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La competitività del sistema produttivo italiano: effetto statistico o realtà economica? Roberto Monducci Intervento su: “Statistiche ufficiali e analisi della competitività del sistema delle imprese: aspetti concettuali, problemi di misurazione, strategie di miglioramento della qualità ” Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010

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La competitività del sistema produttivo italiano: effetto statistico o realtà economica?

Roberto Monducci

Intervento su:“Statistiche ufficiali e analisi della competitività del sistema delle imprese: aspetti concettuali, problemi di misurazione, strategie di miglioramento della qualità ”

Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010

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1. Introduzione e struttura della presentazione

Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010

X Conferenza nazionale di statistica. Statistica

2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Il problema• Le tendenze dell’economia italiana: crescita reale (ma non occupazionale) nettamente inferiore, in termini reali, a quella registrata negli anni precedenti e a quella media Uem; perdita di posizioni nella classifica di reddito pro capite.• Coerenza del quadro degli indicatori statistici: livelli di attività (valore aggiunto; produzione industriale); competitività di prezzo e costo; competitività esterna.• Dubbi sulla qualità delle misurazioni: ipotesi di sottostima della crescita e della posizione competitiva dell’Italia.• Revisioni effettuate dall’Istat: non hanno risolto i problemi; cattive statistiche avrebbero condotto ad una errata valutazione della posizione competitiva dell’Italia nel contesto internazionale.

Struttura della presentazione• analisi aggregate, settoriali e microeconomiche (valutazione della capacità delle statistiche ufficiali di cogliere il posizionamento competitivo dell’apparato industriale italiano e la sua evoluzione nel tempo).• analisi dei punti di forza e di debolezza degli indicatori economici e valutazione dell’impatto dei problemi di misurazione sulla qualità dei dati. • linee strategiche per realizzare un ulteriore salto di qualità delle misurazioni statistiche per l’analisi della competitività nei prossimi tre anni.

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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi individuali delle imprese

Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010

X Conferenza nazionale di statistica. Statistica

2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

2.1 Le tendenze di fondoLe difficoltà di crescita reale dell’economia italiana• Tra il 2001 e il 2009, in un contesto di bassa crescita, il sistema economico italiano ha creato occupazione, ma senza aumentare la produttività.• Segnali di ripresa solo nel 2005-2007, interrotti dalla crisi globale.• Problemi anche nella fase di ripresa: nel terzo trimestre del 2010 i livelli del Pil risultano, rispetto al picco del primo trimestre del 2008, ancora inferiori del 5,4% in Italia e il 4,5% in Spagna, ma di solo l’1,7-1,8% in Francia e Germania.

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2001-2009 2001-2007 2008-2009

Input di lavoro Produttività Valore aggiunto

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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi individuali delle imprese

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

La propensione inflazionistica strutturale del nostro apparato produttivo• Valore aggiunto a prezzi correnti: fino al 2007 dinamica aggregata solo di poco inferiore a quella media europea (con differenze settoriali).

•Dinamica di prezzi e costi più sostenuta rispetto all’insieme dell’Uem e, in particolare, di Germania e Francia elevata dinamica dei deflatori del VA. • Propensione inflazionistica superiore anche per i prezzi all’export (2002-2009: Italia +6,9%, Francia +2,1%, Germania +3,8%.• Più accentuata dinamica dei prezzi relativi: in Italia il cambiamento strutturale è stato il più contenuto tra le grandi economie Uem se misurato sul valore aggiunto in volume e in input di lavoro, ma non a prezzi correnti.

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Totale Industria Costruzioni Serv.non fin.

Serv.fin. P.A.

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

I differenziali cumulati di inflazione al consumo (2000-2010):• Differenziali di crescita positivi per l’inflazione italiana.• Differenziale ampio per i servizi e per la gran parte delle tipologie di prodotto.

