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COMPLEXITY INSTITUTE - APS Corso Genova 32 - 16043 Chiavari – GE - CF: 90059610106 www.complexityinstitute.it [email protected] LA SCHEDA DEL “LIBRO PUBBLICATO” Dall’Autore: Fortunato Aprile 1. TITOLO L’ALUNNO FURGONCINO E L’ALUNNO CARRARMATO. UNA DIDATTICA ENATTIVA PER RIDURRE GLI ERRORI IN EDUCAZIONE”. 2. AUTORE NOTE SULL’AUTORE Insegnante, psicopedagogista sperimentale, direttore didattico, dirigente di Istituto comprensivo. Attualmente, come psicologo dell’educazione, svolge attività saggistica su riviste specializzate. 3. CASA EDITRICE Armando, Roma. 4. ANNO PUBBLICAZIONE 2012. 5. BANDELLA LATERALE con breve descrizione dei contenuti del “Libro Pubblicato” Rivolto ai professionisti dell’educazione, questo studio parte da un’analisi dei percorsi formativi esistenti, fino ad arrivare alla proposta di una didattica enattiva, genuina, naive, eticamente fondata sui processi della persona, volta a mediare le forme estreme del disciplinarismo nozionistico e del velleitarismo avventuristico. Una via necessaria per poter eliminare i modelli prodotti dalle riforme passate, ovvero quelli di “alunni furgoncino” , destinati alla sconfitta sociale e personale, e di “alunni carrarmato”. Questi ultimi, pur non subendo cambiamenti distruttivi, come ampiamente avviene invece per gli alunni furgoncino, costituiscono una vera sciagura sociale, costituendosi - in gran misura- in predatori delle pubbliche risorse. A questi è ragionevolmente urgente contrapporre consapevoli cittadini della convivenza civile. Come formarli è compito di una didattica a fondazione neurofenomenologica, nel senso di Francisco Varela e di Edgar Morin.

Complexity Literacy Meeting - La scheda del libro pubblicato da Fortunato Aprile: "L'alunno furgoncino e l'alunno carrarmato"

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COMPLEXITY INSTITUTE - APS Corso Genova 32 - 16043 Chiavari – GE - CF: 90059610106

www.complexityinstitute.it [email protected]

LA SCHEDA DEL “LIBRO PUBBLICATO”

Dall’Autore: Fortunato Aprile

1. TITOLO

“L’ALUNNO FURGONCINO E L’ALUNNO CARRARMATO. UNA DIDATTICA ENATTIVA PER

RIDURRE GLI ERRORI IN EDUCAZIONE”.

2. AUTORE

NOTE SULL’AUTORE Insegnante, psicopedagogista sperimentale, direttore didattico, dirigente di

Istituto comprensivo. Attualmente, come psicologo dell’educazione, svolge attività saggistica su

riviste specializzate.

3. CASA EDITRICE Armando, Roma.

4. ANNO PUBBLICAZIONE 2012.

5. BANDELLA LATERALE con breve descrizione dei contenuti del “Libro Pubblicato”

Rivolto ai professionisti dell’educazione, questo studio parte da un’analisi dei percorsi formativi

esistenti, fino ad arrivare alla proposta di una didattica enattiva, genuina, naive, eticamente

fondata sui processi della persona, volta a mediare le forme estreme del disciplinarismo

nozionistico e del velleitarismo avventuristico. Una via necessaria per poter eliminare i modelli

prodotti dalle riforme passate, ovvero quelli di “alunni furgoncino” , destinati alla sconfitta sociale

e personale, e di “alunni carrarmato”. Questi ultimi, pur non subendo cambiamenti distruttivi,

come ampiamente avviene invece per gli alunni furgoncino, costituiscono una vera sciagura

sociale, costituendosi - in gran misura- in predatori delle pubbliche risorse. A questi è

ragionevolmente urgente contrapporre consapevoli cittadini della convivenza civile. Come formarli

è compito di una didattica a fondazione neurofenomenologica, nel senso di Francisco Varela e di

Edgar Morin.

