tenutosi a Portoferraio giorni fa si è parlato proprio de "La stampa
nell'era multimediale". La stampa d'altro canto, in questa nuova era si trova davanti a
nuove frontiere, nuovi stimoli e nuove sfide. Lo scenario neppure troppo futuribile,
promette di mutare in tempi rapidissimi anche la figura del giornalista, che dovrà
divenire una guida fidata per l'utente di Internet, trasformandosi in un vero e proprio
provider di conoscenza. Il cambiamento che attende tutti noi giornalisti è quindi
ineluttabile ed è quello di interagire con il sistema informatico multimediale. Ma come
spesso accade quando ci sono dei cambiamenti allo sviluppo dell'informazione su
Internet tra giornalisti, si sono sviluppati due atteggiamenti contrapposti: da una parte
gli integrati, i pionieri del web che hanno abbandonato carta e penna per esaltare le
magnifiche sorti dell'informazione in tempo reale, dall'altra i detrattori della rete che
sostengono che proprio il tempo reale, l'immediatezza dei giornali on-line rappresentano
un rischio per l'informazione destinata a diventare sempre più superficiale, inattendibile
o parziale.
Qual è la posizione giusta? Marco Pratellesi ha scritto ultimamente sul Carlino
che entrambe le posizioni si basano su un errore di prospettiva. L'assunto è che
l'informazione on-line coincida con il tempo reale e con l'aggiornamento immediato dei
contenuti, senza porsi il problema dell'attendibilità, della verifica e della completezza.
In realtà il successo dell'informazione on-line è legato alla personalizzazione del tempo
di fruizione dei contenuti da parte dell'utente, che può decidere quando leggere il suo
giornale on-line o vedere il suo Tg web.
L'informazione on-line è dunque il trionfo della personalizzazione e il trionfo
della scelta e ciò che ha valore per l'utente non è solo che una notizia sia aggiornata in
un sito prima di un altro sito quanto il modo in cui viene approfondito un fatto. Ecco
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
perché egli sceglie un giornale on-line anziché un altro: perché lo trova esaustivo e
attendibile, ne condivide le scelte proprio come accade con i lettori dei giornali
stampati.
Ma nell'altro convegno è stato affrontato anche un altro tema: come deve essere la
stampa, generalista o specializzata? L'allora presidente dei giornalisti Rossetti, cinque
anni fa lanciò il sasso, mise in guardia dal pericolo che un'informazione generalista
potesse presentare due quadri contrapposti: o fortemente polemico, quando cioè si
scrivono le cose che non vanno, o eccessivamente idilliaco. E' anche vero però che
un'informazione troppo specializzata alle volte rischia di essere rivolta solo agli addetti
ai lavori e non al grande pubblico. La soluzione individuata allora fu quella di
contemperare e di integrare queste due forme per un maggiore equilibrio, cercando di
fornire delle informazioni il più possibile corrette. Dunque stampa generalista o
specializzata? A questo proposito, non me ne vogliate, approfitto dell'occasione che mi
è concessa per portare la mia piccola esperienza personale. Collaboro da quasi 17 anni a
Il Resto del Carlino di Ancona e in questi ultimi anni scrivo anche su fogli locali e
saltuariamente sui rapporti per le Marche de Il Sole 24 Ore, insegno anche lettere in un
istituto superiore, ma questo non importa; quello che importa è che vivo e opero nel
territorio del parco e coadiuvo i miei in un'attività turistica nel cuore di Sirolo e del
parco. Ho fatto i primi passi come giornalista con il parco del Conero che cresceva. Il
mio piccolo bagaglio di esperienze me lo sono costruito, anche se non è mai abbastanza.
Sono stato tra i primi firmatari in piazza, a Sirolo, per l'istituzione del parco del Conero
quando cacciatori e gran parte della popolazione marciavano contro e in giro circolava
una congerie di informazioni sbagliate e claudicanti sul parco che stava nascendo. Una
posizione che vi posso lasciare immaginare quanto peso abbia avuto in un paese così
geloso e chiuso come Sirolo e quanto abbia influito negativamente su una pacifica
convivenza e su un'attività, quella giornalistica e anche quella dei miei.
I fatti hanno dato ragione a chi, come me, ha osato pensare che il parco portasse
benessere e qualità della vita, e infatti siamo qui a parlarne e cercare di migliorarlo
sempre più. Per Sirolo e per l'intera riviera del Conero il parco è stato proprio un valore
aggiunto a livello d'immagine: non è un caso se in questi ultimi 7-8 anni sono piovuti
tutti questi riconoscimenti con le bandiere blu e le speciali classifiche di Legambiente.
Ora molti colleghi, sia dell'uno che dell'altro settore e molti amministratori hanno
cambiato parere, qualcuno siede pure all'interno del consorzio. Meglio così.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Come giornalista locale oltre a quello di Sirolo ho seguito in questi anni anche i
Consigli comunali dei diversi Comuni che fanno parte del parco, Numana e Camerano e
devo assicurare che ai fini di una chiara comprensione e diffusione dei problemi questo
per me è stato molto proficuo, anche se non nascondo di avere avuto e di avere tuttora
problemi, specialmente con qualche amministratore, per quello che scrivo. Penso solo
alle reazioni politiche e delle varie categorie scatenate l'anno scorso quando mi sono
limitato semplicemente a pubblicare notizia sul mio giornale dello studio di fattibilità
sul parco marino portato avanti dal Cnr e dall'area interessata che lo riguarda: sembrava
quasi di essere tornati ad un clima del passato, e mi meraviglio di quello che si legge in
questi giorni su Portofino. Forse ci dovremo passare anche noi, speriamo di no.
Con piacere ho constatato, seppure un paio di anni prima il sottoscritto l'avesse
sollevato, che è stato affrontato dal Parco, nell'assemblea di marzo, il problema
dell'elettrosmog, dei campi magnetici sul Conero, anche a seguito del disegno di legge
approvato recentemente in Senato. Nei confronti del parco del Conero — e questo lo
dico a Guzzini con il quale in passato ci sono state piccole incomprensioni, subito
appianate — c'è un rapporto che forse, ad un osservatore poco attento può sembrare
conflittuale, ma in realtà non è e ciò scaturisce dall'attenzione e dalla voglia che il parco
funzioni appieno. Ecco il motivo, alle volte, di qualche rilievo mosso. Ma ciò che ad un
cronista non sfugge, oltre alla pubblicistica attorno al parco che è numerosa, sono certe
discrasie e situazioni relative alla visibilità e operatività del parco, che a mio avviso
dovrebbero essere rivedute e corrette. Chi di noi non ha visto quei bellissimi cartelli con
le gigantografie delle foto messe ultimamente un po' ovunque? Danno l'idea del
territorio del parco. Ma non basta, ci vorrebbe anche un minimo di accoglienza e
assistenza informativa.
Lasciamo stare la cartellonistica stradale con i cervi che attraversano la strada,
questo credo dipenda dall'Anas o dalla Provincia, ma avete mai pensato a quanta gente
in questi giorni di festa, da Pasqua in poi va sul Conero? Ebbene, tuttora non c'è un
bagno pubblico, una fontanella per dissetarsi, nessuno dà un'informazione. Piccole cose,
ma forse dalle piccole cose si fanno le grandi cose. Parlare e scrivere di parco e di
parchi è importante, ma la gente, purtroppo, giudica solo da quello che vede e chiede di
più: più servizi, più assistenza, più informazioni, più cartine. Come si fa a non
dargliele? Lo dico perché domenica pomeriggio primo aprile mi sono trovato per caso
in vetta al Conero: era strapiena di auto, bus e mountain-bike e la gente non sapeva a chi
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
rivolgersi per un'informazione, per un bagno, per bere un sorso d'acqua. A Sirolo gli
uffici turistici erano ancora chiusi. Può essere un motivo di riflessione anche questo, in
questo convegno?
Ecco perché, inevitabilmente, un giornalista che opera in una realtà territoriale
come questa, non può non vedere queste cose e non segnalarle, non perché non vuole
bene al parco, a Sirolo, a Portonovo, a Numana, ad Ancona, all'ambiente, al turismo ma
al contrario: perché vuole che certe disfunzioni — quelle sì, che ledono all'immagine
del posto — non abbiano più a ripetersi. Ha quindi ragione Rossetti quando, in merito
alla specializzazione dei giornalisti, rilevò la volta scorsa che non esistono vari tipi di
giornalismo ma che il giornalismo è uno solo. Quello che specializza un giornalista a
livello ambientale – ed è questo il punto — è soprattutto la sua sensibilità, la sua
cultura, la sua passione, la sua predisposizione, il suo grado di rispetto e di
insegnamento alla protezione della natura. Non ci si improvvisa giornalisti ambientalisti
se non si sentono veramente questi temi, altrimenti si è solo stanchi emanatori di questo
o quel comunicato che ti viene passato o girato dalla redazione.
Ben vengano dunque i giornalisti esperti di ambiente ma veramente amanti dello
stesso, non avulsi dal territorio e dalle sue problematiche.
Buon lavoro a tutti e scusate per questa mia digressione personale.
MARIANO GUZZINI. Ha la parola Filippo Giulioli, rappresentante del presidente
della Mediateca, e dirigente della medesima.
FILIPPO GIULIOLI, Vicepresidente Mediateca delle Marche. Scuso l'assenza del
presidente Schiavoni, impossibilitato a partecipare in quanto professore di un istituto
scolastico di Senigallia e a suo nome porto il saluto a tutti i presenti. Ringrazio
sentitamente per l'invito a partecipare a questo interessantissimo secondo convegno.
Inizio con una citazione importante a mio avviso: come è stato presentato l'altro
convegno.
Nella presentazione che è stata fatta del Quaderno su "I parchi stampati" c'è un
concetto emblematico, importante di come si è mossa la Mediateca nel contesto
dell'informazione, della comunicazione e di tutti i problemi annessi e connessi. Mariano
Guzzini e Franco Boldrini, allora presidente della Mediateca, hanno evidenziato questo
aspetto: l'informazione è un meccanismo delicato, essenziale in una democrazia, che va
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
seguito con grande attenzione. La Mediateca delle Marche ha appunto tra i suoi compiti
istituzionali quello di monitorare, esaminare criticamente, catalogare e mettere in
memoria i mezzi di comunicazione per uno scopo generale di conservazione ma anche
di valorizzazione. Questo è l'aspetto più importante del ruolo della Mediateca delle
Marche.
Io mi sento orgoglioso di aver contribuito alla creazione della Mediateca nel 1984
come consigliere comunale, idea primaria anche allora di Mariano Guzzini insieme ad
altri. Come consigliere comunale e assessore, insieme a Mascino e ad altri facemmo la
battaglia per la creazione del parco del Conero, per cui in modo sentito posso entrare nel
merito di quello che già preliminarmente ha detto il presidente Guzzini ed evidenziare
che è importante il ruolo della Mediateca, in quanto proprio dall'inizio, dal 1984 ad oggi
si è accentuato lo scopo primario per il quale era stata creata, cioè la catalogazione, la
comunicazione, l'informazione di tutto ciò che c'è nelle Marche ed oltre. E posso dire
con soddisfazione che attraverso un contato costante e continuo con la Regione Marche,
siamo riusciti finalmente ad avere un piano di catalogazione che è triennale, con
l'impegno che possa avere una valenza continua. Questo sta a significare che, sia per
quanto attiene alle problematiche relative al parco del Conero, sia per quanto attiene a
tutto ciò che riguarda le Marche, noi potremo avere una conoscenza la più ampia
possibile, sia di quello che è presente nel territorio a livello anche istituzionale, sia
anche nel sommerso. Noi abbiamo, per esempio, otto cassette che sono la sintesi di un
filmato a 16 mm. di un amatore di Tolentino eccezionale, perché è del 1930 e ci sono
tante di quelle immagini interessantissime che riguardano lo sviluppo del Conero, di
Sirolo, Numana ecc., che deve essere assolutamente portato all'attenzione di tutti quanti
lo volessero.
Stiamo anche accentuando il problema della comunicazione. Attraverso
l'intervento regionale stiamo approfondendo tutti gli aspetti che riguardano l'elemento
"comunicazione" e in riferimento al parco, che è una delle realtà importanti, certamente
potremo avere una collaborazione sempre più intensa e costante e ritengo anche di
rassicurare tutto il consiglio di amministrazione che questi lavori potranno essere
oggetto di un altro Quaderno della Mediateca. Ci sarà il problema del finanziamento e
altri problemi, comunque lo studieremo. Però ritengo che, a conclusione, potrà essere
anche impegno della Mediateca trascrivere e mettere in evidenza tutto quanto sarà
discusso in questa importantissima giornata di lavoro.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Concludo consegnando al presidente quanto, nell'ambito della catalogazione,
riguarda, direttamente o indirettamente, il parco del Conero.
Ringrazio e ritengo, a conclusione, di rappresentare intensamente tutta la volontà
della Mediateca di avere un raccordo costante e continuo con tutto ciò che riguarda il
parco del Conero.
MARIANO GUZZINI. Ringrazio Filippo Giulioli e attraverso lui il nuovo
presidente della Mediateca delle Marche. Sono sicuro che ci saranno proficue occasioni
per approfondire quanto diremo e saluto anche il candidato a Sindaco del Comune di
Ancona, già assessore, Fabio Sturani, che interverrà per portarci il suo saluto.
FABIO STURANI, Assessore Comune di Ancona. Non sono in veste di assessore,
perché siamo decaduti a mezzanotte, dato che ci sono le elezioni amministrative nel
nostro comune, ma sono qui in veste di fan del parco del Conero. Credo che questo sia
l'aspetto più importante — ricordo le marce o le passeggiate fatte per l'istituzione di
questo splendido parco — per un percorso comune che abbiamo fatto come cittadini e
come amministratori pubblici, ciascuno nella propria veste. Ma sono qui anche come
candidato — lo dico senza problemi — a sindaco del centro-sinistra per il Comune di
Ancona, per voler testimoniare e garantire non solo l'impegno concreto affinché questa
nostra realtà, questo gioiello che abbiamo sia fruito da tutti nel migliore dei modi. Devo
dare atto al presidente, al comitato direttivo del parco di un impegno serio. Con questo
lavoro è stato possibile anche superare alcune barriere ideologiche, politiche e di confini
territoriali tra i vari Comuni della riviera, tra i diversi livelli istituzionali. Oggi mi pare
che ci sia una nuova consapevolezza, una nuova fase si è aperta, quindi credo che
dobbiamo essere tutti consapevoli di quelle che sono le sfide per i prossimi anni. Da qui
il coordinamento, l'impegno messo anche con le altre realtà nazionali, il collegamento
con tutti i parchi. La manifestazione che avete promosso con l'ente Fiera di Ancona
vede la partecipazione dei soggetti istituzionali, dei parchi di tutto il territorio nazionale
e l'ultima volta anche alcune presenze significative di parchi degli altri Paesi europei.
L'obiettivo che ci poniamo è quello di aumentare, di migliorare la qualità della
vita che non può prescindere dalla valorizzazione e dalla tutela dell'ambiente. Questo è
un impegno per tutta la città e non solo per la parte che abbiamo oggi salvaguardato
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
anche grazie ad una legge regionale. E' una nuova cultura amministrativa che dobbiamo
portare avanti e che credo possa avere, come soggetti protagonisti, tutti i cittadini.
Abbiamo avuto nel passato alcuni problemi; oggi invece, mi pare che questo
sforzo che è stato portato avanti innanzitutto dal parco, sia stato di condivisione delle
scelte, di partecipazione, di comunicazione, di rapporto con i soggetti istituzionali ma
soprattutto con le categorie, con le forze economiche presenti sul territorio. Oggi è un
valore, una risorsa vera, un punto di riferimento anche per le altre scelte amministrative
che stiamo portando avanti.
La valorizzazione dei parchi deve essere vista insieme con la valorizzazione di
tutto il territorio, di tutto il Paese. Dieci anni fa fu lanciata una sfida, con l'on. Calzolaio:
avere il 10% del territorio nazionale salvaguardato, tutelato. Veniva ricordato nei mesi
scorsi che questo obiettivo è stato raggiunto. Credo che non dobbiamo e non possiamo
fermarci ora. Questa nuova cultura deve vedere direttamente protagonisti tutti, quanti, al
di là degli schieramenti politici e dovrà vedere — questo è l'impegno che prendo — una
partecipazione attiva da parte del Comune capoluogo di regione sulla riqualificazione,
sul fatto che questo parco ormai è uno dei punti di riferimento fondamentali per la
politica della città di Ancona e non solo. Quando parliamo di area vasta, quando
parliamo di un collegamento con le altre realtà, credo che anche voi avete contribuito a
superare una fase di impasse.
Oggi possiamo guardare con fiducia ai prossimi anni, grazie anche all'impegno di
Mariano Guzzini, personale, abbastanza testardo su questo, pignolo, ma molto
produttivo, anche con la sua passione. Io lo conosco da molto tempo, per quanto
riguarda la carta stampata e le forme di comunicazione. Grazie a voi credo che abbiamo
migliorato la qualità della vita e la qualità del vivere anche nella città di Ancona. Per
questo il più sentito ringraziamento, gli auguri di buon lavoro anche per la giornata.
Chiedo scusa per essere arrivato tardi, ma è la terza iniziativa della mattinata, ce ne sono
altre nel pomeriggio. Credo di poter garantire, come candidato a sindaco e come
schieramento politico che rappresenta anche la continuità amministrativa del governo
della città di Ancona, di rivederci presto, dopo il 13 maggio, per proseguire insieme e
lavorare per contribuire ancora di più allo sviluppo e alla valorizzazione di questa realtà
del parco del Conero e al collegamento con tutti gli altri parchi e con le altre realtà
nazionali. Ne abbiamo bisogno, ma abbiamo anche la consapevolezza del lavoro sin qui
svolto e dell'altro ancora che dovremo fare insieme.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
MARIANO GUZZINI. Anche noi abbiamo bisogno dell'appoggio degli
amministratori e dell'appoggio dei politici e tutte le volte che ci è sembrato di poterne
fare a meno, ci siamo poi accorti che non era possibile, quindi apprezzo il suo augurio
che è anche il nostro: quello di rivederci al più presto, dopo le elezioni, per avere il
maggiore appoggio possibile da parte degli amministratori e dei politici.
Finita questa parte importante dei saluti delle autorità, siamo grosso modo nei
tempi che ci eravamo dati. E' il momento di ascoltare la relazione di Luigi Bertone, al
quale do molto volentieri la parola.
LUIGI BERTONE, Federazione italiana parchi e riserve. Sembrerebbe che
qualche risultato sulla comunicazione l'abbiamo già ottenuto. Abbiamo già anche
sentito dagli interventi degli amici quali sfaccettature, quali molteplicità di approcci
possano esserci nel trattare il tema della comunicazione, in particolare dall'intervento
dell'amico dell'Ordine dei giornalisti, quindi vi chiedo da subito comprensione se
cercherò di compattare molte di queste ottiche, di questi punti di vista, altrimenti non
riuscirei a dirvi alcune cose sostanziali che preme alla Federazione di dire, dal momento
che questo incontro, per il quale ringraziamo il Coordinamento dei parchi marchigiani e
il parco del Conero in particolare, è stato immaginato come un'occasione di
ricognizione degli strumenti di comunicazione delle aree protette italiane, in particolare
di quelli messi in campo, gestiti direttamente dalla Federazione italiana dei parchi.
E' stato immaginato come momento di riflessione sulle prospettive di questi strumenti,
alla luce di alcuni elementi, delle esperienze accumulate in questi non molti ma
intensissimi anni: sembrano passati lustri, in realtà ne è passato poco più di uno
dall'ultimo incontro quando si faceva quel quadro che ha succintamente ricordato
Guzzini quindi alla luce delle esperienze fatte, alla luce della crescita del peso e del
ruolo che i parchi hanno assunto.
Certo non è soddisfacente, certo è soggetto a continue risacche, continui ritorni e
rigurgiti, comunque il peso è cresciuto obiettivamente, non foss'altro per il dato
numerico quantitativo che ora ci ricordava l'assessore Sturani, il famoso 10% raggiunto.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Una riflessione alla luce delle stesse vicende politiche che investono in queste ore, in
questo momento, ma è un periodo per la verità piuttosto lungo di risacca, se è vero che
anche un parco storico come quello di Portofino può essere sottoposto alle vicende che
conoscete.
Non possiamo pensare di fare una riflessione sullo stato della nostra comunicazione
senza tener conto della temperie che attraversiamo, che influisce decisamente in un
settore delicato, ancora fragile e gracile come il nostro e alla luce dello stato della
comunicazione in generale che prima ci ricordava il rappresentante dell'Ordine del
giornalisti, una comunicazione non soddisfacente in generale, nel nostro Paese.
Ma anche alla luce di un esame di alcune esigenze, di alcune idee, di alcune proposte di
modifica di questi nostri strumenti che sono via via maturate proprio in base
all'esperienza, che hanno già costituito oggetto di discussione negli organi della
Federazione dei parchi, Federazione alla quale è sembrato comunque opportuno, nel
rispetto di una consuetudine che parte dall'incontro ricordato di Portonovo/1, se non
addirittura necessario, un confronto più ampio con esperti, operatori, amici,
collaboratori di questo mondo che è ristretto ma che si sta muovendo, che si sta dando
da fare.
Il punto di vista che vi proporrò io per stimolare a queste riflessioni — è l'unico
dal quale mi sento di partire — è l'ottica del sistema della comunicazione del sistema
dei parchi.
Ce ne sono molti altri, come abbiamo sentito, il titolo stesso invita tutti i portatori di un
altro punto di vista a confrontarsi oggi, a esprimere qui il loro. Ce n'è uno in particolare
sul quale vale la pena di soffermarsi a lungo: il punto di vista del singolo parco, del
parco-ente a cui è affidata una responsabilità e un compito così importante.
Questo non è uno dei tanti punti di vista, a mio avviso è l'ottica principale, potrei
definirlo il punto di vista di chi sta in trincea, di chi sta in frontiera, perché è l'ottica di
chi è alle prese con il pubblico vero, quello che dà i giudizi e quello dai giudizi del
quale dipende il futuro stesso dell'ente, il pubblico dei residenti, delle comunità locali,
dei poteri locali. E' la situazione che più di ogni altra deve fare i conti con quelle due
contrastanti e fuorvianti immagini delle quali ad ogni introduzione dobbiamo parlare nei
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
nostri incontri: l'immagine dei parchi che vengono date normalmente per cui si sono
trovati tanti nomi.
Vi dico le due immagini più ricorrenti: quella fatta di un quadretto olografico, di una
bellissima cartolina e quella dell'ordinaria catastrofe, nel senso che si chiama delle aree
protette solo quando c'è il problema-emergenza, per esempio Portofino che, ridotto così,
è veramente, dal punto di vista dell'ambiente, una catastrofe. Ma in realtà sono due
immagini entrambe generali.
