nuovoEffatà Gennaio 2013
nuovoEffatàOrgano di informazione e strumento di dialogodell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emiliaeffataopgre.wordpress.com [email protected]
n. 7 - Gennaio 2013 (IV)
opera
diSimo
neFer
rarini
www
.simone
ferrari
ni.it
Auguri dibuon 2013a tutti!!
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Opera di copertinadi Simone Ferrarini
L'OPG mi sembra una
situazione in cui le
persone non sono nel
mondo, neanche ai margini, ma
sono appesi fuori, lì lì per
precipitare. Una situazione di
perenne attesa, in balia del "cosa
ne facciamo di questi qui". La
mano del potere con lo spillo, è il
rapporto del potere rispetto a
questa situazione: mano ferma
ma con la voglia di liberarsi di
questa faccenda; e basta un
piccolo gesto perché questo
avvenga.
Tralascio ogni commento di
come questa situazione sia
assurda socialmente ma anche
economicamente, per evitare di
fomentare brontolamenti vari.
Nei miei ricordi c’è la mia
esperienza di OPG, è stata
produttiva. Avevo una decina di
corsisti di vario genere:
pensionati, imprenditori, baristi e
operai. In un paio di mesi,
partendo da zero, erano riusciti a
crescere molto, quasi come
solitamente avviene in un 6-7
mesi per un corso normale
all'aria aperta. Peccato che poi è
finito tutto lì, perché il disegno
poteva essere uno strumento
bello potente di comunicazione
tra esterno ed interno. La cosa
che mi aveva colpito di più era
l'abilità degli assistenti,
gestivano i detenuti con abilità e
facevano rispettare le regole con
ironia. Veramente bravi.
Ah… il volto appeso al
palloncino è simbolicamente Van
Gogh.
Vincen
tVanG
oghSt
arryn
ight
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Uomodi Francesco Vicari
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UOMO! Uomo dove ti
trovo oggi in Occidente,
umiliato, schiavizzato,
torturato e alienato nella
magnifica luminosità
dell'Oriente dove
l'occidentalizzazione impera
sovrana.
Negli eserciti
dove Thanatos ti ha imbrigliato
Ti troverò nei mapuche - negli
indigeni latino-americani.
Ti troverò dove la "civiltà" non è
ancora arrivata.
Ti troverò nel Sub-Sahara dove
gli impulsi di vita esistono
ancora.
Dove non c'è il disagio della
civiltà.
Non ti troverò certo
dentro la divisa di un carabiniere
o di un poliziotto.
Ti troverò fra
i martiri
i martiri australiani devastati
dalla civiltà dell'uomo
bianco - gli aborigeni.
Ti troverò, forse ancora, fra le
riserve degli
indiani d'America.
Ti troverò fra i matti europei e
americani.
Ma so che ci sei.
E pensando a te mi viene da
piangere - uomo del XXI sec.
Io sono un matto, fin quando
vivrò? Fino a quando il mio
corpo reggerà
l'urto degli psicofarmaci?
Ricordatevi di me: un uomo a cui
piaceva il
sesso, l'amore, la comunione fra
tutti gli uomini, la solidarietà, la
fratellanza fra l'unica razza che si
ergeva al di sopra degli
antropomorfi, la razza umana
affratellata dalla ragione e
dall'intelligenza che la barbarie
Francesco con Giovanna della redazione di nEcapitalista colpisce ogni giorno
di più.
Qui in Occidente è più
importante mangiarsi un gelato
che
scambiarsi un bacio.
Qui in Occidente l'amore, il vero
amore è una
malattia.
Qui in Occidente bisogna stare
"sereni", abolire gli stimoli
sessuali e mistici.
Non bisogna essere conflittuali.
Benvenuti
clandestini, benvenuti uomini.L'Europa e l'Occidente aspettano
di
essere liberati da voi e anche da
noi per quel poco che ormai
possiamo
fare.
Noi matti come i lavoratori
occidentali siamo ridotti ad
automi
privi di pensiero a meno che non
sia un pensiero funzionale a chi
comanda (vedi Scuole,
Università ecc.).
Uomini venite a liberarci,
ovunque voi siate.
Io vi omaggerò e se è il caso
darò anche la mia
vita per stare insieme a voi.
Navigo in questa putrescenza
chiamata
Occidente ma per liberarla non
per imitarla.
