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Pooh legend

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I 4 volumi di POOH LEGEND in versione integrale ed unificata

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Gaia
Formato
Edizione integrale unificata dei quattro volumi by Crifò Salvatore
Gaia
Formato
POOH LEGEND
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... IN CONCERTO | I POOH DAL VIVO

edizione integrale unificatadei quattro volumiby Crifò Salvatore

Gaia
Timbro
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... IN CONCERTO | I POOH DAL VIVO

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1980LIVE

POOH TOUR ‘80Filmati tratti dallo speciale televisivo “I Pooh in concerto” (1980), ripreso durante il Tour estivo del gruppo ed all’epoca trasmesso dalla Rai - Regia di Pino Ferrarini

L’ULTIMA NOTTE DI CACCIA (1979, Facchinetti/Negrini) 5’03”

Definita addirittura “wagneriana” da alcuni critici per la maestosità

dell’ispirazione classica di Roby, “L’ultima notte di caccia” è uno dei

pezzi più belli, complessi ed innovativi dell’intero repertorio dei Pooh.

E si avverte anche dal vivo, malgrado certe sfumature dell’arrangia-

mento nate molto spesso dal talento di Dodi (dai soli di chitarra alle

ritmiche in controtempo, realizzate senza la possibilità di farsi aiutare

dai computer) si colgano di più, per solito ma non in questa ripresa che

anzi le evidenzia, ascoltando bene la versione in studio incisa su “Viva”.

Dove il brano, il cui testo è figlio di un’intuizione “made in Negrini”, re-

cava anche un sottotitolo (“Powha, l’indiano”) persosi poi per strada.

Presenza fissa dei live dal ‘79 all’85, “L’ultima notte di caccia” ha poi

conosciuto versioni “ampliate” con cambi di tonalità dello strumentale

di chiusura (nell’88), a cappella (nel 2001) e acustiche (nel 2002), risul-

tando però curiosamente esclusa dai concerti “storici” dei 20, 25 e 40

anni: nel 2006, ad essere precisi, venne eseguita in parte solo nel tour al

chiuso, non nei concerti estivi poi testimoniati in audio e video.

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Presentazione Roby - MEDLEY ACUSTICO 12’13”

INCREDIBILMENTE GIÙ (1978, Facchinetti/Negrini) - SEI TUA, SEI MIA

(1979, Battaglia/Negrini) - STAGIONE DI VENTO (1980, Facchinetti/Negrini) -

CERCAMI (1978, Facchinetti/Negrini) - CHE NE FAI DI TE (1977, Facchinetti/

D’Orazio) - COSÌ TI VORREI (1979, Facchinetti/D’Orazio) - IN SILENZIO

(1968, Facchinetti/Negrini) - ALESSANDRA (1972, Facchinetti/Negrini)

Questo medley, condotto tra chitarre e tamburelli con una curiosa

esibizione di Facchinetti al vibrafono, restituisce il sapore delle

parentesi acustiche tipiche dei concerti dei Pooh per lunghi anni. Nello

specifico, qui i Pooh agiscono proprio da band, con tanto di coro

finale allo stesso microfono di Dodi e Stefano. E questa versione della

band dal ’92 in poi è stato sempre più difficile vederla, avendo loro

scelto di alternare canzoni con voci soliste anche nei momenti acustici

dei tour. Ma il medley del Tour ’80 è intrigante anche per le canzoni

scelte, quasi tutte andate poi scomparendo dal repertorio della band.

“Stagione di vento”, “Che ne fai di te” e “Sei tua, sei mia” erano lati

B di 45 giri di successo, e meritano ascolto soprattutto la seconda

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(testo autobiografico di Stefano, che ricorda la storia con una ragazza

canadese) e la terza (bel pezzo sull’amore fisico che meritava più

attenzione). “Così ti vorrei” fu un piccolo “must” dei concerti seguiti

all’album “Viva”, per la sua scrittura molto “easy”: che poi fu il segreto

del successo in hit parade anche di “Cercami”, che però - ci disse

Roby - “fu una di quelle canzoni che non sopravvissero all’epoca in cui

furono scritte. Dopo un po’ non interessavano più alla gente”. È invece

rimasta nel repertorio live dei Pooh “Incredibilmente giù”, uno dei pochi

pezzi d’amore in rima baciata della storia della band, francamente uno

dei meno validi del loro repertorio: ma al gusto del “popolo dei Pooh”,

evidentemente, non si comanda… Ascoltando questo medley, inoltre,

si nota come la vocalità predominante in chiave solista sia quella di

Dodi: la cui voce calda e morbida ha fatto da imprinting emotivo

vincente a tanti successi dei Pooh, da quelli riportati qui alla luce a

“Tanta voglia di lei” o “Noi due nel mondo e nell’anima”, aprendo per

le sue medesime qualità anche quasi tutti i brani, come “Uomini soli”,

le cui strofe sono state divise equamente fra le voci dei quattro Pooh

(ognuno dei quali, ovviamente, ai pezzi portava poi altri colori).

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PIERRE (1976, Facchinetti/Negrini) 4’14”

Per vari motivi, l’album “Poohlover” del 1976 è testimoniabile in

Pooh Legend solo con questo brano. Ed è un peccato. Non soltanto

perché fu il primo dei Pooh “indipendenti” post-Lucariello: soprattutto

perché, malgrado fosse stato lanciato da “Linda”, canzone d’amore,

diede la misura della voglia e della capacità di osare di un gruppo

giunto alla boa dei dieci anni di vita. In “Poohlover” i Pooh furono i

primi a cantare di prostitute, zingari, carcerati e incisero brani di rock

sinfonico estremamente significativi ed ispirati. “Pierre”, qui eseguita

nell’arrangiamento classico chitarra-violoncello-flauto-tastiere, fu la

prima canzone italiana sull’omosessualità. Con un filo di ironia, Negrini

raccontò così la genesi del pezzo, nel tourbook del 1991: “Guidando

piano sui viali ho riconosciuto un mio ex compagno di scuola, uno di

quelli secchioni, che adesso è un travestito. L’ho fatto salire e siamo finiti

in un bar, a raccontarci delle cose. Sa tutto di me, di noi: ha i dischi. Gli

confido che vogliamo cambiare delle cose, che racconteremo storie

diverse. Si scalda. L’Italia è un paese di ipocriti. Anche noi gente di

musica possiamo fare gli impegnati fin che vuoi, ma restiamo sempre

un po’ maghi e un po’ cialtroni. Ti voglio bene, scemo: siamo gente di

scena, sia io che te. Bevine un altro, amico, o amica”.

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ASIA NON ASIA (1985, Facchinetti/Negrini) 5’41”

Per diversi anni i Pooh testarono dal vivo brani di Lp in lavorazione,

ed accadde anche per “Asia non Asia”, che testimonia le distanze

culturali tra Oriente e Occidente con gran bell’impatto sonoro.

Peccato semmai sia restata nelle scalette live solo due anni: ma del

resto era difficile pensarla con altri arrangiamenti

(specie l’interessante ma faticosa ritmica ideata

da Stefano stesso), e impossibile sintetizzarla

in medley. Però, attenzione: il brano

parla del Giappone, non nacque lì.

Laggiù i Pooh restarono spiazzati da

un modo di vivere meccanico, e

alla fine incisero “Asia non Asia” a

Carimate, ovvero… nei famosi Stone

Castle Studios, da poco acquistati

da Red insieme a Renato Cantele.

Proprio negli anni dei “viaggi” per

i Pooh, Canzian aveva infatti messo

1985LIVE

ASIA NON ASIA TOUR ‘85Riprese effettuate dal vivo durante il concerto tenutosi a Milano - Montaggio curato da Stefano D’Orazio utilizzato sinora solo a scopi promozionali

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a frutto la passione per la tecnologia e la produzione discografica

aprendo con Renato Cantele (vero “responsabile” del nuovo suono

del gruppo) il Morning Studio, prima appunto al Castello di Carimate

e poi a Milano, in quelli che erano gli studi di Caterina Caselli. E per

dodici anni il Morning, dove “Asia non Asia” venne lavorato, sarà il

riferimento italiano delle più grandi produzioni. Ma del resto, come Red

svelò nel libro “Quello che non sai”, il suo sogno è sempre stato oltre il

successo. “Sogno che la mia casa diventi un punto di riferimento per i

giovani. Per la grafica, la pittura, la musica. L’arte”. E oggi conferma:

“Pensando alle difficoltà dei miei inizi e alla grande occasione avuta

nell’incontrare i Pooh, ho cercato da sempre, per come ho potuto, di

aiutare chi si avvicina alla musica credendoci, mosso da vera passione.

Ma ho capito che da solo era difficile fare tutto, e spesso le mie forze

non erano sufficienti. Ecco perché, ad esempio, è nata la Fondazione

Q, con persone del calibro di Elvio Chiatellino e Marina Quadro, attivi

da decenni nel sociale: per provare a far sì che le opportunità avute

ieri da gente come i Pooh stessi, le abbiano pure i ragazzi di domani.

Quelli che meritano, in un Paese dove la meritocrazia è spesso soltanto

una parola”.

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1987

IL COLORE DEI PENSIERI TOUR ‘87Riprese effettuate il 22 Dicembre 1987 a Roma - Edite nel Vhs “Pooh - Il colore dei pensieri Tour ‘87”(1988) - Regia in post-produzione di Stefano D’Orazio - Se-zione fiati: Claudio Pascoli, sax / Fernando Brusco, tromba e flicorno / Amedeo Bianchi, clarinetto

MAI DIRE MAI (1987, Battaglia/Negrini) 5’02”

BUONA FORTUNA (1981, Facchinetti/D’Orazio) 4’19”

Uno dei brani più interessanti della storia dei Pooh, “Buona fortuna”, con

il suo particolarissimo arrangiamento, e un piccolo gioiello nascosto,

“Mai dire mai”, forse sottovalutato dai Pooh stessi ma di ottimo

appeal anche a distanza di anni dalla sua gestazione. Li abbiamo

proposti in accoppiata perché sintetizzano bene l’anima rock della

band, ma anche in quanto fra i più valorizzati dalla sezione fiati che

accompagnò i Pooh nei tour dell’86 e dell’87. “Mai dire mai”, pezzo

che mescola rock e melodia dentro una scrittura in più parti che bene

LIVE

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testimonia le mature qualità compositive di Dodi, rimase nelle scalette

live solo un altr’anno, “Buona fortuna” vi torna invece periodicamente:

comunque sia, in queste versioni si possono godere meglio che altrove.

Tra soli strumentali e impasti polifonici, alternanza nei cantati all’interno

dello stesso brano (andata diradandosi nei dischi successivi all’87) e

piccole grandi malizie come la parte di basso usata a mo’ di assolo,

per “chiamare” il ritmo dalla platea, lanciando “Buona fortuna”.

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OASI TOUR 1988Riprese effettuate a Milano, PalaTrussardi, 2 Dicembre 1988 - Edite nel Vhs “Oasi - Concerto live dal PalaTrussardi di Milano” (1989) - Regia di Pino Leoni - Alle tastiere Fio Zanotti

Presentazione Dodi - NIENTE A PARTE L’AMORE (1988, Facchinetti/

Negrini) 5’55”

SENZA FRONTIERE (1988, Facchinetti/Negrini) 4’27”

Due canzoni dell’Lp “Oasi”, due canzoni per motivi diversi da

riscoprire. Anche perché, diciamolo, a volte i Pooh non hanno

saputo valorizzare a sufficienza certe belle faccende da loro scritte.

Prendiamo “Niente a parte l’amore”, canzone sentimentale ma non

1988LIVE

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banale, con la curiosità di Roby che tocca note a lui inconsuete in

falsetto e un andamento melodico che conquista. Durante il Tour

di “Oasi” la band distribuì un “Questionario” per chiedere ai fans le

tre canzoni preferite di quel disco, e “Niente a parte l’amore” fu tra

le prescelte. Risultato? Al tour successivo, quello di “Concerto per

un’oasi”, l’unica differenza in scaletta fu l’inserimento dell’omonimo

brano strumentale per il WWF… al posto di “Niente a parte l’amore”.

“Senza frontiere”, invece, è stato il primo brano dedicato in Italia al

problema dell’apartheid, e riascoltandolo oggi possiamo dire che

Negrini vi aveva già individuato anche le quotidiane difficoltà di

convivenza della gente comune italiana con un “diverso” venuto da

lontano. I Pooh presentarono “Senza frontiere”, assieme a “Che vuoi

che sia”, per lanciare in anteprima “Oasi” sulla prestigiosa ribalta di

Riva del Garda: collegandosi in diretta tv su RaiUno il 17 Settembre

1988 da Trento. Però anche “Senza frontiere” scomparve poi un po’

troppo in fretta dai concerti della band, per tornarvi solo una volta nel

1992.

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1990

MILANO, PIAZZA DEL DUOMORiprese effettuate il 27 Settembre 1990 in Piazza del Duomo, Milano - Edite nel Vhs “Pooh in concerto - 27.9.90 Insieme per l’ambiente” (1990) - Regia di Riccar-do Donna - Alle tastiere Emanuele Ruffinengo

L’ALTRA DONNA (1990, Battaglia/Negrini) 4’25”

GIORNI INFINITI (1986, Facchinetti/Negrini) 5’21”

LA LUNA HA VENT’ANNI (1990, Canzian/Negrini) 4’26”

I critici non sempre sono stati teneri con i Pooh: salvo a volte ricredersi,

magari davanti ad evidenti dati di fatto. Fu quanto accadde a Cesare

G. Romana, uno dei migliori giornalisti musicali italiani, al concerto di

LIVE

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piazza del Duomo “Insieme per l’ambiente” del Settembre ’90. Ma

attenzione: Romana non si commosse per i sessantamila che affollavano

piazza e vie circostanti, semmai quella dichiarazione d’amore lanciata

dalla gente ai Pooh lo rafforzò in una convinzione. Che non poteva

essere un caso, il loro successo. Così spiegò: “Un concerto autoritratto,

studiato per mettere a fuoco i connotati di una vicenda creativa che

viaggia con coerenza tra romanticismo, melodia, attualità. E forse se un

pubblico certamente vasto si riconosce nei Pooh, è proprio perché sono

i Pooh a riconoscersi nella gente. Tra alti e bassi ispirativi, ovviamente:

ma sarà difficile anche ai critici più severi, al cui novero il vostro

cronista appartiene

da anni, negare che

la bravura tecnica del

quartetto, sia nell’uso

degli strumenti sia nel

canto, ha raggiunto

nel corso del tempo

un livello di perfezione

davvero non comune”.

Per parte nostra, di

questo “concerto autoritratto” di “perfezione non comune” abbiamo

scelto tre episodi, molto significativi della musica dei Pooh a cavallo tra

anni Ottanta e Novanta, quando iniziarono ad indirizzarsi verso un pop

d’autore fatto di canzoni interpretate da solisti e scritte tra cronaca

e autobiografia. Alla cronaca, mediata con i sentimenti dell’uomo

comune, si rifà “La luna ha vent’anni”, primo indizio di una crescita del

Red compositore che si sarebbe completata di lì a breve. Il brano è stato

proposto dai Pooh nella sua versione integrale e con l’arrangiamento

pop originale solo in questo tour. All’autobiografia risponde invece

“L’altra donna”, dal 1990 in poi sempre presente nelle scalette dei

Pooh, anche se raramente - come invece accade qui - intera:

mentre trattasi di un must “made in Battaglia”, dalla partitura molto

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complessa e originale cui Dodi stesso presta la voce in una non facile

parte vocale, che merita assolutamente un’integrale riproposizione.

Infine “Giorni infiniti”, giocata in piazza Duomo fra tastiere e lo “storico”

pianoforte bianco di Roby, è invece uno dei brani che a nostro avviso

meglio sintetizzano il linguaggio della band, assieme a “Buona fortuna”

o “Lettera da Berlino Est”: pop e rock, estensione melodica e ritmo,

polifonie e solismi, ottimismo e sentimenti. Ed è interessante riguardarne

un’esecuzione completa, come nel corso degli anni è accaduto poi

solo poche altre volte.

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1991

POOH 25 LA NOSTRA STORIA TOUR TEATRALE 1991Riprese al Teatro Ponchielli di Cremona - Edite nel doppio Vhs “Pooh 25 La nostra storia - Tour teatrale 1991” (1991) - Regia di Riccardo Donna

VIENI FUORI (Keep on running) (1965, Edwards/testo italiano Negrini, cover incisa dai Pooh nel 1966) 2’29”

LETTERA DA BERLINO EST (1983, Facchinetti-Canzian/D’Orazio) 2’43”

SE C’È UN POSTO NEL TUO CUORE (1985, Canzian/D’Orazio) 2’22”

CITTÀ DI DONNE (1987, Canzian/Negrini) 4’31”

LIVE

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Fu una piccola svolta, questo concerto, nella storia dei Pooh. Svelando

in toto il lato ironico e guascone di D’Orazio, i Pooh ripassavano la

loro storia senza celebrarsi, ma prendendosi anche un poco in giro.

Fra ampi monologhi autoironici quasi teatrali - firmati da Stefano,

appunto - e una girandola di cambi d’abito permessa dalla memoria

storica… delle mamme dei Pooh. E dai loro guardaroba, custodi dei

più improbabili vestiti usati dalla band per lanciare questo o quel disco.

Dei vestiti però è meglio tacere: meglio focalizzarsi sulle canzoni. “Vieni

fuori”, primo disco del gruppo (con nessun Pooh del 1991 in formazione),

riscoperta nel festeggiare i vent’anni; “Lettera da Berlino Est”, piccolo-

grande capolavoro di rock melodico con squarci di umanità molto

belli nel testo, dedicato a un muro caduto poco dopo la sua scrittura;

“Se c’è un posto nel tuo cuore”, col suo arrangiamento di grande

appeal e modernità firmato Dodi, il primo brano con D’Orazio solista

nella storia dei Pooh; “Città di donne”, ovvero i Pooh che cantano…

il sesso. Giusto a ribadire che per conoscere tutte le sfumature di un

artista non sono sempre sufficienti le canzoni più famose: questa, Red

la definì nella segreteria telefonica con cui la band teneva all’epoca i

contatti con i fans “una canzone fuori dai nostri schemi, una canzone

sexy”. Appunto.

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1991

TOUR ESTIVO ‘91Riprese effettuate a Pisa l’11 Settembre 1991 - Trasmesse in televisione da Me-

diaset il 25 Settembre dello stesso anno (“I Pooh in concerto - 25 anni di canzo-

ni”) - Regia di Egidio Romio

…IN CONCERTO (1979, Facchinetti/Negrini) 2’24”

Sono numerosi, i pezzi dedicati dai Pooh alla loro vita in musica: da

“Rock’n’roll” a “Siamo ancora sulla strada”, fino alla recente “Questo

sono io”. “…In concerto” è uno dei più belli e noti, ed anche uno

dei più “veri”: perché segnala che non tutto è rose e fiori, anche in

un’avventura di successo come quella dei Pooh. Nel libro “I Beatles

italiani si chiamano Pooh” del 1983, la band stessa spiegò perché il

primo verso del brano dice che la musica è “uno strano lavoro”.

“Perché tutti credono che sia facile e invece è massacrante. Sacrifici

su sacrifici, a non finire: devi trascurare tutto, gli amici, i divertimenti…

Ma poi hai questi risultati che ti ripagano di tutto”. E a chi scrive viene

in mente l’anno 2009, l’addio di Stefano, la rabbia e la tristezza che

LIVE

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vedevo in Red, Roby e Dodi, incerti come mai sul futuro. Perché chi

ama la musica, chi vive di musica, in realtà non sa farne a meno, non

immagina neppure che possa finire. Anche se è un lavoro “strano”,

anche se a volte quando si spengono le luci del palco il successo non

basta, per vivere la vita di ogni giorno. “…In concerto” canta tutto

questo in modo coraggioso, struggente, sincero. Quasi un messaggio

in bottiglia, dai Pooh al “popolo dei Pooh”.

CI PENSERÒ DOMANI (1978, Battaglia/Negrini) 1’57”

Se Negrini non avesse scelto in tempi lontani di fuggire dalla stampa,

gli avremmo volentieri chiesto quali chiavi emotive vengano smosse

in lui dalla musica di Dodi che evidentemente, oltre a possedere

profondità armonica e fascino melodico, è intessuta di una sua

particolarissima capacità evocativa. Perché, se ci si fa caso, è quasi

sempre su composizioni di Battaglia che Valerio sfoga la propria

straordinaria capacità di scrivere vere e proprie sceneggiature in

musica. Faccende tipo “L’altra donna” o “Una donna normale”,

“Padre a vent’anni” o “Isabel”, “Due donne” o “Comuni desideri”,

“Vienna” od “Orient Express”: storie e panorami, oggetti e persone che

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si susseguono descritti da punti di vista cinematografici, facendo via via

ricostruire all’ascoltatore un piccolo film, ricco di dettagli, di vite vissute.

E di questo tipo di scrittura “poohika” è esempio sommo la maiuscola

“Ci penserò domani”, delicata e misurata anche nei crescendi, qui

proposta in fascinosa versione acustica.

Presentazione Stefano - VIVA (strumentale) (1979, Facchinetti) 4’50”

Ad essere schietti, dei tanti strumentali “made in Facchinetti” non

indicheremmo “Viva” come il più riuscito. Però è senz’altro uno dei

più efficaci dal vivo, uno dei più amati dalla gente, e col tempo è

diventata una “firma” dei Pooh live. Petardi compresi. Praticamente,

“Viva” è in quasi tutti i concerti della band ripresi dalle telecamere:

questa versione è però molto più efficace di tante altre, per vigoria e

anche perché mostra cosa significhi, per i Pooh, fare spettacolo oltre la

musica. Fra pedane e fumogeni.

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1992

IL CIELO È BLU SOPRA LE NUVOLE - TOUR ‘92Riprese al Forum di Assago, Milano, nell’autunno/inverno 1992 - Montaggio curato da Stefano D’Orazio utilizzato sinora solo a scopi promozionali

LIVE

STARE SENZA DI TE (1992, Canzian/D’Orazio) 5’32”

L’inizio di un amore raccontato con l’onestà di svelare la contemporanea

sofferenza per la fine di un altro amore. Red qui canta di sé, e “Stare

senza di te” è il primo capitolo di una serie di brani molto autobiografici

in cui Canzian adopera le parole di D’Orazio per sfogare un momento

insieme doloroso e bellissimo della propria vita. Ma probabilmente è

stato anche per il non voler nascondere l’autobiografismo di pezzi

come questi, che da qualche tempo a questa parte i Pooh hanno visto

aumentare la stima della gente nei loro confronti. Sono uomini come

noi, e cantano storie che possono essere di tutti senza nascondersi.

Certo, fu dura mettere su disco una vicenda vera ma personalmente

drammatica: tanto che Chiara, figlia di Red e della sua compagna

di allora, Delia, non ha voluto ascoltare “Stare senza di te” per molti

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anni. In compenso, pochi forse lo sanno, anche Chiara quando ha

deciso che la sua strada era la musica ha cantato… la stessa storia:

dal suo punto di vista di bambina che vedeva finire l’amore dei suoi

genitori, e allora non capiva certo necessità e onestà interiore di certe

scelte, sempre comunque preferibili all’ipocrisia. La canzone di Chiara

si intitola “Novembre ‘96” ed è l’altro punto di vista di “Stare senza di

te”, un caso più unico che raro nella storia della canzone.

IN ITALIA SI PUÒ (1992, Facchinetti-Zanotti/Negrini) 7’06”

Erano i tempi di Tangentopoli: anche se quando Negrini scrisse il testo

di “In Italia si può”, non tutto il marcio era già venuto fuori. Comunque,

la canzone parla di ciò e di tanto altro: con ironia, in modo “pop”, ma

senza risparmiare alcun italico vizio. Dalla malasanità ad una tv che

stava degenerando nel voyeurismo. In tour i Pooh si divertirono molto

a rendere la canzone un circo equestre di satira vivente, con il fattivo

contributo dei loro tecnici e collaboratori storici, da Dumbo a C2. E

questo filmato, praticamente inedito, testimonia un altro “lato B” della

band, anch’esso poi mai più ripreso ma senz’altro da ricordare: con

tanto di citazioni di “‘O sole mio” e dell’Inno di Mameli.

