PROGETTO
RILEGGERE
(e RISCRIVERE)
“I PROMESSI SPOSI”
Il TESTO PUBBLICITARIO
CLASSE II C LICEO CLASSICO
Anno scolastico 2017-2018
Docente: Anna Maria Massari
La lettura di un
classico come i
“Promessi Sposi”
offre la possibilità di
affrontare in modo
sempre nuovo il
testo manzoniano,
fornendo
un’interessante
opportunità per
realizzare un piccolo
laboratorio di
scrittura creativa
volto a consolidare
conoscenze e
competenze di ogni
alunno.
Finalità
Potenziamento della conoscenza del testo manzoniano
Potenziamento delle competenze di scrittura
Potenziamento delle capacità di operare in team
Potenziamento dell’uso di strumenti informatici
Potenziamento dell’interesse nei confronti di un testo che per usi linguistici e argomento trattato risulta talvolta ostico alle nuove generazioni
Obiettivi
•Produzione di testi descrittivi con finalità persuasiva (testi pubblicitari)
Ovviamente,
all’inizio, i bravi, che
con don Abbondio
sono i primi
personaggi del
romanzo a scendere
in campo. Il “team”
del Griso viene in
questo caso
presentato facendo
riferimento alla
dicotomia
manzoniana
“oppressi -
oppressori”,
riscontrabile in tutto
il romanzo.
“Cos’è una filanda?”: i
nostri alunni non
conoscono molti aspetti
della civiltà contadina dei
propri nonni. Il breve
racconto di Lucia sulle
prime avances ricevute
da Don Rodrigo offre lo
spunto per un breve
excursus su alcune
attività produttive del
Milanese nel Seicento
come la coltivazione del
gelso, l’allevamento dei
bachi da seta, la
trasformazione in filo e
filati dei bozzoli. Una
realtà presente in tempi
passati anche
nell’aquilano.
L’avvocato
Azzeccagarbugli diventa
l’emblema del sistema
delle “gride” seicentesche,
interpretate spesso come
tutela degli “oppressori”
contro “la gente
meccanica e di piccolo
affare”: è proprio
dall’episodio dei “capponi”
che inizia da parte del
protagonista quella ricerca
della giustizia definita
“incompiuta” da Ezio
Raimondi in un suo
famoso saggio.
Giada
Antonini
Leonardo
Rotilio,
Francesco Di
Timoteo,
Francesco
Miconi,
Alessandra
Rossi,
Nel romanzo le osterie e le
locande possono diventare
luoghi pericolosi o di
perdizione, come la
locanda della Luna Piena o
quella della Malanotte. In
questo caso viene proposto
l’ipotetico messaggio
pubblicitario della locanda
del paese di***, di cui il
narratore non fa il nome. In
bella vista le polpette al
sugo, che vengono servite
nel cap. VII anche di
venerdì, giorno di magro,a
Renzo e ai suoi cugini
Tonio e Gervaso, intenti a
preparare il matrimonio a
sorpresa, e l’ os bus o
osso buco (= ossobuco).
Ovviamente
l’avventura di Renzo
a Milano non può
non trasformarsi
nella pubblicità del
prestin di Scansc, il
famoso forno delle
grucce, con tanto di
piccola mappa della
città seicentesca
che consente agli
eventuali avventori
di trovare facilmente
il pane “che va a
ruba”…
Il manifesto “vivo o
morto” relativo alla
latitanza di Renzo
potrebbe essere
ulteriormente
modificato traendo
spunto da una
vignetta di Jacovitti
negli anni Sessanta-
Settanta.
( Chi non ricorda la
copertina del
Corriere dei piccoli
con Zorry Kid ed
analogo manifestino
con tanto di
spagnolo
maccheronico?)
Maria
Vittoria
Amorosi