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Storia della filosofia antica LM 2013/4 Sapienza Diana Quarantotto
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Fisica I 9
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incipit di Fisica I 8
Dopo queste cose diciamo che questo è l’unico modo in cui si risolve il problema degli an9chi.
Ὅτι δὲ μοναχῶς οὕτω λύεται καὶ ἡ τῶν ἀρχαίων ἀπορία, λέγωμεν μετὰ ταῦτα.
conclusione di Fisica I 8
Quindi (come de=o) i problemi che hanno costre=o alcuni a eliminare
alcune delle cose menzionate si risolvono. Ὥσθ' (ὅπερ ἐλέγομεν) αἱ ἀπορίαι λύονται δι'
ἃς ἀναγκαζόμενοι ἀναιροῦσι τῶν εἰρημένων ἔνια·∙
Per questo mo9vo i primi filosofi si sono allontana9 tanto dalla strada che porta alla
generazione, alla distruzione e in generale al mutamento.
διὰ γὰρ τοῦτο τοσοῦτον καὶ οἱ πρότερον ἐξετράπησαν τῆς ὁδοῦ τῆς ἐπὶ τὴν γένεσιν καὶ
φθορὰν καὶ ὅλως μεταβολήν·∙
InfaE, se avessero osservato questa natura, essa avrebbe risolto tu=a la loro ignoranza.
αὕτη γὰρ ἂν ὀφθεῖσα ἡ φύσις ἅπασαν ἔλυσεν αὐτῶν τὴν ἄγνοιαν.
quale natura?
incipit di Fisica I 9
Altri invece hanno compreso questa [natura] ma non completamente.
Ἡμμένοι μὲν οὖν καὶ ἕτεροί τινές εἰσιν αὐτῆς, ἀλλ' οὐχ ἱκανῶς.
Platone e i platonici (che però qui non sono menziona�
esplicitamente)
quale natura?
Phys. I.7 Quanto alla natura che fa da sostrato, essa è
conoscibile per analogia. Ἡ δὲ ὑποκειμένη φύσις ἐπιστητὴ κατ' ἀναλογίαν.
Fa=e queste dis9nzioni, considerando i tuE i casi di generazione è possibile capire questo, se si considera la ques9one come s9amo dicendo: Διωρισμένων δὲ τούτων, ἐξ ἁπάντων τῶν
γιγνομένων τοῦτο ἔστι λαβεῖν, ἐάν τις ἐπιβλέψῃ ὥσπερ λέγομεν
che ci deve essere sempre qualcosa che fa da sostrato, ossia ciò che viene ad essere
ὅτι δεῖ τι ἀεὶ ὑποκεῖσθαι τὸ γιγνόμενον
Sicché da quel che si è de=o è chiaro che tu=o ciò che viene ad essere è sempre composto e c’è, da
una parte, qualcosa che viene ad essere e, dall’altra, ciò che viene ad essere quello, e questa seconda cosa è intesa in due sensi: o il sostrato o l’opposto. Ὥστε δῆλον ἐκ τῶν εἰρημένων ὅτι τὸ γιγνόμενον
ἅπαν ἀεὶ συνθετόν ἐστι, καὶ ἔστι μέν τι γιγνόμενον, ἔστι δέ τι ὃ τοῦτο γίγνεται, καὶ τοῦτο διττόν·∙ ἢ γὰρ
τὸ ὑποκείμενον ἢ τὸ ἀντικείμενον.
