Regione Molise – Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 1_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO NELLA REGIONE MOLISE
SEZIONE D – PROGETTO REGIONALE DI MONITORAGGIO
Sistema regionale di monitoraggio dei fenomeni alluvionali
INDICE
1 PREMESSA............................................................................................................................................ 2
2 IMPOSTAZIONE GENERALE DELLO STUDIO............................................................................ 3
3 L’ATTUALE SISTEMA DI MONITORAGGIO................................................................................ 6
3.1 I DATI PLUVIOMETRICI ......................................................................................................................... 6
3.2 I DATI IDROMETRICI................................................................................................................................ 9
3.3 I DATI TOPOGRAFICI.............................................................................................................................. 11
3.4 I DATI SEDIMENTOLOGICI E DI TRASPORTRO SOLIDO............................................................................ 12
4 LINEE GUIDA PER GLI INTERVENTI DI MONITORAGGIO................................................ 13
4.1 PLUVIOMETRIA ..................................................................................................................................... 13
4.2 IDROMETRIA ......................................................................................................................................... 13
4.3 RILIEVI D’ALVEO .................................................................................................................................. 14
4.3.1 Rilievi topografici ....................................................................................................................... 15
4.3.2 Rilievi batimetrici......................................................................................................................... 17
4.3.3 Rilievi sedimentologici .................................................................................................................. 17
5 TARATURA DELLE STAZIONI IDROMETRICHE E DI TORBIDITA’............................... 26
6 STIMA PRELIMINARE DEI COSTI ............................................................................................. 28
7 BIBLIOGRAFIA.................................................................................................................................. 30
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1 PREMESSA
La presente relazione illustra i criteri e le metodologie utilizzati nella
predisposizione di linee guida progettuali per un sistema di monitoraggio a scala
regionale, finalizzato all’acquisizione di dati, misure e rilievi delle principali
grandezze fisiche che intervengono nei processi di formazione e propagazione
degli eventi di piena e che costituiscono la base conoscitiva di riferimento per le
attività di previsione, prevenzione e riduzione del rischio idraulico.
Lo studio è impostato secondo e linee generali descritte nel Piano di Lavoro
concordato con il Gruppo di Verifica e Controllo (delibera n. 2114 del 30/12/99) e
con le metodologie già illustrate nella bozza preliminare consegnata nel Dicembre
2000 e nelle successive integrazioni.
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2 IMPOSTAZIONE GENERALE DELLO STUDIO
La realizzazione di una rete di monitoraggio per il rischio idrogeologico persegue il
duplice obiettivo della creazione di un impianto di supporto primario alle attività
degli organi operanti in ambito di protezione civile, e la sistematica acquisizione di
dati, misure e rilievi volti a calibrare e a perfezionare i modelli di analisi e
prevenzione del rischio.
Nell’ambito del presente lavoro si farà riferimento alle attività di monitoraggio
finalizzate allo sviluppo e integrazione del quadro conoscitivo di base necessario
alla realizzazione di studi, ricerche e progettazioni connesse al rischio
idrogeologico.
Più in particolare, l'approccio seguito, secondo l'impostazione del D.L. 11
Giugno 1998 n°180, convertito nella Legge n°267 del 3 Agosto 1998 ("Programma
per il potenziamento delle reti di monitoraggio meteo-idro-pluviometrico"), è mirato
alla realizzazione o il completamento delle reti di monitoraggio di utilità per il
controllo del rischio idraulico, puntando all'integrazione dei sistemi esistenti
laddove disponibili, e realizzando sistemi ex-novo nelle zone attualmente
sguarnite.
A tal fine sarà quindi fondamentale l'interazione con le strutture e le
Amministrazioni pubbliche che allo stato attuale gestiscono reti di monitoraggio in
telemisura, in particolare, per quanto riguarda il monitoraggio idro-pluviometrico,
il progetto si coordinerà con quanto già realizzato (o già progettato) da parte
dell'Ufficio Idrografico e Mareografico di Pescara, attualmente competente per il
territorio della regione Molise;
Le linee guida di seguito tracciate fanno pertanto riferimento alla struttura di un
progetto di monitoraggio che, sulla base dell’attuale quadro conoscitivo, individua
una serie di interventi mirati ad avviare attività di controllo e di acquisizione dati in
relazione a fenomeni fisici per i quali il livello conoscitivo attuale si presenta molto
scarso o comunque insufficiente per un efficace inquadramento del rischio
idraulico sul territorio regionale.
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In particolare, le attività di seguito proposte per il monitoraggio e il controllo del
rischio idraulico comprendono in sintesi:
• la misura di grandezze idro-pluviometriche di base, quali ad esempio le
precipitazioni, la temperatura, l’umidità, i livelli idrici, la portata liquida, la
portata solida;
• il rilievo delle grandezze sedimentologiche, quali ad esempio le caratteristiche
granulometriche degli alvei e delle sponde, la disposizione altimetrica dei
depositi;
• il rilievo delle sezioni trasversali degli alvei e della geometria dei principali
bacini di accumulo, incluse le strutture interagenti con la corrente e le
caratteristiche geotecniche degli argini e la copertura vegetale.
Gli interventi proposti, ampiamente descritti nei paragrafi seguenti, riguardano in
sintesi:
♦ l’integrazione delle rete di monitoraggio pluviometrico, mediante almeno
2 nuove stazioni di telemisura da installare a Montenero di Bisacce e a
Petecciato;
♦ la taratura delle due stazioni idrometriche di Ripalimosani e Altopantano
sul fiume Biferno;
♦ l’installazione di almeno due stazioni per la misura automatica della
torbidita', da realizzarsi nelle due stazioni idrometriche di Ripalimosani e
Altopantano;
♦ la realizzazione di rilievi sedimentologici in almeno otto stazioni sul
fiume Biferno nei tratti a monte e a valle dell’invaso del Liscione;
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♦ una campagna di misura del trasporto solido al fondo nelle due stazioni
di Ripalimosani e Altopantano;
♦ l’attività' di controllo delle quote d'alveo in tratti significativi; mediante
rilievi sistematici da svolgersi in un certo numero di sezioni nei corsi
d’acqua del Biferno e Cigno;
♦ la realizzazione di rilievi batimetrici dell’invaso del Liscione con cadenza
almeno quinquennale.
Prima di passare alla descrizione di dettaglio dello schema proposto, occorre
delineare le caratteristiche dell’attuale sistema di monitoraggio per poi definire
le linee guida dei nuovi interventi.
