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Daniela Durante Abbi sempre cura dei tuoi sogni, non farli mai deridere o calpestare, perchè solo da un sogno nasce la forza per sperare e dare linfa ad una realtà migliore Poetyca

Ritrattodi donna

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Raccolta di poesie di Poetyca

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Daniela Durante

Abbi sempre cura dei tuoi sogni, non farli mai deridere o calpestare, perchè solo da un sogno nasce la forza per sperare e dare linfa ad una realtà migliore Poetyca

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Daniela Durante, in arte Poetyca, è nata a Roma e risiede a Reggio Calabria dall’età di sei anni. A dodici anni ha scritto il suo primo componimento poetico; sposata, madre di tre figli, sensibile ed osservatrice della natura, ne ama ogni sua espressione; introspettiva e con un innato istinto alla lettura degli eventi oltre le apparenze, per il dono di una particolare carica empatica, naviga da nove anni in rete dove si confronta nella grafica, la poesia e la spiritualità; iscritta in vari luoghi per confrontarsi in forma costruttiva; ha studiato psicologia ed è appasionata di letture spirituali, vicina alla spiritualità orientale dove trae opportunità di tracciare un confronto con il proprio Sè.E’ titolare di un sito che gestisce da sola che è contenitore del suo personale percorso che offre agli altri come oggetto di scambio e dono. Ha partecipato nel 2004 a Reggio Calabria, alla prima edizione del concorso di poesia ” La Città del sole” organizzata dall’associazione ” Athena millennium ” conseguendo il primo premio.Non ha registrato pubblicazioni ma ha scritto un notevole numero di poesie suddivise in più raccolte che nedelineano il percorso interiore.Il mio percorso di autoconoscenza è iniziato presto, ero poco più di una bambina, molto timida e spesso mi soffermavo ad osservare: la natura, gli altri ed il loro agitarsi e sopratutto me stessa. Volevo capire, andare in profondità per cercare le motivazioni al comportamento mio e di altri. Osservando la natura, in particolare le stagioni e la ” rinascita” delle piante pensavo che anche noi dovremmo considerare che dopo quella che in apparenza è la morte oppure un momento interiore difficile, dovremmo renderci conto che, oltre all’attraversamento di un tunnel buio, dove spesso per paura restiamo fermi nel mezzo senza provare ad andare avanti, incapaci di proseguire e vedere la luce, neppure troppo lontana per venirne fuori e svegliarci dal nostro torpore, non troveremo il modo per riconoscere la nostra stessa luce.Sono sempre stata convinta, forse ingenuamente, che in tutti noi è presente la Luce, una piccola fiamma che dobbiamo cercare, ho sempre visto le persone senza pregiudizio ma con la convinzione che malgrado la razza, sesso o età, dal loro punto di vista religioso, dentro siamo tutti impauriti ma con la presenza di quella Luce da recuperare. Ho sempre visto la Speranza come fonte vitale, come opportunità che si deve accompagnare al nostro sforzo per manifestare quel che siamo veramente.Non siamo solo proiezione di questo modo di vivere materiale e parziale ma siamo anche altro.Ho compreso che i miei momenti di incertezza, di solitudine, di timore di non riuscire a superare gli ostacoli, in fondo, non erano che un’esperienza comune e che spesso, piuttosto che restare ferma a coltivare la frustrazione è più produttivo il tentativo di comprensione di quelle lezioni che la vita ci offre, che non dobbiamo fermarci di fronte ad ostacoli che spesso sono solo il frutto delle nostre paure, dell’ingigantire le ombre piuttosto che il vedere la realtà con coerenza. Ho cominciato a scrivere poesie che avevo 12 anni e non sapevo che sarebbero state il modo di esprimermi anche nel corso del tempo, ma oltre la poesia, che è solo una forma di espressione, era importante la raccolta di quelle emozioni, del frutto dell’osservazione per farne la linea guida del mio modo di essere, sopratutto era importante sperimentare se quanto per intuizione vedevo fosse poi realizzabile.Sono giunta forse su una strada che mi permetta la serenità interiore, che mi consente di allungare una mano, di racchiudere in un abbraccio, coloro che ancora procedono dentro la nube del turbamento, non significa che io stessa non abbia attraversato periodi difficili, sopratutto quando si tratta di lasciare andare certi atteggiamenti, oppure quando ci si sente investiti di una sensibilità spropositata che a volte paralizza e necessita di equidistanza ed equilibrio per non sentire addosso tutti i dolori del mondo. Ecco, il discernere, il saper guardare a volte restando tre passi indietro, per non essere troppo coinvolti è stata una conquista molto difficile perché per modo di essere sono empatica, sono partita da questa posizione per essere ora più equilibrata. So che tanto ancora devo imparare e conoscere, sperimento di giorno in giorno e non mancano l’entusiasmo e il continuo stupore per la meraviglia che ogni giorno attraversa la mia vita.Molto ho potuto confrontare attraverso la lettura di libri, senza una scelta univoca ma leggendo di tutto senza pregiudizio.Quanto ho trovato tra le pagine scritte è stato spesso legato a quello che avevo letto o intuito in me o

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attraverso l’osservazione di quella che è la vita.Amo condividere quanto passo dopo passo è scaturito nel tempo e queste pagine sono solo una piccola offerta di sorriso.© Poetyca

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Alba

Rendi fertilequel tuo cuore

vibrandonel buio i sognie spandendo

nell’aria sorrisoRADICI

rivestonoil tuo mondo

con linfaAMORE

è verso il cieloil tuo canto

vocesenza più

ombre

21.07.2002 Poetyca

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Ali di carta

Ali di cartasi dispiegano lievi

ed il ventonon le potrà strappareNessun sogno sbiadiscese saprai accogliernein un sussurro la forza

fai respirare le tue speranzee non indossare ali di cartone

Solo ali di cartapiume leggere

che sfiorano vitasenza rumore

09.08.2003 Poetyca

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Amore infinito

Siamo amoreframmento di stella

inciso in cuoresiamo vita perenne

che danza in un soffioe raccoglie sorrisobellezza dipinta

in colori d’armoniastagione perennedi catturati istantiper farne collane

di tempo mai perdutoe tu ed io

per sempre una mano strettache racconta i respiri d’universo

04.10.2003 Poetyca

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Amare incondizionatamenteQuando amiamo sentiamo la nostra vita trasformarci,tutto quello che era consueto è visto e vissuto con occhi diversi,tocchiamo il cielo con un dito e questo” stato di grazia” cisollecita a mettere al centro della nostra vita la personache riteniamo avere un influsso benefico su di noi.Siamo convinti che sia l’altro ad avere qualcosa di ” magico”da farci sentire bene,da sollecitare tale cambiamento,come se avesse una particolare conoscenza che ci permetta tale trasformazione.Dimentichiamo cosa veramente siamo e ci aggrappiamo a quella presenza,a volte con atteggiamenti di paura, di frustrazione ed aggressivitàqualora temessimo di perdere attenzione o di apparire senza valoreagli occhi della persona amata e non compiamo nessuno sforzoper permettere a noi stessi la ricerca delle nostre qualitàe capacità interiori, come se tutto dipendesse dall’umore della persona amata.In realtà proviamo ad ingraziarci la sua presenza, dimenticandospesso delle cose importanti per la nostra attenzione e capacitàdi comprensione circa le nostre prerogative.Eppure non ci potrebbe essere la ” fioritura” della nostra Bellezzase essa non fosse già in noi contenuta.Dovremmo imparare a vivere lo stato di grazia dell’innamoramento 12-01.2001 Poetyca

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Amicizia

Sono in volo..La notte il mio spazio libero,

il silenzio il mio ascoltoun raggio di sole la mia ricerca.

Una foglia agitata dal ventopare abbia una lacrima

ma m’illudo che ascolti il mio cuore.Amico ti sento..

le tue parole le conosco,conosco il tuo sentimento

troppe volte ho visto il tuo pianto.Ma ricorda sempre..

sei un gabbianole tue ali son forti

conosci i volimentr’io resto

attaccata al ramo.Troppe compagne

ho visto cadereconosco il mio destino,

vola dunque tu che puoi.Il cuor tuo è di gabbiano

sii fiero di questofammi solo un favore:” Fammi vivere ancora

raccontando a tuttinei tuoi viaggidi una foglia

che un giornoti diede ascolto”

Foglia miasarai anche piccola

ma…Oggi mi hai dettochi sono,me lo hai

ricordato,non ti dimenticherò.

Ho un motivo per volareper superare confini,

raccontare a tuttiche una piccola foglia

può nascondere saggezza.Lo faccio per un motivo,

vorrei tu vivessiper sempre

nella memoria.Vorrei sapessero tutti

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cosa sia il valoredell’amicizia.

La foglia sorrise,pur sapendo

che il destino chiamavaera certa ora

che dire la veritàtraccia un segnonella memoria.

La veritànon sarebbemai morta,

non sarebbemai morta

la loro amicizia.

27.06.2002 Poetyca

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Amore infinito

Siamo amoreframmento di stella

inciso in cuoresiamo vita perenne

che danza in un soffioe raccoglie sorrisobellezza dipinta

in colori d’armoniastagione perennedi catturati istantiper farne collane

di tempo mai perdutoe tu ed io

per sempre una mano strettache racconta i respiri d’universo

04.10.2003 Poetyca

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Io sono AmoreSono io amore

che cerco te nel buiocome eco urlo il tuo nome

ma non rispondistringo nel pugno il silenzio

dai muti occhi scivolanole mie perle opache

sei tu la luce che nella notte cercoma lontana sfugge

lasciandomi nel freddo del cuoreche ferito non colora il tempo

Dov’è la mia dimoranon corrono le ombre

e la luce danzaalla ricerca di una stretta d’animasenza fermare i passi e le paure

che conducono allo scivolarel’uno dentro l’altra

per stringere più forteogni attimo eterno

01’09’2003 Poetyca

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AmoreAll ’Universo

vibrazioni carpiree s p a n d o

in ricami sottili:ONDE

Avvolgentepercorso

c a r e z z edi percepiti battiti:

ALI..e mi ritrova

AMORE

16.07.2002 Poetyca

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Angelo

Senti con me…il respiro del vento,

l’energia di un lampo,il calore del sole.

Sfiora con me…

il sussurro del mare,le armonie celesti,il vibrante amore.

Stringi con me…infinite certezze,sospiri di cielo,

appaganti altezze.

Guarda con me…quello che restae cosa ti porterà

l o n t a n o .

Lo sfiorare di sognie la realtà che viviamo.

Dammi la mano

e…sollevati in volo.

02.06.2002 Poetyca

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Anima in festa

Unico cuore che danza

su musica arcanache da sempre era scolpita

nei solchi dell’anima addormentataUnica sinfonia che accarezzasperanza e luce di chi cerca

e sa di poter afferrare stelle in cieloper portarle in cuore

Unica vetta da conquistarecon la forza di gettare lontano

ogni vecchia paura:Fiore che sboccia

in fragranza d’AmoreEcco l’anno che arriva

e non fa rumoreEcco l’anno che attendiamo

con onde leggere che bagnanopetali d’anima in festa

31.12.2010 Poetyca

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E mi raccontavano…

E mi raccontavano storie

di giorni diversiin luoghi lontani

dove non grondava sanguedalle nostre mani.