Dunque è evidente che – se vi sono cause e principi degli en9 naturali dai quali essi
sono primariamente cos9tui9 e sono venu9 ad essere ciò che ciascuno è de=o essere
secondo la sua natura essenziale e non per accidente – tu=o viene ad essere dal sostrato e dalla forma (…)
Φανερὸν οὖν ὡς, εἴπερ εἰσὶν αἰτίαι καὶ ἀρχαὶ τῶν φύσει ὄντων ἐξ ὧν πρώτων εἰσὶ καὶ γεγόνασι μὴ κατὰ συμβεβηκὸς ἀλλ' ἕκαστον ὃ λέγεται κατὰ τὴν οὐσίαν ὅτι γίγνεται πᾶν ἔκ τε τοῦ ὑποκειμένου καὶ
τῆς μορφῆς·∙
e il sostrato è uno di numero, ma due per forma Ἔστι δὲ τὸ μὲν ὑποκείμενον ἀριθμῷ μὲν ἕν,
εἴδει δὲ δύο
infaE ciò che viene contato è l’uomo e l’oro e, in generale, la materia, perché è piu=osto questo
elemento ad essere un certo questo, e ciò che viene ad essere viene ad essere da esso in maniera non accidentale, mentre invece la privazione e la
contrarietà sono accidentali. (ὁ μὲν γὰρ ἄνθρωπος καὶ ὁ χρυσὸς καὶ ὅλως ἡ ὕλη
ἀριθμητή·∙ τόδε γάρ τι μᾶλλον, καὶ οὐ κατὰ συμβεβηκὸς ἐξ αὐτοῦ γίγνεται τὸ γιγνόμενον·∙ ἡ δὲ
στέρησις καὶ ἡ ἐναντίωσις συμβεβηκός)·∙
Ma anche questa difficoltà si risolve per il fa=o che il sostrato è una cosa diversa dagli oppos9, giacché
esso non è un opposto. Λύεται δὲ καὶ τοῦτο διὰ τὸ ἄλλο εἶναι τὸ ὑποκείμενον·∙ τοῦτο γὰρ οὐκ ἐναντίον.
ed è evidentemente necessario che qualcosa faccia da sostrato agli oppos9 e che gli oppos9 siano due. καὶ δῆλόν ἐστιν ὅτι δεῖ ὑποκεῖσθαί τι τοῖς ἐναντίοις
καὶ τἀναντία δύο εἶναι.
Innanzitu=o, dunque, abbiamo affermato che solo gli oppos9 sono principi (I.5) e poi che è necessario che vi sia qualcos’altro che faccia da sostrato e che i principi sono tre (I.6). Sulla base delle cose che sono
state aggiunte ora, invece, è manifesto quale sia la differenza tra gli oppos9,
quale sia la relazione che intercorre tra i principi e che cosa sia il sostrato (I.7).
Πρῶτον μὲν οὖν ἐλέχθη ὅτι ἀρχαὶ τἀναντία μόνον, ὕστερον δ' ὅτι ἀνάγκη καὶ ἄλλο τι ὑποκεῖσθαι καὶ εἶναι τρία·∙ ἐκ δὲ τῶν νῦν φανερὸν τίς ἡ διαφορὰ τῶν ἐναντίων, καὶ πῶς ἔχουσιν αἱ ἀρχαὶ πρὸς
ἀλλήλας, καὶ τί τὸ ὑποκείμενον.
Phys. I.9
Essi giunsero fino al punto di riconoscere che vi deve essere una qualche natura che fa da sostrato, ma ne hanno fa=o qualcosa di uno.
μέχρι μὲν γὰρ δεῦρο προῆλθον, ὅτι δεῖ τινὰ ὑποκεῖσθαι φύσιν, ταύτην μέντοι μίαν ποιοῦσιν·∙
quale natura? il sostrato
I fisiologi non hanno osservato e quindi non hanno compreso la natura che fa da sostrato, mentre i platonici l’avrebbero colta anche se
non a sufficienza.