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1994

TOURNÉE ACUSTICARiprese effettuate dal vivo a Cologna Veneta (Verona) nell’estate ’94 - Edite nel Vhs “Un anno di Pooh” (1995) - Regia di Riccardo Donna - Fiati Piero Vallero

LIVE

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e Dodi a dare sfogo, con la sua particola-

rissima timbrica e le emozioni interpretative di cui è capace, alla

profondità emotiva della composizione di Roby.

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1994LIVE

MUSICADENTRO IN TOURRiprese effettuate dal vivo durante il tour teatrale dell’autunno/inverno ‘94 - Edite nel Vhs “Un anno di Pooh” (1995) - Regia di Riccardo Donna

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LA RAGAZZA CON GLI OCCHI DI SOLE (1988, Battaglia/D’Orazio) 2’20”

1976: Stefano canta per la prima volta una strofa da solista con i Pooh

(“Fare, sfare, dire, indovinare”). 1985: Stefano canta per la prima volta

una canzone intera da solista con i Pooh (“Se c’è un posto nel tuo

cuore”). Anche se in quel brano i colleghi un po’ lo aiutavano: nel

coro del ritornello. 1988: Stefano canta per la prima volta una canzone

dei Pooh intera, e stavolta completamente da solo. Quella canzone è

“La ragazza con gli occhi di sole”, una storia vera dell’adolescenza di

D’Orazio: “Anche se il treno in realtà era un tram…” E con “La ragazza

con gli occhi di sole” si verifica anche un evento: un’importante

apparizione tv della band con D’Orazio solista. Accade al “Disco per

l’Estate” del Settembre ‘89 a Riva del Garda: premiazione per i successi

dell’antologia “Un altro… pensiero” e del maxi-singolo “Concerto

per un’oasi”, e Pooh con un “frontman” inatteso. Qui la versione del

brano (poi un po’ dimenticato nei live dei Pooh) è quella con D’Orazio

ancora più protagonista: la versione cioè acustica, ripresa in teatro dal

tour “Acustica” - appunto - dell’estate precedente, con il vibrafono a

fare le veci della chitarra solista. Giusto per testimoniare un poco di più

le intuizioni musicali di quella magnifica tournée.

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IN CONCERTO PER TELETHONRiprese di proprietà della band, effettuate dal vivo l’11 Dicembre 1995 in piazza del Duomo a Messina per Telethon (maratona benefica trasmessa dalla Rai)

1995LIVE

LE CANZONI DI DOMANI (1994, Facchinetti/Negrini) 4’51”

Entrati in possesso di un documento molto interessante, intitolato

“Telethon 1995 - Piano lavoro Pooh”, abbiamo deciso di svelarne qui

i contenuti. Giusto per dimostrare che fare solidarietà, pur se lungi

dall’essere eroico come gli stessi Pooh sottolineano con pudore, è

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comunque un altro mestiere duro. Quasi come il far canzoni… Fra

il 4 e il 14 dicembre 1995 per la band erano previsti: 5 conferenze

stampa; 9 ore di collegamenti telefonici con le radio; 4 incontri con

studenti in scuole di vario grado; otto incontri con gente comune,

militari, ricercatori, case Telethon; 6 ore di prove per i concerti; venti

ore di concerto. Il tutto viaggiando fra Genova, Palermo, Agrigento,

Messina, Palmi, Cittanova, Bari, Roma e Gioia del Colle. Città da cui

i Pooh, non contenti, sono poi partiti in treno per altri due giorni di

viaggio tra Foggia, Pescara, Ferrara, Treviso, Genova, Livorno e Roma:

con “appena” 12 ore di concerti/esibizioni tv in 48 ore esatte trascorse

sul treno Telethon. Insomma, un’esperienza “soft”… Da cui abbiamo

estratto un bel live, molto “suonato”, de “Le canzoni di domani”, brano

non fortunatissimo di un Cd ondivago, che merita però un riascolto:

perché la musica di cui si canta qui è solo un pretesto. La canzone è

un grido a spronare l’intera Italia a rimboccarsi le maniche, ad uscire

dal degrado morale di Tangentopoli. E forse neanche i Pooh l’hanno

mai detto esplicitamente, che “Le canzoni di domani” è una canzone

politica.

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POOH 40 - LA GRANDE FESTARiprese effettuate dal vivo a Padova, Prato della Valle, il 22 Settembre 2006 - Edite in versione integrale nel Dvd “Noi con voi - Live Tour 2006” (2007) - Regia di Claudio Asquini

2006LIVE

Presentazione Red - IL RAGAZZO DEL CIELO (LINDBERGH) (1978,

Facchinetti-Canzian/Negrini) 7’25”

Il concerto dei 40 anni, lunghissimo, permise ai Pooh di rispolverare brani

fondamentali della loro storia, accantonati però da tempo. Fra questi

figurava “Lindbergh”, presenza pressoché fissa nei loro tour fino agli

inizi degli anni Ottanta, brano che si iscrive a buon diritto in quel filone

“poohiko” di pop-rock sinfonico legato alla storia. Storia come mito

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(“Parsifal”), storia come passato remoto (“Inca”, “L’aquila e il falco”),

storia come passato recente. La nascita di “Lindbergh” la racconta

bene Sandro Neri nel volume “La grande storia” (2005): “Red porta un

nastro con uno strumentale dove tastiere e basso sembrano comporre

un unico suono, un’aura vaporosa e suggestiva che Roby sviluppa

in una mini-suite. Quanto serve a Valerio per raccontare la storica

impresa di Charles Lindbergh, l’aviatore americano che nel 1927 portò

a termine la prima traversata dell’Atlantico”. E che fu ribattezzato “Il

ragazzo del cielo”, aggiungiamo noi, perché all’epoca aveva appena

25 anni. La riproposta di questo brano ebbe tanto successo che rimase

in scaletta anche per il tour successivo, quello di “Beat ReGeneration”.

CINQUANTA PRIMAVERE (1992, Battaglia/D’Orazio) 2’26”

Ormai punto di riferimento del catalogo dei Pooh, “Cinquanta

primavere” gode di una scrittura delicata e pudica, che emoziona: ed

esemplifica bene l’apporto compositivo di Dodi (qui anche decisivo

nell’arrangiamento) al gruppo. Inoltre, pur avendo un testo personale,

“Cinquanta primavere” è tanto personale... che diventa universale. Un

po’ perché raccontando l’amore tra suo padre e sua madre D’Orazio

sottolinea anche i valori che gli hanno insegnato. E sono valori condivisi

con gli altri, come ci disse in un’intervista: “Abbiamo avuto educazioni

simili, e cose come onestà reciproca e capacità di ascoltarsi sono

state fondamentali anche nel rapporto di amicizia fra noi Pooh”.

Ma “Cinquanta primavere” diventa universale soprattutto quando si

trasforma in emozione sul palco, ed ognuno può calarla nella propria

esperienza privata di figlio o genitore. Si dice che Stefano abbia pianto,

incidendola. Chissà. Sicuramente ha pianto diverse volte cantandola,

anche in tv. Perché è una storia vera, di persone vere, di figure

indispensabili anche nei loro silenzi. Lei “coi capelli bianchi”, lui “con gli

occhiali nuovi”, loro che poi se ne andarono nello spazio di pochi mesi:

il padre per primo, proprio alla vigilia di un Telethon. Lo apprendemmo

da giornalisti pochi istanti prima della conferenza stampa della

maratona benefica, cui comunque i Pooh si presentarono tutti quanti.

Stefano compreso. E anche quello fu, in fondo, un omaggio ai valori

trasmessigli dai genitori.

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ANCORA UNA NOTTE INSIEME POOH TOUR 2009Riprese effettuate al Forum di Assago, Milano, il 28 e 30 Settembre 2009 - Edite nel doppio Dvd “Ancora una notte insieme - L’ultimo concerto” (2010) - Regia di Claudio Asquini

2009LIVE

LA MIA DONNA (1984, Facchinetti/Negrini) 6’13”

Brano importante nella storia della band per almeno due motivi.

Innanzitutto è la prima canzone con strofe alternate fra i quattro Pooh

che diventa un classico del gruppo (più di “Buona fortuna”), aprendo

così la strada ad altri pezzi pensati allo stesso modo: una novità per l’Italia.

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Ma “La mia donna” è decisiva pure nell’ampliare il repertorio dei Pooh

dal vivo, grazie anche all’assolo di chitarra finale che nel live emerge

in tutta la sua bellezza. Fra “rispetto, tecnica ed inventiva”, che Dodi

definisce gli elementi fondamentali nell’interpretazione virtuosistica di

uno spartito. Nel concerto d’addio di D’Orazio “La mia donna” tornò

in scaletta dopo diversi anni, nei quali al più era stata citata in taluni

medley. E forse pochi sanno che

questo capolavoro nacque solo

alla fine della lavorazione di

“Aloha”, quando i Pooh si resero

conto che mancava al disco

una grande canzone d’amore:

Roby la compose in una notte,

alle Hawaii, e in poche ore

Valerio ne scrisse il testo.

UOMINI SOLI (1990, Facchinetti/Negrini) 4’28”

Di questo brano si sa tutto: forse allora vale la pena collegarlo ad un

aneddoto molto interessante che solo chi era presente quella sera può

conoscere. Siamo a Milano, è il 27 maggio 1999, tournée di “Un posto

felice”, primo bis. A metà del primo refrain, blackout sul palco. I Pooh

restano al buio e senza amplificazione. Ma “Uomini soli” continua: è la

gente a cantarne la strofa di D’Orazio e il secondo ritornello. E i Pooh,

commossi, a guardarsi restituire in modo inatteso un po’ delle tante

emozioni evidentemente regalate nel tempo a migliaia di persone. A

quella gente perbene che alla musica chiede solo di alleggerire la

fatica di ogni giorno, al cosiddetto… “popolo dei Pooh”.

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DAL TOUR BEST OF THE BEST Clip live mai pubblicato sinora realizzato con riprese e registra-zioni effettuate durante il Tour “Best of the best - La tournée dei grandi successi”, 2002 - Re-gia Stefano D’Orazio

FIGLI (2001, Facchinetti/Negrini) 4’59”

2002BIS

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Quando uscì la compilation “Best of the best”, nel 2001, “Figli” fu

subito il brano più apprezzato dei tre inediti che la completavano.

Ma non si seppe immediatamente, che era una canzone destinata

a ispessire la rilettura “poohika” del “Pinocchio” di Collodi. Si seppe in

tour, quando Roby la presentò parlando proprio del nuovo progetto

della band, il sogno di un musical. Per poi cantare “Figli”, come

mostrano queste riprese, al suo pianoforte bianco: accompagnato da

violoncello, flauto e tastiere. Il pianoforte bianco è un classico di Roby

dal vivo, fors’anche il prolungamento della sua anima in brani cui dà

connotazioni di preziosità particolare. E magari in futuro avrà preziosità

particolare anche il pianoforte bianco: giacché nel 2011 Roby è stato

l’unico italiano ad acquistare lo Steinway realizzato per i 70 anni di John

Lennon, ricalcando le caratteristiche dello strumento

su cui l’ex Beatle compose “Imagine”. Dei 100

pianoforti prodotti in quattro misure e venduti

nel mondo come “Imagine Series” (con

ricavato anche a scopi benefici), a casa

Facchinetti è finito il numero 2 della

misura centosettanta. Chissà, forse

vi nascerà sopra… la “Imagine”

dei Pooh! Curiosità, tornando a

“Figli” e “Pinocchio”: nel tour del

2002 i Pooh presentarono anche

un altro brano del musical, “C’era

una volta”: in versione strumentale

a introduzione di “Parsifal” e ad

essa legata come suoni, quasi da

opera rock.

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MEDLEY PALASPORTFilmato tratto dallo special televisivo “Palasport”, ripreso al Palalido di Milano durante la tournée invernale del Novembre/Dicembre 1981 e andato in onda il 16 maggio 1982 sul terzo canale Rai - A cura di Vittorio Salvetti

1981BIS

MEDLEY PALASPORT 15’40”

BANDA NEL VENTO (1981, Facchinetti/Negrini) - QUELLO CHE NON SAI (Rag doll) (1964, Crewe/testo italiano Negrini-De Simone, cover incisa dai

Pooh nel 1966) - PICCOLA KATY (1968, Facchinetti/Negrini) - IN SILENZIO

(1968, Facchinetti/Negrini) - TANTA VOGLIA DI LEI (1971, Facchinetti/

Negrini) - PENSIERO (1971, Facchinetti/Negrini) - NOI DUE NEL MONDO E NELL’ANIMA (1972, Facchinetti/Negrini) - NASCERÒ CON TE (1972,

Facchinetti/Negrini) - BANDA NEL VENTO (ripresa) (1981, Facchinetti/

Negrini)

Non si stupisca il “popolo dei Pooh”, se quello che vedrà e sentirà nel

Dvd è esattamente quello che si ascolta nell’Lp “Palasport”. I mezzi

tecnici dell’epoca erano quelli che erano, e dunque la ripresa video

per lo special di Salvetti, ideatore del “Festivalbar”, andò di pari passo

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con la registrazione audio per il primo album dal vivo dei Pooh. E proprio

per l’importanza di questo medley nella vicenda della band, si è deciso

di proporlo come “ultimo bis” nella nostra carrellata di immagini live dei

Pooh. Anche se, ovviamente, del gruppo testimonia solo le hit di un

certo periodo, il primissimo. La cover “Quello che non sai” che per prima

diede un’idea delle potenzialità vocali dei Pooh, il 45 giri “In silenzio/

Piccola Katy”, l’approdo al primo posto dell’hit parade con “Tanta

voglia di lei”, la consacrazione con “Pensiero”, l’azzardo - anche nei

suoni - ancora premiato di “Noi due nel mondo e nell’anima/Nascerò

con te”, 45 giri con due lati A. In tutto, queste canzoni messe insieme

hanno passato 17 mesi nelle classifiche. E “Banda nel vento” le unisce

col filo rosso dei ricordi di una vita in musica, “riavvolgendo il nastro”

senza dimenticarsi di Riccardo Fogli né, appunto, della “prima volta di

hit parade”. In questo medley si apprezza bene (anche visivamente) la

forza fisica dei Pooh primi anni Ottanta dal vivo: e pure gli arrangiamenti

di questi classici, quasi tutti incisi originariamente con l’orchestra, sono

qui muscolosi. Anche a scapito di qualche raffinatezza che si apprezza

meglio, ovviamente, quando l’orchestra c’è. Come accadeva nelle

incisioni originali, figlie di un periodo - fine anni 60, primi anni 70 -

decisivo per la band: un periodo in cui soprattutto l’originalità creativa

di Facchinetti, autore di quasi tutti i singoli del gruppo e già allora

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capace di trasportare nel pop-rock e in brani

di impatto popolare i propri studi musicali

colti e la nostra tradizione operistica, aveva

segnato il percorso di un linguaggio davvero

“poohiko”. Con alcune punte su tutte, che

si stagliano anche in questa riproposizione

dell’81: “Pensiero” (nata dall’esigenza di

valorizzare le capacità polifoniche di una

band inusuale in cui tutti cantavano,

e pensata proprio a questo scopo

da Roby, anche se pochi lo sanno),

“Noi due nel mondo e nell’anima”

(compositivamente ispirata dal movimento

che la introduce, poi sviluppato da Roby però volutamente

“all’inglese” e non “alla francese” o “all’italiana”, per avvicinare i Pooh

al mondo anglofono di riferimento del pop mondiale) e “Tanta voglia

di lei” (che anche grazie alla genialità poetica di Valerio fu il primo vero

successo dei Pooh, quello che li catapultò davanti al grande pubblico

con 900mila copie vendute). Ma non vogliamo dimenticare un paio

di aneddoti che meritano di essere segnalati, su questi capolavori del

primo periodo “made in Facchinetti/Negrini” che segnò la strada dei

Pooh. Di “Tanta voglia di lei” Dodi ha ricordato sorridendo: “La cantai

io per volere di Lucariello; qualcuno sostiene che sarebbe diventata

un successo anche se a cantarla fosse stato il cameriere, ma manca

la riprova…” Curiosa invece la vicenda di “In silenzio” e “Piccola Katy”.

Come lato A del 45 giri era stato scelto “In silenzio”, ma già le recensioni

dell’epoca avevano qualcosa da ridire. Citiamo testualmente una di

esse: “Il brano del lato A è melodico, caramelloso, forse più adatto a un

Morandi che a un complesso. In “Piccola Katy” invece riconosciamo

uno stile personale dei Pooh”. La cosa curiosa è che Dodi pensò cose

simili, ascoltando quel disco: “Per me “In silenzio” è un gran pezzo. Ma

quando lo sentii per la prima volta non facevo ancora parte dei Pooh,

ed ero convinto lo cantasse proprio Morandi… Comunque, è stato per

“Piccola Katy” che quello fu il primo disco dei Pooh che ho comprato”.

I successivi dischi dei Pooh, invece, Dodi li ha suonati.

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Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro

e soprattutto grazie alle due persone da tanti anni a noi più vicine, importantissime nel coordinamento del nostro lavoro: Antonella Spotti e Simona Zangrandi.Grazie a Marco Nuzzi che ha lasciato tante tracce del lavoro svolto per noi.E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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... IN CONCERTO | I POOH DAL VIVO

Progetto ideato e curato da ANDREA PEDRINELLIProduzione e realizzazione ROBY FACCHINETTI - DODI BATTAGLIA - RED CANZIANDistribuito da ARTIST FIRSTArtwork FLORA SALA_STUDIO ANASTASIAEditing video e montaggio Rocco Bernini e Michele Macrì per Nexus NetworkMastering audio Attilio CasatiAuthoring Dvd Marco Uberti per On Air, Milano

Si ringrazia Claudio Asquini - Renato Cantele - il mitico Dumbo - Andrea Fortis - Carolina Mari - Mila Ortiz - Teresa Sartori - Mauro Sassi

Le fotografie contenute nella presente opera sono di proprietà della band.Oggetti e memorabilia qui fotografati provengono dall’archivio personale dell’autore.I materiali di pagina 53 sono di proprietà dello storico-collezionista Maurizio Pilenga, autore della prima mostra ufficiale sulla storia dei Pooh, che ringraziamo per la collaborazione.

I materiali video contenuti nel Dvd sono di proprietà Tamata. Per gli edit audio del Dvd sono stati utilizzati i seguenti brani: Amore e dintorni (1986, Canzian/Negrini), È vero (1983, Facchinetti/Negrini). La musica del menu del Dvd è lo strumentale “Concerto per un’oasi” (1989, Facchinetti).

Avvertenza: i filmati originali di “Pooh Tour ‘80”, “Il colore dei pensieri Tour ‘87”, “In Italia si può” non corrispondevano in alcune loro parti agli standard qualitativi audio e video in uso oggi. Sono stati lavorati e restaurati con le migliori tecnologie a disposizione al fine di pubblicarli anche a prescindere da qualche difetto residuo: per completezza dell’opera e sicuri di assecondare così il desiderio degli appassionati.

Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro che hanno combattuto per tracciarne il solco. Grazie perciò a tutti i tecnici, musicisti, arrangiatori, produttori, manager e amici che ci hanno accompagnato nel tempo, e soprattutto grazie alle due persone da tanti anni a noi più vicine, importantissime nel coordinamento del nostro lavoro: Antonella Spotti e Simona Zangrandi.Grazie a Marco Nuzzi che ha lasciato tante tracce del lavoro svolto per noi.E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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NON SOLO MUSICA|I MILLE VOLTI DI UN MESTIERE

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VITA DA POOHFilmati tratti dallo special televisivo “Viva”, andato in onda nel 1979 su canali Rai - Regia Ivan Falardi - Durata totale della sintesi: 16’04”Oltre alle canzoni citate sotto, la sintesi contiene testimonianze di backstage del Tour 1979 costellate di interviste: ASPETTANDO IL CONCERTO - DAL CAMERINO AL PALCO, PARTE PRIMA (Stefano e Roby) - DAL CAMERINO AL PALCO, PARTE SECONDA (Red e Dodi)

1979

Era già molto ampio, nel 1979, il “popolo dei Pooh”: signore e bambini,

teenagers e trentenni. Lo dimostra bene questo Special, uno dei più

“antichi” e storici nella lunga vicenda della band, che ripercorre la

vita d’artista dei quattro Pooh alla vigilia del famoso concerto del Tour

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di “Viva” tenuto allo Stadio San Paolo di Napoli. Un concerto da tutto

esaurito come gli altri di quel celeberrimo Tour, un evento che però,

con pudore, non è messo in primo piano dal regista Falardi (il quale per

questo Special realizza a favore della band anche il primo clip italiano,

“Io sono vivo”). In primo piano c’è appunto la gente, e fra la gente gli

stessi Pooh. Quattro ragazzi che raccontano la solitudine dell’artista

(fotografata quello stesso anno nel brano “…In concerto”), rievocano

l’infanzia, spiegano in modo molto genuino la genesi di uno show che

comunque li innalzerà a numeri uno dello spettacolo italiano dal vivo.

Tra fumi, laser e un allestimento che prevedeva una decina di Tir a

portare in giro per l’Italia una carovana di un centinaio di persone.

Anche nella nostra sintesi di questo Special abbiamo privilegiato

voci e ricordi, conservando comunque ampia testimonianza della

preparazione di effetti, suoni e scene per lo show (svoltasi a Budrio

nel Bolognese), e mantenendo stralci dei quattro “assoli” con cui i

Pooh impreziosirono la scaletta di quella tournée. Molto intrigante ci

è parso soprattutto l’assolo di Stefano, un virtuosismo puro su quella

che pare una pentola modellata a mo’ di percussione: con tanto

di individuazione ed indicazione (a pennarello!) delle note prodotte

battendo su un punto dell’arnese piuttosto che su un altro. E quella

“pentola” era un nuovissimo steel drum acquistato a New York. Gli

assoli di Roby (che qui fa da colonna sonora), Red e Dodi vertono sugli

spartiti di “Odissey”, “Mediterraneo” e “La gabbia”.

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In studio: NOTTE A SORPRESA (1979, Facchinetti/Negrini) 3’13”

Sul palco (Napoli, Stadio San Paolo, Settembre 1979):

TUTTO ADESSO (1979, Facchinetti/Negrini) 3’18”

Come canzoni, dallo Special di “Viva” abbiamo scelto i brani che

diedero vita al secondo 45 giri estratto dall’album: un singolo di grande

fortuna che seppe resistere ben sedici settimane nell’hit parade.

“Notte a sorpresa” è diventato in fretta un classico dei Pooh, anche

per la sapiente miscela di ottimismo e ribellione “pulita” del testo. Ma

non è un brano banale come può sembrare, basti pensare agli effetti

delle voci ed agli arrangiamenti di chitarra firmati da Dodi (con l’allora

inusuale Wah Wah). Qui i Pooh sono ripresi mentre lo cantano in studio,

tanto che possiamo scrivere che anche questo avrebbe potuto essere

un videoclip come lo divenne “Io sono vivo”. Mentre “Notte a sorpresa”

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divenne videoclip ad Anzio, per una produzione Rai destinata a fare da

sigla di “Domenica in…” durante un’intera stagione ed a conquistare

moltissimi nuovi fan alla band. Sul retro di “Notte a sorpresa” c’era

“Tutto adesso”, qui dal vivo davanti ai 50mila del San Paolo. Un pezzo

di ribellione feroce, tipico di certi slanci di Negrini sia nello scrivere

d’amore (la coetanea “Sei tua, sei mia”) sia nell’accennare denunce

politiche (si pensi al finale di “Passaporto per le stelle”). L’immagine

molto “pulitina” dei Pooh di allora fece passare presto “Tutto adesso”

nel dimenticatoio, mentre è una bella testimonianza dell’ennesimo

“lato B” dei quattro, molto rock - quando vogliono - in tutti i sensi.

