UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SIENAFACOLTA’ DI ECONOMIA RICHARD M. GOODWIN
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE ECONOMICHE EBANCARIE
PANORAMICA SULLE CRISI BANCARIE IN ITALIA
Relatore:Chiar.mo Prof. FRANCESCO MAZZINI
Tesi di laurea di:ALESSIO BONIN
Anno Accademico 2011-2012INDICE
PANORAMICA SULLE CRISI BANCARIE INITALIA
Pag.INTRODUZIONE 5
CAPITOLO ILE CRISI BANCARIE
1.1 Nozione di crisi dell’impresa bancaria71.2 Determinanti delle crisi81.2.1 Cause endogene81.2.2 Cause esogene9
CAPITOLO II
2
PROFILO STORICO CRISI BANCARIE IN ITALIA11
CAPITOLO IIILA DISCIPLINA DELLE CRISI BANCARIE
3.1 Peculiarità delle crisi bancarie rispetto allecomuni imprese 193.2 Vigilanza e Autorità203.2.1 Strumenti21
CAPITOLO IVSTRUMENTI DI RISOLUZIONE DELLE CRISIBANCARIE
4.1 Amministrazione straordinaria244.2 Liquidazione coatta amministrativa274.3 Fusioni29
CAPITOLO V3
ANALISI STATISTICA SUI PROVVEDIMENTIATTIVATI IN ITALIA DAL 1993 AL 2012
Conclusioni44
Bibliografia46
Sitografia48
ABSTRACT
4
Con il presente lavoro si propone un’analisi storica del fenomeno
della crisi dell’impresa bancaria. Attraverso l’osservazione
critica delle crisi verificatesi nella nostra economia negli
ultimi cento anni, delle loro conseguenze, ma soprattutto delle
loro cause, che sembrano ricorrere in maniera costante, ci si
interroga su quali siano gli strumenti funzionali alla loro
prevenzione e soluzione. A tale proposito, oltre che al tema della
vigilanza, particolare attenzione è dedicata alle procedure di
amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta, che negli
ultimi venti anni hanno subito un deciso intervento riformatore da
parte del legislatore. All’esito dell’esperimento delle due
procedure, sempre più importanti di recente si sono rivelate le
operazioni di fusione e cessione, le quali hanno consentito alla
banca in crisi di continuare a svolgere la propria attività
all’interno di altre banche sane ed evitato disgregazioni di
complessi aziendali.
5
INTRODUZIONE
Il fenomeno delle crisi bancarie suscita da sempre l’interesse di
molti studiosi di economia e diritto; ciò a causa dell’importanza
che il sistema creditizio assume sia a livello nazionale che
internazionale.
Scopo principale del presente lavoro è quello di descrivere il
fenomeno sotto ogni punto di vista, ed inoltre presentare una
panoramica di crisi che si sono verificate all’interno della
nostra economia negli ultimi cento anni, per dimostrare non solo
l’importanza del fenomeno in sé, ma anche per porre in evidenza le
possibili soluzioni che vengono attualmente adottate per gestire
le crisi bancarie e per concentrarsi sulla vigilanza e la
prevenzione.
Questo elaborato si suddivide in cinque capitoli, di cui i primi
quattro interamente dedicati alla disciplina delle crisi bancarie,
mentre l’ultimo si concentra sull’analisi dei procedimenti di
amministrazione straordinaria e liquidazione coatta amministrativa
attivati in Italia dal 1993 al 2012, utilizzando strumenti di
statistica descrittiva. In particolare, attraverso l’ausilio di
opportune rappresentazioni grafiche saranno sintetizzate le
informazioni contenute nei dati raccolti e saranno evidenziate, in
6
modo più immediato, alcune peculiarità del fenomeno oggetto di
studio.
Il primo capitolo introduce il fenomeno delle crisi ne elenca le
principali cause, endogene ed esogene.
Il secondo capitolo invece si riferisce ad un arco temporale di un
secolo, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove vengono illustrate
le principali crisi bancarie che si sono verificate in Italia.
Attraverso i dati storici cerchiamo quindi di ripercorrere la
dinamica e l’evolversi del fenomeno in questione col trascorrere
del tempo.