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6. INDICE DEI CAPITOLI PRINCIPALI

1. Necessità di porre ordine nell’educazione.

2. Fonti di legittimazione della didattica enattiva.

4. La coscienza e l’educazione.

7. La questione dei dilemmi morali.

8. Idee per lo sviluppo di una didattica enattiva.

9. Verso una economia dell’educazione.

10. Un paradigma enattivo per le prassi dell’educazione futura.

7. INDICARE LE POSSIBILI DECLINAZIONI IN AMBITO SISTEMICO E COMPLESSO CHE SCATURISCONO DALLA

LETTURA DEL LIBRO:

Quando Edgar Morin afferma che non è possibile una seria riforma dell’insegnamento, senza una

contemporanea riforma della mente, del pensiero e della politica, indica una direzione di marcia che

tocca esplorare, pena l’insignificanza delle professioni educative e formative. In tale prospettiva vengono

coinvolte, oltre le scienze dell’educazione, le neuroscienze cognitive, nella loro specificazione neuroetica,

la fenomenologia husserliana, nell’assunzione dell’epoché, per la quale si fa necessario condurre

un’indagine sulle pratiche da accantonare. Ciò sia per comprendere che tipo di conoscenza esse

rappresentino, sia per l’ipotesi di assumere la sua teoria del cominciamento da applicare al nesso fini-

mezzi-fini.

In tale contesto, è di vitale importanza recepire quanto la psicologia della morale ha prodotto in ordine

alla pratica dei dilemmi morali; pratica che rende possibile l’attività valutativa dei processi della persona

nella co-costruzione della conoscenza; e rende praticabile il paradigma enattivo, per il quale ogni azione

è conoscenza e ogni conoscenza è azione. Purché l’azione, dell’educatore come del politico, sia

percettivamente guidata dall’etica, come suggerisce la prospettiva dell’enattivismo di Francisco Varela.

La lettura del libro potrebbe rendere possibile un’autentica forma di “Buona Scuola”, ove ne venissero

assunti i passaggi sopra riportati.

L’ostacolo è dato dal fatto che gli attori delle riforme sono dominati dalla struttura preventiva, quella che

codifica all’infinito la replicanza del noto; e ciò che non è noto, come i possibili portati della struttura

enattiva, genera timore e sospetto di perdita di tempo. E’ la complessità a generare timore e soccombere

a tale apparente minaccia significa rinunciare –con l’amore- a ciò che rende saliente l’esistenza:

l’emozione dell’indagine e della scoperta.

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Dialogando con Edgar Morin, in un Convegno a Firenze nel 2007, qualcuno chiese: -Se nel lavoro

d’insegnamento ci s’impegnasse –con specifiche pratiche didattiche- a cercare di ridurre l’ambiguità tra

egoismo e altruismo, sarebbe questo un buon modo di affrontare la complessità? La risposta,

affermativa, fu esplicitata in un suo intervento di oltre dieci minuti. Ad alcuni dei passaggi di quel

discorso si è fatto sopra appena cenno.

E’ appena il caso di ricordare che la macro finalità formativa del sistema scolastico italiano è proprio

quella di ridurre i livelli di egocentrismo -da bene intendere- in favore dell’emergere di atteggiamenti

pro sociali.

8. COME SI DIFFERENZIA DA ALTRI TESTI SIMILI?

Dato che il libro continua a proporre la didattica enattiva nel dibattito sull’educazione, dopo il saggio

pubblicato in “Psicologia dell’educazione”, vol. 1, n.3 dicembre 2007, pp. 295-336, inserito dall’Apa nei

suoi Abstract, dal titolo “Il curricolo nella didattica enattiva”, il riferimento obbligato è al volume di P.G.

Rossi, “Didattica enattiva”, Angeli, Milano, 2011. Il libro di Rossi ha il merito di porre le basi

epistemologiche del problema (autopoiesi, accoppiamento strutturale, ecc. ), ma trascura la dimensione

neurofenomenologica di Francisco Varela, senza la quale fenomenologia, emozione ed etica non

riescono ad essere attivati nei processi della persona; e non avrebbe senso nemmeno la stessa

denominazione di particolare didattica che è derivata proprio da queste dimensioni di problemi. Per

queste dimensioni la didattica enattiva fa empiricamente scoprire le nostre cecità che obbligano –perché

varelianamente la conoscenza obbliga- a intraprendere una navigazione tra Scilla e Cariddi, navigando –

come suggerisce Morin- tra responsabilità e irresponsabilità.

Tali dimensioni empiriche vengono invece colte da F. Gomez Paloma nel suo “Embodied Cognitive

Science”, Edizioni Nuova Cultura, Roma, 2013, pp.89-93 e p. 126.