Indici armonizzati dei prezzi al consumo in Italia Germania e Area Euro (indici a ottobre 2010 in base 2000=100, indice generale e aggregati selezionati)

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Germania Italia UEM 16

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Le dinamiche retributive nel lungo periodo• Su un orizzonte temporale ampio (1992-2009) i salari orari in Italia (nominali, ma depurati dai differenziali di prezzo ) hanno perso terreno rispetto a Francia, Germania e USA. • Industria manifatturiera: i salari tedeschi sono i più elevati; in Italia erano più bassi già a inizio periodo, e la perdita di terreno è particolarmente vistosa.

Retribuzioni lorde per ora lavorata in Italia, Germania, Francia, Spagna e Usa, in dollari a parità di potere d’acquisto, per industria manifatturiera e complesso dell’economia – 1992-2009)

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Dollari PPA n.indice IT 1992=100

Totale economia

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

La compressione dei profitti• 2000-2007: - andamento complessivamente decrescente della quota dei profitti lordi sul valore aggiunto (dal 29,4% al 26,7%). - aumento della profittabilità relativa dell’industria in senso stretto e delle costruzioni e peggioramento di quella dei servizi.

I problemi di competitività esterna• Commercio estero di beni: la quota di mercato italiana scende dal 3,7% del 2000 al 3,6% del 2007, al 3,3% del 2009.• Calo tendenziale anche per la quota dell’Italia sulle sole esportazioni generate dall’area Uem (12,5% nel 2000; 12% nel 2007; 11,4% nel 2009).• Calo tendenziale per la quota sulle esportazioni dell’insieme di Italia, Germania, Francia e Spagna (19,4% nel 200; 19% nel 2007; 18,2% nel 2009). • Nel corso del 2010 l’Italia perde quote di mercato proprio nei mercati in forte ripresa (Germania e Cina in particolare).• Peggioramento del saldo: attivo fino al 2003 e successivamente in deficit.• Conferma di uno strutturale surplus al netto dell’energia (in termini normalizzati pari ad oltre il 6% dell’interscambio nella media del decennio).

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Perdurante debolezza nell’economia della conoscenza• Il Sistema paese sta recuperando il ritardo nella creazione di capitale umano, ma il suo utilizzo è relativamente scarso, e la capacità di competere sul terreno dell’innovazione e della ricerca limitata.

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Queste tendenze aggregate risultano confermate anche dopo diverse innovazioni metodologiche e di fonti utilizzate che hanno portato a revisioni ripetute dei dati Istat: • valori medi unitari del commercio estero, • stime dell’offerta di contabilità nazionale, • ribasamento di tutti gli indici congiunturali sui livelli di attività, • ampliamento del set di indicatori (es.: prezzi all’export).

Ipotesi “interpretativa” Il rallentamento della crescita reale nello scorso decennio è riconducibile a:• cambiamento del contesto competitivo globale dalla metà degli anni novanta;• persistenza di una struttura dimensionale “anomala” nel contesto europeo;• cambiamento delle regole di funzionamento del mercato del lavoro; Il sistema si è progressivamente adattato alle nuove condizioni, ma secondo un “gioco a somma zero”, in cui la crescita passa per un elevato assorbimento di lavoro (poco qualificato e a basso salario) ed un aumento della frammentazione produttiva, con un incremento dell’eterogeneità interna al sistema delle imprese ed un’intensificazione dei loro processi di selezione.

A metà del decennio ripresa della crescita e della competitività, frutto dei processi di adattamento degli anni precedenti e della continua accelerazione del commercio mondiale, interrotta bruscamente dalla crisi globale.

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

2.2 L’impatto delle eterogeneità interne al sistema delle imprese: un gioco a somma zero?• Focus sul settore industriale, maggiormente esposto alle pressioni competitive globali ma anche alle opportunità offerte dalla globalizzazione.• Progressivo “zoom” dalle tendenze macro a quelle settoriali-dimensionali e di mercato fino ai comportamenti individuali delle imprese.