Un abbraccio da uomo
forte e gentile.Vi stringo sul mio cuore
in memoria di Francesco20 dicembre 2012
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riconosco i miei peccati
non mi pento delle mie colpe
le luci poi le ombre
la mia anima risorge.. .
Avrai più tempo per soccombere
soffocato nel rancore dove vivo e
muoio
violentemente si tramuta in
odio.. .
Così sono dentro me
come simbiosi tra se stesse
si completano e si annientano
come fossero le stesse,
nella nemesi delle guerre
per questo son concesse. . .
Sono l'uomo nato per essere
schiavo.. .
Disturbavo la mia mente,
ininterrottamente
dicevano Non ti applichi ma sei
molto intelligente. . .
Non può essere estirpato
concentrato rimuovo ricordi. . .
4
Franci
sBaco
nThr
eestu
diesfo
rfigu
resatt
hebas
eofa
crucifi
xion
Fotti quel che senti e
fanculo chi sei,
quello che rappresenti,
quello che vuoi rappresentare
e le cazzate sull’essere reale.
Originale…
Fammi il piacere tu sei falso,
io non fingo,
l’apocalissi dipingo,
convinciti se non ti convinco,
perché non c’è asma nelle mie
parole…
Ma fanculo a tutti è quello che
rimane
succedon cose strane
e io rimango con le mie abitudini
stradali. . .
Stanco di tutto e sofferente nel
profondo
malato dentro,
respiro un sospiro della morte
Quel che sentodi Lord BaphometE' tutto stato disegnato.. .
Se può essere detto
non può essere dimostrato,
spesso in conflitto con me stesso
ho imparato
confuso e esternato lascio tutti
senza fiato.
Divorato nell'interiore,
differenziato dal creato superiore
e come risultato
il mio stile è
limitato
e se dio vuole
uccide i ragazzi
di via mira sole…
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modo di constatare che la felicità
che tanti credono scontata sia
solo una cosa passeggera alla cui
ricerca l'uomo si dedica tutta la
vita. Tante volte siamo distratti
dalla routine di tutti i giorni, non
so; la crisi, la malinconia, la
malattia, i brutti ricordi e mai ci
rendiamo conto che la felicità
che noi crediamo tanto lontana,
in realtà non lo è.
Se ci si sente tristi bisogna
piangere, sfogarsi guardare
intorno a noi e dentro di noi.
In ognuno vi è una bellezza
d'animo che non è spiegabile a
parole, ma si percepisce solo
osservandoci. E se si è
commesso qualche errore fino ad
oggi,mai pensare di non essere
fra le persone appena descritte!
Guai! ! La felicità ci è così
vicina.. . basta davvero poco per
ritrovarla, non dico per sempre,
ma quel poco che basta per
trascorrere serenamente la
giornata.
Sorridete, stringete una mano
amica, abbracciate e se tutto ciò
non basta, allora guardate il cielo
dalla posizione migliore che
trovate e fate scorrere lo sguardo
fra i tetti, gli alberi, chiudete gli
occhi e ascoltate i rumori, le
foglie, il vento,. . . fatelo con
calma, in silenzio e da soli,
sentirete la tranquillità e capirete
che quell'attimo di serenità sarà
stato in grado di farvi
dimenticare ogni problema e
trovare la felicità.
Ve lo consiglio, io l'ho provato.
Cos'è la felicità?di Sara Moustafa El Meligy
mai ci rendiamo conto
che la felicità, che noi""
crediamo tanto lontana,in realtà non lo è
Salve a tutti, mi chiamo
Sara e mi presento perché
mi sento come la ''new
entry'' in un gruppo ormai
consolidato.
Questo è il primo articolo che mi
è stato gentilmente e con tanto
entusiasmo concesso di scrivere,
e nel farlo devo dire che non ho
potuto non sentirmi felice e allo
stesso tempo orgogliosa. E' dalla
seconda media che attendo di
poter scrivere su questo
giornalino e finalmente posso
dire di avercela fatta! Ho voluto
dare questo titolo perché mi
sembra significativo sia per me,
in questo particolare momento,
sia per tutti credo. La felicità,
cos'è? Oh sembrerebbe scontata
la risposta, ma se ci pensiamo
bene non lo è, ognuno di noi darà
una risposta diversa e c'è chi sarà
d'accordo e chi no. Ho trovato
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Dopo 30 anni, con questi ingredienti, Nello è
riuscito a fare la pizza! ! Provatela: 1 Kg
Farina 0, 1 Bustina di lievito, 2 Cucchiai di
sale, ½ Cucchiaio di zucchero, Acqua un po’ alla
volta, ½ Bicchiere di olio d’oliva.
