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I numeri di Sergio Endrigo “Ho conosciuto un poeta giorni fa e conoscere un poeta è sempre una cosa, no? Per è stata straordinaria, perchè non è un poeta, così, nell' Olimpo della poesia. E’ uno che oltre a scrivere delle poesie che sono state tradotte in Italia da Ungaretti… si chiama Vinicius De Moraes, un poeta brasiliano, scrive anche delle canzoni. Ad esempio La ragazza di Ipanema le parole sono sue... e poi ha scritto delle canzoni per bambini e visto che ai bambini ancora non abbiamo pensato... almeno credo, vorrei cantarvi una delle sue canzoncine per bambini... se i bambini sono già a letto vorrà dire che i genitori possono ricordarsela e cantargliela domani... è piccolissima, non vi preoccupate”. Sergio Endrigo in bianco e nero nella trasmissione Rai “Senza Rete” 1 parla di canzoni per bambini e di Vinicius De Moraes, e canta: “Era una casa molto carina/ senza soffitto, senza cucina;/ non si poteva entrarci dentro/ perché non c'era il pavimento./ Non si poteva andare a letto/ in quella casa non c'era il tetto;/ non si poteva far la pipì/ perché non c'era vasino lì./ Ma era bella, bella davvero/ in Via dei Matti numero zero;/ ma era bella, bella davvero/ in Via dei Matti numero zero./ “Ma era feita com muito esmero/ Na rua dos Bobos/ Número zero”, nell’originale in portoghese: “Ma era fatta con molta cura, in via dei matti numero zero.” Nell’ ottima traduzione di Sergio Bardotti rimane il numero zero che chiude la canzone. La canzone si chiude in via dei matti numero zero. Nei 1 Senza Rete” fu un popolare varietà televisivo andato in onda dall'Auditorium rai di Napoli per otto edizioni dal 1968 al 1977. Il programma consisteva in uno show musicale nel quale si alternavano un cantante protagonista (in seguito due) e un presentatore che il più delle volte era un attore. La novità era rappresentata dal fatto che i cantanti, contrariamente a quanto avveniva in tutte le altre trasmissioni televisive, si esibivano completamente dal vivo, quindi senza rete, con l'accompagnamento di una grande orchestra. L'orchestra fu diretta per sette edizioni da Pino Calvi e, solo per l'ultima edizione, da Tony De Vita. (Tratto da www.wikipedia.it).

I numeri di Sergio Endrigo. - Luca Pelusi

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I numeri di Sergio Endrigo

“Ho conosciuto un poeta giorni fa e conoscere un poeta è sempre una cosa, no?

Per è stata straordinaria, perchè non è un poeta, così, nell' Olimpo della poesia.

E’ uno che oltre a scrivere delle poesie che sono state tradotte in Italia da

Ungaretti… si chiama Vinicius De Moraes, un poeta brasiliano, scrive anche

delle canzoni. Ad esempio La ragazza di Ipanema le parole sono sue... e poi ha

scritto delle canzoni per bambini e visto che ai bambini ancora non abbiamo

pensato... almeno credo, vorrei cantarvi una delle sue canzoncine per bambini...

se i bambini sono già a letto vorrà dire che i genitori possono ricordarsela e

cantargliela domani... è piccolissima, non vi preoccupate”. Sergio Endrigo in

bianco e nero nella trasmissione Rai “Senza Rete”1 parla di canzoni per

bambini e di Vinicius De Moraes, e canta: “Era una casa molto carina/ senza

soffitto, senza cucina;/ non si poteva entrarci dentro/ perché non c'era il

pavimento./ Non si poteva andare a letto/ in quella casa non c'era il tetto;/ non

si poteva far la pipì/ perché non c'era vasino lì./ Ma era bella, bella davvero/ in

Via dei Matti numero zero;/ ma era bella, bella davvero/ in Via dei Matti

numero zero./

“Ma era feita com muito esmero/ Na rua dos Bobos/ Número zero”,

nell’originale in portoghese: “Ma era fatta con molta cura, in via dei matti

numero zero.” Nell’ ottima traduzione di Sergio Bardotti rimane il numero zero

che chiude la canzone. La canzone si chiude in via dei matti numero zero. Nei

1 “Senza Rete” fu un popolare varietà televisivo andato in onda dall'Auditorium rai di Napoli per otto edizioni dal 1968 al 1977.