preceden� menzioni dei platonci in Phys. I.4 e I.6
Phys. I.4 Alcuni, infaE, facendo dell’ente un unico corpo, ciò che soggiace–o uno dei tre [elemen9] o un altro che
è più denso del fuoco ma più soEle dell’aria–generano le altre cose, rendendole molte con la
densità e la radità) Οἱ μὲν γὰρ ἓν ποιήσαντες τὸ [ὂν] σῶμα τὸ
ὑποκείμενον, ἢ τῶν τριῶν τι ἢ ἄλλο ὅ ἐστι πυρὸς μὲν πυκνότερον ἀέρος δὲ λεπτότερον, τἆλλα
γεννῶσι πυκνότητι καὶ μανότητι πολλὰ ποιοῦντες
(queste [ul9me] sono contrari, e in generale [si tra=a di] eccesso e dife=o, come Platone che parla del grande e del piccolo, salvo che [Platone] fa di
ques9 la materia e dell’uno la forma, mentre gli altri fanno dell’uno che soggiace la materia, e dei
contrari le differenze e le forme). ταῦτα δ' ἐστὶν ἐναντία, καθόλου δ' ὑπεροχὴ καὶ ἔλλειψις, ὥσπερ τὸ μέγα φησὶ Πλάτων καὶ τὸ
μικρόν, πλὴν ὅτι ὁ μὲν ταῦτα ποιεῖ ὕλην τὸ δὲ ἓν τὸ εἶδος, οἱ δὲ τὸ μὲν ἓν τὸ ὑποκείμενον ὕλην, τὰ δ'
ἐναντία διαφορὰς καὶ εἴδη
contrari = e.g. denso e rado = forme
uno = materia
-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐
contrari = grande e piccolo = materia
uno = forma
Phys. I.6 E sembra che questa do=rina – che l’uno, l’eccesso e il dife=o siano principi degli en9 – sia an9ca, benché abbia avuto diverse versioni: gli an9chi [affermano
che] i due [contrari] agiscono e l’uno pa9sce, mentre alcuni dei [pensatori] successivi affermano piu=osto il contrario, cioè che l’uno agisce e i due
[contrari] pa9scono. Καὶ ἔοικε παλαιὰ εἶναι καὶ αὕτη ἡ δόξα, ὅτι τὸ ἓν καὶ ὑπεροχὴ καὶ ἔλλειψις ἀρχαὶ τῶν ὄντων εἰσί, πλὴν οὐ τὸν αὐτὸν τρόπον, ἀλλ' οἱ μὲν ἀρχαῖοι τὰ δύο μὲν ποιεῖν τὸ δὲ ἓν πάσχειν, τῶν δ' ὑστέρων
τινὲς τοὐναντίον τὸ μὲν ἓν ποιεῖν τὰ δὲ δύο πάσχειν φασὶ μᾶλλον.
contrari = e.g. denso e rado = agiscono
uno = pa�sce
-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐
contrari = grande e piccolo = pa�scono
uno = agisce
contrari = e.g. denso e rado = forme, agiscono
uno = materia, pa�sce
-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐-‐
contrari = grande e piccolo = materia, pa�sce
uno = forma, agisce
a differenza dei fisiologi del primo gruppo, Platone pone i contrari (che per lui sono il grande e il piccolo) come materia piu§osto che come ciò che differenzia un sostrato
materiale unitario in una molteplciità di en�
inoltre, Platone associa l’unità (piu§osto che la diversità e la molteplicità) con la forma; invece, gli altri fisiologi dello stesso gruppo
associano l’unità con la materia, e la diversità e la molteplicità con la forma (con i contrari
intesi come forme)
è probabile che Aristotele si riferisca a do§rine presen� nei dialoghi tardi di Platone o forse anche in scri¬ di altri Accademici.
