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La Pasqua ebraico-samaritana
nel 1986 1
di Maurice BAILLET 2
Traduzione di p. Paolo Servi (1988).
Interventi sul testo e note a cura di p. Gianfranco Berbenni (1988. 2011)
Introduzione I samaritani
3, raggruppati attorno al tempio
4 sul monte Garizim, rivale del Tempio di
Gerusalemme 5, sono rimasti fedeli alle tradizioni ancestrali.
1In Le Monde de la Bible (../1986) 27-32. Per quanto riguarda la differenza di calendario, naturalmente bisognerà che
ciascuno ricostruisca i dati cronologici esatti per il ciclo annuale di suo interesse: 1995, 1996, ecc., partendo dal
novilunio di primavera.
2 Maurice BAILLET è stato Direttore di ricerca al CNRS, sezione Etudes sémitiques, Collège de France. Ha lavorato
per 30 anni all‟edizione dei fragmenti manoscritti delle grotte di Qumran. Autore con J.T. Milik del volume 3° di
Discoveris in the Judean Desert (Piccole grotte di Qumran) nel 1962 ed è stato autore unico, nel 1982, del volume 7°
(La grotta 4 di Qumran, III). Ha pubblicato molti articoli su Qumran e sui Samaritani.
3 Ai nostri giorni, il nome di Samaritani è riservato a un piccolo gruppo umano di Palestina installato in due zone.
Il maggior numero [250 persone, nel 1977] abita un quartiere di Nablus [il nome della città è derivazione linguistica
araba dal greco neapolis, denominazione di epoca ellenistica; in epoca anteriore: Sichem], la pendici del monte
Garizim; il resto [250 persone nel 1977] ha la propria dimora a Holon, sobborgo di Tel-Aviv. I samaritani di Nablus
sono vissuti praticamente isolati durante la dominazione islamica (araba, turca e poi nuovamente araba), soprattutto a
causa del prevalere numerico dei dominatori che li circondavano. Vivevano praticamente confinati in un particolare
quartiere di Nablus che, in scala ridotta, risultava una riproduzione in scala ridotta di un tipico ghetto medioevale. Tale
isolamento tuttavia era favorito anche da opzioni della stessa comunità: l‟isolamento era un mezzo per proteggersi da
intrusioni esterne, rafforzando la coesione interna. L‟isolamento favorì la fondazione di un kinshah (sinagoga), una
scuola un proprio sistema di giurisprudenza. I samaritani di Holon, invece, hanno mantenuto rapporti abbastanza
stretti con i propri vicini, negli ultimi cinquant‟anni. La loro storia risale agli inizi degli anni venti, quando alcune
famiglie samaritane lasciarono Nablus per andare a stabilirsi in una zona compresa fra la città costiera di Giaffa, allora
di prevalenza araba, e il porto ebraico di Tal Aviv, di recente costruzione. Il numero degli immigrati si aggirava tra i
40 e 50 individui, appartenenti alle famiglie Sadakah e Marhib. I samaritani di Holon diventarono ben presto cittadini
a tutti gli effetti del nuovo stato e si integrarono nella vita politica, economica e sociale di Israele. La generazione più
giovane dei samaritani si è andata progressivamente acculturando, ha finora resistito all‟assimilazione religiosa.
I Samaritani non sono né arabi né [ebrei] giudei. Il termine samaritano, secondo le spiegazioni che loro stessi ne
danno, non deriva dal nome della città di Samaria, ma dalla parola ebraica shamar, che significa vigilare, osservare,:
questo il motivo per cui chiamano se stessi Shamrayin, a significate che essi soli sono i veri custodi della legge di
Dio. Gli ebrei di tradizione giudaica hanno dato loro il nome di Cuteani, da Cutha, città d‟origine di alcuni di loro. Ma
il loro appellativo tradizionale in ebraico è Chomeronim (abitanti della città di Samaria o della sua regione); del resto
gli stessi Samaritani si definiscono Chomerim (custodi, guardiani), o, molto più semplicemente, bambini di Israele.
Le loro famiglie, strutturate in modo patriarcale, hanno due ascendenze genealogiche: le famiglie sacerdotali, uscite
da Levi [riconoscibili dalla fascia bianca attorno al copricapo], e i laici, discendenti di Giuseppe tramite i suoi due
figli, Efraim e Manasse.
Tutte le famiglie samaritane fanno risalire la propria origine alla tribù di Efraim e di Manasse. Fino all‟inizio del XVII
secolo, si succedette senza soluzione di continuità tutta una genealogia di sommi sacerdoti che erano, secondo la
tradizione, i diretti discendenti di Eleazaro, figlio del sommo sacerdote Aronne, fratello di Mosè. La discendenza di
Aronne si estinse agli inizi del XVII secolo con un sommo sacerdote che morì senza lasciare figli. Una delle famiglie
samaritane che faceva risalire le sue origini alla tribù di Levi fu allora investita dell‟incarico sacerdotale e ha
conservato questo privilegio fino ai nostri giorni.
2
Celebrano la Pasqua6 sulla loro montagna consacrata, non come un rito simbolico, ma come
una cerimonia/memoriale che li fa ridiventare per dieci giorni l‟Israele del deserto7:
Ancora poco tempo fa, fatta eccezione dei sacerdoti, la maggior parte dei samaritani era pressoché analfabeta;
attualmente l’istruzione è in forte progresso. Quanto al livello di vita non è molto elevato. Alcuni vivono del proprio
lavoro, ma la maggior parte erano, fino a poco tempo fa, in uno stato che si avvicinava alla miseri
I samaritani hanno usato la lingua araba fin dal 632, con la conquista omonima; nei riti e nel culto, invece hanno
sempre conservato la lingua ebraica ed aramaica. La maggior parte delle preghiere è in lingua aramaica; i passi del
Pentateuco sono in ebraico. La pronuncia samaritana ha conservato tratti specifici.
A differenza degli ebrei di tradizione giudaica nelle case samaritane si pone sugli stipiti una tavoletta di pietra con
inciso il testo abbreviato dei dieci comandamenti; a volte dipingono sullo stipite alcune lettere scritte con grafia
samaritana [al posto del piccolo contenitore contenente due passi del Pentateuco su un pezzo di pergamena: mezuzah].
L‟osservanza rigorosa del Sabato non ha riscontro, nella sua celebrazione tradizionale, neppure nelle comunità
ebraico-giudaiche più conservatrici. Non si accendono luci e non si usa il fuoco; si esce da casa soltanto per il culto
nel kinshah.
Molte preghiere sono intonate all‟unisono dall‟intera assemblea, altre sono eseguite in forma di responsorio. Il ruolo
di conduttore della preghiera assembleare è assunto a turno da ciascun membro dell‟assemblea. Le donne della
comunità non prendono parte attiva al rito, ma non vengono neppure tenute appartate dall‟assemblea.