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3 L’attuale sistema di monitoraggio
3.1 I dati pluviometrici
I dati pluviometrici sono per la gran parte raccolti dal Servizio Idrografico del
Compartimento di Pescara [1]. In particolare, risultano disponibili quelli relativi ai
massimi giornalieri su 164 stazioni totalizzatrici, e quelli relativi alle piogge di breve
durata (1, 3, 6, 12, 24 ore) su 45 stazioni registratrici. Tali stazioni, afferenti tutte
all’Ufficio Idrografico di Pescara, ricadono nelle due regioni dell’Abruzzo e del
Molise. Altri dati pluviometrici sono raccolti dal Compartimento di Napoli del
Servizio Idrografico..
L’elenco di tutte le stazioni pluviometriche, totalizzatrici (P) e registratrici (Pr),
ricadenti nel territorio della regione Molise, è riportato nella TABELLA 1. Per
ciascuna stazione è riportato il nome, il codice utilizzato dal Servizio Idrografico,
la quota, il bacino idrografico di appartenenza, la provincia in cui ricade, il periodo
di funzionamento.
In totale si ha la disponibilità di dati per 59 stazioni pluviometriche, di cui 46
risultano attualmente funzionanti. Di queste, 35 sono dotate di pluviometro
registratore.
L’ubicazione delle stazioni pluviometriche è riportata nella FIGURA 1.
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TABELLA 1 – Stazioni pluviometriche presenti nella regione Molise
(P = pluviometro, Pr = pluviometro registratore)
Nome Stazione Prov. Codice BacinoQuota
[m s.l.m.]
P
Inizio
P
Fine
Pr
Inizio
Pr
Fine
MONTENERO VALCOCCHIARA IS 3517 SANGRO 900 1931
S.PIETRO AVELLANA IS 3519 SANGRO 960 1928 1943
CAPRACOTTA IS 3523 SANGRO 1004 1897 1977
PESCOPENNATARO IS 3525 SANGRO 1290 1922
VASTOGIRARDI IS 3548 TRIGNO 1137 1923 1981
CAROVILLI IS 3549 TRIGNO 892 1919 1974
CHIAUCI IS 3550 TRIGNO 879 1919 1937
FROSOLONE IS 3551 TRIGNO 894 1922 1974
BAGNOLI DEL TRIGNO IS 3552 TRIGNO 681 1921 1938
AGNONE IS 3553 TRIGNO 806 1883 1924
PIETRABBONDANTE IS 3554 TRIGNO 1027 1919 1980
MONTEDIMEZZO IS 3703 VOLTURNO 1036 1926 1943
FORLI’ DEL SANNIO IS 3704 VOLTURNO 625 1926 1973
TRIVENTO CB 3557 TRIGNO 550 1922 1922
MONTEFALCONE DEL SANNIO CB 3560 TRIGNO 850 1920 1935
MONTEMITRO CB 3561 TRIGNO 520 1929 1929
PALATA CB 3562 TRIGNO 521 1922 1974
MAFALDA CB 3563 TRIGNO 450 1919 1974
TERMOLI CB 3565 LITORALE 21 1924 1928
BOIANO CB 3566 BIFERNO 488 1921 1921
INDIPRETE CB 3567 BIFERNO 640 1919
SPINETE CB 3568 BIFERNO 590 1922 1970 1991
ROCCAMANDOLFI CB 3569 BIFERNO 810 1919 1928
GUARDIAREGIA CB 3570 BIFERNO 733 1919 1970
VINCHIATURO CB 3571 BIFERNO 624 1922
BARANELLO CB 3572 BIFERNO 600 1919 1970
CAMPOBASSO CB 3573 BIFERNO 686 1886 1922
CASTROPIGNANO CB 3574 BIFERNO 700 1919 1935
S. ANGELO LIMOSANO CB 3575 BIFERNO 899 1919
LUCITO CB 3576 BIFERNO 450 1925 1925
RIPABOTTONI CB 3577 BIFERNO 650 1926
CIVITACAMPOMARANO CB 3578 BIFERNO 520 1931 1995
CASTELMAURO CB 3579 BIFERNO 700 1919 1973 1991
GUARDIALFIERA CB 3580 BIFERNO 125 1925 1925 1983
LARINO CB 3581 BIFERNO 400 1921 1921
GUGLIONESI CB 3582 BIFERNO 370 1925 1990
CASACALENDA CB 3583 BIFERNO 626 1931
PORTOCANNONE CB 3584 BIFERNO 148 1926
URURI CB 3585 SACCIONE 267 1935
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(segue Tabella 1)
Nome Stazione Prov. Codice BacinoQuota
[m s.l.m.]
P
Inizio
P
Fine
Pr
Inizio
Pr
Fine
TORO CB 3593 FORTORE 540 1919
CAMPOLIETO CB 3594 FORTORE 700 1884 1928
RICCIA CB 3595 FORTORE 700 1931 1931
GAMBATESA CB 3596 FORTORE 468 1900 1985
S. ELIA A PIANISI CB 3598 FORTORE 650 1922 1922
BONEFRO CB 3601 FORTORE 631 1917 1932
MASSERIA VERRUSIO CB 3602 FORTORE 185 1929 1963 1929 1963
CASTELNUOVO DELLA DAUNA CB 3603 FORTORE 543 1880 1926
COLLETORTO CB 3599 FORTORE 515 1920
CANTONIERA CIVITATE CB 3604 FORTORE 52 1936 1936 1971
CERCEMAGGIORE CB 3757 VOLTURNO 960 1921 1943
SEPINO CB 3759 VOLTURNO 716 1921 1980
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3.2 I dati idrometrici
Le stazioni idrometriche attualmente in funzione nei corsi d’acqua del territorio
molisano sono state individuate sulla base dei dati contenuti in [2] e delle
informazioni deducibili dalle pubblicazioni del Servizio Idrografico [3] [4], [5], [6].
In particolare, sono state individuate 26 stazioni idrometriche; afferenti ai
Compartimenti di Pescara e di Napoli del Servizio Idrografico, e ricadenti nelle
regioni Abruzzo, Molise, Campania, in quanto gran parte dei corsi d’acqua
considerati hanno porzioni più o meno rilevanti del bacino idrografico ricadente
al di fuori del territorio del Molise.
Ad esempio, il bacino del Sangro ricade in gran parte nella regione Abruzzo,
mentre quello del Volturno nella regione campana. Il corso del f. Trigno delimita
parte del confine regionale con l’Abruzzo, e similmente il corso del f. Fortore con
la regione Puglia.
L’unico bacino rilevante interamente ricadente nel territorio molisano è il fiume
Biferno con circa 1300 kmq di superficie sottesa.