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APPUNTI DI VIAGGIOFilmati tratti dallo special televisivo “…Stop”, andato in onda nel 1980 su canali Rai - Regia Antonio Moretti - Durata totale della sintesi: 11’35”Le canzoni citate sotto sono state riprese al Casino di Saint Vincent (Aosta), in un “finto live”. Ovvero, sul palco del tour allestito in toto (luci comprese) solo però per lo Special tv, girato senza pubblico; e difatti poi sulle immagini è stato montato l’audio dell’Lp “…Stop”, che qui abbiamo sostituito con le tracce rimasterizzate in digitale dei pezzi scelti - Malgrado la bizzarria dell’operazione, questo Special resta una testimonianza intrigante di brani altrimenti mai visti in tv: ed incuriosiscono anche i set esterni (con i Pooh protagonisti) pensati per l’occasione ad intervallare le canzoni.

1980

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I Pooh in moto, i Pooh alla guida di auto d’epoca, i Pooh in volo con

i paracadute. È per questo escamotage di girare immagini particolari

“on the road”, usato dal regista Antonio Moretti a intervallare brani di

un presunto live, che abbiamo intitolato questa nostra sintesi “Appunti

di viaggio”. Ma la parte del leone, qui, la fanno le canzoni: di un

album forse sottovalutato ma molto vario, qui rappresentato da tre stili

completamente diversi. A narrare, legati fra loro dal metronomo che

scandiva il tempo sulla cover di “…Stop”, anche tre… viaggi diversi.

Nello sguardo di un’altra persona, dentro noi stessi, oltre le frontiere e le

abitudini del vivere quotidiano.

ARIA DI MEZZANOTTE (1980, Facchinetti-Canzian/D’Orazio) 4’24”

ALI PER GUARDARE, OCCHI PER VOLARE (1980, Facchinetti/Negrini) 3’21”

VIENNA (1980, Battaglia/Negrini) 3’47”

Malgrado questo live non sia… un live, tant’è che “Ali per guardare,

occhi per volare” i Pooh non l’hanno mai eseguita dal vivo, è

interessante avere occasione di riscoprire questi brani. “Aria di

mezzanotte” nasce da due “mezze canzoni”, una di Red l’altra di

Roby, che diventarono stuzzicante canzone intera con un testo molto

“d’oraziano”. “Ali per guardare, occhi per volare” è uno dei capolavori

nascosti nella discografia dei Pooh, un brano fra dolcezza e sogno

che dà sfogo alla maiuscola crescita del Roby cantante: nonché uno

dei più indicativi per capire quanto la sua particolarissima timbrica

abbia spesso consentito alla band un impatto di personalità unica.

“Vienna”, invece, conferma la capacità di Dodi di scrivere melodie

dai colori pastello che risultano perfette per raccontare dettagli di vita

quotidiana. In questo caso Negrini sposa la malinconia dello spartito

con l’aura retrò evocata dalla capitale austriaca, uno dei posti che

Dodi allora non era ancora riuscito a visitare, travolto dal suo essere…

un Pooh, e che Negrini invece aveva conosciuto. In uno dei suoi lunghi

e frequenti viaggi effettuati dopo aver ceduto bacchette e tamburi a

Stefano.

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LA MACCHINA DELLA MUSICAFilmati tratti dallo special televisivo “Prova generale: I Pooh”, andato in onda nel 1980 su canali Rai - Regia Franco Giraldi - Adattamento per Pooh Legend Andrea Pedrinelli - Durata totale della sintesi: 26’17”Oltre alle canzoni citate sotto, la sintesi contiene diverse testimonianze di backstage punteggiate da interviste ai Pooh: COME NASCE UN VIDEOCLIP (Allestimento del set per il clip di “Canterò per te”) - COME NASCE UNA CANZONE (Scrittura del testo di “Numero uno”) - COME NASCE UN DISCO (Prove di arrangiamento di “Aria di mezzanotte”) - COME NASCE UN LIVE (Le prove a Budrio, Bologna e Paese, Treviso)Al termine del filmato intitolato A UN MINUTO DAL CONCERTO (che mostra gli ultimi ritocchi al palco e fa ascoltare l’ Intro strumentale del Tour 1980) abbiamo selezionato brani ripresi il 3 Luglio 1980 allo Stadio Comunale di Torino per lo special originale - Al termine del live abbiamo mantenuto la SIGLA (“Ancora tra un anno”) - In “Pronto, buongiorno è la sveglia…” Pasquale Di Lauro al “trikke ballack”

1980

“Prova generale” è forse lo speciale tv più riuscito, nel suo raccontare

tutti i dettagli della “macchina della musica” messa in piedi dai Pooh.

Si parte sul Lago di Iseo, osservando la preparazione della chiatta che

ospiterà la band per il clip di “Canterò per te”. E poi questa canzone

fa da sfondo non alle immagini ufficiali del video, ma al suo backstage.

“Canterò per te” fu il singolo di lancio di “..Stop”, e perciò “Prova

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generale” passa poi a raccontare il dietro le quinte di quell’album.

Come nasce il testo di una canzone (la discussa “Numero uno”,

denuncia del divismo), come viene sviluppato in studio l’arrangiamento

di un’altra (“Aria di mezzanotte”, di cui si svela l’idea, poi sublimata

nella pratica da Dodi col proprio talento, del solo di chitarra, e si vede

la nascita delle polifonie). Dopodiché i Pooh si trasferiscono a Budrio

per allestire la tournée: ed ecco il racconto di cosa significa mettere in

piedi uno spettacolo od adattare al live canzoni pensate per un 33 giri,

ma anche un’intrigante spiegazione del dietro le quinte finanziario di un

“evento” come un concerto dei Pooh. Con cifre svelate senza pudori.

A seguire, le prove dei laser a Paese (in provincia di Treviso), le prove

vere e proprie delle canzoni in scaletta, e ovviamente il concerto.

Ma in questa sede rimarremmo su Budrio. Per la precisione, sulle due

persone (ritratte sopra, in un fotogramma tratto dallo special) che in

platea seguono Dodi e Roby provare “Classe ‘58”: perché questi due

signori sono i genitori di Dodi. Di cui si è parlato poco, in tanti anni di

Pooh. E di cui abbiamo chiesto a Dodi di parlare per Pooh Legend.

“Venivano spesso, a vedere le prove: ma sempre assicurandosi prima

di non disturbare. Mio padre si chiamava Medardo, era un classe

1912, ferrarese, un po’ chiuso, molto combattivo: del resto aveva visto

l’alluvione, e sua madre andare in risaia sino a Novara per tenere in

piedi la famiglia. Inoltre non ha mai conosciuto suo papà, che morì

quando la mamma era incinta di lui. E sicuramente questo l’ha segnato.

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Mia madre, Elisabetta, aveva invece un anno di meno e veniva da

Forlimpopoli, in Romagna. Era una donna molto bonaria, gestiva il bar

del paese e quindi tutte le informazioni all’epoca passavano da lei:

ma al di là del suo modo di fare con la gente, ne ricordo soprattutto

la sensibilità, la tenerezza, molto diverse da quelle delle donne di

oggi. Lei aveva come riferimento la famiglia e il far del bene. Tante

volte, le avrei voluto regalare delle scarpe nuove e lei mi diceva che

ne aveva già abbastanza, che si potevano usare i soldi per gli altri.

Io credo di aver preso da papà lo spirito battagliero, se vuoi anche

critico, e da mamma la tenerezza. Senz’altro loro hanno creduto in

me fin da piccolo, vedevano nella musica un’opportunità, un lavoro.

Non una fonte di guadagno, attento: ma nemmeno una perdita di

tempo. Erano convinti che grazie alla mia passione per la musica avrei

potuto costruirmi le basi per una vita e una famiglia solide. E quanti

sacrifici: portarmi già a cinque anni in autobus fino alla scuola di

musica, o sopportare che rientrassi a notte fonda, sedicenne, reduce

dalle serate con le orchestre. Io non volevo deluderli, per me sono stati

il pubblico più importante. È bello rivederli in questo filmato. E sarà bello

anche farli vedere alla mia figlia più piccola, che purtroppo non li ha

potuti incontrare”.

CANTERÒ PER TE (backstage) (1980, Battaglia/Negrini) 2’28”

In prova (a Budrio, Bologna): INCA (1980, Facchinetti/Negrini) 1’40”

Solo due righe su “Inca”, che qui vedete in una versione molto bella

perché “sporca”, con microfoni in presa diretta che seguendo i

movimenti delle camere ci svelano i vari dettagli dell’arrangiamento

live e del cantato. “Inca” è un brano molto importante, per capire la

profondità con cui i Pooh sanno cantare la storia partendo dal pop-

rock sinfonico. Nel libro dei 40 anni Red ha ricordato: “Valerio ci aveva

raccontato il testo con passione. Pizarro, la colonizzazione spagnola, la

tragica fine degli Incas. E noi sentivamo la responsabilità di svelare gli

orrori della storia ai giovani”. Negrini invece, in quello stesso volume, ha

puntualizzato: “Di tutti i pezzi epico-leggendari è quello che mi piace di

più. Ma è stato l’ultimo. La musica dei Pooh si prestava sempre meno

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a incursioni nella storia”. Però la vicenda della band ci permette oggi,

per fortuna, di correggere questa dichiarazione: giacché dopo la

riscoperta live della stessa “Inca” nel Tour di “Beat ReGeneration” (con

tanto di ovazione dei fan alle prime note), i Pooh sono tornati a questo

modello di scrittura. Con la bellissima “L’aquila e il falco” ispirata ad

Attila, l’ultimo re degli Unni.

RUBIAMO UN’ISOLA (1979, Facchinetti/D’Orazio) 1’27”

PRONTO, BUONGIORNO È LA SVEGLIA... (1978, Facchinetti/D’Orazio) 2’49”

VIVA (strumentale) (1979, Facchinetti) 2’58”

Qualche sana sbavatura live e la scelta bizzarra (del regista dell’epoca)

di proporre i brani solo in parte, non rovinano l’effetto intrigante di

rivedere i Pooh in scena nel periodo forse più importante della loro

lunga storia di concerti. Davanti a migliaia di persone in uno stadio,

con un’energia di gruppo estremamente coinvolgente, ed anche a

chiudere nella sede migliore - il palco - questo viaggio dietro le quinte

della macchina-Pooh. “Rubiamo un’isola” restò diversi anni nei concerti

della band: anticipava involontariamente le voglie di fuga di Stefano,

ed è un bell’esempio (per quanto raro) di canzone “estiva” dei quattro.

“Pronto, buongiorno è la sveglia…” è invece la storia del gruppo “on

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17

the road”, detta con ironia e autoironia. Sul palco con i Pooh approda

il “mitico” Pasquale, tecnico di quegli anni che in virtù di un passato da

batterista eseguiva un solo di percussioni: di solito si vestiva in frac, qui

si ispirò al Superbowl. Ma la sua performance al “trikke-ballack” (nome

“tecnico” dato al suo strumento) resta godibilissima. Gran finale con

“Viva”, i suoi petardi (all’epoca un effetto mica da ridere), le sue luci,

la scritta “Pooh” - non ancora il logo - a dare grandeur ad un concerto

già di suo molto spettacolare.

A proposito di spettacolarità, un piccolo aneddoto: pochi sanno che

molte idee di allestimento, fra valorizzazione e spettacolarizzazione

della musica, sono venute negli anni da Stefano, il più “manager”

dei quattro Pooh. Ma si sa ancora meno che D’Orazio, certe cose,

le faceva già… prima dei Pooh. Come testimonia “Ciao 2001”

del 3 Settembre 1970, parlando della band Il Punto e certificando

Stefano come “portavoce” e “autore dei testi” del gruppo: nonché

raccontando l’inizio di un loro show. “Un ultimo sguardo al palco,

ma i musicisti in pedana non ci sono. C’è una fitta cortina di fumo

dalla quale lentamente escono, avvolti da mantelli bianchi”. Beh,

insomma… non vi ricorda proprio nulla?

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DIETRO LE QUINTE DEGLI ANNI OTTANTAFilmati tratti dallo special televisivo “Palasport”, ripreso al Palalido di Milano durante la tournée invernale del Novembre/Dicembre 1981 e andato in onda il 16 Maggio 1982 sul terzo canale Rai - A cura di Vittorio Salvetti - Durata totale della sintesi: 16’20”Oltre alle canzoni citate sotto, la sintesi contiene immagini dei Pooh in prova e un’intervista alla band: IN PROVA, PARTE PRIMA - IN PROVA, PARTE SECONDA - LO SAPEVATE CHE…?

1982

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SIAMO TUTTI COME NOI (1982, Facchinetti/Negrini) 5’45”

CANZONE PER L’INVERNO (1982, Facchinetti/Negrini) 5’00”

Per i Pooh al soundcheck (in cui Roby accenna “Air India”) e per

l’aneddoto sfiziosissimo svelato qui dalla band, vi rimandiamo al Dvd.

In questa sede parliamo degli unici due brani composti dai Pooh

che siano stati testimoniati su disco solo dal vivo: giacché “Siamo

tutti come noi” e “Canzone per l’inverno” nacquero ad impreziosire

come inediti il doppio “Palasport”, e finirono con il non vedere mai la

luce in versione da studio. Vittorio Salvetti li riprese con le telecamere

nello stesso concerto in cui i Pooh registravano, per l’appunto, il disco

“Palasport”: mescolando però immagini da lontano della serata con

Page 77: Pooh legend

20

primi piani girati durante le prove del pomeriggio. Nel 1982 “Canzone

per l’inverno” ebbe più successo, tanto che aprì anche i concerti

del Tour ‘83: ma sicuramente “Siamo tutti come noi” è un brano

migliore, per il testo e per il fascino della struttura musicale, quasi da

cantautorato ma con una bellissima apertura nel ritornello, esempio

della classe e della poliedricità della scrittura di Roby. Curiosità a

dimostrazione della decadenza della discografia: quando “Palasport”

divenne Cd, nel 1989, fu ridotto a un volume solo. Con “Canzone per

l’inverno” piazzata malamente ad inizio concerto e “Siamo tutti come

noi” non inserita in scaletta… Nell’edizione successiva si tornò a due

volumi con scaletta integrale, però l’errore - e l’assurdità - rimane: con

valori collezionistici mica male…

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21

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INTERMEZZO

A CENT’ANNI NON SI SBAGLIA PIÙ (1994, Canzian/D’Orazio) 4’34”Videoclip con prologo parlato girato nel 1994 presso lo Studio Condulmer di Treviso, regia Stefano D’Orazio - Preceduto da immagini riprese in occasione dell’allestimento del Tour 1985 (allo stadio di Bergamo) e durante il tour teatrale 1991 di “25 La nostra storia” (al Teatro Ponchielli di Cremona) - Idea e realizzazione Intermezzo Andrea Pedrinelli - Durata totale: 6’40”

I Pooh goliardici. Chi li conosce lo sa, che spesso (per fortuna o

purtroppo? Fate voi) i Pooh tirano fuori anche quest’anima. Chi non

li conosce invece difficilmente si azzarda persino a supporlo, e spesso

ne scambia la professionalità per un “tirarsela” che, francamente,

poco appartiene a Roby, Dodi e Red. Come poco apparteneva a

Stefano, artefice massimo delle “canzonacce” della band, qui ben

Page 80: Pooh legend

23

rappresentate dalla …poco rappresentabile “A cent’anni non si sbaglia

più”. Il cui assurdo clip consente però di testimoniare pure questo lato

del gruppo: ricordando che i Pooh riuscirono a cantare questo pezzo

persino in televisione, durante un programma di medicina (“Medicine a

confronto”, Rete 4, 6 Novembre 1994) il cui tema era “Come diventare

centenari”… Non sappiamo da “cosa” siano vestiti i Pooh nel video:

chimici, pasticceri, infermieri, tecnici di qualche industria… O sarà una

camicia di forza? Chissà. Certo Dodi suona una scopa di saggina, e

poi ci sono balletti, trenini e quant’altro. Con la cortese partecipazione

di Osiride Gozzi, Dumbo, Renato Cantele, Emanuele Ruffinengo e tanti

altri collaboratori (o vittime) della band.

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STORIA DI UN EVENTOFilmati tratti da “Un posto felice in concerto - Arezzo, Piazza Grande, Live & Backstage - 11 Settembre 1999” - Edito in Vhs nel 1999 - Regia Egidio Romio - Durata totale della sintesi: 25’05”Oltre alle canzoni citate sotto, la sintesi contiene: L’ALLESTIMENTO (Parlato Stefano) - IL POPOLO DEI POOH (Parlato Red) - LE PROVE (Parlato Dodi) - IL NOSTRO LAVORO (Parlato Roby)

1999

“Un posto felice” è uno degli album dei Pooh meno convincenti su disco

- forse per i troppi computer utilizzati -, ma le sue emozioni trovarono dal

vivo un canale perfetto per esprimersi. Tanto che al termine di una

trionfale tournée, la band documentò quel disco in versione live, per

quella che fu la sua ultima videocassetta ufficiale. Alternati ad alcune

canzoni significative della scaletta del tour, nella nostra sintesi abbiamo

conservato dei parlati di backstage: Stefano che spiega l’allestimento

di un mega-show, Red che racconta il rapporto profondo tra musicisti

e pubblico, Dodi che riflette sulla vita in tournée, Roby che svela le

emozioni del fare musica.

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IO TI ASPETTERÒ (1999, Canzian/D’Orazio) 4’54”

In pratica, è l’ultimo episodio di una quadrilogia di canzoni d’amore in

buona parte autobiografiche, che Red - sempre con Stefano autore

- aveva inaugurato nel 1992 con “Stare senza di te”. Ma rispetto a

quel brano ed a “Cercando di te”, “Io ti aspetterò” convince meno il

pubblico. Peccato, perché ha delle aperture molto belle: in compenso

toglie spazio nei live a un piccolo gioiello composto da Red per “Un

posto felice”, ovvero “Ricostruire un amore”. E in questo caso si può

ben dire… purtroppo.

MARIA MAREA (1992, Canzian/Negrini) 2’20”

Scritta per “Il cielo è blu sopra le nuvole”, rivisitata in chiave soft-

dance nel 1993, “Maria Marea” è un’azzeccata favola triste

colorata di flamenco, un piccolo capolavoro dei Pooh valorizzato

ulteriormente nella veste acustica ideata per il tour del ‘94 e ripresa in

quest’occasione. Ma riascoltare un brano come questo ci permette

anche di sottolineare una faccenda non indifferente: nell’ambito della

storia dei Pooh e pensando a come ognuno di loro abbia apportato

alla band qualcosa di personale per evolversi. Perché il modo di

cantare di Red - com’era del resto quello, pure più “naif”, di Stefano

- è molto cantautorale, meno attento al virtuosismo melodico e molto

concentrato sulle parole. E da questo suo modo di interpretare i testi

deriva l’atmosfera di alcuni brani, fra i quali “Maria Marea” stessa.

IN DIRETTA NEL VENTO (1977, Battaglia/Negrini) 2’13”

Dedicata al rivoluzionario fenomeno delle radio libere come la

coetanea “Sara nel sole”, “In diretta nel vento” è qui proposta in una

versione molto particolare. Pianoforte, contrabbasso, flauto: e Dodi

puro interprete, senza chitarra. Una vera rarità. Ma al di là di ciò, pure

“In diretta nel vento” ci permette di precisare il portato artistico del

suo autore nella vicenda Pooh. Il brano in sé, che è uno di quelli che

Dodi ha scritto al pianoforte, fa già cogliere quanto lo stile compositivo

di Battaglia sappia essere al tempo stesso raffinato e popolare, nel

senso nobile del termine, con rimandi classici ma dentro un’italianità

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coniugata nell’oggi. E perciò quanto bene si inquadri, sviluppandolo,

nel “discorso-Pooh”. Quello che colpisce è però quanto sia sfaccettato

l’apporto di Dodi non solo nella scrittura o nel chitarrismo (di cui Pooh

Legend parla meglio tra qualche pagina), ma anche nella poliedricità

del saper sviluppare, arrangiare, completare gli spartiti. Per farne

canzoni che lasciano il segno. “In diretta nel vento” è un gran

bell’esempio: ma si pensi alla trasformazione de “Il cielo è blu sopra le

nuvole” in un sei ottavi con ben altro fascino rispetto ai pensati quattro

quarti; ad intro e code di brani tipo “Non siamo in pericolo” o “Canterò

per te”; alle linee ritmiche dell’intero Lp “Viva”; alla geniale chiusura

di “Dammi solo un minuto”. Insomma, un apporto da musicista puro il

cui talento, da chitarrista ma non soltanto (a questo punto è chiaro),

è stato infatti apprezzato da tanti: dal Vasco degli esordi al Gino Paoli

del rilancio, dall’immensa Mia Martini al grandissimo Al Di Meola. Fino a

fargli …importare nei Pooh il mito della seicorde Tommy Emmanuel, in

tour con la band nel 2001 grazie alla stima ed all’amicizia nei confronti

di Battaglia.

QUANDO LUI TI CHIEDERÀ DI ME (1999, Battaglia/D’Orazio) 4’23”

Esempio concreto di quanto si è scritto sopra: questa canzone,

“fredda” su disco, emoziona gradevolmente dal vivo, eseguita con

qualche “clic” in meno. Piacque moltissimo pure a Gigi D’Alessio,

come racconta lo stesso Dodi: tanto che (aggiungiamo noi) ne portò

una… copia a Sanremo 2000.

DAMMI SOLO UN MINUTO (1977, Facchinetti/Negrini) 3’32”

Nel 1998 spopolava nelle classifiche italiane “Un attimo ancora”,

singolo d’esordio dei Gemelli DiVersi con la voce di Jenny B. E molti

adolescenti dell’epoca si innamorarono di quel ritornello melodico

ed incisivo senza sapere che stavano rivalutando la musica …dei loro

padri. Perché “Un attimo ancora” non era che la cover di “Dammi solo

un minuto”, quattro mesi in hit parade nel ’77 a lanciare l’album dei

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Pooh “Rotolando respirando”, un disco energico nel quale, potremmo

scrivere, i Pooh come gruppo presero corpo in maniera definitiva e

acquistarono sicurezza, dimostrando di sapersi far valere anche

senza orchestra. E “Dammi solo un minuto”, di questo approdo poi

confermato più e più volte nel tempo, resta la magnifica sintesi: in essa

il Roby compositore dà all’inciso un’inedita spinta d’effetto, valorizzata

sia con suoni rock che con la forza delle voci, che contrastando la

melodia delle strofe finisce col fare di una canzone pop un mondo

molto più amplio del solito. Un mondo unico, molto “facchinettiano”

e molto... Pooh. Una curiosità sul notissimo testo: Negrini fu chiamato a

scrivere per il brano quattro o cinque testi diversi, perché il primo non

piacque. Alla fine però fu scelto... il primo, quello che conosciamo tutti.

E questa è una faccenda che Valerio, ogni volta che viene chiamato

ad esercitare la sua arte di paroliere, non manca di ricordare ai Pooh

ancora oggi.

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STORIA DI UN’AVVENTURAFilmati tratti dallo special “I Pooh & Pinocchio”, prodotto e realizzato dalla band e andato in onda nell’ambito del programma MusicLine il 9 Novembre 2002 su Rete 4 (Mediaset) - Durata totale della sintesi: 12’47”Questa sintesi non contiene canzoni: è il racconto della genesi di “Pinocchio” (come musical e come Cd). Un racconto che alterna le testimonianze dei quattro Pooh nei seguenti clip: VOGLIA DI MUSICAL (Roby) - RACCONTO DI UN TOUR …DE FORCE (Stefano) - CANTANDO COLLODI (Red) - PINOCCHIO, EROE …DEL DUEMILA (Dodi)

2002

“Le canzoni decidono da sole se e quanto rimanere nella storia.

Canzoni in cui non credevamo ci sono entrate, altre hanno fatto il

percorso opposto. Con il disco “Pinocchio” chiediamo al pubblico

uno sforzo maggiore del solito, perché è un disco dei Pooh fatto

però di canzoni che formano un discorso che non è Pooh. Anzi: le

canzoni, qui, non dovevano proprio essere “canzoni dei Pooh”. E noi lo

scopriremo solo col tempo, cosa rimarrà e cosa no di questo disco”. I

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33

Page 91: Pooh legend

Pooh furono molto sinceri ed espliciti, presentando con queste parole

il disco “Pinocchio” alla stampa. E il tempo ha bocciato l’album, che

a parte “Figli” non è neanche mai entrato nei concerti della band,

nella stessa misura (categorica) in cui invece ha promosso il musical.