Il rotolo della Torah, in pergamena, è conservato in una custodia cilindrica, dalla quale non viene mai rimosso. Il testo
è scritto in antico alfabeto ebraico, il cui prototipo ci è noto attraverso le antiche iscrizioni ebraiche, moabite e fenice.
E‟ la stessa scrittura rinvenuta su alcuni frammenti di Qumran. I Samaritani attribuiscono grande importanza al fatto di
conservare l‟antica scrittura.
(Dati riportati da BAILLET e SHEMARYAHU).
4L‟antico Tempio degli Ebrei Samaritani, da loro costruito sul monte Garizim nel IV secolo a. C., fu sconsacrato da
Antioco IV e dedicato a Zeus amico degli Stranieri (cf. Mac. 6, 2). Nel 128 a. C., Giovanni Ircano distrusse
completamente il Tempio. L‟imperatore Adriano, nel II secolo d. C., costruì un tempio a Zeus, sul medesimo luogo,
distrutto a sua volta. In quest‟area i Samaritani celebrano annualmente le feste di Pasqua, Pentecoste e Tabernacoli.
5La rivalità e l‟affinità dei due ceppi dell‟ebraismo biblico, israelitico-samaritano da una parte, giudaico-
gerosolitmitano dall‟altra, è un dato storico che permette di comprendere a livello minimale le dinamiche della storia
della salvezza. Israele e Giuda nell‟ampia serie dei libri biblici non sono sempre sinonimi: in molti casi manifestano
l‟allontanamento reciproco tra le due tradizioni ebraiche [cf. il profetismo di Isaia 1, di Amos, di Osea].
Cf. i temi/corsi giudeocristianesimo, pasqua e pasque, shabbat, jobel, economia dal paleolitico al neolitico e suoi
influssi sulla bibbia, Kippur, espiazione nel file formaz.doc.
6 [In questa nota offriamo innanzitutto una sintesi descrittiva dei riti pasquali redatta da TALMON, molto utile per
unificare i particolari della narrazione di BAILLET.]
All‟inizio del mese di Nisan in capo di ogni unità patriarcale/famigliare samaritana sceglie un agnello a nome di
tutta la sua famiglia: da quel momento l‟animale viene custodito fino al giorno del sacrificio pasquale. Nei primi
decenni di questo secolo si sacrificavano sette agnelli: simboleggiavano, ciascuno, una unità patriarcale (oggi una di
queste famiglie si è estinta). Da allora tuttavia la comunità si è accresciuta, fino a raggiungere l‟attuale numero di 500
individui (1977) e le sette antiche unità famigliari si sono suddivise: gli agnelli pasquali sacrificati nel 1975 sono stati
19, uno per ciascuna delle nuove suddivisioni famigliari.
Il rito pasquale ha inizio poco prima del tramonto: i capi della comunità samaritana, indossate lunghe tuniche bianche,
intonano tutta una serie di preghiere. Mentre continuano a cantare, i sacerdoti preparano gli agnelli per il sacrificio. Gli
animali vengono condotti fino al fossato vicino all‟altare di terra nel recinto sacro. Pochi istanti prima del calar del
Sole, come prescritto nel Pentateuco, un sacerdote scelto per tale ufficio taglia la gola agli agnelli, passando
rapidamente da un animale all‟altro. Sulle carcasse viene immediatamente versata acqua bollente e gli agnelli vengono
scuoiati, sviscerati e impalati su spiedi di legno. Intanto, sul fondo di una profonda fossa è stato preparato e tenuto
acceso un fuoco lento: gli agnelli allo spiedo sono allora posti in questa specie di forno scavato nel terreno che viene
poi coperto per lasciar cuocere la carne.
Mentre la carne sta arrostendo, le preghiere si intensificano. Poi tutti i membri della comunità si ritirano al coperto e si
tolgono le tuniche bianche. Ricompaiono quindi vestiti di rozzi indumenti e con calzature pesanti, con bastoni da
pellegrino in mano e involti sulla schiena, per commemorare l‟esodo. A mezzanotte precisa viene riaperto il forno
scavato nel terreno: ogni gruppo familiare richiede il suo agnello e ogni componente del gruppo stacca un brano di
carne arrostita dalla carcassa, mangiandolo rapidamente per simboleggiare l‟affrettata partenza dall‟Egitto dei figli
3
soggiorno sotto le tende8, sacrifici cruenti
9. Là dove il turista rischia di non vedere che il
pittoresco, il prof. BAILLET, donandoci la traduzione delle loro belle preghiere, ci invita a
partecipare al loro fervore.
d‟Israele. In osservanza alla legge del Pentateuco, neppure un osso di agnello sacrificato viene spezzato, ma ossa e
avanzi di carne vengono gettati sull‟altare per essere bruciati, affinché al mattino non ne resti traccia. Dopo che tutti
hanno mangiato, i pellegrini girano intorno al sacro recinto e nelle sue vicinanze, in una processione che simbolizza la
partenza dall‟Egitto e il lungo viaggio attraverso il deserto per raggiungere la Terra Promessa. In seguito viene servito
un pasto completo: questa cena a ora tarda della notte ricorda molto da vicino il tradizionale Seder ebraico, il
banchetto festivo della vigilia di Pasqua.
Durante i vent‟anni in cui il ramo giordano e quello israeliano della comunità samaritana rimasero separati, la
cerimonia pasquale sul monte Garizim era l‟unica occasione in cui la comunità si riuniva. Poiché i samaritani non si
sposano quasi mai con persone al di fuori del loro ambiente, quell‟incontro annuale divenne l‟occasione per combinare
matrimoni. I samaritani di Nablus cedevano spesso delle spose a quelli di Holon che difficilmente potevano trovarle
nel loro gruppo, a quell‟epoca inferiore di numero. Per i giovani era la possibilità di incontrarsi; per i genitori quella di
discutere, con il consiglio dell‟alto sacerdote, i particolari di un eventuale matrimonio e di decidere quale dei due sposi
dovesse seguire l‟altro in Israele o in Giordania.
Oggi i samaritani di Holon e di Nablus sono liberi di incontrarsi durante tutto l‟anno. In seguito a questa nuova
situazione, nella comunità si è diffuso un senso di rinascita. Senza mai cessare di credere di essere il vero popolo di
Israele e che verrà un giorno in cui Dio volgerà il suo favore verso di loro, i samaritani interpretano il
ricongiungimento della comunità come un buon presagio.
La nuova situazione può effettivamente avere un peso determinante nella struttura sociale comunitaria. Poiché le
funzioni rituali erano strettamente connesse al monte Garizim, i samaritani che si stabilirono in Israele nel 1948 non
avevano rappresentanti di stirpe sacerdotale. Per tradizione capi spirituali della comunità, i sacerdoti erano anche stati
responsabili di tutti gli aspetti della vita sociale.
La celebrazione della Pasqua proto-cristiana... Pesach e Yom Kippur nella medesima celebrazione....