Aspetti dimensionali: l’anomalia italiana e la competitività delle imprese nel contesto europeo• Il settore manifatturiero italiano conta poco più di 500 mila imprese, molte più che negli altri paesi europei.• Presenza rilevante di microimprese (con meno di 10 addetti), solo in misura limitata spiegata dalla specializzazione produttiva del nostro Paese. • Elevata numerosità anche per piccole e medie imprese.• Peso molto limitato delle grandi imprese.• Struttura dimensionale “anomala” nel panorama europeo.• Elevati differenziali dimensionali di costo del lavoro e produttività.

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Livello e struttura degli addetti alle imprese manifatturiere per classe dimensionale e paese

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Produttività Costo del lavoro per dipendente Redditività lorda

Performance produttiva dell'Italia rispetto ai quattro principali paesi europei (Anno 2001)

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micro piccole medie grandi totale-micro totale

Produttività Costo del lavoro per dipendente Redditività lorda

Performance produttiva dell'Italia rispetto ai quattro principali paesi europei (Anno 2007)

• 2001- 2007: aumenta il peso sul valore aggiunto delle piccole e medie imprese; cala quello delle micro e delle grandi. • Aumenta il peso dei settori ad economie di scala e di quelli ad offerta specializzata. • 2001-2007: ampliamento del gap di produttività del lavoro tra Italia e media dei quattro grandi paesi europei (dal -20,1% al -22%). • Al netto delle microimprese: da -13,2% a -14,2%.• Miglioramento della posizione delle piccole e delle medie imprese.• Nel 2007 differenziali positivi di produttività per l’Italia per le medie imprese (50-249 addetti) e sostanziale allineamento per le piccole imprese (10-49 addetti).

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Aspetti di mercato: la performance delle imprese esportatrici e la ricomposizione dell’export manifatturiero• 2001-2007: aumento del valore aggiunto nominale del 19% per le imprese manifatturiere esportatrici (+8% per quelle non esportatrici). • Nonostante questa performance relativa, il sistema delle imprese esportatrici italiane ha subito una perdita di competitività sui mercati internazionali. • Ma, ricomposizioni dell’export:

1. Forte perdita di quota di mercato (dal 16,1% al 13,1%) per poco meno di 200 settori (su circa 1.200) nei quali l’Italia era leader nel 2000.

2. Crescita dell’export in linea con la domanda mondiale per circa 500 settori. Quota di mercato bassa ma aumento del loro peso sull’export italiano (dal 34,2% al 50,5% (meccanica, mezzi di trasporto e prodotti in metallo).

L’internazionalizzazione delle imprese• Sviluppo delle attività realizzate all’estero dalle imprese a controllo italiano.• 2007: grado di esposizione estera del sistema industriale italiano pari all’1,3% in termini di imprese, al 16,3% in termini di addetti, al 13,2% in termini di fatturato e al 15% per quanto riguarda la proxy del valore aggiunto (fatturato meno acquisti di beni e servizi).

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Aspetti microeconomici: efficienza delle PMI e spinte alla crescita• L’analisi dei percorsi delle singole imprese contribuisce a spiegare le tendenze aggregate viste in precedenza.• Analisi panel delle PMI: classificazione delle imprese manifatturiere in base ad una stima della TFP e valutazione della crescita (occupazione e export). • Le differenze tra le imprese più efficienti e quelle meno efficienti riguardano, in tutte le diverse fasi cicliche, soprattutto la crescita dimensionale e delle vendite all’estero, più che la dinamica della produttività del lavoro.

Dinamica delle PMI manifatture per classe di efficienza tecnica - Anni 2001-2009 (valori mediani)

Livello di efficienza delle imprese

Medio- Medio-

bassa alta

Variazioni percentuali 2007/2001

Addetti dipendenti -1,3 3,7 7,0 11,4 6,0

Valore aggiunto per addetto 14,7 17,0 18,8 20,2 17,8Esportazioni -21,1 11,4 37,6 65,0 30,6

