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Cartoline dal passato

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Le applicazioni del digitale in ambito architettonico, permettono l’utilizzo di quella che è una vera e propria macchina del tempo. Attraverso l’utilizzo di modelli tri-dimensionali si ritorna indietro ricreando, edifici, quar-tieri o città intere, permettendo all’utente di scoprire/riscoprire architetture dimenticate e in certi casi, mai venute alla luce. I progetti di seguito riportati, rappre-sentano opere su scala diversa, realizzati con tecniche e con fini diversi. La Fiera Internazionale di Nervi del 1960 e il Centro Governativo della Tanzania di Palpa-celli del 1971 sono due edifici che per dimensioni e funzioni contenuti all’interno, diventano un punto di riferimento per la città. Entrambe opere non realizzate, vengono rappresentate per mettere in evidenza le forme architettoniche. Il progetto “Les Immueble Villas” di Le Corbusier rientra tra le opere mai venute alla luce, ma a differenza delle precedenti, oltre a metterne in risalto l’architettura, si ipotizza uno stato di totale degrado e abbandono. Di natura diversa è lo studio che ha con-dotto alla ricostruzione della città di Sora, parzialmen-te distrutta dal terremoto della Marsica del 1915: qui la componente principale è il ricordo. La ricostruzione avviene attraverso una planimetria risalente al 1876 e foto antecedenti il sisma.

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Cartoline dal passato“Un parlamento sul Kilimangiaro”

Il progetto per il Nuovo Centro Governativo della Tanzania di Francesco Palpacelli arriva oggi all’attenzione dei “lettori” di architettura come un non finito. Il concept di base, nella sua semplicità, ha reso possibile sviluppare complessità sempre maggiori sia dal punto di vista compositivo che funzionale. Il formalismo di Palpacelli che si legge nelle linee organiche dell’intero complesso direzionale si risolve in soluzioni tecniche e tecnologiche solo accennate che lasciano quindi spazio a reinterpretazioni e letture personali. L’atteggiamento da tenere, quindi, studiando l’opera dell’architetto romano è di estrema cautela nel valutare le scelte progettuali e le diverse possibilità offerte da aspetti del progetto lasciati irrisolti. L’obiettivo è stato quello di inserirsi nuovamente nella linea guida del progetto e portare a compimento l’opera riportando indietro le lancette del tempo. Il progetto, consegnato con ritardo alla commissione giudicante del concorso, non venne incluso tra i lavori sottoposti a valutazione. È stata dunque tolta a Palpacelli la possibilità di far valere il suo lavoro al pari di progettisti come Meyer, Kurokawa, Miyazaki. La semplice ricostruzione dell’opera non basterebbe dunque per offrire una lettura completa del percorso compiuto dallo studio di Palpacelli e dei suoi collaboratori. L’intento è stato quello di portare a termine un lavoro lasciato incompiu-to come se il concorso dovesse ancora prendere forma. Le scelte e le riletture di intere parti del progetto sono state figlie dello studio condotto sulla condotta progettuale di Francesco Palpacelli. A questo proposito, lo studio approfondito degli elaborati grafici prodotti per il con-corso del 1971, ha permesso di rilevare una serie notevole di incongruenze tecniche, formali e funzionali soprattutto dei nuclei più importanti del complesso: la sala confe-renze e la chamber.Partendo quindi da un paradosso logico si è proceduto allo studio iniziale di questi ambienti per poi arrivare alla ridefinizione complessiva dell’intero centro direzionale.Il percorso è stato visto come una definizione a ritroso dell’esperienza progettuale ini-ziata da Palpacelli per il Parlamento della Tanzania. Sono stati evidenziati nello svolgi-mento i cambiamenti e le rielaborazioni degli aspetti critici lasciati incompiuti.