7Lo schema della storia della salvezza secondo i Samaritani è il seguente [da BAILLET cc. 960-1036]:
A. Tradizioni di epoca patriarcale. Primo periodo: dalla Creazione al Diluvio. Secondo periodo: dal Diluvio alla
vocazione di Abramo. Terzo periodo: da Abramo all‟entrata nella Terra promessa.
B. Israele nell‟unità socio-religiosa ebraica. Quarto periodo: dall‟entrata alla Fanuta [periodo migliore]. I primi sommi
sacerdoti e i giudici-re. Quinto periodo: dalla Fanuta allo scisma delle dieci tribù.
C. Israele diviso e, poi, occupato. Sesto periodo: dallo scisma delle 10 tribù all‟epoca ellenistica. 1. L‟epoca dei due
regni. Nel tempo della sopravvivenza del regno di Giuda. 3. I periodi babilonese e persiano. Settimo periodo:
dall‟epoca ellenistica all‟era cristiana. 1. Dalla morte d‟Alessandro alla fine dell‟epoca tolemaica. 2. I periodi
Seleucidi e Asmonei. 3. Gli inizi dell‟epoca romana. Ottavo periodo: dall‟era cristiana a Baba Rabba. 1. Fino alla
rovina di Gerusalemme. 2. Dalla rovina di Gerusalemme a Baba Rabba. 3. Baba Rabba [337-377 circa d. C.]. Nono
periodo: da Baba Rabba all‟Egira. Inizi del decimo periodo: la fine del dominio bizantino. I sommi sacerdoti fino la
Crociate.. I Samaritani oggi.
8Abitare nelle tende o sotto le tende è un tipico insediamento di civiltà itinerante o di nomadismo. Al tempo della
sedentarizzazione nelle cinte urbane e al tempo della coltivazione industriale-agricola, la tenda cederà il posto alla
casa e al Tempio. Anche qui si noterà, nei secoli, la trasformazione in rito di quanto la origini era vita associata. Le
stratificazioni storiche e letterarie di tali cambiamenti, sono molto ricche di significati e insegnamenti. Alla scienza
ermeneutica è affidato il delicato compito di riportarne alla luce i messaggi positivi.
9Il concetto positivo di sacrificio si afferma soltanto con la contestualizzazione storico-religiosa. Offrire a Dio quanto
di meglio si possiede è segno chiaro di amore e dedizione. In una società fondata sulla caccia-allevamento la primizia
primaverile sarà costituita dall‟agnello; in una società fondata sull‟agricoltura intensiva (nelle grandi pianure, a suo
tempo bonificate), la primizia è costituita dall‟offerta del nuovo pane confezionato con il nuovo lievito. Agnello e
lievito diverranno, nel periodo intertestamentario il simbolo e il segno sacramentale della pasqua. Vedi la novità
„definitiva‟ cristiana nel corso Liturgia della Pasqua. Per un primo approccio strutturale a queste importante duplicità
nella tipologia del dono e dell'offerta, si leggano con attenzione i primi tre capitoli del Levitico.
4
Mercoledì 9 aprile [1986]
Ore 8.08
È la Luna Nuova10
.
Per i samaritani, l'anno comincia oggi 11
.
Si dice che, 3624 anni fa, in questo primo mese che il Pentateuco chiama nisan o abib,
uscirono dall‟Egitto i lontani antenati discendenti da Giuseppe e da Levi12
.
A sud di Nablus13
, che è chiamata Sichem14
, (con la) faccia rivolta all‟Ebal 15
delle
maledizioni, la montagna benedetta di Garizim innalza la sua notevole massa.
10
A differenza di alcune tradizioni arcaiche attualmente in uso che prevedono il capodanno in autunno, qui siamo
dinanzi all'arcaismo dell'inizio primaverile, diffuso anche in altre culture e contesti storici. Non bisogna, poi,
confondere il termine luna nuova con il calendario lunare di tradizione ellenistica. Gli ebrei antichi, infatti, seguivano
il calendario solare e, nei conteggi astronomici, il plenilunio di primavera partecipa a un simile calcolo di astronomia
religiosa. Gesù nei vangeli - almeno secondo un‟autorevole antica interpretazione - avrebbe seguito il ritmo del
calendario solare/sacerdotale per la celebrazione della Pasqua.
11
Il capodanno è, nelle tradizioni religiose di ogni popolo, uno dei punti nevralgici per comprenderne l‟identità. In
genere, nei paesi temperati o, quantomeno, in quelli nei quali si possono distinguere le due o quattro stagioni
climatiche, l‟inizio del annuale ha coinciso con la primavera (risveglio della biosfera dopo la pausa invernale) oppure
con l‟autunno (inizio dell‟attività agricola con la semina ecc.). La ‘ritualità’ religiosa ha sempre profonde radici
(paleo-antropologiche) nell‟habitat esteriore. Con il risalire a tali fonti si ristabilisce quel legame profondo tra
esistenza e religione, tra vita e liturgia che risulta essere, a tutt‟oggi, il problema per eccellenza nella nostra società
post-industriale.
12
Occorre prestare molta attenzione la tradizioni selettive dei Samaritani: i patriarchi prediletti, Giuseppe, Levi,
coincidono con gli insediamenti delle corrispettive tribù sul territorio centrale della Palestina, tra la Galilea a nord e la
Giudea a sud. Ovviamente si è dinanzi al radicamento sul territorio che rendeva Sichem/Nablus una città santa ed
anche una delle 'città rifugio' di cui si parla in Giosuè 20.
13
Nablus è la città d‟origine di Giustino, filosofo e martire (+ 165 d. Cr.), autore del fondamentale Dialogo con
Trifone (edizione a cura di Giuseppe Visonà, Edizioni Paoline, Milano 1988). Vi si deve tener presente che Giustino
si confronta con l‟ebraismo di tradizione giudaico-gerosolimitano.
14
Geografia e orografia: geopolitica religiosa...
15
Come è già evidente dalla narrazione, l‟Ebal è il monte che si erge di fronte al Garizim. La duplicità frontale ha
facilmente generato la contrapposizione simbolica tra bene e male, tra benedizione e maledizione. Cf. le opere di
geologia e orografia palestinese. In realtà, nel Pentateuco, Deut. 27-28, l'Ebal assieme al Garizim è lo scenario della
grande alleanza delle Dodici Tribù: le sei del Sud, riunite sul Garizim, le sei del Nord riunite sull'Ebal. Secondo il
testo di Deut. 28 tutta l'Assemblea risponde 'Amen' quando vengono pronunciate le maledizioni. Nei secoli successivi
a questa arcaica celebrazione di alleanza, con il consolidamento del prestigio delle tribù del centro-sud, si è affermata
la tradizione che soltanto l'Ebal fosse il monde 'delle maledizioni'.
5
È lassù che Shem16
- il Nome -, Dio d‟Israele, ha scelto di abitare17
. Vi ebbe un giorno il
suo Tempio18
. Soltanto in quel luogo bisogna celebrare la Pasqua, memoriale eterno della
grande liberazione.