L’elenco delle stazioni idrometriche ricadenti nel solo territorio molisano, in
numero pari a 12, è riportato nella TABELLA 2 con l’indicazione del nome della
stazione, del bacino idrografico di appartenenza, dell’area sottesa, del periodo di
funzionamento.
L’ubicazione delle stazioni idrometriche è riportata nella planimetria della FIGURA
2.
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TABELLA 2 - Stazioni idrometriche presenti nei bacini idrografici della regione
Molise
Nome Stazione
Nota: le stazioni contrassegnante da
asterisco ricadono nel Molise
BacinoArea sottesa
[kmq]Inizio Fine
T. ZITTOLA A MONTENERO SANGRO 32 1927
RIO TORTO A ALFEDENA SANGRO 32 1924 1932
F. SANGRO A OPI SANGRO 130 1928
F. SANGRO A VILLETTA BARREA SANGRO 207 1927
F. SANGRO A ATELETA (*) SANGRO 545 1925
F. SANGRO A VILLA S. MARIA SANGRO 762 1965
F. TRIGNO A PESCOLANCIANO(*) TRIGNO 90 1958 1976
F. TRIGNO A CHIAUCI(*) TRIGNO 115 1935 1960
F.TRIGNO A TRIVENTO(*) TRIGNO 544 1923 1990
F.TRIGNO A CAPRAFICA(*) TRIGNO 733 1975 1978
F.TRIGNO A S.SALVO(*) TRIGNO 1204 1931 1940
T. VERRINO AD AGNONE (*) TRIGNO 153 1974 1982
F. BIFERNO A PONTE FIUMARA(*) BIFERNO 27 1931
F. BIFERNO A RIPALIMOSANI(*) BIFERNO 593 1958
F. BIFERNO A GUARDIALFIERA(*) BIFERNO 926 1927 1946
F. BIFERNO A PONTE LISCIONE(*) BIFERNO 1043 1960 1967
F. BIFERNO AD ALTOPANTANO(*) BIFERNO 1290 1934
T. CIGNO A PONTE CIGNO(*) BIFERNO 33 1969 1977
T. TAPPINO A GAMBATESA FORTORE 1990 1990
F. FORTORE A PONTE CASALE(*) FORTORE 1168 1933 1963
F. FORTORE A CIVITATE FORTORE 1527 1935
T. TORANO A PIEDIMONTE MATESE VOLTURNO 15 1927 1963
T.CARPINO A CARPINONE(*) VOLTURNO 72 1957 1963
T. TAMMARO A PAGO VEIANO VOLTURNO 556 1958 1977
T. TAMMARO A PADULI VOLTURNO 673 1954 1973
F. VOLTURNO A AMOROSI VOLTURNO 2015 1933 1980
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3.3 I dati topografici
Le sezioni fluviali disponibili sui corsi d’acqua molisani sono in generale
abbastanza scarse. Gran parte del quadro conoscitivo attuale è stata prodotta
nell’ambito del presente lavoro. Altre fonti di dati sono le seguenti:
- lo studio [2] riporta una serie di 11 sezioni fluviali per il fiume Biferno in località
Bojano, per una lunghezza complessiva di circa 5.4 km. Per lo stesso fiume in
località Covatta sono state rilevate 13 sezioni su una lunghezza di circa 1.7 km,
mentre per il tratto finale del fiume Biferno (circa 8.5 km) le sezioni sono pari a 21.
Tali sezioni, oltre ad essere disponibili solo su formato cartaceo, appaiono di
bassa qualità, soprattutto per la ridotta densità spaziale dei punti rilevati
- per quanto riguarda il tratto del F. Biferno interessato dal movimento franoso in
agro di Ripalimosani (loc. Covatta), nel progetto di sistemazione del piede della
frana e dell’alveo [3] in corso di realizzazione, sono riportate 16 sezioni fluviali.
Nell’ambito del presente lavoro sono state rilevate una serie di sezioni sui corsi
d’acqua elencati nella TABELLA 3. Nella stessa tabella è riportato il numero di
sezioni rilevate e la corrispondente densità spaziale.
I tratti oggetto di rilievo topografico sono riportati nella FIGURA 3.
TABELLA 3 - Tratti fluviali e sezioni topografiche
Corso d’acqua Lunghezza
tratto
(km)
n.
sezioni
fluviali
Densità
spaziale
media
(sez/km)
Alto Biferno (da Boiano a Ponte del Comune) 7.1 32 4.5
F. Biferno (da Ponte del Comune a Idrom. Ripalimosani) 24.3 39 1.6
T. il Rio (da Monteverde a confl. Biferno) 3.8 16 4.2
T. Callora ( da S.P.n.30 al confl. Biferno) 6.2 42 6.7
T. Cigno (da S.S.480 a confl. Biferno) 2.0 8 4
F. Biferno (da diga del Liscione alla foce) 29.2 82 2.8
F. Trigno (tratto finale) 6.3 23 3.7
T. Sinarca (tratto finale) 7.5 30 4.0
Totale o media 86.4 272 3.1
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3.4 I dati sedimentologici e di trasportro solido
I dati sedimentologici appaiono piuttosto scarsi , mentre quelli sul trasporto solido
sono del tutto assenti.
Per il tratto del f. Biferno in prossimità di Boiano risultano disponibili alcuni rilievi
sedimentologici svolti nell’ambito dello studio [7], per i quali sono fornite le curve
della distribuzione granulometrica. Tuttavia non si hanno informazioni
sull’ubicazione delle stazioni di prelievo né con quali modalità sono stati effettuati i
campionamenti.
Nlell’ambito del presente lavoro sono stati effettuati i rilievi sedimentologici
finalizzati alla caratterizzazione del materiale d’alveo contenuto nello strato
superficiale relativamente al F. Biferno, subito a valle del Ponte del Comune, al
T. il Rio, con due stazioni di misura nel tratto compreso tra la località
Monteverde e la confluenza con il f. Biferno (lunghezza circa 3.8 km), e il T.
Callora, con tre stazioni di campionamento nel tratto finale fino alla confluenza
con il f. Biferno (lunghezza circa 6.2 km).
Le caratteristiche dei rilievi suddetti sono descritte nella Relazione Tecnica del
presente lavoro, mentre l’ubicazione delle stazioni di campionamento è riportata
nella FIGURA 3.