E mi raccontavano vitedi sorrisi di bambini

mai costrettial lancio di pietre,

alla fame e agli stenti,alle armi di tutte le guerre.E mi raccontavano di luoghitutti diversi senza lacrime,

nettare e beatitudinedove le donne

non sono prigionieredi un velo che libera

solo occhi.E mi raccontavano di vita

di armonie e amoreche non conoscotra odio e dolore,sospiri di madri

e speranze perdute.E mi raccontano fiabeper quietare il dolore

di questo deserto intorno,di questo squalloredi morte che arrivasenza preavviso,

di bombe su case,di vittime innocentidi cui non capiremo

la ragione.E mi raccontavano di crederea quelle storie,a quelle parole,

ma io non ci vedo nullae se fosse tutto vero

che si sbrighino presto,che arrivi la vita,

che cambi in fretta tuttoperché non è vita,

perché non è amore,perché non è speranza

quello che siamo costrettia sopportare.

E mi raccontavano sorrisidi oppio e illusione

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mascherati sotto il mantodi religione.

Ma non ci credo piùe con gli occhi

dove s’è incrostato il piantoe con le mani

piene di tormentoper le vite tolte

senza una ragione,non saprei più dove andare

e credere a quelle storieè solo il modo di placare

questa realtà dura,troppo difficile d’accettare.

E mi raccontano…quello che non posso

più ascoltare.

11.05.2002 Poetyca

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Cigno nero Girasole era stanca di volare,lei, giovane cigno nero, era sempre stata considerata diversa dagli altri cigni: bianchi, fieri, altezzosi e incapaci di credere alla possibilità di conoscere verità superiori. Si era trovata quasi per caso in quello stagno e il ricordo più lontano risaliva a quando piccolissima e debole era riuscita a nascondersi tra le fronde di un cespuglio,lontano dai pericoli ed una superba mamma di altri piccoli cigni come lei, le indicò lo stagno come luogo tranquillo. Condivideva con tutti gli altri l’ora del bagno e il cibo ed in fondo erano gentili , ma era evidente che lei, cigno nero dovesse avere una diversa provenienza , così come diverso era il mondo che sentiva dentro. Non era per quello stagno, quel limite nel quale gli altri , i cigni bianchi, sembrava si sentissero a loro agio. In fondo per loro la vita era tutta racchiusa nelle abitudini: il cibo,il bagno,e la stagione degli amori, anche quest’ultima la rendeva triste, nessun cigno bianco infatti cercava le sue attenzioni. Era in volo dal giorno precedente, sola e senza nessuno che in fondo si preoccupasse della sua assenza, era stato più forte di lei, sentiva infatti che la grande saggia : la nonna di tutti i cigni bianchi che viveva nel parco da anni, si sbagliava quando diceva che loro non erano migratori e che la vita migliore era quella che conducevano nel parco. Girasole lo sentiva dentro che non era così e che se lei era diversa ci sarebbe stata una ragione, intendeva scoprirla piuttosto che fermarsi in quel luogo senza dar vita a quello che sentiva essere vero, i cigni bianchi comunque erano felici con quello che avevano e non cercavano altro, ma non era per lei quel vivere. Ora era stanca e doveva cercare un giaciglio e un pò di cibo prima che giungesse la notte, dall’alto vide un campo e una casa, forse lì poteva riposare, scese e si nascose all’interno di un cespuglio che sembrava adatto al suo riposo. mangiò alcune foglie prima di scivolare in un sonno profondo. Fece un sogno : Un grande cigno nero volava in testa ad uno stormo e l’accoglieva nel gruppo dicendo : “Ascolta la voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa…la rotta non è dimenticata e non è mai tardi.” Era un bel sogno, non la faceva sentire sola ma con la sicurezza di trovare altri cigni neri come lei. Al risveglio fu felice ed il pensiero che per la prima volta avesse sognato dei suoi simili la colmò di gioia malgrado la stanchezza e le titubanze per quel suo viaggio, chissà, forse la meta era vicina e comunque qualcosa le faceva comprendere che per lei tutto presto sarebbe cambiato, poteva ora ascoltare l’istinto che si svegliava come un orologio biologico pronto a compiere il proprio dovere,non solo, sentiva infatti che qualcuno l’avrebbe accolta,qualcuno non diverso da lei e quindi capace di comprenderla. Quel sogno le mise una nuova carica. Si guardò intorno e si mise all’ascolto dei suoni dell’ambiente, ad un tratto senti un gracidare sommesso, a poca distanza doveva esserci uno stagno, attraversò la breve distanza a passi misurati ponendo attenzione ad eventuali pericoli, era da tempo abituata a badare a se stessa ma quello era un territorio sconosciuto, la prudenza era necessaria.Lo vide: piccolo e verde con un fare vivace che metteva allegria : ” Ciao, arrivata oggi? Che carina che sei, ma ti sei persa? Non ti sei accorta dei tuoi compagni partiti due giorni fa? Dormivi? A fare tutte quelle domande era Greg : un ranocchio gonfio e verde con due occhietti vispi che fece sorridere Girasole.Lei raccontò di essere lì dalla sera precedente e chiese di che colore fossero i cigni che Greg aveva considerato suoi compagni.” Oh bella! ma come te! Perché di che colore sono i cigni dalle tue parti?” Lei sorrise ancora, era evidente che lui non conoscesse i cigni bianchi, rimase infatti stupito nell’apprenderne l’esistenza , un ranocchio sempre vissuto in quello stagno non poteva immaginare diversi pezzettini di mondo a lui sconosciuti. Dunque altri cigni neri erano in volo , chissà,forse anche loro verso ” casa” come aveva compreso attraverso il suo sogno, ancora più forte sentì l’emozione dominarla insieme alla necessità di ascoltare il cuore che le avrebbe mostrato in che direzione volare. Restò poco presso quello stagno e dopo aver ringraziato ( quel ranocchio era stato molto prezioso) e salutato calorosamente si mise in ascolto del vento e dei fremiti del suo cuore, presto sarebbe tornata a casa. Seguendo il cammino del sole giunse presso la riva di un lago, avrebbe dormito lì , era infatti molto stanca dopo ore d’interminabile volo, si accoccolò tra canne di bambù, mangiò un pò e si addormentò. Era l’alba quando aprì gli occhi, il chiarore l’avvolse ,un nuovo giorno era pronto ad accoglierla con le braccia protese verso di lei, nuotò nel lago a lungo poi…si mise a correre sul pelo d’acqua e finalmente si staccò da esso…Lì in alto uno stormo messo in formazione a ” V ” era pronto per il viaggio, lei si avvicinò ad un giovane cigno che con occhi languidi le disse ” Ti aspettavo, è ora di tornare a casa “. Ecco il suo sogno che si realizzava, sapeva ora che quello in cui aveva creduto era possibile : Davanti allo stormo, a guidarlo per il

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viaggio riconobbe il grande cigno nero che le sorrise e dentro di sé risuonarono le stesse parole ” Ascolta la voce che parla nel cuore, ti indica la strada e sarai capace di giungere a casa…La rotta non è dimenticata e non è mai tardi” Ecco ora era pronta per il viaggio, stava tornando a casa, sorrise al giovane cigno e rispose ” Sono pronta”. © Poetyca

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Il lupacchiottoLa mattinata era quasi trascorsa e nella tana,in un bosco fitto che confinava con un piccolo villaggio erano rimasti la lupa Shamy e i piccoli Tao e Gray del padre il grande ed orgoglioso Smoke non si avevano ancora notizie. Da quando il villaggio era nato sui lupi si raccontavano tante storie troppe di cattiveria,come se i lupi volessero sempre fare del male, in realtà era la legge della sopravvivenza,leggi i lupi ne avevano tante e esisteva anche quella della solidarietà e del branco. Shamy cominciava ad agitarsi,mai il suo compagno aveva ritardato tanto, i piccoli avevano fame e tra poco non avrebbero resistito,era suo compito trattenerli nella tana e soprattutto proteggerli dai pericoli,da quando l’uomo era tanto vicino il pericolo era maggiore Doveva però cercare il suo compagno, forse era lui ad essere in pericolo. Disse ai suoi piccoli di non muoversi dalla tana per nessuna ragione e di tacere affinché potesse trovare il loro padre. I piccoli promisero e lei con il cuore gonfio di ansia si allontanò. Il piccolo Tao che era il più vivace cominciò a mordicchiare Gray sul collo,voleva mostrare la sua forza ed il suo coraggio come un giovane guerriero.Una farfalla colorata distrasse i suoi giochi,sembrava chiedere di essere seguita,Gray si era addormentato,lui invece voleva ancora giocare così seguì quella farfalla. Un salto…e…fuggita,meglio riprovare. Ecco un salto più veloce, nulla da fare,quella farfalla era furba e capace di volare sugli alberi dove lui di certo non sapeva andare. Troppo tardi quando si accorse di essere lontano dalla protezione della sua tana,ma mamma dov’era?Quando torna? Nel bosco qual giorno Paolo era con suo padre,era sabato e potevano fare la loro gara di raccolta di funghi e fragole e more,per loro quello era un momento magico,un modo di stare insieme dal momento che suo padre lavorava tutta la settimana e non poteva stare con lui. Paolo sentì guaire nel bosco,era proprio lì vicino,qualcuno piangeva e aveva bisogno d’aiuto,strinse la mano a suo padre,chiese se anche lui sentisse piangere. Lo videro in un cespuglio un esserino tremante,spaurito. Paolo lo voleva portare a casa,suo padre disse di essere prudenti, sua madre poteva essere nelle vicinanze,sarebbe stato un pericolo. Attesero. Trascorse del tempo e nulla accadeva,nessuna lupa nelle vicinanze. Quel giorno invece di funghi o fragole tra le braccia di Paolo un musino cercava conforto. Padre e figlio si avviarono in cucina e dopo un po’ in un piatto fu pronta una zuppa di pane e latte che il piccolo lupo divorò in un attimo,poi una vecchia coperta divenne culla per il riposo di Tao ormai sfinito. Shamy e Smoke erano di ritorno a casa,lui ferito e lei pronta alla difesa,preoccupata per i suoi piccoli si accorse che Tao era sparito,dove era andato? Non perse tempo e lasciato il compagno a riposare nella loro tana andò alla ricerca delle tracce. Venne condotta ad una casa confinante con il bosco, l’odore dell’uomo,del cucciolo d’uomo del suo Tao erano netti,suo figlio era lì. Restò a distanza ed emise un richiamo. In casa si sentiva ululare,proveniva da fuori, Tao si svegliò e Paolo e suo padre erano felici che la mamma di Tao fosse riuscita a trovarlo, lui era una creatura del bosco e solo lì sarebbe stato felice. Il giovane lupo era felice e scodinzolava, guaiva verso la porta che dava nel bosco, la sua mamma era arrivata,lo aveva trovato! Paolo aprì la porta e il piccolo Tao gli leccò le mani,fece le feste anche al padre di Paolo, aveva trovato due amici speciali ma ora era il momento di andare. Corse da sua madre e si voltò indietro, anche la mamma lo fece ed emise un ululato di riconoscenza,non tutti gli umani erano cattivi come era stato raccontato e lei e il suo piccolo lo avevano scoperto quel giorno. Nel cuore del piccolo uomo e in quello del piccolo lupo ora era presente un legame speciale. Arrivati alla tana c’era una nuova storia da raccontare, e Tao raccontò sempre che nel cuore di alcuni uomini ci sono le stesse leggi del branco,della solidarietà e del rispetto dei deboli da proteggere© Poetyca