.
fig. 01
Antica foto (1900) sul rito della Pasqua samaritana,
in cima al monte sacro Garizim, con il sacrificio
degli agnelli/pecore e con l'abitazione nelle tende e
tende/casa. Le celebrazioni odierne non seguono
alla lettera le disposizioni bibliche e di tradizione.
Le tende sulla cima del monte sacro, ad esempio,
non sono più allestite durante la festa di Pesach.
Venerdì 18 aprile [1986]
10 del primo mese 19
.
Si fa l‟ascensione della montagna per viverci dodici giorni.
16
Per vie differenti dalla tradizione giudaica centrata sulla liturgia del Tempio in Gerusalemme, anche i Samaritani
evitano di nominare direttamente JHVH e sostituiscono il sacro tetragramma con il sostantivo Nome, o, in ebraico,
SHEM. Il fenomeno di tale accentuata trascendenza va compreso con la fede e l‟esperienza, straordinariamente
immanente, un Dio che abita con il suo popolo, in Gerusalemme (per i Giudei), sul Garizim (per gli ebrei
Samaritani).
17
Storia e teologia dell‟ abitazione di Dio con il suo popolo [ebraico, ecc.].
18
Una storia scientifica archeologica dell‟insediamento religioso sulla vetta del Garizim, merita altrettanta attenzione
per quanto si pone in opera, in questi decenni, per la valutazione archeologica e scientifica del celebre insediamento
in Gerusalemme. 19
La questione della „Settimana lunga‟ nella narrazione evangelica della passione è un „topos‟ che merita alta analisi
scientifica. Riportiamo, come testo-base di partenza, quanto viene riferito nella Didascalia Apostolorum 5, 17 -20, da
leggersi in parallelo alle Constitutiones apostolorum 5, 17-20.
6
Tutto ciò che necessita è là: gli agnelli20
bianchi o neri [o pecore] con la loro coda caricata
20
Giustino, nel Dialogo riferisce del modo di sacrificare gli agnelli pasquali e i capri dell‟espiazione:
40. 1. Ordunque, il mistero dell’agnello, che Dio comandò di immolare come pasqua, era figura di Cristo, col sangue
del quale, secondo l’insegnamento della fede in lui, coloro che credono in lui ungono le loro case, cioè se stessi. Che,
infatti, la forma in cui Dio aveva plasmato Adamo sia divenuta «casa» del soffio inspirato da Dio, voi tutti lo potete
capire. Ma ora vi dimostro che anche quella prescrizione era temporanea.
2. Dio non ammette in nessun caso che si immoli l’agnello pasquale se non nel luogo in cui è invocato il suo Nome,
sapendo che sarebbero venuti giorni, dopo che il Cristo avesse patito, in cui anche il luogo che vi era in
Gerusalemme sarebbe caduto in mano ai vostri nemici e avrebbe avuto termine ogni tipo di offerta sacrificale.
3. Il fatto poi che fosse ordinato che quell’agnello dovesse essere completamente arrostito era simbolo della passione
di croce che Cristo doveva patire. Infatti l’agnello che viene arrostito si cuoce in una posizione simile alla forma
della croce, poiché uno spiedo diritto viene confitto dalle parti inferiori alla testa ed uno è messo di traverso sul dorso
e vi si attaccano le zampe dell’agnello.
4. Così pure, i due capri uguali che si ordina di prendere durante il digiuno20
e dei quali l’uno viene offerto in
espiazione, l’altro in oblazione e, erano un annuncio delle due venute di Cristo, la prima, in cui gli anziani del vostro
popolo e i sacerdoti lo hanno condotto in espiazione mettendo le mani su di lui e uccidendolo, e la seconda sua
venuta, allorché lo riconoscerete nel medesimo luogo di Gerusalemme, lui che avete disprezzato e che era
un’oblazione per tutti i peccatori desiderosi di convertirsi e che praticano il digiuno di cui parla Isaia, spezzando i
legami delle relazioni violente e osservando tutte le altre indicazioni elencate dal profeta e che anch’io ho ricordate
così come fanno coloro che credono in Gesù.
5. Sapete bene, inoltre, che anche l’offerta dei due capri che è prescritto di fare nel digiuno ugualmente non è
permesso che abbiano luogo se non a Gerusalemme.
41. 1. Anche l’offerta di fior di farina, amici, - continuavo - che è stato tramandato di presentare per coloro che sono
stati purificati dalla lebbra, era figura del pane dell’eucarestia, che il Signore nostro Gesù Cristo ci ha trasmesso di
fare in memoria della passione che ha subito per purificare nell’anima gli uomini da ogni nequizia, e affinché
rendiamo grazie a Dio per aver creato per l’uomo il mondo e tutto ciò che contiene, per averci liberati dal male in cui
ci trovavamo e per aver definitivamente distrutto principati e potenze per mezzo di colui che ha patito in conformità al
suo volere.
2. Per cui circa le oblazioni sacrificali che allora facevate Dio, come ho già sopra citato, dice per mezzo di Malachia,
uno dei dodici profeti: 'La mia volontà non è in voi, dice il Signore, non mi sono accetti i sacrifici offerti dalle vostre
mani, poiché dall’oriente fino all’occidente il mio Nome è glorificato tra le genti e in ogni luogo è offerto al mio
Nome aroma e un sacrifico puro, poiché il mio Nome è grande tra le genti, dice il Signore, ma voi lo profanate'.
3. Quanto invece ai sacrifici che noi, le genti, offriamo a lui, cioè il pane e il calice eucaristici, egli ne dà in quel
passo anticipazione col dire che noi diamo gloria al suo Nome mentre voi lo profanate.
4. Il precetto della circoncisione, che prevede di circoncidere in ogni caso i neonati l’ottavo giorno, era figura della
vera circoncisione con cui siamo stati circoncisi dall’errore e dalla malizia per mezzo del Signore nostro Gesù
Cristo, risorto dai morti il primo giorno dopo il sabato. Infatti il primo giorno dopo il sabato è il primo di tutti i
giorni: ma seguendo la successione ciclica dei giorni viene ad essere l’ottavo, pur restando comunque il primo.
111. 1. Che anche Mosè avesse simbolicamente preannunciato che ci sarebbero state due venute di questo Cristo l’ho
già detto sopra parlando del simbolismo dei due capri offerti durante il digiuno Il medesimo mistero era
preannunciato simbolicamente e affermato anche in ciò che fecero Mosè e Gesù. Il primo rimase fino a sera in cima
al colle con le mani stese che gli venivano sorrette, cosa che non può essere che una figura della croce; il secondo,
con il Nome cambiato in quello di Gesù, diresse la battaglia e Israele vinse.