Se mi posso calare per un attimo nell'ottica del singolo parco, se posso proporvi un
altro contrasto tra due immagini, che spesso a livello di singolo parco si subisce, è un
contrasto tra un'immagine generale — uso un'espressione giusta, appropriata di Guzzini
in uno dei suoi tanti interventi — del "giornalismo ambientale pornografico",
ammiccante, allettante, in cui la bella fotografia si propone proprio al posto di qualsiasi
approfondimento, di qualsiasi ragionamento; poi l'immagine locale, in cui l'esistenza del
parco è riconosciuta o ricordata solo per i problemi, i ritardi, i vincoli, le difficoltà, la
burocrazia, con tutti i danni che la combinazione di questo contrasto comporta. I conti
per il cittadino non tornano mai, perché il parco del vicino, che sta agli antipodi rispetto
al proprio, è luccicante, meraviglioso, bellissimo, quello che fa vedere la televisione con
i documentari, mentre il parco in cui vive lui è fatto normalmente di discariche, di
vandali, di sopraffazioni normative, di vincoli bizzarri e spesso incomprensibili.
E' un contrasto con conseguenze deflagranti, e il parco con questo contrasto deve fare i
conti. E' qui, a livello di singolo parco che si gioca la partita, che si mettono le basi per
un rapporto diverso e virtuoso con le popolazioni, è qui che si generano gli elementi per
una comunicazione del reale, della realtà così com'è, che è la premessa vera per la
costruzione di un modo nuovo di gestire le risorse ambientali. E' lì, a livello del parco
che fruttano o non fruttano, o provocano danni le strategie della comunicazione
concepita come un elemento essenziale per la vita del parco. Purtroppo registriamo che
oggi non è ancora così, cioè di tanti nostri parchi la comunicazione non è un elemento,
non costituisce parte integrante della vita e dell'attività del parco.
E' comunque un compito difficilissimo per una ragione che forse non è mai stata
detta tutta intera. Un soggetto — il parco appunto — che fa della difesa della naturalità
in quanto tale, della genuinità la propria ragione di essere, non sopporta sofisticazione
alcuna, nemmeno nella comunicazione. E' un problema serio, perché la comunicazione
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
è sempre un po' drogata, per imporsi ha sempre bisogno di quel po' di artificioso. Un
parco, in generale, non sopporta la sofisticazione neanche nella comunicazione.
In altre parole, i parchi devono e possono comunicare solo verità, non possono
permettersi di comunicare altro che verità. Per questo la loro comunicazione è così
difficile e per questo uno dei nostri compiti che sentiamo come missione
dell'Associazione dei parchi, è quello di lavorare insieme per dotarci vicendevolmente
di una strategia che parli di verità e che porti alla ribalta la verità.
Ho già parlato delle difficoltà, ho già parlato di alcuni limiti ma di strada ne è
stata fatta in questi anni. Non succede ancora, ahimé, che di fronte a un problema grave
— mi riferisco ancora a Portofino — che è emozione, che coinvolge, che finisce sulle
prime pagine dei giornali, che si trovi, il primo giorno in cui ci si emoziona su questo
fatto, sui maggiori quotidiani italiani la voce dei parchi. Voi non l'avete trovata il primo
giorno. Ma già si ottiene che il primo giorno Il Corriere della Sera pubblichi una tabella
riassuntiva della situazione dei parchi in Italia. Può sembrare banale ma è una conquista
formidabile: Il Corriere della Sera ha sentito il bisogno di prendere i dati del sistema
dei parchi e di metterli lì, a significare che non esiste solo Portofino. E' un banale,
piccolo passo avanti, ma vi assicuro che è un passo avanti da registrare.
Succede che il secondo giorno in qualche altro quotidiano si cominci ad accennare
all'esistenza di un'opinione di un'Associazione dei parchi, faccia capolino anche qualche
accenno al pensiero, alle proposte dell'Associazione. Succede che il programma di
divulgazione più seguito sui temi ambientali in Italia che credo tutti conosciate...
...anche lì è un pertugio che si è aperto, un piccolo tunnel, ma un tunnel che
comincia a portare da qualche parte.
Ma soprattutto, rispetto a solo pochi anni fa, oggi i parchi italiani possono contare
per la loro comunicazione, utilizzano per la loro comunicazione, su un sito Internet
corposo, significativo, una news letter letta, diffusa tra i maggiori organi di
informazione, utilizzata dai giornalisti ma letta anche da molti interessati, su di un
servizio di circolazione in tempo reale di comunicazione delle informazioni tra i parchi
medesimi e sempre quel pubblico che dicevo, oltre che contare sulla propria storica
rivista e oltre che — questo è l'altro passo in avanti cospicuo che ho lasciato per ultimo
perché è assai importante — su 41 periodici, testate dei singoli parchi che non c'erano
fino a qualche anno fa. Su questo numero voglio subito proporvi alcune riflessioni.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
La quantità comincia a fare qualità. Ci dirà Gianni Boscolo, che ha condotto una
piccola e sommaria indagine sui collaboratori di questi fogli, sulle uscite, cose più
concrete, comunque è il caso in cui la quantità comincia a fare qualità, gli addetti
cominciano ad essere un piccolo esercito che definisco "al servizio della verità". E
comunque — lo dico per riprendere una disputa che in un altro convegno milanese c'era
stata con un esperto di comunicazione — possiamo cominciare a dire che la
disinformazione degli organi di stampa, quelli a grandissima diffusione, non è più solo
colpa dei parchi, perché chi vuole fare informazione sui parchi può cominciare ad
attingere ad una quantità di notizie e di informazioni cospicua, quindi se non lo fa
comincia ad essere colpa sua, mentre fino a qualche anno fa la disinformazione sui
parchi era principalmente colpa dei parchi medesimi.
Il problema che ci si pone dunque, è come far pesare, come far incidere
maggiormente, come rendere completamente produttivo o vicino al completamente
produttivo questo sforzo che è considerevole di risorse, di energie impiegate che i
parchi stanno facendo, che la Federazione sta facendo, che altri si apprestano a fare,
perché a quei 41 è presumibile che in tempi rapidi altri si aggiungano man mano che
raggiungono la maturità, la stabilità, e si pongano il problema.
E qui torno alla ragione della premessa, del punto di vista del sistema. Secondo
me si può far pesare di più, rendere completamente produttivo tutto questo sforzo solo
attraverso un approccio di sistema che punti ad accrescere la qualità degli strumenti, che
punti a sviluppare tra di essi le sinergie. So che il termine è abusato ma non ne ho
trovato un altro migliore, mi sembra che descriva appropriatamente, questa parola, il
complesso di azioni che bisogna mettere in campo, volte a massimizzare il risultato con
il contenimento delle risorse impiegate e tenendo conto anche del lavoro altrui. Quindi,
sistema che punti ad accrescere la qualità, a sviluppare la sinergia, a riorganizzare gli
strumenti di sistema esistenti, quelli di cui parlavo prima.
A rischio di essere pedante — ma sono convinto che abbia un senso proprio in
funzione della comunicazione — vorrei riassumere il significato che attribuisco al
termine "sistema" riferito alle aree protette, perché "sistema" è un sostantivo che si usa
anche a casa nostra: nell'ambito delle aree protette con molta tranquillità, con molta
facilità è entrato nell'uso, ma molto spesso si pronuncia il termine non intendendo altro
che l'insieme dei territori protetti. E invece no, per sistema non si può intendere un
semplice insieme ma uno strumento unitario per un'azione coordinata di governo di quei
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
territori per l'attuazione di politiche su grandi ambiti geografici, su significativi elementi
naturali. Questo è uno dei significati della parola "sistema". E se è così, questo ha una
conseguenza sul piano della comunicazione che deve divenire un elemento costitutivo
delle politiche unitarie. La comunicazione deve essere un segmento di quelle politiche
di governo.
Faccio un esempio: come si fa a fare APE, che è il primo progetto di gestione di
un territorio ampio come l'Appennino, come si fa a essere soggetti attivi nella rete
alpina delle aree protette o del coordinamento di un territorio — si spera, in futuro di
analoghe politiche simili ad APE, alla rete alpina — senza che queste politiche abbiano
la comunicazione, anche, come parte integrante della propria attività, senza dire
ciascuno per la propria parte e tutti insieme cos'è APE, cos'è la rete delle aree protette
alpine?
E ancora, non è un semplice insieme il sistema delle aree protette, ma è il
coordinamento tra gli enti che utilizzano questo coordinamento per diffondere, per
confrontare le loro esperienze, per mettere in comune le acquisizioni scientifiche e della
ricerca. Se è così, sul piano della comunicazione questo significa che sono necessari
strumenti per la circolazione e il confronto delle esperienze, per la valutazione condivisa
delle acquisizioni. E infine, non è un semplice insieme il sistema, ma è l'espressione di
un complesso di proposte, di programmi, di azioni che si configura come movimento,
che è portatore di valori condivisi che vanno al di là dei confini territoriali, organizzativi
dei singoli parchi. Se è l'espressione di un complesso di azioni e di un movimento, ciò
significa, sul piano della comunicazione, che è indispensabile mettere in circuito le idee,
le aspirazioni, i problemi, le difficoltà proprie di una realtà così complessa come quella
che vi ho detto.
Siccome adesso devo parlare di problemi concreti, che sono poi la gestione di
questi strumenti, la loro utilizzazione, vi devo parlare di cose molto pratiche, sentivo il
bisogno di mettere in chiaro le premesse da cui derivano, altrimenti non sarebbe stato
chiaro il senso e avreste potuto immediatamente accusarmi di essere stato reticente o
comunque assai parziale. Non avrei potuto cavarmela con lo slogan "dobbiamo
discutere degli strumenti della comunicazione del sistema perché vogliamo i parchi
ancora più protagonisti di un rinnovato sistema di comunicazione".
Per la formulazione di proposte relative a quella trasformazione, a quell'uso di cui
dicevo, partirei proprio dalle testate locali, dagli operatori, dagli addetti, per capire
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
come si possa sviluppare un'azione di sistema per accrescere la loro funzione, la loro
qualità.
Ho due o tre proposte da suggerire. Una, che non è una novità per la Federazione, ma
che la Federazione deve assolutamente riprendere con forza: la formazione degli addetti
alla comunicazione dei parchi e del sistema, o meglio degli strumenti del sistema.
Qualche volta c'è qualche professionista addetto ai parchi, altre volte no, comunque
personale dei parchi che deve confrontarsi con il mondo della comunicazione, con gli
strumenti non sempre affrontati in passato, ci sono anche delle novità. Io vedo una
formazione duplice: una formazione sul fronte dei "ferri del mestiere", cioè attori che
siano in possesso degli strumenti che utilizzano; una formazione anche sulla conoscenza
del sistema dei parchi, perché se sistema ha da essere, bisogna che chi ci lavora sia
consapevole del quadro complessivo del sistema.
Il secondo elemento è quello del collegamento e della rete, che ribalti i prodotti di
interesse generale che molto spesso sono parte importante della produzione
comunicativa di queste testate, ad un livello più ampio, più generale, più nazionale o
che, viceversa, acquisisca il prodotto di livello ampio, di livello generale che sia anche
di interesse locale. Ancora, con la partecipazione dei protagonisti di questi
amministratori, addetti, o operatori che siano di queste testate, alla vita degli altri
strumenti di sistema: il sito e la rivista Parchi. Oggi sul sito "www.parks.it" c'è la
semplice citazione, la semplice elencazione con la copertina, della diverse testate: "Nel
parco c'è" per il Conero e via via per tutti gli altri. Pochissimi hanno un livello di
approfondimento per cui da Internet vanno a leggere l'articolo ecc. Ebbene, bisogna
aprire un processo che porti almeno le informazioni, gli argomenti di interesse più
generale ad essere accessibili attraverso Internet, perché è impensabile che Nel Parco
c'è finisca con l'essere diffuso in Trentino e in Sicilia ma alcune cose di Nel Parco c'è è
utile, giusto, produttivo che vengano lette e valutate anche in quei luoghi.
Ancora, la partecipazione dei più attenti, dei più attivi, dei più disponibili fra i
redattori, gli operatori di queste testate alla vita della rivista Parchi, con contributi
specifici, con la presenza nella redazione, con una rubrica di segnalazione della rivista
nei loro giornali e così via. E, ultimo elemento, con la partecipazione di queste testate
alla vita della Federparchi. Faccio un esempio: il 24 maggio si celebrerà in Italia per la
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
seconda volta, grazie a Federparchi, la "Giornata europea dei parchi". L'anno scorso è
stato un grande successo, hanno partecipato molti parchi, ma quante riviste dei singoli
parchi, quanti periodici hanno vissuto questo come un appuntamento da rilevare, su cui
costruire quella rete e quel sistema di cui parlavo? Bisogna conquistare questi operatori
ad una partecipazione più attiva alla vita della Federazione.
Analogo ragionamento vale per la news letter. La Federparchi diffonde per via
telematica una news letter mensile, la stampa anche, per qualcuno che non ha ancora
Internet: sono 2.000 lettori telematici e 400 lettori tradizionali. Anche qui, il rapporto
con le testate locali potrebbe ampliare lo spettro degli argomenti trattati dalla news
letter, facendo dei redattori locali dei collaboratori della news letter, che indirizzano di
volta in volta, a seconda dell'attualità o del raggio d'interesse, parte del proprio lavoro
alla news letter o alla rivista.
Qualcosa del sito "parks.it" ho detto, vorrei ora trattarlo in modo un po' più
diffuso. Il nostro portale — "nostro", Mariano — ha 150 autori: ci scrivono, ci editano
pagine 150 tra Regioni, Province, associazioni, enti gestori di parchi, Federparchi ecc.
E' un meccanismo non trascurabile, anche perché si tratta, in realtà, per l'Italia, di un
colosso dell'informazione on-line per dimensione — perché non so se esista un altro sito
che possa contare su 150 autori — per numero di pagine — non so se esista un altro sito
che si occupa di un settore della nostra vita che abbia più di 7.000 pagine — e per
quantità di informazione.
Ma un colosso anche per accessi. Piraccini che è il gestore tecnico del sito ve ne parlerà
più dettagliatamente: a marzo ha viaggiato al ritmo di 70.000 visitatori unici, quindi
70.000 computers uno diverso dall'altro, e 700.000 pagine scaricate. Ed è in crescita
ulteriore. E' un colosso, si situa già oggi nel complesso dei siti italiani Internet, tutti
compresi, attorno al 260° posto che può sembrare lontanissimo, ma se considerate che
fra quei 260 ci sono i motori di ricerca, i siti aziendali, i grandi network informativi,
vedete che il numero dei siti tematici, cioè paragonabili a "parks.it" si assottiglia di
molto. Un sito informativo come "ADN Kronos" ha fatto meno accessi nel mese di
marzo.
Anche in questo caso la quantità fa qualità. E poi quel sito costituisce proprio la
raffigurazione del sistema: è il portale il sistema visualizzato, l'insieme motivato e
giustificato dei parchi.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Ma non è questo di cui mi voglio occupare, perché ci sarà sicuramente la
possibilità, per Piraccini, di illustrarlo più dettagliatamente. Quello che voglio dire io è
che noi siamo ancora comunque, nonostante questi risultati, lontani dallo sfruttare tutte
le potenzialità che Internet e quel sito ci danno. Ecco allora che pensiamo di proporci a
tempi brevi questi obiettivi: farne un veicolo di informazione quotidiana. Il 30% di quei
70.000 visitatori al mese le statistiche ci dicono che tornano, cioè diventano visitatori
attuali, ma si potrebbe fare molto di più, fornendo loro la garanzia che consultando il
sito tutti i giorni possano trovarvi una informazione aggiornata sulla attualità, senza
grandi ambizioni, ma è un modo non solo per avvicinarli ma per avvicinarli in un
ambiente che è informativo di per sé, cioè la notizia aggiornata e quotidiana in quel caso
si situa dentro una cornice in cui uno può approfondire quanto vuole perché c'è tutta la
documentazione possibile e se gli parlo di Portofino clicca su Portofino e va
immediatamente a vedersi ciò di cui stiamo parlando.
Farne una sede aperta di dibattito su argomenti di attualità. Noi non abbiamo
ancora utilizzato i cosiddetti "Forum", invece vogliamo anche caratterizzare il sistema
dei parchi italiani per la capacità che ha di ragionare pubblicamente dei propri problemi,
come cerchiamo di fare in altre sedi. A questo proposito voglio dire che da lunedì
apriremo il primo Forum dedicato a un documento che la Federparchi ha inviato ai
candidati premier e agli schieramenti politici per dire "queste sono le nostre opinioni sul
futuro dei parchi d'Italia: diteci cosa ne pensate, assumetevi degli impegni se ritenete,
ma questo è ciò che noi abbiamo maturato riguardo al governo dei parchi in Italia".
Fare del sito l'archivio più completo, aggiornato e accessibile di documenti
relativi alla protezione. Già oggi c'è una cospicua dose di documentazione, ma vogliamo
farne un archivio davvero completo e sistematicamente organizzato. Realizzarvi sezioni
tecniche dedicate agli operatori dei parchi per la fornitura di servizi di carattere
giuridico, amministrativo.
Infine — di questo, per la verità, non abbiamo discusso in sede di Federazione,
ma stendendo appunti e lavorando a rispondere ai tantissimi che mandano e-mail al
nostro sito mi è venuto naturale aggiungerlo — strutturare un servizio di risposta al
pubblico, perché le e-mail cominciano con le richieste più varie che potete immaginare,
che bisogna proprio costruire un servizio. E' un modo di comunicare: avere risposta da
un sito, da un sistema e dagli enti ai quali ti rivolgi è importante.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Ho volutamente lasciato in fondo la rivista, perché è lo strumento storico, perché è
il più consolidato e strutturato che abbiamo, sta per andare in distribuzione il 32°
numero. La rivista Parchi ha 11 anni di vita, è oggi diretta da Guzzini, era diretta da
Moschini che è qui e sicuramente ci darà il suo consueto e interessante contributo, ha
1.100 abbonati, viene diffusa in 4.000 copie circa. La Federparchi ha la responsabilità
intera della redazione su questo strumento che è stato preso in mezzo: dalla crescita dei
parchi da una parte, dalla crescita degli strumenti dall'altra, dall'ingresso della
telematica dall'altra ancora si è sviluppata una discussione che ci appassiona e ci
impegna ormai da alcuni mesi, una discussione sulla necessità di una sua
ristrutturazione che, alla luce delle cose che ho detto fin qui, è stata generalmente
condivisa, esiste ormai una proposta ma, come si usa fare in questi casi, ve ne
sottoponiamo la prospettiva. Oltretutto è già sostanzialmente avviata, perché Guzzini
giustamente si vanta di avere cominciato ad adeguare man mano, in corso d'opera, la
produzione alla discussione che era in corso e spero che tutti possiate valutare questa
trasformazione. Tra l'altro è stato anche avviato un sondaggio fra gli abbonati per
coglierne gli umori, le opinioni e anche i suggerimenti.
Siamo giunti a una conclusione che ci porterà a una diversa periodicità molto
probabilmente, a farne un trimestrale invece che un quadrimestrale, a darle una diversa
veste grafica, una diversa rubricazione, in parte già avviata, per conferirle una maggiore
spigliatezza nella trattazione degli argomenti che già conoscono, spesso, l'approccio di
altri strumenti ancora: il sito, avremo il Forum, le testate locali. Insomma, ha da situarsi
lì e valorizzare tutto ciò che valorizzarsi attingendo a tutto ciò.
Tra l'altro ho già detto come potrebbe valorizzare tutto ciò stringendo rapporti più
stretti con gli stessi altri strumenti di comunicazione.
Esiste anche un'altra suggestione propostaci dall'editore in questi giorni, che pensa
ad un target un po' diverso dal nostro e su cui dovremo discutere. La proposta è quella
di pensare ad un target molto più ampio di quello al quale ci siamo rivolti oggi
riferendoci al mondo della produzione legato ai parchi, al mercato che gira attorno ai
parchi. Ne discuteremo, la cosa è da una parte intrigante, dall'altra assai rischiosa, come
ci siamo detti.
Anche se allo stato l'obiettivo più consono ci sembra quello di assegnarle un ruolo
di più immediato confronto con la realtà gestionale concreta dei parchi, senza perdere la
funzione di sede di dibattito culturale — non c'è un'altra sede dove si discuta nei termini
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
in cui si discute sulla nostra rivista — ma tendendo, ove possibile, ad affidare la
battaglia, sui temi anche caldi — ritorno per l'ultima volta a Portofino — più ai risultati,
al confronto con i risultati dell'esperienza gestionale dei parchi che alle comunque
giuste e indispensabili prese di posizione, polemiche e di dibattito.
Credo che l'incontro di oggi, nel quale io ho tentato di parlare con molta sincerità
dei nostri problemi, delle nostre ambizioni e delle nostre aspirazioni, servirà a ciascuno,
ma in particolare agli organi della federazione, per mettere a punto davvero le scelte e le
decisioni ultime, i propri programmi e per consolidare, si spera tutti insieme, un sistema
che ha assoluta necessità di crescere ulteriormente, soprattutto in qualità.
MARIANO GUZZINI. Siamo nelle condizioni di poter aprire un dibattito da subito.
Io non sarei per ricorrere già agli interventi previsti. Sono state poste questioni in
maniera completa, di molti ordini: gli stessi interventi di saluto non sono stati solo di
saluto, la relazione è stata ricca, giustamente corposa, quindi se qualcuno intende
intervenire, può farlo.
ROSSELLA COLLETTA, Enea. Sono coordinatrice di un progetto per
l'applicazione di un sistema di gestione ambientale, quindi certificazione Iso 14001 su
due parchi, il parco del Circeo e il parco alessandrino-vercellese. Non sono giornalista,
sono iscritta alla FERPI, Federazione relazioni pubbliche italiana e quindi ho un
approccio più da esperto di organizzazione rispetto alla comunicazione. Mi ha fatto
molto piacere sentire che Maggioli si impegna sulla comunicazione con altri pubblici,
perché nella nostra esperienza di questo progetto pilota abbiamo visto che ci sono
difficoltà da parte dei parchi a comunicare con gli altri interlocutori che non siano i
visitatori dei parchi ma che siano proprio gli interlocutori che poi fanno l'economia,
perché il parco è vissuto molto male da quelli che fanno economia nel parco. Sciogliere
questo nodo relazionale per gli operatori economici, per noi diventa molto importante.
In questa esperienza si è posto un altro problema. Voi parlate molto di
comunicazione con l'esterno, ma un altro problema importante è la comunicazione
interna. Per esempio, per fare qualità nel parco e nelle aziende che insistono nella stessa
zona — parlo di Iso 14001 — devono essere coinvolti gli operatori del parco. Ho notato
che ci sono difficoltà organizzative nei parchi e questo è un altro aspetto importante.
Aspetto veramente con grande interesse questa iniziativa di Maggioli, perché penso che
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
lavorare parchi, imprese e strutture produttive possa dare molto ai parchi, anche a un
livello politico, perché si risolve questo nodo per cui è tutto colpa del parco: l'alluvione
e tutte le altre cose. Questa è una cosa molto importante.
MARIANO GUZZINI. Luigi voleva precisare che non è ancora un'iniziativa partita
ma una proposta, e tutto sommato una proposta che però viene arricchita da questo
aspetto. In ogni caso il rappresentante di Maggioli nel pomeriggio sarà qui e parlerà,
quindi durante il pranzo e successivamente potremo trarre il massimo frutto da questo
tipo di confronto che è certamente necessario e soprattutto nuovo.
PAOLO BENEVENTI, Libero professionista. Mi occupo di educazione e collaboro
soprattutto con scuole, biblioteche, enti.