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Il Soldato e la Vestale. Era di Vesta il tempio,nella Roma antica, epoca che tutti sanno e conoscono dai libri di Storia. Ma questa storia non ebbe mai gloria né citazione a causa della vergogna e del disonore per aver rotto il patto ed antico giuramento. Lei,di timido candore aveva lo sguardo che lanciava fugace con un sospiro a quell’eroe delle gesta gloriose. Lui, che conosceva sangue e furore e delle battaglie aveva il destino. Fu quando L’imperatore per una sentita minaccia di invasioni straniere dietro suggerimento della moglie devota a Vesta Dea della Purificazione volle la guardia rinforzare. Mai ella conobbe uomo,giovinetta fu condotta presso l’altare,fu iniziata alla modestia e all’elevazione dello Spirito,a Vesta dedicata, lei che in se aveva lo Spirito Puro e la modestia. Quale delicatezza,quale fragilità e quale pudore in quei tratti fini, in quell’incedere silenzioso presso l’altare. Lui che delle battaglie conosceva la polvere e le ferite,che di donne conosceva quelle mercenarie che in se aveva una sicura forza e non conosceva commozione,la vide con il suo sorriso ed il pudore di chi non conobbe mai il mondo e la corruzione di feste e banchetti. Il giuramento lui fece alla legione e l’onore era sacro, la sua vita era di ordini a cui obbedire ciecamente,senza chiedere mai nulla.Lei giovinetta il voto fece e non doveva disobbedire ormai tutta la sua vita a Vesta era dedicata e il Sacro fuoco era la sua ragione di devozione, il suo tempo ed il suo amore erano per quel fuoco La sera quando le ombre di allungavano e la fiamma mandava i suoi suggestivi bagliori, il soldato stanco ed infreddolito desiderava avvicinarsi a quel fuoco per rubare un po’ di calore per le proprie stanche membra. Non poteva,regola voleva che non si avvicinasse mai ad alcuna Vestale, neanche a quella dallo sguardo sì dolce che emanava soave candore. Ma la vestale dal grande Cuore,non poteva restare a vegliare il fuoco sapendo il soldato infreddolito. Solo un muto sguardo per l’invito ad avvicinarsi al fuoco,in fondo che male ci sarebbe stato,nessuna regola infranta se il fuoco poteva servire a scaldare il soldato, la Dea ne sarebbe stata felice, un soldato romano avrebbe avuto un po’ di conforto, in fondo difendeva le sue ancelle. Con modi un po’ bruschi da guerriero fiero il soldato si avvicinò,non voleva mostrare la debolezza delle sue membra ma il freddo di quelle notti non era un piacere,meglio una battaglia con coraggio che ore fermo presso un tempio. Anche se la visione di quella fanciulla aveva da giorni corroso qualcosa. Cosa era accaduto a lui così insensibile ormai a tutto?,lui si poneva mille ragioni e da soldato preparava strategie,alla vita era pronto. Questo era quel che aveva creduto. Solo da qualche giorno sostava per le guardie davanti al tempio e già si sentiva sconvolgere dentro alla vista della fanciulla. Si sentiva ardere un fuoco del tutto simile a quel Sacro fuoco che la fanciulla doveva vegliare. Ella vedendolo la sera si abbandonava a pensieri,ad emozioni che mai aveva provati e di cui non conosceva il nome, ma che le accadeva?Mai vista la forza ed i muscoli in quel luogo, mai visto quel rigore,si era luogo Sacro ma con le altre fanciulle si cantava e la vita era soave. Sguardo fiero aveva quell’uomo e nelle battaglie chissà quante cose aveva veduto,ma la tenerezza,quella non l’aveva mai conosciuta. La ragazza quante volte si sentiva prendere da paure,da incertezze ed anche se serena desiderava sicurezza. Fu quello sguardo fugace ad avvicinare i due mondi,a dargli legame. Occhi che parlavano,si cercavano anche se proibito. Quante cose in quello sguardo desiderio di proteggere la Donna e ricerca di quelle braccia per farsi cullare. Ma una promessa,un pegno, un giuramento,un voto. Non poter parlare,non poter osare tanto. Se fossero stati scoperti così vicini era la morte,la persecuzione,il disonore. Che fare?no povera fanciulla,il soldato non voleva violare quel tenero fiore,quella purezza. Timida lei non poteva chieder nulla,che solitudine tra quelle mura,neanche il calore del fuoco poteva riscaldarla dal suo freddo interiore. Da lì a poche ore lui sarebbe andato a dormire e lei doveva restare ancora presso il Sacro fuoco. Come la notte precedente lei ne avrebbe sentito il vuoto,avrebbe ricordato i fugaci sorrisi…. Lui lungo il tragitto per raggiungere la residenza dei soldati avrebbe ripensato a come lei fosse bella,delicata,che pensieri indegni gli giungevano, si doveva trattenere,era la fanciulla una vestale e non una donna di facili costumi. Da lì a poco sarebbe finito il turno e sarebbe stato sostituito,che tristezza presagiva. Ancora un po’ vicino al fuoco, a quell’ora nessuno se ne sarebbe accorto. Se solo potesse stringerle le mani,null’altro! Come ad intuire il pensiero del soldato,con molta indecisione la fanciulla si avvicinò a lui, con lo sguardo basso e pieno di vergogna,un passo ancora,sarebbe stata vicinissima … D’improvviso un grido si levò nella notte,non era neppure soffocato,forse sarebbe stato meglio! Vergogna,disonore,scandalo,non si capì bene il motivo del grido,in realtà nulla era ancora accaduto, la fantasia

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a volte precede i fatti. Forse se la fanciulla avesse solo leggermente allungato una mano poi i desideri che ardevano avrebbero fatto il loro corso o il soldato avrebbe retto il giuramento a Roma ma contro se stesso ed il suo volere. La legge era chiara al riguardo e questa volta la legge era Divina per Vesta e terrena per il soldato. Condannati!!Torture,supplizi, che cosa li attendeva? Quel grido era una condanna,un’accusa più forte della coscienza. Non doveva perdurare,si doveva far tacere… Fu un attimo ,uno scatto,fu zittito dal pugnale del soldato quel grido,era di un’altra vestale,tutti sarebbero accorsi per qualcosa di non compiuto,non ancora aveva sfiorato quella mano. Sangue,l’urlo della ragazza,paura. Basta,una sola cosa ora, fuggire nella notte, nascondersi,cercare riparo. Prese per mano la ragazza intontita e confusa e con lei fuggì nella notte. Nessuno ne seppe nulla,non se ne volle parlare e non entrò mai nella Storia. © Poetyca

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La Principessa degli ArcobaleniLa piccola Alice era triste nel suo lettino d’ospedale,ancora analisi l’aspettavano, era la terza volta e non comprendevano il motivo della sua febbre.Il suo sorriso si era ormai spento e anche la nonna non riusciva più ad inventare storie nuove per farla sorridere di nuovo. La bambina pensava ai suoi giochi rimasti a casa,ai suoi libri e al suo gattino Fiocco in attesa,nessuno poteva restituirle la voglia di sorridere. Quella notte faceva molto caldo e la Fata Azzurrina come al solito non aveva più con sé la polvere d’arcobaleno,senza quella polvere magica le sarebbe stato difficile fare la sua magia più bella! Era dunque necessario andarla a prendere nella boscaglia poco lontana, erano anni che lo gnomo Piermagù le forniva la polvere, personalmente raccolta nei giorni dispari di pioggia all’alba di un sogno. Decise quindi di prendere la bacchetta e di indossare il mantello color nottedistelle, uno strano ed inaspettato vento l’attendeva all’imbocco del quarto albero senza chioma,strano in quella stagione un simile vento,non ci pensò troppo e s’incammino sulla soglia di casa dove la sua fedele colomba l’attendeva. Era perfetta per una fatina delle sue dimensioni,tra quelle morbide piume si sentiva ben accolta e aveva un’ottima visuale, con difficoltà,a causa del vento, potè raggiungere la casa-albero dello gnomo che era felice di rivederla,per lei faceva brillare i suoi occhietti intelligenti. Sulla stufa bolliva uno strano miscuglio dall’odore dolciastro. una semplice stanza scavata nella corteccia di un robusto tronco,con la sua vocetta quasi infantile lo gnomo fece accomodare la Fatina e le offrì una tazza bollente di elisir del sogno. Cominciarono a chiacchierare allegramente mentre con movimenti veloci lo gnomo cercava qua e là degli oggetti colorati: polveri,stoffe,fiori che mai appassiscono e boccette di pagliuzze dorate. Dopo aver messo in un cestino il contenuto variopinto, andò a prendere da un piccolo armadio chiuso,con una grande fettuccia arcobaleno,un frammento di essa, emanava una strana luce,si era una luce speciale,era un frammento di arcobaleno magico!Con un sorrisone sdentato lo gnomo disse che quel frammento di arcobaleno era magico: in grado di restituire il sorriso e la forza a chi ne avesse bisogno ma che solo un cuore puro poteva tenerlo con sé e farlo crescere. Chi avesse avuto un frammento di quell’arcobaleno e lo avesse donato con il cuore sarebbe stato in grado di dare il sorriso. Poi con affetto e la gote arrossate per l’emozione lo regalò a Fata Azzurrina che sorrise dolcemente stampando un grosso bacio sulla fronte ormai calva dello gnomo di centoquarantasei anni. Aveva apprezzato quel nuovo e interessante regalo e poiché lei era una Fatina che amava aiutare gli altri era già intenta a pensare a chi potesse darne, lo pose con cura nel sacchetto dei sogni,precedente dono di Piermagù e dopo aver preso le varie boccette,polveri e magie colorate,disse che era ora di andare. Colombina attendeva paziente,scocco un bacio sulle dita allo gnomo e volò via! Il vento turbinava,era difficoltoso quel viaggio e mai era stato tanto complicato. Sapeva che ci sarebbe riuscita,solo che afferrarsi forte era difficile. Colombina era stanca di combattere contro Padre vento,voleva che lei si fermasse a riposare. Compresa l’esigenza, la Fatina affermò che avrebbero sostato, in basso erano visibili delle luci, sicuramente ci sarebbe stato un luogo adatto alla sosta. La piccola Alice era in preda alla febbre, si agitava e non si accorgeva della finestra aperta stanza, un colpo di vento più forte l’aveva spalancata e la nonna dormiva. Sentì un po’ di solletico su una guancia e solo dopo un po’ comprese che una strana donnina le stesse parlando, possibile che fosse così piccola?Poteva essere alta come il suo pollice ed era molto carina in quel vestito nero scintillante, non si comprendeva bene se fosse una bambina o una donna adulta,la guardava con dolcezza e le ripeteva qualcosa che lei non comprendeva bene, aveva uno strano fagottino colorato che luccicava. La bambina si stropicciò gli occhi credendo fosse una visione, poi, con fatica si sedette e comprese che non lo era e cercò di ascoltare quella vocina appena udibile. Aprì la mano e l’avvicinò alla strana creatura che ci salì sopra. Si sentiva strana con quell’esserino in mano, con delicatezza l’avvicinò all’orecchio ed ecco che finalmente Azzurrina le disse Ciao piccola! Mi sapresti dire come fare per raggiungere le colline dorate? La bambina sorrise, pensò che se quello era un sogno era sicuramente il più bello che avesse mai fatto, si schiarì la voce e affermò che lei era piccola e che non conosceva bene le strade, volle sapere come quella piccola donnina fosse giunta presso il suo lettino d’ospedale. Quando Azzurrina seppe che la piccola Alice era ammalata e che non se ne comprendesse la ragione,raggiante le affermò che aveva proprio con sé un rimedio efficace. La bambina si aspettava di vedere uno sciroppo amarissimo o qualche altra medicina non troppo accetta. Con grande stupore vide striscette di luce colorata danzarle intorno, erano veramente capaci di rischiarare tutta la stanza, la gioia negli occhi della bambina era pari a tutti quei meravigliosi bagliori. La fatina le affermò che quello era solo un frammento d’arcobaleno e che per avere sempre colori splendidi doveva far sorridere gli altri e regalarne un po’

