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ISTITUTO COMPRENSIVO PASQUALE MATTEJ SCUOLA PRIMARIA MARCO POLO Laboratorio Linguistico A.S. 2012/13 Gli alunni della Classe 3^ presentano Una fiaba moderna di Educazione alla Legalità

Jamal e Kubra

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Una fiaba moderna di Educazione alla legalità

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Page 1: Jamal e Kubra

ISTITUTO COMPRENSIVO PASQUALE MATTEJ

SCUOLA PRIMARIA MARCO POLO

Laboratorio Linguistico

A.S. 2012/13

Gli alunni della Classe 3^

presentano

Una fiaba moderna di Educazione alla Legalità

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Introduzione

Riflettere sui contenuti offerti

dall'Educazione alla Legalità, oggetto del

Progetto di Istituto di quest'anno

scolastico, è servito per focalizzare

l'attenzione su alcuni obiettivi importanti

che la Scuola, in quanto Istituzione, deve

offrire:

Promuovere comportamenti centrati sul rispetto

di sé e dell’altro.

Favorire negli alunni la costruzione del “senso

etico” ispirato ai valori umani universalmente

condivisi.

Avviare gli alunni verso l’acquisizione di

atteggiamenti rispettosi delle regole e delle leggi,

come strumenti della pacifica convivenza.

Avvicinare gli alunni alle istituzioni attraverso

la loro conoscenza e con forme di partecipazione

attiva.

Prevenire la dispersione scolastica e il disagio,

favorendo la costruzione di un Sé e di un “Altro”

positivi.

Intervenire precocemente per le situazioni di

disagio e di disabilità. Ottimizzare le potenzialità di tutti gli alunni con

riferimento specifico alle intelligenze

intrapersonale, interpersonale, emotiva e

morale.

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La fiaba come narrazione popolare, con il

suo intento formativo di crescita morale e

di monito per sottolineare i comportamenti

sbagliati dell'umana natura, ben si presta

allo scopo di evidenziare una problematica

emersa durante le conversazioni in classe

proprio in tema di Educazione alla

Legalità: i Diritti dei fanciulli.

Diritti spesso violati per cause diverse,

dalla guerra al disagio socio-culturale,

dalla fame allo sfruttamento del lavoro

minorile, situazioni si spera il più lontane

dai vissuti dei bambini "fortunati", i quali,

se giustamente sollecitati, possono

diventare testimoni di buone condotte di

Educazione alla Legalità.

Il diritto al gioco e allo studio è sembrato

emergere come uno degli aspetti

importanti della crescita dell'uomo,

quindi, spinti dal desiderio di narrare una

storia che fosse esplicativa di questo

problema, gli alunni si sono dedicati alla

ricerca vicende realmente accadute, di

documenti, di testimonianze a cui riferirsi

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per costruire una storia sì attuale, ma

sotto una veste narrativa più vicina a loro.

Le ore del laboratorio linguistico si sono

ben prestate all'approfondimento creativo

che ha portato alla stesura della fiaba di

"Jamal e Kubra".

Buona lettura!

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c'erano una volta due fratelli Jamal e

Kubra, il primo maschio la seconda

femmina rispettivamente di dieci e otto

anni. Di origine nigeriana, erano giunti in

Italia un anno prima con i loro genitori,

per cercare lavoro e per vivere una vita

migliore, dato che nel loro villaggio c'era

molta povertà. Purtroppo i genitori

avevano trovato lavoro solamente come

operai nelle campagne del Basso Lazio e a

stento riuscivano a pagare l'affitto e a

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coprire tutte le spese mensili. Vivevano ad

Itri, dove avevano affittato una casa senza

riscaldamento, dato che costava di meno.

D'inverno, all'occorrenza, accendevano le

stufette elettriche e preparavano le borse

d'acqua calda.

Spesso andavano alla Caritas per rifornirsi

di cibo e di vestiti. Nonostante questi

disagi i genitori erano sempre molto

dignitosi. Quando non lavoravano alla

raccolta delle olive o nelle serre amavano

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vestirsi con gli abiti tipici del loro villaggio,

dei camicioni dai colori sgargianti con

meravigliose fantasie batik.

Jamal e Kubra non andavano a scuola

perché ai genitori era scaduto il permesso

di soggiorno e non avevano i soldi per

pagare la tassa necessaria a regolarizzarli.

I due fratelli cosi, nonostante avessero un

gran desiderio di andare a scuola e di

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giocare, erano costretti a vendere fazzoletti

di carta ed altra piccola merce ai semafori.