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4 LINEE GUIDA PER GLI INTERVENTI DIMONITORAGGIO
4.1 Pluviometria
Sulla base dell’attuale sistema di monitoraggio, in gran parte coincidente con la
rete idro-pluviometrica degli Uffici di Pescara e Napoli del Servizio Idrografico e
Mareografico, è possibile individuare le caratteristiche e l’ubicazione di sensori a
terra di diverso tipo per il potenziamento delle rete attuale. In particolare si ritiene
necessario disporre di una maggiore densità spaziale dell’informazione
pluviometrica nella zona costiera e nelle fascia collinare retrostante,
prevedendo l’installazione di almeno due stazioni dotate di sensore pluviometrico
e termoigrometrico nell’area compresa tra le Montenero di Bisaccia e Petacciato
(FIGURA 1).
Le modalità di connessione e trasmissione dati dai sensori alla centrale di
acquisizione dovranno essere conformi con quanto già esistente o comunque
tenere conto di eventuali progetti di adeguamento e/o potenziamento della rete da
parte dell’Ente Gestore.
4.2 Idrometria
Per quanto riguarda il numero di stazioni idrometriche presenti, la situazione
appare piuttosto favorevole se confrontata con la media nazionale. Tuttavia, la
qualità dei dati raccolti non sembra sempre adeguata ad una corretta
caratterizzazione del regime delle portate nei corsi d’acqua strumentati.
In particolare, l’analisi dei dati raccolti condotta nell’ambito del presente studio
indica la necessità di disporre di dati affidabili, soprattutto per quanto riguarda i
valori al colmo delle portate di piena, in corrispondenza di sezioni fluviali
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particolarmente significative ai fini della valutazione e prevenzione del rischio
idraulico sul territorio.
Si ritiene a tal fine necessario avviare una campagna di misure di livello e di
portata da effettuarsi soprattutto in concomitanza di eventi di piena, in modo da
ricavare su dati misurati la scala di deflusso nelle stazioni idrometriche di
interesse.
In prima priorità, si ritiene necessario effettuare le operazioni di taratura nelle due
stazioni idrometriche sul fiume Biferno ad Altopantano e a Ripalimosani
(FIGURA 2), La prima si trova alla chiusura del bacino idrografico, in un’area
altamente urbanizzata dove la conoscenza della dinamica della corrente
costituisce un riferimento importante per una corretta valutazione del rischio
idraulico.
La seconda si trova a monte dell’invaso del Liscione, sottende circa la metà
dell’intero bacino idrografico, ed è significativa per inquadrare il regime dei
deflussi di piena della parte più montana del fiume Biferno.
La descrizione delle operazioni di taratura sono riportate nel capitolo 5.
4.3 Rilievi d’alveo
Di notevole importanza è anche la conoscenza delle caratteristiche
geometriche e sedimentologiche degli alvei, nei riguardi sia della dinamica
del trasporto solido e delle tendenze evolutive del letto, sia delle interazioni
con i fenomeni di formazione e propagazione delle piene.
Come illustrato nei capitoli introduttivi, le informazioni e i dati sulle
caratteristiche geometriche e sedimentologiche degli alvei appaiono, per
larga parte dei corsi d’acqua molisani, frammentarie e insufficienti anche a
definire un quadro conoscitivo di prima approssimazione.
Si ritiene pertanto necessario effettuare adeguate campagne di rilievi
d’alveo topografici e sedimentologici, come di seguito descritto.
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4.3.1 Rilievi topografici
I rilievi topografici consistono nella determinazione del profilo delle sezioni liquide,
intendendo queste ultime come l’area occupabile dall’acqua fino alla sommità
delle principali strutture di contenimento artificiali (argini maestri, spallette) o
naturali (sponde, zone golenali).
Il rilievo della geometria dell’alveo è di fondamentale importanza per :
l’analisi delle condizioni di deflusso;
la valutazione del rischio idraulico;
la progettazione o la verifica di interventi;
il controllo delle quote d’alveo e della dinamica fluviale.
L’effettuazione dei rilievi deve essere condotta con l’uso di strumentazione
adeguata, anche del tipo GPS, e finalizzata alla localizzazione plano-altimetrica
dei punti di sezione secondo un allineamento di norma perpendicolare all’asse
del corso d’acqua congiungente gli estremi di sezione.
Ogni punto della sezione deve essere georeferenziato (generalmente nel sistema
Gauss-Boaga) con quote assolute riferite alla rete dei capisaldi IGMI.
Per ciascun caposaldo utilizzato devono essere fornite le caratteristiche ( tipo di
caposaldo, codice, località).
Il rilievo deve contenere un numero di punti sufficiente a definire in modo
significativo la morfologia della sezione, incluse le strutture di contenimento e le
quote del terreno lato campagna.
Nel caso di sezione localizzate in prossimità di traverse o briglie occorre rilevare
la sezione a monte ed a valle dell’opera stessa al fine di restituire il reale profilo
longitudinale del salto del corso d’acqua. Nel caso di sezione localizzata in
corrispondenza di ponti occorre procedere al rilievo delle pile, nonché
dell’intradosso, estradosso e forma dell’impalcato. Occorre poi rilevare almeno
due sezioni poste circa 5-10 metri a monte e a valle della struttura per
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caratterizzare la geometria di ingresso e di uscita della corrente in prossimità del
ponte.
Le sezioni sono identificate da un codice alfanumerico con numerazione
crescente da valle verso monte.
La restituzione dei dati rilevati deve avvenire su:
- supporto cartaceo, in modo da fornire l'elaborazione grafica della sezione
riportante per ogni punto la distanza progressiva dal caposaldo posto in
sinistra idrografica (caposaldo o pilastrino sinistro), la distanza parziale, la
quota assoluta sul livello medio del mare, il livello dell'acqua, la data del
rilievo;
-supporto magnetico, utilizzando i seguenti criteri:
- ciascuna sezione sarà archiviata in un file; il cui nome identifica in
maniera univoca la sezione;
- il file è in formato ASCII organizzato in records di lunghezza
variabile; contenenti la denominazione del corso d'acqua, il codice del
corso d'acqua, il codice della sezione, note di commento, la distanza
progressiva, le coordinate del pilastrino sinistro e destro, il livello
idrometrico al momento del rilievo, la data del rilievo [GG MM AAAA]; il
numero dei punti battuti, l’ascissa del primo punto battuto (m) a partire
dalla sinistra idrografica (sezione vista da monte), l’ordinata del primo
punto battuto (m.s.m.), e così via per tutti i punti successivi fino
all’ultimo sulla sponda destra.
I corsi d’acqua per i quali risulta necessario una prima caratterizzazione
geometrica o un’integrazione di rilievi già esistenti sono i seguenti:
F. Biferno, da Ponte del Comune a Ripalimosani, lunghezza circa 29 km
(integrazione di circa 80 nuove sezioni );
F. Biferno, da Ripalimosani a Ponte Liscione, lunghezza circa 30 km
(completamento con circa 120 nuove sezioni)
T. Cigno, da Ponte Cigno a S.S. 480, lunghezza circa 15 km (completamento con
circa 60 nuove sezioni)).