Aristotele descrive queste do§rine usando una varietà di espressioni: ‘il grande e il piccolo’, ‘l’illimitato’, ‘il più e il meno’, ‘la
diade indefinita’. Queste sono varian� verbali che si riferiscono a ciò che è privo di, ma è
capace di ricevere, definizione, forma e limite. In questo senso ‘il grande e il
piccolo’ cos�tuiscono un sostrato.
in questo senso ‘il grande e il piccolo’ cos�tuiscono un sostrato,
cioè qualcosa che è di per sé privo di determinazione e di forma, ma è capace di riceverla.
quindi i platonici non solo hanno colto la natura del sostrato, ma anche l’idea di
privazione (cioè il fa§o che vi è una differenza tra i contrari)
Innanzitu=o, dunque, abbiamo affermato che solo gli oppos9 sono principi (I.5) e poi che è necessario che vi sia qualcos’altro che faccia da sostrato e che i principi sono tre (I.6). Sulla base delle cose che sono
state aggiunte ora, invece, è manifesto quale sia la differenza tra gli oppos9,
quale sia la relazione che intercorre tra i principi e che cosa sia il sostrato (I.7).
Πρῶτον μὲν οὖν ἐλέχθη ὅτι ἀρχαὶ τἀναντία μόνον, ὕστερον δ' ὅτι ἀνάγκη καὶ ἄλλο τι ὑποκεῖσθαι καὶ εἶναι τρία·∙ ἐκ δὲ τῶν νῦν φανερὸν τίς ἡ διαφορὰ τῶν ἐναντίων, καὶ πῶς ἔχουσιν αἱ ἀρχαὶ πρὸς
ἀλλήλας, καὶ τί τὸ ὑποκείμενον.
Vedremo che l’errore dei platonici consiste, secondo Aristotele, nell’aver inteso il sostrato come una sorta di privazione assolu�zzata, cioè nel aver fa§o della privazione la natura
del sostrato, senza dis�nguere tra ciò che è non ente per sé (la privazione) e
ciò che è non ente per accidente (la materia).
torniamo a Phys. I.9
Altri invece hanno compreso questa [natura] ma non completamente.
Ἡμμένοι μὲν οὖν καὶ ἕτεροί τινές εἰσιν αὐτῆς, ἀλλ' οὐχ ἱκανῶς.
due errori dei platonici
primo errore
Innanzitu=o, infaE, concedono che qualcosa si genera in assoluto dal non ente, cosa che Parmenide avrebbe de=o corre=amente
Πρῶτον μὲν γὰρ ὁμολογοῦσιν ἁπλῶς γίγνεσθαί τι ἐκ μὴ ὄντος, ᾗ Παρμενίδην ὀρθῶς λέγειν·∙
i platonici non hanno risolto il dilemma elea�co ma ne hanno acce§ato un corno.
i platonici amme§ono la corre§ezza dell’impostazione elea�ca del dilemma rela�vo al divenire (cioè l’idea che la
generazione avviene haplos o dall’ente o dal non ente), ma invece di dedurne che la
generazione è impossibile, concludono che la generazione avviene haplos dal non ente (cioè acce§ano un corno del dilemma).
secondo errore
Inoltre, ritengono che, se è una per numero, allora è una anche per potenza. Ma c’è una grande differenza.
εἶτα φαίνεται αὐτοῖς, εἴπερ ἐστὶν ἀριθμῷ μία, καὶ δυνάμει μία μόνον εἶναι. τοῦτο δὲ διαφέρει πλεῖστον.
dis�nzione tra unità per numero e unità per potenza
i platonici non hanno dis�nto l’unità numerica dall’unità dal punto di vista della potenza
(cioè non hanno compreso che due o più en� possono essere unitari per numero ma dis�n�
dal punto di vista della potenza)
teoria di Aristotele
Noi infaE diciamo che materia e privazione sono diverse Ἡμεῖς μὲν γὰρ ὕλην καὶ στέρησιν
ἕτερόν φαμεν εἶναι
e affermiamo che, di queste l’una – cioè la materia – è non ente per accidente, mentre la privazione è non ente per sé, e che l’una – cioè
la materia – è quasi e in qualche modo sostanza, mentre l’altra non lo è
assolutamente. καὶ τούτων τὸ μὲν οὐκ ὂν εἶναι κατὰ
συμβεβηκός, τὴν ὕλην, τὴν δὲ στέρησιν καθ' αὑτήν, καὶ τὴν μὲν ἐγγὺς καὶ οὐσίαν πως, τὴν
ὕλην, τὴν δὲ οὐδαμῶς·∙
teoria dei platonici
Costoro invece iden9ficano ugualmente il grande e il piccolo con il non ente, o l’insieme dei due o l’uno o l’altro
separatamente. οἱ δὲ τὸ μὴ ὂν τὸ μέγα καὶ τὸ μικρὸν ὁμοίως, ἢ τὸ συναμφότερον ἢ τὸ χωρὶς ἑκάτερον.