Il terzo capitolo descrive le peculiarità dell’impresa bancaria,
che si distingue dalle altre per diversi fattori, e si concentra
anche sugli intermediari creditizi e la vigilanza.
Infine nel quarto capitolo, sulla scia del terzo, vengono
illustrati gli strumenti di risoluzione delle crisi bancarie con
l’aggiunta del fenomeno delle fusioni che negli ultimi anni ha
assunto un’importanza ragguardevole; ciò supportato dall’analisi
statistica finale che è contenuta nel quinto capitolo.
Un aspetto fondamentale, che riecheggia in ogni parte
dell’elaborato, è l’intento di dimostrare quanto le manifestazioni
delle patologie bancarie si ripercuotano sul sistema globale e su
come sia d’importanza vitale cercare di restituire stabilità al
settore finanziario, con l’aiuto del Testo Unico Bancario del
1993. Non è tuttavia da sottovalutare il fatto che comunque deve
essere garantita la tutela del risparmio, nonché assicurata la
sana e prudente gestione che riscontriamo anche in quella delle
comuni imprese.
Questo perché, come sappiamo, l’attività bancaria si fonda sulla
fiducia dei depositanti e nessuna banca sarebbe in grado di
7
gestire le cosiddette “corse agli sportelli”, ovvero la volontà da
parte dei depositanti di voler ritirare i propri risparmi, in
quanto la prevenzione è tutto.
Al termine del lavoro sarà evidente non solo l’importanza del tema
principale, ma anche l’utilità di opportuni strumenti statistici,
sia per collegare due mondi, apparentemente distanti, sia per
approfondire le ipotesi fatte dagli esperti in materia, sulla base
delle quali focalizzeremo la nostra attenzione.
CAPITOLO I
8
LE CRISI BANCARIE
1.1 Nozione di crisi dell’impresa bancaria
La crisi dell’impresa bancaria assume due diverse nozioni: la
prima di natura giuridica, che si riferisce al fatto che la banca
non è in grado di adempiere alle proprie obbligazioni; la seconda
invece di natura economica, che sottolinea l’alterazione
dell’equilibrio aziendale, che porta inevitabilmente ad un
impoverimento della situazione patrimoniale dell’intermediario
preso in considerazione, correndo il rischio di minarne la
solvibilità.
Quindi la crisi, in mancanza di una definizione normativa
unitaria, può essere definita come uno stato di insolvenza1
(ricollegandosi alla disciplina delle crisi delle comuni imprese)
che però necessita di soluzioni precise e mirate al fine di
ridurre al minimo le perdite ed evitare possibili ripercussioni
sull’intero sistema bancario, il cosiddetto “effetto domino”.
Ovviamente la banca si distingue dalle altre imprese soprattutto
per il fatto che la merce che essa tratta è soltanto il denaro e
quindi appare evidente che la crisi degli intermediari creditizi
assuma un carattere del tutto speciale e necessiti di soluzioni
diverse rispetto a quelle delle comuni imprese2.
Altro aspetto da non dimenticare è la varietà delle crisi
bancarie, le quali possono derivare da tantissimi fattori oltre a1 G.Boccuzzi, La crisi dell’impresa bancaria: profili economici e giuridici, Milano, Giuffrè,1998, p.30.2 F.Belli, Corso di legislazione bancaria, legislazione bancaria italiana (1861-2010),Pisa, Pacini Editore, 2010,p.24.
9
quelli descritti in precedenza; per questo inoltre distinguiamo
crisi di liquidità, sfiducia dei risparmiatori, eccessiva
assunzione di rischi e corrispondente inefficacia nel loro
controllo ecc..
Infine, d’importanza fondamentale è la manifestazione delle crisi
bancarie, poiché le patologie non si presentano tutte con la
solita intensità, soprattutto per ciò che concerne il rapporto
sociale che lega gli intermediari al pubblico.