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Nella planimetria della FIGURA 3 sono riportati i tratti oggetto dei nuovi rilievi
topografici.
4.3.2 Rilievi batimetrici
Nel territorio molisano sono ubicati alcuni invasi artificiali, di cui due
particolarmente rilevanti in termini di capacità di accumulo: l’invaso del
Liscione con circa 170 Mmc e quello dell’Occhito con circa 300 Mmc.
In particolare, il primo è ubicato sul fiume Biferno, corso d’acqua principale
della regione che, con un bacino idrografico di circa 1200 kmq, copre circa
il 30% dell’intero territorio molisano (FIGURA 3). L’invaso, ultimato alla fine
degli anni settanta, induce una significativa alterazione dei deflussi liquidi e
solidi verso valle e, in particolare, sul tratto terminale del fiume Biferno
ove sono concentrati insediamenti residenziali, attività economiche e
infrastrutture.
Riveste una certa importanza la conoscenza dei fenomeni di dinamica
d’alveo connessi alla presenza del lago e che possono manifestarsi
mediante tendenze evolutive sul medio e lungo termine di deposito nell’area
dell’invaso e di erosione generalizzata nel tratto a valle fino alla foce.
Per quanto riguarda la zona di invaso, risulta utile effettuare un primo rilievo
batimetrico da confrontare con la geometria originale dell’invaso e avere
quindi una prima informazione del quantitativo di materiale solido in arrivo
da monte e, conseguentemente, della capacità di intercettazione del lago del
materiale sottratto al tronco terminale e alla zona di foce.
4.3.3 Rilievi sedimentologici
Il monitoraggio del rischio idraulico è legato anche alla conoscenza dei fenomeni
di dinamica d'alveo (erosioni e sovralluvionamenti) che, per la natura stessa dei
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fenomeni osservati, è meno legato al nowcasting (cioè al controllo progressivo del
fenomeno nella sua evoluzione) e più proiettato alla raccolta, continua e
sistematica, di informazioni e misure quantitative utili alla successiva valutazione
dell'entità del rischio delle diverse zone e dei diversi tronchi dei corsi d'acqua
considerati.
I fenomeni di dinamica d’alveo si manifestano essenzialmente in variazioni plano-
altimetriche delle sezioni fluviali conseguenti a squilibri nel trasporto solido e/o
nella capacità di trasporto del tratto. Tali squilibri innescano processi erosivi o di
sedimentazione che spazialmente possono interessare sia brevi tratti del corso
d’acqua, generalmente confrontabili con la larghezza media, e in tal caso si parla
di fenomeni di tipo localizzato, sia tratti molto più lunghi quando si è in presenza
di fenomeni di tipo esteso.
La dinamica d’alveo può costituire un fattore aggravante del rischio idraulico se
l’entità dei fenomeni eccede valori incompatibili con la stabilità delle opere in
alveo, o con la capacità di smaltimento della sezione idraulica.
Fenomeni rilevanti di dinamica d’alveo si manifestano in generale a seguito di
interventi antropici che alterano preesistenti condizioni di equilibrio come ad
esempio, i restringimenti della sezione, la costruzione di sbarramenti, le attività
estrattive, le sistemazioni dell’alveo.
Di particolare importanza è la valutazione degli effetti causati da invasi artificiali
sul trasporto solido e la capacità di trasporto del corso d’acqua, che si
manifestano a monte dello sbarramento con fenomeni di deposito, mentre a
valle si innescano tendenze evolutive generalizzate di erosione dell’alveo e di
ridotti apporti solidi alla foce.
La conoscenza delle caratteristiche granulometriche dell’alveo, insieme a quelle
topografiche e idrauliche, consente la valutazione dell’entità di tali fenomeni e
l’individuazione dei tratti a maggior rischio
Per quanto sopra si ritiene importante avviare un monitoraggio degli effetti che gli
invasi ricadenti nel territorio molisano hanno sul regime delle portate solide, oltre
che ovviamente su quello delle portate di piena.
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La prima fase del monitoraggio dovrebbe riguardare gli effetti dello sbarramento
del Liscione sull’equilibrio del fiume Biferno. Infatti, il notevole volume di invaso
lascia supporre un’elevata capacità di trappolamento anche nei riguardi del
materiale fine in sospensione, i cui effetti dovranno essere monitorati come
segue:
• rilievo topografico sistematico a cadenza almeno biennale delle sezioni
trasversali nel tratto del fiume Biferno a valle dell’invaso fino alla foce. A tale
scopo potrà essere individuata una serie di sezioni significative da tenere sotto
controllo con densità spaziale ridotta rispetto alla serie completa individuata al
paragrafo precedente.
• Rilievo sedimentologico del materiale d’alveo in almeno 8 sezioni
sedimentologiche ubicate in tratti significativi, da effettuarsi con cadenza
almeno biennale sia per quanto concerne la caratterizzazione dello strato
superficiale sia per il sottostrato;
• Rilievo sedimentologico del materiale i spiaggia da effettuarsi in almeno 2
stazioni di misura ubicate nella zona costiera prospiciente la foce del Biferno.
• realizzazione di due stazioni di misura della portata solida in sospensione
mediante installazione di torbidimetro nella stazione idrometrica di
Ripalimosani e di Altopantano.
• Realizzazione di una campagna di misura del trasporto solido al fondo in
corrispondenza delle due stazioni suddette al fine di ricavare valutazioni
quantitative affidabili sull’entità e qualità del materiale trascinato al fondo
• Determinazione di una scala di deflusso delle portate solide in corrispondenza
delle due stazioni di misura di Ripalimosani e Altopantano.
L’ubicazione dei tratti interessati dalle nuove sezioni sedimentologiche è
riportata nella FIGURA 3, mentre i criteri di campionamento sono descritti
nel paragrafo successivo.
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4.3.3.1 Metodologia dei rilievi sedimentologici
Nello studio idraulico e della dinamica evolutiva di un corso d'acqua i dati
granulometrici dei sedimenti d'alveo rivestono grande importanza principalmente
perché, da un lato rappresentano un elemento diagnostico sensibile alle condizioni
di equilibrio morfologico dell'alveo stesso, dall'altro risultano parametro essenziale
che deve comunemente essere introdotto in molte dei principali modelli che
descrivono il trasporto dei sedimenti. Ciò di cui si deve comunemente disporre è,
perciò, un diametro caratteristico che esprima sinteticamente la dimensione dei
sedimenti d'alveo. Nella maggior parte dei casi questa viene espressa attraverso il
D50, cioè il diametro (in mm o unità phi - Φ)corrispondente alla mediana della
distribuzione granulometrica dei sedimenti d'alveo del tratto considerato.