Jamal era alto e slanciato, aveva i capelli

corti e molto ricci. Era sempre sorridente e

il bianco dei suoi denti spiccava sul suo

viso molto scuro di pelle. Amava parlare

con tutti e tutti ricambiavano la sua gioia

con tante gentilezze, c'era anche chi gli

offriva il cornetto la mattina al bar.

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Kubra era più

bassa del

fratello, con i

capelli ricci, ricci

e gli occhi come

due olive nere

lucenti al sole.

Era più timida e

si nascondeva

sempre dietro al

fratello quando le facevano dei

complimenti per la sua bellezza.

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Un giorno, i due bambini si avvicinarono

ad un'auto ferma al semaforo rosso per

proporre la loro vendita.

Era una giornata ventosa di primavera, il

polline dei fiori si disperdeva nell'aria

facendo starnutire molte persone. Jamal

pensava che era la giornata giusta per

vendere fazzoletti. " Fazzoletti, fazzoletti!

Chi ne ha bisogno? Solo per oggi a 0,50

centesimi la confezione..."

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Osservò l'automobile da vicino e la

riconobbe: era quella del padrone di casa,

il signor Pezza.

Era un uomo alto e robusto, sui cinquant’

anni, un po' pelato,

ma mascherava la

sua calvizie usando

uno stratagemma:

il riporto. Si era

fatto crescere i

capelli da lato

sinistro e, appunto,

li riportava sulla

testa fino

all'orecchio destro.

Indossava delle

camicie a righe o a

quadroni sempre

strette sul

pancione. I pantaloni avevano molte

tasche, piene di ogni genere di oggetti e di

cibo. Fumava come un drago e puzzava di

sudore perché non si lavava mai. La sua

voce era tonante e rimbombava come un

temporale lontano. Era egoista, legato alle

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cose che possedeva, odiava i bambini,

perché diceva che i loro schiamazzi

turbavano la sua quiete. Inoltre non

sorrideva con le persone, si divertiva solo

nel vedere la Formula1. Poi era razzista.

Insomma un tipo assai poco

raccomandabile.

Jamal nel vederlo, fece un balzo

all'indietro per evitarlo, ma il signor Pezza

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lo riconobbe, scese dalla sua auto e si

diresse verso i due fratellini dicendo:

"Mi dovete i soldi dell'affitto! Mi dovete

l'aumento! Datemi ciò che avete

guadagnato finora... subito!"

I bambini risposero: " Non è giusto, sei un

prepotente! Chè cos'è questo aumento?

Noi non ne sappiamo niente! Dillo ai

nostri genitori e lasciaci in pace!".

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Ad un tratto però, una folata di vento fece

svolazzare il ciuffo di capelli del signor

Pezza. Sembrava l'ala di un gabbiano che

vola su uno scoglio.

Jamal e Kubra scoppiarono a ridere

facendo infuriare il padrone di casa, che

cercò di acciuffarli. Per fortuna scattò il

verde e gli automobilisti in coda

cominciarono a suonare il clacson.

Il signor Pezza sbraitando entrò in

macchina e partì a tutto gas con una

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sonora sgommata, ma fece in tempo ad

affacciarsi dal finestrino e a urlare ai due

fratelli:" Tanto so dove trovarvi!" I bambini

fuggirono a gambe levate impauriti.

La sera, a casa, Jamal e Kubra

raccontarono tutto ai genitori che

rassicurarono i figli: " Non preoccupatevi,

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vi diamo un portafortuna davvero

speciale, uno ciascuno. Basta strofinarlo

e...vedrete...".

Diedero loro due ciondoli, Jamal aveva un

leone, Kubra un elefante, entrambe

scolpiti nel legno e dipinti con colori

brillanti. I due bambini avrebbero dovuto

in caso di pericolo strofinarli con la mano

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per vedere apparire realmente un leone e

un elefante.

Andarono a letto sereni e tranquilli ed il

giorno dopo indossarono gli amuleti e

ritornarono al semaforo a vendere

fazzoletti.

I ciondoli erano proprio graziosi, ma

soprattutto utili per tenere lontani i

malintenzionati. Il leone si sà, è il re della

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foresta e l'elefante è dotato di una

incredibile forza. Restava loro il dubbio se

era tutto vero o se quel dono era un modo

per dare loro coraggio immedesimandosi

in quei potenti animali.

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A metà mattinata arrivò il signor Pezza

con la sua auto rossa e impolverata.