Per quanto riguarda i parchi parto dal rapporto uomini-persone-natura-ambiente e
parlo soprattutto di quello che sto imparando lavorando con i bambini e i ragazzi. Molto
spesso ci sono iniziative nelle quali si dice "bambini, salviamo il bosco, salviamo
l'animale", tutte queste cose emotive, tutto molto bello, ma resta tutto lì. I bambini
fanno presto a entusiasmarsi per salvare l'area verde che potrebbe essere distrutta, ma
fanno presto a dimenticarsene perché è una cosa che passa e quando diventano
adolescenti cominciano a pensare ad altre cose. Il discorso quindi no è tanto
comunicazione verso questo tipo di soggetti, che poi saranno i cittadini di domandi e
non è soltanto un discorso di comunicazione ma un discorso di educazione che poi
diventa anche comunicazione, non comunicazione che qualcuno ti fa, non oggetti o
destinatari di comunicazione, ma autori di comunicazione in un'epoca in cui la
comunicazione non è più a senso unico.
Il discorso è: persone che crescano in un'ottica più ecologica di quanto no è stato
fino adesso. Cosa vuol dire? Un rapporto con noi stessi, il nostro corpo, il nostro essere,
il nostro sentire la percezione di noi stessi e dell'ambiente in una maniera diversa, non
quali persone dissociate crescite molto per cui dobbiamo raccattare dei pezzi di cose da
mettere faticosamente insieme.
Se penso all'educazione in termini di scuola è un disastro, è molto difficile far
passare i contenuti e tutto il resto. Se penso alle esperienze che riesco a realizzare con
bambini in particolare piccoli, ma anche con ragazzi un po' più grandi mi torna molta
più fiducia. Per esempio, si va nell'area verde che può essere il parco cittadino, il parco
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
in campagna, il parco fluviale, anche il giardino fuori della scuola e non si raccontano
storie, si dice "questo giardino non lo conosco, è vicino a casa vostra, raccontatemelo,
siete esploratori, siete investigatori, raccogliete degli indizi che poi servono a raccontare
quello che succede qui con animali" che possono essere piccoli, uccelli, anche piante.
"Voi raccogliete degli indizi che mi aiutino a produrre il documento con una telecamera,
e raccontatemi cosa vedete". Questi in pochi minuti, in uno straccio di spiazzo erboso
rintracciano delle cose che un insegnante non potrebbe programmare di vedere, che loro
stessi si stupiscono di scoprire in posti che magari frequentano tutti i giorni. Se ci sono
le papere, i cigni li vedono, ma se non c'è niente vanno a scoprire il fiorellino e dicono
"guarda com'è bello questo", poi vedi la gioia di scoprire, di vedere l'ambiente in una
maniera diversa, di scoprire dove si muovono tutti i giorni per giocare a pallone, delle
cose che prima non avevano mai visto. Interviene allora il momento della
documentazione, che è richiesta da loro, macro, con la telecamera, fiorellino
piccolissimo che diventa enorme, ci devi mettere il dito vicino altrimenti non si capisce
quanto è grande, quindi anche un discorso di comunicazione. Quante volte sai fa vedere
sui testi una cosa e non si capisce quanto è grande? Questo non è un discorso da poco.
Poi si va a scuola e si riguarda, quindi si dice "questo non è un pino, è un cedro", si
impara a distinguere. Si vede come si muovono i bambini, con il loro entusiasmo, si
vedono le cose che loro hanno documentato (magari si trova il rospo, lo si riprende
mentre respira, si vede il cuore che batte). Cosa ne facciamo di questo materiale? A
questo punto girando più scuole ho più situazioni, quindi comunichiamo questo
materiale ad altri bambini che hanno visto altre cose. La conoscenza da una parte è
emotiva, dall'altra diventa conoscenza anche scientifica ("mi confronto con il libro,
perché questa cosa l'ho vista, non so come si chiama") e diventa anche comunicazione
ad altri. Abbiamo allora anche un nastro video che potrebbe girare, però è un po'
complicato; abbiamo la possibilità di mettere nel computer le immagini e le voci.
Queste possono essere scambiate, possiamo fare un CD rom, possiamo fare un sito
Internet. I bambini, al fatto stesso di prospettare queste possibilità cominciano a
praticarle, perché gli viene voglia, ad esempio, di fare l'album delle figurine degli
animali della città.
Questo è un discorso abbastanza alla lunga, lo butto abbastanza lì, però è un
discorso che se si comincia a praticare può diventare un discorso di comunicazione
persone-ambiente a doppio, senso, dando delle idee nuove a chi si occupa a livello più
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
alto di natura e di protezione dell'ambiente come i parchi, per un approccio anche
diverso. Questo può diventare un discorso nell'educazione di un cittadino che un
domani, rispetto a certe questioni non si troverà dissociato tra il dire "sì è bello il
fiorellino, è bello l'animale, però i soldi, le altre cose...", ma sarà cresciuto con una
coscienza ecologica, una coscienza di se stesso nell'ambiente forse più intera. Il fatto di
aprire delle finestre, in particolare verso le giovani generazioni che possano comunicare
con i parchi potrebbe essere molto interessante. E' un discorso lungo, però se un
bambino ha 7-8 anni e vive di certe esperienze, ci vuole molto prima che si dimentichi
tutto.
MARIO CAMILLI, Ufficio stampa parco Gran Sasso-Monti della Laga. La
relazione di Bertone è stata molto interessante Prendo spunto da una copia del nostro
quotidiano locale, Il Centro, dove la nostra conferenza stampa di ieri che presentava la
carta tematica sugli itinerari artistico-letterari, ha avuto due piccoli articoli, uno nella
pagina di cronaca regionale, un altro nella pagina di cronaca locale. Nella pagina di
cronaca regionale c'è un errore nel titolo: probabilmente l'ufficio centrale del giornale
non sapeva di cosa si trattava, per cui da questo titolo risulta che il parco ha fatto una
guida, invece che "tematica", "telematica", ma la cosa significativa è che il pezzo è il
lancio dell'Ansa regionale: il corrispondente dell'Ansa ha partecipato alla conferenza
stampa, e così come ha fatto il lancio si è pubblicato. Nella pagina locale il pezzo,
sempre piccolo ma visibile, è fatto da una collaboratrice: tutto sommato la notizia è
quella, tutto sommato il risultato è buono, però ognuno dei colleghi ha interpretato
liberamente quello che è stato detto nella conferenza stampa, anche se noi siamo stati
ricchi di indicazioni, poi i signori addetti alla realizzazione del giornale hanno
liberamente interpretato, sia nella parte del titolo che nella impaginazione.
Questo è un piccolo esempio di una cosa che io vedo effettivamente i parchi
hanno. Abbiamo difficoltà a far capire l'importanza e la stretta relazione, il rapporto
strutturale che c'è tra quello che si fa e la comunicazione. Ma questo fatto è un esempio
di un modo di vedere le cose che io ed altri operatori dell'informazione di tipo
ambientale nella nostra regione ci stiamo ponendo. Abbiamo quindi deciso — io sono
giornalista professionista, frequento il sindacato perché sono in realtà un disoccupato,
non avendo un contratto di tipo giornalistico con il parco — di far resuscitare nella
nostra regione un gruppo di specializzazione, perché il gruppo di specializzazione
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
"Associazione giornalisti ambientalisti" è stato sciolto, oggi esiste quello sulla
gastronomia, l'altro sulla salute, l'altro su viaggi e turismo, mentre questo specifico,
secondo noi è importante nell'ottica dell'informazione ambientale. Pensiamo, ad
esempio, alle agenzie regionali per l'ambiente, pensiamo alle Asl, pensiamo agli stessi
enti pubblici. Nello scenario della nuova legge sugli uffici stampa, la 150 del 2000, si dà
la possibilità a tutti gli enti pubblici, anche non economici, di dotarsi di un ufficio
stampa. Credo che questa sia una partita che la Federparchi non posa non giocare.
Sarebbe il caso, a mio parere, di ricostituire questo luogo del professionismo
giornalistico, della professione giornalistica, sia pubblicisti che professionisti, dove
finalmente si possa parlare di informazione ambientale seriamente. Ad esempio, una
cosa molto suggestiva che mi è venuta in mente è una sorta di DOP (dizionario di
ortografia e pronuncia che molti giornalisti televisivi dovrebbero leggere e studiare
attentamente) che per quanto riguarda l'informazione ambientale e naturalistica è molto
importante. A mio parere è molto importante dare soprattutto alle redazioni, a chi sta nel
desk, ai responsabili delle redazioni uno strumento effettivo per l'informazione
ambientale. Su questo, chi più di Federparchi o di un'associazione, un gruppo di
specializzazione, di professionisti dell'informazione, magari creando un istituto di
ricerca, un centro studi, può realizzare questo strumento partendo dalla A fino alla Z,
parola per parola, elemento per elemento?
Credo che questo possa comunque far fare un salto di qualità. E' vero quello che
diceva Bertone, che oggi non sono più colpevoli i parchi per la cattiva informazione,
perché i giornali e i mezzi di informazione hanno più possibilità di verificare e di avere
informazioni, però è anche vero che non sono nemmeno colpevoli i giornali, i
giornalisti, le redazioni. Oggi, come è strutturata la carta stampata con il desk, con
corrispondenti trattati a righe, il meccanismo dell'informazione si inceppa, diventano
centrali le agenzie, e nelle agenzie spesso e volentieri non c'è il turn-over, non c'è la
sostituzione per malattia, per ferie, ci sono difficoltà e utilizzano a man bassa articoli
12, 36 e quant'altro. Quindi, dare una strumentazione maggiore non farebbe male.
La parola "giornalista ambientalista" non ci piace, noi pensavamo di fare
"giornalista ambientale". C'è un articolo riferito all'esperienza ventennale della
cooperativa Cogestre, un numero speciale è in edicola: proprio con questi colleghi e con
altri noi vogliamo costituire questa cosa. L'Ordine ha già dato la sua disponibilità,
l'Assostampa a livello regionale lo stesso: bello sarebbe poterlo fare a livello nazionale,
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
con l'impostazione di far fare un salto di qualità all'informazione. Non solo, ma
l'informazione on-line oggi credo che sia quanto di più a rischio. IO sono d'accordo che
"parks.it" debba avere notizie quotidiane, aggiornate, perché proprio la quotidianità
dell'accesso permette questo volume, per cui quasi un'ipotesi come l'ADN Kronos, per
cui il notiziario di "parks" potrebbe essere elencato sul sito del nostro parco, con un
notiziario che va, con dei lanci. Potrebbe essere anche questo un ulteriore sistema di rete
dell'informazione così come fa ADN Kronos su altri siti. Trovare tutte queste soluzioni
che ci permettano di fare effettivamente un salto di qualità, fare un programma di lavoro
da qui al prossimo convegno.
Questo volevo dire, anche se in modo un po' disorganico. Mi riprometto,
eventualmente, di dire altre cose. Però un'ultima cosa mi dovete permettere di dirla ed è
riferita al fatto che ancora oggi sono i gestori dei parchi che parlano di informazione dei
parchi, dei piani dei parchi, nel senso che sarebbe il caso di costituire all'interno di
Federparchi q)qualcosa tipo la Federazione degli editori o qualcosa dei simili: siano
direttamente gli operatori dell'informazione dei parchi — non dico come nicchia, ma
come specializzazione — a comporre questi strumenti e questi incontri, nel senso che
vedo ancora oggi, probabilmente per motivi organizzativi, le stesse figure che si
occupano delle stesse cose e tutto sommato la tuttologia penso sia una scienza finita nei
primi anni '70. Oggi si potrebbe cominciare, anche nella struttura organizzativa, a
determinare una specializzazione che sicuramente aiuterebbe l'approfondimento e anche
la strumentazione umana.
MAURIZIO MARANO, Ricercatore universitario. Lavoro all'interno dei corsi
dell'università di Bologna, nel diploma universitario in economia dell'organizzazione
non profit che si tiene a Forlì (ed è il primo diploma sul non profit istituito in Italia per
opera del prof. Tamagni principalmente. Con questo cappello la prima riflessione che si
può fare è, tornando a un importante concetto sviluppato da Luigi Bertone, quello
dell'ottica di sistema. Effettivamente la comunicazione da parte di un'organizzazione ha
luogo in modo sistemico, cioè utilizzando una pluralità di modalità e di strumenti tra
loro integrati. Ha ragione il rappresentante dell'Ordine dei giornalisti delle Marche
quando dice che l'organizzazione comunica anche attraverso strutture, strumenti per
l'informazione che vengono realizzati in loco, ad esempio per fornire informazioni a
favore del fruitore o utente che si reca all'interno del parco. Ma parlando di sistema
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
integrato di strumenti, di modalità di comunicazione, una riflessione viene da fare sul
fatto che già da molti anni a questa parte le organizzazioni che sono rivolte a scopi
lucrativi, le imprese hanno sviluppato la capacità di elaborare dei bilanci sociali. Le
imprese fanno dei bilanci di esercizio nei quali comunicano ai propri interlocutori —
agli azionisti, alle banche, agli investitori in borsa — quali siano i risultati economici
conseguiti nell'ultimo esercizio e quale sia la loro situazione finanziaria, il loro grado di
solidità patrimoniale, ma altresì comprendendo che è importante rapportarsi con
l'ambiente in un modo più ampio elaborano uno strumento — bilancio sociale — con il
quale cercano di manifestare quale sia il globale impatto, il contributo che apportano
all'economia, alla società in un Paese o addirittura nel mondo. E quindi enfasi su
investimenti in formazione, che essi riflettono in accrescimento della cultura, della
professionalità dei propri operatori; investimenti fatti per accrescere il grado di
sicurezza dei lavoratori; investimenti fatti per poter salvaguardare l'ambiente riducendo
le emissioni di sostanze inquinanti. Questo strumento dovrebbe essere invece lo
strumento fondamentale per tutte quelle organizzazioni pubbliche e private che
perseguono primariamente finalità non economiche ma che in senso ampio possiamo
dire "sociali", come ad esempio quelle di salvaguardare e promuovere l'ambiente e di
valorizzarlo, naturalmente.
Per costruire uno strumento di questo genere che avrebbe tra i suoi pregi quello di
esprimere in modo sintetico, al di là della ricchezza dell'informazione che
quotidianamente, attraverso i vari strumenti si può produrre, anche quale sia il generale
contributo dato da un sistema di organizzazione...
...di erodere questo sistema perché eccessivamente vincolistico rispetto allo
svolgimento di attività economiche, anche indicatori di ordine occupazionale o sul
numero di imprese o di cooperative che vengono fondate.
Ovviamente, strumenti di questo genere danno informazioni che consentono di
comunicare all'esterno, quindi di rapportarsi a quelli che si chiamano "portatori di
interessi" nei confronti di un'organizzazione, ma anche di legittimarsi nei loro confronti,
oltre che comunicare, e di avere anche dati per monitorare l'andamento dell'attività.
Questa è una prima riflessione: costruire strumenti appropriati nell'ambito del sistema
integrato di comunicazione. So che però presuppone anche la necessità di sviluppare i
sistemi informativi interni, che spesso, nelle organizzazioni pubbliche sono tutto
sommato deboli, anche in relazione ad una tradizione che è quella di un sistema
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
informativo basato sulla contabilità finanziaria, con funzioni di autorizzazione alla spesa
per il dirigente, che sicuramente ha fatto il suo tempo.
Secondo cappello. Sono stato autorizzato dal mio ateneo a seguire un progetto
dell'Unione italiana sport per tutti, che si chiama "Vie del parco". L'Uisp è nota come
ente di promozione sportiva, cosa che non era altrettanto nota era il fatto che la missione
della Uisp vede lo sporto come un veicolo per creare socialità, per accrescere il
benessere sociale della collettività, per educare il cittadino a un rapporto con l'ambiente.
Nell'ambito del perseguimento di queste finalità ha attivato l'iniziativa di "Vie del
parco" che si svolgerà nel biennio 2001-2002 in partnership con 11 enti parco nazionali:
dal parco delle Foreste Casentinesi ad altri che non cito per non dirli tutti. Questa
iniziativa, finanziata dalla Lotteria europea vuole organizzare opportunità di pratica
motoria e iniziative di tipo formative per esercitare un impatto sul livello di educazione
ambientale del cittadino. Tra l'altro, altre iniziative comportano la costruzione di reti di
sentieri attrezzati per consentire la fruizione dei parchi da parte di disabili.
La Uisp ha un suo sito web nel quale si sta predisponendo tutta una serie di
schede relativamente a questa iniziativa di "Vie del parco", iniziative che godono anche
della sponsorizzazione di un soggetto for profit, l'impresa Dal Monte, che stamperà
sulle confezioni dei propri succhi di frutta "Nettare" il logo di "Vie del parco" e
l'indicazione del sito, cosa da cui ci si può ragionevolmente attendere, visto il milione di
succhi di frutta "Nettare" immessi sul mercato, una certa affluenza all'interno del sito
che stiamo predisponendo.
Ovviamente noi pensiamo di aprire non soltanto delle pagine relativamente alle
iniziative da predisporre, ma spazi di approfondimento sui parchi nei quali queste
iniziative si svolgono. Questo può dirci che in realtà l'ottica di sistema potrebbe essere
ampliata ulteriormente, cioè da una riflessione del sistema di strumenti per comunicare
a una riflessione attorno al sistema di attori che possono essere coinvolti nello sforzo di
comunicazione, perché gli enti parco, enti pubblici, devono vedere come loro partner
principale, nel perseguimento della propria missione, le organizzazioni non profit che
siano sensibili alle tematiche ambientali, lo fanno spesso, gli enti parco hanno
perfettamente questo tipo di sensibilità. Ma allora, forse, è il caso di ragionare su una
strategia unitaria, coordinata di comunicazione da parte degli enti parco nell'ambito
della Federazione, ma cercare anche dei momenti per una riflessione più ampia su delle
modalità di comunicazione rivolte alla società e al cittadino attraverso la cooperazione,
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
la partnership anche con le organizzazioni private non profit come ad esempio potrebbe
essere nel caso della Uisp con il progetto "Vie del parco".
GIANNI BOSCOLO, Direttore rivista "Piemonte Parchi". Come ha già accennato
Luigi Bertone aprendo la giornata, la redazione di Piemonte Parchi ha fatto una
indagine conoscitiva, rapida ma non semplice, sul mondo dei piccoli giornali, dei
giornali che i parchi producono. Intanto vi do alcuni dati: sul sito Internet sono 37 i
giornali presentati, Luigi parla di 40-41 nel senso di presenze, quindi abbiamo 4 giornali
che risultano non segnalati, non registrati. Noi abbiamo mandato un questionario a
questi giornali e ci hanno risposto in 23, quindi già ne mancano 14 al conto. Ci hanno
risposto in 23 dopo un fax, una e-mail, tre telefonate, non al primo invio. Spero che
siano solo in letargo come le marmotte dalle nostre parti, e non morti. Non hanno
risposto, tra l'altro, i due giornali che pubblicano le Regioni sui parchi, L'Infinito e Il
giornale della Lombardia, che fa anche un periodico dedicato ai parchi e alle riserve in
collaborazione con la rivista Acer. Hanno risposto 9 giornali di parchi nazionali, 14 di
parchi regionali e uno di una provincia che fa appositamente un giornale sulle aree
protette, in totale 23. Di queste 23 redazioni, già uno ha ufficialmente mandato il suo
"atto di morte", un giornale piemontese del parco della Val Troncea che è uscito per due
volte e poi non è mai più uscito. Quindi i numeri vanno sempre un po' scavati e noi
cerchiamo di scavarli.
Quando sono nati questi giornali? Due, uno del parco d'Abruzzo, che vanta dei
fogli informativi che faceva già negli anni '90 e il giornale locale di Mariano Guzzini
sono nati prima del 1995. Tra il 1994 e il 1995 ne sono nati 7, tra il 1995 e il 2000 ne
sono nati altri 11.
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, questa tendenza alla crescita la
potremmo collegare a due scadenze che la Federazione ha curato: il convegno di Passo
Rolle sull'informazione e il convegno che cinque anni fa si fece qui. Credo che questo
vada in parte giustamente attribuito a queste iniziative distinte.
Non hanno risposto i due giornali regionali, quindi non abbiamo tenuto conto dei
dati di Piemonte Parchi. Piemonte Parchi è il mensile della Regione Piemonte, edito dal
1983, tira 35.000 copie e nel mondo dei parchi e dell'ambiente è abbastanza conosciuto.
Abbiamo fatto la somma di quanto "buttano" questi giornali: complessivamente
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
— hanno scadenze diverse — "buttano" 200.000 copie. Hanno cadenze molto diverse:
cinque semestrali, sei quadrimestrali, sette trimestrali, tre bimestrali, due mensili.
Conosco abbastanza bene la realtà dei parchi per capire perché questi giornali
hanno questi ritmi "laschi": perché sono un grosso sforzo organizzativo, economico,
però mi vien da dire che quasi tutti non hanno cadenza sufficiente per fidelizzare il
lettore. Se arriva ogni sei mesi un giornale devo prendere l'agenda e vedere con gli
appunti che cos'è questa roba; il semestrale ha il tono del promozionale, dello spot
pubblicitario, utile ma non dà il senso di un rapporto continuato. Lo dico negativamente,
pur con tutte le scusanti che conosco benissimo, perché i piccoli giornali dei parchi sono
nati proprio perché sono il tipico strumento che mira al tipico target, la popolazione
locale. Il giornale del parco deve proprio fornire i dati di come spende il bilancio, deve
rispondere alle polemiche sui parcheggi, sul perché si danno le multe, sul perché non
entrano i cani, cioè deve avere questo rapporto di rispondere alla polemica spicciola e
anche alle leggende metropolitane che sui parchi continuano. Come voi tutti sapete, noi
continuiamo da anni a paracadutare vipere, credo che non ne siate all'oscuro. Questa
leggenda metropolitana permane. Il giornale locale ha proprio il senso di rispondere a
queste cose. Una giovane collaboratrice di Piemonte Parchi che le leggende
metropolitane per loro essenza sono destinate a non morire, quindi è una battaglia forse
impari, però ogni tanto qualche risposta si può dare.
Quindi la cadenza è un problema. Tutti, meno cinque che già si autodefiniscono
"irregolari", escono con cadenze programmate. Poi abbiamo dei dati sui formati ma non
credo siano di grande interesse.
L'altro dato che mi sembra interessante è che la pubblicità è assente in 16 casi,
mentre gli altri 7 casi in cui viene superata non supera mai il 10%, quindi rientra in
questa mentalità della purezza, della verità, cioè il non "sporcarsi le mani" con i
meccanismi dell'informazione, della comunicazione che sulla pubblicità un po' si regge.
Vi dico le due annotazioni più interessanti, a mio modo di vedere. La redazione
del giornale del Cilento è formata da un gruppo di lavoro di giovani giornalisti che nel
fare il giornale tendono anche a professionalizzarsi. Ecco quindi il collegamento del
parco con la realtà locale, con la realtà economica ecc. Mi sembra importante segnalare
che alcuni giornali, come il giornale del parco Il Gigante tendono a diventare
monografici. Ben vengano queste produzioni, ma di nuovo usciamo dall'informazione,
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
perché a parte la difficoltà di trovare sempre temi monografici da leggere, il giornale
monografico perde quelle caratteristiche di "freschezza", di giornale d'informazione.