Il grande e il piccolo, la cosidde§a diade indefinita, è iden�ficata con il non-‐ente.
In questo senso la generazione avviene haplos dal non ente, cioè viene dalla diade
che è non ente.
Ne risulta che questo 9po di triade è completamente differente da quello [nostro].
Ὥστε παντελῶς ἕτερος ὁ τρόπος οὗτος τῆς τριάδος κἀκεῖνος.
la triade dei platonici: la diade (il grande e il piccolo) e l’uno
la triade di Aristotele:
sostrato, privazione, forma
Essi giunsero fino al punto di riconoscere che vi deve essere una qualche natura che fa da sostrato, ma ne hanno fa=o qualcosa di uno.
μέχρι μὲν γὰρ δεῦρο προῆλθον, ὅτι δεῖ τινὰ ὑποκεῖσθαι φύσιν, ταύτην μέντοι μίαν ποιοῦσιν·∙
e il sostrato è uno di numero, ma due per forma Ἔστι δὲ τὸ μὲν ὑποκείμενον ἀριθμῷ μὲν ἕν,
εἴδει δὲ δύο
infaE ciò che viene contato è l’uomo e l’oro e, in generale, la materia, perché è piu=osto questo
elemento ad essere un certo questo, e ciò che viene ad essere viene ad essere da esso in maniera non accidentale, mentre invece la privazione e la
contrarietà sono accidentali. (ὁ μὲν γὰρ ἄνθρωπος καὶ ὁ χρυσὸς καὶ ὅλως ἡ ὕλη
ἀριθμητή·∙ τόδε γάρ τι μᾶλλον, καὶ οὐ κατὰ συμβεβηκὸς ἐξ αὐτοῦ γίγνεται τὸ γιγνόμενον·∙ ἡ δὲ
στέρησις καὶ ἡ ἐναντίωσις συμβεβηκός)·∙
InfaE, anche se è concepita come una diade, dicendo che essa è il grande e il piccolo,
il risultato è tu=avia lo stesso, perché viene trascurata l’altra [natura].
καὶ γὰρ εἴ τις δυάδα ποιεῖ, λέγων μέγα καὶ μικρὸν αὐτήν, οὐθὲν ἧττον ταὐτὸ ποιεῖ·∙
τὴν γὰρ ἑτέραν παρεῖδεν.
anche se la diade è un’en�tà composta, essa funziona come un’en�tà unitaria o almeno
non funziona coma il composto sostrato-‐privazione
vi è un aspe§o di questo composto che la diade non coglie
qual è questo aspe§o? qual è l’altra natura che viene trascurata
dai platonici?