Nei paragrafi che seguono, ci concentreremo sulle cause delle
crisi, distinguendole in endogene ed esogene, senza dimenticare
che queste non possono essere considerate come uniche, poiché,
come specificato in precedenza, le crisi bancarie possono derivare
da un’ampia gamma di fattori scatenanti; ciò nonostante è
necessario presentare una “sintetica” distinzione per consolidare,
dimostrare le ipotesi fatte nell’introduzione di questo elaborato.
1.2 Determinanti delle crisi
La gestione di un gran quantitativo di rischi3, da parte
dell’impresa bancaria, determina il fatto che la crisi non può
essere ricondotta ad un unico fattore scatenante, bensì a
molteplici. Non si deve trascurare che anche l’ambiente esterno
può contribuire alla nascita di una crisi, per questo si è soliti
suddividere le cause in endogene(ovvero derivanti dalla gestione
interna dell’impresa bancaria nel lungo termine) ed esogene (che
3 Cfr. V. Desario, L’attività di vigilanza: Le crisi bancarie, in Banche in crisi 1960-1985, a cura di F. Belli, G. Minervini, F. Patroni Griffi, M. Porzio, Roma-Bari, Laterza, 1987, p. 35 ss.
10
invece derivano da mutamenti del contesto economico nazionale ed
internazionale).
Perciò, essendo molte le cause, riconducibili a questi due macro
gruppi, risulta evidente che anche le forme di manifestazione
delle crisi saranno altrettante: da quelle amministrativo-
contabili a quelle relative alla sfiducia dei risparmiatori, da
quelle dovute al deterioramento dell’attivo a quelle nate a causa
della variabilità dei tassi di interesse.
1.3 Cause endogene
Questo tipo di cause dipende fondamentalmente da problemi di
natura gestionale che sfociano nell’assunzione da parte della
banca di una quantità eccessiva di rischi, rispetto a quanti essa
ne potrebbe effettivamente gestire con il proprio patrimonio.
Inoltre in questa categoria rientrano anche le cosiddette
decisioni dolose, derivanti da azioni fraudolente da parte degli
amministratori per far fronte ad esempio a precedenti errori
gestionali, ma anche per il proprio rendiconto.
I problemi però non finiscono qua, infatti ne esiste un’altra
categoria, ovvero quelli di natura strategica: essi si distinguono
da quelli precedentemente trattati perché fanno riferimento alla
struttura del bilancio dell’impresa bancaria e alle scelte di
investimento della stessa4.
Siccome la gestione del rischio si configura come l’oggetto tipico
dell’attività bancaria, risulta evidente che un’eccessiva
assunzione di rischi, dovuta ad errori involontari oppure a
4 C. Cacciamani, Identificazione e determinanti delle crisi bancarie, in Le crisi bancarie, p.20 ss.
11
comportamenti opportunistici, sarà deleteria per l’impresa
bancaria. Ma quali sono i principali rischi che vengono assunti?
La categoria naturalmente è molto ampia, in questa sede ci
limitiamo ad una sintetica elencazione: il più importante
nell’ottica della banca è, senza dubbio, il rischio di credito5,
però non sono da sottovalutare gli altri, come ad esempio, quello
di cambio, d’inflazione, d’interesse e di liquidità.
Per concludere, le cause endogene si riferiscono al management
delle banche: un management di cattiva qualità determina la
nascita di una crisi, e aspetto ancora più importante, può essere
causa implicita di crisi indotte da fattori esterni che però
celano errori e decisioni sbagliate di origine interna.
1.4 Cause esogene
Spesso capita, che le imprese bancarie, pur correttamente gestite,
si trovino ad affrontare crisi indotte da fattori provenienti dal
mercato: esse al pari di quelle descritte in precedenza, devono
essere risolte repentinamente.
Per fare un esempio, possiamo riferirci alla competitività tra
intermediari, che col passare degli anni è diventata sempre
maggiore, proprio perché il sistema bancario è in costante
evoluzione. Al fine di mantenere il primato le banche finiscono
per essere sottoposte ad uno sforzo eccessivo e pur essendo
solventi finiscono in crisi.
