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Il rinnovamento dell’Architettura Veneta Palladio

Palladio

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Il rinnovamento dell’Architettura Veneta

Palladio

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http://www.aamgalleria.it/GALLERY/0/1232706518.pdf

http://www.cisapalladio.org/veneto/scheda.php?sezione=4&architettura=67&lingua=i

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La formazione umanistica di PalladioAndrea della Gondola detto Palladio (Padova 1508 – Maser

1580)

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TrissinoGian Girolamo Trissino letterato e umanista vicentino lo

introduce nella colta cerchia di Alvise Cornaro autore di un breve trattato che segnalava la necessità di un’architettura funzionale

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Fautori della ripresa del classico

Ancora più determinante l’influenza del teorico Sebastiano Serlio : “Trattato di architettura” (1537) che ebbe larghissima diffusione

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I viaggi a Roma"... e mi misi alla investigazione delle reliquie degli Antichi edifici, le quali

mal grado del tempo, della crudeltà de' Barbari ne sono rimase: e ritrouandole di molto maggiore osseruazione degne ch'io nò mi haueua prima pensato; cominciai à misurare minutissimamènte con somma diligenza ciascuna parte loro: ..." (A. Palladio - proemio primo libro)

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Roma

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La modularità della progettazione palladiana

A partire dagli anni quaranta l'architetto vicentino farà uso di una serie stabilita di tipi generali, di forme differenti di stanze, di forme degli ordini. Egli vedeva la distanza tra le colonne come componente essenziale di ogni ordine: due diametri di colonna e mezzo, ad esempio, come intercolumnio per l'ordine ionico e due diametri per il corinzio. L'ordine diviene quindi, per la prima volta nell'architettura del Rinascimento, un potenziale generatore di schemi sia bidimensionali che tridimensionali. L'opera di Palladio mostra un'aderenza ad un sistema di progettazione che fa uso d'una grammatica di forme e proporzioni e di un "misurato vocabolario" di motivi

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I moduli Palladiani

Mauro Zocchetta Analisi grafiche delle ville Emo, Cornaro, Badoer di Andrea Palladio, 2005 Vicenza, Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio.

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L'architettura di Palladio quindi, più di quella di ogni altro architetto del Rinascimento, è fondata su una serie di elementi concepiti con cura e concettualmente precostituiti: si può osservare come questi elementi venissero combinati flessibilmente e creativamente in un disegno in cui egli genera rapidamente venti schizzi differenti per la pianta di un palazzo.

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VeneziaDurante la guerra della lega di Cambrai (1509-1517)

erano stati inferti ingenti danni a case, barchesse e infrastrutture rurali. Per decenni i proprietari terrieri avevano acquistato costantemente, sotto lo stabile governo veneziano, piccole tenute, ed avevano consolidato i loro domìni non solo attraverso l'acquisto, ma anche con lo scambio di grandi poderi con gli altri possidenti. Gli investimenti nell'irrigazione e le bonifiche mediante drenaggio accrebbero ulteriormente il reddito dei ricchi latifondisti.

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Le ville venete

Le ville del Palladio - cioè le case dei proprietari fondiari - rispondevano alla necessità di un nuovo tipo di residenza rurale. I suoi disegni riconoscono implicitamente che non era necessario avere un grande palazzo in campagna modellato direttamente su quelli di città, quali sono di fatto molte ville della fine del quindicesimo secolo (come l'enorme villa da Porto a Thiene). Qualcosa di più piccolo, spesso con un unico piano principale abitabile, era adatto come centro per controllare l'attività produttiva, da cui derivava probabilmente la maggior parte del reddito del proprietario, e per impressionare gli affittuari e i vicini oltre che per intrattenere gli ospiti importanti. Queste residenze, benché fossero talvolta più piccole delle ville precedenti, erano ugualmente efficaci al fine di stabilire una presenza sociale e politica nelle campagne ed erano adatte per il riposo, la caccia, e per sfuggire dalla città, sempre potenzialmente malsana.

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Goethe

Goethe in Viaggio in Italia (1816-1829) scrive: «Le fabbriche del Palladio contengono qualcosa di quel divino, che è la forma in un gran poeta, il quale di veri e di finzioni compone una terza cosa che affascina […] Nelle sue architetture Andrea Palladio ha cercato di elevare i bisogni degli uomini, di ispirare loro una maggiore opinione di sé, di rivelare loro tutto il bello di una nobile esistenza».

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Villa Piovene

Le facciate, dominate

da frontoni di solito decorati con le insegne del proprietario, annunciavano una potente presenza in un vasto territorio pianeggiante, e non avevano bisogno, per essere visibili, dell'altezza dei palazzi cittadini. Le loro logge offrivano un luogo piacevole ed ombreggiato per pasteggiare, per conversare o per le esecuzioni musicali

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Negli interni Palladio distribuiva le funzioni sia verticalmente che orizzontalmente. Cucine, dispense, lavanderie e cantine si trovavano al piano terreno: l'ampio spazio sotto il tetto veniva impiegato per conservare il prodotto più prezioso della tenuta: il grano

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Villa Emo. Al piano principale,

abitato dalla famiglia e dai suoi ospiti, le stanze più pubbliche (la loggia e il salone) si trovavano sull'asse centrale mentre a destra e a sinistra vi erano delle infilate simmetriche di stanze, dalle grandi camere rettangolari, attraverso le stanze quadrate di medie dimensioni, fino a quelle rettangolari piccole, usate talvolta dai proprietari come studi o uffici per amministrare il fondo.

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Il cortile ("cortivo") conteneva barchesse, torri colombaie, forni per il pane, pollai, stalle, abitazioni per i fattori e per i servitori domestici, stanze per fare il formaggio e cantine per spremere l'uva.