InfaE, quella che permane è causa, insieme alla forma, delle cose che si generano,
come una madre. Ἡ μὲν γὰρ ὑπομένουσα συναιτία τῇ μορφῇ
τῶν γιγνομένων ἐστίν, ὥσπερ μήτηρ·∙
Dunque è evidente che – se vi sono cause e principi degli en9 naturali dai quali essi
sono primariamente cos9tui9 e sono venu9 ad essere ciò che ciascuno è de=o essere
secondo la sua natura essenziale e non per accidente – tu=o viene ad essere dal sostrato e dalla forma (…)
Φανερὸν οὖν ὡς, εἴπερ εἰσὶν αἰτίαι καὶ ἀρχαὶ τῶν φύσει ὄντων ἐξ ὧν πρώτων εἰσὶ καὶ γεγόνασι μὴ κατὰ συμβεβηκὸς ἀλλ' ἕκαστον ὃ λέγεται κατὰ τὴν
οὐσίαν ὅτι γίγνεται πᾶν ἔκ τε τοῦ ὑποκειμένου καὶ τῆς μορφῆς·∙
Ma l’altra parte della contrarietà spesso sembrerà non essere del tu=o, a colui che ne
consideri il cara=ere distruEvo. ἡ δ' ἑτέρα μοῖρα τῆς ἐναντιώσεως πολλάκις ἂν φαντασθείη τῷ πρὸς τὸ κακοποιὸν αὐτῆς
ἀτενίζοντι τὴν διάνοιαν οὐδ' εἶναι τὸ παράπαν.
l’altra parte della contrarietà è la privazione (cioè l’altro membro della coppia
forma-‐privazione)
erroneamente si potrebbe ritenere che la privazione sia non essere assoluto
(piu§osto che accidente di qualcosa che è).
un simile errore potrebbe essere dovuto al fa§o di considerarne il cara§ere distru¬vo
(cioè il fa§o che la privazione si distrugge e non permane)
I platonici avrebbero il torto di non considerare il sostrato come qualcosa che è
(un ente) pur essendo iden�co numericamente alla privazione (e quindi pur
essendo in questo senso non ente).
I platonici avrebbero unificato i due principi del grande e piccolo nel non ente assoluto
cioè in un x che è non essere (invece il sostrato di Aristotele è qualcosa che
non è qualcos’altro).
L’errore dei platonici sta nell’aver posto la privazione come natura della materia
InfaE, posto che esiste qualcosa di divino, di buono e di desiderabile, noi affermiamo che, da una parte, vi è ciò che è ad esso contrario e, dall’altra, ciò che, secondo la sua natura, lo
desidera e aspira ad esso. Ὄντος γάρ τινος θείου καὶ ἀγαθοῦ καὶ
ἐφετοῦ, τὸ μὲν ἐναντίον αὐτῷ φαμεν εἶναι,
τὸ δὲ ὃ πέφυκεν ἐφίεσθαι καὶ ὀρέγεσθαι αὐτοῦ κατὰ τὴν αὑτοῦ φύσιν.
1) qualcosa di divino, di buono e di desiderabile = forma 2) ciò che è ad esso contrario = privazione 3) ciò che, secondo la sua natura, lo desidera e aspira ad esso = sostrato/materia
La conseguenza delle loro posizione, invece, è che il contrario aspira alla propria distruzione. Τοῖς δὲ συμβαίνει τὸ ἐναντίον ὀρέγεσθαι
τῆς αὑτοῦ φθορᾶς.
la diade (grande-‐piccolo)
l’uno
manca il sostrato/materia (inteso come qualcosa di dis�nto dalla
privazione) che aspira per propria natura alla forma
se non si dis�ngue la materia/sostrato dalla privazione e si pone invece una forma/divino (l’uno), allora bisogna dire che il contrario aspira alla propria distruzione (la diade
indefinita aspira all’uno = la diade indefinita aspira alla propria distruzione).
Eppure, la forma non può desiderare se stessa, in quanto non ne è manchevole, né può desiderarla il contrario,
in quanto i contrari si distruggono a vicenda. Καίτοι οὔτε αὐτὸ αὑτοῦ οἷόν τε ἐφίεσθαι τὸ εἶδος διὰ τὸ μὴ εἶναι ἐνδεές, οὔτε τὸ ἐναντίον
(φθαρτικὰ γὰρ ἀλλήλων τὰ ἐναντία)
[Ciò che desidera la forma] è piu=osto la materia, come la femmina desidera il maschio
e il bru=o desidera il bello, tranne che non è di per sé bru=o, ma per accidente, e non è di per sé femmina,
ma per accidente. ἀλλὰ τοῦτ' ἔστιν ἡ ὕλη, ὥσπερ ἂν εἰ θῆλυ ἄρρενος καὶ αἰσχρὸν καλοῦ·∙ πλὴν οὐ καθ'
αὑτὸ αἰσχρόν, ἀλλὰ κατὰ συμβεβηκός, οὐδὲ θῆλυ, ἀλλὰ κατὰ συμβεβηκός.