Caratteristica fondamentale delle cause esogene è quella di essere
difficilmente prevedibili, in quanto fenomeni variegati, inoltre
5 Ovvero il rischio che un’impresa bancaria non sia solvibile e non riesca a farfronte alle proprie obbligazioni.
12
le rispettive soluzioni sono assai più complesse da gestire. Primo
fra i fenomeni di natura esogena è senza alcun dubbio quello della
“ corsa agli sportelli” o “bank run” , ovvero asimmetrie
informative(selezione avversa e azzardo morale) che portano i
depositanti a formulare ipotesi errate sul futuro dei risparmi e
che spesso li inducono ad un ritiro di massa, che come è
concepibile, non è affrontabile da parte della banca, che ha a sua
disposizione una percentuale ridotta di riserve per far fronte a
tale rischio.
Le conseguenze delle crisi che hanno origine da fenomeni esogeni
sono molteplici: innanzitutto il valore degli attivi può subire
un’ingente riduzione, la banca può anche andare incontro ad un
effetto negativo sui rispettivi margini reddituali6.
Abbiamo finora considerato soltanto eventi relativi al settore
economico, però fanno parte delle cause esogene anche mutamenti
dell’ordinamento giuridico e amministrativo che regolano il
sistema bancario.
Particolarità delle asimmetrie informative, precedentemente
descritte, è quella di rendere difficile capire se la crisi sia
dovuta a cause endogene oppure a cause esogene; ciò risulta
deleterio per l’impresa bancaria, che in deficit d’informazioni
cade in un baratro non riuscendo più a distinguere se si è davanti
ad uno stato di insolvenza o ad un caso di illiquidità.
A ciò è dovuto il crollo del sistema bancario con conseguente
crisi finanziaria. Tanto per fare un esempio, la crisi che ha
avuto inizio nell’estate del 2007 in America a causa dei
cosiddetti mutui “subprime7” ha avuto ripercussioni su tutto il6 G. Boccuzzi, La crisi dell’impresa bancaria: profili economici e giuridici,1998, Giuffrè, p.41 ss.7 Prestiti rischiosi sia per i creditori sia per i debitori, vista la pericolosa combinazione di alti tassi di interesse, cattiva storia creditizia
13
sistema economico contagiando ogni altra economia. Questo per
dimostrare che le imprese bancarie non devono sottovalutare né i
rischi esogeni né tanto meno il fatto che i depositanti vogliano
convertire i propri depositi in moneta8, poiché una volta avvenuta
una crisi, il contagio è veloce e ci si può trovare in situazioni
di “panico bancario” che porta al crollo del sistema9.
Per prevenire tutti i problemi descritti in precedenza, è
necessario utilizzare sia strumenti idonei a salvare le banche sia
una regolamentazione più che efficace non per tutelare la singola
banca, bensì l’insieme di tutte le imprese bancarie.
CAPITOLO II
PROFILO STORICO CRISI BANCARIE IN ITALIA
Obiettivo principale di questo capitolo, è offrire una visione
sintetica delle più rilevanti crisi bancarie scoppiate in Italia10,
prendendo in analisi circa un secolo di storia contemporanea,
partendo dalla fine del XIX secolo fino ad arrivare alla crisi
del debitore e situazioni finanziarie poco chiare o difficilmente documentabili,associate a coloro che hanno accesso a questo tipo di credito.8 F. Belli, Funzione del credito e legislazione bancaria, in Credito e moneta, a cura di C.M,Mazzoni e A. Nigro, Milano, Giuffrè, 1982, p 30 ss.99 R. Costi, L’ordinamento bancario, Bologna, Il Mulino, 2007, p.758.10 Porzio C., Le crisi bancarie in Italia, 1998,p. 2 ss.
14
finanziaria che stiamo attraversando e che ha avuto origine in
America, a partire dall’estate del 200711, sfociando in Italia
l’anno successivo.