Quest’ultimo fortunato, ben realizzato, più volte ripreso anche da tanti

amatori; l’album dimenticato e in fondo “stonato”, perché sentire i

Pooh cantare parole pensate per il gatto e la volpe, la fata turchina o

Geppetto lasciava - e lascia - perplessi. Però non si può negare quanto

l’avventura di “Pinocchio” abbia rafforzato l’immagine di “band

per famiglie”, in senso positivo e profondo, dei Pooh. Ed almeno per

questo Pooh Legend non poteva ignorarla, quell’avventura: anche

se una volta tanto i Pooh qui non cantano, ma raccontano solo. Al

loro racconto però affidiamo anche una riflessione successiva alla

realizzazione di questo special tv, legato alla promozione del disco

nell’autunno 2002. Una riflessione da noi raccolta intervistando i Pooh

all’uscita di “Ascolta” la primavera di due anni dopo, a sottolineare il

peso comunque avuto dal disco apparentemente meno significativo

34

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per il linguaggio della band. “L’avventura di “Pinocchio” ci ha fatto

ritrovare il senso del gruppo, perché ha messo in moto la curiosità. Per

lavorare a un musical abbiamo dovuto tirare fuori voglia di spaziare,

cercare stimoli musicali diversi dai soliti, imporci di non aver paura di

osare. Col senno di poi, un’esperienza come “Pinocchio” ci avrebbe

fatto bene qualche anno fa: ci ha aperto gli occhi su quello che c’è

oltre i Pooh, ci ha sdoganato da clichet inconsci”. E infatti, aggiungiamo

noi, “Ascolta” è stato il disco più bello e stimolante degli “anni Zero” dei

Pooh: e non per nulla in quest’opera è quello per cui abbiamo voluto

andare a curiosare… dietro le quinte.

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DIETRO LE QUINTE DEGLI ANNI ZERO

2004

Filmati tratti da “Ascolta - Tour live 2004” - Riprese effettuate a Civitavecchia nel 2004, il 5/6 Agosto (il backstage) e 7 Agosto (il live) - Edito in doppio Dvd nello stesso anno - Regia Egidio Romio - Durata totale della sintesi: 24’18”Prima della sintesi live contenente i brani indicati sotto, abbiamo selezionato immagini di backstage: DAL NULLA, IL PALCO (l’allestimento) - SOUNDCHECK (le prove) - Sul palco con i Pooh Michele Vannucchi (chitarra acustica) e Roberto Mauri (fiati sintetizzati e trombino in Si bemolle)

L’unico difetto dell’album “Ascolta”, a nostro

avviso, fu la lunghezza. Che col tempo lo fa

avvertire sempre più ridondante: nell’arte

l’essenzialità, invece, è ciò che paga - e

resiste - di più. Però il ritorno dei Pooh ad

album “normali” dopo “Pinocchio” fu

segnato in quel disco da idee a iosa, testi

incisivi e melodie variegate: il tutto portato

in tour (anche nei teatri) con uno spettacolo

molto “poohiko”. Nel quale cioè la band

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39

tornava a ricordarsi, dopo anni di concerti abbastanza “freddi”,

che la sua storia non poteva, né doveva, essere avvertita come una

palla al piede o vissuta con la paura che bloccasse idee nuove. La

storia dei Pooh era, anzi doveva essere, un’indispensabile base su cui

costruire palcoscenici più illuminati per lo stesso presente del gruppo.

Forse i Pooh compresero questo meglio festeggiando i 40 anni, ma già

nell’“Ascolta Tour” la riscoperta di capolavori del passato (qui citiamo

“Mediterraneo”) aiutò non poco ad esprimersi le tante belle intuizioni

dell’appena uscito “Ascolta”. Che qui abbiamo voluto tenere in primo

piano, citando tre linguaggi fra i tanti sviluppati dall’album.

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STELLA (2004, Battaglia/Negrini) 3’49”

Sfidiamo chiunque a smentire che Dodi Battaglia sia il miglior chitarrista

italiano. Anche perché oltreconfine, peraltro, non hanno dubbi in

merito: anzi, l’hanno premiato come miglior virtuoso europeo, e

più volte, già negli anni Ottanta. E sfidiamo chiunque anche a non

associare al “sound” di Dodi la parola “rock”. Eppure è rarissimo

che Dodi componga pezzi esplicitamente rock: anche per questo,

abbiamo voluto recuperare in Pooh Legend “Stella”, una storia di

oggi, una canzone d’amore lontana dai sentimentalismi, un pezzo

rock. E qui approfittiamo dell’occasione per approfondire: citando

due diverse chiacchierate fatte con Dodi nel tempo. Anche per

sottolineare l’umiltà e il rispetto per la gente che a nostro avviso sono

state una chiave del successo non solo di Battaglia, ma dei Pooh tutti.

Prima chiacchierata, parlando dell’album solista “D’Assolo”. La nostra

domanda fu: perché non dai più spazio al tuo virtuosismo? “Beh, io

non ho mai pensato la mia vita oltre i Pooh. Amo essere un musicista

popolare: punto sempre a comunicare, provo ad avvicinare la gente

comune alla musica. Non ho mai pensato, per dire, a provarmi nella

chitarra jazz. Anzi: considero un punto di forza anche l’italianità del

fare musica”. Seconda chiacchierata, all’uscita di “Cento di queste

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41

vite”. La domanda era, appunto: ma perché non scrivi pezzi rock, visto

che “suoni” rock? “Perché non faccio mai una canzone in due ore,

ci metto una o due settimane, ci lavoro con attenzione. Uso chiavi

compositive particolari, con cui alternare piano e chitarra. Per questo

è difficile che io scriva pezzi di rock puro”.

MEDITERRANEO (strumentale) (1975, Facchinetti-Battaglia) 2’05”

Il set “semi-acustico” del tour di “Ascolta” è stato fra i più riusciti dei

Pooh degli ultimi vent’anni con D’Orazio. Da quel set abbiamo scelto

uno strumentale “storico”, che sottolinea l’inimitabile capacità della

band di mediare tradizione e modernità anche usando solo - si fa per

Page 99: Pooh legend

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dire - musica e polifonia pura (senza cioè l’ausilio di un testo). Vedere

“Mediterraneo” eseguito davanti al …Mediterraneo, peraltro, rende

ancora più fascinosa questa versione del brano: uno dei tanti che

hanno goduto delle intuizioni di arrangiamento di Dodi, capaci più

volte nella storia dei Pooh di sposarsi magnificamente con i capolavori

di tessitura melodica creati da Roby.

DOVE SONO GLI ALTRI TRE (2004, Canzian/D’Orazio) 4’23”

L’ultima canzone, cronologicamente parlando, con cui i Pooh in

quattro hanno parlato della loro vita in musica; e uno di quei brani usciti

definitivamente dal repertorio della band assieme al loro interprete

D’Orazio. “Dove sono gli altri tre” meritava una citazione per questo,

e anche per rispettare le parentesi goliardico-festaiole tipiche di molti

concerti dei Pooh. Com’è nata l’idea di scrivere questo brano, Red

l’ha raccontato nel “Pooh News” numero 15. “Un bel giorno, mentre

cazzeggiavo al pianoforte, mi sono detto: devo scrivere qualcosa

che assomigli allo Stefano che solo noi che lo frequentiamo 365 giorni

all’anno possiamo conoscere… Divertente, ironico e che, tolti i panni

del musicista-manager, riesce a non prendersi mai troppo sul serio. Così

è nato questo brano. Il resto ce l’ha messo lui”. Cioè un testo che, se

possiamo permetterci, “cazzeggia” quanto la musica.

DOMANI (2004, Facchinetti/Negrini) 5’32”

Crediamo che questa canzone vada goduta, più che commentata:

emozionante, testo comunicativo ma di spessore, “costringe” i Pooh

a giochi polifonici un po’ troppo sacrificati negli anni. “Domani”

nacque in Roby dall’esperienza che lui ama definire “aprire la porta

Page 100: Pooh legend

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della mente”, quando cioè all’improvviso l’ispirazione allarga gli

orizzonti e si fa concretezza, in questo caso spartito. Che emozionando

il compositore per primo ha ovviamente più chance di emozionare

la gente. Però occorre un testo, per riuscirci davvero: e qui entra in

gioco Negrini. Il quale in “Domani” scrive versi magistrali che gli sono

valsi …reiterati insulti. Avete letto bene: Roby e Valerio, ormai, sono

come fratelli, e le loro dinamiche di relazione sono simili a quelle di due

fratelli. Se un testo esalta Roby, egli è capace di insultare al telefono

per mezz’ora il buon Negrini. Come a dirgli “mi hai fregato ancora”.

Per questo, Valerio si preoccupa quando Roby commenta versi inediti

dicendo: “Belli”.

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OLTRE LA M U S I C A

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1998

LA VITTORIA DI GIOVANNIFilmato realizzato per l’Unitalsi - Si ringrazia la famiglia per l’autorizzazione all’uso delle immagini

LOURDESImmagini tratte dal concerto per l’Unitalsi tenuto dai Pooh presso la Basilica San Pio X di Lourdes (Francia) nell’Ottobre del 1998, in occasione del pellegrinaggio nazionale Unitalsi a Lourdes - Regia Romolo Guerrieri

Presentazione Red - C’È BISOGNO DI UN PICCOLO AIUTO (1996, Facchinetti/D’Orazio) 4’39”

Questa parte di Pooh Legend, nel Dvd, è volutamente priva di orpelli.

Testimonia un lato dei Pooh che il “popolo dei Pooh” ben conosce, ma

che i Pooh non amano pubblicizzare più di tanto. E del resto crediamo

che il filmato “La vittoria di Giovanni”, l’emozione che si respira nelle

immagini di Lourdes (finora tenute nascoste), e il testo di una delle

canzoni più belle di questi Pooh da noi battezzati “oltre la musica”

siano sufficienti, a descrivere in toto questa parte - umanissima e bella

- della vicenda della band.

Conoscendo i Pooh da tanti anni, crediamo valga la pena completare

il discorso semmai, qui nel libretto, con le loro parole e qualche

immagine. Ma ancora senza orpelli. Foto senza commento di cose

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fatte concretamente, e parole nude. Parole commosse di un’altra

esperienza umanissima e bella che abbiamo avuto la fortuna di

condividere con loro da cronisti, parole raccolte in alcune delle nostre

chiacchierate con Roby, Dodi, Red e Stefano.

Con i Pooh… oltre i Pooh.

“Abbiamo cantato diverse volte di chi soffre in carcere. “Pensiero”,

“Il primo giorno di libertà”, e anche “La gabbia”. Perché quello

sceneggiato di cui scrivemmo la colonna sonora raccontava un

esperimento americano degli anni Cinquanta, arrestare persone

assolutamente innocenti e studiarne le reazioni. E noi legammo

Page 105: Pooh legend

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un personaggio al tema di “Risveglio”: era un uomo che al termine

dell’esperimento, tramite la fantasia e l’immaginazione, era riuscito

a metabolizzare il trauma. Ecco, la musica come liberazione, come

aiuto: per noi stessi, per qualcuno che ascolta. Noi proviamo a usarlo

così, il nostro mestiere”.Roby sul pullman che portava Pooh e giornalisti al carcere di Como,

16 Luglio 1998

“Noi parliamo con tanta gente, grazie al nostro lavoro. Ma forse la

cosa più importante che dobbiamo comunicare è una sola. Il rispetto.

Per tutti. Come tentiamo di fare oggi, venendo qui davanti a voi, da

persone normali, a guardarci negli occhi”.Dodi (commosso) ai detenuti del carcere di Como, 16 Luglio 1998

“All’inizio era difficile fare solidarietà. Potrei dirti che fu quasi un

esperimento, per vedere se la musica poteva davvero servire a

qualcosa di più. Poi il pubblico ha dato fiducia alle nostre iniziative.

Non so perché. Forse perché con le canzoni aveva ricevuto poche

fregature, da noi. E noi da loro capimmo che le canzonette potevano

avere anche un senso diverso”.Stefano, intervista alla vigilia del Tour estivo di “Un posto felice”, 1999

“Perché certe canzoni? Perché negli occhi ti restano impressi, gli occhi

di certi bambini. O quelli delle suore e dei soldati che dedicano tutto

agli altri. Ma la differenza fra chi scrive canzoni e chi lavora in un ufficio

sta anche in questa fortuna: sviluppare una sensibilità maggiore, senza

bisogno di andare al pronto soccorso per capire la vita reale. Una

fortuna, sì: non è eroismo. Anzi: non scrivere eroismo, non fare di noi dei

santini. Semmai, è poco eroico non fare nulla…”Red, intervista all’uscita di “Best of the best”, 2001

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2000

NATALE IN VATICANOImmagini tratte dall’ottavo Concerto di Natale in Vaticano, Città del Vaticano, Sala Nervi, 16 Dicembre 2000 - Trasmesso in televisione il 24 Dicembre successivo su Canale 5 (Mediaset) - Regia Roberto Cenci - Orchestra Sinfonica Italiana di Torino diretta da Renato Serio

PUOI SENTIRMI ANCORA (versione integrale con inedito arrangiamento a quattro voci per orchestra) (2000, parte cantata Facchinetti/Negrini, parte strumentale Facchinetti) 6’44”

Page 107: Pooh legend

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I Pooh “oltre la musica” sono anche questo. Vivere il loro rapporto con

il “popolo dei Pooh” in una maniera ben lontana dal divismo. Fino a

cantare di una fan scomparsa in un incidente stradale, mettere la

canzone in un disco, portarla in tournée, riarrangiarla per presentarla

anche in televisione. E farne, in fondo, testimonianza. Di affetto, rispetto,

attenzione alle cose che contano veramente: anche più della musica

stessa. Quando incontrammo i Pooh per parlare dell’album “Cento

di queste vite” non gli chiedemmo a chi era dedicata “Puoi sentirmi

ancora”. Del resto, non ce l’avrebbero mai detto, tanto che ancora

oggi non lo sappiamo. Chiedemmo loro perché scrivere una canzone

così, se non c’era il rischio di ridurre a retorica una bellissima intenzione.

La loro risposta l’abbiamo messa nel Dvd e la usiamo anche qui, solo

riportandovela per esteso. È più che sufficiente, per parlare di “Puoi

sentirmi ancora”: ma forse servirà anche a capire davvero perché

esista un… “popolo dei Pooh”.

“Abbiamo scritto questa canzone per parlare di una fan che non c’è

più, ma ci ascolta ancora, perché sentivamo l’esigenza di farlo. E

l’abbiamo fatto abbinando apposta a un testo doloroso una musica

solare, proprio per farle un omaggio stando con i piedi per terra.

Perché la nostra musica vuole cantare di credere sempre alla vita:

anche quando fa male, anche dopo la vita stessa”.

(I Pooh, Settembre 2000)

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1989

I POOH E IL WWF

CONCERTO PER UN’OASI (strumentale) (1989, Facchinetti) 4’45” Immagini di repertorio del WWF - Videoclip di servizio mai pubblicato sinora

Questo strumentale segnò il culmine dell’impegno per la natura dei

Pooh, che lo pubblicarono più volte (la prima su vinile verde) sempre

con ricavato al WWF. Inoltre diede il titolo al tour estivo ’89, in cui i

Pooh segnalavano problemi ambientali in ogni piazza: faccenda che

non piacque a molti politici locali, tanto che alcuni cercarono di non

farli suonare… Il clip, riprese donate dal WWF, offriva alle tv immagini

da alternare a quella della band che eseguiva il pezzo in studio. Dato

per disperso, il master del video è riemerso dal magazzino …appena in

tempo per Pooh Legend.

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Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro

E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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NON SOLO MUSICA | I MILLE VOLTI DI UN MESTIERE

Progetto ideato e curato da ANDREA PEDRINELLIProduzione e realizzazione ROBY FACCHINETTI - DODI BATTAGLIA - RED CANZIANDistribuito da ARTIST FIRSTArtwork FLORA SALA_STUDIO ANASTASIAEditing video e montaggio Rocco Bernini e Michele Macrì per Nexus NetworkMastering audio Attilio CasatiAuthoring Dvd Marco Uberti per On Air, Milano Si ringrazia Claudio Asquini - Renato Cantele - il mitico Dumbo - Andrea Fortis - Carolina Mari - Mila Ortiz - Teresa Sartori - Mauro Sassi

Le fotografie contenute nella presente opera sono di proprietà della band.Oggetti e memorabilia qui fotografati provengono dall’archivio personale dell’autore.I materiali di pagina 29 sono di proprietà dello storico-collezionista Maurizio Pilenga, autore della prima mostra ufficiale sulla storia dei Pooh, che ringraziamo per la collaborazione.

I materiali video contenuti nel Dvd sono di proprietà Tamata (eccetto “Natale in Vaticano”, in concessione per home video). Per gli edit audio del Dvd sono stati utilizzati i seguenti brani: Amore e dintorni (1986, Canzian/Negrini), Venti (1986, Battaglia/Negrini), Dove sono gli altri tre (2004, Canzian/D’Orazio). La musica del menu del Dvd è lo strumentale “Fantastic fly” (1978, Facchinetti).

Avvertenza: i filmati originali di “Appunti di viaggio” - “La macchina della musica” non corrispondevano in alcune loro parti agli standard qualitativi audio e video in uso oggi. Sono stati lavorati e restaurati con le migliori tecnologie a disposizione al fine di pubblicarli anche a prescindere da qualche difetto residuo: per completezza dell’opera e sicuri di assecondare così il desiderio degli appassionati.

Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro che hanno combattuto per tracciarne il solco. Grazie perciò a tutti i tecnici, musicisti, arrangiatori, produttori, manager e amici che ci hanno accompagnato nel tempo, e soprattutto grazie alle due persone da tanti anni a noi più vicine, importantissime nel coordinamento del nostro lavoro: Antonella Spotti e Simona Zangrandi.Grazie a Marco Nuzzi che ha lasciato tante tracce del lavoro svolto per noi.E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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INFINITI POOH | I GRANDI CLASSICI

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INFINITI POOH | I GRANDI CLASSICI

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1975

UN PO’ DEL NOSTRO TEMPO MIGLIORE Special televisivo girato a Sperlonga (Latina) - Scritto da Carla Vistarini -Trasmesso sul primo canale Rai il 3 Ottobre 1975 - Regia di Carlo TuziiTra le “attrici” dei clip, la fotomodella americana Linda Larsen che stando ad alcuni ha poi ispirato ai Pooh il brano “Linda”, 45 giri di grande successo che aprì la strada a “Poohlover” (il primo Lp autoprodotto dalla band nel 1976). L’audio dei brani musicali, per scelta dell’epoca, venne ripreso dagli album e dai 45 giri della band anche per sonorizzare il set proposto come dal vivo. La sigla introduttiva è “Mediterraneo” (Facchinetti-Battaglia, strumentale, 1975), scelta in quanto fa da filo rosso sonoro dello special.Durata totale dello special: 49’23”

IL PRIMO FILM MUSICALE ITALIANO

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Il risveglio a Sperlonga

FANTASIA (videoclip) (1975, Facchinetti/Negrini) 3’15”

Prove in spiaggia

PENSIERO (clip live sulla spiaggia) (1971, Facchinetti/Negrini) 3’40”

Correte, Pooh, correte…

In stazione

ORIENT EXPRESS (videoclip) (1975, Facchinetti-Battaglia/Negrini) 4’20”

Inizio secondo tempo

ALESSANDRA (videoclip) (1972, Facchinetti/Negrini) 6’50”

“…E soprattutto, fumo!”

PARSIFAL, prima e seconda parte (clip live sulla spiaggia) (1973, prima parte

Facchinetti/Negrini, seconda parte Facchinetti) 10’00”

“Semplicità!”

ELEONORA, MIA MADRE (videoclip) (1975, Facchinetti/D’Orazio) 6’20”

PER TE QUALCOSA ANCORA (videoclip della prima parte del brano, live sulla spiaggia) (1974, Facchinetti/Negrini) 5’28”

NINNA NANNA (sigla dello special) (1975, Facchinetti/Negrini) 3’20”

Page 119: Pooh legend

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A guardare con occhi di oggi questo storico Special televisivo, il primo

dedicato alla musica leggera (o presunta tale) dalla Rai, e mandato

in prima serata (avete letto bene), si resta sorpresi. E un po’ più

consapevoli dell’odierna decadenza dell’investire sulla musica, intesa

come cultura, in Italia. Perché trattasi di un vero film, girato in pellicola

e centrato esclusivamente sulle canzoni dei Pooh, senza corollari. È la

musica, giustamente considerata di alto profilo (del resto “Un po’ del

nostro tempo migliore” è a detta di tanti il più bell’album di tutta la

vicenda-Pooh, e chi scrive… è fra i tanti), ad ergersi a protagonista

nell’ottima regia di Carlo Tuzii. Un regista che al più spinge i Pooh a

piccole azioni nello stile dei film dei Beatles, lasciando sfogo assoluto

a melodie ed atmosfere dei testi. E così in parte ricostruisce l’umore

dei brani in scelte antesignane dei futuri videoclip, in parte fotografa

l’energia live della band su un set ripreso sulla spiaggia, set che pur

essendo arricchito dagli effetti speciali dell’epoca resta pur sempre

sospeso nel tempo. E quindi in linea con le canzoni dei Pooh di quel

magico periodo. Un’unica, azione scenica è riservata a Stefano, del

resto all’epoca mai solista nei cantati, che da par suo “organizza” in

Page 120: Pooh legend

7

brevi riprese il concerto sulla spiaggia.

I Pooh girarono questo film nella villa dello stesso regista a Sperlonga

sul litorale laziale. E vissero un’esperienza “di gruppo” fra le più esaltanti

della loro carriera, in una full immersion di prove, riprese e “show on the

beach”. Era però da tempo, che si vociferava dell’intenzione della Rai

di realizzare uno Special sulla band giovane più valida del momento.

Inizialmente la Rai aveva proposto al gruppo una “normale” tv. E loro

dichiararono: “La cosa però non ci entusiasmava, ed allora ci siamo

rivolti a Carla Vistarini, sceneggiatrice, che ha scritto per noi l’abbozzo

di uno sceneggiato. Ne siamo rimasti entusiasti e, miracolo, lo sono

anche i signori della Rai. Carla si è ispirata ai Beatles, certo, ma noi ora

cercheremo di staccarci dai modelli esterofili”.

Nell’“abbozzo” iniziale, il viaggio per andare a girare uno Special

tv doveva essere il fulcro del film stesso, in cui erano previsti anche

camei importanti (tipo Aldo Fabrizi); poi in realtà la trama si semplificò,

staccandosi meglio dal modello beatlesiano. Si partì sempre dai

Pooh che ricevono un telegramma per un programma Rai, ma non

era più prevista una cronistoria del viaggio. Il viaggio venne vissuto …

Page 121: Pooh legend

8

nella musica: e dal punto di vista registico, oggi è semmai interessante

sottolineare come l’assenza di dialoghi o personaggi, e l’alternare le

canzoni a piccole azioni nel silenzio (o al più musicate da strumentali)

sia una cifra stilistica rimasta marchio dei Pooh anche più tardi. Perché a

guardar bene, “Aloha” ed “Asia non Asia”, e siamo negli anni Ottanta,

viaggiano sulla stessa falsariga: con qualche voce fuori campo in più,

ma sempre con modelle/muse ispiratrici di vari “clip” di canzone.