Fin qui i dati che ritenevo utile portare a completamento di questa introduzione,
anche se richiedono due integrazioni. Se è vero che due convegni abbiano stimolato,
sicuramente il discutere d'informazione stimola i parchi a fare informazione, perché i
parchi non hanno una cultura dell'informazione. Perché? Perché siamo figli di tre
culture. Sicuramente una cultura naturalistica, quindi scienze naturali, biologici, geologi
che nei parchi lavorano, costruiscono il parco del punto di vista concettuale. E la cultura
scientifica, l'informazione, la divulgazione in Italia stanno come il fuoco e l'acqua, il
cane e il gatto. Avete già letto i giornali scientifici: se non siete geologi e siete soltanto
naturalisti non capite che cosa dicono, di cosa parlano. La seconda cultura di cui siamo
figli noi parchi è la cultura amministrativa: il burocratese ha dominato e domina.
Segnaliamo favorevolmente alcune iniziative che l'ente pubblico in genere sta
prendendo con questa legge. Il ministro Cassese aveva tentato la semplificazione del
linguaggio burocratico. Speriamo proseguano questi piccoli segnali di controtendenza.
Il terzo mondo culturale è quello delle associazioni ambientaliste che in qualche
modo preparano una comunicazione assimilabile alla comunicazione politica. Non è
comunicazione ma è propaganda.
E' ovvio che noi, figli di queste tre culture significative nel nostro Paese, con la
comunicazione non ci andiamo tanto a nozze, abbiamo molto da imparare, però in
questo senso la Federazione, accanto ai grandi passi avanti che non sta a me ricordare,
ha perso un pezzo che aveva agli albori: era un'Associazione più amicale, più informale,
però che faceva formazione, metteva insieme i parchi per scambiare notizie su come si
gestiscono gli stambecchi, ma anche come si scrive, come si fa, sui fondamentali.
Infatti, chi fa informazione nei parchi? Nella prevalenza dei casi è una cara persona che
ha fatto il concorso da guardiaparco, sa riconoscere uno stambecco a 300 metri, dai peli
posteriori mi dice se è un maschio o una femmina, però viene poi catapultato e gli si
dice "ma allora fai anche il giornalino del parco". Per carità, non ho il mito di questo
mestiere, si può imparare, però bisogna insegnare i fondamentali: chi ha fatto calcio sa
che è inutile giocare una partita se non si sa fermare un pallone, se non si hanno i
fondamentali. Questa è una riflessione che offro più a questa parte del tavolo, anche se
credo possa essere interessante per tutti.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Facciamo finta che qui giochiamo a fare un processo: c'è l'avvocato che consegna
al tribunale delle prove del reato. Io ve ne presento tre, presentandovi anche i
ragionamenti che ho cercato di fare.
Il primo è un commento che ha fatto Mario De Aglio su La Stampa di due giorni
fa, che dice "Indigestione di notizie". Il succo è quello che tutti noi ci diciamo: viviamo
in una società di ingorgo di notizie, in cui lui dice una cosa interessante: più
informazione, oggi, significa, spesso, meno informazione. "Moltissime risposte a
domande mai formulate evitano che si formulino troppe domande, che si impari a
formulare domande. Un'informazione fatta per sbalordire e stordire in sostanza è una
non informazione". Credo che in genere, chi fa questo mestiere da dilettante, da
professionista, da amatore deve essere consapevole che si muove in questo contesto,
cioè un mondo che ridonda di informazioni o presunte tali e che ci rende un po' più
difficile la vita a noi dei parchi un po' per quella cose che luigi altisonantemente
chiamava "la verità", comunque un erto gusto di fare le cose seriamente.
Gli amici del parco di Avigliana hanno ricevuto la visita di Gheo and Gheo e mi
hanno raccontato cos'è successo: sono andati a comprare una tinca in un paese a 30
chilometri, l'hanno appesa a un amo e hanno fatto la moviola a rovescio e l'hanno tirata
su dal lago di Avigliana dove non si pesca. E' un parco che abbiamo fatto per
disinquinare il lago, non perché era da conservare. Per fare Gheo and Gheo il Comune
di Avigliana, la comunità locale hanno sborsato, perché questo è il meccanismo, perché
si parla di Avigliana, del parco, ma anche del castello, del gruppo folcloristico. Chi si
tira indietro? Siamo anche prigionieri e capisco anche che da un lato ci serve.
Il Piemonte ogni tanto, negli ultimi decenni viene sconvolto da alluvioni — nel
1994, l'anno scorso — poi finalmente sui giornali locali, anche di grande tiratura,
vediamo che è finita l'epoca della "tragedia inevitabile", i giornali stessi fin dal primo
giorno cominciano a dire "cosa si poteva fare per evitare?". Le interviste non sono solo
più al politico di turno che va lì a sparare le sue stupidaggini da bar, c'è anche il
geologo, c'è anche l'esperto di territorio che dice "se tagliate gli alberi l'acqua arriva più
velocemente" ecc. Permangono, anche qui, le leggende metropolitane: "le alluvioni
avvengono perché voi — e in quel "voi" ci stanno i parchi, gli ambientalisti, i verdi ecc.
— impedite di scavare in alveo". Però, accanto alle leggende metropolitane c'è anche un
approfondimento culturale che forse aiuta.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
I parchi fluviali dicono da tempo "bisogna far tornare il fiume libero di svagare, di
rinatularizzarsi". Questi concetti sono stati presi nei programmi legislativi,
programmatici, di lavoro del magistrato del Po che non è il sindaco di un determinato
Comune ma la struttura che gestisce l'intero bacino del Po. Questo è un grosso risultato
culturale. Quindi i risultati ci sono, però conviviamo in questo mondo.
Questo è un atto d'accusa a tutti e anche un atto, scherzoso, di riflessione per tutti
quelli che dicono "noi viviamo in questo mondo: prendere o lasciare?". Oppure
prendere in quale modo: con le tinche false? Spettacolarizzare? Far trovare dei cadaveri
nei parchi per andare in cronaca? Avigliana è un luogo un po' mitico per queste cose:
adesso ci sono anche quei due pazzi che hanno rubato la salma di Cuccia. E' una zona
interessante... Fra l'altro ci faremo le Olimpiadi, quindi diventerà ancora più
interessante.
Il secondo corpo del reato, una pagina di Repubblica su Portofino. Racconta,
opinioni, per fortuna c'è una schedina sui parchi a rischio, quindi un segnale positivo. Si
intervistano Grillo, così fa ridere, poi Crespi che credo sia una donna, si intervista anche
il macellaio del porto, il mozzo... Cavolo, però Valbonesi, l'ex presidente di Portofino...
Nessuno. L'atto di accusa a chi è? Alla categoria, e mi ci metto, ma un po' anche alla
Federparchi. Non è che si va su Repubblica. O ci si chiama Pratesi, si sta sulla scena da
anni con capacità, con grande attenzione, oppure bisogna costruire una strategia della
comunicazione. Non è che dall'oggi al domani le telefonate di Luigi portano il mondo
dei parchi, quello che lavora su un articolo di questo tipo, perché bisogna avere i
contatti, bisogna fare questo "mestieraccio" sporco, che è anche andare alle conferenze
stampa non perché interessa quel che viene detto ma perché vedi il giornalista, gli dici
"ti ho visto all'altra conferenza", insomma il mestiere delle pubbliche relazioni, degli
uffici stampa, che si impara. Però non possiamo pretendere dal nostro amico
guardiaparco, esperto in peli anali del camoscio che faccia questo, a meno che glielo
insegniamo.
Il terzo atto d'accusa è la rivista che ho citato prima. MI è arrivata dalla tipografia
mercoledì, io la dirigo da dieci anni, mi diverto molto, mi considero una persona
fortunata perché faccio il mio mestiere in un settore che mi piace e che trova, almeno in
Piemonte, diversi consensi. Mercoledì mi arriva la tessera dell'Ordine, la nuova tessera.
Professionalmente è bello, perché fa 25 anni, umanamente segnala che il tempo passa. E
cosa trovo sullo strillo di copertina? "Anfibi: la testuggine del fango". La testuggine è
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
un rettile, lo strillo è mio, e comunque anche se non fosse mio, la responsabilità è mia,
perché io credo che il capitano lascia la nave per ultimo.
Io ho una formazione tutta umanistica, sono un sociologo. Prima riflessione:
bisogna imparare a non essere presuntuosi, questa è una dote nel nostro mestiere.
Questo è un errore di presunzione, perché io non sono un naturalista, quindi mi può
anche scappare nella cosa più banale l'aspetto naturalistica che a un naturalista in corso
di studi non sfuggirebbe. Questo è un atto d'accusa a tutta la categoria: noi siamo una
categoria superficiale, un po' per antonomasia, un po' per formazione, un po' per lavoro,
perché non possiamo sapere tutto. Sempre scherzando dicevo a Mariano l'altro giorno,
nel vedere delle bozze: "questa didascalia è sbagliata, non è Cornelli, è Coronelli". Mi è
caduto l'occhio lì perché ho letto dei libri di Coronelli che è un geografo del '600, però
non essendo naturalista mi dico e mi faccio passare che la testuggine palustre è un
anfibio. E' un invito a tutti noi, a me per primo che faccio queste gaffes macroscopiche,
a un po' di umiltà e di attenzione. Però, poi ho cercato anche di scusarmi e mi sono detto
"perché sono così ignorante?". Perché noi, in Italia subiamo un'altra incultura, che è la
separazione delle culture. Questo non è neanche un errore da naturalista, è un errore da
uno che se avesse fatto il liceo e un corso di scienze, avrebbe avuto memorizzata questa
cosa, come l'apostrofo. Io non ho fatto il liceo. Questo è un atto d'accusa per tutta la
categoria, ma anche per il sistema. Noi dobbiamo ricongiungere queste culture e fare in
modo che un giornalista, anche contento del proprio lavoro, anche soddisfatto non
faccia queste miserevoli "cappelle" che mi hanno fatto arrabbiare, che mi hanno
rovinato tutta la giornata.
(Interruzione dei lavori)
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
MARIANO GUZZINI. Ringrazio la Scuola di giornalismo di Urbino, di cui vi ho
parlato qualche ora fa in apertura dei lavori. VI dicevo che l'anno scorso avevamo
avviato un rapporto. Ci sono due studentesse della Scuola di giornalismo di Urbino per
seguire i nostri lavori e per riprendere questa tradizione di rapporti. Benvenute tra noi.
Darei la parola, per l'intervento più difficile, quello della ripresa dei lavori, a
Federica Zandri, giornalista, che ci dà una mano nei momenti più difficili.
FEDERICA ZANDRI, Giornalista professionista, collaboratrice de "Il Resto del
Carlino". Avevo due appunti brevissimi, che adesso non hanno più tanto valore, dopo
gli interventi della mattina, perché si rischia di dire sempre le stesse cose, tra l'altro
molto ben dette da Luigi Bertone che ha formulato anche delle proposte. Poi abbiamo
anche avuto degli esempi pratici di mal comunicazione fatta dalla stampa, dal direttore
di Piemonte Parchi, quindi rischiamo di ripetere le cose, ma magari ci rinfreschiamo la
memoria.
E' stato detto che i parchi si sono ricavati in questi anni un loro spazio nel mondo
della comunicazione. Ci sono tante pubblicazioni che riguardano le aree protette — lo
sappiamo tutti, basta entrare in una libreria — singoli parchi e il sistema dei parchi che
comunque è un obiettivo da raggiungere in termini di comunicazione. Pensiamo alla
Guida Touring uscita l'anno scorso, "Parchi e aree protette naturali d'Italia", un lavoro
ponderoso realizzato con la collaborazione di Federparchi. E' stato un passo verso una
maggiore visibilità. Una guida che vende parecchio. Pensiamo anche alla Guida sui
parchi nazionali che ha fatto un giornalista qui presente, che scrive sulla rivista Parchi,
Giulio Ielardi: anche quella mi è capitato di vedere in mano a diverse persone nelle
librerie. Pensiamo ai giornali, alle riviste dei singoli parchi, pensiamo alla rivista
Parchi, al sito, questa grande intuizione, alle news ecc.
Da quello che riesco a sentire parlando anche con i colleghi giornalisti della
stampa generalista, è che comunque l'opinione pubblica è affascinata dai parchi, anche
se forse, soprattutto e soltanto come meta turistica in questa prima fase. Da questo punto
di vista si può quindi ritenere soddisfatta della produzione che trova in circolazione.
Invece non è altrettanto rosea la prospettiva rispetto al rapporto che c'è con la
stampa e i mezzi generalisti. Tornando sempre al parco di Portofino, quando pochi
giorni fa abbiamo sentito il resoconto che hanno fatto la tv di Stato e le televisioni
private abbiamo visto questo fatto eclatante: riportate le interviste del presidente del
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
WWF e del vicepresidente della Regione Liguria, non c'era però la Federparchi. A
questo punto ci chiediamo in cosa abbiamo sbagliato, qui c'è un gap nella
comunicazione.
In questi giorni sta circolando su Internet l'appello ai candidati, da parte sempre
della Federazione e si avverte questo tono di sfiducia, di preoccupazione di chi si
occupa da sempre di ambiente e di aree protette verso una eclatante mancanza di
sensibilità nei confronti di questi temi. Significa che da questo punto di vista la
comunicazione non è stata adeguata, non è stata efficace. Quando invece ci sono disastri
ambientali o vengono fuori dei timori forti, motivati su quello che può danneggiare la
salute dell'uomo, quello che troviamo sulle nostre tavole, quello finisce alla ribalta della
cronaca. C'è quindi proprio da chiedersi dove abbiamo sbagliato, dove stiamo
sbagliando, come correggere il tiro. Va premesso, di fronte a questi argomenti, che
l'ambiente e i parchi, all'interno della dimensione più vasta dell'ambiente, sono
comunque un sistema complesso, non esistono delle pubblicazioni sulla comunicazione
ambientale. Rispetto ai parchi in assoluto, ma anche la comunicazione ambientale è
decisamente carente sotto il profilo della manualistica. Io ho girato diverse librerie e
biblioteche e non ho trovato niente, quindi questo è tutto un settore ancora da codificare.
E' anche vero che i confini di questo complesso sistema, di questo mondo
complesso non sono ancora stabiliti a priori, quindi c'è ancora margine per lavorarci,
almeno dal mio punto di vista. Si deve e si può di volta in volta definire il sistema di cui
ci si sta occupando, sempre riguardo alla comunicazione.
Quindi, ogni processo interno al sistema dell'ambiente e, con esso il processo
della comunicazione, è configurato da momenti conflittuali. Così come l'ambiente è
fatto da contrapposizione di interessi, di preferenze, di valori che sin dalla prima fase
istitutiva dei parchi ha contrapposto diverse parti dell'opinione pubblica, istituzioni,
associazioni, anche la comunicazione riflette questa conflittualità rispetto a questo
mondo dei parchi. Si ha sempre a che fare con una sede negoziale in cui confluiscono
tutte le parti che pure hanno visioni contrastanti, perciò questo meccanismo della
negoziazione, specie in questo settore è fondamentale.
Come si parla di "mediazione ambientale", un termine usato da chi fa
progettazione nei parchi — cercare un accordo fra le parti, cercando anche di
influenzare l'opinione pubblica o le autorità per arrivare a prendere certe decisioni che
non sono così facili — nella comunicazione dovremmo parlare di "negoziazione",
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
perché la comunicazione, per definizione è fondamentalmente un processo
interpretativo e negoziale, quindi contano i mass-media, contano i messaggi che
vengono proposti ma anche la capacità di lettura e di adattare questi messaggi a chi li
riceve. Quindi la comunicazione ha un forte contenuto, ancora oggi, emozionale e
sociale. Sono molte le sfaccettature e molti ancora i nodi irrisolti.
La prima domanda, in quest'ottica di rivisitazione delle strategie che vengono
utilizzate è quella di dire che cosa vogliamo comunicare, quali sono gli obiettivi. Poi,
facciamo comunicazione, oppure stiamo facendo mal comunicazione? Da parte dei
parchi, rispetto alla comunicazione in questi ultimi anni sono stati fatti molti sforzi, però
molti di questi sforzi sono stati isolati e non sono stati ispirati da una progettazione
solida. C'è ancora un grosso margine di approssimazione. Spesso c'è la tendenza a
lasciarsi abbagliare dalle nuove tecnologie, cioè c'è questo interesse che si occupa del
mezzo, molte volte, dimenticando di strutturare bene il messaggio, anche perché la
comunicazione è per sua natura il terreno dell'ambiguità, perché è il terreno dello
scambio, della contaminazione. Tutti sappiamo che se vogliamo rimanere integri non
dobbiamo comunicare, perché comunicare comporta il rischio di snaturarsi, di drogare il
messaggio, però il rischio opposto è quello di rimanere tagliati fuori dalla storia, dal
contesto sociale. Anche in questo va fatta una scelta: contaminarsi o non contaminarsi?
Se non ci si vuole contaminare, sappiamo che si rischia di rimanere in una nicchia.
Ripeto, esiste questa forte connotazione del sociale, specie rispetto ai parchi, della
comunicazione da rivalutare, trascurando in una prima fase le tecnologie, i canali
particolari, ma intervenendo più sulle relazioni, che sono molto più importanti.
Comunicazione sociale che può anche indicare ricerca di nuove sedi, di aggregazione e
di confronto che non siano quelle solite, cercare altri luoghi di aggregazione.
Che cosa potrebbe essere la comunicazione, rispetto sempre alla comunicazione
dei parchi? Uno scambio di effetti prodotti tra persone in cui comunque agisce, come in
altri campi, un mix di convinzione e di persuasione e tra i temi, gli argomenti le forme
logiche ma anche le forme tradizionali che vengono messe in campo. All'interno della
comunicazione un ruolo importante ce l'ha l'informazione, perché spesso si confondono
i due termini: con la rivista Parchi, con il sito si fa comunicazione ma si fa anche
informazione. L'informazione possiamo definirla una specie di zoccolo duro
nell'universo in crescita della comunicazione. Però ci può essere comunicazione senza
informazione — pensiamo a una pagina che ci fa vedere una bella montagna, un habitat
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
particolare e un semplice titolo e già quella pagina ci comunica diversi elementi, però
non ci informa su niente — mentre invece non ci può essere informazione senza
comunicazione, cioè il messaggio che viene trasmesso deve comunque fare i conti con
le valutazioni, le aspettative del destinatario che lo riceve.
Va anche detto che informazione e comunicazione si devono alimentare l'una con
l'altra per poter valorizzare il messaggio che viene trasmesso.
Quali sono i rischi che può correre la comunicazione e, al suo interno,
l'informazione che svolgono i parchi e gli strumenti che fino adesso sono stati
adoperati? Prima di tutto potrebbe esserci una mancanza di continuità nei rapporti con la
stampa, con le emittenti. A volte, farsi sentire una volta ogni tanto, ogni due o ,tre mesi
non crea quella fidelizzazione che è stata più volte invocata rispetto all'opinione
pubblica in generale. Poi la scarsa tempestività: bisogna ragionare con le logiche
quotidiane o quasi rispetto a certi avvenimenti, quindi comunicarli in tempo reale. In
qualche caso particolare anche una scarsa credibilità, perché oggi è stato accennato, ma
a volte il parco che si impegna per certi investimenti, per migliorare certe strutture e poi
dimentica di mettere la fontanella perde in credibilità, poi c'è anche il "passa parola"
negativo. L'incompletezza dell'informazione è un altro punto su cui lavorare e riflettere,
come la mancanza di coerenza.
Guardando al futuro non si può non pensare a una comunicazione integrata, una
tipologia di comunicazione che cerchi di superare le dicotomie, quindi non si può più
parlare di comunicazione classica e comunicazione pubblicitaria, di comunicazione
formale e informale, oppure comunicazione interna ed esterna: la comunicazione deve
essere comunque integrata mettendosi in gioco, cioè rischiando di perdere un po' di
quella autenticità, di quella genuinità di cui si parlava questa mattina, quindi il parco
dovrebbe essere disponibile a perdere un po' di questa sua componente ideologica se si
vuole presentare e far conoscere, anche perché noi tutti sappiamo che oggi un ruolo
fondamentale nella comunicazione, nella visibilità è rappresentato non solo dagli
strumenti strettamente informativi, ma lo spettacolo, la pubblicità, addirittura la fiction e
altri tipi di manifestazioni hanno assunto un rilevo economico e sociale tale da rientrare
a pieno titolo nella comunicazione. Quindi, decidere se intraprendere o no questa strada,
consapevoli dei rischi e dei vantaggi che se ne possono ottenere.
Rispetto all'integrazione, ci ricolleghiamo ancora una volta all'essenza della
questione dei parchi. Cioè, le aree protette e la società non si possono contrapporre
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
polarmente, su questo penso che siamo tutti d'accordo: società e ambiente non sono da
considerarsi in una posizione dicotomica, devono dialogare, quindi i confini sono
sempre meno delimitabili fra queste due realtà e il rapporto, inevitabilmente va verso
l'interrelazione e l'interdipendenza.
ENZO VALBONESI, Presidente Nazionale Federparchi. Non so se riuscirò a dare
un grosso contributo, sono come quella gran parte di amministratori di parchi che non
hanno forse dato il peso sufficiente o non lo stanno dando, al tema della comunicazione.
Il fatto che non siamo molti amministratori di parchi qui, oggi, la dice lunga. Con
questo non voglio drammatizzare, perché ci sono dei risultati positivi, sono cresciuti i
giornali dei parchi, è cresciuta la nostra comunicazione, dobbiamo anche vedere i passi
in avanti che sono stati fatti, secondo me ad una velocità notevole e anche
quantitativamente ci possono confortare.
Volevo rifarmi a una cosa che lessi parecchi anni fa e che secondo me costituisce
un punto di riferimento: alcune riflessioni che faceva il prof. Roberto Gambino che non
fa solo il pianificatore ma si occupa di parchi, è uno che affronta questo tema anche da
un punto di vista culturale ed è anche membro di redazione della rivista, che ha però
difficoltà a essere in queste sedi per le numerose difficoltà che ha, sia come docente sia
come libero professionista.
Lui diceva che oggi più che mai, all'epoca non solo dei mass media, della
globalizzazione, i parchi in una società sicuramente più complessa hanno sempre un
valore in sé, legato alla possibilità e alla capacità di conservare degli ambienti naturali,
di sperimentare tutto quello che ci siamo detti e che ci diciamo, ma hanno sicuramente
più di prima e sempre di più avranno una grande missione come valore simbolico
rappresentativo, cioè i parchi debbono produrre e produrranno sempre di più messaggi
di civiltà, di un nuovo rapporto uomo-natura, di una riconciliazione uomo-natura,
messaggi che sono anche valori, quindi se i parchi sono anche questo almeno la gente
chiede simbolicamente ai parchi come si veicolano questi messaggi, la qualità e la
quantità di questa capacità di produrre questi messaggi, di tradurli, di portarli in maniera
corretta ai cittadini, è fondamentale. Per questo abbiamo voluto questo convegno,
perché come Federazione dedichiamo sicuramente più importanza, rispetto ad alcuni
anni fa, a questa particolare, innovativa e sempre più importante missione delle aree
protette in futuro.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Con questo incontro, dando per scontati gli obiettivi che sono quelli di un
momento di riflessione, di lavoro intorno al tema di come potenziare e qualificare la
comunicazione e l'informazione nelle aree protette, vogliamo intanto vedere come
funziona la comunicazione, gli strumenti di cui è dotata la Federazione — la rivista, il
sito, la news — e più in generale come funzionano la comunicazione e l'informazione
delle singole aree protette. Il nocciolo di questa nostra riflessione — cercheremo di
trarre vantaggio e insegnamento — dagli interventi di oggi è: come riuscire ad integrare
meglio gli strumenti comunicativi dell'Associazione con gli strumenti comunicativi e
informativi delle singole aree protette? E, giovandoci di una maggiore capacità
sinergica tra strumenti comunicativi e informativi della Federazione e quelli dei parchi,
come possiamo riuscire a comunicare di più e meglio complessivamente, come
Federazione dei parchi? Questo mantenendo alcuni punti fermi che sono inevitabili,
perché la nostra non è una comunicazione qualunque come qualsiasi soggetto, è una
comunicazione che ha delle sue peculiarità. Intanto noi dobbiamo comunicare
abbinando la capacità di rendere accattivanti i parchi a ciò che i parchi fanno, ma
evitando, nel contempo, la banalizzazione, l'autocelebrazione o, peggio, una distorsione
del messaggio dei parchi, cioè qual è la loro missione, cosa fanno e come la portano
avanti, che è un messaggio ancora oggi molto evidente: i parchi sono tutto il buono che
ci può essere perché proteggono la natura e il territorio non costruito quasi contrapposto
al territorio costruito, i parchi come tutto il bello e il resto tutto negativo, come lavaggio
di coscienza. Questo è un messaggio distorcente ancora presente che dobbiamo in
qualche modo correggere, evitando la banalizzazione dei parchi e della loro missione,
però senza far perdere di vista la bellezza, la capacità di rendere accattivanti i parchi.