2. A proposito di questi due santi e profeti di Dio c’è anche questo da comprendere, cioè che ognuno di loro non era
in grado da solo di sorreggere il peso di questi misteri, cioè la figura della croce e quella rappresentata dal
conferimento del Nome di Gesù. Uno solo ha, ha avuto ed avrà una simile forza, colui del quale ogni potenza teme il
Nome perché sa che sarà annientata. Dunque il nostro Cristo, che ha sofferto ed è stato crocifisso, non è caduto sotto
la maledizione della Legge, anzi si è rivelato come l’unico che avrebbe salvato coloro che non si fossero allontanati
dalla fede in lui.
3. Così, quelli che sono stati salvati in Egitto, allorché perirono i primogeniti degli Egiziani, furono preservati dal
sangue dell’agnello pasquale unto su entrambi gli stipiti e sull’architrave. L’agnello pasquale infatti era Cristo, che è
stato poi immolato, come ha detto anche Isaia: Come pecora è stato condotto al macello. Ed è scritto anche che lo
avreste preso nel giorno di pasqua e che a pasqua lo avreste crocifisso. Come infatti il sangue dell’agnello pasquale
salvò quelli che erano in Egitto, così il sangue di Cristo libera i credenti dalla morte.
4. Forse che Dio si sarebbe sbagliato se non ci fosse stato questo segno sulle porte? No, vi dico, ma è stato per
preannunciare la salvezza che sarebbe giunta per il genere umano attraverso il sangue di Cristo. Anche il simbolo
costituito dalla cordicella scarlatta che a Gerico gli esploratori inviati da Gesù di Navè diedero a Raab, la prostituta,
dicendole di legarla alla finestra per la quale li aveva fatti scendere perché sfuggissero ai nemici e, era ugualmente
7
di grasso, le provviste di carne, il petrolio, gli spiedi di legno 21
fatti espressamente dai
falegnami samaritani.
Le tende sono rizzate, le piccole case sistemate. Una grande tenda servirà da sinagoga. Questa sera e
domani vi si celebrerà il sabato.
Fig. 02. Tramonto e alba sul monte Garizim (Pesach e Pentecoste)
Martedì 22 aprile [1986]
[Quando il sacrificio pasquale coincidesse con l‟inizio dello shabbat, il sacrificio degli
agnelli andrebbe anticipato durante le ore del giorno e non, come nelle altre occorrenze, al
tramonto del 14 di nisan, o megio, all‟inizio del 15 di nisan, pasqua ebraica. Da notare la
coincidenza con i dati evangelici, nel 30 o 33 d. Cr.]
14 del mese 22
.
Alzata di buon’ora.
I giovani vestono i pantaloni, le tuniche e le cinture di lino bianco e, allacciati i sandali ai
piedi, vanno ad attingere l‟acqua.
Nel mezzo del recinto del sacrificio, delimitato da un muro23
, i grandi recipienti da riempire
sono posati su ceppi di legno, a cavallo su delle grosse pietre grezze che guarniscono al
livello del suolo la fossa allungata dell‟altare.
simbolo del sangue di Cristo, grazie al quale quelli che erano nella prostituzione e nell’ingiustizia, di qualunque
nazione, sono salvati ottenendo la remissione dei peccati e astenendosi dal peccare ancora.
21
La simbologia strettissima tra riti e attrezzi liturgici della Pasqua ebraico-samaritana e il racconto della Passione e
morte di Gesù il Cristo deve stare in primo piano per colui che legge, da cristiano, le pagine che seguono.
22
I „Quartodecimani‟ e le Questioni pasquali nell‟antichità cristiana sono una delle pagine più interessanti e
conflittuali della storia della Chiesa nelle sue origini. Essa ha arricchito e al tempo stesso condizionato, nei secoli II-
III, strutture celebrative come la Domenica.
Le Cronologie evangeliche della Passione sono sostanzialmente due, quella breve, tradizionalmente seguita da tutti
sino ad oggi, e quella lunga, documentata nell'area patristica e quasi sconosciuta alle Chiese moderne.
8
A nord-ovest, altre fosse, quelle rotonde, profonde tre metri e larghe più d‟un metro, con le
pareti ornate di pietre non tagliate. Sono i forni, dove si deposita della paglia e del legno.
Ore 16.10.
Il sommo sacerdote e alcuni membri della famiglia sacerdotale accendono i forni.
Ore 16.40.
Si accende il fuoco dell’altare.
Il prete recita allora le tre preghiere di introduzione all‟ufficio: Invocherò il Nome di Shem.
Magnificate il nostro Dio, la Roccia del quale l’opera è perfetta. Poiché tutte le Sue vie sono
giustizia. Dio di fedeltà, senza iniquità, Egli è giusto e retto (Dt 32, 3-4). Benedetto sia Il
nostro Dio per sempre e benedetto sia il Suo Nome per sempre. Ascolta, Israele! Shem è
uno. Tu amerai Shem tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua
forza... (Dt 6, 4-9).
Mosè ci ha prescritto una Legge, l’erede della quale è l’assemblea di Giacobbe (Dt 33, 4).
Niente è comparabile al Dio di Yeshurun (Dt 33, 26). Lodato sia il nostro Dio. Shem, Dio
clemente e misericordioso, perdona a Israele Tuo popolo, che si prostra davanti al monte
Garizim, lui che Tu hai radunato, Shem. Il tuo popolo non ha che un solo Dio, non ha che
un solo Dio.
Ore 17.40.
Inizia la preghiera dell’immolazione.
I giovani si raccolgono attorno all‟altare, mentre i celebranti si mettono su due file,
nell‟ordine che impongono la dignità e l‟età di ciascuno. Si riconoscono i sacerdoti dai loro
capelli non tagliati e dai loro turbanti bianchi che ricoprono interamente la parte inferiore
della testa.
Davanti a tutta la gente stanno il sommo sacerdote e il suo vice.
Sulla piazza viene steso il tappeto da preghiera, si tolgono i sandali per collocarli dietro a sé,
si veste, stando sul tappeto, un mantello bianco e si resta girati verso la sommità della
montagna, dove si trova la roccia consacrata.
Il sommo sacerdote inizia la cerimonia e, le mani giunte sul petto, intona un cantico
aramaico del sec. XI, composto da Ab-Hisda di Tiro: Dio è grande e Incomparabile. Dopo di
lui vengono recitate le diciassette strofe che cantano l‟unicità di Dio, la Sua onnipotenza e la
Sua infinita bontà. Tutte terminano con Per sempre.
Segue un secondo cantico aramaico, O Tu il buono, (porta la data del sec. IV, quando Marké
lo compose). Quattro lunghe strofe implorano con confidenza la misericordia divina per il
23
Al di là della semplicità o della grandiosità del „muro di separazione‟ tra luogo sacro-teofanico‟ e luogo profano
(vedi Garizim e Gerusalemme), si deve considerare costruttivamente la delimitazione antropo-religiosa del tempo-
spazio.
9
peccatore penitente e terminano con una grande lode ripetuta tre volte: Tu che doni la
misericordia ai presenti, a Te l’azione di grazie per la Tua grandezza.