Al fine di attuare un piano conoscitivo delle caratteristiche granulometriche dei
sedimenti attualmente presenti negli alvei della rete idrografica considerata, è
necessario avviare una campagna di rilievi diretti che si articola in più fasi. La
prima fase consiste nell'individuazione delle sezioni sedimentologiche
rappresentative, secondo i criteri descritti nel paragrafo precedente, la seconda
riguarda il prelievo dei campioni di sedimento, mentre la terza ed ultima fase
consiste nelle analisi di laboratorio dei sedimenti raccolti e nell'elaborazione dei
risultati ottenuti.
Come si è detto, nell'impostare una campagna di rilevamento delle caratteristiche
granulometriche di un alveo, specialmente se questo è ghiaioso, si deve
procedere ad una schematizzazione del suo assetto morfologico prendendo in
considerazione le parti principali che lo compongono. Al fine di effettuare un
campionamento di sedimenti affidabile ed eventualmente ripetibile nel tempo,
occorre prendere i in considerazione soprattutto i corpi sedimentari emersi (barre)
la cui geometria e dimensioni rispetto a quelle del canale contribuiscono a definire
la morfologia di un alveo ghiaioso.
Nei fiumi ghiaiosi l'eterogeneità naturale dei sedimenti d'alveo è testimoniata dalla
differenziazione granulometrica che normalmente caratterizza le barre e le loro
sotto-unità. Non esiste però soltanto una differenziazione granulometrica areale,
ma vi può essere anche in senso verticale. In studi recenti è stata messa in
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evidenza la necessità di prendere in considerazione anche la differenziazione, che
spesso si osserva nei fiumi ghiaiosi, tra i sedimenti del livello superficiale, talora
più grossolani, e quelli sub-superficiali, più fini, in quanto la distribuzione
granulometrica di questi ultimi è stata riconosciuta da molti autori (v. ad es.
Andrews & Parker, [8]) come molto simile a quella del materiale trasportato al
fondo durate gli eventi di piena. Per la stima del trasporto solido risulta quindi di
fondamentale importanza conoscere sia la granulometria del materiale superficiale
che quella del sottostrato.
Occorre pertanto procedere al prelievo di campioni distinti per la parte superficiale
delle barre, detta comunemente strato corazzato o corazzamento, a causa della
concentrazione di clasti più grossolani che lo formano, e per quella sub-
superficiale.
Come si è visto nei paragrafi precedenti, la scelta delle unità da campionare
rappresenta il primo passo che si deve effettuare per pervenire alla
caratterizzazione sedimentologica di un dato tratto d'alveo. A questo ne segue un
altro, non meno importante, che riguarda le metodologie di campionamento da
adottare. L'ideale sarebbe, ovviamente, poter disporre di una metodologia unica
che, garantendo una notevole omogeneità dei dati, teoricamente ci porrebbe nella
migliore condizione per effettuare confronti fra tratti e/o alvei diversi, nonché‚ di
poterli ripetere nel tempo con pari affidabilità. Purtroppo la variabilità
granulometrica, sia areale che verticale, che caratterizza il letto degli alvei
considerati non consente l'uso di un’unica metodologia di campionamento.
Quattro sono in pratica i tipi di campionamento che comunemente vengono
impiegati negli alvei ghiaiosi (Kellerhals & Bray, [9]). Questi sono:
- campionamento areale ;
- campionamento fotografico, che rappresenta una variazione del
precedente;
- campionamento volumetrico;
- campionamento con la griglia o statistico (Wolman, 1954).
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Il campionamento areale consiste nel prelievo del materiale superficiale all'interno
di un'area definita. Il corretto prelievo dei clasti si avvale di varie metodologie più o
meno collaudate in esperienze di laboratorio e di campo (marcatura degli
elementi, tampone di argilla, uso di resine per inglobare una porzione superficiale
del letto, tecniche fotografiche e di elaborazione delle immagini).
In ogni caso, con il campionamento areale si ottengono sia distribuzioni di
frequenza in numero o in peso.
Il campionamento volumetrico consiste nel prelievo di un volume predeterminato
di sedimenti in quantità tale che il ciottolo di massime dimensioni sia pari all' 1-5%
in peso del totale. Da questi campioni si ottengono generalmente distribuzioni di
frequenza in peso. I vantaggi e gli svantaggi di questo metodo dipendono
soprattutto dagli attrezzi, che si utilizzano per il prelievo del campione, la cui scelta
è a sua volta condizionata dalle caratteristiche idrauliche, morfologiche e
sedimentarie del fiume da campionare. Gli strumenti di prelievo più comunemente
usati sono: comuni attrezzi manuali da lavoro, benne, carotieri, campionatori a
scatto e carotieri a CO2. I carotieri, soprattutto quelli manuali, ed i campionatori a
scatto tipo US BM54 funzionano solo con sedimenti molto fini come le sabbie ed i
limi, mentre il carotiere a CO2 non può essere utilizzato sott'acqua e comporta una
attrezzatura di corredo voluminosa e pesante di difficile impiego in condizioni
ambientali non favorevoli come lo sono talora quelle dei corsi d’acqua montani. Le
benne e gli attrezzi manuali trovano invece impiego un po' in tutte le situazioni
senza grosse limitazioni.
Il campionamento con la griglia viene considerato come quello che, per la sua
riproducibilità e precisione, meglio degli altri consente di ricavare la distribuzione
granulometrica di un corpo sedimentario grossolano [9, 10]. Per questo motivo
viene comunemente impiegato per il rilievo della granulometria dello strato
superficiale delle barre. Il metodo consiste nel predisporre sull'area da campionare
una griglia, a maglia non necessariamente quadrata, e nel prelevare tutti i clasti
ricadenti nei nodi della maglia stessa. I singoli clasti raccolti vengono misurati e
assegnati ad una classe granulometrica; le distribuzioni di frequenza che si
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ottengono sono perciò in numero. Secondo Kellerhals e Bray [9], le frequenze in
numero, ottenute con il metodo della griglia, sono equivalenti a quelle in peso dei
campioni volumetrici e quindi le distribuzioni di frequenza relative ai sedimenti
campionati con questi due diversi metodi sono comparabili direttamente, senza
dover passare attraverso alcun modello di conversione. Una variante del metodo
della griglia, necessaria quando i corpi sedimentari da campionare sono molto
grandi, consiste nell'assumere una maglia fittizia realizzando con un nastro
metrico più allineamenti paralleli, generalmente trasversali rispetto alla direzione
principale della corrente, e prelevando tutti i clasti tangenti al nastro secondo un
passo prestabilito [11]. L'equidistanza di prelievo dei clasti viene definita in base
alla granulometria del materiale da campionare in modo tale che questa sia pari
ad una o, meglio, due volte il diametro del ciottolo di massime dimensioni. Per
ottenere una curva granulometrica che approssimi significativamente quella reale
è necessario prelevare un minimo di almeno 100-120 clasti.