Soprattutto, un altro punto fermo da cui noi non possiamo prescindere, come
Federazione, perché è la nostra funzione principale. Noi dobbiamo comunicare ai parchi
non singolarmente, non in maniera retorica ma sempre di più dando il senso ai cittadini
del sistema nazionale delle aree protette. E' un compito prevalente, che non è solo della
Federazione, è un compito che debbono sentire tutti i parchi. Tutti dobbiamo capire che,
mentre comunichiamo la missione nostra, quello che facciamo nel singolo parco siamo
parte di un sistema. Anche qui c'è da lavorare molto, perché i cittadini, la gente
conoscono spesso una parte dei parchi, conoscono i parchi più noti, l'Abruzzo, il Gran
Paradiso, non conoscono i parchi di minore notorietà, non conoscono qual è l'obiettivo
di fondo che dobbiamo perseguire tutti, cioè fare la rete naturale del nostro Paese, la rete
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
delle aree protette. Questo è l'obiettivo strategico, il punto di crescita e di qualificazione
vero che abbiamo davanti.
A livello locale e nazionale dobbiamo utilizzare i nostri strumenti per far
conoscere ciò che succede nei parchi, ciò che facciamo, ma anche favorire un dibattito
ed un confronto anche culturale intorno alla nostra missione, cioè non dobbiamo solo
informare o comunicare, ma comunicare e informare aprendo il confronto anche nei
nostri strumenti come Federazione ma anche nei parchi con chi non la pensa come noi,
con chi ha tendenze e visioni dei parchi diverse, scavare anche storicamente sul
concetto di parco, sui diversi approcci ai parchi intesi come strumenti importanti di un
nuovo rapporto uomo-natura per sperimentare uno sviluppo durevole. Quindi questa
missione dei nostri strumenti informativo-comunicativi, cioè del dibattito, del confronto
culturale non la dobbiamo perdere di vista. E soprattutto — questa è la nostra principale
missione, come Federazione — far dialogare attraverso la rete, la rivista, la news gli
operatori dei parchi. Non solo gli amministratori ma soprattutto quelle tante persone che
vi lavorano: direttori, tecnici, guardiaparco. Questo è un altro punto fondamentale non
solo per scambiarsi esperienze ma per dialogare, arricchirsi, sentirsi parte di un sistema,
di una rete.
Oggi più complessivamente agiamo in un settore, quello della comunicazione e
dell'informazione ambientale che è ancora debole, forse lo è perché tutti parlano di
ambiente, tutti i quotidiani e le riviste ne parlano, spesso male, e questo impedisce che
ci sia un settore specializzato più forte, che ha più mercato: sono in crisi i mensili
Airone, Oasis, e questo è un elemento di riflessione. Sono limiti in questo caso non
soggettivi ma oggettivi che vanno bene al di là della nostra mancata capacità, mentre
alcuni di quelli che dicevo prima sono limiti anche soggettivi: questa chiusura, questa
autoreferenzialità.
Quello che dicevo all'inizio è un altro limite, cioè una comunicazione e
un'informazione spesso sottovalutata come priorità nei parchi, da parte di molti
amministratori. Poi, i passi in avanti simboleggiano che si sono fatti degli sforzi, che la
tendenza è al miglioramento, al recupero di questo limite che è ancora presente. Ma non
è un limite solo degli amministratori, io ci metterei anche un forte limite di direttori. Qui
ci sono pochi amministratori e ci sono i direttori Cavalli e quello del parco del Vesuvio.
Forse c'è qualche altro operatore tecnico dei parchi, però questo dato oggettivo che nei
parchi abbiamo molto direttori di estrazione naturalistica, tecnico-scientifica li porta
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
spesso, per propria formazione, a non dare il peso necessario a questo che è un versante
fondamentale del ruolo dei parchi: comunicare, promuovere, fare dell'animazione
attraverso anche l'informazione e la comunicazione.
Noi abbiamo deciso di fare questo convegno nel quadro di una decisione più
generale che abbiamo preso, che abbiamo discusso, su cui abbiamo fatto delle
riflessioni all'interno del consiglio della Federazione che è quello di pensare, di
comunicare i nostri strumenti, quindi il nostro incontro si situa in questo quadro di
lavoro che ci deve vedere, di qui a pochi mesi, a migliorare, a ristrutturare, rilanciare,
per certi versi a riposizionare, perché è cambiato il mondo in cui lavoriamo, quello dei
parchi è cresciuto, si sono qualificati la rivista, la news e il sito. Il sito soprattutto ha i
dati che vedevamo, però anche lì bisogna non sederci su quei risultati ma cercare di
migliorare continuamente per qualificarlo e soprattutto per fare interagire tra loro questi
strumenti. Quindi, questo non sarà l'unico incontro che faremo per giungere entro
l'anno, attraverso questo percorso, al potenziamento e alla riqualificazione die nostri
strumenti di informazione e di comunicazione. Soprattutto il sito per noi deve assumere
sempre di più un significato di strumento di dialogo indiretto, in tempo reale tra gli
operatori. Da questo punto di vista stiamo costruendo una rete tra i direttori, gli
operatori dei parchi, per ora l'abbiamo soltanto abbozzato, a giugno avremo un primo
momento per strutturare questo momento più forte di lavoro in sintonia, in sinergia tra i
direttori dei parchi e vediamo nel sito la possibilità di avere un forum permanente per
scambiarsi molte di quelle informazioni e di quelle possibilità per risolvere problemi
che in molti casi si presentano analoghi nei parchi.
Da questo punto di vista vorrei rispondere ad una riflessione a cui ci sollecitava
Boscolo, quella della formazione.
Noi vogliamo vedere, anche attraverso questo strumento, questa rete tra direttori,
questa formalizzazione di un momento permanente di dialogo tra i direttori che abbia
nel sito anche un punto di scambio che vada oltre i direttori, che coinvolga gli operatori
dei parchi, il tema della formazione. In pratica, avvalendoci degli operatori dei parchi
rilanciare il tema degli stages, della formazione. Da questo punto di vista ci siamo
affievoliti rispetto ad alcuni anni fa, quando con più frequenza svolgevamo questi
momenti, ma li riprenderemo.
L'altro momento, sempre sul campo della formazione, è che un mese fa abbiamo
costituito un consorzio, "Forma Ambiente", con il Formez e altre istituzioni, che appena
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
avvierà il proprio lavoro, che vede anche il campo dell'informazione e della
comunicazione come un campo dove provare a dedicarcisi con più attenzione.
Vorrei finire rimarcando da un lato l'importanza che noi annettiamo alle
pubblicazioni periodiche dei singoli parchi e anche a quelle che hanno iniziato a farlo in
alcuni casi da tempo — Piemonte Parchi, alcune Regioni, alcune Province — e che lo
fanno con originalità. Quelle che fanno pubblicazioni per il sistema dei parchi di quella
provincia.
Secondo me, in ogni parco dove abbiamo una pubblicazione — proveremo a
proporre questa sollecitazione anche ai presidenti formalmente, nelle prossime
occasioni — dovremmo riprodurre, in sede locale momenti di confronto tipo questo. Il
parco che produce il giornale, la rivista, la pubblicazione, il periodico perché non
dovrebbe riflettere con i propri amministratori, i propri operatori, le istituzioni di
riferimento, gli attori sociali, i redattori dei quotidiani di quella provincia, fare un
confronto su come veicolare meglio e di più i temi non del parco, ma della
conservazione, della tutela, dell'ecosviluppo di cui il parco è lo strumento più avanzato?
Quindi riprodurre in ogni realtà dove esistono queste 41 pubblicazioni, questo
confronto, se non altro per accrescere, intanto, tra gli amministratori dei parchi, la
consapevolezza, l'importanza e soprattutto quella che io chiamo "rete" tra la
Federazione e i parchi, farla anche tra il parco ed altri soggetti: i giornali dei Comuni, le
pubblicazioni della Provincia, ma non solo le pubblicazioni istituzionali, anche i
periodici che ci possono essere nel mondo associativo, culturale, ambientalista, quindi
sviluppare in ogni parco che pubblica una propria rivista, un proprio giornaletto questi
momenti.
Ritengo anche che sia necessario provare ad avere un confronto nazionale con un
forum di una giornata con le riviste che si occupano di ambiente e che purtroppo non
godono grande salute e anche con le agenzie stampa, con chi all'interno delle agenzie
stampa nazionali si occupa di ambiente. Poi vedere di scambiarci informazioni anche
per farci conoscere meglio.
Vorrei fare alcune considerazioni riprendendo le riflessioni che faceva Boscolo e
che faceva la giornalista Zandri. E' vero, noi non riusciamo ad essere presenti sulla
stampa nazionale quando si parla di parchi. Credo che questo sia un limite che
dobbiamo cercare di correggere, non possiamo darci una scrollata di spalle, dobbiamo
cercare, anche con le testate, con le agenzie stampa di avere un rapporto più costante,
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
invitare questi giornalisti in giro per i parchi, non credo che sia sbagliato, non per fare
del turismo ma per far loro conoscere una realtà che spesso non conoscono, perché
anche loro, come il grande pubblico rischiano di conoscere solo i parchi più blasonati,
almeno quelli storici, quelli più conosciuti, che godono di una fama non dico immeritata
ma che non ha motivo di essere maggiore di tanti altri parchi che pure lavorano bene.
Quindi, far conoscere come e quanti ce ne sono, e vi sono parecchi parchi che operano
bene e che fanno cose davvero straordinarie.
Detto questo, credo che non ci dobbiamo neanche far assillare più del necessario
dalla mancanza di una nostra visibilità, ad esempio nel dibattito che c'è stato su
Portofino. E' chiaro che se succede qualcosa in una città intervistano il sindaco, il
ministro degli interni, il presidente dell'Anci difficilmente lo intervistano. E' vero, i
parchi sono un'altra cosa, non dobbiamo fare queste assimilazioni meccaniche, però non
dobbiamo neanche farci assillare troppo dal fatto che noi non siamo visibili. C'è qui una
distorsione forte: che il mondo dei parchi la grande stampa lo ritiene rappresentato dalle
associazioni ambientalistiche, per cui se succede qualcosa in un parco intervistano
Pratesi come WWF o Realacci come Legambiente. Questo è un limite, una distorsione.
Noi dobbiamo essere anche più autorevoli, cercare un rapporto con la stampa, renderci
visibili. C'è anche un problema per queste associazioni che debbono capire che più che
ergersi, farsi rappresentare e vedere come un fatto positivo che la stampa li considera i
rappresentanti, i portavoce, i difensori dei parchi, dovrebbero tornare loro a capire che il
loro ruolo è più quello di movimento e che i parchi oggi hanno una loro capacità di
autorappresentazione.
Sicuramente ci aspettano tempi non facili. Non mi faccio impressionare più di
tanto da quello che succede a Portofino, in Liguria o che sta succedendo nel Lazio, però
dovremmo contemporaneamente consolidare un processo che è ancora gracile,
difendere lungo questo lavoro di consolidamento i parchi là dove lo saranno attaccati e
forse lo saranno ancora di più in futuro, anche se questa è una cosa anomala per un
Paese che è inserito a pieno titolo in Europa dove nessuno si sogna di mettere in
discussione i parchi al minimo cambiamento di colore politico del Governo. Quindi
dovremmo continuare questo lavoro di consolidamento, di difesa e di sviluppo, e non è
facile, perché l'arroccarsi per difendersi non è lo strumento migliore per essere
espansivi, per intercettare l'opinione pubblica, per farsi riconoscere come strumenti che
non difendono solo la natura ma che vogliono promuovere lo sviluppo. Dobbiamo fare
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
tutto questo, cercando di far rendere più consapevoli i cittadini di questa nostra
missione, che non è solo quella di difesa della natura ma quella più complessiva che
dicevo, e dobbiamo usare anche molto la nostra informazione e comunicazione, quindi
accrescerle, qualificarle, per rimobilitare in futuro l'opinione pubblica. A Portofino ci
sono le 2.000 firme raccolte, ma non vedete più la manifestazione a sostegno dei parchi,
perché l'opinione pubblica nel momento in cui sa che i parchi ci sono, sono
un'istituzione, per certi versi, giustamente, ritiene che il dato sia acquisito, che quindi
non ci sia più da tornare in piazza come è avvenuto quando i parchi si volevano. E qui
bisogna dare grandi meriti alle associazioni ambientalistiche che in quegli anni hanno
saputo fare questa battaglia. Oggi, per rimobilitarsi, tornare in piazza, difendere i parchi
occorre anche una maggiore capacità comunicativa, proprio per la complessità delle
motivazioni che debbono riportare la gente, come in Liguria, a mobilitarsi, a farsi
vedere al pari degli antiparco non per fare scontri fra fazioni avverse, ma perché la
mobilitazione dell'opinione pubblica è importante. Quindi, proprio perché ci aspettano
questi momenti dobbiamo perfezionare il nostro modo di lavorare e, lo ripeto, come
comunichiamo, come informiamo, come attraverso la comunicazione-informazione
facciamo più rete tra di noi e allarghiamo il fronte delle alleanza, aumentando la
consapevolezza e l'importanza della nostra missione è fondamentale per gli obiettivi che
abbiamo davanti che sono di crescita, ma lungo i quali dovremo anche saperci difendere
e difendere bene.
MARIANO GUZZINI. Grazie a Valbonesi. Ha ora la parola Renzo Moschini.
RENZO MOSCHINI, Fondatore della rivista "Parchi". Negli ultimi tempi, da
parte delle istituzioni, sia nazionali che europee c'è stata una presa di coscienza
maggiore del ruolo della comunicazione e dell'informazione e in coincidenza c'è stata,
in particolare, anche se non esclusivamente, con processi di riforma istituzionale, sia su
scala nazionale che europea. Sono abbastanza recenti leggi e provvedimenti che
prevedono gli uffici stampa per tutte le realtà istituzionali. Ricordava questa mattina,
nella riunione della redazione, che non c'è ormai documento europeo, qualunque sia
l'oggetto, dalla gestione integrata delle coste alle politiche di coesione, che dedichi un
capitolo specifico e sempre ripreso nel corso della trattazione specifica dei problemi,
alla indispensabilità di una politica di informazione, di comunicazione, di
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
coinvolgimento delle istituzioni, dei vari soggetti interessati alle politiche che su scala
nazionale o europea si intende portare avanti. E' quindi un riconoscimento istituzionale,
per qualche aspetto quasi una scoperta che l'informazione, la comunicazione in tutta la
sua varietà, la sua articolazione, è un momento indispensabile di realizzazione dei
programmi e dei progetti politici.
I parchi, che sono anche in notevole misura istituzioni, hanno non meno degli altri
questa necessità. Noi diciamo, senza boria, che ce ne eravamo già resi conto negli anni
passati, ce ne eravamo resi conto nel momento stesso in cui ci siamo costituiti come
associazione delle aree protette, prima ancora che ci fossero i nuovi parchi nazionali.
Naturalmente, il fatto che avessimo questa consapevolezza non significa che al tempo
stesso non presentiamo tutti quei ritardi, incomprensioni, chiusure di cui si è anche
parlato.
Ho letto la recentissima relazione del Ministero dell'ambiente sullo stato
dell'ambiente — volume ponderosissimo, più di 500 pagine — ove si parla anche di
questi problemi per dire quello che si trova in libri anche recenti, come l'informazione-
spettacolo, i ritardi, il catastrofismo, le cose che sono state dette anche nel corso della
discussione.
Per quanto ci riguarda si scopre poi che c'è un elenco di 30 volumi pubblicati in
due anni dal Ministero dell'ambiente, in particolare dall'Anpa, del costo di un buon
gruzzolo di miliardi e non ce n'è una che riguarda le aree protette: si va dai rifiuti, al
riciclaggio, tutte cose importanti, ma non c'è nulla che ci riguarda.
Credo che vada preso atto di una cosa, perché questo è il senso dei provvedimenti,
delle norme nuove: che la comunicazione, l'informazione richiedono risorse, soldi,
meno tirchieria. E servono soldi perché, come per le politiche ambientali, conviene
prevenire piuttosto che curare. Si è parlato tanto della Liguria, voglio fare un esempio
ligure, ma diverso da quello di Portofino. Anche il Begua, che è un parco ligure, ha
approvato da poco il piano fatto da Gambino. Anche in qualche altro parco sono stati
approvati gli strumenti che in qualche caso hanno implicato anche l'uscita di qualche
Comune dai parchi. Le polemiche, le cronache locali hanno cavalcato le famose
"leggende metropolitane": "non si possono allevare le galline, non si possono allargare
le finestre, non si possono raccogliere le patate" ecc. La domanda che mi pongo è: come
mai queste leggende sopravvivono così a lungo anche in situazioni dove c'è il parco?
Non c'è anche qui un difetto permanente di informazione, di comunicazione, per cui
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
conveniva spendere più soldi prima per sfatare qualche leggenda, anziché spenderne di
più dopo con meno risultati? Credo che questa questione ce la dobbiamo porre molto
concretamente. Queste leggende se tali sono, non riguardano solo qualche situazione
che oggi ci preoccupa e giustamente, come quella della Liguria. Ero a Torino, a
discutere del libro dei parchi montani e mi hanno detto che anche nel Trentino si era alla
carica con le vipere. Nel Trentino le vipere ci sono da un po' di tempo, prima ancora che
ci fosse l'Italia. Quindi, il fatto che persino lì, dove ci sono parchi da molti anni si
dicano queste cose, non significa che anche qui c'è una conferma del fatto, magari
banale, che il consenso a un'area protetta ma anche a un Comune, a una Provincia, a una
Regione non si acquista una volta per tutte. Al Comune va bene finché fai le scelte
giuste, ma il giorno dopo prendi un provvedimento che non va bene alla gente, la gente
s'arrabbia e va dal sindaco, non è che il consenso del giorno prima ripaga le proteste del
giorno dopo. E i parchi non sfuggono a questa regola, anche se forse c'è una certa
vulgata, non so quanto di provenienza "ambientalista", che una volta che tu hai fatto il
parco, hai segnato il territorio come i cani lì nessuno ci rimette piede. Se il giorno dopo
fai delle "bischerate" paghi il dazio. Quindi il consenso è un dato permanente, e se è un
dato permanente deve essere permanente l'azione che tu devi mettere in campo per
averlo questo consenso.
La considerazione che voglio fare è però di altro tipo. Oggi, rappresentare il parco
è più difficile. Non sembri paradossale. Quando un parco come quello del Gran
Paradiso doveva semplicemente difendere lo stambecco l'identità, il ruolo erano chiari:
si poteva dissentire ma lo capiva chiunque. Oggi il parco, compreso quello del Gran
Paradiso, deve mettere becco su tutto, deve operare sullo stesso territorio dove operano
,tutte le istituzioni: il Comune, la Provincia, la Comunità montana, la Regione e lo
Stato. Operare in un territorio con queste caratteristiche, con il parco che è un elemento
che in qualche misura le rappresenta tutte ma che non può confondere il suo ruolo con
nessuno degli altri, rappresenta una grande difficoltà. Non può fare il Comune perché
non è sua competenza, non può fare la Comunità montana perché non è sua
competenza. Quindi, persino la rappresentazione di che cos'è oggi il parco, di cosa deve
fare è estremamente più complicato, più difficile di prima.
Quando leggo su La nuova ecologia — una rivista ambientalista ma chiaramente
politica, non dico schierata — un articolo sul parco dello Stelvio, che sappiamo essere
tormentato da vicende storiche prima e poi politico-istituzionali, ed è un articolo su cui
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
scopro che ci sono dei bei ghiacciai, dei bei sentieri, è un articolo che può fare scalpore.
Se tu mi rappresenti il parco dello Stelvio che riguarda due Province a statuto speciale,
una Regione come la Lombardia semplicemente come un luogo ameno dove c'è il
ghiacciaio, i caprioli, i camosci, tu hai fatto un'operazione del tubo. Invece leggo su Il
Sole 24 Ore un bellissimo articolo sul parco del Ticino dove io capisco il tipo di
problemi che ha quel parco.
Il problema che citava anche Valbonesi, che lui chiamava della visibilità — si
riferiva alla Liguria — per me non è semplicemente se a Pratesi viene dato titolo più di
Valbonesi, è che un certo tipo di rappresentazione e anche di intervento politico sulla
realtà dei parchi che viene ancora oggi da una parte del movimento ambientalista non
contribuisce a dare quella rappresentazione complessa, a tutto tondo, che ha un'area
protetta. Quindi il problema di una nostra presenza non è dato dal fatto se Valbonesi lo
fotografano qualche volta più di Pratesi o di Realacci, ma se riusciamo ad essere
presenti sulla stampa e nella comunicazione con quella visione, rappresentazione
sistemica di cui dicevamo questa mattina. Siamo ancora così poco sistemici, che quando
si parla di aree protette per quasi nessuno in questo Paese esistono le aree protette
marine: quelle sembrano un altro scompartimento. La questione delle aree protette
marine sembra un'altra cosa. Eppure, se vai in una realtà come quella di Portofino non
puoi fare a meno di misurarti non solo con il parco nato nel 1935 ma anche con la
riserva statale marina istituita un anno fa, affidata in gestione a enti diversi, a quegli
stessi sindaci che stanno massacrando il parco.
Un articolo come quello sullo Stelvio a me non serve, mentre servirebbe fare una
riflessione sui residui passivi delle aree protette. Si discute molto di APE, sui 35
miliardi quando un solo parco meridionale quei 35 miliardi li ha di residuo passivo. HO
letto un'intervista di Tripepi a La Gazzetta del sud in cui cercava di spiegarsi le ragioni
per come un parco non riesce a spendere nei tempi i fondi che ha a disposizione.