Tutta la gente cade allora in ginocchio e si prostra con la faccia a terra dicendo: Signore, noi
non adoreremo mai che Te, e noi non crederemo che in Te, in Mosè Tuo profeta, nel Libro di
verità e nel Tuo luogo di culto, il monte Garizim, casa di Dio (Beth-El).
Allora ci si rialza per dire a voce bassa, con le mani aperte verso il cielo, una commovente
preghiera anonima: Io mi tengo davanti a Te, alla porta della Tua misericordia... E io volgo
il mio viso verso il luogo scelto, il monte Garizim...
Seguono alcuni versi di Marké: Questa preghiera è per suscitare la vita, che
misteriosamente sale davanti a Colui che conosce i misteri....
Incomincia la cosiddetta catena dei giusti: Io sono colui che sono, ricordati dei tuoi servitori
Abramo24
, Isacco, Giacobbe (Dt 9, 27).
Seguono nell‟ordine del Pentateuco, sette serie di tre o quattro passaggi dove si enumerano
nomi dei tre grandi patriarchi. Dopo ogni serie il sacerdote e i laici recitano a coro alternato il
ritornello: O loro Dio, o loro Signore, abbi pietà di noi per merito loro e ascolta il grido dei
nostri richiami ricordandoti della loro alleanza. Lodato sia Dio. Non c’è che un solo Dio.
Prima dell‟ultimo ritornello si dice: Che si ricordi nel bene dei giusti eterni, principi della
santità, Abramo, Isacco, Giacobbe, abitanti della grotta di Macpela, nel Nome dei quali
ogni preghiera è accetta in virtù del loro ricordo .
L‟assemblea riprende infine, su un‟aria gioiosa, due strofe di Dio è grande, seguita ciascuna
dall‟acclamazione: Dio è grande e dall‟acclamazione: Poiché tu sei misericordioso. Poiché
tu sei misericordioso. Lode al tuo Nome grande e vittorioso.
Il presidente si volge ora verso l‟ovest dove sono gli altri celebranti. Presenta loro i suoi voti
augurali e riceve i loro: Che la vostra vita duri cent’anni. Buona salute.
Che la tua vita duri cent’anni, replicano, Buona salute.
Gli agnelli sono condotti all‟altare.
Li si mette in cerchio, tutti intorno alla fossa.
Ciascuno di loro è tenuto da due sacrificatori, dei quali l‟uno chiude nella mano destra un
largo coltello. Assumendo un tono grave i celebranti recitano due cantici di 22 strofe in
acrostico alfabetico. D‟Amram Daré, padre di Marke (IV secolo), Dio misericordioso in
aramaico. Si chiede l‟aiuto divino dopo la rovina del popolo, dalla quale si rialza appena. Del
grande sacerdote Eleazar XVII (1361-1386), egli è uno, il Dio degno di onore, in ebraico
mischiato all‟aramaico. Si canta la sovranità divina e la confidenza che si mette in lei:
Adombraci della tua freschezza,o Dio degli eserciti, ascoltaci dalla tua Dimora, Tu che
ascolti le preghiere.
Un gruppo di giovani, con le maniche rimboccate, si posiziona a lato dell‟altare. Altri
officianti restano con il sacerdote che sale su una grande pietra perché lo si veda dappertutto.
24
La citazione di patriarca Abramo ci consente di ricordare come per i Samaritani il „sacrificio di Abramo tramite
l‟immolazione del figlio unico, Isacco, sarebbe avvenuta sul monte Garizim/Moria. Cf. BAILLET, c. 961.
10
Ore 18.10
Il sole scompare ad ovest di Garizim.
È la prima sera che finisce il 14 del mese. Fra qualche minuto, in questo paese senza
crepuscolo calerà la notte e sarà la seconda sera. Si sarà già al 15.
Si corica il primo agnello, sul lato sinistro, ventre e gola sulla fossa. Sotto di lui si è messa
l‟erba per raccogliere il suo sangue. Un sacrificatore tiene la zampa destra e la testa davanti.
L‟altro, chinato sulla vittima, volge il suo viso alla sommità della montagna.
Dopo le invocazioni preliminari il sacerdote che presiede recita lentamente, con il suo
seguito, le parole dell‟immolazione: Shem, disse a Mosè ed Aronne nel paese d’Egitto:
questo mese sarà per voi il primo dei mesi... dite dunque a tutta l’assemblea dei figli
d’Israele... che si procurino ciascuno un capo di piccolo bestiame per famiglia... voi io
sceglierete fra i montoni o le capre. Voi lo custodirete fino al quattordicesimo giorno del
mese; allora l’assemblea intera dei figli d’Israele lo sgozzerà entro le due sere (Es 12, 1-6).
Ore 18.12.
L‟ultima frase è stata proferita con molta forza. Con un solo colpo di coltello brandito
dall‟alto un sacerdote sgozza il primo agnello.
fig. 03.
Tramonto sul monte Garizim. Le silhouet-
tes dei sacerdoti samaritani si stagliano sul
cielo dell'avvenuto tramonto.
E molto presto è il turno di tutti gli altri.
Tutta la gente emette grida di gioia, si applaude e si proclama tre volte: Non c’è che un solo
Dio, poi Shem è un Dio clemente e misericordioso, paziente e abbondante nella grazia e
nella verità (Es 34, 6).
I celebranti iniziano un canto aramaico di Marké, con 12 strofe cantate dal coro dei giovani,
intercalate da alcuni passi del Pentateuco: Vieni in pace, festa, memoriale dell’antico fatto
sui quale, attraverso i secoli, l’ombra non scenderà mai. Si prenderà del suo sangue e lo si
metterà sui due stipiti e sulla trave della porta della casa dove io si mangerà... (Es 12, 7-12).
Si prende del sangue per segnare l‟entrata delle tende e le sopracciglia dei bambini.
11
Quanto all‟erba che l‟ha raccolto, la si raccoglie per bruciarla nella fossa. Il sacerdote dà la
benedizione dicendo: Che Dio l’accetti da voi. Amen, prima di scambiare i voti con la
comunità.
Bisogna ora preparare le vittime.
Fig. 04.
Pesach samaritana 2008, 24 aprile. Si
nota la posizione dell'agnello, differente
dall'antica descrizione di san Giustino
(II secolo d.C.).
Il sacrificatore capo controlla se tutte le bestie siano state immolate secondo le regole.
Ogni animale riconosciuto imperfetto sarà bruciato in una piccola fossa a sud dell‟altare e
presto sostituito da un altro.
Prendendo sotto braccio il loro tappeto di preghiera i celebranti si trasportano allora verso il
nord dell‟altare.
Dopo le invocazioni d‟uso, il sacerdote riprende la lettura dell‟Esodo: prescrizioni dei
sacrificio pasquale (12, 1-13,4): ordine di mangiare gli azzimi durante i sette giorni dei
quali l‟ultimo è una festa di pellegrinaggio (13,5-9) e ordine di offrire al Signore i
primogeniti (13, 11-16).