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Fiera Internazionale di Genova del 1960

Il progetto di Pier Luigi Nervi ottiene, nel relativo appalto concorso il primo premio ex aequo. Ha una pianta circolare di 160 m di diametro con una co-pertura a cupola ribassata ed una galleria anulare coperta a volta. Entrambi le coperture sono costituite da elementi prefabbricati in ferrocemento che scaricano il peso proprio su pilastri inclinati in cemento armato. La capienza è di 10.000 spettatori. Lo studio del modulo strutturale, unito alla studio della geometria dell’impianto, hanno reso possibile la ricostruzione tridimensio-nale che si è basata sull’indirizzo dato da un’unica prospettiva disegnata a mano, materiale all’epoca disponibile, oltre alle informazioni sopra riportate.

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Cartoline dal passatoLes Immueble Villas

Nel 1922 Le Corbusier prepara il suo primo progetto, non realiz-zato, di “città ideale”: une Ville Contemporaine per 3 milioni di abitanti. Nell’ambito di questo complesso progetto Les Immueble Villas offrono un nuovo concetto di città verticale, si tratta infat-ti di un complesso residenziale che si sviluppa su cinque livelli aventi spazi comuni e ogni tipologia di appartamento ha un pro-prio giardino sospesoindipendentemente dall’altezza del piano. Il progetto viene dise-gnato da Le Corbusier sul retro di un menù dopo un pranzo al ristorante. Al suo interno vi è una forte analisi sulla vita dell’uo-mo visto in comunità e nella solitudine individuale nel momento in cui rientra nella propria cellula abitativa (questa idea di cellula tipo verrà successivamente rielaborata nel Padiglione dell’Esprit Nouveau a Parigi). La rielaborazione è legata al concetto che oggi il lavoro dell’architetto non è più legato solo al concreto. Si svilup-pa nella piena libertà di progettare ciò che in realtà ancora non esiste o immaginarlo secondo il proprio sentire, premesso ciò i software di ultima generazione ci permettono di visualizzare per-fettamente l’aspetto finale di un edificio e allo stesso tempo, di fare previsioni future sullo stato dell’edificio stesso. Le immagini descrivono una scena di totale desolazione e abbandono, in quan-to l’idea è quella di rappresentare questo complesso abitativo rea-lizzato ma successivamente abbandonato evidenziandone il forte degrado, la vegetazione incolta che vi è cresciuta, il rinvenimento di complementi d’arredo che testimoniano possa essere stato uti-lizzato come rifugio di fortuna e il generale stato di rovina della sua struttura interna ed esterna.

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Cartoline dal passatoRicordando Sora prima del XIX Secolo

Il futuro di una città si può prevedere, studiandone il passato. Questo è stato il principio cardine alla base della ricostruzione tridimensio-nale della città di Sora prima del XIX Secolo. Il terremoto della Mar-sica avvenuto nel 1915 è stato l’evento che ha segnato profondamente il territorio abruzzese. Nel caso di Sora, generò il crollo di diversi edifici, conservandone tuttavia l’assetto urbanistico. L’evento, diede il via alla modifica dell’assetto della città attraverso la realizzazione di un piano regolatore elaborato in più fasi tra il 1916 e 1927. Esso vene realizzato parzialmente, senza tenere conto della relazione tra il fiu-me e la montagna, lasciando una città incompiuta e vittima dell’abu-sivismo edilizio. Studiando le planimetrie catastali, le tipologie edi-lizie e le foto dell’epoca è stato possibile ricostruire la città prima del terremoto, trasformando il modello tridimensionale in un archivio storico digitale. Tale modello ha messo in luce il rapporto tra mon-tagna/costruito/fiume; ricostruito vicoli e scorci di città ormai persi, ricreato edifici caratteristici ormai dimenticati. Creare un archivio di ogni città che ha una sua identità storica, dovrebbe essere il primo passo nella realizzazione di piani regolatori, strumento che faccia sì che tale identità non vada persa.

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Modellazione tridimensionale:Arch. Davide Proietto Russo

Render:Arch. Davide Proietto Russo

Testi:Arch. Davide Proietto Russo

Impaginazione:Arch. Davide Proietto Russo

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