La presenza di una differenziazione altimetrica del materiale d’alveo è pertanto
tipica degli alvei ghiaiosi, mentre risulta trascurabile o assente per gli alvei
sabbiosi.
Lo strato superficiale è quindi caratterizzabile con il metodo della griglia
modificato, mentre per il sottostrato è in genere impiegato il metodo volumetrico
prelevando per ogni sezione sedimentologica un campione costituito da almeno
tre sottocampioni volumetrici in modo tale da coprire l'eventuale variabilità
granulometrica interna legata alla presenza di sotto-unità o agli effetti di fenomeni
localizzati.
Per alvei sabbiosi è sufficiente il solo metodo volumetrico.
4.3.3.2 Misure del trasporto solido
Le misure del trasporto solido risultano ancora alquanto onerose,
soprattutto per quanto riguarda il materiale trasportato al fondo, sia in
termini di attrezzature sia in termini di personale. Infatti non si dispone
ancora di strumentazioni affidabili funzionanti in automatico, mentre le
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installazioni di tipo fisso, per il momento limitate a scopi di ricerca, hanno
costi elevati in termini di gestione e di manutenzione.
Si ritiene quindi opportuno proporre un sistema di monitoraggio delle
portate solide mediante l'allestimento di una stazione mobile che consenta
anche altre operazioni di misura e taratura, come per esempio le misure di
velocità o quelle del trasporto in sospensione.
Tale stazione, che può essere operativa solo in corrispondenza dei ponti,
risulta costituita da:
- un automezzo equipaggiato con braccio meccanico, argano e
accessori;
- un campionatore tipo Helley-Smith, per la misura del trasporto solido
al fondo in condizioni di modesti eventi di piena durante i quali il
materiale trasportato è costituito da sabbia e ghiaia medio-fine;
- un campionatore a gabbia metallica per la misura del trasporto al
fondo costituito da ghiaia medio-grossolana, in concomitanza di
intensi eventi di piena.
- un mulinello a sospensione per le misure di velocita';
- un campionatore integratore per la misura della concentrazione solida
sospesa.
L'impiego della stazione mobile risulta più conveniente rispetto a
impianti fissi, poiché possiede una maggiore flessibilità di impiego e un
minor costo di investimento e di esercizio. Tale stazione servirà infatti
per le operazioni di misura e di taratura per entrambe le stazioni di
Ripalimosani e Altopantano (FIGURA 2).
Per il trasporto in sospensione, può essere utilizzata una stazione di
misura della torbidità, costituita da un campionatore aspirante
automatico per la misura della concentrazione solida sospesa,
funzionante su un predeterminato campo di livelli idrici.
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Mediante il confronto dei valori rilevati dal campionatore automatico
con le misure effettuate tramite il campionatore integratore è possibile
ottenere la curva di taratura per il trasporto in sospensione.
Le caratteristiche di tale apparecchiatura, come quelle di tutte le altre
attrezzature impiegate nel presente progetto, saranno descritte in
dettaglio nel capitolo 4.
4.3.3.3 Misure di portata
Le misure di portata consistono nel rilievo della velocità puntuale della
corrente mediante misure con mulinello a sospensione da effettuarsi
lungo prederminate verticali nella sezione di misura, che
opportunamente integrate sull’area della sezione forniscono il valore
della portata liquida.
Tali operazioni, ripetute per diversi condizioni di piena, consentono
la determinazione della scala di deflusso nella sezione monitorata.
Come già richiamato, tali operazioni dovranno essere condotte per le
due stazioni di riferimento già dotate di sensore idrometrico e ubicate
sul fiume Biferno a Ripalimosani e a Altopantano.
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5 TARATURA DELLE STAZIONI IDROMETRICHE E DITORBIDITA’
Le nuove strumentazioni i previste sul fiume Biferno a Ripalimosani e a
Altopantano necessitano di operazioni di taratura per rendere affidabili
i dati da esse forniti, sia per quanto riguarda il monitoraggio futuro, sia
per l’utilizzo delle serie storiche già disponibili.
Tale fase, di notevole importanza per l'attuazione dello schema di
monitoraggio proposto, consiste nell'effettuazione di una serie di
misure idrauliche e di trasporto solido relativamente a un certo numero
di eventi significativi. Tali operazioni, legate inevitabilmente al
verificarsi degli eventi di piena, possono essere condotte con successo
solo se:
- e' in funzione un efficiente sistema di preannuncio degli eventi, da
realizzarsi eventualmente mediante l'impiego combinato di personale
sul posto e della rete tele-idro- pluviometrica esistente;
- e' costituita una squadra di rilevatori dotata di competenze specifiche,
capacita' immediata di entrare in azione, e disponibilità' per tutta la
durata degli eventi ritenuti significativi a svolgere operazioni di misura
in condizioni ambientali di norma avverse.
Le operazioni di taratura comprendono la determinazione:
- della curva di deflusso che consente di associare ad ogni valore
dell'altezza idrometrica il corrispondente valore della portata liquida;
- della curva di correlazione tra i valori di portata solida in
sospensione rilevata dal torbidimetro e la portata liquida;
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- della curva di correlazione tra le misure del trasporto solido al fondo e
le caratteristiche idrauliche e sedimentologiche della corrente. E' infatti
noto che il trasporto di fondo, a differenza di quello in sospensione,
risulta in generale ben correlato alle caratteristiche idrauliche della
corrente e alla granulometria del materiale costituente il letto.
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6 STIMA PRELIMINARE DEI COSTI
Di seguito si riporta una stima preliminare dei costi relativa allo schema
di monitoraggio proposto, con l'avvertenza che cifre di costo sono da
considerarsi di massima e suscettibili di variazioni anche in
conseguenza di modifiche del cambio valuta per le attrezzature
prodotte all’estero.
Dalla stima risulta escluso il costo relativo alle operazioni di taratura,
da definire in funzione delle potenzialità tecnico-operative dell’Ente
Gestore e delle eventuali attività da affidare all’esterno.