Partenza degli israeliti dall‟Egitto (13, 17- 22), inseguimento degli egiziani (14, 1-14),
passaggio del mar Rosso (14, 15-31), cantico di Mosè (15, 1-21) e professione di fede di suo
suocero Ietro (18, 10-11).
Si aggiunge la partenza di Ramses (Nm 33, 3-4) e l‟ordine di far celebrare Pasqua e Azzimi
là dove Dio ha scelto di fare abitare il suo Nome (Dt 16, 1-8).
L‟assemblea canta alcuni versetti e il tutto è inframmezzato da clamori che celebrano
l‟unicità e la clemenza di Dio.
Si prclama la dodicesima strofa di Marké: Rinnovando questo giorno, diciamo sempre lodi in
questo memoriale, adorando Dio e a Lui rendendo grazie, Lui che vi ha liberato dai vostri
nemici25
.
12
Dopo l‟ispezione, si sono pulite le vittime e le si è tosate.
Il sacerdote ha versato su loro dell‟acqua calda, mentre i giovani tiravano molto forte la lana,
che non hanno lasciata se non sulla testa e all‟estremità delle zampe.
Alla estremità nord dell‟altare, si accende un fuoco sotto la catasta di legna.
Degli uomini sono venuti in gruppi di due, portando sulle spalle delle lunghe pertiche
quadrate munite di ganci di ferro.
Dopo aver forato i tendini delle loro zampe posteriori, le vittime vengono sospese a testa in
giù.
Vengono sventrate per estrarne con le due mani gli intestini al grido ripetuto: Non c’è che un
solo Dio. Ne cola dell‟acqua mischiata al sangue.
Si lava ciascun animale e accuratamente si prendono le interiora che vengono lavate, messe
in un contenitore e ispezionate. Si verifica anche lo stato dei polmoni gonfiandoli. Poi si
sporcano per rimetterli nella carcassa. Si lavano le interiora, si svuota lo stomaco e la vescica
biliare a lato dell‟altare, si spalma il tutto con il sangue del sacrificio e il grasso del ventre.
Ecco i rami di quercia lunghi due metri e mezzo, che hanno una parte appuntita.
All‟altro capo che è più spesso, una traversa di legno che servirà da poggiatesta, è bloccata
da un cavicchio. E due uomini infilzano ogni bestia da un capo all‟altro 26
.
Senza toccare le ossa si taglia la carne, poi si stendono le vittime su un cesto sorretto da una
griglia di legno e le si cosparge generosamente di sale ricolmandone le incisioni.
Le zampe destre anteriori vengono tagliate, forate, infilzate e salate a parte. Esse sono
destinate ai sacerdoti.
Ore 19.45.
Gli agnelli sono pronti.
L‟assemblea canta: Questa notte è di Shem. Comando per tutti i figli di Israele nel corso
delle loro generazioni (Es 12, 42). Poi tre volte Non c’è che un solo Dio... seguito da Shem
è un Dio clemente e misericordioso..., e il sacerdote dà la benedizione finale: Voi che avete
pregato eletto, che Dio vi accordi delle buone feste. Che Egli vi conservi e vi guarisca da
tutte le malattie. Egli si è ricordato dell’alleanza della circoncisione. Per l’intercessione di
Abramo, Isacco, Giacobbe abitanti della grotta di Macpela, e per quella di Giuseppe e dei
nostro Signore Mosè, siate esauditi. Amen.
25
La descrizione particolareggiata delle letture bibliche ci permette di valutare appieno la parzialità interpretativa delle
cosiddette attuali celebrazioni ebraiche della Pasqua in ambito ecclesiale cristiano. In esse infatti si celebra soltanto la
parte „haggadica‟ del rito ovvero la sola Liturgia della Parola, data la mancanza, per l‟ebraismo di estrazione giudaica,
del Tempio di Gerusalemme, unico luogo dove si potrebbe sacrificare (vedi Giustino). L‟importanza del presente
strumento di lavoro consiste, appunto, nella descrizione completa di una arcaica liturgia pasquale. 26
Straordinaria la descrizione di Giustino, Dialogo 40, 3: Il fatto poi che fosse ordinato che quell’agnello dovesse
essere completamente arrostito era simbolo della passione di croce che Cristo doveva patire. Infatti l’agnello che
viene arrostito si cuoce in una posizione simile alla forma della croce, poiché uno spiedo diritto viene confitto dalle
parti inferiori alla testa ed uno è messo di traverso sul dorso e vi si attaccano le zampe dell’agnello.
13
Ore 20.45.
Per un’ora un sacerdote ha fatto la guardia presso le vittime.
Le fiamme dei forni sono cessate ma le pietre sono incandescenti.
Si piantano gli spiedi sulla loro estremità più spessa per metterli in cerchio Intorno al forno.
Dopo le invocazioni rituali, li si cala tutti nella fossa in modo restino dritti e separati, si
dispone sull‟apertura una griglia di legno, attraverso la quale l‟estremità appuntita va a
trapassare il livello del suolo.
Per impedire il passaggio di aria e fumo, si copre in fretta la fossa con una copertura
costituita da erbe intrecciate e amalgamate dal fango preso ai lati della fossa.
Durante questo tempo si brucia sull‟altare, come profumo gradito a Shem, le interiora e il
sangue; il grasso del ventre colerà sul fuoco.
Ore 22.00.
Fine della lunga veglia pasquale nell’attesa dell’ora di Dio.
Inni, letture bibliche, acclamazioni e grida, si succedono per più di un‟ora e mezza.
Alla fine, dopo aver proceduto all‟ostensione del rotolo della legge, il sacerdote proclama
solennemente la festa: Il Signore accetti le vostre preghiere. E questa notte, che è quella del
quindici del primo mese dell’anno 6425 dalla creazione del mondo, nella quale cade la festa
della Pasqua benedetta, il nostro Dio ne faccia una notte benedetta, sorgente di benedizione
per voi e per tutta la vostra assemblea. Possiate voi, con l’auto di Dio, vivere una festa
gioiosa.
La proclamazione termina con una preghiera del sommo sacerdote Phinhas V (1317-1361):
Per sempre sia adorato, per sempre sia lodato, Autore di tutta la creazione e di tutto ciò che
essa contiene.
Ore 23.45.
Gli agnelli nelle case/tende del popolo di Dio.
Sacerdoti in testa, ci si raggruppa intorno al forno e i giovani si rimboccano le maniche.
Con mille precauzioni ogni responsabile ritira lentamente il suo agnello per metterlo in un
gran contenitore di paglia.
Nel mezzo della famiglia riunita si mettono sopra la carne le erbe amare e il pane azzimo,
mentre i numerosi uomini scendono nel forno uno dopo l‟altro per raccogliere i resti.