Iniziamo la nostra analisi, concentrandoci sugli ultimi anni dell’
800: con l’abolizione del “corso forzoso12” (1881), l’Italia versa
in uno stato di crisi, dovuto anche alle difficoltà riscontrate
nel settore agrario e alla febbre edilizia, assistiamo alla fine
dell’era delle banche mobiliari; infatti molte di esse, tra le
quali spiccano quella Mobiliare e la Tiberina, vengono salvate
dalla Banca Nazionale attraverso il torchio, mentre il Banco di
Roma si affida alle finanze del Vaticano, in seguito nel 1893,
crollano il Credito Mobiliare e la Banca Generale aggravando
ancora la situazione. Ma, in questo periodo, è un’altra la
circostanza che ci interessa e che sconvolse il sistema
finanziario italiano, ovvero lo “scandalo” della Banca Romana13 e
ciò ci interessa proprio perché questo avvenimento assieme alle
altre crisi bancarie dette origine alla Banca d’Italia nel 1893.
La Banca Romana, più delle altre, era coinvolta nella speculazione
edilizia ed aveva bisogno di denaro, così, attraverso un
escamotage da parte del governatore Bernardo Tanlongo14, essa
proseguì la sua vita fino a quando, nel 1889 fu messa sotto
inchiesta e vennero scoperti questi illeciti, ma solo per denuncia
di un deputato radicale la questione venne fuori; infatti grazie
11 Onado M., Crisi finanziaria e vigilanza, in La crisi dei mercati finanziari, a cura di M. Porzio e M. Rispoli Farina, 2009, p.45 ss.12 Non convertibilità tra la moneta e l'equivalente in metallo prezioso (oro e/o argento, di solito) in un sistema monetario bilanciato sul valore dell'oro (sistema aureo).13 Giaconi D., Dallo scandalo della Banca Romana alla fondazione della Bancad’Italia: cronologia di una bancarotta morale immensa, in La scienza economicain Parlamento 1861-1922: una storia dell’economia politica dell’Italia liberale,a cura di M. M. Augello e M. E. L. Guidi, Milano, Angeli, 2002, p 105-122.1414 Arrestato il 19 Gennaio 1893.
15
all’intervento di Giolitti era stato mantenuto il segreto ed è per
questo che questa crisi viene ricordata come uno scandalo,
rappresenta infatti un esempio di intreccio malavitoso fra
politica e finanza che ancora oggi riemerge molto spesso.
Tuttavia nel 1894 tutti gli imputati vennero assolti, però come
abbiamo visto, è proprio da tutta questa situazione che deriva la
nascita della Banca d’Italia, sotto forma di società per azioni ed
inoltre essa si consolida, assieme ai due banchi meridionali, come
istituto di emissione.
Assistiamo, in questi anni alla fine della banca di tipo
mobiliare, che lascia il passo ad un’altra categoria, ossia la
banca mista15. Le più importanti banche miste erano la Banca
Commerciale Italiana ed il Banco di Roma, già citato prima, ma,
adesso, ci concentreremo su un’altra impresa bancaria di tipo
misto, in difficoltà a partire dal 1905, anno in cui un’altra
crisi internazionale era scoppiata, e cioè la Società Bancaria
Italiana.
La situazione di questa banca era alquanto grave, ed era scontato
che il suo fallimento avrebbe contagiato l’intero sistema bancario
italiano, infatti nel 1907 per decisione della Banca d’Italia,
mediante l’uso di denaro fresco proveniente da vari istituti, la
SBI venne salvata e successivamente trasformata nella Banca
Italiana di Sconto, che come vedremo, dopo la guerra verserà
nuovamente in crisi.
Per quanto riguarda il periodo 1915-1918, le crisi vengono
mascherate dalla Prima Guerra Mondiale, ma come vedremo a breve,
riesploderanno con vigore alla fine del conflitto, quando di
quattro banche miste sarà soltanto la BIS a cadere. La BIS, già in15 Tipo di impresa bancaria che svolgeva attività in due modi: mediante gestionedel credito e mediante concessione di quote partecipative nelle imprese.
16
crisi nel 1918, in quanto priva di consorzio, cadde nel dicembre
del 1921, mentre il Banco di Roma, seppur privo anche esso di un
consorzio venne salvato; su questo ultimo aspetto, a lungo si è
dibattuto, sul fatto che possano essere state prese decisioni
diverse in base all’impresa bancaria in questione, però come
abbiamo già visto, i legami del Banco di Roma con il Vaticano
erano innegabili e ciò può, sicuramente, aver influito a discapito
della Banca Italiana di Sconto.