La materia in un senso si distrugge e si genera, mentre in un altro senso no.
Φθείρεται δὲ καὶ γίγνεται ἔστι μὲν ὥς, ἔστι δ' ὡς οὔ.
In quanto è ciò in cui [si trova la privazione], si distrugge di per sé (infaE ciò che si distrugge,
la privazione, è in essa). Ὡς μὲν γὰρ τὸ ἐν ᾧ, καθ' αὑτὸ φθείρεται (τὸ γὰρ φθειρόμενον ἐν τούτῳ ἐστίν, ἡ στέρησις)·∙
Invece, considerata secondo la potenza, non si distrugge di per sé, ma è necessariamente
indistruEbile e ingenerabile. ὡς δὲ κατὰ δύναμιν, οὐ καθ' αὑτό,
ἀλλ' ἄφθαρτον καὶ ἀγένητον ἀνάγκη αὐτὴν εἶναι.
Aristotele considera la materia in due modi: 1) dal punto di vista di ciò che non è (in a§o); 2) dal punto di vista di ciò che è (in potenza): la forma e la privazione
se si considera la materia dal punto di vista di ciò che è essa è in potenza (la forma e la privazione), essa non si distrugge per sé, perché quando ha la forma è capace di
ricevere la privazione e viceversa.
InfaE, se [la materia] si generasse, ci dovrebbe essere un qualche sostrato primo a
par9re da cui [la materia] si dovrebbe generare e che dovrebbe permanere [nella
materia stessa]. εἴτε γὰρ ἐγίγνετο, ὑποκεῖσθαί τι δεῖ πρῶτον
ἐξ οὗ ἐνυπάρχοντος·∙
Ma poiché questa è la natura stessa [della materia], allora [la materia] dovrebbe esistere prima di generarsi
τοῦτο δ' ἐστὶν αὐτὴ ἡ φύσις, ὥστ' ἔσται πρὶν γενέσθαι
(infaE chiamo “materia” il sostrato primo di ciascuna cosa, da cui, [ciascuna cosa] si
genera non per accidente e che è contenuto [in ciò che si genera]).
(λέγω γὰρ ὕλην τὸ πρῶτον ὑποκείμενον ἑκάστῳ, ἐξ οὗ γίγνεταί τι ἐνυπάρχοντος μὴ
κατὰ συμβεβηκός)·∙
Phys. I.7 Dunque è evidente che – se vi sono cause e principi
degli en9 naturali dai quali essi sono primariamente cos9tui9 e sono venu9 ad
essere ciò che ciascuno è de=o essere secondo la sua natura essenziale e non per
accidente – tu=o viene ad essere dal sogge=o e dalla forma. (…)
Φανερὸν οὖν ὡς, εἴπερ εἰσὶν αἰτίαι καὶ ἀρχαὶ τῶν φύσει ὄντων ἐξ ὧν πρώτων εἰσὶ καὶ γεγόνασι μὴ κατὰ συμβεβηκὸς ἀλλ' ἕκαστον ὃ λέγεται κατὰ τὴν οὐσίαν ὅτι γίγνεται πᾶν ἔκ τε τοῦ ὑποκειμένου
καὶ τῆς μορφῆς·∙
Phys. I.7 InfaE l’uomo musico in un certo senso è composto
dall’uomo e dal musico: potrai analizzarlo nelle definizioni di quelli.