A) STRUMENTAZIONE E ATTREZZATURE
A1) Pluviometria
- N. 2 stazioni tele-pluviometriche 60.0 Ml
A2) Misure delle portate liquide:
- N. 1 mulinello a sospensione e accessori per la misura da ponte (argano,
carrello, peso idrodinamico, ricambi) 25.0Ml
A3) Misure di trasporto in sospensione:
- N. 1 campionatore integratore USD74-L con accessori 4.0 Ml
- N. 2 campionatori aspiranti automatici per torbide 16.0Ml
A4) Misure di trasporto al fondo:
- N. 2 campionatori di fondo: 4.0 Ml
- N. 1 campionatore Helley-Smith con accessori 4.0 Ml
- N. 1 dinamometro a molla portata 500 Kg. 3.0 Ml
- N. 1 automezzo attrezzato con gru e argano 50.0 Ml
TOTALE COSTI voce A 185 Ml
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B) INSTALLAZIONE
N.2 installazioni per stazioni pluviometriche 40 Ml
N. 2 alloggiamenti su ponte stradale
per campionatore aspirante automatico 20.0 Ml
TOTALE COSTI voce B 60.0 Ml
C) RILIEVI TOPOGRAFICI
C1) Rilievo e restituzione di 260 sezioni trasversali 60 Ml
C2) Batimetria Invaso del Liscione 20 Ml
TOTALE COSTI voce C 80 Ml
D) RILIEVI SEDIMENTOLOGICI
D1) N. 10 campionamenti in alveo 11 Ml
D2) N. 2 campionamenti litorale 1 Ml
D3) Analisi di laboratorio 3 Ml
TOTALE COSTI voce D 15 Ml
TOTALE COSTI (escluso operazioni di taratura) 340 Ml
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7 BIBLIOGRAFIA
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Idrografico, Elenco delle stazioni termopluviometriche del Servizio Idrografico
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[2] Autorità di Bacino dei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e
Fortore, Università degli Studi del Molise, Consiglio nazionale delle Ricerche
CNR-IRPI-Rende (CS), Piano straordinario delle aree a rischio idrogeologico
molto elevato, Bacino Biferno e Minori
[3] Ministero dei Lavori Pubblici, Consiglio Superiore, Servizio
Idrografico, Dati caratteristici dei corsi d’acqua italiani, Pubblicazione n. 17 del
Servizio, Roma 1934
[4] Ministero dei Lavori Pubblici, Consiglio Superiore, Servizio
Idrografico, Dati caratteristici dei corsi d’acqua italiani, Pubblicazione n. 17 del
Servizio, Roma 1953
[5] Ministero dei Lavori Pubblici, Consiglio Superiore, Servizio
Idrografico, Dati caratteristici dei corsi d’acqua italiani, Pubblicazione n. 17 del
Servizio, Roma 1963
[6] Ministero dei Lavori Pubblici, Consiglio Superiore, Servizio
Idrografico, Dati caratteristici dei corsi d’acqua italiani, Pubblicazione n. 17 del
Servizio, Roma 1980
[7] Autorità di Bacino dei fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e
Fortore, Università degli Studi del Molise, Consiglio nazionale delle Ricerche
CNR-IRPI-Rende (CS), Piano straordinario delle aree a rischio idrogeologico
molto elevato, Bacino Biferno e Minori, ALLEGATO B, Relazione sui calcoli
idraulici
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[8] Andrews, E.D., Parker, G., 1985. The coarse surface layer as a response
to gravel mobility. In: C.R. Thorne, S.C. Bathurst, R.D. Hey (eds.), "Sediment
Transport in Gravel-Bed Rivers", Wiley, New York, 269-325.
[9] Kellerhals, R., Bray, D.L., 1971. Sampling procedures for coarse fluvial
sediments. Proc. ASCE, J. Hydr. Div., 97: 1165-1179.
[10] Billi, P.,1989. Sediment survey of alluvial channels. Proceedings of the
International Congress on Geoengineering, Torino, 27-30 Settembre, 3: 1525-
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allegati.
[11] Leopold, L.B., 1970. An improved method for size distribution of stream
bed gravel. Water Resour. Res., 6(5): 1357-1366.
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TERMOLI
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CAMPOBASSO
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RICCIA
LUCITO
AGNONELARINO
BOIANO
SEPINO
PALATA
CHIAUCI
BONEFRO
TERMOLI
ISERNIA
VENAFRO
SPINETE
MAFALDA
TRIVENTO
FORNELLI
FILIGNANO
CARPINONE
GAMBATESA
BARANELLO
INDIPRETE
FROSOLONE
CAROVILLI
MONTEMITRO
CAMPOLIETO
CAMPOBASSO
COLLETORTO
GUGLIONESI
CAPRACOTTA
PETACCIATO
MONTERODUNI
CASACALENDA
ROCCASICURA
CASTELMAURO
RIPABOTTONI
VINCHIATURO
MONTEDIMEZZO
PORTOCANNONE
GUARDIAREGIA
VASTOGIRARDI
CASTROPIGNANO
ROCCAMANDOLFI
GUARDIALFIERA
CERCEMAGGIORE
CASTELPIZZUTO
PESCOPENNATARO
PIETRABBONDANTE
COLLI AL VOLTURNO
MASSERIA VERRUSIO
S. ELIA A PIANISI
FORLI' DEL SANNIO
CIVITACAMPOMARANOS.PIETRO AVELLANA
BAGNOLI DEL TRIGNO
CASTEL S. VINCENZO
S. ANGELO LIMOSANO
MONTEFALCONE DEL SAN.
MONTENERO DI BISACCIA
MONTENERO VALCOCCHIARA
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Figura 1
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Trigno a Trivento
Trigno a Caprafica
Carpino a Carpinone
Cigno a Ponte Cigno
Biferno ad Altopantano
Biferno a Guardalfiera
Biferno a Ripalimosani
Biferno a Ponte Liscione
Biferno a Ponte della Fiumara
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Misure di torbidità eoperazioni di taratura
Misure di torbidità eoperazioni di taratura
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Rilievi topografici e sedimentologici
Figura 3
Reticolo fluviale
Tratti fluviali che presentanoun rilievo topografico -Densità delle sezioni fluviali:
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2 - 4 Sezioni/Km
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Tratti fluviali che necessitanodi rilievo topografico
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Legenda:
Tratti fluviali che presentanorilievi sedimentologici
Tratto fluviale che necessita dirilievo sedimentologico
Tratto fluviale che necessita dirilievo sedimentologico
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Tratto fluviale che necessita diintegrazione al rilievo topografico
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