Variazioni percentuali 2005/2001

Addetti dipendenti 0,0 2,3 4,2 6,9 3,6

Valore aggiunto per addetto 4,7 6,1 7,0 8,1 6,6

Esportazioni -19,9 -0,4 13,4 29,2 9,9

Variazioni percentuali 2007/2005

Addetti dipendenti 0,0 0,0 0,0 3,3 0,0

Valore aggiunto per addetto 9,4 10,6 11,6 11,7 10,9

Esportazioni -4,4 8,0 17,3 24,4 15,2

Variazioni percentuali 2009/2007

Addetti dipendenti -14,0 -8,8 -5,9 -2,7 -7,1Esportazioni -38,3 -32,6 -30,7 -24,2 -29,6

Dinamiche di periodo Bassa Alta Totale

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Roma, Palazzo dei Congressi, 15-16 dicembre 2010

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

La crescita dimensionale delle PMI è fortemente legata alle loro condizioni di efficienza tecnica, misurata dalla TFP.

Variazione mediana dell’occupazione dei percentili delle imprese ordinate in base allo spread di efficienza (TFP) - Anni 2001-2008

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2. La competitività del sistema produttivo italiano: tendenze aggregate, dinamiche settoriali e dimensionali, percorsi individuali delle imprese

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

La crescita dimensionale delle PMI è fortemente legata alle loro condizioni di efficienza tecnica, misurata dalla TFP.

Variazione mediana dell’export per addetto dei percentili delle imprese ordinate in base allo spread di efficienza (TFP) - Anni 2001-2008

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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di misurazione e coerenza del sistema statistico

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Le analisi fin qui presentate hanno mostrato una buona capacità degli indicatori statistici di rappresentare con coerenza le dinamiche competitive dell’apparato produttivo italiano nel contesto internazionale.

3.1 Struttura ed evoluzione del sistema delle statistiche economiche• Consolidamento e l’evoluzione delle statistiche di base, congiunturali e strutturali (ad esempio, flussi commerciali, output, prezzi, struttura delle imprese)• Ampliamento della copertura delle statistiche a fenomeni fortemente esposti al cambiamento (es.: imprese a controllo estero).• Evoluzione delle stime di contabilità nazionale. • Le caratteristiche strutturali del nostro sistema produttivo determinano oneri statistici relativamente superiori a quelli di paesi con una maggiore concentrazione di aziende nelle classi dimensionali medie e grandi.

3.2 Qualità degli indicatori e problemi di misurazione Aspetti critici di misurazione delle unità • Il modello di riferimento concettuale sotteso all’impianto delle statistiche sul sistema produttivo è l’impresa intesa come entità autonoma a livello decisionale, ed autonoma a livello produttivo; • approccio che semplifica la rilevazione statistica ma si rivela però sempre meno coerente con la realtà economica.

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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di misurazione e coerenza del sistema statistico

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Per le unità complesse, • centro decisionale non necessariamente a livello di impresa; presenza di modelli organizzativi più complessi, sia di tipo gerarchico (gruppi e imprese multinazionali) che di coordinamento e collaborazione (network ecc.); • le imprese sempre di più entità relazionali: problemi di adeguatezza del modello fordista (misura solo i fattori delle interni alle imprese) ed esigenza di cambiamento di prospettiva (reti di subfornitura, trasferimento tecnologico, ecc.);• crescente difficoltà delle imprese di accountability delle variabili (sistemi informativi interni gestiti al livello di gruppo nazionale o multinazionale); • per i conti nazionali, difficoltà legate alla misurazione dei flussi economici interni a fronte della natura globale dei flussi economici sottostanti. Per le imprese di minori dimensioni,• area grigia tra lavoro autonomo e impresa;• problemi di misurazione dei risultati economici.

Problemi di effettiva comparabilità europea delle metodologie• Nonostante la continua spinta verso l’armonizzazione, persistono ancora, in diverse aree statistiche, differenziazioni tra i diversi paesi per quanto riguarda la costruzione degli indicatori economici.

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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di misurazione e coerenza del sistema statistico

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2.0: vivere l'innovazione al servizio della società

Problemi specifici del sistema delle statistiche economiche in Italia• Ritardi nel completamento delle statistiche sul sistema dei prezzi e sui livelli di attività nel settore dei servizi. • Elevati tassi di non risposta alle indagini statistiche sulle imprese.• Polverizzazione del sistema produttivo (4,5 milioni di imprese) rispetto agli altri paesi europei.• Elevato peso dell’economia sommersa.