Parcheggiò nei pressi del semaforo ed

andò dritto verso i due

fratellini urlando

parole incomprensibili.

Jamal fece un grosso

respiro, afferrò il

ciondolo con il leone, se

lo sfilò dal collo e

lo strofinò. L'amuleto di

legno cominciò a ruotare

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su sé stesso e si trasformò in un leone

grosso e minaccioso che ruggì davanti al

padrone di casa prepotente, facendogli

saltare tutti i bottoni della camicia per la

paura; dopodiché l'uomo scappò lontano.

Jamal non credeva ai suoi occhi, si

sentiva forte e coraggioso, così gli gridò:

" Scappa, scappa, tanto il leone sta

sempre con me!"

Il giorno seguente egli ritornò travestito da

cespuglio, ma Kubra, che se ne era

accorta, fece un grosso respiro come il

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fratello, afferrò il ciondolo, se lo sfilò dal

collo e lo strofinò. L'amuleto di legno

cominciò a ruotare su sé stesso e

all'improvviso si trasformò in un maestoso

elefante.

Il pachiderma, con la proboscide, sfilò il

cespuglio al signor Pezza che fuggì

urlando: "Aiutooo!"

Kubra era divertita dalla scena e sottovoce

disse: " Ecco, ti sta bene, brutto

prepotente, devi imparare i buoni modi

soprattutto con i bambini!"

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Per caso, nei pressi dell'incrocio,

passeggiava con il suo cane un'anziana

signora, che aveva osservato quanto era

appena accaduto, anche perché il suo

cane aveva incominciato ad abbaiare e a

tirare il guinzaglio.

Ella aveva un aspetto molto distinto ed

uno sguardo dolce e amorevole. Le piaceva

indossare i vestiti con appuntati dei fiori

primaverili raccolti durante le sue

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passeggiate. Quella signora era il sindaco

del paese.

Incuriosita da tutto quello che aveva visto,

si avvicinò ai due bambini che le

raccontarono tutto quello che era loro

successo da giorni.

Le dissero di quando erano partiti dal

villaggio in Nigeria con i genitori per

cercare di migliorare la loro qualità della

vita. Rimase colpita del fatto che non

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andavano a scuola e dei sacrifici

quotidiani profusi per andare avanti.

La signora Maria Civita Addessi, così si

chiamava, commossa per la loro storia,

decise di aiutarli, ma soprattutto di levarli

dalla strada.

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Trovò un impiego fisso ai loro genitori in

un supermercato. La mamma alla cassa

ed il papà come magazziniere.

Con il lavoro fisso poterono pagare la

tassa per il soggiorno e iscrivere Jamal e

Kubra a scuola. I due bambini si

sentivano felici e fortunati, perchè

finalmente era stata data loro la

possibilità di studiare. I compagni li

accolsero con gioia e loro continuavano a

ripetere che i bambini italiani erano

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fortunati perché potevano aprire un libro e

leggere, potevano usare il computer e

avere tutto quello di cui avevano bisogno

per diventare grandi.

Il signor Pezza fu additato nella piazza del

paese come un uomo intollerante e

cattivo. Profondamente umiliato,

piangendo chiese scusa a Jamal, Kubra e

ai loro genitori. Promise che non avrebbe

mai più giudicato qualcuno per

pregiudizio, per la diversità e anzi che

avrebbe aiutato chi era in difficoltà.

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Passarono alcuni mesi e le cose

migliorarono.

Qualcuno giurò addirittura di aver visto

Jamal e Kubra giocare con il signor Pezza

nei giardini pubblici del paese.

I genitori ora si potevano anche

permettere una casa con il riscaldamento.

Riuscivano a pagare in tempo ogni mese

l’affitto anche se con qualche sacrificio e

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come nella migliore delle fiabe... vissero

tutti felici e contenti. Essere disponibili verso gli altri, aiutare

chi è in difficoltà, ma soprattutto tutelare,

difendere i diritti dei i bambini è una cosa

importante.

Come è scritto nella Dichiarazione di

Ginevra dei Diritti del Fanciullo, essi

devono vivere la loro infanzia

serenamente, andare a scuola e godere di

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tutti i diritti umani "senza distinzione e

discriminazione fondata sulla razza, il

colore, il sesso, la lingua la religione o

opinioni politiche o di altro genere,

l'origine nazionale o sociale, le condizioni

economiche, la nascita, o ogni altra

condizione sia che si riferisca al fanciullo

stesso o alla sua famiglia."

Gli alunni della classe 3^

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