Torniamo però alla musica. Perché il viaggio in musica di “Un po’ del

nostro tempo migliore”, alla fine, testimonia in una sintesi azzeccatissima

gli anni in cui la band forgiò e sottolineò in maniera definitiva un proprio

linguaggio originale. E lo fece grazie a un lavoro di gruppo che andava

Page 122: Pooh legend

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oltre il fatto che nello Special apparissero, alla fine, solo i Pooh. Perché

quel lavoro coinvolse anche il produttore Lucariello e l’arrangiatore

Monaldi (di cui Roby, ricordandone la figura, dice: “Nessuno sapeva

far suonare l’orchestra in modo tanto funzionale alle esigenze della

musica moderna”); e perché a monte ci fu un percorso di scelte

condivise e voglie comuni che, dopo aver toccato già un’importante

vetta in “Parsifal”, con “Un po’ del nostro tempo migliore” (l’album,

ma pure lo Special) arrivò al culmine. Dimostrando chiaramente

come tutti nella “macchina-Pooh” - compositori, parolieri, musicisti,

arrangiatori, orchestratori, produttori… - avessero alfine consolidato un

linguaggio musicale inedito, raggiungendo in esso un profilo di assoluta

Page 123: Pooh legend

10

eccellenza. Ovviamente però lo Special finì col testimoniare anche la

strada che verso l’eccellenza era stata compiuta: e quindi l’immensa

“Parsifal”, ma anche l’importante “Alessandra” e il grande successo

di “Pensiero”, tratte dai primi due progetti in cui Lucariello e Monaldi

avevano contribuito a far evolvere le innovative idee dei Pooh. In

questo modo, andando oltre certe semplificazioni critiche su di loro

dovute al successo da hit parade, la band dimostrò nell’opportunità

televisiva quanto le sue radici andassero ben oltre la musica da

classifica, e quanto avesse avuto coraggio nel crescere senza

crogiolarsi nei meri risultati numerici. Perché non era stato comodo,

scegliere di non ricalcare le prime hit (compresa “Tanta voglia di lei”)

per provare a lasciare un segno nella storia della musica. Lo disse bene

Dodi, già subito dopo“Parsifal”. “Fu duro, decidere di dare un taglio a

quanto fatto sino a un certo punto per creare una personalità-Pooh.

Accantonammo esigenze immediate e demmo più importanza a un

percorso a lunga scadenza. Con molti sacrifici, ma alla fine il lavoro è

stato premiato”.

E questo Special mostra alla grande l’apoteosi di quel lavoro, ferma nel

Page 124: Pooh legend

11

tempo la summa di una raggiunta personalità musicale che risultava

(e risulta) unica in Italia: e la sottolinea soprattutto, ovviamente, nei

pezzi tratti da “Un po’ del nostro tempo migliore”, fulcro del film. Anche

se purtroppo nella pellicola manca il capolavoro assoluto del disco (e

forse dei Pooh), “Il tempo, una donna, la città”, suite tanto immensa da

sembrare un’opera, con la qualità compositiva di Facchinetti a fondersi

col talento poetico - nel caso declinato in chiave onirica - di Negrini,

per un esempio ineguagliato di scrittura pop-rock-sinfonica italiana.

In compenso, il film testimonia “Eleonora, mia madre”, “Fantasia”,

“Orient Express”: senza dimenticare capolavori come la coeva “Per

te qualcosa ancora”, 45 giri non inserito in Lp ma ben dentro, invece,

il discorso musicale dei Pooh. Semmai, il film registra un calo sulla

finale “Ninna nanna”: ma c’è un motivo. Proprio mentre la personalità

“poohika” toccava il culmine e lo dichiarava con lo Special tv, infatti,

le potenzialità del linguaggio erano state approfondite in toto, non

c’era altro da dire. E fu questo, a prescindere da tante speculazioni

affermatesi nel tempo, che sancì la chiusura del rapporto col produttore

Lucariello. I Pooh stavano diventando un’altra cosa, si esprimevano in

moltissimi concerti anche in direzioni diverse da quelle esplorate nei

loro primi album-capolavoro. Tanto che “Forse ancora poesia”, uscito

a fine ’75 e da cui è tratta “Ninna nanna” (che per questo un po’

“stona” nello Special di Sperlonga), nacque… per inerzia. E servì solo,

potremmo scrivere, a far comprendere ai Pooh ed a Lucariello che

era tempo di separarsi. Senza frizioni, seguendo il naturale evolversi dei

percorsi artistici. Dopo il ‘75 i Pooh avrebbero scelto una volta di più di

osare: ma puntando su suoni in cui la classe di Monaldi poteva ancora

farsi valere, ma non aveva più senso l’apporto produttivo di Lucariello,

che aveva chiuso il cerchio lì.

In Pooh Legend abbiamo comunque voluto anche approfondirla, la

musica di quel film. Parlando dei dettagli compositivi del linguaggio

testimoniato a Sperlonga con Roby, che all’epoca era il compositore

Page 125: Pooh legend

12

principe dei Pooh e come tale era anche inevitabilmente coinvolto

in toto nella crescita di tale linguaggio innovativo, colto ed insieme

popolare.

“Mi chiedi perché scrivevamo certe cose”, dice Roby: “Posso

rispondere per me. Ascoltavo da piccolo grande musica operistica,

e poi con la fisarmonica e l’indimenticabile maestro Ravasio, nel

complesso Primavera, suonavo opere liriche. Toccavo insomma con

mano le radici della musica italiana, così che mi è stato automatico,

iniziando a comporre, cercare di portare questa cultura musicale

nella modernità della musica leggera. Quindi melodia, armonia, ma

tentando di dire qualcosa di inedito. Perché un successo “pop”, se ci

fai caso, ha sempre un’anima, si riconosce subito e non assomiglia a

nient’altro. E l’ambizione nei Pooh alla fine era quella: creare canzoni,

sì, e legate alle nostre radici. Ma non tradizionali. E per riuscirci furono

decisivi Lucariello e Monaldi, quanto i testi di Valerio o i primi di Stefano,

e senza dimenticare, anzi sottolineandolo, il chitarrismo, la mano, il

gusto di Dodi nell’arrangiare e lavorare moltissime intuizioni musicali per

valorizzarne gli spunti. Parlando di Sperlonga, ricordo che per esempio

“Fantasia” nacque a me nell’essenzialità: ma dopo averla proposta

ai Pooh a Roncobilaccio, montandola insieme, divenne un brano che

sembra scritto alla chitarra. Del resto all’epoca, in molti casi, come

per “Orient Express”, io e Dodi scrivevamo anche insieme, unendo

le nostre idee. Per quel brano ricordo che lui aveva composto una

strofa bellissima, ed io pensai un inciso che ne continuasse il discorso.

Ma cercavamo sempre l’anima di cui sopra. E fu così che siamo

arrivati come Pooh, insieme, a canzoni che volevano trasportare in un

mondo: cosa tipica delle suite, anche se le nostre canzoni non erano

soltanto suite. Ma quello che inseguivamo sempre era dare un respiro,

Page 126: Pooh legend

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uno sviluppo; non ci interessavamo ai minutaggi, non seguivamo

quadrature preordinate della melodia. Rispettavamo l’atmosfera della

musica o, come nel caso di “Eleonora, mia madre”, del racconto: per

questo c’è un valzer improvviso, in quel brano. Dava spazio alla fantasia

del ragazzo, che immaginava il passato della madre mentre la spiava.

Tutti i brani di quel primo periodo nascevano così, disinteressandoci se

le canzoni erano composite, magari “difficili”. E Lucariello fu decisivo

nell’appoggiarci, come già nel salvarci dal baratro a fine anni Sessanta,

con una telefonata in cui si offerse di produrci. La ricordo come fosse

ieri: con la Vedette avevamo appena chiuso, lui ci cercò e ci fece

Page 127: Pooh legend

14

esprimere le nostre qualità all’ennesima potenza. Dopo averle intuite,

pensa, in un concerto qualunque del periodo Beat. Solo che dopo “Un

po’ del nostro tempo migliore” avevamo detto tutto, non avevamo

più l’esigenza di esprimerci in quel modo. La musica si alleggeriva, gli

sviluppi erano contenuti, e ci fu molto naturale passare, come band,

ai suoni di “Poohlover” nonché, purtroppo, chiudere con Lucariello.

Ma posso dirti tranquillamente che non ho rimpianti neppure dal lato

personale, come compositore. Scrivere brani come “Linda” non fu un

passo indietro. Avevamo dato il massimo”.

Già: e “Ninna nanna”? “Quel brano merita un discorso a parte. Però

attenzione, non è un pezzo lavorato in fretta. Volevo comporre una

ninna nanna corale, come poi siamo riusciti a fare in “Solo voci”. Però

era nata una melodia a voce spiegata, ed era impossibile armonizzarla

polifonicamente in modo valido. Tanto che l’abbiamo cantata

all’unisono, con l’orchestra sotto, senza armonie vocali. Era una

Page 128: Pooh legend

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melodia che non portava altrove, c’era un punto alla fine del brano,

non una virgola. E nella musica, punti e virgole vanno rispettati…”

Così che, potremmo scrivere, lo storico Special della musica

senza tempo dei primi Pooh si chiude con una sigla che è punto di

un’avventura: per quanto l’avventura fosse subito pronta a ripartire.

“Esatto. E per noi quel finale è un gran bel ricordo. Passammo la notte

sulla spiaggia, svegli, aspettando l’alba alla fine della settimana di

lavoro. Quando vedemmo lo Special finito, con “Ninna nanna” a farvi

da sigla, beh, il brano fotografava bene la sospensione di quel finale

del lavoro, la dimensione da sogno di quell’alba”.

E, aggiungiamo noi, se la si intende così “Ninna nanna” fotografa bene

anche la fine di un’epoca: un’epoca da ricordare e testimoniare nella

sua bellezza imponente, restando grati ai Pooh però anche di aver

osato andare oltre quel linguaggio immenso. Per costruirne - col lavoro,

ed insieme - un altro.

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L’ANNO DEL TROPICOGirato fra Montserrat (Caraibi), Italia e Stati Uniti - Ideazione e produzione: i Pooh - Realizzato da Videogramma (Roma) - Edito su Vhs nell’autunno 1983 - Regia di Celestino EliaLa sigla introduttiva è pensata sulla musica di “Colazione a New York” (Canzian/Negrini, 1983), brano che all’epoca uscì solo nella versione Cd di “Tropico del Nord” (il primo Cd italiano) e, appunto, come “chicca” della coetanea Vhs “L’anno del Tropico”Durata totale: 58’58”

IL PRIMO HOME VIDEO

MUSICALE ITALIANO

1983

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A Montserrat (I Pooh al lavoro sull’album “Tropico del Nord” e sulle sue canzoni,

in particolare si segue la nascita di “Lettera da Berlino Est”)

SOLO VOCI (videoclip) (1983, Facchinetti/Negrini) 1’20”

Ritratto di Stefano

COSA DICI DI ME (versione pianoforte e voce registrata in presa diretta) (1983, Facchinetti/Negrini) 3’33”

Ritratto di Roby

PASSAPORTO PER LE STELLE (videoclip) (1983, Facchinetti/Negrini) 4’41”

Ritratto di Dodi [prima parte]

GRANDI SPERANZE (videoclip della prima parte del brano) (1983,

Facchinetti/Negrini) 2’43”

Ritratto di Dodi [seconda parte]

MEZZANOTTE PER TE (videoclip della prima parte del brano) (1983, Battaglia/

Negrini) 1’56”

In tour negli States (I Pooh raccontano cos’è la musica per loro, mentre la

gente li accoglie in vista di una data del loro tour Usa)

È VERO (clip live) (1983, Facchinetti/Negrini) 5’00”

Ritratto di Red [prima parte]

COLAZIONE A NEW YORK (videoclip) (1983, Canzian/Negrini) 3’36”

Ritratto di Red [seconda parte]

TROPICO DEL NORD (videoclip) (1983, Facchinetti/D’Orazio) 4’04”

Page 133: Pooh legend

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Paradossalmente, la visione de “L’anno del Tropico” non lascia

addosso l’impressione dell’“evento” che in effetti fu. Lascia dentro il

senso dei valori primari. Regala voglia di sognare. Segnala una musica

vissuta – anche da star come i Pooh – cercando di parlare alla gente

comune. E forse non poteva essere altrimenti, perché questo impatto

è… molto Pooh: in linea, almeno, con quello che i Pooh sono diventati

nel tempo. Ma andiamo con ordine.

“L’anno del Tropico” fu una delle tante “prime volte” dei Pooh: la

prima Vhs musicale italiana, il primo progetto pensato e filmato per

essere proposto tramite l’home video, nell’83 appena nato. E lo sforzo

produttivo fu enorme: basti pensare al fatto che il film documenta sì i

Pooh al lavoro sul disco “Tropico del Nord” nei Caraibi; ma pure una

tournée negli Usa del complesso, e inoltre segue i quattro a casa loro.

Quindi Roby in una Toscana patria d’adozione; Dodi fra Bologna e

autodromo; Red nei veneti luoghi del cuore; Stefano in giro per Roma…

e in ufficio. E a questo si aggiungono veri e propri videoclip.

Insomma, si investì molto in questo Vhs: tanto da escludere dall’Lp la

bella “Colazione a New York”, che fece contemporaneamente da

Page 134: Pooh legend

volano al primo Cd italiano (“Tropico del Nord”, ovviamente, di cui era

bonus) e appunto alla prima Vhs. Ma considerando che nell’83 i Cd

erano per pochi, “Colazione a New York” fu vissuta dai fan soprattutto

tramite la Vhs.

Eppure, di tutto questo sforzo non c’è traccia, nel filmato. Anche se

“Tropico del Nord” segnò pure un momento storico dell’evoluzione

del gruppo, perché la tecnologia iniziava ad essere accessibile

davvero, nella costruzione delle canzoni. E i Pooh che nel 1972, a

Londra, avevano strappato all’ingegner Moog il prototipo del primo

sintetizzatore, il minimoog, sfruttato subito in brani quali “Noi due nel

mondo e nell’anima” o “Mio padre, una sera”, ora, nel 1983, erano

i primi ad usare il fairlight. Uno strumento capace di campionamenti

che ampliavano le potenzialità sonore della band: Roby in “Tropico

del Nord” lo adopera in “Mezzanotte per te” (punteggiandola con

Page 135: Pooh legend

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un’arpa sintetizzata), “Passaporto per le stelle” (il pizzicato dell’intro)

e soprattutto in “Cosa dici di me”, brano eseguito coi suoni “Arr1” e

“Arr2”, innovativo campionamento di voci filtrate, a creare sfondi

sonori, che segnò migliaia di produzioni mondiali del pop dall’83 in poi.

Però questo aspetto di sforzo anche artistico, o l’orgoglio di fungere da

apripista italiani pure alla seconda rivoluzione tecnologica del pop-

rock, non si avverte mai nel film. Né si avverte, come capita in certi

passaggi di “Aloha” o nel modo di montare “L’ultimo concerto”, la

tentazione di uscire da quella che evidentemente era vissuta soltanto

come la documentazione di un lavoro come un altro. Fatto con

passione da quattro persone che non si consideravano “diverse” e

che evidentemente avevano voglia di raccontarsi dopo anni a ritmi

infernali: fatti di successi, sì, ma vissuti spesso nell’atmosfera alienante

dell’alternanza viaggi-concerti.

E così pure il voluto susseguirsi di “location” differenti – e dunque di

ritmi diversi del racconto – fa sì che “L’anno del Tropico” abbia in

Page 136: Pooh legend

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sé, più che una sceneggiatura, un battito del cuore: il cuore di una

vita qualunque fermata in tutte le sue mille, possibili sfaccettature e

messa a confronto con quella di chi guarda. Solo che le sfaccettature

sono quadruplicate, ovviamente. E sono le storie personali di Roby,

Dodi, Stefano e Red, raccontate con pacatezza in angoli imprevisti

del quotidiano, ad emergere come nucleo del filmato. Con il Roby

che cerca la tranquillità nella natura e fra la gente, lo Stefano che

gioca con le proprie passioni (montaggio video compreso) ricordando

l’infanzia, il Dodi che prova il brivido della velocità e con la stessa

intensità si tuffa nelle emozioni di una musica quasi artigianale, infine il

Red che dipinge, cucina, presenta alla telecamera mamma e babbo.

Diciamolo, i Rolling Stones non avrebbero mai pensato un film così… E

neanche i Pooh di altri periodi.

Eppure sta qui il senso de “L’anno del Tropico”: rimettere al centro

i valori del vivere normale. Si dirà: ciò emerge anche dalla musica,

visto che il film nasce comunque attorno a un disco da promuovere?

Page 137: Pooh legend

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Eccome. Se ci si fa caso, fin dal principio: e stando alla larga dalla

cosiddetta “promozione” di un album. Quando vediamo i Pooh al

lavoro sul disco, in realtà li troviamo che si divertono ai Caraibi, in

modo molto verace, tra una session e l’altra. Ai tempi, i quattro (ma

nel film c’è anche, sempre defilato, un barbuto Negrini) spiegarono

proprio con l’esigenza di ritrovare ritmi “umani” la scelta di Montserrat,

ed anche questo paradosso (là incidevano i Police ed Elton John…) è

perfettamente in linea con l’impressione che oggi restituisce il filmato.

“Siamo andati laggiù – dissero – per staccare dall’industria-Pooh.

Vivevamo in mezzo a gente che nemmeno ci capiva, e ci siamo

riscoperti ragazzini. Nel disco si sente, quella serenità”. E nel video si

vede: nelle gag, nel modo molto vero con cui viene documentata la

nascita di “Lettera da Berlino Est”. Tra un fare e rifare le basi mostrato

senza veli, e quella ricerca di suoni della batteria al computer che

conferma sia la tecnologia di cui sopra usata “alla Pooh” (ovvero in

punta di piedi), sia il ritrovato concetto di fare un lavoro “famoso” ma

con passione ancora da ragazzini.

E difatti non pare nemmeno un caso se “Lettera da Berlino Est” non

divenne videoclip, pur essendo uno dei capolavori di “Tropico del Nord”

e segnando un passaggio di grande crescita compositiva di Red. Però

era un pezzo composito e complesso (la prima parte, libera, è scritta

da Red, la seconda da Roby, anche se le cantano scambiandosele),

e aveva un testo impegnativo che parla di un berlinese nell’Est della

Berlino del Muro. E del resto nel film manca all’appello, fra i brani

del disco, anche “Cara sconosciuta”, che racconta un’altra vita di

cui non potevano i Pooh farsi interpreti. Quella di una giovane fan.

Insomma, nel filmato si diede sfogo all’umanità dilagante negli altri

brani dell’album, uscendo dai meccanismi di una logica “promozione”

per cantare la vita comune: perché quei brani i Pooh potevano

interpretarli quasi da viverseli addosso. Anche nei casi coraggiosi di

Page 138: Pooh legend

25

Page 139: Pooh legend

26

“Passaporto per le stelle” che parla del fallimento della nostra umanità

moderna, troppo impegnata a guerreggiare per ricordarsi le cose

che contano davvero, e di “Mezzanotte per te” (gran pezzo, molto

trascurato dalla band) che anticipa certe riflessioni della più recente

“Reporter”. Focalizzandosi però sugli umanissimi tormenti della vita

privata di un giornalista, che diviene prototipo universale dell’uomo

sospeso tra vocazione e progetti del proprio mestiere e problemi e

necessità del vivere. E la vera sintesi del vissuto emotivo del disco è,

in fondo, il pezzo più “Pooh” di tutti, la maestosa “Grandi speranze”.

Una suite sul provare a vivere la vita di ogni giorno, nonché un grande

esempio dei Pooh come incontro di eccellenze che sanno integrarsi

nel rispetto e nella valorizzazione reciproca. Nello specifico, giusto per

sottolineare un aspetto tecnico non minore, il brano esemplifica bene

Page 140: Pooh legend

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la capacità di Roby di comporre strutture armoniche in grado di offrire

a Dodi l’agio di mostrare impagabili qualità chitarristiche.

Ma in fondo “Tropico del Nord” ci pare un album in assoluto fra i migliori

della vicenda-Pooh, e la sua qualità non incide poco nella riuscita

del filmato. Rispetto ai precedenti dischi più denso di spunti e stimoli

musicali (nonché di arrangiamento, in cui si sente molto la creatività

di Dodi: dagli arpeggi di “Cosa dici di me” o “Mezzanotte per te”

alla ritmica chitarristica di “Passaporto per le stelle”), il disco infatti è

anche più vitale e genuino dei successivi. Ed è quindi normale che le

sue riuscite atmosfere abbiano finito, anche filmate, col corrispondere

perfettamente ai racconti della vita privata dei Pooh. Senza contare

che appunto da “Solo voci” a “Colazione a New York”, da “Grandi

speranze” a “È vero”, tutti i pezzi sono in prima persona, passando per

Page 141: Pooh legend

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una “Cosa dici di me” la cui emozione è sottolineata da un’inedita

esecuzione in presa diretta e chiudendo con quella “Tropico del Nord”

che obiettivamente non è granché, ma restituisce in pieno l’umore del

disco, del filmato, e dei Pooh che ne sono protagonisti senza strafare.

Senza fare …i Pooh, potremmo scrivere. O meglio, facendolo in modo

nuovo.

Anche il canto, qui, pare infatti vissuto in modo diverso. In Dodi, che

come spesso gli è capitato ha dato voce ed input al meglio a certe

intuizioni melodiche e qui dà il taglio giusto alla delicatezza profonda

di diversi brani; ma anche in Red e Roby, che per natura vocale

hanno a tratti un impatto più enfatico, mentre qui lasciano più spazio

all’emozione. Certo, si stava andando verso un’evoluzione della band

in una dimensione fatta “anche” di quattro solisti (anche se Stefano

iniziò a cantare da solo nell’85), ma fino a “Buona fortuna” di queste

sfumature non v’era traccia. Ne “L’anno del Tropico” iniziano ad

emergere. E sentire cantare in modo coinvolto, per tornare a “Grandi

speranze”, la vicenda comune a tutti dello spaesamento e della

ricerca di un domani migliore, con in più “vederlo” cantare in situazioni

di vita normale, amplifica la sensazione di cui si è scritto all’inizio. Quella

di un “evento poohiko” che in realtà ha la sua forza non nell’osare

effetti speciali e panorami da cartolina, ma nel riportarci dentro di noi,

ai nostri affetti, valori, sogni.

Come fa in fondo lo specchietto retrovisore controcanto all’immagine

di un palazzone di uffici, sulla copertina del disco e del Vhs. Come fa

la musica dei Pooh.

Che forse qui hanno iniziato a compiere il salto di qualità che li ha

portati ad essere considerati “amici di famiglia”, grazie all’evolversi di

quel loro far canzoni che (non a caso) viene definito da Red nel filmato

in modo identico a quando chiedemmo a Dodi, molti anni dopo, cosa

significasse fare musica per lui. Non credo all’arte per l’elite, dice Red

qui. Se non comunica alla gente non credo alla musica, ci disse Dodi

in quell’occasione.

Ed è proprio questa scelta etica (che fa sì che l’arte del gruppo diventi

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29

dialogo da persone-Pooh a persone-fan) il motivo per cui tanti anni

dopo un “evento” iper-prodotto e tecnologicamente innovativo ha

il sapore fragrante di un tuffo dentro il cuore, per confermarci quanto

conta davvero e farci sognare nuovi orizzonti. E pur con tutto il rispetto

per altri “eventi” musicali che invece si è scelto di marcare con un

impatto di grandeur, viene da scrivere: grazie al cielo.

Perché i Pooh sono “altro”, nella vita quotidiana del “popolo dei

Pooh”, proprio per faccende tipo questa: che permettono a un filmato

dell’83 di essere goduto oltre i confini del gusto dell’epoca e di aiutarci

ancora, come solo certe buone “canzonette” sanno fare, a guardare

avanti.