Il programma consisteva in uno show musicale nel quale si alternavano un cantante protagonista (in seguito due) e un presentatore che il più delle volte era un attore.

La novità era rappresentata dal fatto che i cantanti, contrariamente a quanto avveniva in tutte le altre trasmissioni televisive, si esibivano completamente dal vivo, quindi senza rete, con l'accompagnamento di una grande orchestra. L'orchestra fu diretta per sette edizioni da Pino Calvi e, solo per l'ultima edizione, da Tony De Vita. (Tratto da www.wikipedia.it).

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tarocchi la carta numero zero è quella del matto. E nella bellissima descrizione

dei tarocchi zen di Osho il matto è qualcuno che continua ad avere fiducia. Un

matto è qualcuno che continua a fidarsi in contrasto con tutte le sue esperienze

del passato. Tu lo inganni – dice Osho – e lui ha fiducia in te; di nuovo lo

inganni, e lui si fida. La sua fiducia è incredibile: è così pura che nessuno la

può corrompere. Fiducia ed innocenza sono qualità tipiche dei bambini.

L’invito (tra i tanti che si è divertito a dare) di questo “folle” mistico

contemporaneo è quello di non costruire intorno a sè un muro di sapere ma di

riscoprire l’innocenza. Ma torniamo al numero zero e alla definizione dei

tarocchi zen di Osho: “Lo zero che il matto occupa all’interno della

numerazione è il numero che non ha numero, in cui la fiducia e l’innocenza

sono le guide, e non lo scetticismo o le esperienze fatte in passato.”

Altra canzone per bambini: “Ci vuole un fiore”, stavolta qui le parole sono

dello scrittore e pedagogista Gianni Rodari (autore de “La grammatica della

fantasia” e “Favole al telefono”, illustrate da Bruno Munari, edito da Einaudi).

La musica è del pianista-compositore argentino Luis Bacalov che non disdegna

le canzoni per bambini, Bacalov, collaboratore di Federico Fellini e Oscar per

le musiche de “Il postino”. La voce è sempre quella, confidenziale, di Sergio

Endrigo. Il collante che tiene su il testo sembra essere il numero uno. Per dirla

con un gioco di parole l’unità è garantita dal numero uno. “Per fare l’albero ci

vuole il seme/per fare un tavolo ci vuole un fiore/ per fare il frutto ci vuole il

fiore/”. Questa idea numerica pulsa per tutta la canzone, mettendo su un

divertente gioco sonoro che i bambini cantano con facilità ed entusiasmo. Il

numero uno diventa punto di riferimento preciso e pulsante per tutta la

canzone, giacchè i bimbi si “aggrappano” a questo gioco sonoro che ritorna,

metricamente e quindi anche musicalmente, in un punto definito.

Altro esponente, stavolta della musica brasiliana, e per la precisione della

“Música Popular Brasileira”: Gilberto Gil. In una sua famosa canzone

compaiono quattro due: “Expresso 2222”.

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Questo brano, non a caso, è presente in una raccolta di canzoni brasiliane per

bambini “Brazilian Playground” della Putumayo Kids. Ecco il testo: “Começou

a circular o Expresso 2222/ Que parte direto de Bonsucesso pra

depois/ Começou a circular o Expresso 2222/ Da Central do Brasil/ ” (trad. E’

partito il treno espresso 2222/Che parte diretto da Bonsucesso/E’ partito il

treno espresso 2222/ ).

La storia è quella di un treno che viaggia verso il futuro. Il numero: “due” (in

portoghese: “dois”) , specie se pronunciato con la “s” sibilante sonora tipica del

Brasile e la “d” dentale ma col suono un po’ nasale del portoghese riesce a

suggerire il gioco sonoro del treno. Infatti Gil gioca abilmente con questa

suggestione. Se si ascolta attentamente il brano ci si sorpende che il gioco

ritmico delle percussioni è quello di un treno, di una locomotiva con i suoi

piccoli sbuffi di vapore. E quando Gil canta: “Dois-dois-dois-dois” l’idea è

quella di una locomotiva. E non è il suono della locomotiva quella che i

bambini adorano imitare? Comunque, una cosa appare chiara: scrivere canzoni

per bambini non è roba da bambini. Bisogna avere i numeri giusti.

Luca Pelusi