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con cuore puro. Troppa era la gioia della bimba che saltellava sul letto continuando a sorridere! Dopo aver riposto la fatina sul cuscino accanto a sé le cantò una canzoncina insegnatale dalla nonna dicendole di cantarla alle altre fatine amiche. Con commossa tenerezza la fatina la ringraziò e si avvio verso la finestra dove Colombina era come il solito in paziente attesa, era stata una giornata splendida per lei pensò, se non ci fosse stato il vento quella notte non avrebbe mai conosciuto una bambina tanto dolce e non avrebbe potuto donare l’arcobaleno. La mattina dopo Alice non aveva più la febbre, raccontò alla nonna stupita,della sua amica Azzurrina e le fece vedere il suo prezioso dono, alla vista dell’arcobaleno la nonna si commosse molto perché le venne in mente quando lei da piccola aveva avuto in dono da uno gnomo di nome Piermagù un arcobaleno per averlo aiutato a sollevare un sasso che gli ostruiva il cammino. La nonna disse alla bambina che dovevano andare per tutto l’ospedale a donare pezzettini di arcobaleno ad altri bambini. Alice e la nonna fecero il giro dell’ospedale raccontando la storia di una piccola fata che si chiamava Azzurrina e di uno gnomo che regalavano arcobaleni. Da quel giorno anche a scuola la piccola Alice venne chiamata da tutti con un nome speciale: Principessa degli arcobaleni.© Poetyca

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La Principessa del sorriso“ Quello che nasce dentro è un piccolo miracolo che nessuna avversità può mai fermare La giovane Sabine apri gli occhi,da dove provenivano quelle parole? Chi le aveva pronunciate? La sensazione che provava la stava avvolgendo, una strana calma,sembrava che tutto fosse illuminato da una luce irreale,eppure prima di addormentarsi era tanto triste,sola,aveva freddo e non aveva vestiti adatti per quel clima,presto l’inverno sarebbe giunto e forse questa volta anche la neve. La neve,da quanto tempo non ricordava una nevicata dolce, che fosse una magia,ora la neve sarebbe stata solo capace di farla tremare fin dentro le ossa,mangiava troppo poco per potersi scaldare. Quanto tempo era passato da quando da piccola la nonna la coccolava e le raccontava storie magiche,quelle storie che dipingono di magia i pensieri e fanno illuminare il cuore,poi si avvicinava ai vetri e alitava, faceva vivere quelle storie disegnando sul vapore i personaggi, le sembrava di vederli lì fuori al buio .Quella casa era piccola ma conteneva tanto amore e la nonna era l’unica persona che poteva prendersi cura di lei. Loro,lei e la nonna non potevano permettersi quei lampioni che erano presenti nelle strade dei ricchi,la notte la strada non era mai troppo sicura e lo sapevano anche se non ne parlavano mai. La nonna preferiva raccontarle di sogni e cose fantastiche di cose che solo un cuore bambino può raccogliere,le tiene strette e le fa volare in un cielo limpido perché ci crede e quando si crede tutto accade. Ora invece non conosceva più l’odore dei sogni e la nonna lasciò solo tristezza e vuoto il giorno che morì .Lei,ragazzina senza nessuno dovette mettere da parte ogni gioco,ogni sogno per imparare a sopravvivere. Non era sola,altri ragazzini avevano il suo stesso destino: piccole cose da trascinare in una giornata,pochi abiti,poco cibo e poche parole,piccole ossa leggere che facevano chilometri alla ricerca di qualche buon cuore che lasciasse qualche spicciolo. Sabine della nonna aveva un ricordo indelebile e poiché aveva un sorriso talmente bello da illuminare il volto,la cara nonna la chiamava “Principessa del sorriso”,quello era il suo piccolo dono,un tesoro che malgrado le avversità,le ferite che la vita aveva inciso non aveva perduto,sapeva che la nonna sarebbe stata orgogliosa di lei perché con quel suo sorriso sapeva prendersi cura dei più piccoli del gruppo. Tutti bambini con la stessa sorte,età diverse,alcuni piccolissimi ma con gli stessi occhi grandi e smarriti,lei,Sabine era più grande ed aveva avuto l’amore della nonna,sapeva raccontare storie fantastiche e sapeva far addormentare chi aveva paura del buio .La notte erano i cartoni trovati per strada a coprirli. Al mattino era il suo sorriso a scaldarli. Quel mattino sentì che sarebbe accaduto qualcosa di diverso,forse quel sogno, quelle sensazioni strane. Ma cosa poteva mai accadere a dei bambini che non interessavano a nessuno? Ma non volle farsi domande,la giornata era appena cominciata e bisognava abbandonare quel luogo prima che li cacciassero, dovevano raggiungere la fontana ad un paio di isolati per potersi lavare. Fu lei a svegliare tutti con una canzone,poi concesse la magia di un suo sorriso e i bambini cominciarono a stiracchiarsi e ad illuminare il volto per quel sorriso che accarezzava l’anima. Era rassicurante ricevere quella silenziosa carezza,sapere che Sabine non li avrebbe lasciati. Era il momento di andare,tutti in fila cominciarono a muovere i primi passi verso la durezza della giornata. Erano stanchi ma non lo avrebbero detto per far vedere che potevano resistere a tante prove,che erano come giovani eroi, gli stessi delle storie di Sabine,quelli che sfidavano ogni avversità con il coraggio di leoni. Poi la tristezza,il desiderio di un abbraccio stretto che cancellasse tutte le paure lo nascondevano dentro come un segreto. Clara quel giorno aveva voglia di visitare i quartieri che le guide turistiche non avrebbero mai mostrato,Matteo suo marito era come lei, quando visitava un nuovo luogo voleva vederne tutti gli aspetti, non avrebbe mai permesso di restare fermo ai luoghi “ per turisti”. Erano arrivati da tre giorni invitati da un amico che lavorava da anni per quella terra,per la sua popolazione,per chi era dimenticato. Pensarono di farsi portare con un taxi ma chiamarono prima Antonio, volevano essere guidati. Dopo circa un ora il taxi accoglieva i tre amici,erano giunti nelle strade più squallide ma era quello che volevano. Angoli sporchi,odori repellenti e un grigiore che sembrava avesse inghiottito i colori di quei luoghi,ecco dunque la realtà,quello che la gente è costretta a vivere mentre a chi viene da fuori mostra cose che illudono, distanze nette tra questo mondo e quel paradiso artificiale. Clara era una giornalista,sapeva che era in questo modo,lo stesso aveva visto in altre città,non era mai fuggita inorridita ma desiderava,seppure per poco,conoscere quella verità e riflettere su quello che poi la circondava, era una lezione senza paragoni. Lei era maturata moltissimo da quando aveva perduto la sua unica figlia,sapeva che non poteva averne. Accadde in un attimo. L’autista distratto da un riflesso di sole proveniente da una finestra

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aperta non si accorse di quella bambina magra,sorridente e con un aria sognante…troppo tardi,stava attraversando la strada e a nulla servì frenare. Clara con un sussulto nel cuore apri la portiera della macchina, scese di corsa seguita dal marito incredulo e dall’autista che urlava contro quella creatura,Antonio era inebetito. Clara stesa a terra sorreggeva la testa della bambina,per fortuna era stata presa di striscio,i piccoli compagni di Sabine singhiozzavano e non sapevano che fare senza i suoi sorrisi che accarezzavano. Sabine era scivolata in uno strano torpore,ancora quella voce,quelle parole “Quello che nasce dentro è un piccolo miracolo che nessuna avversità può mai fermare” Ecco, ora vedeva un bellissimo Angelo che le accarezzava i capelli,le sorrideva pronunciando quelle parole,si sentiva meglio e sorrise,quando aprì gli occhi vide una donna che le parlava,le sorrideva e la chiamava per nome. Come conosceva il suo nome? Le sembrava di vedere nella donna qualcosa di familiare ma non comprendeva, non sapeva. Seppe dopo due giorni che Clara era sua zia e che quando sua madre scappò con suo padre li cercò per tutto il paese e che il suo lavoro la teneva lontana,la zia la riconobbe per quel suo sorriso identico a quello della madre, per quei modi,per la dolcezza. Giunse l’inverno e la neve da dietro i vetri era uno spettacolo, Sabine e i suoi “ fratelli” dalla casa di Clara potevano vederla, era il momento delle storie che ancora poteva inventare per loro, poi,tutti insieme si andava a giocare. Non pensava che il suo sorriso potesse permettere ad una donna di riconoscerla e ringraziava ogni giorno il suo Angelo per esserle stato sempre vicino.© Poetyca