Di ogni vittima si è levata la mascella inferiore per donarla ai sacerdoti.
Si canta un cantico e qualche versetto del l‟Esodo prima di ricevere la benedizione.
Mezzanotte.
In fretta i capi delle famiglie prendono la parte che a loro tocca e la portano nelle loro tende.
Accovacciati, in abiti di festa, stringendo il proprio bastone contro di sé, si prendono nel
piatto, con la mano destra, i bocconi; si toglie la carne con la mano senza rompere nessun
osso, e la si mangia molto velocemente con il pane e le erbe.
14
Al termine si berrà del vino. Al momento della benedizione si dirà: Ricordo di Colui che è
passato sulle case dei figli d’Israele, quando Egli castigò gli egiziani risparmiando le nostre
case, e che ha fatto uscire Israele suo popolo che era sotto l’oppressione egiziana.
Dopo le preghiere di ringraziamento si raccolgono i resti e si lavano accuratamente le mani.
Tutto il popolo si reca all‟altare: vi si mettono i propri avanzi a bruciare, carne, ossa, pane
azzimo, lana, zoccoli, corna, senza dimenticare la griglia di legno, i cesti di paglia e ogni
oggetto, combustibile, che ha toccato l‟agnello pasquale.
Si chiude il forno con delle grosse pietre per impedire a chiunque di toccare i resti di carne
che vi si trovano.
E fino al mattino bisogna sorvegliare il fuoco, affinché tutto sia ben consumato al levare del
giorno.
Mercoledì 23 aprile
Chi avrà dormito si alzerà di buon ora, con il cuore pieno di gioia, per celebrare l‟ufficio del
mattino di Pasqua.
Per tutta una settimana i Samaritani resteranno sulla montagna, sino alla festa degli azzimi.
Bibliografia scelta BAILLET M., Samaritains, in DBS 11/63-64 (1990) c. 773-1047. Fondamentale.
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Montgomery ne dà una comoda traduzione inglese, numerando e distinguendo i vari livelli redazionali
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16
Fig. 05
SBF Pasqua samaritana 2005.
Agnello/pecora pasquale sacrificato, infilzato sullo spiedo verticale.
.
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Samaritan Religion and Beliefs
How The Israelite Samaritans Pronounce The Name of God? By: Benyamim Tsedaka
Brief Theoritical Points Of View About The Samaritan Sect Of Nablus By Atef Nagi- Samaritan
Priest & Yusef Abu-El-Hasan-Cohan
Mount Gerizim Bet El and Jerusalem by Israel Sedaka - Holon - Israel
Mount Gerizim, The One True Sanctuary, by Jacob, son of Aaron
Circumcision Among The Samaritans by Jacob, son of Aaron 1908
The Celebration of Passover by the Samaritans By Ya’aqov Ben Uzzi Ha-Cohen,
Differences between the Jews and Samaritans by Shomron
Samaritan-Israelites religion by Shomron
The Samaritans Walking Between The Israeli, Palestinian and Jordanian Raindrops
By Efrat Tsedaka, Translation by Shadi Sirhan and Stephen Kaufman
The Impurity and the Purity Laws among Samaritans, by Osher Sassoni 2008
Responses to the False Myths of the Samaritans by Shomron
Interview with Sharon Sullivan 2011
Samaritan Passover 2011 - Journal Entry of Sharon Sullivan 2011
The Honesty of Moses By: Roey Tsedaka - Holon 2011
To Let the Different Authorities to Hear What is Pleasing Then is the Worst Politics That Will Effect
the Samaritan Community in the Long Run Samaritan News 2011
Seven Stations From the Reed Sea to Mount Sinai- The Common Point By: A.B. - Samaritan News
Services 2011
Samaritan Calendar Articles
Abu'l-Hasan Al-Suri's Discourse On The Calendar In The Kitab Al-Tabbakh, Rylands Samaritan
Codex IX by P. R. WEIS,
http://shomron0.tripod.com/articles/pronouncethenameofgod.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/brieftheoriticalpiontsofview.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/gerizimbetheljerusalem.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/mountgerizimtheonetruesanctuary.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/circumcision.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/thecelebration.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/differences.pdfhttp://shomron0.tripod.com/educationalguide.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/walkingbetween.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/impurities.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/falsemyths.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/interviewsulivan.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/passover2011sharon.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/honestyofmoses.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/toletthediff.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/toletthediff.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/sevenstations.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/abulhasancalendar.pdfhttp://shomron0.tripod.com/articles/abulhasancalendar.pdf
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o Christian Thought.... Edited by Charles F. Deems 1886.
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o Pharmaceutical Record And Weekly Market Review 1891
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o N The Newbery House Magazine 1893
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o Littell‟s Living Age The Samaritan Passover by Alex R. Macewen 1894
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o Samaritan Passover by Elihu Grant 1901
o Samaritan Passover by Curtiss, Samuel Ives 1902
o Lectures on the History by Arthur Penrhyn Stanley, 1902
o N The Samaritan Passover. By Roland G. Stafford 1903
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o The Samaritan Passover by J. Eadie Reid 1903
o The Samaritan Passover by Roland G. Stafford 1903
o The Samaritan Pentateuch by William Barton 1903
o Samaritana by A. Cowley 1904
o N Four Samaritan Manuscripts By A.E. Cowley 1904
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o The Samaritan Pentateuch by Rev. Canon Garratt 1904
o The Samaritan Passover by G. Robinson Lees 1905
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o N Samaritan Annals and the Mystic Name, by Daniel H. Ayers, 1907
o The Homiletic Review- The Date of the Samaritan Pentateuch by W. Everts 1908
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o N The Samaritan Passover by Albert Edward Bailey 1909
o N The Holy Land, By Lydia Dunford Alder 1912
o The Fringe of the East a Journey Through Past and Present Provinces of Turkey by Harry
Charles Lukach 1913
o Gaza, A City of Battles by Theodore Edward Dowling1913
o N Missionary Journeys By Frederick George Smith, 1915
o N The Spell of the Holy Land By Archie Bell 1915
o The Ancestry of Our English Bible An Account of Manuscripts, Texts, and Versions of the
Bible By Ira Maurice Price, 1920
o N A Samaritan Passover Manuscript by Irving P. Wood 1921
o The Samaritan Passover By Owen Tweedy, 1928
o New Josephus' Attitude Toward the Samaritans by Louis H. Feldman 1990
Bonus web pages
The Internet Resource for Samaritan Manuscripts and Inscriptions Including Internet Website
Locations by Shomron
The Samaritan/English Vocabulary by Shomron
Samaritan Findings From The Village of Antasyon In The Byzantine Period by The Archaeological
Kfar-Saba, Museum of Kfar-Saba Municipality
Bonus: Original Scanned Books from Books.Google.com & other online sources,
FREE in PDF
New Exercitationes ecclesiasticae in utrumque Samaritanorum ... by Jean Morin 1631
New Exercitationes anti-morinianae de Pentateu