Page 143: Pooh legend

30

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31

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32

IN TOUR CON L’ORCHESTRA SINFONICA APPUNTI DI SCRITTURARiprese inedite, effettuate dal vivo al Teatro Manzoni di Milano nel Dicembre 1972 con orchestra sinfonica di 31 elementi - Direttore d’orchestra Renato Angiolini - Regia di Pino Callà

L’ANNO, IL POSTO, L’ORA… (prima versione, con testo e parte strumentale poi rimasti inediti) (Facchinetti-Battaglia/Negrini) 5’12”

PARSIFAL, seconda parte (strumentale, versione non deinitiva) (Facchinetti) 4’12”

“L’album fondamentale della nostra storia è stato “Alessandra”. Lì

abbiamo definito un modo di scrivere, che poi specie in “Boomerang”

passò dal sinfonico all’essenzialità. Il disco che invece ha fatto da

padre al suono dei Pooh del Duemila è stato “Uomini soli”: parti vocali

soliste, parti strumentali anche molto acustiche. Per i testi la nostra

vera crescita fu segnata da “Poohlover”.” Da questa nostra intervista

ai Pooh, risalente al 2005, traiamo conferma di come fu nel periodo

di “Alessandra” che i Pooh individuarono e perfezionarono un suono

inedito totalmente personale: faccenda destinata a sfociare nei

capolavori “Parsifal” e “Un po’ del nostro tempo migliore”. E proprio

1972

MOMENTI STORICI

Page 146: Pooh legend

33

(strumentale, versione non deinitiva)

dai mesi seguenti la pubblicazione di “Alessandra” – per la precisione,

dentro inattese immagini dell’ultimo tour dei Pooh con Riccardo

Fogli!!! – emerge un documento inedito che va a raccontare come

questo suono sia nato “sul campo”. Siamo nel tour con l’orchestra (gli

orchestrali erano musicisti della Scala) seguito ad “Alessandra”, e i

Pooh eseguono anche una suite inedita: a tratti psichedelica (e forse

pochi critici l’hanno capito davvero, che nella storia del gruppo certi

suoni non sono sorprese), a tratti capace di intuizioni e sviluppi che solo

i Pooh hanno saputo innestare in modo originale sul pop-rock italiano.

L’avevano già fatto in “Alessandra”, qui si notano le basi per un salto

di qualità: nell’aumento della percentuale di rock (e progressive) e

nell’ispessimento dei riferimenti sinfonici colti. Insomma, stiamo andando

verso “Parsifal”. E del resto, come le immagini testimoniano, in quel tour

del ‘72 in scaletta c’era proprio… anche quello che diventò “Parsifal”;

pur se all’epoca della sua esecuzione come “work in progress” (pure

Red ricorda di averlo suonato, nei concerti seguiti al suo ingresso nella

band), questo brano che vedete nel Dvd veniva chiamato “Un maiale

Page 147: Pooh legend

34

per Ringo”. Ma andiamo con ordine.

Perché “Un maiale per Ringo” si svela in realtà composto da tre parti, e

le prime due con la futura “Parsifal” c’entrano ben poco. Lo strumentale

che apre la suite (tornando anche dopo il cantato) è una sorta di jam

session “acida” rimasta inedita in toto. Indi c’è un passaggio cantato,

con testo poi mai inciso – ve lo riportiamo in queste pagine – che

rimanda ad una “Se sai se puoi se vuoi”, ovvero al Negrini primi anni

Settanta che mescolava storie d’amore tormentate col tema della

ricerca di sé. E questa parte è poi diventata la maiuscola “L’anno,

il posto, l’ora…”: gioiello firmato Dodi e Roby di cui qui in pratica

vediamo un “pre-provino” live. Dopodiché gli archi introducono un

lungo strumentale. E qui sì che siamo a “Parsifal”: capolavoro vero

e proprio della scrittura di Roby e della discografia dei Pooh, che è

tramite gemme come queste che hanno fermato nella storia uno stile

comunicativo quanto colto, assolutamente inimitabile.

Ma la storia della “Parsifal” poi pubblicata nel disco omonimo merita

di essere conosciuta per intero, anche per collocare esattamente

quanto potete vedere nel Dvd all’interno del lungo processo creativo

del brano. “Parsifal” parte con un movimento cantato suddivisibile in

due parti differenti; poi consta di una serie di movimenti strumentali,

per la precisione cinque. E già nel 1968 Roby, su un Hammond L-122

appena acquistato, aveva composto le prime parti strumentali della

futura suite: parti che vennero subito battezzate (ironizzando sugli

spaghetti western) “Un maiale per Ringo” e che, ancora con Mario

Goretti alla chitarra, i Pooh portarono pure in tournée. Quello stesso

primo nucleo della futura “Parsifal”, solo sviluppato un po’meglio,

divenne poi un provino strumentale che fu pubblicato dalla Vedette

senza autorizzazione nell’Lp “spurio” “Contrasto”, prendendo un nuovo,

provvisorio, titolo dall’album stesso (in alcune raccolte appare anche

col titolo “Visions”, ma si tratta della stessa faccenda). Nel 1972, in vista

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35

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36

del tour con l’orchestra nei teatri, i Pooh scelsero

di inserire ancora in scaletta il brano, col “loro”

titolo di “Un maiale per Ringo”, e nel frattempo il

pezzo si era ancora un po’ più evoluto: è questa

versione, che si vede nel Dvd. Parallelamente

però Roby, a seguito della proposta di realizzare

la colonna sonora di un film (“Questa specie

d’amore” di Bevilacqua, proposta che poi

non ebbe seguito), aveva scritto anche altri

movimenti strumentali: ispirandosi al copione. L’assemblaggio definitivo

di tutto ciò in un’unica suite ebbe come volano, nel 1973, la nascita

della sua prima parte, quella cantata. Ovvero un brano che, lavorando

ad un Lp che segnasse davvero la definizione di uno stile compositivo

“poohiko”, si ebbe l’esigenza di sviluppare in senso colto, a suite. Cosa

che Roby fece appunto recuperando le proprie composizioni confluite

in “Contrasto”, “Visions”, “Un maiale per Ringo” e quelle inedite

pensate per il film, per cucirle poi fra loro con grande attenzione per

una sintesi compiuta, melodica, armonica e ritmica. Di qui “Parsifal”,

vera e propria summa della scrittura di Facchinetti nonché opera

destinata a segnare in modo definitivo il mondo musicale

(e l’originalità poetica, pensando anche alla

qualità dell’apporto di Negrini) dei Pooh. E

la neonata “Parsifal” dovette il suo successo

anche all’intuizione di Lucariello di aprire la

parte strumentale del brano ripetendone

le frasi musicali, in dialogo fra orchestra

e band. Ossia trasportando nell’ambito

del rock sinfonico il Concerto Grosso

della tradizione classica.

Ecco, questa è la vera storia di uno

dei punti più alti della storia dei Pooh,

che qui vedete fotografato ancora

in fieri: anche se con già i maestosi e

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37

notissimi assoli di Dodi, quelli su cui si sarebbero formati dal 1973 in poi

praticamente tutti i chitarristi italiani. Due note infine sul filmato in sé.

Prima: la presenza scenica che dimostra qui Fogli dà bene la misura sia

della sensatezza delle sue velleità solistiche, sia del problema enorme

che fu per Roby, Dodi e Stefano pensare di doverlo sostituire; anche

se lo risolsero magnificamente. Seconda: malgrado il nastro originale

non fosse certo in eccellenti condizioni, si sente ancora molto bene

l’importanza dell’accoppiata sonora “Pooh+orchestra”, altra intuizione

di Lucariello che stimolò la band a rafforzare un proprio sound anche

dentro un contesto musicale di spessore. Per chiudere, una curiosità:

Dodi, rivedendo queste immagini, ci ha svelato: “Dovevamo suonare

pianissimo, quasi da non sentirci fra noi, altrimenti i professori d’orchestra

si arrabbiavano…” Ma per fortuna il vigore di questa testimonianza

riemersa dagli archivi non è stato intaccato, dalla bizzarra richiesta dei

musicisti della Scala nel 1972.

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(Dodi)

Con una goccia puoi

bagnarti il viso e basta, sai

Ma se una goccia cade in mare

è solo acqua nell’acqua

Non la potrai trovare mai,

non la ritroverai…

(Roby)

Un uomo in mezzo a tanti

è niente se rimane solo

Ma se c’è chi gli crederà

con le ali dell’orgoglio vola

Lo riconoscerai,

lo riconoscerai…

(Riccardo)

Con una goccia puoi

bagnarti il viso e basta, sai

Ma se una goccia cade in mare

è solo acqua nell’acqua

Non la potrai trovare mai,

non la ritroverai…

(Tutti)

Yesterday is gone,

yesterday is gone…

L’ANNO, IL POSTO, L’ORA… (prima versione, con testo e parte strumentale poi rimasti inediti)

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IL PRIMO VIDEOCLIP ITALIANO IO SONO VIVO (Facchinetti/Negrini) 5’29”Pensato per lo special televisivo “Viva”, andato in onda nel 1979 su canali Rai - Pubblicato qui per la prima volta in versione integrale - Regia di Ivan Falardi

1979

MOMENTI STORICI

Girato un po’ in studio un po’ in esterni, anche con i frac bianchi

indossati sulla copertina del 45 giri, “Io sono vivo” ha finito con l’essere

il primo videoclip della storia dei Pooh: nonché il primo videoclip

italiano. Con molta fortuna, testimoniata dalla vittoria del brano al

“Festivalbar”, da ben 51 settimane del singolo in hit parade e dall’aver

Page 153: Pooh legend

40

lanciato un album storico (“Viva”) chiudendone l’altrettanto storico

tour. Senza contare che “Io sono vivo” fu anche tradotta in spagnolo

per il mercato latinoamericano: con i famigerati versi “Quando la

mia donna ride/quando la mia donna gode” risolti in un più innocuo

“Quando sogno un sorriso/quando brilla l’orizzonte”… Però “Io sono

vivo” non avrebbe dovuto essere il primo clip “poohiko”: in realtà, è

stato il terzo tentativo. Il primo, nel ’78, fu “Cercami”: immagini girate

in Canada, e poi lasciate in archivio. I discografici non ci credevano.

E non credettero neppure, sempre nel ’78, a “Pronto, buongiorno è

la sveglia…”: come ricorda Stefano, “la canzone si prestava a una

sceneggiatura, ma i soldi concessici per girare il video… finirono alla

scena dell’autostrada”. E così la palma del primo videoclip italiano

spettò a “Io sono vivo”, che con le sue ritmiche ammiccanti alla dance

e la sua indiscussa capacità di coinvolgimento rimane un bell’esempio

del pop solare, originale ma attento ai suoni del mondo, firmato Pooh.

Qui vi proponiamo questo clip con tanto di ciak, immagini “pre” e

immagini “post”: per fornirne una testimonianza completa.

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IL PRIMO VIDEOCLIP ITALIANO IN HDUOMINI SOLI (Facchinetti/Negrini) 4’24”

Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato a Cinecittà, Roma - Regia di Jo Asaro

1990

MOMENTI STORICI

La canzone non ha bisogno di grandi spiegazioni. E forse neanche il

clip, il primo italiano in HD, nel quale i Pooh fanno appena capolino

lasciando spazio ad una vicenda di contemporanea solitudine: con le

luci dello show-business a fingere di riscattare il nostro mondo di finzioni

che si dimentica della verità dell’anima umana. Quella verità che

Page 155: Pooh legend

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però - per fortuna - i bambini hanno ancora in sé. Forse, perché questa

piccola-grande canzone che è “Uomini soli” adempia ancora al suo

compito di dire tanto in semplicità, vale la pena riportarne un poetico e

graffiante commento al testo firmato… dal suo autore, Valerio Negrini.

Uno spunto in più, dal tourbook “Le guerre poohike” del Febbraio ’91.

“Noi siamo carne da palcoscenico, duri da cuocere. Ma al mondo non

sono tutti primi della classe. Anche i cacciatori di autografi chiedono a

Babbo Natale che si possa campare di più e meglio, senza violentarci

più con nevrosi e gelosie… La nostra favola dobbiamo rileggercela

un po’ tutte le notti prima di dormire o di ripartire. Per non scordare

gli anniversari, per non pagare i conti due volte, per non sbagliare le

parole delle canzoni e della vita. Perché sul palcoscenico o sul tram,

scalando le montagne o guardando “Beautiful”, se un uomo perde il

filo... è soltanto un uomo solo”. E tutto

questo è divenuto un classico del

pop ben oltre l’essere un successo

dei Pooh, e un capolavoro assoluto

della premiata ditta Facchinetti/

Negrini. Capolavoro di cui però,

forse, merita di essere conosciuta

almeno anche la storia compositiva.

Ma sì, raccontiamola, pochi la

sanno: giacché “Uomini soli” nasce...

dal titolo. Per la precisione, dall’idea di Roby di una canzone sul tema

della solitudine: dopo un paio d’anni di incubazione, egli compose

una strofa che gli parve avere il colore giusto per l’argomento, e però

mancava ancora qualcosa. Mancava un inciso di grande apertura,

quella richiesta dalla strofa stessa. E non fu facile, trovare l’inciso giusto:

però una volta trovato (e che inciso, Roby trovò...) tutto venne portato

a termine in pochissimo tempo. Grazie anche alla spettacolare bravura

di Negrini che, partito appunto da un titolo, due parole appena, scrisse

quasi di getto sulla magnifica musica di Roby... i versi di cui ragionavamo

sopra, le parole che tutti oggi sappiamo a memoria, le emozioni che

anche con questo storico videoclip possiamo continuare a vivere.

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SPECIAL LATINO-AMERICAGLI INEDITI IN SPAGNOLOBrani tratti da uno special televisivo promozionale, prodotto e realizzato dai Pooh nel 1998 in vista dell’uscita di un album cantato in spagnolo per il mercato latinoamericano (album poi rimasto inedito, come lo special stesso) - I videoclip (tutti presenti solo come spezzoni nel filmato, non esistono clip interi di questi brani) sono diretti da Stefano D’Orazio - Selezione degli spezzoni e loro rimontaggio a mo’ di “medley” in unica traccia a cura di Andrea Pedrinelli

1998

MOMENTI STORICI

Page 158: Pooh legend

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CLIP SPANISH MEDLEY 10’29”

AMIGOS POR SIEMPRE (Amici per sempre) (1996, Facchinetti/Negrini-

Ortiz) - NO ME DEJES ASÍ (Non lasciarmi mai più) (1997, Facchinetti/

Negrini-Ortiz) - BUSCÁNDOTE A TI (Cercando di te) (1996, Canzian/

D’Orazio-Ortiz) - EN LA MENTE SOLO ELLA (Tanta voglia di lei) (1971,

Facchinetti/Negrini-Ortiz) - CINCUENTA PRIMAVERAS (Cinquanta

primavere) (1992, Battaglia/D’Orazio-Ortiz) - QUE FUERTE LA VIDA (Brava

la vita) (1997, Facchinetti/D’Orazio-Ortiz)

Page 159: Pooh legend

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C’è, negli uffici dei Pooh, un faldone di carte: fax, lettere, documenti

vari. È la storia burocratica dell’album “Cielos”, ovvero “cieli”, che

sarebbe dovuto uscire sul mercato latinoamericano nel Febbraio 1999,

anticipato dalla versione spagnola de “La donna del mio amico”. I

Pooh ci lavorarono diversi mesi, facendo tradurre alla madrilena Mila

Ortiz dieci brani del loro repertorio (qualche classico e pezzi del periodo

1996/97) che poi reincisero in lingua spagnola persino accompagnati

dalla London Symphony Orchestra, in inediti arrangiamenti per archi.

E per fare un lancio del disco in grande stile, o meglio in stile… Pooh,

i quattro realizzarono anche uno special di “Cielos” per le tv del

Sudamerica: 50 minuti di interviste su cosa sono i Pooh, chi sono i singoli

Pooh (Roby ripreso a Milano, Dodi a Bologna, Red fra Treviso e Venezia,

Stefano a Roma), cos’è la musica dei Pooh. E la musica stessa prevista

in “Cielos” testimoniata nello special da inediti montaggi “made in

D’Orazio” (curiosamente, non per “La donna del mio amico”): ovvero

alcune delle tracce inedite in spagnolo appoggiate su immagini di

repertorio o clip originali italiani, ma anche su primi piani dei singoli

Pooh ripresi appositamente, nel loro capannone-prove, a cantare in

spagnolo. Però alla fine, malgrado tutto il lavoro fatto, “Cielos” non ha

mai visto la luce. È rimasto un disco inedito, e con esso è rimasto tale

pure lo special tv che doveva lanciarlo. Ma per testimoniare comunque

una parte della storia dei Pooh che merita interesse, abbiamo voluto

darvi un assaggio di questo special: estrapolando alcuni frammenti dei

brani in spagnolo proposti nel filmato (i pochi non coperti da parole), e

rimontandoli quasi fossero un medley destinato alle radio. Per regalare

al “popolo dei Pooh” un documento inedito, in tutto e per tutto.

Page 160: Pooh legend

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Page 161: Pooh legend

…MA LA MUSICA ARRIVA SEMPRE A SALVARCI

DOVE COMINCIA IL SOLE (radio edit) (IL VIDEOCLIP) (Facchinetti/Negrini) 4’25”Girato sulle Dolomiti in Trentino Alto Adige, Alta Badia, Lagazuoi - Regia di Giangi Magnoni

DOVE COMINCIA IL SOLE

(DIETRO LE QUINTE)Immagini e interviste dietro le quinte dell’album “Dove comincia il sole” e sul set del videoclip omonimo - Riprese effettuate a Castelbrando (Treviso) e a Lagazuoi, sulle Dolomiti

2010

MOMENTI STORICI

Il lettore arrivato a questo punto di Pooh Legend, probabilmente,

vorrebbe avere una storicizzazione critica anche di “Dove comincia il

sole”, l’ultimo disco in ordine di tempo mentre scriviamo, la “ripartenza”

dopo l’addio di Stefano. Vorrebbe insomma una di quelle riflessioni-

recensioni che i giornali non pubblicano ormai più, e che però servono

a mettere in ordine le idee, per provare a dare una prospettiva storica

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Page 162: Pooh legend

anche ad opere che sono ancora cronaca. Soprattutto se si tratta di

faccende che ad una storia pluridecennale si agganciano, soprattutto

se “Dove comincia il sole”, qui rappresentata con l’affascinante

videoclip della versione “breve” della title-track e con le inedite

testimonianze riprese fra la lavorazione dell’intero Cd e quella del clip

stesso, è un’opera inserita fra i “Momenti storici” dei Pooh. Forse qui al

lettore interessa poco la notazione sull’elicotterino “ecologico” (molto

Pooh, insomma) che ha consentito al clip di ampliare la propria bellezza.

Forse anche i ricordi personal-professionali, qui, lasciano il tempo che

trovano. Il nervosismo con cui Roby, Dodi e Red si informavano: “Come

hai trovato il disco? Ti piace?”. La conferenza stampa del 6 Ottobre

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Page 163: Pooh legend

2010 a margine della quale Red e Dodi ci hanno detto: “Questo disco

non è contro qualcuno, non è una rivalsa. È per rimetterci in gioco.

È la ripartenza di tutto, ma anche un ringraziamento: alle famiglie,

alla professione, alla musica. Che poi è una cosa cui non sappiamo

vedere alternative, a prescindere dal successo”. Forse qui ci tocca

fare davvero i critici, contestualizzare “Dove comincia il sole” dentro …

la Pooh Legend. Scrivere una roba così, per dire:

“I Pooh di “Parsifal”, “Padre del fuoco…”, “Odissey”, “Il tempo una

donna la città”, “Inca”, si reincontrano con quelli del pop, azzardando

come non succedeva da anni, “sporcando” i suoni, facendo prevalere

l’energia sulla confezione, disinteressandosi di lunghezze e format

radiofonici. Per proporre invece temi storici, scrittura immaginifica, un

Negrini a briglie sciolte senza limiti di politically correct, come non gli

accadeva da brani tipo “Passaporto per le stelle” o “Il giorno prima”.

E realizzare comunque un disco molto Pooh, che spinge a volare per

non inciampare”.

Certo, qualcuno potrebbe dirsi: ma è sincera, questa recensione?

Beh, il fatto è che non è una recensione. Le righe che avete letto sono

50

Page 164: Pooh legend

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un’abitudine. Quella di appuntarmi su fogli volanti quanto scriverei di un

disco, se esistessero ancora le recensioni, subito dopo averlo ascoltato.

E quindi sì, è sincera: perché questi appunti non avevano possibilità di

essere pubblicati. Solo che ritrovarmeli fra le mani, lavorando a Pooh

Legend, è stato tutt’uno con la scelta di usarli, come sono, in questo

contesto. Là dove forse il “popolo dei Pooh” se l’aspettava, una

riflessione critica fatta col cuore ma anche con la testa. Per provare a

capire se la cronaca di un disco recente quale “Dove comincia il sole”

abbia davvero un legame con la storia infinita dei Pooh, e scoprire che

basta ascoltarlo una volta, per affermare che ce l’ha. Eccome, se ce

l’ha.

Page 165: Pooh legend

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Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro

E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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INFINITI POOH | I GRANDI CLASSICI

Progetto ideato e curato da ANDREA PEDRINELLIProduzione e realizzazione ROBY FACCHINETTI - DODI BATTAGLIA - RED CANZIANDistribuito da ARTIST FIRSTArtwork FLORA SALA_STUDIO ANASTASIAEditing video e montaggio Rocco Bernini e Michele Macrì per Nexus NetworkMastering audio Attilio Casati Authoring Dvd Marco Uberti per On Air, Milano

Si ringrazia Claudio Asquini - Renato Cantele - il mitico Dumbo - Andrea Fortis - Carolina Mari - Mila Ortiz - Teresa Sartori - Mauro Sassi

Le fotografie contenute nella presente opera sono di proprietà della band.Oggetti e memorabilia qui fotografati provengono dall’archivio personale dell’autore.I materiali delle pagine 10 e 36 sono di proprietà dello storico-collezionista Maurizio Pilenga, autore della prima mostra ufficiale sulla storia dei Pooh, che ringraziamo per la collaborazione.

I materiali video contenuti nel Dvd sono di proprietà Tamata ad eccezione di “Dove comincia il sole” (videoclip e dietro le quinte), proprietà Trio. Per gli edit audio del Dvd sono stati utilizzati i seguenti brani: Amore e dintorni (1986, Canzian/Negrini), Mediterraneo [strumentale] (1975, Facchinetti-Battaglia), Colazione a New York (1983, Canzian/Negrini), Rock’n’roll (1975, Battaglia/Negrini). La musica del menu del Dvd è lo strumentale “Concerto per un’oasi” (1989, Facchinetti).

Avvertenza: i filmati originali de “In tour con l’orchestra sinfonica-Appunti di scrittura” non corrispondevano in alcune loro parti agli standard qualitativi audio e video in uso oggi. Sono stati lavorati e restaurati con le migliori tecnologie a disposizione al fine di pubblicarli anche a prescindere da qualche difetto residuo: per completezza dell’opera e sicuri di assecondare così il desiderio degli appassionati.

Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro che hanno combattuto per tracciarne il solco. Grazie perciò a tutti i tecnici, musicisti, arrangiatori, produttori, manager e amici che ci hanno accompagnato nel tempo, e soprattutto grazie alle due persone da tanti anni a noi più vicine, importantissime nel coordinamento del nostro lavoro: Antonella Spotti e Simona Zangrandi.Grazie a Marco Nuzzi che ha lasciato tante tracce del lavoro svolto per noi.E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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BANDA NEL VENTO | ANTOLOGIA DI VIDEOCLIP

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1968

PICCOLA KATY (versione 2030) (Facchinetti/Negrini) 3’01”Girato nel 1990 in vista dei 25 anni della band - Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Regia di Stefano D’Orazio

“Piccola Katy” nacque come una poesia, composta da Valerio Negrini

durante un viaggio con la band. Dimenticata in macchina, fu utilizza-

ta - casualmente - da Roby durante una festa di addio al celibato:

mise il testo sul pianoforte, e vi compose all’istante una melodia da

Page 172: Pooh legend

3

cantare in coro. Fortunatamente all’epoca il registratore era sempre

acceso, e riascoltando la serata quel coro divenne il primo vero suc-

cesso dei Pooh. Attenzione, però: non tanto un successo di vendite

(anche se entrò in hit parade), quanto un successo editoriale, cioè

di vendite ed utilizzo dello spartito. “Piccola Katy” fu avvertita subi-

to, insomma, come “canzone popolare”… Ma chi è Katy? I giornali

dell’epoca raccontarono compatti che trattavasi di un’adolescente

scappata di casa incontrata dai Pooh addirittura a Buenos Aires, e

di cui Fogli si era pure invaghito. E ovviamente questa era una storia

creata ad arte: più intrigante il ragionamento di Roby a un rotocalco

del ‘71. “Alla fine, in quella poesia Valerio aveva descritto il fenomeno

delle “groupies”, le ragazzine che seguono i complessi, un problema

che vedevamo crescere in modo sconcertante”. Nel 1990, in vista dei

25 anni, i Pooh diedero nuova vita a “Piccola Katy” in una reincisione

digitale con strumenti d’epoca meritoriamente abbinata ad altre ri-

edizioni di brani anni Sessanta, confluite prima nel “Pooh Book” e poi

nel Cd “Un minuto prima dell’alba”. E fu allora che nacque anche il

videoclip del pezzo. Per il quale i Pooh scelsero però una strada ironica,

immaginandosi a suonarla ancora …nel 2030. Novantenni o centenari,

in quella che sembra la cantina di un ospizio. Ed anticipando così lo

humour di cui sarebbe stata permeata tutta la tournée teatrale del

venticinquennale.