Fare lievitare con straccio umido su termosifone o
forno per circa 2 ore. Stendere su teglia oliata con oliodi semi. Cuocere 12 minuti solo con pomodoro a 220°e poi aggiungere mozzarella e condimenti e cuocere
per altri 1 0 minuti. E buon appetito! !
La pizzadi Nello
Frans Snyders Cook with food
Dell'OPG non ci si vergognadi don Daniele Simonazzi
Lefeste che abbiamo
trascorso in O.P.G, hanno
raggiunto il loro culmine
nella solennità dell’Epifania,
cioè della manifestazione del
Signore.
Infatti insieme al Battesimo di
Gesù e alle nozze di Cana, la
visita dei Magi a Betlemme si
esprime in un’unica festa,
l’Epifania – appunto. Come
sempre le feste legate al Natale
sono “crudeli”. Ci mancano le
persone più care, siamo in un
luogo in cui si soffre, sono di più
quelli di noi che vedono deluse
le loro attese, c’è incertezza per
l’anno che si apre…
Tuttavia la Parola di Dio ci fa
sperare oltre e più, speranza
soprattutto in due punti che ci
hanno colpito. Il primo è quello
della mangiatoia (del presepe).
Gesù viene adagiato proprio là,
dove ciascuno di noi abita.
L’O.P.G. è una mangiatoia, ogni
sezione un presepe. La
condizione di Gesù è la
condizione di ciascuno di noi.
Gesù viene adagiato, deposto
come lo sarà nel sepolcro a causa
del fatto che non c’era posto, non
solo per lui, ma per loro.
Per molti di noi le nostre
famiglie, le ASL, gli operatori
che abbiamo in O.P.G. non sanno
dove sbattere la testa,
condividono la nostra
condizione. Gesù ha iniziato
facendone una scelta, la scelta
dei poveri!
L’altra riflessione è nata
ascoltando il Vangelo della visita
dei Magi. Loro che partono
guardando in alto, il cielo, le
stelle giunti a Betlemme si
prostrano, si abbassano, adorano
il “deposto” nella mangiatoia.
Questo è il loro cammino, questo
è il nostro cammino.
Dall’O.P.G. non si fugge, si
parte. Dell’O.P.G. non ci si
vergogna, si è orgogliosi di aver
fatto parte della comunità
cristiana che, abitandovi, lo
anima. La miseria dell’O.P.G. è
ciò per cui è stato abitato e ciò in
cui è stato adagiato il Signore.
La cella 6 della Centauro allora è
il nostro presepe; N. e la sua
condizione ci dicono a cosa può
giungere chi ama e soprattutto
davanti a Lui (Gesù o N.?) vanno
aperti i nostri scrigni.
E’ questa l’eredità del Natale in
O.P.G.
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Oblio Risveglio Pensierodi Leo Caludio in arte AltonOblio
E avanti che devi andare
che tu voglia o non voglia
così nel vento la foglia
come il sole per le nevi
come le pietre sopra un pendio
così l’amore verso l’oblio.
Andare pur sempre andare
come i fiumi vanno al mare
partendo da un pendio
verso l’ infinito oblio.
Risveglio
Un’aurora triste che se ne va
un avanti che aspetta
aspetto deluso il calare del sole
mentre una foglia volteggia nell’aria
silenziosa lasciandosi cullare dal vento
un fanciullo che piange aspettando la neve
mentre la sua neve si scioglie al sole
però
il fanciullo si risveglia baciato da una stella di
mattina
dimenticando questa triste aurora mattutina.
Pensiero
Vorrei essere un pensiero di chicchessia
vorrei lasciarmi trasportare da esso
vorrei vagare nel nulla
cosicché io potrei e vorrei
morire di nulla nel pensiero di una fanciulla.
M.C.
Escher
Moeb
iusStr
ipII
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Anche noi siamo umanidi Roby
Questi attimi per noi
rappresentano gioia in
assoluto, perché nello
scrivere la nostra preghiera non
avevamo minimamente
immaginato che sarebbe riuscita
a colpire i cuori e la sensibilità
del mondo esterno.