Comuni che pretendono che il parco faccia cose che pretendono ai Comuni. Il tema dei
residui passivi, anziché qualche titolo ad effetto, qualche rimbrotto del tipo "alla prima
che mi fai ti licenzio e te ne vai", evidenzia non solo l'incapacità e la difficoltà del
parco, ma evidenzia una difficoltà e una incapacità del sistema istituzionale, dalla
Regione in giù, di quei territori che insieme non sanno predisporre progetti e spendere le
risorse. Non solo il parco. Abbiamo parchi con 60-70 comuni, con più province, in
qualche caso con 2-3 regioni. E' quel sistema che non riesce a mettere a regime quei
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
progetti, quindi io devo intervenire lì, dando almeno consapevolezza che quello è il
problema.
Circa la rivista, intanto credo che siamo non solo la sola rivista che si occupa
pienamente delle aree protette, ma siamo una delle poche riviste che si occupa di
tematica ambientale non in crisi di ruolo. Perché oggi Airone è una rivista in crisi,
sembra fatta per i telequiz: "come mai piove quando arrivano le nubi?", Oasi è in crisi
perché fa il Bollettino del WWF da anni ed è in crisi, Verde Ambiente è in crisi. Qualche
altra esiste, sono riviste chiuse, molto di parrocchia, modus vivendi e così via, bisogna
avere la maglia della squadra altrimenti non si gioca. Siamo quindi l'unica rivista che si
occupa pienamente di queste questioni e lo fa all'insegna del dialogo, del confronto,
aperta con gli altri. Inoltre è la rivista di una Associazione che, a differenza di tutte le
altre riviste delle associazioni è sul mercato, cioè non è una rivista assistita, stampata,
mandata ai consiglieri e pagata dalle associazioni. Naturalmente questo ci pone anche
qualche problema, che però non può essere risolto diventando anche noi come le altre.
Ho visto l'ultimo numero, anche graficamente rinnovato, mi pare la strada giusta.
Dovremmo quindi anche discutere. So che stiamo discutendo con l'editore Maggioli:
nessuno più di noi è sensibile all'allargamento del target; il punto discriminante è che il
target non deve cambiare l'impostazione della rivista. Noi vogliamo arrivare al target
più ampio, però veicolando l'impostazione, la nostra cultura.
Siccome da poco in Toscana si sta facendo un giornaletto di cui mi occupo e
credo sia l'unico giornaletto regionale, di un coordinamento regionale, non di un singolo
parco, voglio sottolineare due cose. Non so in che misura questa esperienza ha qualche
analogia con esperienze lontane fatte con i giornaletti scolastici. Quello che sto
riscontrando è che è importante stanare amministrazioni e amministratori per farli
scrivere. E' una fatica improba: per convincere un assessore provinciale, un dirigente di
parco, il responsabile di un'associazione ambientalista, di un'azienda agrituristica a
scrivere, a farti una dichiarazione gli devi telefonare cinque volte, però questo mette in
circolazione idee. Dall'altra parte — e credo sia un elemento non meno importante —
addestra persone, anche giovani giornalisti non specializzati in campo ambientale, che
però cominciano a fare un corso di formazione, e lo fanno nel vivo, perché devono
andare a parlare con il presidente del parco e spesso non riescono neanche a capire bene
cosa sta dicendo, lo devono un po' educare nelle questioni, quindi si fa un'azione
doppiamente positiva: lo si fa rispetto alle tematiche che si affrontano perché si induce,
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
si costringe in qualche caso, si spinge gente che altrimenti non scriverebbe e, al tempo
stesso, si mettono in campo, dal punto di vista dei parchi, anche delle specializzazioni e
si aiuta a far sì che ci siano sempre più giornalisti che capiscono qualcosa di queste
questioni rispetto ad oggi.
ENNIO BAZZONI, Nardini Editore. Rappresento la Nardini Editore, che fa parte
del gruppo Franco Panini di Modena e un nuovo editore del quale sono anche socio, che
si chiama Welcome Books, molto generico, molto inglese, volutamente fatto per
chiarire da subito di che cosa ci volevamo occupare.
Mi dovete permettere un brevissimo appunto alla giornata. Come potete
immaginare, venire da Firenze significa farsi quattro ore di treno all'andata e altrettante
al ritorno e per chiunque affronti con buona volontà questo viaggio, trovare un
convegno che riparte alle 16,05, senza che neanche sul sito Internet fosse citata
l'interruzione del pranzo è piuttosto imbarazzante. Mi spiace, ma la qualità degli
interventi che ho ascoltato ora è talmente alta, che mi sarebbe veramente piaciuto
partecipare questa mattina, ma purtroppo le Ferrovie hanno annullato tutta una serie di
treni che mi avrebbero permesso di arrivare prima, ed effettivamente sono molto
dispiaciuto di questo. Chiudo subito questo appunto, anche perché la qualità degli
interventi è stata decisamente superiore alle aspettative che in genere sono, nel dopo
pranzo, piuttosto deludenti.
Sono venuto qui perché ho letto sul sito Internet il titolo "I parchi stampati" e
lavorando in una casa editrice ed essendo anche un piccolo editore non possono non
parlare del rapporto che un editore ha con i parchi. In questi giorni si svolge a Bologna,
contemporaneamente, la "Fiera del libro per ragazzi". Sarebbe stato molto bello ed
avrebbe avuto risultati più soddisfacenti anche per voi se un appuntamento del genere
fosse stato almeno replicato in quella sede, in una sede puramente editoriale. Si parla di
libri per ragazzi, non so se c'è uno stand della Federazione dei parchi, però un incontro a
Bologna avrebbe sicuramente portato ai singoli parchi molto più di uno o più incontri,
anche interessanti come questo, che comunque costringono a spostare l'attenzione per
qualche giorno. Effettivamente, una serie di comunicazioni, di informazioni così
importanti come quelle che ho ascoltato oggi pomeriggio avrebbero meritato una sede
del genere. In Italia ci sono altri appuntamenti, magari non così importanti come
Bologna, però se posso dare un consiglio da parte di chi lavora in un editore privato, è
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
questo: utilizzate quei momenti, perché in quei momenti l'editore, privato o pubblico, è
particolarmente attento, perché dopotutto va alla fiera, spende dei soldi, investe, vuole
comunicare e vuole che gli altri comunichino con lui.
Per esempio, gli autori che forniscono materiali all'editore, gli enti locali che
forniscono possibilità all'editore. Insomma, un invito da parte mia a considerare questa
possibilità. Credo che i parchi e la Federazione dei parchi ne possano trarre un notevole
vantaggio.
Come editore potrei raccontare una serie di episodi nel rapporto con i parchi che
ho avuto in questi anni, che mi hanno fatto immaginare quali possano essere queste
soluzioni. Non che queste soluzioni siano taumaturgiche o rivoluzionarie, esistono già
in natura, però devo dire che le esperienze di guide di parchi nazionali, di guide di
parchi regionali, di guide di parchi di aree protette in genere, anche molto piccole, di
libri importanti, di guide di vario genere, di materiali pubblicitari fino al piccolo
depliant mi hanno fatto diventare allenato al rapporto con l'ente Parco, piccolo o grande
che sia e se sono qui, sempre rispettando il titolo molto centrato "I parchi stampati", è
appunto per parlare di chi, quando stampa qualcosa, ha dei problemi o comunque ha
delle necessità, oltre che dei problemi, di impostare un rapporto corretto con i parchi e
con tutte le figure che ai parchi fanno riferimento.
Vi dico per esempio che se la Federazione parchi, se i parchi, almeno quelli che
hanno una struttura consolidata, organizzassero al proprio interno un ufficio per la
comunicazione che si occupi sì della comunicazione diretta del parco, quindi la
produzione propria, ma anche della comunicazione intesa nel senso del rapporto con
l'editore che, azienda privata, prova a comunicare dei contenuti che non sono i suoi ma
che vengono da un ente che promuove, che produce contenuti, e sappiamo quanto sono
importanti i contenuti oggi, nel mondo di Internet, dove a mille pagine web non
corrispondono altrettanti contenuti... Insomma, se viene permesso agli editori di fare il
proprio lavoro, questo non può essere che il benvenuto. Ogni volta non dover avere a
che fare, per esempio, con funzionari inesperti del settore, ma con persone che sappiano
leggere un preventivo, sappiano leggere una fattura da parte di un produttore, anche di
una tipografia, capiscano cosa vuol dire "pellicola", cosa vuol dire una produzione
multimediale, quanto può costare una produzione multimediale. Ci sono anni di fatiche
a convincere qualcuno che una diapositiva è una fonte, per la stampa, migliore di una
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
foto stampata. Ci sono anni di fatiche per provare a dire questo, eppure ancora dai
singoli parchi questo non viene capito.
La fornitura di materiale nel giusto senso. Per esempio evitare di fornire duplicati
che non siano di qualità garantita, accertata, duplicati di immagini. Poi si dice "guarda
quanto è sfuocata questa foto". La foto è sfuocata perché l'originale non è quello che il
parco detiene, è magari un duplicato. E' una piccola cosa, ma immaginate di ingrandirla
all'eccesso, fino a problemi grossi che un editore può avere per fare una collana di libri
e di guide, piccole o grandi, su una serie di parchi, dai grandi ai piccoli. Uno degli
editori per i quali sono qui sta per partire con una collana di guide dei parchi per i
ragazzi dai 9 ai 14 anni, quindi finita la parte puramente del disegnino, della frase
semplice, l'uccellino che vola ecc. Quindi, già una vera guida, comunque una guida per
ragazzi. Voi non immaginate quale fatica è cercare i materiali adatti, cercare una
controparte. Probabilmente i parchi non hanno ancora una struttura, però uno sforzo da
parte della Federazione può aiutare, la Federazione può incentivare la produzione
interna del personale, in modo che quando si fa una gara non si dicano delle cose che
non stanno né in cielo né in terra. Chi è editore e sa come vanno le cose della stampa, sa
che ci sono parchi che ancora fanno delle gare d'appalto parlando di sedicesimi. I
sedicesimi sono semplicemente dei fogli piegati che producono 16 pagine. Il costo si fa
quindi a sedicesimo, non importano i contenuti, non importa il numero di foto, non
importa se il libro è stampato a quattro colori, cioè la classica quadricromia o a due
colori o a un colore, ma il prezzo lo vogliono a sedicesimi, al che un editore sgrana gli
occhi e dice "sono capitato male, vado via, faccio fumetti perché non ho alternativa".
Scusate se dico delle cose banali, ma l'editore ha anche questi problemi. Se a
questi si aggiunge l'impossibilità della comunicazione, le cose si complicano.
C'è una cosa che i parchi possono fare. I parchi offrono contenuti di pulizia di
ambiente. Vi prego: provate a diventare voi, i parchi quelli che fanno un nuovo tipo di
editoria. Non voglio fare delle allusioni, quindi voglio essere più chiaro: per troppi anni
gli editori hanno vissuto di contratti di appalti stra-pagati. Questo sempre per la ragione
che dicevo prima: spesso all'interno del parco non c'è chi capisce esattamente di cosa si
sta parlando, cosa vuol dire fare un preventivo, cosa vuol dire capire quanto costa fare
un libro. Molti editori vivono tuttora di libri finanziati totalmente oltre il loro reale
costo, oltre il loro reale valore. Se questo era possibile ai tempi di Lorenzo il Magnifico
— a Firenze usano ancora questa espressione — non è più possibile oggi. Voi state
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
parlando di mancanza di fondi, di problemi di comunicazione, quindi provate a essere
voi quelli che cambiano il gioco, quelli che fanno la co-edizione, diventando voi parchi,
non le persone che ci lavorano dentro, autori, quindi prendere voi parchi il diritto
d'autore. Troppe volte mi è capitato di dover pagare dei funzionari dei parchi ai diversi
livelli, con tanto di fattura regolare, per avere materiale che il parco produce
regolarmente: testo, immagini ecc. Provate. Probabilmente voi avete un rapporto
migliore con le persone che lavorano al vostro interno per poter instaurare anche un
rapporto economico migliore. Esiste una modalità molto semplice che usano i musei
inglesi: siccome per l'arte, come per tutto il mondo esistono problemi di diritti, è
impossibile pubblicare una foto d'arte in Italia senza pagare i diritti di chi detiene
quell'immagine. In Italia si sa benissimo che l'80% degli editori questo non lo fa.
Quando poi il piccolo editore vuole stampare qualcosa gli è impedito perché gli
chiedono 200.000 lire per ciascuna singola fotografia. Spesso 200 mila lire moltiplicate
per due, perché se si vuole stampare il libro anche in inglese il canone va raddoppiato.
Questo l'hanno capito bene molti enti, come ad esempio Siena in Toscana, e
giustamente fa pagare gli editori per qualsiasi foto d'arte il cui pezzo d'arte sia di sua
proprietà. Voi avete questa possibilità. In Inghilterra esiste un accordo tra i musei e gli
archivi fotografici che rappresentano non i fotografi singoli ma il museo e danno al
museo — quindi io propongo al parco — il 50% del diritto di noleggio di
quell'immagine. In quel pagamento il cliente editore assolve contemporaneamente
anche il diritto di pubblicare quell'immagine, quindi non paga, come si fa in Italia, da
una parte il fotografo d'arte e poi il museo spera che no gli faccia pagare i diritti; paga
una volta sola e in questo modo il singolo museo ha un finanziamento interessante, il
50% dei diritti che in Inghilterra possono essere tranquillamente 300.000 lire per
ciascuna fotografia d'arte. Non dico che per fotografare un cespuglio o un uccellino
bisogna pagare 300.000 lire ma se il 50% di una cifra può essere interessante, lo è
direttamente per il parco che in qualche modo ha un finanziamento dovuto al mercato,
cioè fate fare all'editore il suo lavoro, che è ben contento di fare, non gli cambiano le
prospettive se paga una osa sapendo che i soldi vanno al parco.
C'è una certa difficoltà degli editori ad affrontare il rapporto con l'ente in genere,
con l'ente pubblico ancora di più; con il parco c'è la volontà di farlo maggiormente,
perché i contenuti del parco sono spesso superiori a quelli del generico ente che vuol
pubblicare il bilancio di un particolare settore dell'amministrazione pubblica. Voi parchi
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
avete i contenuti, voi Federazione dei parchi avete i contenuti, quando questi contenuti
vanno stampati diamo loro l'importanza che meritano e ciascuno faccia il proprio ruolo,
permettendo all'altro di farlo correttamente.
MARIANO GUZZINI. Interviene ora Carlo Alberto Graziani, presidente del parco
dei Monti Sibillini. Ringrazio lui e anche Rita Regnoli di seguire questi lavori, anche
tenendo presente quello che ci diceva prima Valbonesi sull'importanza che i presidenti
frequentino queste occasioni di riflessione.
CARLO ALBERTO GRAZIANI, Presidente Parco dei Monti Sibillini. Alcune
osservazioni disordinate, spero non troppo fuori tema, a partire da quell'affermazione
che faceva Enzo Valbonesi riprendendo un pensiero di Roberto Gambino, secondo cui i
parchi producono messaggi. E' una frase che mi fa riflettere. Vi chiedo se è vero che i
parchi producono messaggi. certamente il parco è un messaggio, io ne sono convinto. Si
tratta di vedere se però produce il messaggio, comunica il messaggio. Il primo problema
che vi voglio porre è se sono i fatti a produrre messaggio o la comunicazione.
Dopo oltre 7 anni di presidenza del parco mi rendo conto di aver fatto un errore
metodologico fondamentale. Ero convinto che fossero i fatti a parlare e non le parole.
Mi rendo conto, dopo sette anni che i fatti non sono assolutamente sufficienti a parlare,
possiamo fare i fatti più belli, i fatti più importanti, ma se non siamo in grado di
comunicarli è come se non li facessimo. Troppo spesso basta saper parlare, anche se
non ci sono i fatti, per avere successo.
Enzo Valbonesi diceva che non ci sono i direttori qui. E' un'impostazione che
abbiamo tutti quanti, un po' per scelta personale di persone abituate a lavorare, anche
legata alle professioni dei direttori, che portano a dare priorità a certe cose. In realtà noi
tutti, complessivamente — tra gli ultimi nati posso fare l'eccezione del parco del
Gargano: tra l'altro la rivista del parco del Gargano, tra quelle di nuova generazione, è
forse la più significativa dal punto di vista della comunicazione — non abbiamo fatto
questa scelta in qualche modo subiamo il costo di questo errore metodologico
fondamentale.
Voglio raccontare un episodio che riguarda il mio parco e me personalmente,
significativo di un modo di fare comunicazione anche per i parchi. Sullo specchio de La
Stampa Stefano Ardito scrive un articolo interessante sugli eremi delle Marche e
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
parlando di un fatto che lui conosce bene, una situazione particolare che si è creata nei
Sibillini, di un francescano eremita che sta facendo un'operazione di ...
...delle istituzioni che impediscono alle persone che vogliono fare, di andare
avanti, non tenendo conto di quella che è la realtà di una persona che è simpatica, ma
che ha fatto uno dei danni maggiori alla storia e all'arte dei Sibillini, che ha buttato giù
un antico eremo mezzo diruto, ma che c'era, per ricostruire, in uno dei posti più
importanti, più belli dal punto di vista naturalistico del parco dei Sibillini, un
"santuario" estremamente pacchiano, in forza di un suo entusiasmo, che possiamo anche
chiamare fanatismo, che l'ha portato anche ad avere dei seguaci. Questa operazione è
passata indenne attraverso le istituzioni che non sono intervenute per paura dei seguaci.
Quando il parco è intervenuto di fronte a dei valori che venivano colpiti — valori
naturalistici, valori storici e anche di una certa spiritualità vissuta in senso anche più
modesto — la comunicazione si era impadronita del fatto e l'aveva interpretato in un
certo modo.
D'altra parte, visto che siamo in tema, mi ha fatto riflettere molto questa storia
delle antenne radio di Radio Vaticana, ed è una dimostrazione che non sono i fatti a
parlare in questa società, anche quando si tratta di valori altissimi, e il parco è un valore
altissimo, e quello che trasmette Radio Vaticana è un valore ancora più alto per chi ci
crede. Ebbene, Radio Vaticana ha detto "di fronte al rischio di passare per colei che
contribuisce ad aumentare i casi di leucemia, non dismetto". Questo è un fatto di
grandissima importanza, che possiamo valutare in qualsiasi modo, ma a sottolineare il
significato che ha oggi la comunicazione anche per trasmettere i valori più alti della
nostra società. E visto che siamo in questo tema, voglio riflettere anche sul fatto di
Portofino. Il problema di Portofino, anche per capire la nostra incapacità di comunicare,
non è problema che non viene intervistata la Federazione. Il parco produce messaggi,
oggi tutti lo vogliono: com'è possibile che in una società in cui tutti chiedono il parco
una forza politica possa impunemente portare avanti questa impostazione di riduzione
del parco di Portofino, dare il messaggio che i parchi vanno ridotti e a questo fatto, che
è estremamente grave per la società, per tutti i cittadini la risposta non vi sia? Una forza
politica oggi si presenta alle elezioni, non ha paura di perdere voti di fronte a un fatto
che riguarda una piccola zona dal punto di vista elettorale, di fronte a una massa di
cittadini che sempre più si rende conto della necessità di fare i parchi. Com'è possibile?
E com'è possibile che di fronte a questa cosa si risponda — io non l'ho letto, mi
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
piacerebbe capire come hanno parlato i parchi — da parte di alcuni giornali
estremamente significativi, presentandola come lotta tra sindaci cattivi ed altri soggetti?
Il che significa, anche dal punto di vista della promozione dei parchi e della promozione
della campagna elettorale, porsi in una posizione estremamente perdente.
Limitare il parco che è occasione di sviluppo sostenibile oggi è assurdo, è cieco,
lo può fare il sindaco che deve rispondere ai suoi 100 abitanti i quali subiscono una
frustrazione di istituzioni che non sono mai intervenute, che credono che il parco sia la
colpa di tutto e allora dicono "non vogliamo il parco", ma come si può giustificare nel
nostro Paese che una forza politica, un Consiglio regionale, una Giunta regionale, un
ente parco che ha paura di tutto quello che si muove facciano questa operazione e che
dei giornali, che dovrebbero essere avvertiti rispondano in questi termini e non ne
facciano un'occasione di riconsiderazione, anzi di accentuazione del ruolo istituzionale
che hanno i parchi?
A noi non mancano, oggi, i giornali, i nostri parchi li hanno, e possiamo essere
contenti o scontenti. Io del mio giornale sono scontento, perché non gli abbiamo dato il
peso giusto proprio perché la centralità l'abbiamo data ai fatti e non alla comunicazione,
quindi scontiamo in termini di ritardi e di impegno e di professionalità, di capacità,
anche sul piano del prodotto, perché non raggiunge il risultato che ci prefiggiamo, che è
quello di comunicare al territorio, di creare un rapporto positivo con il territorio.
Comunque la Federazione ha uno strumento importante, valido. Ha detto Renzo
Moschini che è l'unico giornale di associazioni che regge sul mercato, però tutto
sommato scontiamo l'incapacità di comunicare questi altissimi valori che abbiamo noi,
ma che sono impliciti nell'opinione pubblica, perché l'opinione pubblica guarda ai
parchi non come luogo turistico soltanto, ma come luogo dove pensa, intuisce che può
trovare qualche altra cosa. E cos'è quest'altra cosa se non i valori che siamo consapevoli
il parco ha? Manca questo elemento e anche la capacità di novità di cui noi siamo
portatori. I parchi, non perché sono le istituzioni più brave, ma perché sono istituzioni
nuove si sono trovate ad affrontare compiti nuovi che esigono elementi di innovazione
straordinaria che non hanno le altre istituzioni. I parchi sono portatori di valori di
grandissimo livello, hanno una capacità, una potenzialità, una capacità di realizzare
forme di innovazione straordinarie e non sono in grado di riuscire a individuare i canali
di comunicazione più adeguati per arrivare a quello che il cittadino vuole. Non
dobbiamo convincere il cittadino a comprarsi una merce che fa schifo, dobbiamo
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
convincerlo soltanto a capire quello che già lui vuole. E' questa l'operazione di
comunicazione che dobbiamo fare e su questo dobbiamo trovare non tanto lo strumento,
il giornale, perché ciascuno di noi ha i giornali, cercherà di farli meglio, di trovare le
persone più professionali per farli, anche se ci sono problemi di carattere finanziario. La
nostra rivista è importante e interessante: noi dobbiamo riflettere proprio su come
arrivare agli utenti, ai lettori, a tutti i cittadini a portare questo messaggio che è già nella
realtà e per questo dobbiamo fare un'operazione forse di lobby, nei confronti di tutta una
serie di strumenti, di media perché si impadroniscano loro, si rendano conto loro che
devono essere loro a trasmettere questi valori. Probabilmente è questo il compito più
importante che dobbiamo affrontare nei prossimi tempi.
MARIANO GUZZINI. Vi sono quattro iscritti a parlare: Giulio Ielardi, membro
della redazione che è tanto che mi dicono chiede la parola, poi Magliola, Piraccini e il
sottoscritto. Se non vi sono obiezioni, così resta stabilito.
GIULIO IELARDI, Giornalista, collaboratore "Sole 24 Ore", "Oasis", "Plen Air".
Cercherò di essere breve, intanto perché un po' degli appunti che mi ero segnati sono
stati falcidiati dai numerosi interventi della giornata, tutti interessanti, in buona parte
condivisibili, a cominciare dall'ultimo, quello del presidente del parco dei Sibillini, a
quello di Gianni Boscolo, poi perché sono più a mio agio sui tasti del computer che non
davanti al microfono.