Page 173: Pooh legend

4

1980

CANTERÒ PER TE (Battaglia/Negrini) 3’48”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato sul Lago di Iseo - Regia di Ivan Falardi

“Canterò per te” segnò l’esordio di Dodi quale autore del primo singolo

di un nuovo Lp: ed il brano, solare e screziato, di grande impatto ma a

ben guardare compositivamente molto più “avanti” dei normali cliché

del pop da classifica, resistette ben sette mesi nelle charts, anche grazie

al video di Falardi. Il quale ne ha ricordato la genesi nel “Pooh News”

16. “Si voleva realizzare il master in una chiatta su un lago. Quando

tutto fu pronto andammo a prendere i Pooh che, visto che faceva

parecchio freddo, stavano al coperto. Stefano aveva familiarizzato

con alcuni surfisti, così volle raggiungerci in surf. Però cadde in acqua

al primo metro, e per quel giorno non se ne fece più niente”.

Page 174: Pooh legend

5

1981

CHI FERMERÀ LA MUSICA (Facchinetti/Negrini) 4’46”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato fra Rimini e Milano - Regia di Ivan Falardi - Premiato come miglior videoclip del 1981

“Per noi la musica è gioia”. Forse questa frase, tratta da un nostro

incontro con i Pooh, racconta meglio di qualunque discorso lo spirito

del classicissimo “Chi fermerà la musica” (vero capolavoro di Roby: con

la perla di un titolo-slogan, ideato all’interno di un testo notevolissimo

da Valerio, divenuto ormai immortale) e l’energia del suo clip. Uscito

come 45 giri ad anticipare “Buona fortuna” (album lavorato con Brian

Humphries, tecnico del suono dei Pink Floyd, coi Pooh nella foto), “Chi

fermerà la musica” si installò ben presto al numero uno delle hit e vi

rimase oltre quattro mesi. Del clip ricorda i retroscena Red nel volume

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“La grande storia”: “La ruspa non era prevista. Ce la siamo trovata

alle spalle, era lì per pulire la spiaggia. Noi dicemmo al conducente

di puntarci: “Quando arriva scappiamo”. Avevamo riscritto la

sceneggiatura sul momento”. Ovviamente neanche la ruspa fermò la

musica dei Pooh, e “Chi fermerà la musica” ha resistito anche all’addio

di Stefano: che l’aveva definita il suo brano preferito, e si è trovato a

cantarla come ultima interpretazione nel gruppo il 30 Settembre 2009.

BANDA NEL VENTO (Facchinetti/Negrini) 4’22”

Clip di montaggio, mai pubblicato sinora - Regia di Stefano D’Orazio

Quando abbiamo individuato come titolo dell’antologia dei clip

“Banda nel vento”, per sintetizzare al meglio una storia di successi e

corse, ci sarebbe piaciuto inserire a sigla del Dvd la prima parte del

brano cantata da Roby a voce sola. Quella, cioè, che apriva i concerti

dei 25 anni. L’abbiamo chiesta ai Pooh, convinti che fosse incisa su

un nastro: la band subito dopo quel cantato entrava nei teatri dalla

platea. Invece Roby cantava ogni sera dal vivo, prima di correre sul

palco assieme agli altri. Faccenda da “Banda nel vento”, insomma,

in tutto e per tutto… Questo fu il primo clip realizzato da Stefano, che

iniziò ad ottimizzare la propria passione per la regia video montando (in

modo ragionato) frammenti di vari filmati della storia “poohika”.

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1982

NON SIAMO IN PERICOLO (Facchinetti/Negrini) 3’56”

Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”,

2005 - Regia di Ivan Falardi

Se ci si fa caso, da “Io sono vivo” in poi la cifra contenutistica tipica

dei singoli della band è l’incitamento alla speranza. E “Non siamo in

pericolo” ne è un esempio perfetto. Alla presentazione di “Un posto

felice” (altro titolo in tema…) i Pooh ci dissero cosa significhi, quel loro

ottimismo che non è retorica pura. “Siamo sempre stati ottimisti nel

senso che crediamo alla voglia di cambiare che c’è nell’uomo, alla

spinta a costruirsi una felicità diversa da quelle proposte da Enalotto,

macchine potenti, viaggi ai Caraibi. Anche esperienze come quelle

Page 178: Pooh legend

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col WWF servivano a ricordare a tutti, noi compresi, che l’uomo non è

una bestia, deve avere consapevolezze diverse. Questo è l’ottimismo

dei Pooh”.

ANNI SENZA FIATO (Facchinetti/Negrini) 5’27” Clip mai pubblicato sinora - Regia di Ivan Falardi

La storia di quattro ragazzi mescolata con la storia dell’essere i Pooh.

“Anni senza fiato”, lato B di “Non siamo in pericolo”, in fondo è

questo. Con parti soliste sempre più personali ed evidenziate, dentro

un discorso da band che prevede anche virtuosismi di chitarre e

sintetizzatori; nonché il nuovo suono, molto “live”, previsto per il gruppo

da Maurizio Biancani. “Anni senza fiato” è rimasta per molto tempo

fra le canzoni preferite dei fan… meno suonate dai Pooh. Ha fatto

capolino nel concerto del ventennale, è stata ripresa nell’estate ’98,

poi è rispuntata in apertura del tour di “Ancora una notte insieme”. Per

dare a Stefano le prime luci della ribalta in quelle che sarebbero state

le sue serate d’addio, con versi dell’82 diventati chiave di una scelta di

trent’anni dopo. “Stare qui / è un’emozione ma / è un’astronave che /

non scende a terra mai / Anche se / vorrei sbarcare un po’…” Stefano

è sbarcato, ma l’astronave dopo un po’ ha ripreso il volo.

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1984

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STELLA DEL SUD (Canzian/D’Orazio) 4’48”Edito nel Vhs “Aloha”, 1984; remastering per Dvd 2004 - Girato alle Hawaii - Regia di Ivana Massetti

IO VICINO IO LONTANO (Battaglia/Negrini) 5’00”Edito nel Vhs “Aloha”, 1984; remastering per Dvd 2004 - Girato alle Hawaii - Regia di Ivana Massetti

Dopo “L’anno del Tropico” ancora un disco in viaggio (con relativo

filmato) per i Pooh: stavolta una collezione di clip. Tra i quali “Stella del

Sud” e “Io vicino io lontano” sono quelli che oggi meglio restituiscono

l’atmosfera dell’album “Aloha” e i sapori delle Hawaii, dove fu inciso.

“Stella del Sud”, che sottolinea in modo inedito l’originalità compositiva

di Red, parla in realtà dell’Africa: su disco i Pooh vi immettono i primi

campionatori e il fairlight inaugurato l’anno prima, nel video sono

ripresi su un trenino tipico. “Io vicino io lontano” è invece imperniata

su un azzeccato feeling fra parole e melodia, e sceneggiata in modo

cinematografico per parlare d’amore, sì, ma anche della difficoltà

di far coesistere una vita normale con un’esistenza da girovaghi. Per

questi clip i Pooh scelsero delle fotomodelle a fare da muse ispiratrici:

però nella mente dei fan restò la bimba che qui occhieggia birichina

durante “Io vicino io lontano”, molto più espressiva della protagonista.

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COME SAREMO (Facchinetti/Negrini) 4’12”Edito nel Vhs “Aloha”, 1984; remastering per Dvd 2004 - Girato alle Hawaii - Regia di Ivana Massetti

Ero a tavola con D’Orazio, si parlava di musical. Ad un bel momento

mi disse: “Comunque, secondo me quando Facchinetti e Negrini sono

al top non ce n’è per nessuno. Ti faccio un esempio. Un giorno ero

ospite di una radio e mi misi a cantare una canzone dei Pooh imitando

Guccini. La radio ricevette decine di telefonate di complimenti a

Guccini per il magnifico brano da lui scritto”. La canzone di cui Stefano

parlava, e scusatemi se qui scrivo in prima persona ma è un mio

ricordo, la cantò anche a me, sempre al ristorante, ancora imitando

Guccini. Cantò: “Quando al mondo saremo / in dieci miliardi / Forse

molti confini / saranno riaperti”… Era questa, la canzone.

Page 182: Pooh legend

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1985

PER NOI CHE PARTIAMO (Facchinetti/D’Orazio) 4’19”Edito nel Vhs “Asia non Asia”, 1985 - Girato in Giappone - Regia di Ivana Massetti

Perché per testimoniare “Asia non Asia” (disco

e film) abbiamo scelto “Per noi che partiamo”,

mai proposta neppure dal vivo? Perché in

fondo sintetizza bene, come suoni e immagini,

l’estetica da estremo Oriente che la band

voleva dare al disco: e che però nell’insieme

fu più presunta che effettiva, giacché “Asia

non Asia” nacque a Carimate. Ma forse fu proprio per questo suo

essere più “costruito” di altri, che l’album convinse i fan meno dei

precedenti. Del resto può capitare, in una vicenda lunghissima, anche

una normalissima pausa dell’ispirazione. Solo che per solito gli artisti

non amano sottolinearlo: mentre i Pooh l’hanno messo nero su bianco

nel volume del quarantennale, con parole di Dodi. “Beh, lo dimostra

un fatto: il nostro singolo, “Se nasco un’altra volta”, rispecchiava un

trend e basta. Ancora oggi sono convinto che all’epoca sarebbe stato

opportuno fermarci e tornare sulla scena solo una volta pronti”.

Page 183: Pooh legend

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1993

MARIA MAREA Remix (Canzian/Negrini) 5’03”Edito nel Vhs “Un anno di Pooh”, 1995 - Girato a Lipari (Messina) - Regia di Ambrogio Lo Giudice

Il remix di “Maria Marea”, firmato da Enzo Persueder e Gianni Salvatori,

“avrebbe dovuto portare i Pooh nelle discoteche”, ci ha detto un giorno

Stefano con sguardo sconsolato. Ovviamente non lo fece: e sfidiamo

chiunque a pensare questo pezzo cantautorale ballato nei locali di

moda. Però almeno quell’operazione fu responsabile di un bel clip, e

oggi permette di fare un approfondimento sulla diversità compositiva di

Red rispetto ai colleghi. Sui suoi riferimenti stilistici esplicitamente lontani

da quelli di Dodi e Roby, da “Gatto di strada” a “Un anno in più che

non hai”: faccenda che merita una riflessione perché ha immesso

sfumature diverse su una tavolozza artistica già colma di grandi, vari e

bei colori. “Il punto è che la mia storia musicale è molto diversa da quella

dei miei colleghi”, racconta Red in un tranquillo pomeriggio d’autunno,

riordinando le idee sul se stesso “compositore”. “Sono un autodidatta che

ha preso in mano la chitarra solo dopo aver ascoltato i Beatles. Prima

non avevo suonato nulla, e il mio mondo per anni è rimasto solo quello

inglese, Yardbirds, Stones… Penso di aver acquistato un Lp americano,

forse James Brown, solo dopo tre-quattro anni di full immersion in quelle

sonorità, riportate anche nei Capsicum Red. E questo si sente ancora, nel

mio modo di comporre: più semplice, meno aperto armonicamente. Poi

ovviamente sono stato influenzato dai Pooh, e io stesso sono cresciuto

grazie a loro: però non è sempre un difetto, la mancanza di cultura

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i nostri arrangiatori hanno saputo valorizzare quanto la mia musica aveva

in sé. Anche se è stato un percorso lungo, acquisire un mio spazio fino a

firmare dei singoli. Credo di aver acquisito davvero consapevolezza delle

mie capacità negli anni dei “viaggi”, con cose come “Stella del Sud” o la

“Se c’è un posto nel tuo cuore” che mi è costato molto cedere a Stefano.

Io poi provo particolare amore per le canzoni cantautorali dei Pooh,

“Ci penserò domani”, “Vento nell’anima”, “Reporter”... quando il testo

pesa quanto la musica e ti invita a dare il giusto valore alla pronuncia di

ogni parola. Sarà che quando suonavo nelle balere, a una certa ora mi

mettevo da solo con la chitarra a cantare Tenco o De André: e quella

è stata una grande scuola, ho imparato quanto per convincere sia

necessario saper trasmettere qualcosa”.

armonica. Pensa a B.B. King… Mi baso sull’impatto che la melodia può

dare a una canzone. E forse non per caso le cose che ritengo più belle

fra quelle che ho scritto mi sono nate di getto, istintivamente: “Lettera

da Berlino Est” (la prima parte, l’apertura melodica è figlia del talento di

Roby), “Città di donne”, la stessa “Maria Marea”, i miei brani di “Dove

comincia il sole”. Certo, non sbagli a chiederti come queste sonorità siano

riuscite a integrarsi nel mondo-Pooh, perché non è stato facile: ma Dodi e

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1994

SENZA MUSICA E SENZA PAROLE (Battaglia/D’Orazio) 4’07”

Videoclip con prologo parlato girato presso lo Studio Condulmer di Treviso,

regia di Stefano D’Orazio - Mai pubblicato sinora

“Un’occasione mancata. Musicate dalla chitarra spagnoleggiante di

Dodi, le parole di Stefano si rincorrono, si intrecciano. Un gioiello metrico

che però trasmette concetti un po’ fumosi”. Così Franco Dassisti scrisse

di “Senza musica e senza parole” nel libro “Quello che non sai” del 1997.

E noi non siamo d’accordo. Semmai, “Senza musica e senza parole”

resta un’occasione mancata perché non è stata valorizzata quanto la

sua bellezza, musicale e poetica, avrebbe meritato. D’Orazio, certo,

qui si cimenta con figure retoriche lontane dal linguaggio diretto dei

Page 187: Pooh legend

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Pooh. Però una canzone va valutata nel suo insieme. E questo cantar

raccontando, molto intimo, un poco melanconico, è un guardarsi

dentro che trasmette emozioni: grazie anche ad una melodia dolce

e struggente, abbellita dagli arpeggi ed efficacemente vestita con

la voce più morbida delle quattro dei Pooh. Parliamo insomma di

un gioiello tout-court, dentro un disco - quello sì - poco omogeneo

e a tratti discutibile, per cui però Stefano realizzò diversi videoclip.

Quasi tutti con presentazioni parlate, quasi tutti rimasti inediti. Come

questo, in cui anche l’ambientazione calda che prevede per Dodi una

scenografia di chitarre ed amplificatori Marshall ci permette di godere

di un’inedita, convincente, anima d’autore dei Pooh.

TU DOVE SEI (Canzian/D’Orazio) 4’30”Videoclip con prologo parlato girato presso lo Studio Condulmer di Treviso, regia di Stefano D’Orazio - Mai pubblicato sinora

Questo clip fa parte del pacchetto di video rimasti pressoché inediti

girati per la promozione dell’album “Musicadentro”, di cui “Tu dove

sei” fu uno dei pezzi più proposti dalla band anche in tv. E che nel 1994,

malgrado Red abbia sempre sottolineato come non fosse legato in

modo autobiografico alle sue vicende sentimentali, fu avvertito come

l’ideale seguito di “Stare senza di te”. Ad oggi comunque è abbastanza

chiaro che fu proprio il successo di quel brano del ‘92 a spingere a far

diventare singolo “Tu dove sei”, che ne ricalca schemi compositivi e

interpretativi. Solo che “Tu dove sei” non è altrettanto riuscito. Intriso

di tristezza quasi violenta, canta un testo di vita quotidiana che lascia

però addosso una malinconia rara da trovarsi altrove, nella musica dei

Pooh. Però la storia di un artista passa anche per brani “minori”: specie

se tormentoni in radio ...

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E NON SERVE CHE SIA NATALE (Facchinetti/D’Orazio) 4’12”Clip mai pubblicato sinora - Girato a Venezia - Regia di Stefano D’Orazio

Di questo brano si conosce per lo più la versione del Natale in Vaticano

1994 con l’orchestra, pubblicata nel Cd “Buonanotte ai suonatori” e

nel Vhs “Un anno di Pooh”. Ma non è da trascurarsi l’originale, in cui

il sound “poohiko” veste con misura attualissime riflessioni a voce alta

sul nostro testardo inseguire gli invivibili ritmi del mondo moderno. E

per recuperare alla memoria quella versione ci è piaciuto proporvi

qui il suo raro videoclip, impreziosito da piccole soluzioni videografiche

molto “d’oraziane”. Fu girato in una Venezia… che non si vede, perché

siamo alla periferia della stazione. Ma l’importante è che si vedano i

Pooh, faccenda non scontata come ci ha raccontato Stefano stesso.

“I miei colleghi non amavano molto la parte video del nostro lavoro,

in quegli anni. È stata una faticaccia convincerli uno per uno, portarli

sul set e con Lucio Zanato (“responsabile” di molte riprese che vedete

qui, nda) girare i loro singoli primi piani. Mi dicevano: “Ma ne vale la

pena?”…” Beh, a nostro modesto avviso ne è valsa la pena.

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1995

BUONANOTTE AI SUONATORI (Facchinetti-Battaglia-Canzian/D’Orazio) 4’26”Edito nel Vhs “Un anno di Pooh”, 1995 - Girato sul palcoscenico del Teatro Coccia di Novara - Regia di Stefano D’Orazio

Esempio di rarissima scrittura collettiva dei Pooh, “Buonanotte ai

suonatori” nacque per impreziosire il magnifico disco live “involontario”

(cioè nato dalla richiesta del pubblico) seguito alla “Tournée Acustica”

dell’estate ’94 ed al “Musicadentro in tour” dell’autunno successivo. Il

video del brano fu girato durante le tournée e lavorato da Stefano con

semplici giochi di grafica, fra i quali l’uso della luna-logo del Cd. Poi la

vita del pezzo si esaurì in fretta, e il brano uscì dal repertorio restando

però uno dei pezzi dei Pooh con più versioni incise. Quella originale

finita nel disco live; quella del “Pooh Book” registrata a “Vota la voce”

il 14 Settembre 1995; quella rockeggiante del singolo per le radio usato

a lanciare la tournée estiva di quello stesso anno.

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1996

AMICI PER SEMPRE (Facchinetti/Negrini) 4’59”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Regia di Stefano D’Orazio

Canzone “manifesto”, l’ha definita Roby, che nacque in un periodo

non facilissimo della band risoltosi però in uno dei suoi dischi più

fortunati, belli e longevi. Anche se, va detto, non subito questo risultò

chiaro ai fan storici, d’acchito spiazzati per il cambio di marcia che

l’album “Amici x sempre” imprimeva al percorso dei Pooh, reduci da

album più pop e meno rock, più enfatici e meno essenziali, con più

passaggi acustici e senza “loop”. Insomma, completamente diversi

dall’anima quasi aggressiva del Cd di cui questa canzone fu insieme

titolo e primo singolo, “manifesto” anche sonoro di una nuova sintesi

Page 191: Pooh legend

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dell’anima-Pooh, effettuata dall’accoppiata Facchinetti/Negrini

mescolando emozioni ed energia in modo inedito per la storia della

band. Tanto che “Amici per sempre”, della band, è divenuta una sorta

di sigla, appunto “manifesto” di tutte le loro caratteristiche migliori: sul

piano compositivo (melodia, polifonie, graffi rock), di arrangiamento e

nelle parole che pesano del suo testo. Il videoclip del brano è ancora

una volta un mix di immagini storiche, cui si aggiunge però - tecnica

che poi caratterizzò sempre più il D’Orazio regista - la sottolineatura dei

primi piani degli interpreti. Il tutto per sottolineare quanto il concetto

dell’essere “Amici per sempre” fosse chiave essenziale per capire la

lunga vita artistica in comune della band. Perché “È per questo che

siamo rimasti insieme tanti anni, mentre altri gruppi litigano e continuano

a cambiare formazione. L’amicizia è alla base del nostro lavoro, e

forse anche la chiave del nostro successo”. Solo che queste non sono

dichiarazioni del 1996, ma virgolettati di un’intervista a Valerio Negrini

datata… 11 Novembre 1970. Qualche annetto prima di metterlo nero

su bianco anche su disco.

CERCANDO DI TE (Canzian/D’Orazio) 4’40”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato ad Atlantic City, Usa - Regia di Stefano D’Orazio

Questa è forse una delle canzoni d’amore più belle in assoluto, nel

repertorio dei Pooh. E lo è nella misura in cui riesce ad unire il sentimento

all’energia, cosa difficilissima quando si parla di affari di cuore. La

descrizione più bella di “Cercando di te” l’ha data il suo compositore

nel “Pooh News” dei 40 anni, con parole che spiegano perfettamente

perché questo brano, all’ascolto, d’improvviso apra il cuore e si faccia

solare. “La canzone mi è nata in uno di quei giorni in cui hai il bisogno

di metterti ad ascoltarti dentro. In giorni come quelli, io sento l’esigenza

del mare e salgo in barca. Forse non voleva essere una canzone,

questa, ma solo un tuffo nel mio angolo migliore”.

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LA DONNA DEL MIO AMICO (Facchinetti/D’Orazio) 5’20”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato nella metropolitana di New York, Usa - Regia di Stefano D’Orazio

Facchinetti non ha tutti i torti, quando dice che questo brano

“Sopravvivrà ai Pooh molto tempo”. Anche se è bizzarro lo dica proprio

lui, all’epoca di “Io sono vivo” il meno convinto a dover cantare il verso

“Quando la mia donna gode” e qui interprete di un intero ritornello

piuttosto… osè. Ma i tempi cambiano, e la scelta di cantare senza

falsi pudori una vicenda fatta di vita vissuta con tanto di lacrime,

istinti sessuali, sudore e freni morali, si è rivelata un’ottima idea. Anche

perché questa vicenda è stata cantata su musica maestosa e con

testo molto bello. La musica, disse Ruffinengo, tornato ad arrangiare

i Pooh, “È complessa, sembra avere due ritornelli”; il testo regalò a

Stefano persino un invito di Mogol a tenere un corso di scrittura al

Cet. Piccola curiosità sul video: è tutto girato nella metropolitana di

New York, tranne un paio di scene. Lì, siamo sulla linea gialla del metrò

milanese… Misteri “poohici”.

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1997

BRAVA LA VITA (Facchinetti/D’Orazio) 4’20”Clip mai pubblicato sinora - Regia di Stefano D’Orazio

“Brava la vita” fu il primo dei due inediti dell’antologia “The Best of

Pooh” dell’autunno 1997. Però, obiettivamente, non era il più bello:

decisamente meglio “Non lasciarmi mai più”. “Brava la vita” è una

canzone piuttosto ovvia, anche un po’ troppo “sporcata” di suoni

sintetici. In compenso fu fortunata: aprendo i concerti della primavera

’98 entrò nella leggenda della band, visto che lo show tenutosi al

Forum di Milano il 6 Aprile fu il numero 2000 nella carriera dei Pooh. E il

videoclip di “Brava la vita” è comunque divertentissimo, “vero” nella

sua allegria, molto più capace del brano stesso di ridarci l’energia cui

miravano i Pooh nell’inciderlo.

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1999

SE BALLA DA SOLA (Facchinetti/Negrini) 4’07”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato il 12 Aprile 1999 - Regia di Luca Lucini

“Se balla da sola” è uno di quei pezzi che, pur riusciti, non sono

sopravvissuti al tempo che passa. Succede: certo, in questo caso è

difficile capire il perché. Era un brano innovativo nella scrittura, quasi

inedito nell’arrangiamento (“loop” a iosa, il ritmo shuffle della chitarra),

modernissimo nel testo. Un piccolo gioiello in

cui Negrini rimandava al noto film “Io

ballo da sola” di Bertolucci del ’95:

fornendo ai critici l’ennesimo

esempio di come i Pooh

difficilmente siano banali,

quando parlano delle

donne di oggi. E non si

può neanche dire che

“Se balla da sola” sia

stato misconosciuto

dal gruppo: fu il primo

singolo di “Un posto

felice” e nel tour era

addirittura in scaletta …

due volte. Come accaduto

Page 197: Pooh legend

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pochissime altre volte nella loro storia, i Pooh infatti eseguivano

questa canzone integralmente, come secondo pezzo e ultimo bis,

sia nella versione primaverile che in quella estiva della tournée 1999.