In questo quadro,

• è ragionevole supporre che i segnali che provengono dalle diverse misurazioni possano essere affetti, rispetto agli altri paesi europei, da un “downward bias” rilevante e generalizzato alle diverse aree statistiche?

• le revisioni dei dati che l’Istat ha introdotto negli ultimi anni possono aver determinato una sostanziale modifica della posizione competitiva dell’Italia in termini di risultati economici e tendenze dell’apparato produttivo?

La risposta è negativa, ma va rilevata l’esistenza di alcuni problemi di misurazione che interessano tutte le principali aree delle statistiche sull’apparato produttivo:• statistiche su struttura, dimensione e risultati economici delle imprese;• indicatori congiunturali dei livelli di attività industriale; • stime dell’offerta di contabilità nazionale.

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3. La misura della competitività: aspetti concettuali, problemi di misurazione e coerenza del sistema statistico

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Le statistiche Istat su struttura e dimensione delle imprese• Rilevante numerosità delle imprese industriali e dei servizi (circa 4,5 milioni, con oltre 17 milioni di addetti); presenza di 2,6 milioni di imprese con un solo addetto. Elevata presenza di imprese piccolissime anche nel settore industriale.

• Un’inclusione non corretta nei registri statistici da parte dell’Istat di milioni di unità configurabili come lavoro autonomo più che impresa porterebbe una distorsione al ribasso della produttività del lavoro del sistema delle imprese e sfavorirebbe l’Italia nel confronto con paesi che adottano regole più restrittive.

• Verifica: non si rileva una particolare propensione inclusiva da parte dell’Istat.

• Al di là della presenza di imprese individuali, l’Italia esprime un’elevata propensione imprenditoriale ed un’elevata frammentazione produttiva.

• Un’elevata numerosità di imprese in Italia è confermata anche se si escludono le microimprese: nella manifattura, per le piccole imprese (con 10-49 addetti) si rileva una presenza nettamente più consistente rispetto agli altri paesi (76 mila unità contro le 58 mila della Germania, le 40 mila della Spagna e le 33 mila della Francia).

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Le statistiche Istat sui risultati economici delle imprese • Sistema polverizzato: costruzione di grandi e complessi campioni di unità produttive in grado di cogliere le eterogeneità presenti nel sistema delle imprese, soprattutto di piccolissime dimensioni.

• A ottobre 2010: revisione (al ribasso) delle stime sul valore aggiunto delle imprese di più piccole dimensioni per i dati 2008.

• Verifica di una distorsione dovuta alle mancate risposte alle indagini campionarie sui conti economici delle imprese: profilo economico delle unità di piccole dimensioni non rispondenti all’indagine significativamente diverso da quello delle unità rispondenti

• Recente disponibilità di ampie basi di dati amministrativi (Studi di settore e dai fiscali) cambiamento di metodologia: impiego integrato di dati d’indagine e dati amministrativi superamento del problema.

• La revisione dei dati sul valore aggiunto delle imprese minori ha condotto ad un abbassamento della loro produttività del lavoro, amplificando il gap rispetto alle unità di dimensioni più elevate.

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Gli indici Istat della produzione industriale• 2009: ribasamento al 2005 degli indici in tutti i paesi europei.

• Italia: l’indice in base 2000 aveva subito una perdita di rappresentatività, con una significativa tendenza alla sottostima della crescita.

• Correzione al rialzo della crescita di circa un punto percentuale per il 2006, oltre 2 punti per il 2007 e un’ulteriore punto nel 2008 (il picco ciclico viene ora individuato chiaramente nel primo trimestre di quell’anno).

• Distorsioni sistematiche?

• Un quarto della revisione al rialzo determinato dall’aggiornamento della struttura di ponderazione settoriale.

• Impatto al rialzo dell’aumento del peso delle misurazioni della produzione tramite l’uso delle ore lavorate come proxy dell’output e del valore aggiunto.