Se fosse un pezzo lo intitolerei "Più coraggio" sul fronte della comunicazione
nazionale, sul fronte della comunicazione locale di parchi.
Comincio dal nazionale. La rivista della Federparchi c'è, sono contento che una
lunga discussione in seno alla Federazione dei parchi su questo strumento mi sembra
che alla fine abbia partorito un rilancio in positivo di questo che è uno strumento
indispensabile di lavoro, di discussione. Non ce ne sono altri, in Italia, in materia di aree
protette, uno strumento che va senz'altro rilanciato.
Il sito è un asso nella manica, anche questo stato ricordato più volte, mi sembra
che il numero dei visitatori nel 2000 sia nell'ordine di un milione, quindi ho appreso
anche molto volentieri le novità in cantiere che riguardano il sito, soprattutto novità
della presenza di Federparchi nel sito, perché mi sembra che quando ci si interroga tutti
insieme su qual è il sistema migliore per far arrivare ai grandi media le informazioni che
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
vengono dal sistema delle aree protette e poi si ricordano i valori esaltanti del successo
di "parks.it" sembra quasi che ci si voglia fermare prima del passo decisivo. Mettiamo
insieme queste due cose. Se sul sito di Federparchi mettiamo un'agenzia quotidiana che
tutti i giorni lancia comunicati stampa di Federparchi, la posizione di Federparchi su
Portofino, sulla ripartizione dei fondi, sull'ultima legge nefasta o fantastica di una
Regione, otteniamo un risultato immediato: quello di informare immediatamente delle
posizioni del sistema delle aree protette i giornalisti che il sito lo guardano, gli altri
utenti che hanno un volto, che sono le categorie, le professioni che con i parchi
intrecciano la loro attività e che è importante vengano informate sulle attività ma
soprattutto sulla posizione politica del sistema delle aree protette sulle varie questioni.
La prima cosa che mi verrebbe in mente è questa, prima ancora di fare il pullmino di
giornalisti e scarrozzarli per questi paradisi naturali che proteggiamo. Facciamogli
prima arrivare nei computer di casa i comunicati stampa.
Oltretutto sul sito di Federparchi si può fare maggiormente gioco di squadra.
Anche qui dico una banalità: lo fanno tutti. Pensate alla pubblicità che Quattroruote fa
di "Tuttoturismo", oppure di "Ruote classiche", cioè di testate decisamente minori,
come numero di tiratura, dello stesso editore. Se si facesse una pubblicità della rivista
sul sito, non come adesso che semplicemente si dice che c'è, ma con un lancio quando
esce il numero, almeno del sommario, dell'intervista, dell'inchiesta più interessante,
della notizia, sicuramente sarebbe uno stimolo in più per fare abbonati alla rivista, per
andarsi a leggere, quanto meno, le pagine sul web.
I libri. E' una cosa che nessuno ha nominato all'interno sempre degli strumenti di
comunicazione della Federazione, voglio farlo io. E' un'attività editoriale che
meriterebbe mi coraggio da parte della Federazione. A quanto so gli esperimenti fatti
finora hanno avuto buon successo, quindi a me sembrerebbe opportuno continuare su
questa strada. Non li fa nessuno i libri di riflessione, di approfondimento sulle aree
protette in Italia, i libri non schierati. Se non li fa l'Associazione dei parchi chi li deve
fare?
L'ufficio stampa. Nell'esigenza che tutti sentiamo, che l'Associazione dei parchi
innanzitutto sente, di mettere in corto circuito la propria attività con quella del sistema
dei media, una casella fondamentale mi sembra quella dell'ufficio stampa. Quando
nessuno sente Valbonesi in occasione dei fatti di Portofino, un ufficio stampa potrebbe
provvedere, costruendo una rete di relazioni non nell'immediato ma nel tempo, quindi
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
per Portofino magari non ti chiamano, ma la prossima volta ti chiameranno. Una rete di
relazioni che si costruisce nel tempo, con un'attività specifica fatta da persone preparate,
che si chiama "ufficio stampa" e che la Federparchi non ha.
La Federparchi è in buona compagnia in questo ambito, nel senso che molti parchi
non hanno un ufficio stampa, ma laddove lei eccelle, cioè nel sito telematico, vede
un'assenza non assoluta, ma sicuramente colpevole, una insufficiente attività del
Ministero dell'ambiente. Sappiamo tutti che dal punto di vista della comunicazione il
Ministero dell'ambiente non è tra le istituzioni, in Italia, più felicemente operanti, nel
senso che lascia molto a desiderare da questo punto di vista l'attività del nostro
Ministero, in particolare sul suo sito Internet i visitatori più che altro perdono la
pazienza aspettando che si carichino immagini relative a comunicati vecchi di mesi,
oppure alle ultime novità normative che ormai risalgono al 200.
Purtroppo, anche qui l'attività degli operatori della comunicazione è resa più
difficile. D'altro canto, come è stato ricordato da Valbonesi, le riviste del settore
ambientale in Italia sono in crisi profonda, la pubblicità avanza, i lettori diminuiscono e
mentre si vede che i lettori diminuiscono, non sempre si vede che la pubblicità avanza,
anche laddove non è dichiarata, ed è difficile per chi deve scrivere del parco della Val
d'Agri, far finta di niente quando la pagina successiva è comprata dall'Eni, oppure
parlare di alta capacità del Ticino quando ci sono le Ferrovie dello Stato a sponsorizzare
pagine del giornale.
A livello locale, degli uffici stampa ho già detto. Alcune settimane fa ho mandato
una trentina di e-mail a diversi parchi con i miei dati, la richiesta di informazioni, una
breve motivazione — chi sono, perché chiedo questi dati. Credo di essere uno dei
giornalisti che a livello nazionale si occupa di più di aree protette: ne scrivo su
quotidiani, su settimanali, su quindicinali, su mensili e anche su quadrimestrali che
adesso invece sono trimestrali — e mi hanno risposto in cinque, su trenta. Non è un
risultato proprio esaltante. Naturalmente è scontata la premessa che i parchi in Italia
sono giovani, le strutture sono gracili, i soldi sono pochi, ma fatta questa premessa il
dato non è consolante.
Vorrei dire una cosa anche sul materiale promozionale dei singoli parchi. I parchi
sicuramente hanno molto da fare su questo argomento, molto da lavorare. Mi ha fatto
molto piacere sentire da Valbonesi, da presidenti di parchi che ci si rende conto, con il
passare del tempo, che a fronte di una presenza consolidata dei parchi in Italia, su tanti
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
fronti — adesso si è aperto con successo il rapporto con il mondo agricolo — non vedo
ancora un riscontro dal punto di vista della comunicazione, cioè gli addetti stampa dei
parchi continuano ad essere pochissimi, continuano a fare quello che fanno non perché
inseriti strutturalmente, organicamente in una squadra che li considera una pedina
fondamentale quali sono, ma magari con contratti a termine, con il futuro incerto e così
via. Questo, anche da parte del giornalista che vuole informazioni dal parco, si traduce
in una incertezza di lavoro, nel senso che non sei mai sicuro se otterrai le informazioni
che richiedi, se le informazioni provengono dalla via giusta ecc. C'è da dire anche
un'altra cosa: occorre un po' di fantasia nella produzione di materiale promozionale.
Secondo me i parchi dovrebbero imparare dal linguaggio dei pubblicitari. Dicevo prima
a Luigi Bertone che nella sua introduzione di questa mattina c'è stato quel passaggio-
chiave in cui ha detto che i parchi amano rincorrere la verità e solo quella, quindi hanno
il terrore di qualunque cosa che sembra loro farli allontanare da quella realtà, una paura
di compromettersi, di sporcarsi le mani. Non si tratta di vendere menzogne: sicuramente
la tinca è morta e lo dobbiamo scrivere, lo dobbiamo ricordare, dobbiamo evitare di
ricorrere a questi trucchetti, però da qui a tenerci la coscienza tranquilla quando
abbiamo fatto il nostro bravo depliant che in maniera piana e scientificamente provata
elenca tutte le specie o buona parte di esse viventi in un'area protetta, e pensare che
quello strumento possa fare comunicazione ce ne passa moltissimo. Ci sono molti modi
avvincenti di raccontare un bosco, di raccontare cose che la gente non sa. Io vivo a
Roma, la gente non sa che sulla cupola di San Pietro c'è una popolazione di falchi
nidificanti, non sa che a un'ora da Roma nidifica l'aquila imperiale, non sa che i nostri
parchi comprendono geiser, doline spettacolari come al Gargano, i kanyons della
Maiella, gli altipiani del Gran Sasso che ci propinano ogni volta gli spot delle
automobili non sapendo che quello ha un nome, si chiama Campo Imperatore. Dalla
pubblicità però, bisognerebbe imparare la tecnica di avvincere, di far passare tutti quei
valori straordinari su cui siamo tutti d'accordo, però farli passare. Se non passano è
inutile.
Anche le fotografie rivestono un ruolo fondamentale in questo discorso. Sappiamo
bene che ci sono stanti livelli di lettura di uno strumento di comunicazione: in questo
caso parlo di materiale stampato. Il più delle volte questi materiali vengono sfogliati
distrattamente da chi ha nelle borsa o in macchina decine di depliants, poi parte, ferma
la macchina nella località che ha visto ritratta nella maniera più avvincente. A tutti
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
quegli utenti che prestano la loro attenzione al primo livello di lettura, quello delle foto,
se noi non proponiamo un materiale di immagini di livello, di qualità, anche lì
sprechiamo soldi, sprechiamo aspettative.
Concludo con una provocazione che spero mi passerete. Ho sentito dire più volte
della necessità, che anch'io condivido, di organizzare nei parchi corsi di formazione per
i giornalisti, per far sì che questa nostra professione partorisca dei professionisti sempre
più informati, sempre più consapevoli, sempre più attenti alla verifica delle fonti e a
tutte le regole. Io vedrei con ancora maggiore urgenza la necessità di organizzare corsi
di formazione per i dirigenti dei parchi sulla comunicazione: i presidenti, i direttori e i
consiglieri, perché sono loro che devono comprendere l'importanza della comunicazione
in quella strategia difficilissima e complicatissima che loro sono chiamati a disegnare e
realizzare, senza la quale non si va da nessuna parte. La scarsa presenza dei dirigenti dei
parchi che qui è stata ricordata è un segnale sicuramente non positivo. Se loro
impareranno a comprendere questa esigenza che è necessaria per un'istituzione
— l'istituzione-parco — che ormai si vuole protagonista della società e non solo legata a
immagini stereotipate e appartenenti al passato di isole dedicate alla protezione dello
stambecco, credo che sarà un passo molto importante.
PAOLA MAGLIOLA, Assessorato ambiente della Regione Marche. Parlo dal
punto di vista dell'ente pubblico. Ho sentito gli ultimi argomenti che sono stati tutti
molto interessanti e hanno sollevato vari problemi. Sicuramente è molto importante
mettere a fuoco, migliorare la comunicazione, che è oggi fondamentale, non possiamo
pensare che i fatti parlino da soli, perché siamo purtroppo in un periodo in cui c'è
addirittura lo stress da sovrainformazione, quindi non possiamo stare in silenzio e
sperare che gli altri si accorgano di qualcosa. Bisogna quindi attivare tutta una serie di
sistemi per migliorare questa informazione. La Regione Marche per due anni ha fatto
una rivista sui parchi, molto piaciuta, ma purtroppo l'esperienza è finita lì.
C'è poi un altro problema molto grave che pongo all'attenzione, perché secondo
me è fondamentale al di là di quello che può essere il miglioramento della
comunicazione che ci deve essere e che è fondamentale: fare in modo, anche nelle
istituzioni — oggi tutti parlano di ambiente, tutti tutelano l'ambiente — che
apparentemente sembrano più sensibili all'ambiente, che i parchi vengano visti in
maniera differente. C'è un ufficio che si occupa di parchi, quando c'è, e già questo è
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
inquietante, perché i parchi, come si è detto, non sono più la difesa dello stambecco o
dell'animale raro, la politica dei parchi va in una direzione di grande confluenza di tutta
una serie di trasformazioni nell'ambiente. Oggi non c'è nessuna attività di nessun tipo,
neanche il chioschetto che si possa fare senza autorizzazioni varie, quindi anche i parchi
devono assolutamente entrare nel sistema di discussione dei problemi, dei programmi
della Regione Marche in maniera molto più rilevante.
Ormai nell'ente pubblico WWF e Legambiente sono diventati "due rotture di
scatole", quindi si accontentano e basta. I parchi non devono diventare questo, come
non dovrebbero esserlo WWF e Legambiente che rimangono movimenti molto
importanti che sollecitano su alcune questioni. I parchi devono entrare direttamente in
quella che è la programmazione del territorio, perché ci sono oggi degli indirizzi nuovi
molto importanti, che devono vedere necessariamente coinvolti i parchi stessi. Nell'ente
pubblico sono forti quelli che hanno gli Ordini forti, ad esempio gli architetti. Vorrei
che la Federparchi fosse forte per incidere di più in quelle che sono le scelte del
territorio. Questo è un problema politico che si riflette, quando uno parla di
comunicazione, nel senso che se non c'è una sensibilità da parte di tutti su questo
problema che è la risorsa che noi abbiamo, è molto più faticoso e dispendioso fare
comunicazione, perché si trova un terreno su cui nessuno aiuta, dà una mano. Questa,
dal punto di vista delle istituzioni credo che sia una carenza molto grave, per cui non è
un caso che succeda quello che è successo a Portofino, venga strumentalizzato perché ci
sono le elezioni ma poi finisce lì, non succede niente di particolare.
Credo che sia invece importante avere molto più coraggio, molta più forza. Inoltre
c'è un problema fondamentale, quello della cultura. Purtroppo, oggi la comunicazione
funziona e funziona bene quando dietro c'è il profitto. Su questo abbiamo avuto dieci
anni di trasformazione culturale e ideologica abbastanza strisciante, che ha portato tutti
a seguire soltanto le cose che producono profitto e il parco non produce profitto se non
in tempi lunghi.
Ho assistito a un interessante convegno del ministro Letta che parlava appunto di
economia sostenibile e lui a un certo punto ha introdotto il termine dell'energia. Energia
forse in tempi rapidi forse può non dare un risultato economico ma sicuramente lo dà in
tempi più lunghi se parliamo di energia alternativa, quindi eolica, fotovoltaica ecc.
Quindi non si può sempre riportare tutto a un discorso di economia e profitto
immediato, perché l'ambiente questo non lo dà se non in tempi più lunghi.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
MASSIMO PIRACCINI, Ideatore e direttore di "www.parks.it". Vi do il punto di
riferimento di quello che avrei voluto farvi vedere sulla lavagna luminosa, dandovi
l'indirizzo dei diagrammi delle statistiche che vi volevo illustrare:
"www.parks.it/servizi/statistiche". Qui sono confermati su base biennale, dall'inizio del
1999 al mese di marzo 2001, gli sviluppi e i valori di crescita, sia in termini di pagine
diffuse che in termini di lettori unici e lettori complessivi del portale. La cosa che si
evidenzia e che vi do come informazione di servizio, dopo avere ascoltato le importanti
comunicazioni dei relatori precedenti che focalizzavano l'attenzione soprattutto sul
perché comunicare i parchi e chi comunica i parchi, è relativa al come, attraverso
Internet, è possibile comunicare i parchi. Attraverso questo discorso, la tendenza che si
evidenzia è che, pur a fronte di una crescita dirompente del settore Internet, la crescita
applicata al portale "parks.it" è ancora superiore. Se il mercato di Internet negli ultimi
due anni è cresciuto mediamente del 150% all'anno, la crescita media della
consultazione, del numero dei visitatori e delle pagine diffuse su "parks.it" è
mediamente del 250%, quindi una crescita che evidenzia non solo la diffusione ogni
giorno più ampia del sito, ma la diffusione di un interesse che comunque è crescente tra
i lettori, tra chi naviga su Internet.
Vi riassumo in cinque punti molto brevi quello che invece ritengo possa essere
delineato come linee di tendenza della gestione nel portale nei prossimi due anni, per
completare il discorso di oggi. Spero che conosciate tutti quanti la struttura a matrice di
"parks.it", nel senso che in verticale approfondisce l'informazione sul singolo parco,
rendendo trasversale questa informazione agganciando le diverse fonti di informazione
comuni, riportandole a un livello di notorietà specifiche di settore.
Vi illustro rapidissimamente il grafico. Le colonne sono mensili, vanno da 10.000
lettori nel gennaio 1999 a 70.000 lettori unici nel mese di marzo 2001. La linea
sottostante va da poco più di 1.500 a circa 12.000 lettori ripetitivi nello stesso mese,
quindi il 30% che rappresentava oggi Luigi Bertone, di fatto su una base mensile è
comunque significativo. Poi ci sono i ritorni durante l'anno che innalzano ulteriormente
la percentuale. Già sulla base del mese si vedono delle percentuali che, grosso modo,
sono tra il 15 e il 20% dei volumi.
Per chi conosce la struttura a matrice del sito, da considerare tra le linee di
tendenza dei prossimi anni ci sarà ancora il discorso di trasversalità, quindi di raccordo
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
dei diversi elementi riportati all'interno delle singole informazioni e dei singoli parchi
resi trasversali quindi portati a sviluppo tematico di sistema. Un esempio per tutti è il
discorso dei diversi giornali, delle diverse pubblicazioni dei singoli parchi portati
all'interno di un'area specifica che è la pagina "Edicola", il cui indirizzo è
"www.Parks.it/edicola", che ripropone in un'unica area tutti i giornali e le pubblicazioni
dei singoli parchi.
Una seconda linea di tendenza riguarda l'economia. Proprio in questi giorni
stiamo diffondendo sulla prima pagina uno spazio pubblicitario di un operatore, di un
parco. E' una nuova tendenza che stiamo consolidando con i singoli parchi e soprattutto
con Federparchi. La presenza di una pubblicità selezionata, concordata con la
Federparchi ed eventualmente anche con il singolo ente gestore per quanto riguarda la
propria area informativa, renderà tendenzialmente più economico divulgare, aumentare
l'informazione e via dicendo. Quindi, con un discorso di pubblicità selezionata si potrà
arrivare a rafforzare questa seconda tendenza dell'economia.
Terza tendenza, l'integrazione. Sono i singoli siti dei parchi che via via stanno
cominciando ad emergere, che vengono raccordati da "parks.it" e dai dati che mi stanno
pervenendo da parte dei singoli gestori, fortemente aiutati da "parks.it", molta quota
percentuale dei links che offriamo in una veste grafica omogenea, in maniera tale che il
singolo sito, di tutte le 150 aree protette che hanno un certo tipo di modulo informativo,
potrà avere un'unica strada per raggiungere subito, al volo l'eventuale sito ufficiale.
Questo sarà un ulteriore aiuto per poter dare integrazione all'informazione, non solo da
portale ma anche sul singolo sito ufficiale che speriamo sempre più approfondito, con
capacità di amplificare l'informazione ulteriormente, dare risposte ancora più dettagliate
e approfondite che non l'eventuale modulo di approfondimento sul singolo parco.
L'integrazione continua con i siti regionali con i quali abbiamo ottimi rapporti di
gestione dell'informazione, del sistema regionale in alcuni casi, ovviamente non di tutte
le Regioni ma parlo del Piemonte, della Lombardia, dell'Agenzia regionale dei parchi
del Lazio. Ci saranno delle integrazioni con i siti correlati. Mi piacerebbe tantissimo
poter vedere, anche in stretta collaborazione con i singoli parchi, linkati direttamente
sulle singole aree informative, dei rimandi alla base dati di "bioitaly", ma anche al sito
della qualità ambientale dell'Enea Iso 14001 o quello che potrebbe essere addirittura un
sogno, cioè arrivare ad avere, con un accordo tra i singoli parchi, delle schede
informative sulle 5.000 specie faunistiche o le 50.000 specie botaniche dove il singolo
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
parco, grazie a un'azione di raccordo con Federparchi o comunque congiunta, potrebbe
arrivare a far dire "noi abbiamo il nostro spazio dedicato per le nostre specie, ci
occupiamo di fornire informazioni che comunque sono rappresentate standard insieme
alle altre, per cui si può arrivare a poter dire in prospettiva che avremo un data base che
potrebbe, teoricamente, nel giro di qualche anno arrivare a presentare al grande
pubblico la specie botanica, la specie faunistica".
Servizio, quarta linea di tendenza. E' sicuramente un discorso di archivio: data
base documentali, ma potrebbe anche essere un discorso di utilità. Immagino la
consistente utilità che potrebbe avere un albo dei fornitori all'interno di un servizio
utilizzato da tutti i parchi che possa arrivare a dire "determinati fornitori hanno avuto
determinati progetti, li hanno utilizzati bene, il tal parco li sta segnalando nell'ambito di
un albo fornitori di utilizzo comune e raggiungibile da parte di tutti i singoli parchi",
caso mai attraverso un'area di accesso riservata con password o cose del genere. Ma
sempre nell'ambito del servizio già adesso abbiamo sviluppo sostenibile, nel senso che
già adesso, tramite le segnalazioni dei singoli parchi, ci sono quasi 500 operatori di
soggiorno che sono raggiungibili sui loro rispettivi siti e che di fatto lo sono solo in
virtù della segnalazione del singolo parco sulla propria pagina "Soggiorni" che ha dato
l'okay e ha consentito di attivare un link verso il sito del singolo operatore. Questo fa
raccordo e fa anche servizio nei confronti del singolo utente. In prospettiva un discorso
del genere sarà senz'altro ancora più rafforzato dalla nascita e dalla crescita di
compagnia dei parchi.
La quinta tendenza ha a che fare con la formazione. Già adesso potete trovare,
all'indirizzo "www.parks.it/manuale operativo", alcune modalità di servizi e di utilizzo
dei servizi che già sono attivi all'interno del discorso del portale per rilanciare
informazioni su circolari elettroniche, verso gli altri colleghi, verso gli altri parchi ma
anche verso una main list allargata con al suo interno non solo l'indirizzo dei parchi ma
anche quello degli operatori dell'informazione giornalistica, dei responsabili di
redazioni e di servizi informativi e tante altre persone, oltre 2.500, che comunque si
interessano delle notizie dei parchi dal punto di vista più degli addetti ai lavori. Il modo
di utilizzare queste main list è all'indirizzo che vi dicevo prima. Sempre nell'ambito
della formazione, i dati di analisi del sito che sono stati comunicati ai singoli parchi
sono in linea, sono visibile su un server separato, ma danno un'informazione
estremamente attendibile. Faccio un esempio per chiudere il discorso di oggi: la dott.ssa
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Babini che mi ha accompagnato, settimanalmente rilancia, con la rubrica "Tutto parchi"
l'informazione degli eventi. In questo fine settimana una serie di titoli e di eventi che
vengono presi e segnalati dai singoli parchi nell'intero sito. Questa informazione la
analizziamo, nel senso che anche la gestione del titolo scelto per poter arrivare a
segnalare quel singolo evento, rapportata ai dati di analisi, di consultazione ci mette
nelle condizioni in cui un giornalista, un redattore normalmente non si trova, perché ci
mette in grado di poter arrivare a dire "con questo titolo l'informazione ha funzionato
meglio, perché dalla prima pagina, dove abbiamo semplicemente i titoli che richiamano
quel singolo avvenimento, quel singolo evento, di fatto arriviamo a vedere quante sono
state le considerazioni e i links che hanno approfondito". Questo strumento, dato in
mano a un buon rettore diventa dirompente, perché è in grado di guidare, con scelte
concrete, la scelta dei contenuti redazionali, sia a livello di titoli ma anche nella gestione
di un suo linguaggio che si sviluppa via via nel tempo. L'analisi di questi dati rende
davvero il singolo redattore in grado di poter incidere nelle sue scelte redazionali,
quindi dare un prodotto che, pur parlando della stessa cosa, però con linguaggi diversi,
ha, dati alla mani, dei risultati diversi in tema di considerazione di lettori e di efficacia.