In questa preghiera c’è il nostro
modo di vedere le cose, in modo
da poter dire liberamente che
tutti noi innocenti non lo siamo.
Ma nonostante la nostra
colpevolezza, nessuna società
umana dovrebbe arrogarsi il
diritto di emarginarci.
Tutti guardavamo all’OPG e a
chi sta dentro, come all’ultimo
rifugio dell’umanità, ma se
talvolta si trovano a subire questa
esperienza per causa di una
persona cara, anche se all’ inizio
nonostante la nostra
colpevolezza""
nessuna società umanadovrebbe
hanno un senso di rifiuto e
cercano sempre di trovare tutte le
possibili giustificazioni, poi
finiscono con l’ integrarsi con
questa vita dura che si conduce
all’ interno dell’OPG
cominciando a comprendere gli
altri detenuti.
Tutti noi, quando ci sentiamo più
soli o sconfitti, ci chiudiamo in
noi stessi, procurandoci così
delle lunghe riflessioni, ci
chiediamo come gli altri ci
vedono e ci giudicano.
Immagino che la società ci creda
dei mostri, duri di cuore, che non
sappiamo cosa sia la parola
“piangere”.
Sappiamo benissimo di avere
sbagliato, ma ciò non significa
che non si debba dare la
possibilità di ricominciare e
sperare in un futuro migliore.
Proprio in questi momenti tanto
tristi, sentiamo più forte il
bisogno di un dialogo diretto con
Cristo, che pur essendo
innocente, ha pagato per tutti noi,
perché solo lui può darci la forza
di continuare ad affrontare con
serenità la pena da scontare.
Un grazie di cuore a tutti voi, che
con i vostri gesti dimostrate di
credere in noi, dandoci così
l’opportunità di poterci
esprimere… grazie!
emarginarci
Goya The sleep of reasonproduces monsters
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La nottedi Corrado
Sequalcuno volesse
redigere un campionario
di mostri non dovrebbe far
altro che fotografare con parole
quelle cose che la notte porta gli
animi assopiti che non riescono a
prendere sonno.
Queste cose posseggono tutta
l'incoerenza del sogno senza
l'incognito alibi dello stare
dormendo. Si librano come
pipistrelli sulla passività
dell'anima o vampiri che
succhiano il sangue della
sottomissione. Sono larve del
precipizio e della dissipazione,
ombre che riempiono la valle, le
orme che restano del destino. A
volte sono vermi che provocano
nausea alla stessa coscienza che
li culla e che li crea, altre volte
sono spettri e sinistramente
sondano il nulla; altre volte
ancora emergono come serpi
dalle assurde caverne delle
emozioni perdute. Zavorra del
falso, non servono ad altro se
non a farci essere inutili, Per
fortuna dalla finestra fredda con
le imposte aperte un triste filo di
luce pallida comincia a spazzare
l'ombra dell'orizzonte. Per
fortuna ciò che sta per nascere è
il giorno e mi acquieta quasi
della stanchezza
dell'inquietudine. Vivo in una
stanza abitata da spettri timidi e
furtivi. E in mezzo a tutto ciò
cammino per strada, pelandrone
nel mio vagabondaggio. Le
palpebre mi pesano nei piedi che
trascino, vorrei dormire perché
cammino. Dopo una notte mal
trascorsa nessuno ci vuole bene,
il sonno sfuggito si è portato via
qualcosa che ci rendeva umani.
Sembra che ci sia un'irritazione
latente contro di noi perfino
nell'aria inorganica che ci
circonda. Il fatto è che noi
abbiamo abbandonato noi stessi,
ed è fra noi che si tesse la
strategia della sorda battaglia.
A volte sono vermiche provocano nausea alla stessa coscienza
che li culla"
"e li crea
Eugène
Delac
roixF
emale
Nude,
killed
frombeh
ind
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Esci con medi Andrea
Chi non ha mai sentito
parlare di pet therapy?