Eppure, “Se balla da sola” non è rimasta negli anni, forse travolta -

nella memoria dei fan - dagli eccessi sintetici di altri brani di “Un posto

felice”. In compenso il suo video, se non il migliore, quantomeno

è uno dei migliori clip dei Pooh. È modernissimo, ma non dimentica

l’essenzialità; tiene in primo piano musica e suggestioni testuali senza

esagerare con le mode video dell’epoca; e però le usa, con non pochi

effetti grafici che gli evitano di divenire didascalico; i Pooh sono in esso

attori, cantanti, musicisti e puro “suono”; sottolineando particolari di

oggetti e visi, valorizza i versi lasciando però a chi guarda la possibilità

di interpretarli a modo proprio. Insomma, un video maiuscolo per una

canzone che avrebbe meritato miglior fortuna.

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2000

STAI CON ME (Canzian/D’Orazio) 4’36”Edito nel Vhs “Cento di queste vite - Clip Book”, venduto solo tramite web nel 2001 - Girato nel Settembre 2000 fra Milano e Genova - Regia di Duccio Forzano

A quasi trent’anni dall’ingresso nei Pooh, per la prima volta Red firma il

singolo di lancio di un nuovo album. Una grande soddisfazione, come

raccontò ne “I nostri anni senza fiato”. “Per me è stato un punto d’arrivo,

non era facile farsi accettare dagli altri come autore, figurarsi autore di

un singolo. Ma questo era talmente forte che per fortuna non c’è stato

molto da discutere”. E alla fine puntare su un “sound” un po’ diverso fu

una scelta azzeccata che rese pure più dinamica l’immagine dei Pooh

fra radio e tv. Discutibile, semmai, la scelta degli attori nel clip: molto

“trendy”, ma forse un po’ “sporchi e cattivi” per lo stile-Pooh. Curiosità

per musicisti: nel corso degli anni Red si è fatto spesso adattare i bassi

alle sue esigenze, si ascoltino i soli di “Ci penserò domani” (con un

basso ispirato al grande Pastorius), “Terry B.” o “Vento nell’anima”. Qui,

nel 2000, volle tornare al passato: e usare “il mio vecchio e inimitabile

Fender Jazz del 1965”.

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PADRE A VENT’ANNI (Battaglia/Negrini) 5’27”Edito nel Vhs “Cento di queste vite - Clip Book”, venduto solo tramite web nel 2001 - Girato a Pristina, Kosovo, nel Settembre 1999 - Regia di Stefano D’Orazio

Non c’è molto da dire, di questo pezzo che commuove e delle

immagini che lo rendono ancora più commovente. Ancora una

volta su musica di Dodi Valerio racconta con delicatezza storie

vere, in questo caso drammi immensi, però spiazzando: col mettersi

nella prospettiva di un bambino che attende il padre, soldato nella

ex-Jugoslavia. Le immagini del clip furono girate dai Pooh stessi, nei

Balcani per un’iniziativa benefica di cui ci raccontarono prima del tour

di “Cento di queste vite”. “Siamo andati là a ridare ai bambini il loro

ruolo. C’erano dieci parchi gioco in Kosovo e Albania, pagati con fondi

raccolti nei nostri concerti, che volevamo consegnare personalmente.

A Pristina il villaggio era stato incendiato, dove abbiamo montato il

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parco giochi avevano sminato soltanto il giorno prima. E il ricordo più

bello e straziante è la fatica che abbiamo fatto a montare i giochi: i

bambini volevano subito salirci, non ci lasciavano lavorare”. “Padre a

vent’anni” meriterebbe di essere proposta in tour più spesso: nel 2001

veniva valorizzata anche dalla presenza accanto a Dodi del grande

chitarrista Tommy Emmanuel, “guest” di quella tournée.

IO TI VORREI DI PIÙ (Canzian/D’Orazio) 3’58”Edito nel Vhs “Cento di queste vite - Clip Book”, venduto solo tramite web nel 2001 - Girato ad Ambotoabo (Madagascar), nell’Aprile 2001 - Regia di Stefano D’Orazio

Anche “Io ti vorrei di più” fu girato in un viaggio legato ad iniziative

benefiche. Stavolta però siamo in Africa, e comunque il video non

testimonia quel lato dell’attività della band: è solo - si fa per dire -

un’occasione colta al volo per dare a un bel pezzo immagini particolari.

“Io ti vorrei di più” si iscrive in un percorso di canzoni d’amore “fisiche”

ed al contempo riflessive che Red ha scritto spesso dal 1996 in poi,

con grafia matura: “Ricostruire un amore”, “L’altra faccia dell’amore”,

“Quando anche senza di me”... Nel 2001 “Io ti vorrei di più” uscì anche

come Cd singolo per le radio e il suo videoclip confluì in una Vhs

pensata solo per i fan usi al web, in quanto venduta nel “Pooh Store”

telematico.

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Di tutti i video dei Pooh il più in linea con lo stile delle tv musicali, “Capita

quando capita” si basa su un’insolita scala di accordi discendenti e fu

primo singolo dell’album “Ascolta” - a scapito della title track - per

radiofonicità e ritmo. In realtà la canzone ad “Ascolta” restò sempre

un po’ estranea: fece più da ponte fra

il pop dei precedenti album e le scelte

compositive meno scontate del nuovo

Cd. Ma si sa, alle radio non si comanda.

E comunque ne uscì un clip molto

simpatico, coi Pooh bizzarra “boy band”

di un noto locale scaligero, e la città di

Romeo e Giulietta scena ideale per una

sorta di revisione contemporanea della

“Favola” di Hermann Hesse. Con un uomo-

statua che d’improvviso scopre l’amore ed

esce dal guscio. Perché… “Capita quando

capita”, appunto.

2004

CAPITA QUANDO CAPITA (Canzian/D’Orazio) 4’20”Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”, 2005 - Girato a Verona - Regia di Gaetano Morbioli

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2005

LA GRANDE FESTA (Facchinetti/Negrini) 4’47”

Edito nel Dvd allegato alla versione speciale del doppio Cd “La grande festa”,

2005 - Girato a Verona - Regia di Giangi Magnoni

Anche questo clip fu girato a Verona, e se ci andate oggi potreste

incontrarvi ancora l’artista di strada protagonista di una delle sue

scene. “La grande festa” è nata come inno corale dei 40 anni dei

Pooh, ed ha esaurito il suo compito con la chiusura dei festeggiamenti.

Che comunque caratterizzò (specie negli innumerevoli passaggi tv)

con la sua scansione ritmica, a tratti evocante il battito del cuore. Alla

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vigilia dei 40 anni i Pooh ci spiegarono così il “segreto” della loro lunga

storia: “Ci siamo scelti come artisti. La sensazione iniziale di essere vicini

anche nei valori era da verificare sul campo. E lì è nata l’amicizia.

Aprendoci a un continuo confronto reciproco, ascoltando le idee

degli altri, superando i dissidi col parlarci onestamente ed evitando

atteggiamenti istintivi. Così ci siamo trovati in quattro a condividere

idee spesso controcorrente: e siamo arrivati ad oggi. Perché quando

nel ’76 abbiamo deciso di metterci in proprio, sai, poteva anche finire

tutto…”

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2006

CUORE AZZURRO Pooh version (Facchinetti-Battaglia-Canzian/Negrini-D’Orazio) 3’25”Clip di montaggio, mai pubblicato sinora - Realizzato quale “inno ufficiale” della Nazionale Italiana di Calcio in vista dei Campionati Mondiali di Germania del 2006 - Responsabile del progetto (una collaborazione FIGC - Radio Italia SMI) M. Pontini

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Diciamolo: a Baglioni, per Francia ’98, non andò così bene scrivere un

inno per gli azzurri. Ma forse i Pooh, “RobyDodiStefanoRed”, erano più

adatti a ricreare l’alchimia “ZoffGentileCabrini”, mitico scioglilingua

dell’estate ’82… Chissà. Comunque sia “Cuore azzurro” è il secondo

pezzo (ed ultimo) mai scritto da tutti i Pooh insieme: Negrini compreso.

Fu presentato il 25 Maggio 2006 al Centro Tecnico Federale di

Coverciano, mentre già impazzava il clima di caccia alle streghe dello

scandalo che per molti - alla vigilia di Germania 2006, non dopo… -

avrebbe dovuto far dimettere Marcello Lippi. I Pooh in quell’occasione

dissero: “L’abbiamo inciso prima di Calciopoli, in cinque città diverse,

con calciatori che però forse avevano già la voglia di dare una

dimensione diversa al loro mondo, e di dire che esiste uno sport pulito”.

Qui vi abbiamo testimoniato (in audio) la versione del brano cantata

in studio dai soli Pooh, senza la “collaborazione” dei futuri Campioni

del Mondo. Anche perché non è mai stata edita in album, ma solo su

Cd singolo.

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2008

LA CASA DEL SOLE (The house of the rising sun) (tradizionale americano lanciato in chiave pop-rock dal gruppo britannico The Animals nel 1964, arrangiamento di Alan Price, testo italiano di Pallavicini-Mogol del 1965) 4’00”Clip mai pubblicato sinora - Girato nell’Abbazia di San Galgano (Siena) - Regia di Giangi Magnoni

“Volevamo ridare valore alle emozioni: oggi le emozioni si

mercificano…” I Pooh ci raccontarono così, la scelta di un album

di cover, per loro le prime in più di 40 anni: se si escludono “Happy

Xmas” e i pezzi incisi ancora imberbi. Ma “Beat ReGeneration” fu

operazione vincente oltre ogni previsione, ed a fungerle da apripista

fu “La casa del sole” (peraltro grandissima interpretazione vocale di

Roby), che ne sottolineava il rispetto per i brani originali mediato però

da scelte sonore contemporanee, non banalmente filologiche. E forse

anche per questo il clip fu girato nello splendido scenario, in bilico fra

passato e presente, dell’Abbazia di San Galgano. Ovviamente, al

freddo. “Ovviamente” perché dev’essere nel Dna dei Pooh girare al

gelo: sulla spiaggia di Sperlonga, sul Lago di Iseo, a New York… Ma

ben altro dubbio ci resta, su “La casa del sole”: va bene che l’hanno

incisa nell’edulcorata versione italiana, ma i quattro lo sapevano che

l’originale parla di una casa chiusa? Perché mai fidarsi, dei Pooh.

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2009

ANCORA UNA NOTTE INSIEME (Facchinetti/Negrini) 4’08”Edito nel doppio Dvd “Ancora una notte insieme - L’ultimo concerto” (2010) - Videoclip di animazione, regia di Andrea Falbo, animazioni Andrea Gianfelice - Clip vincitore del Premio Videoclip Italiano del 2009

Si potrebbe parlare qui di una canzone convincente, malgrado canti

un addio che fa male. Oppure di un clip molto riuscito. Ma “Ancora

una notte insieme” non è una canzone. Non è un clip. È un’altra roba.

Ci riporta a riavvolgere un film.

Prima scena, 17 Aprile 2009, conferenza stampa di conferma dell’addio

di Stefano. Lui paonazzo, gli altri impietriti, Roby secco. “Capiamo. Ma

non condividiamo. Assolutamente”. E poi Morbegno, Valtellina, 16

Luglio, anteprima dell’ultimo tour in quattro. Stefano stravolto, dopo il

primo pezzo, a provare sul campo il discorso di commiato. “Mi piace

immaginare che tutte le volte che siamo entrati nelle vostre case

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l’abbiamo fatto da amici di famiglia. Ma gli anni passano e ho deciso

di scendere prima di rovinare tutto. Su questo palco ci lascio il cuore:

grazie”. E gli manca l’aria. O è un’impressione? No, eccolo nei camerini

a fine concerto. “Sì, all’inizio mi mancava proprio l’aria. E la standing

ovation mi ha lasciato intontito. Come un pugno”. Scorrimento veloce.

Ora siamo a fine Settembre, l’ultimo concerto, l’ultimo davvero. Termina

“Chi fermerà la musica” e le facce dei Pooh cambiano, i loro anni

aumentano di colpo. Mezz’ora dopo quell’istante, davanti al palco

ormai vuoto, la gente non se n’è ancora andata. Anziani e bambini

con sciarpe di varie epoche e sguardi fissi nel nulla, ragazzi e ragazze

che piangono. Mentre dietro le quinte del Forum di Assago anche Red

è in lacrime, Dodi è scurissimo in volto, Roby caccia via la commozione

abbracciando tutti, salutando tutti. E allora via, via, via, fuori dal Forum.

Verso una lieve pioggia, con dentro il senso di qualcosa che finisce.

Forse un’età, forse una parte di noi.

Ecco, “Ancora una notte insieme” è questa roba qui.

Certo col tempo le emozioni del film si sono stemperate; e la scelta di

andare avanti dei Pooh ha cancellato molte malinconie. Però questa

canzone, mannaggia, resterà sempre un tuffo al cuore. Scoprivamo

quanto contino davvero, i Pooh, nella nostra piccola vita di gente

comune, e quanto il loro essere “I Pooh”,

un’industria, un marchio, quello che

volete, non cancelli la loro umanità

né la possibilità di provare

affetto per loro. Per chi è

andato avanti, con idee e

coraggio, e per chi quella

sera è sceso dall’astronave,

con fatica. Quel batterista

goliardico e caciarone cui

ora, scrivendo di questo

videoclip, ci piace indirizzare

una parola sola. Grazie.

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1985

ANOTHER LIFE (Se nasco un’altra volta) (Facchinetti/Negrini-Zanini) 3’30”Clip di montaggio, mai pubblicato sinora - Regia di Stefano D’Orazio

Pur non avendo inciso più di tanto nella storia dei Pooh, “Se nasco

un’altra volta” è uno dei pochi brani della band tradotti in inglese.

Anzi, è stato l’ultimo: dopo che l’avventura di “Hurricane”, Lp basato

su pezzi anni Settanta, ebbe più successo da noi che oltrefrontiera.

Affidato a Simona Zanini che lo tradusse in “Another life” (Un’altra

vita), uscì solo sul maxi-singolo allegato al box “Anthology”, da tempo

rarissimo: ma i Pooh ne realizzarono anche un clip, qui testimoniato

per la prima volta. Clip in cui Stefano miscelò spezzoni di vecchi filmati

ad alcune scene del video italiano, che fece da sigla al “Disco per

l’Estate” Rai. Da notare che nella versione inglese “Se nasco un’altra

volta” ha una costruzione lievemente diversa: senza l’introduzione

cantata da Roby.

RARITÀ

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1998RARITÀ

HOMBRES SOLOS (Uomini soli) (Facchinetti/Negrini-Ortiz) 4’22”Clip mai pubblicato sinora - Girato a Cinecittà, Roma - Regia della versione italiana di Jo Asaro, 1990; adattamento del montaggio originale alla versione spagnola (rimasta inedita anche come audio) a cura di Stefano D’Orazio, 1998

Nell’ambito di un lavoro finalizzato alla pubblicazione di un disco in

spagnolo per l’America Latina, i Pooh tradussero pure “Uomini soli”.

Poi il progetto non andò in porto, ma Stefano si era preparato a

promuoverlo pure adattando il clip originale alla versione spagnola

del pezzo. Piccolissimi spostamenti che regalano una chicca inedita

da ogni punto di vista, visto che quel brano poi restò nel cassetto.

Va detto che già subito dopo l’uscita in Italia, l’album “Uomini soli” fu

edito anche in Spagna e Sudamerica. Ed in una di quelle versioni si

intitolava “Hombres solitarios”: ma non conteneva il pezzo di Sanremo

in spagnolo. I referenti discografici dei Pooh nel mondo ispanico di

allora, infatti, puntarono su “Giulia si sposa” (“Giulia se casa”) e “L’altra

donna” (“La otra mujer”). Così che questa “Hombres solos” resta

l’unica traduzione in assoluto del capolavoro dei Pooh, traduzione fra

l’altro molto originale, in cui allo stile fotografico di Negrini si sostituisce

un azzeccato stile descrittivo quasi da cinema. E, curiosità, Roby qui

canta il secondo refrain come nel tempo ha sempre più cantato il

brano dal vivo: andando oltre le note indicate sullo spartito.

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DIMMI DI SÌ (Facchinetti/D’Orazio) 2’25”Clip promozionale live, mai pubblicato sinora, realizzato usando un edit audio ridotto ed inedito del brano su immagini riprese nel corso del tour primaverile al chiuso di “Un posto felice”, 1999 - Regia di Stefano D’Orazio

“Cazzuto e smitizzante”. Ecco, senza perderci in giri di parole crediamo

che questa definizione data a “Dimmi di sì” da Red (che ebbe l’idea

di rendere tiratissima la musica originale, un lento) sia perfetta. Per un

brano goliardico e un poco volgarotto, fra i meno esaltanti nell’intera

produzione dei Pooh. Ma forse perché il successo, come la fortuna, a

volte è bendato, “Dimmi di sì” divenne singolo di “Un posto felice” e

riscosse successo persino al “Festivalbar”. È un pezzo molto in linea con

l’ironia senza peli sulla lingua di D’Orazio, che ne “I nostri anni senza

fiato” ne ricordò la comunque non facilissima scelta di inserirlo in un

disco. “Ne discutemmo due o tre giorni, coi tecnici che dicevano che

era fortissimo. Alla fine, dopo aver tolto i passaggi più scabrosi, entrò

nell’album: e ad un certo punto iniziò a impazzare nelle radio”. Qui vi

proponiamo un clip del brano pensato per scopi promozionali, con

una sua sintesi audio inedita montata su immagini del live primaverile di

“Un posto felice”. Qualche mese prima che di “Dimmi di sì” spuntassero

fuori, per l’estate, pure le t-shirt…

1999RARITÀ

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2000

STAI CON ME (clip alternativo, live per Telethon) (Canzian/D’Orazio) 4’26”Clip live mai pubblicato sinora realizzato per Telethon 2000 e rimasto “alternativo” a quello ufficiale usato per la promozione del brano - Girato a Miami, Usa nel Novembre 2000 (con la collaborazione di NBA Television) - Regia di Stefano D’Orazio

RARITÀ

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In America per il Telethon, i Pooh ne approfittarono per girare anche

alcuni clip di “Cento di queste vite”. Ed a Miami, su un set live, ripresero

sia “Non dimenticarti di me” che “Stai con me”: la prima destinata

alla promozione del Cd e poi inclusa nel “Clip Book”, la seconda

finalizzata a un’apparizione registrata della band nel Telethon italiano

Rai, e rimasta alla fine inedita. Però non è affatto male, questa “Stai

con me” fotografata su palco con immagini pulitissime, che fa da

contraltare sfizioso al clip “ufficiale” del brano. Da notare come nel

video - le immagini lo sottolineano bene - Dodi imbracci una Fender col

suo nome, che si era progettato e fatto costruire poco tempo prima.

L’aveva usata per la prima volta nelle sessioni di “Un posto felice”,

ed era destinata ad uscire anche sul mercato: in versione “signature

model” a tiratura limitata. Una faccenda capitata a pochissimi altri

virtuosi dello strumento, specie con una casa tanto prestigiosa. Anzi,

per la precisione, Dodi è l’unico italiano in assoluto cui la Fender

abbia concesso un simile onore; ma anche l’australiana Maton gli

ha dedicato un “signature model”. E questo vorrà pur dire qualcosa,

ben oltre i preconcetti di certa critica che troppo spesso identifica la

“semplicità” dei Pooh con una “banalità” che del loro repertorio fa

parte poco: e specie certi arrangiamenti dello stesso Dodi sono lì a

testimoniarlo. Anche meglio, paradossalmente, dei suoi ben noti assoli,

fra l’altro a volte nati su chitarre diverse da quelle citate, le Gibson

su tutte. Senza contare l’apporto di ricerca per il sound della band

fornito negli anni da Dodi: un apporto da lui giocato, tanto per citare

tre esempi diversissimi fra loro, fra mandolini, steel guitar e slide.

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1986

GIORNI INFINITI (Facchinetti/Negrini) 3’07”Clip promozionale inedito di montaggio basato su edit audio altrettanto inedito della canzone - Immagini riprese a Carimate (Como) - Regia di Stefano D’Orazio

RARITÀ

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Una delle tante sorprese del vastissimo archivio video dei Pooh. Suonava

strano che, reduce da ben tre Vhs, la band non avesse pensato neppure

un clip, per il brano che dava il titolo al disco dei suoi 20 anni. Un brano fra

l’altro che ben sintetizza alcuni cardini dello stile-Pooh: ritmo e apertura

melodica, alternanza di solismi vocali e polifonie, un testo “normale”

impregnato però di poesia e speranza… Invece un videoclip di “Giorni

infiniti” c’è, ed è questo. Una versione “short” del brano su cui si alternano

il dietro le quinte della lavorazione dell’Lp a Carimate, le prime feste del

ventennale, riprese inedite di Roby che

canta il pezzo e degli altri che lo

suonano. Doveva essere un clip

promozionale da usarsi per

corroborare di immagini

alcune apparizioni

televisive dei Pooh,

è rimasto nascosto.

Fino ad oggi.

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Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro

E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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BANDA NEL VENTO | ANTOLOGIA DI VIDEOCLIP

Progetto ideato e curato da ANDREA PEDRINELLIProduzione e realizzazione ROBY FACCHINETTI - DODI BATTAGLIA - RED CANZIANDistribuito da ARTIST FIRSTArtwork FLORA SALA_STUDIO ANASTASIAEditing video e montaggio Rocco Bernini e Michele Macrì per Nexus NetworkMastering audio Attilio CasatiAuthoring Dvd Marco Uberti per On Air, Milano

Si ringrazia Claudio Asquini - Renato Cantele - il mitico Dumbo - Andrea Fortis - Carolina Mari - Mila Ortiz - Teresa Sartori - Mauro Sassi

Le fotografie contenute nella presente opera sono di proprietà della band.Oggetti e memorabilia qui fotografati provengono dall’archivio personale dell’autore.I materiali di pagina 3 sono di proprietà dello storico-collezionista Maurizio Pilenga, autore della prima mostra ufficiale sulla storia dei Pooh, che ringraziamo per la collaborazione.

I materiali video contenuti nel Dvd sono di proprietà Tamata. Per gli edit audio del Dvd sono stati utilizzati i seguenti brani: Amore e dintorni (1986, Canzian/Negrini), Danza a distanza (1996, Battaglia/Negrini). La musica del menu del Dvd è lo strumentale “Fantastic fly” (1978, Facchinetti).

Avvertenza: I videoclip “Canterò per te” - “Chi fermerà la musica” - “Banda nel vento” non corrispondevano in alcune loro parti agli standard qualitativi audio e video in uso oggi.Sono stati lavorati e restaurati con le migliori tecnologie a disposizione al fine di pubblicarli anche a prescindere da qualche difetto residuo: per completezza dell’opera e sicuri di assecondare così il desiderio degli appassionati.Per lo stesso motivo abbiamo ritenuto di pubblicare i filmati inediti “Brava la vita” e “Giorni infiniti”, anche se purtroppo essi sono presenti in archivio in copia unica recante taluni piccoli difetti video e (nel secondo caso) colori originali non migliorabili.

Le “leggende” sono dificili da costruire e quando questo avviene il merito è di tutti coloro che hanno combattuto per tracciarne il solco. Grazie perciò a tutti i tecnici, musicisti, arrangiatori, produttori, manager e amici che ci hanno accompagnato nel tempo, e soprattutto grazie alle due persone da tanti anni a noi più vicine, importantissime nel coordinamento del nostro lavoro: Antonella Spotti e Simona Zangrandi.Grazie a Marco Nuzzi che ha lasciato tante tracce del lavoro svolto per noi.E soprattutto grazie a Stefano D’Orazio, che oltre ad essere stato insieme a noi l’arteice della “leggenda”, è stato anche l’ideatore e il regista di molti ilmati qui contenuti.

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