Mariano GUZZINI – Conclusioni
Volevamo un incontro di lavoro, prevalentemente interno alle aree protette, e definitivoin ordine agli orientamenti.Volevamo “stringere”, immaginando che i tempi fossero maturi per chiamare a raccoltaquanti nei singoli parchi stanno dando vita a circa quaranta giornali autoprodotti, perdiscutere con loro dell’evoluzione dei nostri mezzi di comunicazione nazionali (dellarivista “Parchi” in primo luogo, del sito internet e delle news) e per concordare un iniziodi collaborazione più ravvicinata dei tre mezzi nazionali con i mezzi dei differentiparchi, attraverso un rapporto diretto e personale con gli operatori della comunicazionedei parchi.Il taglio della relazione inroduttiva di Luigi Bertone mirava con tutta evidenza,esplicitamente e lodevolmente a questo.Dopo la parte molto condivisibile e molto realistica, che inquadrava il nostro tema nellarealtà attuale del mondo delle aree protette, nell’incapacità delle aree protette di farecomunicazione drogata o ad effetto (userò anche altrove quel concetto giusto che hausato Luigi: i parchi non tollerano sofisticazioni ed annebbiamenti della verità), Bertoneè venuto al “sodo”, e ci ha proposto di fare ancora meglio sistema. Una vera politica di sistema nella comunicazione dei parchi e delle riserve naturalisignifica metterci tutti in discussione, formare meglio le energie e le competenze che giàsono impegnate, e dare ai singoli tasselli del sistema una nuova consapevolezza diquello che oggi sono, e di quello che domani potrebbero essere.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
Su questo aspetto del domani possibile la relazione di Luigi si è soffermata sul ruolo deiquaranta periodici, già in piccola parte nel futuro (su internet, che di per se oggi sembraessere il futuro, ma le cose non stanno esattamente così …), e soprattutto sul ruolo dellarivista che cerco di dirigere, “Parchi”, che potrebbe diventare trimestrale, e che già dalnumero che avete dentro la cartella di questo convegno ha cambiato linea grafica escansione, in una corsa contro il tempo e contro mille piccole difficoltà che mi èpiaciuto correre per mettere a disposizione di quanti avessero ritenuto utile questoconfronto di Portonovo qualche cosa di molto concreto di cui ragionare nei dettagli.
Abbiamo corso contro il tempo per consentire a tutti gli invitati qui a Portonovo dipoter dire che le foto vanno bene o vanno male, che le rubriche sono troppe o troppopoche, che i libri sono trattati ampiamente oppure in modo sbadato ed insufficiente, chei saggi non servono oppure che servono, e via così, entrando nel merito con pignoleria echiudendo una volta per tutte la fase della chiacchiera generica e della mormorazionesenza costrutto.Accanto a questo confronto ravvicinato sulla nostra rivista quadrimestrale, ciinteressava moltissimo discutere nel dettaglio sul sito internet.
Non mi persuade (e lo devo dire con la franchezza senza cattiveria o contenuti secondiche molti mi riconoscono) il trionfalismo che a volte si fa in casa nostra sul sito internet.Non mi persuade soprattutto il ragionamento di fondo, che finisce per sostenere che larivista ha bisogno di molti cambiamenti per essere in linea con il sito internet, il qualesarebbe quasi perfetto così come oggi è.La mia opinione è che il sito telematico abbia bisogno anche lui di forti innovazioni, eche prima si faranno, meglio sarà per tutti noi, proprio perché è molto visitato, e quindimolto in grado di influenzare un pubblico ampio di navigatori. L’intreccio tral’esistenza dei quaranta periodici locali e la loro eventuale versione web è certamente unobbiettivo valido e da perseguire, come suggeriva Bertone nella relazione, ma si puòfare molto di più, e non sarebbe disdicevole arrivare in tempi certi e concordati ad unvero e proprio piano editoriale da discutere in una conferenza di produzione del nostrorinnovato sistema di comunicazione.Queste sono le cose che ci interessavano.Ci interessava meno ripetere cose già più volte dette in ordine alla funzione degli ufficistampa delle singole aree protette, ed in ordine alla notiziabilità di quanto avviene neiparchi, o di quanto avviene nel mondo e che interessa direttamente o indirettamente chiopera nel mondo delle aree protette, non perché questi temi siano lontani dai nostriinteressi ma, al contrario, perché su questi terreni stiamo lavorando piuttosto bene,soprattutto grazie alla competente tenacia di Gianni Boscolo, mentre sulle altrequestioni siamo lontani dal poterci considerare “a regime”.
Il risultato dell’intera giornata di discussione, animata da una settantina di partecipanti,e da molti qualificati interventi, è stato sostanzialmente diverso.
L’utilissimo confronto di opinioni ha allargato il tema ad aree contigue al ristrettomondo dei parchi e dei propri organi di informazione e di comunicazione.Quello che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere un incontro di lavoro prevalentementeinterno è diventato un incontro con l’esterno, a cominciare dalla Mediateca delleMarche e dall’Ordine dei Giornalisti, a seguire con giornalisti ambientalisti free lance,
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
editori, animatori di iniziative varie, al punto che concetti molto noti si sono dovutiribadire e questioni da chiudere con decisioni definitive si sono purtroppo assestateancora una volta nello sciagurato e deplorevole limbo del non detto o del non ancorapienamente chiarito.La sintesi dei vari interventi, a partire dalla relazione puntuale e completa, e tenendoben presente gli interventi ben ponderati del direttore di “Piemonte parchi” GianniBoscolo, del presidente di Federparchi Enzo Valbonesi, di Renzo Moschini, CarloAlberto Graziani, Massimo Piraccini, Federica Zandri, Giulio Ielardi e di molti altri,documentano peraltro e tuttavia l’utilità di una giornata di confronto su un ventaglio diargomenti e di temi (Bertone forse mi suggerirebbe di dire “su un sistema di temi”) maiabbastanza dibattuti.E’ certo che per gli addetti ai lavori l’immersione in questa giornata è servita adaggiornare personali teorie ed a capire l’aria che tira nel mondo rispetto alle areeprotette.
Tuttavia alcune considerazioni sulla qualità della partecipazione vanno fatte.
Sul picco di massima presenza rappresentato da 69 unità, il fatto che in extremis non siapiù arrivato il rappresentante della Maggioli, e soprattutto il fatto che fossero presentisolo quattro presidenti di parchi, tre dei quali marchigiani e uno in quanto presidentedella Federparchi, ed il complementare dato della presenza di inviati di soli due parchi,il Gargano ed il Vesuvio, assieme a rappresentanti del Monte San Bartolo, dei MontiSibillini e del Gran Sasso Monti della Laga, in un incontro propagandato con inviti,telefonate e tempestiva e polimorfa informazione nel sito telematico pone degliinterrogativi sull’interesse all’argomento degli oltre cento cinquanta enti parco aderentialla Federparchi, mettendo in nuova luce le risposte al questionario inviato da “Parchi”ai suoi abbonati, riempito e rispedito da circa cento lettori, la maggior parte dei quali haanche firmato e aggiunto le proprie generalità al modulo.
Non si tratta di scoraggiarsi, né di autocriticarsi. Occorre avere precisa coscienza deiconfini della questione, per poterla affrontare in modo efficace. E forse i nuovi mezzi dicomunicazione potrebbero esserci di giovamento nel recuperare le assenze, qualoradecidessimo di immettere nel sito internet il verbale definito di questa nostra giornata, edi aprire un forum o qualcosa di simile su quanto si è discusso a Portonovo.
Detto questo sulla differenza tra le intenzioni di partenza e la quantità dellapartecipazione, non mi azzarderei a prendere le distanze dalla qualità dei singolicontributi, e dall’effetto che l’insieme del nostro ragionare in comune potrà riverberarsisulla comunicazione delle aree protette e sulle aree protette.Del resto mi sia permesso di affermare, paradossalmente ma non troppo, che non hoidea neppure di che cosa abbiamo discusso oggi. Perché dico questo?
. Perché, cari "sopravvissuti" ad una intera giornata di convegno, non ho idea di
cos'è che abbiamo discusso oggi né di come sia andato il convegno né di che cosa
abbiamo concluso, perché, come sapete tutti, sapremo queste cose tra questa sera e
domani mattina guardando il telegiornale e leggendo i giornali: lì sapremo cosa
abbiamo fatto, cosa abbiamo detto e non sapremo cosa abbiamo concluso, perché i
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
giornalisti già sono andati a scrivere il pezzo, però sapremo cosa abbiamo concluso nel
corso delle riunioni e perfino quello che sto dicendo in questo momento, perché
l'informazione funziona così e noi dobbiamo sapere che le regole sono queste.
Quindi non ho idea di cosa abbiamo discusso, però so che esiste un trend positivo in
atto — lo diceva anche Graziani. Lui era di un ottimismo “spaventoso”, come spesso gli
capita in virtù del gramsciano ottimismo della volontà, perché diceva che tutti i parchi
avevano i giornali, ma i parchi sono più di 150 e i giornali sono 40 — che abbiamo
degli strumenti e sappiamo che sulla base di questi strumenti e sulla base di quello che è
successo dal primo convegno su "I parchi stampati" ad oggi, le cose sono migliorate
molto e quindi possiamo anche sperare che con il nostro individuale impegno, per lo
meno di voi che siete rimasti qui con me a celebrare questo rito della consunzione nella
conclusione, si possa pensare che si possa andare ancora più avanti.
Perché sono convinto che il trend è positivo e che parecchie delle cose che qui ci
siamo detti accadranno davvero, che è la stesa opinione che ho di CIP, che è un altro di
quei progetti di sistema di cui parlava Liugi Bertone nella relazione, che meriterebbero
una comunicazione specifica e di area vasta, interdisciplinare e integrata?
Vedo di spiegarlo. CIP di per se avrebbe tutte le caratteristiche di una cosa che non ce la
fa a muovere un passo, perché oggi è radicato solo nelle Marche, con qualche amico qua
e là, in giro per l'Italia, ma pochissimi, forse la Federazione è d'accordo ma forse no,
forse il Ministero è d’accordo ma forse no, e tuttavia esiste un bisogno oggettivo di un
progetto di area vasta che si occupi di coste, esiste una necessità forte che questo diventi
un cavallo di battaglia della Federazione dei parchi e dei parchi costieri, e dello stesso
Ministero.
Succedono miracoli: questo libro che oggi abbiamo sui temi della gestione integrata
delle coste è un miracolo certo dell'impegno di Renzo Moschini, ma è un fatto
miracoloso perché, sfogliandolo ci sono molti contributi importanti ed è una grande
novità su quel campo, che nasce dalla debolezza nostra, marchigiana che pure riesce a
produrre non solo un libro ma probabilmente da questo libro produrrà un seminario e la
richiesta alle altre Regioni costiere di aderire formalmente ad un progetto di area vasta
(CIP) che riguarda tutta l'Italia.
Se noi poveri marchigianelli con le nostre pezze nei gomiti ed altrove riusciamo a
smuovere questa cosa che andrà ancora avanti, penso che tutta la Federazione dei
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
parchi, anche rapportandomi ai ricordi di cinque anni fa, possa rispondere al bisogno di
fare una nuova società, una società autosostenibile in un momento così difficile e dove
il bisogno di coprire questa lacuna è grandissimo. Fare una società che nei parchi misuri
la possibilità di uno sviluppo sostenibile e che comunichi questo realizzare un nuovo
sviluppo che si basa sulla tutela e sulla valorizzazione — sulla valorizzazione resa
possibile dalla tutela e sulla tutela resa possibile dalla valorizzazione — e lo comunichi
ad una società che anche se non fosse al cento per cento quella meraviglia che ci
racconta Carlo Alberto Graziani, tutta quanta certissima, che vuole i parchi, magari
fosse così, pure in qualche misura è con noi e rappresenta una delle molle sicure di un
processo difficilmente arrestabile..
Civile o incivile che sia la società che ci sospinge come una piena del Po, l'unica
speranza che essa società ha di non andare a sbattere contro le contraddizioni della
società dei consumi e del globale è questa strada che noi cerchiamo di portare avanti.
Quindi siamo al lavoro di fronte ad una necessità della nostra società e, all'interno di
questo, ci impegniamo perché con tante piccole briciole che sono poi i nostri impegni
individuali, si raccolgano tutte quelle famose ceste di cui parla il Vangelo, che poi
sfamano le persone che si sono lì riunite. Faccio questa citazione evangelica perché
l'abbiamo un po' buttata sull'anticlericale con le antenne che inquinano e con i falchi che
sono appollaiati sulla cupola di San Pietro.
Giulio ci dice che il titolo di questa nostra giornata dovrebbe essere "Più
coraggio". Io resto al titolo che troverete nella rubrica sulla rivista, che è una parafrasi
di Almodovar: "mezzi di comunicazione sull'orlo di una crisi di identità", oltre che di
nervi.
E siamo sull'orlo di una crisi di identità non tanto perché i singoli mezzi che abbiamo a
disposizione, quindi i giornali autoprodotti dai parchi, la rivista Parchi, la rete
telematica e le news ognuno abbia una crisi, non è quello.
Io faccio le battutacce quando sento quelle cose che mi sembrano da realismo socialista
— "va tutto bene" — e poi non è così, però sono tutte cose forti, che si reggono e sono
importanti ed è bello averle.
Però la crisi d'identità nasce dalle difficoltà di tutti noi di individuare il target giusto, la
missione giusta, la dimensione giusta da darci per metterci davvero in rete in questo
momento, in questa fase, con questo tipo di sistema complessivo dell'informazione e
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
con questo rapporto di forze che esiste nella società sempre mutante e sempre un po' in
crisi.
E' lì la ragione della crisi d'identità e la difficoltà di raccordarci tra noi e di metterci a
regime, con alcune cose arrivo a dire facili, anche se non riusciamo a fare: i corsi sia per
i direttori che per i presidenti che per i guardiaparchi esperti di peli del posteriore di
animali, di cui in maniera molto divertente ci dava conto Gianni Boscolo questa
mattina, sono facili, perché bisogna impegnarsi a farli e poi si fanno, tant'è che Gianni
continua pervicacemente ad organizzarli e gli riescono, nella realtà piemontese. Più
difficile è convincerci che serve un sistema a rete di comunicazione che funzioni tra noi;
ancora più difficile è convincerci di quale livello di visibilità abbiamo bisogno in una
fase come questa, perché non la pensiamo tutti allo stesso modo, perché bisogna che su
questo si arrivi a un confronto che entri nel merito in maniera approfondita.
Ci basta dire quello che abbiamo detto su Portofino, è addirittura troppo o non è
sufficiente? Non la pensiamo allo stesso modo, ed è su questo nodo che bisogna poi
stringere. Non è una questione di quattrini, è una questione di posizionamento della
Federazione nei confronti del tema della comunicazione.
E questo è uno dei risultati che mi auguro otterremo dopo questo approfondimento di
Portonovo, cioè abbiamo avuto qualche dato in più, abbiamo voluto questo secondo
incontro nella speranza di mettere in rapporto i giornali dei parchi, le news, il sito la
rivista, ma anche per sapere a cosa ci serve tutta questa roba: adesso bisogna che
insieme scopriamo a cosa ci serve davvero, perché non è vero che tutto è uguale a tutto
e l'importante è che aumentino i mezzi purchessia, non è vero.
E' giusto che ogni parco si faccia il giornaletto come crede, e Renzo Moschini ci
ricordava con grande puntualità quando metteva a confronto un certo modo di
raccontare un parco fatto da Nuova Ecologia e un altro modo di raccontare il parco fatto
da Il Sole 24 Ore. E non era pagato da Il Sole 24 Ore nel porgerci questo tipo di
alternativa e nemmeno da Nuova Ecologia. Il nodo è quello e noi, forse addirittura
involontariamente, sottovalutiamo questo aspetto, perché nei nostri giornaletti e anche
nel nostro sito telematico, quanto stiamo attenti alla differenza fra il parco dalla bella
immagine — "venite tutti a vedere quanto è bello, perché c'è il falco pellegrino" — e il
ragionamento sulla costruzione di un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile? Non è
la stessa cosa, e ci sono i mezzi per fare le due battaglie e sviluppare i due ruoli.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
E allora credo che, sia pure rapidamente, senza pretendere di concludere niente,
ma pretendendo di avere un'opinione e cercando di svilupparla, qualche cosa ancora si
possa dire, poi vedremo, leggendo i giornali, cos'è che ci siamo detti tra noi.
Credo che ci sia una teoria generale della comunicazione ed una comunicazione
effettuale. Non vada persa di vista la teoria generale della comunicazione, altrimenti
facciamo solo cose pragmatiche e peraltro dobbiamo tener conto di quello che abbiamo:
che esiste una platea di comunicatori ideali e una platea effettuale.
La teoria generale della comunicazione ci direbbe che tutti questi mezzi che
abbiamo sono più che sufficienti per comunicare e che basterebbe qualche corso di
formazione e qualche telefonata tra noi per poterla mettere in campo e poter risolvere i
problemi che nella sua completa relazione ci poneva Luigi Bertone questa mattina. In
realtà la questione è leggermente più complessa e si tratta di tener conto delle due cose.
Il fatto che siano necessari una serie di corsi di formazione non dipende dalla difficoltà
di metterli in piedi, non c'è un problema di soldi, perché i parchi nazionali hanno residui
passivi che mettono paura, i parchi regionali, che sono pure poverelli, due soldi per
queste cose li hanno.
Il punto è che non c'è nessuno che ha questo estremo bisogno di fare questo tipo di cose.
Tra l'altro c'è una piccola contraddizione: nessuno avverte il bisogno, non si frequentano
queste occasioni d'incontro, però i giornali continuano a nascere.
Ci sono idee curiose, rispetto anche ai giornali: ci sono presidenti e direttori che
considerano che i giornali nascano in tipografia per loro germinazione, tant'è che esiste
il caso anche di giornali che vengono decisi, se ne fa un numero e poi non si
riproducono più, perché quelli che pensavano che nascessero sotto un fungo, poi si
accorgono che invece serve una redazione.
Altre volte si pensa anche che i giornaletti locali o anche più grossi servano sono
l'equivalente di un "volantone" più grande, oppure di un comunicato che ti fai da solo,
insomma c'è una distorsione forte nella teoria generale del giornale di parco. Ma
superate queste difficoltà e in presenza di questa contraddizione tra più giornali che
esistono rispetto ai presidenti e ai direttori che si incuriosiscono di questa materia, credo
che su questa questione si possa fare rapidamente un passo avanti.
Ce lo consigliava Renzo Valbonesi, ai pochi che sono rimasti glielo ricordo, poi
cercheremo di fare una lettera per dirlo a tutti i nostri presidenti e associati alla
Federparchi: il consiglio è di ripetere a livello locale riunioni di questo tipo — non
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
bisogna necessariamente fare i convegni nazionali o interregionali — dove, riprendendo
questo tipo di considerazioni e la proposta di mettersi in rete a livello nazionale, si
affronti luogo per luogo la questione della costruzione del luogo, della notiziabilità di
quel che si fa, insomma, della costruzione di "ufficetti" di comunicazione, parco per
parco, che sono "ufficetti" per modo di dire, perché sono un ganglo essenziale nel
rapportarsi con il proprio territorio e poi nel rapportarsi con questi mezzi più ampi che
noi cerchiamo di aprire ma che si aprono solo se hanno un interlocutore attivo sul
territorio, quindi redazioni, quindi uffici stampa, quindi personaggi che sono sulla stessa
lunghezza d'onda di altri che operano professionalmente, a livello nazionale nel mondo
della comunicazione.
Giulio Ielardi, Luigi Bertone ed anche altri parlavano di libri e di altre cose, ma
adesso ragioniamo sui tre strumenti, seppure i libri c'entrerebbero, nel discorso.
Credo che questi diversi strumenti dovrebbero e potrebbero collegarsi con la
realtà nel modo più avanzato possibile, quindi se le news, come qui è stato proposto,
potrebbero diventare quasi un'agenzia quotidiana, non vedo perché non si possa
sperimentare il quotidiano o il periodico telematico ma a livello dei momenti alti con
cui oggi in Italia questa esperienza si viene facendo, cioè il nuovo, quello che ci pare, e
qui è stato ricordato "Caffè Italia". Sono stato ad Alghero a fare una riunione di questo
tipo, e lì c'è un giornale telematico della città di Alghero, un quotidiano telematico.
Però, questo tipo di obiettivo può essere l'obiettivo che mette in rete i giornali locali,
che hanno così un referente quotidiano telematico, e insieme una rivista di
approfondimento, ma anche di raccordo, di cui fanno parte, come redazione, i
protagonisti della vita dei giornali locali dei parchi.
Credo che sia possibile, credo che molte delle cose che ci sono state dette, che
abbiamo socializzato in questa giornata di riflessione portino a questo e portino anche a
migliorare ulteriormente le tre cose che oggi abbiamo. Tutto questo comporterà una
riflessione ancora più accurata della riflessione che si è aperta a livello della
Federazione sulla vocazione del momento informativo e comunicativo della
Federazione dei parchi, arriveremo anche lì, prima o poi, a una conclusione di questo
ragionamento e sulla base di quello potremo tarare un po' meglio i singoli strumenti, ma
credo che in questa direzione si possa e si debba andare sulla base dei dati che ciascuno
di noi, nel suo approccio, parziale è riuscito a portare.
"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)
A me sembra che vi posso risparmiare — un'altra cosa nuova saranno
probabilmente gli atti: forse non ritroverete tutto quello che qui è stato detto ma
probabilmente ne troverete di più. Anche questo fa parte delle regole della
comunicazione — la parte relativa alla rivista, intanto perché avete in cartella quello che
io penso possa essere la rivista rinnovata, e poi perché più dettagliatamente, e
probabilmente in maniera anche più aggiornata, lo potrò fare correggendo le bozze degli
atti, perché a quel punto sapremo anche cos'ha deciso la Federazione a livello nazionale,
quindi potrò proporre quello che è stato fatto in sede di conclusione.
Credo che sentirete parlare di questo convegno ancora quando vi imbatterete negli
atti e quando vi imbatterete in qualche ulteriore nostra riunione dove riprenderemo
questo discorso. Non è detto che riconoscerete tutti i dettagli di quello che ci siamo
detti, ma sono certo che dentro ritroverete lo spirito, la voglia di fare comunicazione dei
parchi e per i parchi come molla del nuovo sviluppo per lo sviluppo autosostenibile, che
è poi la ragione profonda, la migliore per la quale noi ci ostiniamo, nonostante molti
ostacoli e molte delusioni, ad occuparci di queste materie così di confine e così difficili.
Spero che questa giornata possa essere di utilità per ciascuno di noi, per me lo sarà
senz'altro e per questo ringrazio tutti coloro che mi hanno consentito di passare così
piacevolmente e proficuamente questa giornata con voi. Grazie.