Beh, io sono amante
degli animali e in particolare dei
migliori amici dell’uomo, ovvero
i cani! Beh a parere mio,
condiviso con molti altri,
piacerebbe essere liberi ad
accarezzare il pelo di uno di loro
facendosi coinvolgere dal tatto
del pelo, ma senza perdere tempo
vi posso garantire che avere un
cane per amico non è tutto ma è
molto. Soprattutto quando si
hanno tanti pensieri, per non
parlare dei problemi, della voglia
di ammalarsi o farsi passare per
tale per allettarsi giorno e notte e
così scaricare i propri doveri a
qualcun altro, basta essere a
letto. E questo a me è accaduto
nel ricordo di una mia carissima
amica di nome Saskia che dopo
giorni di mio malessere, a tal
punto da lasciarla fuori dalla mia
stanza per giorni, fino a che
incominciò a chiamarmi dalla
fessura della porta grattando con
le zampe fino a convincermi a
farla entrare e quando entrò mi
abbaiò facendomi giocare e
facendomi fare un esame di
coscienza su cosa non avevo
svolto e poi mi chiamò giocando
guardando la porta
dell’appartamento, così se te lo
chiede di uscire da una
situazione “allettata” una
persona, però cambia e non si
può dire di no all’amica ad uscire
con lei facendosi carico di me e
portandomi ad incontrare altri
amici e amiche e soprattutto
cambiare aria e farmi venire
gioia nel vivere. E sì, “la vita è
un cammino” e perché non farlo
con un amico che si affratella
senza malizia chiedendoti solo
cibo, acqua e cure, chiedetelo
agli ipovedenti, ai dispersi nei
boschi o sotto le macerie di un
terremoto e sopravvissuti!
Beh in questo caso sono i cani
che donano la vita
concretamente, e perché no,
anche con la pet therapy non è da
meno psicologia.
L'amore perdutodi Tommaso
L’amore perduto ma
Senza di te non si può star
Io con te stavo bene
Ma è finito il tempo delle mele
Se io t’ho fatto un torto
Io nella vita mia voglio vivere
Non morire e neanche uccidere
Io voglio aiutare, aiutare e aiutare
Se ci fosse qualcuno che mi dà amore
Amare vuol dire aiutare e te il prossimo
Non per sentirsi importanti o grandi
Ma per sentirsi bene con tutti
Chissà chissà chissà
Se l’amore perduto ritornerà
Giacomo Balla Dynamism of a dog on a leash
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Giustiziariparativadi Daniele Marchi
Intenso e partecipato il
convegno conclusivo del
primo anno del progetto
“Verso un Centro di Giustizia
Riparativa” della Cooperativa
Ovile, del 30 novembre 2012.
Un primo anno di attività
dedicato alla sensibilizzazione
del territorio ed alla raccolta di
adesioni da molteplici attori ed
istituzioni locali. Un trentina di
incontri e 3 seminari tematici
hanno permesso di condividere
con tanti il senso, le prospettive e
le possibili pratiche di giustizia
riparativa.
La giornata conclusiva si è aperta
con la proiezione del bellissimo
film-documentario di Gabriele
Vacis “la paura siCura”, seguita
da un denso confronto, moderato
dallo stesso Vacis, tra il direttore
della Caritas Gianmarco
Marzocchini, il Sindaco
Graziano Delrio e il presidente
del Tribunale Francesco Caruso;
è stato l’occasione per una
narrazione corale intorno ai temi
della paura e della (in)sicurezza,
in cui spesso sono emerse, dietro
le istituzioni, le persone che oggi
ne sono responsabili; un dialogo
sulle capacità della nostra città a
far fronte alle insicurezze che la
crisi porta con sé; il tentativo di
cercare una strada per rimettere
al centro le relazioni, superando
la paura di sbagliare, la paura del
diverso e rinnovando
l’ immagine, non solo esteriore,
di luoghi “paurosi per statuto”
come spesso è percepito, ad
esempio, il Tribunale. Verità,
conoscenza e bellezza alcune
parole chiave in questa ricerca.
Margherita Asta, Gherardo
Colombo, Anna Cattaneo,
Giuseppe Cupello, Carlo
Ficarelli, Maria Pia Giuffrida
assieme a Claudia Mazzucato,
Paolo Boschini, Leonardo Lenzi
e Massimo Donini. Un lungo
elenco non solo di nomi, ma di
forti testimonianze che, da
diversi punti di vista, hanno
raccontato, nella sessione
pomeridiana, la giustizia
riparativa. Ricchissimo il dialogo
“intorno alla giustizia” tra
Margherita Asta, familiare di
vittime di mafia, e l’ex
magistrato Gherardo Colombo.
Appassionato il racconto di Anna
Cattaneo sulla nascita, a partire
dal carcere, del Centro di
Giustizia Riparativa di Bergamo.