• Forte impatto al rialzo dell’ampio processo di rinnovo del paniere di prodotti utilizzato per la misurazione della produzione.

• Ciò potrebbe indicare un’accelerazione delle modifiche di comportamento delle imprese industriali, che si adeguano rapidamente alle variazioni del mercato.

• Valutazione di ipotesi di passaggio a indici concatenati annualmente.

• Il fatturato deflazionato può fornire ulteriori indicazioni congiunturali.

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Le stime Istat del valore aggiunto di contabilità nazionale• Aggiornamenti nei dati di base, disponibilità di nuovi indicatori di base o loro eventuali revisioni, innovazioni nei metodi di calcolo della contabilità nazionale -> revisioni successive -> rialzo della crescita e della produttività.

• Le revisioni hanno amplificato la ripresa economica nella fase pre-crisi, confermando i segnali provenienti da altri indicatori dei livelli di attività (export).

• Critiche: tendenza alla sottostima della crescita reale, soprattutto dell’industria, per problemi di misurazione dell’economia sommersa e per l’uso di indicatori non appropriati per la deflazione degli aggregati dell’offerta.

Crescita dell’economia sommersa più lenta di quella regolare• Le stime del sommerso: forchetta di stime, da un minimo del 16,3% ad un massimo del 17,5% del Pil, nel 2008 (rispettivamente 18,5% e 19,7%, nel 2001).

• Le attività irregolari si concentrano nelle imprese minori.

• I valori pro-capite di fatturato, valore aggiunto e costi vengono corretti per tener conto sottodichiarazione del fatturato e/o sovradichiarazione dei costi.

• Ulteriori interventi: bilanciamento dei costi a livello macro e bilanciamento finale domanda-offerta.

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• 2001-2003: crescita più lenta dell’economia irregolare per un minor contributo del lavoro irregolare (riduzione del tasso di irregolarità da 13,8% a 11,6%).

• 2004-2008: crescita più lenta dell’economia irregolare per una maggiore compliance fiscale, in parte compensata da un recupero del lavoro irregolare.

• Di conseguenza: tra il 2001 e il 2008 l’aumento del valore aggiunto nominale (+25,5%) è stato più lento di quello misurato per l’economia regolare (+29,3%).

I problemi di deflazione degli aggregati• Costruzione dei deflatori delle esportazioni e delle importazioni di beni: uso dei i valori medi unitari del commercio con l’estero, vista la mancanza di indici dei prezzi all’import (quelli all’export sono pubblicati solo da due anni).

• Simulazioni: non emergono impatti significativi di un eventuale cambiamento delle procedure di deflazione, passando all’uso di indici di prezzo (effettivi o stimati), sul tasso di crescita del prodotto interno lordo in termini reali.

• La modifica delle ragioni di scambio derivante dal cambiamento di fonti potrebbe produrre un rialzo limitato della dinamica del valore aggiunto manifatturiero, mentre per i servizi si stima un effetto opposto.

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4. Strategie per il miglioramento della qualità dell’informazione statistica sul sistema produttivo

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Lo scenario innovativo delle statistiche sul sistema produttivo in Italia

Approccio europeo: superamento della frammentazione delle fonti e dei metodi: ridefinizione delle basi normative e delle metodologie.

Il piano di miglioramento delle statistiche in Italia:

Statistiche su struttura e performance delle unità produttive

• salto tecnologico e organizzativo nell’acquisizione dei dati d’impresa (Xbrl; portale delle imprese; uso massivo di dati amministrativi ) e contestuale ristrutturazione delle indagini di base;

• nuova generazione di informazioni statistiche a disposizione degli utilizzatori: - - costruzione di un frame multidimensionale di stime economiche di base ad

un elevatissimo livello di dettaglio settoriale e dimensionale);

- convergenza delle stime per tema (conti economici, commercio estero, R&S, innovazione, internazionalizzazione ecc.) in un unico frame;

• accelerazione dello sviluppo delle statistiche sulle imprese multinazionali;

• Censimento dell’Industria e dei Servizi: verrà effettuato nel 2012 e consentirà di definire il benchmark al 2011, che sarà quindi l’anno “base” per nuovo sistema;

• Riorganizzazione delle statistiche sulle aziende agricole a seguito del Censimento del 2010.