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StellinaNell’immensità della notte,nel suo vasto spazio una piccola stella guardava la terra lontana,sentiva una forte attrazione e avrebbe voluto scendere per conoscere il mare e quei bambini di cui aveva sentito parlare,avrebbe voluto entrare in contatto con quel loro mondo capace di cogliere ogni cosa fino a quando diventati adulti la realtà avrebbe cancellato la visione magica del mondo. Chiese alla sua mamma se poteva andare alla ricerca di avventure,se poteva entrare in contatto con i bambini,ma la madre rispose che per farlo avrebbe perso la sua luce,sarebbe diventata opaca e nessuno avrebbe potuto ammirare la sua bellezza. Sulla terra una bambina era intenta a guardare il cielo e tra quella miriade di stelle le parve di vederne una occhieggiare in modo particolare verso di lei, chiese alla sua mamma se fosse possibile avere per Natale una bella stella,la madre paziente spiegò che non fosse possibile avere una stella vera, sarebbe stata troppo grande e avrebbe perso la sua bellissima luce. La bambina stanca diede il bacio della buonanotte alla mamma,si mise nel lettino e dopo un attimo si addormentò. La stellina desiderava così tanto di poter scendere sulla terra che…Puff ! si tuffò giù,fece un gran volo e si senti precipitare sempre più giù, la terra che prima appariva tanto lontana ora era sempre più vicina. Stellina era felice e non aveva paura,ora poteva vedere il mare e nulla temeva,la sua coda luminosa la confortava e riusciva a vedere bene attraverso il buio della notte,si specchiava sull’acqua e si sentiva veramente bene. Ora si stava avvicinando al giardino di una casa,al centro del quale si trovava un grande albero addobbato con tante luci colorate ed anche delle stelline che però avevano delle luci opache. Era un albero di Natale e intorno un manto candido ricopriva ogni cosa,uno strano silenzio accolse la stellina che credeva di poter trovare tanta gioia e bimbi intorno,dopo un attimo cadde tra la neve emettendo un bagliore molto forte. La bambina si svegliò perché aveva sognato l’arrivo di una stellina nel suo giardino,si mise le pantofole e la calda vestaglia e andò a chiamare la mamma che credeva ad un incubo. Non era un incubo ma un sogno bellissimo spiegò la bambina e dovevano andare subito in giardino,la mamma temeva in una delusione ma volle seguire la piccola che si era già precipitata fuori. Una strana luce azzurrina illuminava lo spazio del giardino,da dove proveniva? La bambina corse verso Il luogo in cui era più intensa e la madre era incredula,quella era realmente una stella,quella che la sua bambina aveva desiderato ed ora era proprio nel suo giardino. La bambina aveva un sorriso tenero mentre teneva tra le dita la stellina e le parlava,l’accarezzava con la voce e con lo sguardo,sembrava che la conoscesse da sempre. Alla modulazione della voce della bambina la stellina aumentava la sua luce e sembrava comprendesse il senso dei discorsi. Quella notte molti bambini accompagnati dai genitori giunsero in quel giardino, un luogo tra tanti in un paese tra tanti,tutti sentirono nel cuore la luce di una piccola stella che accarezzava donando serenità,tutti videro quello che non si verificò mai prima perché una bambina insieme ad una piccola stella avevano avuto lo stesso desiderio, qualcosa in cui forse nessuno avrebbe creduto.© Poetyca

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ValentinaC’era una volta Giulia una bambina che si sentiva spesso sola perché i genitori erano entrambi impegnati con il lavoro. Al mattino veniva accompagnata a casa della nonna Alice che abitava in una villetta con giardino ma non giocava mai con lei,infatti in casa aveva tante cose da fare ed era impegnata per sistemare,pulire e cucinare. Ormai Giulia aveva imparato a giocare da sola con le sue bambole. Un giorno la bambina chiese alla nonna di poter andare in giardino: era una bella giornata di sole e portare fuori le sue bambole,raccogliere erba per farne verdure e sabbia per inventare altre pietanze era quello che desiderava. La nonna l’accontentò, ma prima fece le solite raccomandazioni sul non correre,non sporcarsi le mani e il vestito ma soprattutto di non restare fuori troppo tempo poiché era quasi pronto il pranzo. Che noia per Giulia doversi accontentare solo di una passeggiata in giardino, non aveva altro perché avrebbe disubbidito alla nonna se avesse toccato la sabbia e l’erba,allora volle scoprire intorno se esisteva un tesoro,magari nella fenditura di un muro o dietro un cespuglio. Si mise ad osservare con attenzione la bellezza dei fiori,dei rampicanti sul muro, quelle api sciamanti e assaporò l’odore delle rose… Proprio sotto il cespuglio delle rose gialle vide un animaletto buffo che la stava osservando con i suoi occhietti vispi e camminava con un’andatura lenta. Era una tartaruga! Per la bambina fu la scoperta di un tesoro preziosissimo.. Ora aveva un’amica. Felice cominciò a saltare e ballare,a ridere e a sentirsi fortunata, doveva ora cercare un nome adatto..<< La chiamerò Valentina, cammina infatti piano – Va lentina – e rideva per questo nome adatto alla piccola creatura. Pensò che dimostrare la sua amicizia dovesse cominciare con il donare alla piccola amica una foglia di lattuga, di nascosto dalla nonna sgattaiolò in cucina e prese la lattuga. Corse in giardino e la offrì alla piccola compagna di giochi. Da quel giorno erano diventate inseparabili,finalmente qualcuno che giocasse con lei senza sgridare,che ascoltasse e mangiasse non come le bambole che non mangiavano e lei doveva solo immaginarlo, il tempo scorreva lieto e la mattina era sempre sorridente anche se assonnata quando andava a trovare la nonna,aveva infatti la sua amica tartaruga ad attenderla. La nonna aveva visto come la nipotina fosse allegra e la sentiva parlare,aveva visto la tartaruga e sorrideva da dietro la finestra ricordando che anche lei da bambina amava gli animali. Giunse l’autunno e il vento scompigliava i rami,i colori del giardino erano colori rossicci o rugginosi,per la piccola Valentina era tempo di riposo tutto ormai l’affaticava,sentiva la necessità di rallentare ulteriormente i suoi movimenti. La bambina poteva uscire per poco e con il cappello e il cappottino, la nonna temeva che prendesse freddo,non voleva che si ammalasse. Giulia aveva la sua lattuga in mano per farne dono a Valentina, faceva proprio freddo e soprattutto era il vento a dare fastidio, era presto per la neve ma come ogni anno la nonna aveva fatto sistemare la legnaia per il camino. Giulia era preoccupata,sotto il cespuglio di rose ormai spoglio non scorgeva la sua Valentina e cercava,si guardava intorno con una grande preoccupazione – dov’era la sua amica? – perché non arrivava appena la chiamava come al solito? Si mise a piangere e di corsa chiese aiuto alla nonna, l’anziana donna fece un sorriso per rassicurarla e si mise a cercare in giardino con lei,della tartaruga non vi era traccia, asciugo le lacrime della bambina e le accarezzo i capelli, guardarono con maggior attenzione e si accorsero che dietro il cespuglio di rose la terra era smossa. La nonna spiegò allora alla bambina che Valentina aveva scavato per fare una tana contro il gelo che arrivava, che stava bene solo che aveva un grande sonno – doveva riposare – la sua amica era in letargo e a Primavera sarebbe stata più grande e felice di vedere i fiori e i colori,anche le piante erano andate a dormire e la natura era in attesa di preparare il vestito nuovo per la stagione nuova. Allora la bambina sorrise e chiese alla nonna quali altre storie così belle conoscesse,se le poteva raccontare quando con il fuoco acceso faceva tanto freddo,la nonna felice le disse – certo piccolina,tutte le storie che vuoi – Fu un Inverno indimenticabile,ricco di fascino e di scoperte,la bambina imparò tante cose nuove dalla voce carezzevole della nonna e l’anziana donna sorridendo pensò che in fondo le cose da sistemare in casa potevano anche attendere,poter essere ascoltati era veramente un piacere. Aspettarono insieme il ritorno della Primavera e quando Valentina si fece trovare sotto la pianta di rose fu una vera festa e questa volta aveva anche una nuova amica; Nonna Alice era lì pronta a viziarla insieme alla piccola Giulia.© Poetyca

Page 28: Ritrattodi donna

ViolaSeduta sul bordo del suo lettino Viola attendeva che la mamma arrivasse, anche questa volta aveva fatto un brutto sogno e dopo aver sudato tanto, compreso che si trattava solo un sogno, aveva chiamato la mamma perché l’abbracciasse e le raccontasse una delle sue bellissime storie.Non era facile per Viola di soli cinque anni capire come mai non tutti erano capaci di fare cose che lei faceva spontaneamente e non aveva intenzione di dare preoccupazione alle persone , solo che non capiva cosa era possibile manifestare e cosa era meglio trattenere o fare solo quando nessuno guardava, come accaduto la mattina prima, quando in giardino aveva visto una farfalla battere inesorabilmente e con grande fatica le ali, era davvero un grande sforzo per lei volare di nuovo.Viola indicò quella povera farfalla al nonno e la bambina disse che voleva aiutala a volare, il nonno spiegò che aveva volato tanto ma ora era il tempo di un lungo sonno, che per tutti arriva la fatica e quel sonno, che ci sono cose che accadono e che non si può reagire, lei non avrebbe potuto fare nulla!Eppure Viola sentiva quel solletico sulla punta delle dita, sentiva quel calore e vedeva intorno alla farfalla un alone colorato che stava per spegnersi, perché non offrire un poco dei suoi colori alla farfalla? In fondo aveva dato gioia al cielo e ai fiori!Viola disse al nonno di non preoccuparsi, ci avrebbe pensato lei! Il nonno sorrise per il candore e la convinzione di quella bimbetta, così simile nell’esprimere i sogni che la sua mamma faceva da piccola, lei che inventava fiabe ed era solitaria, seria e attenta a tutto. Quanta fatica per aiutarla a cambiare perché i sogni non servono a nulla nella vita e si deve essere concreti.Viola si avvicinò alla farfalla, la prese delicatamente e la adagiò sul palmo della mano sinistra mente con la mano destra compiva degli strani movimenti circolari intorno alle ali della farfalla, il nonno guardava stupito e scettico, preoccupato della imminente delusione che la piccola Viola avrebbe avuto a breve.Restava in silenzio, pronto a cercare parole adatte, ad accogliere le lacrime della bambina. Trascorsero pochi attimi e come una piccola nuvola azzurrina apparve avvolgendo la farfalla, il nonno credeva di avere delle allucinazioni perché immediatamente dopo la farfalla iniziò a muovere le ali e a volare intorno alla bambina disegnando alcuni ghirigori festanti.Come era possibile? Si trattava di una particolare coincidenza?Eppure solo pochi minuti prima quella farfalla era disidratata e morta, certamente non era così colorata e viva come adesso!La bimba aveva un’aria soddisfatta e a guardare il viso serio e stupito del nonno si rese conto che forse aveva fatto qualcosa di sbagliato, almeno per il nonno e chiese: – Nonno sono stata cattiva? Perché i tuoi occhi mi stanno rimproverando?Cosa ho fatto di sbagliato?Il nonno non sapeva cosa rispondere, quello allora era un prodigio se la bambina era consapevole di avere fatto qualcosa per cambiare la realtà della farfalla, l’unica cosa che riuscì a chiedere fu: – Ma dove hai imparato? Sei così piccina, come hai fatto?La bimba sgranò gli occhi :- Perché nonno tu non lo sai fare?- No piccola mia io non sono capace, nessuno mi ha insegnato o forse ..non ho mai provato perché non credevo possibile una cosa del genere. Comunque piccola mia forse è meglio non dire questo alla mamma, potrebbe preoccuparsi e se proprio devi fare queste cose, stai molto attenta che non ti veda nessuno!Viola percepì ancora una volta come il nonno fosse turbato e che lei ne era la causa, allora disse al nonno di rilassarsi e di non essere preoccupato perché lei avrebbe fatto attenzione, non lo avrebbe detto neppure a Francy la sua migliore amica.Il sogno era stato davvero spaventoso, una grossa nube scura si stava spostando e con dei vortici che sembravano tentacoli cercava di penetrare nelle case, nei boschi e dove arrivava sotto forma di nebbia cambiava l’aspetto delle cose; alberi e rocce, fiumi e mari, tutto sembrava perdere vita, come un contenitore vuoto, senza più energia, la gente sembrava non avere volontà ed agiva senza riflettere.Nel suo sogno le farfalle, gli uccelli, i pesci e le voci di altri bambini come lei, così sensibili e speciali sembrava