σύγκειται γὰρ ὁ μουσικὸς ἄνθρωπος ἐξ ἀνθρώπου καὶ μουσικοῦ τρόπον τινά·∙ διαλύσεις γὰρ [τοὺς
λόγους] εἰς τοὺς λόγους τοὺς ἐκείνων.
e il sostrato è uno di numero, ma due per forma Ἔστι δὲ τὸ μὲν ὑποκείμενον ἀριθμῷ μὲν ἕν,
εἴδει δὲ δύο
infaE ciò che viene contato è l’uomo e l’oro e, in generale, la materia, perché è piu=osto questo
elemento ad essere un certo questo, e ciò che viene ad essere viene ad essere da esso in maniera non accidentale, mentre invece la privazione e la
contrarietà sono accidentali. (ὁ μὲν γὰρ ἄνθρωπος καὶ ὁ χρυσὸς καὶ ὅλως ἡ ὕλη
ἀριθμητή·∙ τόδε γάρ τι μᾶλλον, καὶ οὐ κατὰ συμβεβηκὸς ἐξ αὐτοῦ γίγνεται τὸ γιγνόμενον·∙ ἡ δὲ
στέρησις καὶ ἡ ἐναντίωσις συμβεβηκός)·∙
Inoltre, se [la materia] si distruggesse, perverrebbe a questo termine [cioè alla
materia] e sarebbe distru=a prima di essere distru=a.
εἴτε φθείρεται, εἰς τοῦτο ἀφίξεται ἔσχατον, ὥστε ἐφθαρμένη ἔσται πρὶν φθαρῆναι.
Per quanto riguarda il principio secondo la forma, è compito della filosofia prima
determinare con precisione se è uno o mol9 e quale o quali sono. Quindi ne rimandiamo la tra=azione in a=esa del tempo opportuno.
Περὶ δὲ τῆς κατὰ τὸ εἶδος ἀρχῆς, πότερον μία ἢ πολλαὶ καὶ τίς ἢ τίνες εἰσίν, δι' ἀκριβείας
τῆς πρώτης φιλοσοφίας ἔργον ἐστὶν διορίσαι, ὥστ' εἰς ἐκεῖνον τὸν καιρὸν ἀποκείσθω.
delle forme degli en9 naturali e corruEbili, invece, parleremo nel seguito, fornendone un’esposizione.
τῶν φυσικῶν καὶ φθαρτῶν εἰδῶν ἐν τοῖς ὕστερον δεικνυμένοις ἐροῦμεν.
Dunque, abbiamo con ciò stabilito che vi sono principi, quali sono e quan9 sono.
Ὅτι μὲν οὖν εἰσὶν ἀρχαί, καὶ τίνες, καὶ πόσαι τὸν ἀριθμόν, διωρίσθω ἡμῖν οὕτως·∙
Riprendiamo ora il discorso da un altro punto di partenza.
πάλιν δ' ἄλλην ἀρχὴν ἀρξάμενοι λέγωμεν.
incipit di Fisica II 1
Tra gli en9, alcuni sono per natura e altri per altre cause. Sono per natura gli animali e le loro par9, le piante e i corpi semplici, come terra, fuoco, acqua e aria (infaE diciamo che queste e simili cose sono
per natura). Tu=e queste cose risultano differen9 da quelle che non sono cos9tuite pe natura (…) Τῶν ὄντων τὰ μέν ἐστι φύσει, τὰ δὲ δι' ἄλλας
αἰτίας. Φύσει μὲν τά τε ζῷα καὶ τὰ μέρη αὐτῶν καὶ τὰ φυτὰ καὶ τὰ ἁπλᾶ τῶν σωμάτων, οἷον γῆ καὶ πῦρ καὶ ἀὴρ καὶ ὕδωρ (ταῦτα γὰρ εἶναι καὶ τὰ τοιαῦτα
φύσει φαμέν). Πάντα δὲ ταῦτα φαίνεται διαφέροντα πρὸς τὰ μὴ φύσει συνεστῶτα (...)