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Ispirazione dagli antichi complessi romani

Palladio trovò ispirazione nei grandi complessi antichi che somigliano alle dimore di campagna circondate dalle loro dipendenze

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Due differenti tipologie: longitudinale

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Centrale

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Villa Barbaro

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Villa Foscari (La Malcontenta)

Simmetrie formali della villa-tempio

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Simmetrie formali della villa-tempio

L’opera:Costruita sulle rive del

fiume Brenta la tradizione narra che il suo nome della “Malcontenta” sia dovuto all’aver ospitato una nobildonna della famiglia Foscari fatta riunchiudere dal marito per espiare la sua vita dissoluta.

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Villa Almerico (La Rotonda)

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La Basilica di Vicenza: monumentalità e ispirazione classica

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Palladio vicino ai modelli romani

Modello di villa gallo-romana I-III sec. d.C. Thionville, Musée de la Tour aux Puces.

 

Frammento con paesaggi architettonici 40-45 d.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

.

                                                                           

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Ristrutturazione del palazzo della Ragione

Palladio con le sue logge classicheggianti risolse i difficili problemi statici e con l'uso della serliana adottò un ingegnoso stratagemma per nascondere le differenti distanze tra i pilastri ereditatate dai precedenti cantieri, mantenendo inalterata la dimensione dell'arco e variando quella delle aperture laterali.

Serliana

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Classicità e funzionalità liturgica nelle chiese veneziane

Nelle Chiese Palladio riesce ad unire la precisione della progettazione classica alle precise funzioni liturgiche riuscendo a raggiungere risultati dall’eleganza sobria ed elegante.

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San Giorgio MaggioreA Venezia, nell'isola di San

Giorgio Andrea Palladio vierne incaricato dai frati benedettini di ricostruire la chiesa di San Giorgio Maggiore. Iniziata nel 1566, la costruzione sarà terminata dopo la morte del Palladio, nel 1610.

In questo edificio Andrea Palladio fonde insieme lo schema longitudinale con il sistema centrale e nello stesso tempo riesce ad armonizzare perfettamente la forma della basilica cristiana con quella del tempio antico.

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Interno raffinato in cui lo spazio

viene otticamente

allargato grazie ad una

Dilatazione spaziale grazie

alle ampie arcate e alla

visione di uno spazio che

sembra centrale

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La facciata a salienti è caratterizzata da

aggetti e rientranze che arricchiscono e

dinamizzano le superfici.

Giocando sul tema del pronao classico,

Palladio realizzata questa facciata

intrecciando due prospetti che sono

leggermente sfalsati in

profondità e con proporzioni

differenti.

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Nell’estate del 1575 scoppia a Venezia una terribile epidemia di peste che in due anni provocherà 50.000 morti, quasi un veneziano su tre.

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Nel settembre del 1576, quando il male sembra invincibile dagli sforzi umani, il Senato chiede l’aiuto divino facendo voto di realizzare una nuova chiesa intitolata al Redentore. Scegliendo rapidamente fra diverse opzioni circa forma, localizzazione e progettista cui affidare la costruzione, nel maggio del 1577 si pone la prima pietra del progetto palladiano

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Il 20 luglio successivo si festeggia la fine della peste con una processione che raggiunge la chiesa attraverso un ponte di barche, dando inizio a una tradizione che dura ancora oggi.

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RedentoreNel rispetto della griglia

funzionale fornite dai committenti

Cappuccini, per la definizione della

planimetria Palladio riflette a fondo sulle strutture

termali antiche (in un rilievo delle

terme di Agrippa è possibile ritrovare

molti degli elementi che caratterizzano la

pianta) come fonte delle sequenze di

spazi che si susseguono

armonicamente una dopo l’altra.

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La pianta deriva infatti

dall’armonica composizione di

quattro cellule spaziali

perfettamente definite e

diverse fra loro: il rettangolo

della navata, le cappelle laterali che riprendono

la forma a nartece, la cella

tricora composta dalle due absidi

e dal filtro di colonne curve, il

coro.

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La facciata del Redentore costituisce l’esito più

maturo delle riflessioni

palladiane sui fronti di

chiesa a ordini

intersecati

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Teatro Olimpico

Ispirato agli insegnamenti di Vitruvio. Come negli antichi teatri

romani, il Teatro Olimpico di Vicenza è inserito all'interno di un

edificio chiuso e indipendente.

La scena si pone agli spettatori come una grande facciata

architettonica disposta su due ordini.

Dalle aperture si diramano sette strade con facciate di edifici

costruiti in prospettiva e di grande effetto scenografico. Osservando

dalle gradinate, sembra di trovarsi davanti a un'antica città

fantastica, ricostruita dalla fantasia di Palladio.

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I Quattro libri dell’architettura

Una delle più importanti creazioni del Palladio non può essere tralasciata, perché ha troppo a che fare con la mostra. I Quattro Libri (Venezia, 1570) rappresentano l'autorevole testamento architettonico di Palladio, nel quale egli espone le sue formula e per gli ordini, per le misure delle stanze, per la progettazione delle scale e per il disegno dei dettagli. Nel Quarto Libro egli pubblicò le ricostruzioni dei templi romani che aveva studiato più attentamente, e nel Secondo e nel Terzo libro offrì (cosa che nessun architetto aveva fatto prima) una sorta di retrospettiva dei suoi disegni per palazzi, ville, edifici pubblici e ponti.

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Quindi non fu solamente l'architettura palladiana con la sua base razionale, la sua grammatica chiara, la sua inclinazione domestica, ma fu anche la capacità comunicativa del suo libro che portò all'immensa influenza del Palladio sullo sviluppo dell'architettura del Nord Europa, e più tardi in Nord America.

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Paolo Calliari detto il Veronese

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