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la chiamassero per portare aiuto e per riportare energie colorate a quel disastro.Quel sogno appariva così vero! Infine la farfalla che la mattina prima l’aveva ringraziata con la danza del cuore le appariva e le diceva che per gratitudine le avrebbe presentato la fatina del giardino e che con lei avrebbe potuto aiutare piante e d insetti, animali ed esseri umani, ma non sarebbe stata sola, altre fatine avevano l’incarico di parlare con altri bambini e si sarebbero tutti incontrati, che una missione la stava attendendo.Viola si svegliò perché quella brutta visione della nube la faceva sentire come senza fiato, come avrebbe potuto aiutare tutti lei che era tanto piccola?Poi ricordò come il nonno fosse preoccupato e cercò la mamma per capire cosa stesse accadendo.La mamma arrivò, semi addormentata ma calma, chiese cosa fosse accaduto e cosa la bambina avesse sognato di tanto brutto.Ascoltò attenta, sebbene la bambina non sapesse come fare per dire che nel sogno era stata richiesta per aiutare , ma che il nonno che aveva assistito al volo della farfalla era preoccupato.Viola disse che era stato un sogno brutto, che era presente una brutta nuvola che si sentiva soffocare per questo ma che alcune cose erano difficili da capire per la mamma come lo erano per il nonno, che forse qualcosa di sbagliato era nelle sue mani.La mamma accarezzò la fronte della bambina e le stampò un bacio, seduta sul letto, con la manina stretta alla sua, le disse di non temere, che la mamma non aveva mai pensato che lei potesse essere sbagliata, che anzi, da quando lei era nel pancione e la mamma sentiva i suoi calcetti sapeva come quella fosse stata una bimba speciale che sognava spesso e come alla nascita la piccola Viola fosse esattamente come nel sogno, persino il piccolo neo a forma di cuore sul pancino!Le disse che anche lei quando era una bambina per molte persone poteva apparire strana, ricca di fantasia, solitaria e che solo se immersa nella natura si sentiva bene.Solo che aveva dovuto mettere da parte ogni sogno, ogni fiaba per essere come altri volevano e solo ora, con la piccola Viola poteva raccontare le sue favole e le sue sensazioni che altri non avrebbero compreso. Dunque di non temere perché la mamma sapeva quanto lei fosse speciale.La bimba allora, ritrovata fiducia le disse della farfalla e la mamma sorrise, le disse del sogno e di come dovesse l’indomani andare in giardino a ricercare la farfalla e come questa le avrebbe fatto conoscere la fatina del giardino.La mamma sorrise ancora, sembrava le credesse e la bimba si rilassò, chiedendo un bicchiere d’acqua e una favola nuova.La mamma andò in cucina e prese l’acqua con sé e lì per lì inventò una favola che parlava dei sogni dei bambini, di come ogni sogno ricco di bellezza, di purezza e di amore fosse energia colorata che salva il mondo, che tante cose invece sono capaci di inaridire la vita, soprattutto non saper sognare o avere paura di farlo,di come tante cose possano invece contaminare e distruggere la bellezza e la Natura, perché si perde il rispetto e si è sordi alla voce del cuore.La bimba comprese come la mamma le stesse indicando di credere in se stessa, di non farsi influenzare delle cose che spesso i grandi dicono perché hanno perso quella fiducia e camminano su una strada che ha perso colori.Il mattino dopo Viola e la sua mamma andarono in giardino insieme, mano nella mano, sorridenti e piene di speranze.Improvvisamente apparve la farfalla, ma a guardarla meglio era una fatina minuscola che emanava grazia e colori, ovunque battesse le sue piccole ali folate di polvere di stelle sprizzavano allegramente e con la sua piccola bacchetta magica fece dei ghirigori e disse con una vocina dolcissima a Viola che lei non doveva mai smettere di manifestare quelle sue doti speciali, che l’intero mondo ne aveva bisogno e se persone tristi e scettiche preferivano restare cieche, lei e altri bambini che presto avrebbe conosciuto non devono fermarsi ma portare avanti l’Opera dalle Bellezza e del Cuore Puro, per salvare la terra da quella nube velenosa che lei aveva sognato.L’appuntamento era nel parco, un centinaio di bambini venuti da ogni parte del mondo avevano fatto dei sogni di vita, di speranza e di bellezza ed ora, con i genitori che attraverso di loro avevano capito come si stessero dimenticando il valore profondo delle cose, finalmente si sarebbero incontrati.Quanta emozione e quanti abbracci! Finalmente si poteva regalare luce e colori alla Natura morente per

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fermare le nubi tossiche della violenza e del rancore per portare pace e compassione nel Mondo.Viola era felice, raggiante e vibrava alla medesima frequenza di quei bambini.Tutto stava per iniziare.© Poetyca

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L’elefantino ChimboIl vento racconta sempre tante storie e per chi non riesce a dormire e resta in ascolto,la notte è capace di portarne sempre di nuove,basta restare in silenzio e far riposare i pensieri . C’era una volta nella foresta africana una bella famiglia di elefanti,tutti erano in attesa della nascita di un nuovo elefantino che avrebbe arricchito il “ Grande gruppo”. L’evento era molto atteso e le elefantesse più anziane tenevano d’occhio Aurora la giovane sposina che cominciava ad agitarsi… La luna era piena e giù al fiume le canne erano agitate dal vento… Aurora sentì essere giunto il momento di allontanarsi per il grande evento lentamente si spostò dove sapeva esserci uno spiazzo e vicino un cespuglio che l’avrebbe protetta da occhi indiscreti. Dopo qualche attimo di smarrimento per la visuale poco nitida e per la trepidazione per quanto stesse per accadere,l’elefantessa sentì l’istinto che la guidava… Dopo un po’ di tempo vide nell’erba un esserino tenero che coccolò amorevolmente,ecco ora poteva fare la conoscenza del suo piccolo e volle chiamarlo Chimbo. L’elefantino era vivace e amava scoprire tutte le cose che il mondo conteneva : odori,suoni e sapori,non era una cosa di tutti i giorni avere un mondo da assaggiare e una mamma così premurosa! Ritornata al gruppo con quel nuovo componente venne festeggiata ed accolta da tutti con gioia,il suo piccolo era proprio carino. La mamma era paziente ed ogni mattina lo portava al fiume per fare il bagno e gli insegnava i luoghi dove avrebbe trovato l’erba migliore. Il piccolo Chimbo era davvero felice,non conosceva il pericolo e nessuno gli avrebbe mai fatto del male con la presenza della sua adorata mamma. Un giorno dal cielo scese uno strano animale che nella sua pancia trasportava degli umani,scesero dei cacciatori in cerca di nuove prede da vendere ai circhi più importanti d’Europa. Era un gruppo,tra i vari cacciatori il più temuto ed abile Albert ,era quello che sapeva fare il suo mestiere con destrezza,tutti sapevano che la cicatrice che aveva nel braccio era per la lotta che ebbe con un feroce leone,lui non temeva nulla e conosceva il territorio come nessuno. La notte dell’arrivo fu subito impiegata per mettere delle reti molto robuste e il fatto che la luna mandasse poca luce a causa delle nubi era per lui un’occasione da non far fuggire. Si nascose nei pressi del fiume che sapeva essere territorio di abbeverata per gli elefanti con la speranza di trovarne uno abbastanza giovane in modo da essere addestrato in un Circo. Alle prime luci dell’alba l’elefantino assetato si sveglio e si allontanò per andare a bere al fiume,non volle svegliare la madre che era molto stanca. Appena si avvicino alla riva senti un odore sconosciuto ma non ci fece caso e ZAC! fu prigioniero della rete,il cacciatore soddisfatto per la sua preda,prima che l’elefantino potesse emettere un suono lo narcotizzò e lo mise in una grande cassa dotata di ruote agganciata alla sua jeep. Il piccolo era confuso,non comprendeva nulla e sapeva solo che si sentiva molto pesante. Dopo ore di sonno si risvegliò in un luogo rumoroso e buio con la strana sensazione di rollare,era infatti nel bagagliaio di un aereo,cominciò a pensare alla sua mamma,alla foresta e al suo fiume,gli amici che forse non avrebbe più rivisto…Si mise a piangere e una brutta voce rispose “ Ti sei svegliato finalmente? Tu ed io dovremmo fare un lungo viaggio insieme e poi…Sarai importante sai? Sarai capace di lavorare in un bellissimo Circo! Era il domatore del Circo Betrix che era andato a prenderlo,era un omone grosso,grosso con uno sguardo che metteva paura,per lui,domatore di leoni ed elefanti era importante dover essere imponente e farsi rispettare soprattutto dalle belve. L’ elefantino lo temeva,aveva una voglia matta di andare dalla sua mamma,ma dov’era?Il piccolo si mise a piangere…Sentì una vocettina che gli disse : “ Non piangere piccino,vedrai che non è poi così brutto il Circo,sai,ci sono tanti bambini che ci vengono a vedere e ci regalano mille sorrisi !” Era Coco la scimmietta del domatore,com’era piccola e buffa con quel vestitino rosso con bottoni dorati,addirittura aveva un cappellino! Chimbo la guardò e sorrise ,si,era proprio carina,le ricordava Dolly e Molly le sue amiche della foresta. Così ,da questo primo incontro Coco e Chimbo rimasero sempre insieme,l’elefantino imparò molti esercizi ed era bravo,non poteva però cancellare dal cuore la foresta e la sua mamma. Un giorno la piccola Coco rimase chiusa in una scatola,conteneva dei vestiti colorati da pagliaccio e lei non riuscì a trattenere la sua curiosità ,la serratura scattò ma essendo difettosa la rese prigioniera. Non riusciva a respirare,era buio ed aveva paura,cominciò allora a piangere e ad agitarsi. Per fortuna Chimbo la sentì poiché era vicino al tendone dove stava provando i suoi esercizi,subito corse e con la proboscide aprì la scatola e la trasse in salvo. Coco fu felice per la dimostrazione d’amicizia e chiese cosa desiderasse tanto e se lei potesse aiutarlo per ricambiare l’atto d’amicizia. Chimbo divenne triste,voleva tornare nella sua foresta,era felice di fare gli esercizi per i sorrisi dei bambini ma lui non poteva dimenticare la foresta e la sua mamma,voleva che Coco prendesse la chiave