Coinvolte le voci di Giuseppe
Cupello e Carlo Ficarelli, nel
raccontare l’ incontro con la
mediazione fatto durante
quest’anno di sensibilizzazione.
Competente e provocatorio
l’ intervento di Maria Pia
Giuffrida: una vita dedicata
all’amministrazione penitenziaria
ed alla giustizia riparativa.
Tanti gli spunti di riflessione
aperti, come la “domanda di
riparazione” che la chiusura
degli OPG porterà con sé.
Il progetto ora prosegue con
l’organizzazione del corso di
formazione per i mediatori, che
vedrà Ovile, ed i vari partner,
impegnati per tutto l’anno
prossimo. Non ci sono per il
momento notizie ulteriori sulle
modalità di partecipazione e sul
calendario. Per restare aggiornati
ci si può iscrivere al sito
www.giustiziariparativa.net
regolarmente aggiornato sui
passi del progetto.
Edvard Munch The dance of life
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Auguridi Grazia Stella
Gent.ma redazione nuovoEffatà,
ho piacere di inviarvi i miei
auguri che vorrei pubblicaste
sul sito e sul giornalino.
Il prossimo anno prevede una possibità
di cambiamento positivo grazie alla
chiusura di queste strutture, in ritardo
di 34 anni rispetto alle logiche della
legge 180!
Sono una familiare, lavoro nel settore
psichiatrico e con questa duplice
esperienza voglio comunicare agli
internati che fuori ci sono molte
persone disponibili a darsi da fare
insieme a voi per costruire la vostra
vita "normale".
Ai volontari mi piacerebbe far sentire
la mia gratitudine e la richiesta di
utilizzare ancora a lungo questa vostra
esperienza.. . Continuate finchè potete
ad essere presenti nei luoghi dove ci
sono pochi volontari e c'è un gran
bisogno!
Con i lavoratori dell'O.P.G. vorrei
condividere le mie emozioni positive
per questo passaggio che libererà
anche voi dai muri che isolano il
dentro e il fuori.
A tutti auguro un fortunato 2013 ricco
di solidarietà
180
201334
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Cinema/MaternityBluesa cura della Redazione
MATERNITY BLUES
- un film di Fabrizio
Cattani, con Andrea
Osvart, Monica Birladeanu,
Chiara Martegiani, Marina
Pennafina, Daniele Pecci, Pascal
Zullino, drammatico, ITA, 2011 .
TRAMA – Ospedale Psichiatrico
Giudiziario femminile, 4 donne
diverse tra loro ma legate da una
colpa comune: l’ infanticidio.
Trascorrono il loro tempo
espiando una condanna che è
soprattutto interiore: il senso di
colpa per un gesto che ha
vanificato le loro esistenze. Dalla
convivenza forzata, che a sua
volta genera la sofferenza di
leggere la propria colpa in quella
dell’altra, germogliano amicizie,
spezzate confessioni e un
conforto mai pienamente
consolatorio ma che fa apparire
queste donne come colpevoli
innocenti.
RECENSIONE – Il testo
teatrale “From Medea“, di Grazia
Verasani, viene tradotto per
immagini da Fabrizio Cattani,
alla sua seconda regia dopo il
pluripremiato, e quasi invisibile
in Italia, Il Rabdomante, del
2007. Il tema affrontato è molto
forte, si parla di madri
infanticide.
Quando non c’è più bisogno di
sottolineature, di schematismi, di
ammiccamenti, di didascalie,
quando il cinema invade lo
schermo, il disagio dei
personaggi esce dai confini del
prevedibile. Quando questo
accade arrivano le emozioni che
le parole avevano solo lambito.
Come quando la nuova arrivata,
specchiandosi nell’acqua della
fontana, rivive oniricamente il
trauma inflitto e subito. O
quando, per una madre disperata,
la schiacciante quotidianità
prende le forme di un telefono
che non la smette di squillare,
della lavatrice che reclama il suo
carico, delle liti tra i figli più
grandi, delle urla interminabili
del più piccolo.
Lode a un film che affronta con
sincerità, assenza di giudizio e
profondo rispetto un tema
scomodo, generalmente dibattuto
più nelle sue implicazioni
cronachistiche che nel tentativo
di sondare le radici del problema.
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Redazione nuovoEffatà - Direttore responsabile: Antonio Burani - Redazione: alcuni internati e volontari esterni - Segreteria: c/o don Daniele Simonazzi -
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