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4. Strategie per il miglioramento della qualità dell’informazione statistica sul sistema produttivo

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Statistiche congiunturali:

• costruzione di indici mensili dei prezzi dei beni industriali importati;

• allargamento della copertura settoriale degli indici trimestrali dei prezzi alla produzione (transazioni business to business) dei servizi;

• completamento del set di indicatori del fatturato dei servizi;

• nuovi indicatori sul commercio estero per impresa;

• gennaio 2011: cambiamento radicale delle statistiche sui prezzi al consumo: nuova base degli indici; nuovo schema di classificazione dei prodotti e aumento significativo del dettaglio degli indici di prezzo a disposizione degli utilizzatori; innovazioni tecnologiche e organizzative nella raccolta dei dati.

Conti nazionali:

• fine settembre 2011: pubblicazione di una revisione delle serie dei conti;

• adozione della nuova classificazione delle attività economiche Nace rev.2, prevista dal Regolamento del Consiglio e del Parlamento europeo n.1983/2006;

• revisione straordinaria dei dati di contabilità nazionale: le nuove stime di benchmark per il 2008 incorporeranno i miglioramenti intervenuti nella qualità e nella quantità delle fonti e diversi miglioramenti metodologici.

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• Ampliamento del dettaglio settoriale e del numero di prodotti considerati nello schema supply and use utilizzato per la costruzione dell’equilibrio tra risorse e impieghi;

• nuovo sistema di elaborazione dei microdati delle indagini strutturali sulle imprese, introduzione di nuove fonti informative (come gli Studi di settore), revisione del metodo adottato per individuare e rettificare la sottodichiarazione volontaria del valore aggiunto da parte delle imprese;

• recepimento delle nuove serie di Bilancia dei Pagamenti, che verranno ricostruite dalla Banca d’Italia;

• adozione degli indici prezzi all’esportazione per la deflazione delle esportazioni di beni e la contestuale stima di indici di “prezzo” all’importazione mediante l’uso congiunto delle fonti statistiche disponibili;

• entro il 2011 verrà completata la ricostruzione delle serie storiche annuali e trimestrali fino al 1990, e ricalcolate le serie dei conti per settore istituzionale; all’inizio del 2012 disponibili anche le prime nuove stime dei conti regionali.

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5. Alcune considerazioni conclusive

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• Il complesso delle misurazioni statistiche ufficiali presenta un quadro evolutivo dell’apparato produttivo italiano coerente nei suoi diversi aspetti.

• Alcuni elementi emergono con chiarezza dall’esame della fase pre-crisi: la debolezza della crescita macroeconomica, l’intensità occupazionale elevata della dinamica produttiva italiana nel contesto europeo, un’elevata e persistente propensione inflazionistica, il ruolo positivo delle piccole e medie imprese industriali e le difficoltà delle micro e delle grandi imprese, la crisi e la ripresa della competitività esterna, la debolezza nell’economia della conoscenza.

• L’uscita dalla crisi sembra riproporre problemi di crescita e di competitività che sembravano essersi attenuati nella fase immediatamente precedente.

• I problemi di misurazione, che pure interessano alcune aree tematiche, non sembrano tali da modificare sostanzialmente la valutazione complessiva sul posizionamento competitivo dell’apparato produttivo italiano.

• D’altra parte, molte delle trasformazioni di questi anni sono di fatto “invisibili” alle statistica poiché coinvolgono l’organizzazione e le relazioni tra le imprese.

• Le strategie definite in sede europea e nazionale porteranno nei prossimi anni ad una nuova generazione di statistiche strutturali, con forti caratteristiche di multidimensionalità, ad un aumento della copertura e della qualità degli indicatori congiunturali, ad un’evoluzione delle misurazioni di contabilità nazionale.