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della sua gabbia dalla roulotte del domatore per poter tornare a casa. Quella notte Coco con le chiavi sottratte al domatore aprì la gabbia del suo amico che lo salutò con le lacrime agli occhi riconoscente per la conquistata libertà e per doversi separare,le chiese se volesse andare con lui ma la scimmietta rifiutò dicendo di non aver mai visto una foresta e di essere nata nel Circo e non avrebbe mai lasciato il sorriso dei bambini che amava. Chimbo sparì nel buio della notte,non sapeva dove andare,era stanco e infreddolito,troppi rumori minacciosi,aveva fame e voleva sempre di più la presenza della sua mamma. Finì distrutto in un parco e si addormentò. Al mattino presto Angelo e suo padre insieme al cane Ringo erano andati a fare la passeggiata del mattino. Quando Angelo lo vide credette di sognare,com’era possibile che ci fosse un elefante nel parco? Lo portarono nel giardino di casa e poi in garage stando attenti a non farsi scoprire,il padre di Angelo amava la natura e gli animali e conosceva molti zoofili così organizzò un viaggio e dopo pochi giorni il piccolo Chimbo vide dal finestrino dell’aereo la sua amata foresta e il fiume degli elefanti. Quando lo fecero scendere si voltò per salutare il bambino con uno dei suoi esercizi più belli e il bambino dopo averlo abbracciato gli regalo un sorriso,per Chimbo fu il più prezioso che conserva ancora nel cuore. Il vento ha portato questa storia raccolta in uno dei suoi lunghi viaggi e altre ne raccoglie se in silenzio lo sai ascoltare.© Poetyca

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Un incontroEra forse follia quella che sembrava dominasse quell’uomo? Eppure amava camminare sotto la pioggia, quella notte danzava preso dal ritmo che solo lui sentiva, tra le gocce che non temeva e che piuttosto desiderava che lo sfiorassero, voleva catturarne la luce, riprodurla sulle sue tele. Ricordava, perché un altro uomo, come lui era diventato la sua “ardente passione”, che molti anni prima qualcun altro si metteva in ricerca di emozioni e desiderava riprodurle, era il suo ispiratore, era qualcosa difficile da spiegare per chi, preso dalla razionalità non avrebbe compreso. Ora era lì, zuppo di pioggia nel buio della notte rotto soltanto dalla fioca luce lunare che faceva capolino, a tratti tra le nubi cariche di pioggia. Era un pittore emulo di Vincent Van Gogh, conosceva ogni cosa, ogni atto della vita dell’artista e sentiva in sé la sua presenza e a volte anche intorno, sarebbe stato difficile spiegare, ma in fondo lui, non cercava spiegazioni, desiderava solo vivere le sue emozioni. Da qualche tempo aveva fatto delle particolari ricerche sulla cromaticità e trasparenza di alcune tinte, in particolare sui gialli e sui blu, quelli erano per lui colori importanti. Il suo animo era sempre sereno, solare e tendeva a donarsi fino all’ultima stilla, eppure la sua vita era stata poco generosa con lui, particolare la sua infanzia e prima giovinezza, una cosa aveva imparato con l’intatto animo d’innocenza, come quello di un bimbo entusiasta: ogni istante era prezioso, ogni cosa che la vita avrebbe donato non doveva essere sprecata, mai! Tutti i solchi che la sua anima aveva ricevuto, quegli invisibili semi in essi sparsi erano tutti germinati, un dono inaspettato per chi come lui aveva subite molte privazioni. Ora era lì ad ascoltare quel ritmo gioioso che faceva danzare la sua anima, era ad allargare il cerchio d’anima per quel dono che tanto amava: la pioggia. Tutte le volte che pioveva per lui era una gioia, pensava a quanti arcobaleni ci potevano essere intorno e n’era affascinato. Nella sua vita non erano mancate le difficoltà ma non si era perso d’animo, nella convinzione che servissero per trovare qualcosa di grande, quello che aveva sempre “ sentito” esistere oltre ogni linea di confine data dalla vita come appare. Credeva molto alle sue sensazioni, agli attimi impalpabili che sentiva provenire da una diversa dimensione, in fondo, seppure la sua vita in principio fosse stata molto solitaria ed il destino avverso si era impadronito della sua porzione di serenità, sapeva che da altre dimensioni esistevano i suoi cari e vegliavano su di lui, accoglieva quel suo particolare destino anche se poteva apparire triste. Il suo orgoglio consisteva nel fatto che aveva potuto seguire la sua inclinazione naturale, nessuno gli aveva potuto impedire di esprimere la sua tendenza artistica, la sua stessa vita era imperniata sugli studi che lo potevano aiutare in tal senso, ma non aveva potuto completarli, non era un problema: artista si è nell’animo e non nell’acquisizione di nozioni e di teorie, lo aveva dimostrato quando per mantenersi vendeva i suoi quadri nati da istinto, era autodidatta, sentiva dentro come e cosa portare fuori quel suo mondo emotivo che lo affascinava: bastava poco per farlo gioire, il primo sole al mattino, l’incontro con gli animali del bosco, del lago, la natura per lui aveva un fascino assoluto e in particolari giornate tra i raggi di sole che filtravano tra le foglie del bosco, quando la luce e il pulviscolo dorato assumevano, insieme al silenzio, un’atmosfera rarefatta, si rendeva conto di sconfinare in un particolare sentire. Il giorno precedente era accaduto un episodio particolare: immerso nel silenzio, tra la quiete dei suoi pensieri e la luce del bosco, aveva avutola particolare sensazione di essere osservato, ma nulla di inquietante, solo una “presenza” che espandesse la pace di quel luogo, era come se lui stesse per essere spettatore di qualcosa di non comune, persino il respiro sembrava essersi bloccato, il cuore invece cominciò a tamburellare quasi a dare la certezza di non essere morto. In un attimo sembrò che i colori, gli odori, le sagome e i contorni prendessero una diversa connotazione: tutto era brillante, intenso, correva incontro… Tutto era precipitato come attraverso un vorticoso tunnel “ dentro l’anima” e lui ora era parte di quel tutto. Lei era lì, davanti a lui o dentro le sue emozioni, era un tutto indistinguibile, sapeva che la conosceva da sempre eppure era consapevole che quello era il primo incontro. Non era quello il momento di formularsi domande, temeva che se lo avesse fatto tutto sarebbe svanito. Lei era una creatura particolare, su questo non vi erano dubbi: alta, candida, capelli lunghi e occhi che contenevano una strana luce: pacata e forte al contempo, sembrava che emettesse una conoscenza bonaria, il sorriso era come quello che si vede nei volti dei “ vecchi saggi” di alcune miniature orientali. Lui si sentiva come essere entrato, non si sa bene come, dentro una favola, un mito, una di quelle storie che si raccontano ai bambini: era una fata dei boschi? Aveva il corpo non troppo diafano e neppure esageratamente possente, ma quello che colpiva era quanto emettesse: armonia, dolcezza, consapevolezza e ogni gesto era accompagnato da un sorriso radioso e una luminescenza dorata che ora aumentava, ora si stemperava. Non stava certo sognando, quello era un episodio che lo stava

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avvolgendo di una serenità che mai aveva conosciuto. Questa particolare situazione a lui parve durasse ore, poi tutto svanì poco a poco. In lui rimase una strana euforia, una gioia indescrivibile e un impeto che lo spinse a cercare, vivere, gioire di ogni attimo di vita per quella meravigliosa scoperta, sentiva che l’avrebbe incontrata ancora, che quella serenità che aveva ancora dentro di sé quella notte di pioggia, era ormai incapace di svanire. Voleva dipingerla, dare a quel volto, a quella coroncina di foglie che le cingeva il capo una “concretizzazione” attraverso un quadro, cercava ora di riprodurre gli stessi colori, le stesse sensazioni cheaveva provato, voleva vivere con la natura, nella natura e darle vita anche sulla tela. Sentiva persino che la sua interiorità aveva trovato un diverso ascolto, sentiva Vincent che lo guidava e tutto quanto gli stesse accadendo, no, non poteva essere compreso.© Poetyca

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In armonia Un suono che oltrepassa il silenzio,un vibrare che non conosce distanza – perchè tutto è qui ed ora -e come un arco scocca una freccia e colpisce il bersaglio,così è l’essenza che unisce chi è nella medesima sintonia.Prima di mostare di fare o di saper dire si deve essere capaci di essere.Presenza nell’attimo, manifestazione che in ascolto effonde un sentire interioreche è forza motrice di un modo di essere in armonia con tutto.Il percorso prende inizio dal saper ascoltare,dal cercare il senso di percezioni, dall’ essere fedelie non contraddittori tra quel che sentiamoe quanto portiamo all’esterno, a volte controccorente,tenendo la distanza da quanto sia generalizzato,da quanto rappresenti il frutto di altrui aspettative,un rimasticare concetti e proposizioni non del tutto capitoo mai sperimentati. Usare l’inerzia non conduce lontano,infatti la spinta iniziale di estingue e non trova nuovo alimento.Poter manifestare se stessi, sulla stessa sintoniae sull’accordo di una musica interiore, di sensazionilegate al buonsenso è non andare contro il proprio essere, 12.01.2011 Poetyca

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Io sono AmoreSono io amore

che cerco te nel buiocome eco urlo il tuo nome

ma non rispondistringo nel pugno il silenzio

dai muti occhi scivolanole mie perle opache

sei tu la luce che nella notte cercoma lontana sfugge

lasciandomi nel freddo del cuoreche ferito non colora il tempo

Dov’è la mia dimoranon corrono le ombre

e la luce danzaalla ricerca di una stretta d’animasenza fermare i passi e le paure

che conducono allo scivolarel’uno dentro l’altra

per stringere più forteogni attimo eterno

01’09’2003 Poetyca

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Mondo dentro agli occhiIl mondo dentro agli occhi

è riflesso di quel che il cuoreoltre il silenzio sa proiettareTu cerchi un mondo libero

da voci e possessoda rigore e da quell’attesadove s’inciampi all’errore

Il tuo mondo conosce coloresorriso e vita

dove tutto è trepidazioneper le cose semplici

che sono donocoerenza e franchezzaper un dialogo vero

Un mondo lietoche sappia abbracciarechi è stanco nel riflesso

di una lacrimache scivola sul volto

21.01.2010 Poetyca

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Nel silenzio è la risposta Nel silenzio è la risposta,Un silenzio che è ascolto di quello che non è traducibile in parole,un silenzio che è apertura percettiva dentro se stessi,dove ogni persona sarà trovare un sussurro diverso,capace di dettare la rotta del proprio cuore.Allora quello che potrei vivere oggi, percepirlo e forse scriverlonon è più valido domani – il silenzio è accoglienza di non saper darerisposte definitive – risposte per gli altri – poiché credo sinceramenteche tutti hanno le medesime occasioni e opportunità e che se ascoltasseroil proprio silenzio saprebbero portare alla luce l’ineffabile. 06.01.2011 Poetyca

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Uno sguardo tra mille Parole ricamano il silenzioattesa di un momento magicodove solo uno sguardo tra milleal ritorno dell’intima aurorasa sciogliere tutte le onde trattenute:aliti di salsedine che scorrono sul visoEd è Amorerespira lento l’estasi della veritàliquida languiva e spogliava la pauradimorava nascosta dietro le dunecoperta da sospiri dell’anima vibrantein una memoria inascoltata e dormiente 08-01.2011 Poetyca

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Perchè è cosìE tu amico non ti chiedere dove ti condurrà la vitao quante volte i nostri sguardi si sono incrociatitu lo sai è una partita mai finita e anche se inciampise credi di doverti fermare per prendere fiatotrovi sempre la forza di credere a quello in cui hai speratoNon è mai solitario il tuo camminoed anche se qualcosa s’è perdutase le ferite nel silenzio brucianohai sempre la speranza e la volontàche ti condurranno lontanoMi hai cercata ancora una voltaed io sono qua con un sorriso in tascae provo a capire dove poggiano le tue paurese il tuo sogno s’arresta perchè tu lo vuoio è troppo faticosa la salita e cerchi una spintaMi dicesti un giorno che sono una fatache posso colorare le parole e spargerle nel vento– fata della pioggia – che nutre ogni sememi hai detto che regalo arcobaleni 12.01.2011 Poetyca

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Poesie

Sfoglio parolesfoglio pensieri– l’emozionedi margheritestese al sole-

sfoglio immaginiche percorrono lievi

come brividilungo i sentieri.Cerco e vibrod’ogni sentiredono di fogli

e del loro colore…Colore di cielo

colore di vitacolore di farfalle

che prendono il volo.Rime e versi

respiro e gioia

12.01.2011 Poetyca

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Quiete

Quiete..acqua di un lago

che riflettele onde del cuore.

Dolci occhispecchio d’amore

mille le stellein questo cammino

e se le perle scivolanoconservane il senso.

Pegno-Pensieroma anche stretta lieve

che come brezzati accarezza.

Tesoroper ogni perla

-una stella in cielo-per noi brilla.

Ti seguolungo le rottedell’Universo.

14.06.2002 Poetyca

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Siamo…

Fiori che dischiudonole corolle al sole,

alla rugiada che nutre,siamo fiori che estasiati,ubriachi vivono amore….

In ricerca di notti di stelle,ascolto di pensieri muti,

in un cuore gonfio d’amore,ricerca in sè di senso e colori.

Siamo frammenti di stelleche tolgono polvere

al loro dolore,Siamo…

In cammino tra desertie fonti improvvise,

squarci di cieloche donano sensoad ogni caduta.

Respiro di temposenza confini:Vita e senso

di ogni vagare.

19.06.2002 Poetyca

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Silenzioso percorso

Quando sai aprire il tuo cuore all’ascolto,

come la corolla di un fiore ai raggi benefici del soletu potrai comprendere e vivere momenti di bellezzache nulla potrebbe imitare: nel silenzio ogni palpito,

nel silenzio ogni vibrazione che colora le ali del cuore.Quando nel respiro sai raccogliere la vera essenza

dello scambio di energia/ amore tra te e il divino in tetu puoi imparare a comprendere cosa è amare.

Ogni attimo di vita è dono, esso è scoperta, esso èquel volo di infinito che disegna il senso del tuo esistere – qui ed ora.

L’amore scivola, come una goccia di rugiadasopra una foglia di loto, una goccia che alla fine

della sua corsa lenta si immerge in un oceano d’amore.Noi tutti siamo gocce che prendono la loro vita da quell’oceano

e ad esso fanno ritorno, questo è possibile comprenderloquando sappiamo vivere squarci di silenzio nella nostra vita.

04.01.2011 Poetyca

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SogniMai fare morire i sogni, metterli da parte a volteci permette di andarli a ripescare nei lunghi invernidel cuore per riaccendere la fiamma della speranza.E” importante saper distinguere un sogno,un palpito vivo del cuore che ci fa scavalcare ogni ostacolocome se fosse un grande aquilone al quale attaccarela forza indomita contro tutto e tutti,alle illusioni che hanno ali fragili e non sanno varcare il cielo,ci distolgono soltanto dalla strada maestra,quella che ci permette di alimentare la fiamma della nostra vita. 11.01.2011 Poetyca

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Sorridi…Aquila sei tu

capace di aprire le alie di varcare il cielo

e io sono quiti volo accanto.

Tutto è orizzontelimpido cielo

è tutto tuo lo spazio.Le nubi in attesa

ora ti possono accogliere.Guardati intorno:

Lo spirito non ha brigliei sentimenti non hanno tempo

nessun confine è limite.Guarda le tue ali forti

ora sai che seifatto per il volochiudi gli occhi

e se una lacrima scendel’asciugherà il solese temi il vuoto

12.01.2011 Poetyca

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Incontri speciali Quando un incontro è un’esperienza che ci permette di accedere a qualcosa che forse avevano intuitoma della quale non si poteva avere certezza, tanto siamo incasellati in una realtà pre-ordinata dalle altri aspettative,della quale essere manifestazione, con il prezzo di restare troppo a lungo sordi ai moti interiori, la nostra vita cambia completamente e non si riesce a trattenere la portata di quello che si viene a scoprire e che trasforma del tutto il nostro percorso e l’accesso alla nostra spiritualità rimasta infantile a causa dell’inganno. Ma resta comunque il retrogusto del dubbio, non sulla bellezza e forza numinosa dell’esperienza, quanto nel sapere se si è creduti, se quanto si prova a condividere è in grado di essere compreso ed accolto. Sono necessarie, non solo delle verifiche ma sopratutto delle opportunità di scambio per fissare il senso stesso della via tracciata da questa esperienza che non sempre è possibile descrivere perchè una parte di noi stessi che non sospettavamo ha assimilato delle informazioni che continuano a dilatare il tempo e lo spazio, come una sorta di apprendimento sottile in constante scambio.Chi era il messaggero che ci ha fornito una visione diversa di quanto per millenni ci hanno fatto credere?E sopratutto per quale motivo una persona apparentemente capitata per caso a questo incontro si trova depositaria di un messaggio così pregnante di vita? La risposta non è accessibile attraverso il ragionamento ma facendo cadere ogni difesa per essere cuore spalancato e in ricerca. 08-01-2011 Poetyca

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StuporeMi stupisce semprecatturando momenti

come albe nuove…si libra e volteggiaS’espande e incide

presenza che scoppiaregalando emozione… è la gioia che vive

Tramutati attimiafferrandone il senso

– piccole gocce di rugiada-…nutrimento interiore

Piccole perlegrande tesorotocchi d’infinito

…e si allarga lo stuporeCome onde

12.01.2011 Poetyca

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Suoni

Tra suoniviaggi

e vibrazioniti ho trovato

cuorein attesa.

Nell’impercettibilesentieroc’eri tu.

Piccoli passiportano

sempre lontano.Ora che stringila mia mano

non sciogliereil volo.

Avvolgimiportami in alto

respirami e fammi nubein abbandono nel vento.

Se tutto ha un sensoe il senso è il tutto– tutto è amore-Il nostro viaggio

quel insondabile misteroquella vibrazione

quell’essenzanata e mai nata

vissuta e in attesanoi che cerchiamo

e viviamo orain alba ritrovata.

Siamoesseri in vita

sentiero che trasporta suonovibrazione e anelito lieve

Amore all’unisonoche vibra dello stesso tono.

Danzo nel tuo cuoree le stelle sono casa

e noi siamo cammino.Sorrido

….sorrido ancora.

09.06.2002 Poetyca

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Una fiaba Per te che guardi dalla finestraed oggi attendi il soleho in mente di regalarti nuove parolee di disegnare tra le nubi una bella fiaba.Una storia sempre diversache conosca il sorriso,una mano tesa e la voce del cuore.Una piccola storia racchiusa in un pugnoper farti sentire la forzadi chi anche se lontano a te offre un fiore.Per te che non speri più nella parola amicae vorresti accogliere questo nuovo sognosenza l’amaro in bocca dell’ennesima delusione.Ho solo delle immagini da regalaree la presenza di ogni giornofatta di semplici parole.Ma se soltanto ci fossero più raggi,più gocce e sorrisi da questo istante 11-12-2011 Poetyca

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Una stella in sogno Ho visto e percepito una piccola casa, raccolta e ricca della bellezza delle cose semplici,costruita con legni profumati e con un’ampia finestra. Il camino in Inverno riscalda il cuoree con il suo scoppiettare tiene compagnia. In estate questa casetta diventa un faro,dove tanti gabbiani si raccolgono e cantano canzoni antiche al mare.Conosco questo luogo,il suo profumo di buono: cioccolata calda, resina dei boschi e nocciole.Un luogo dove nessuno alza mai la voce, dove anche il silenzio sa comunicare armonia, pace del cuore.Dove guardando fuori dalla finestra le stelle della notte sembrano sempre grandi e vicine:giocano, mandano bagliori per accendere le nostre emozioni più profonde. Questa casa è il tuo cuore,ora aperto a tutti, in offerta per abbracciare tutti coloro che ti vogliono bene.Ho portato un regalo, un piccolo pacchetto rosso con un fiocco giallo e sulla carta sono disegnate piccole Trilly che spargono con una scia di stelline armonia per chi lo apre. Il pacchetto contiene una piccola stellaraccolta sulla spiaggia, ma non è una stella marina, è una vera stella scesa dal cielo per restare in questa tua casetta ed illuminare tutti i momenti che penserai di essere sola. Ti accorgerai allora di quanti cuori battono insieme al tuo per creare la favola più bella che l’amore sappia creare. 06.01.2011 Poetyca

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Uno sguardo tra mille Parole ricamano il silenzioattesa di un momento magicodove solo uno sguardo tra milleal ritorno dell’intima aurorasa sciogliere tutte le onde trattenute:aliti di salsedine che scorrono sul visoEd è Amorerespira lento l’estasi della veritàliquida languiva e spogliava la pauradimorava nascosta dietro le dunecoperta da sospiri dell’anima vibrantein una memoria inascoltata e dormiente 08-01.2011 Poetyca

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Viandante

Ogni vitacome una piuma leggera

squarcia il cieloaperta la soglia

del lungo camminopoggiano passicanto di vita

nell’inconsistenteilluminando

sorriso nuovoumilmente vibrando

accarezza il cieloride sfiorando

la luce del mattinoeco e colori.

04.06.2002 Poetyca

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Vita

La vita:un cammino-fiori e foglie-

sbocciaredi nuovi profumi

Piccoli passi:cercare il senso– tenui colori-di luce avvoltiNella notte:

stelle-presenti bagliori-folgorano momenti

16.07.2002 Poetyca

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Voglio

Voglio stringertidentro al cuoree farti danzare

al battito della mia gioia:“LO VOGLIO!”

Veliero su acque placide…gabbiano che spiega le alinel tempo senza tempo,

nel cuore in festa,nel sole che brilla.

Respiro lucente che vibrasu note inudibili, seimusica dell’universo:

“Cuore -vitariflesso del tutto.AMORE espansoche tutto tocca.

” IO AMO”

11.06.2002 Poetyca

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