Ed è proprio la crisi delle banche miste, con la rispettiva fase
patologica ad indurre procedure di tutela del risparmio, prima fra
tutte l’introduzione della legge bancaria del 1926, emanata dopo
che la Banca d’Italia aveva ottenuto il monopolio dell’emissione.
Con questo primo provvedimento, in termini di legislazione
bancaria, la Banca d’Italia assunse poteri di controllo e
vigilanza creditizia, pur agendo in nome e per conto del Ministro
delle Finanze.
Il periodo che intercorre tra la legge bancaria del 1926 e quella
del 1936-1938, si può considerare come momento di massima crisi
delle banche miste, della loro fine e della successiva
trasformazione in banche holding16: in questi dieci anni non è da
tralasciare il fatto che è compreso il 1929, anno del crollo di
Wall Street e della relativa crisi finanziaria che ne derivò; in
Italia invece si iniziavano a vedere i primi risultati del
provvedimento del ’26, con la sospensione delle operazioni di più
di quattrocento banche, per passare poi a circa settecento dopo lo
scoppio della crisi finanziaria, ed anche con una significativa
riduzione degli sportelli. Gli effetti della crisi, come al
solito, da noi arrivarono con un anno di ritardo, e proprio per16 Società finanziarie diverse dalle vere e proprie banche miste, le cui sorti erano legate all’andamento delle industrie del loro gruppo.
17
cercare di intervenire che vennero messi in moto dei provvedimenti
che porteranno nel 1936 ad nuova riforma in campo bancario:
proprio perché le grandi banche miste cercarono di liberarsi delle
partecipazioni assunte in qualsiasi modo, nel 1933 venne fondata
un’istituzione che se le accolla, ovvero l’istituto di
ricostruzione industriale (IRI17), la quale, prese il posto delle
società finanziarie a cui si erano rivolte in passato banche come
il Credit, il Comit ed il Banco di Roma. Con l’espulsione della
banca mista dal sistema arriviamo nel 1936 alla nascita della
seconda riforma bancaria; purtroppo però anche questi non furono
anni privi di crisi bancarie, tra l’altro, caratterizzate dagli
stessi intrecci malavitosi che abbiamo riscontrato nelle crisi di
fine ottocento. Ne descriviamo due che mostrano le difficoltà
riscontrate nel periodo successivo alla legge bancaria del 1936-
1938, poiché dal 1936 al 1985 e all’emanazione del T.U.B. nel
1993, non ci sono state sostanziali modifiche nel campo della
legislazione bancaria e lo stesso Testo Unico ha molto in comune
con la legge bancaria del ’36.
Poco fa, abbiamo parlato dello “scandalo” della Banca Romana,
adesso invece descriviamo un evento che è molto vicino a
quest’ultimo e cioè il “caso Sindona”. Michele Sindona18 fu un
banchiere, ma soprattutto un criminale, legato alla mafia;
tralasciando le vicende politiche che lo coinvolsero, ci limitiamo
a dire che egli era molto abile nel trasferire denaro per evitare
imposizioni fiscali, e perciò acquisì nel tempo varie banche tra
Italia e Stati Uniti. Sindona ebbe fortuna fino all’inizio degli
anni settanta, poi però fu accusato di frode, una delle sue banche17 Ente pubblico, istituito ad opera di Benito Mussolini, per salvare dal fallimento, le principali banche italiane e le aziende annesse, e liquidato nel 2000.18 1920-1986.
18
fu dichiarata insolvente, da qui egli passò da mago di finanza a
criminale, vennero scoperti vari “altarini” sui quali non ci
soffermiamo, ma la cosa più grave la menzioniamo: egli fu anche
mandante del brutale omicidio del commissario liquidatore della
banca di Sindona, Giorgio Ambrosoli19. Questo fu uno dei più grandi
scandali collegati a crisi bancarie che l’Italia e il mondo
abbiano visto.
L’altra crisi, di cui ci occupiamo adesso, che caratterizza
invece, i primi anni ottanta del XX secolo, è quella del Banco
Ambrosiano.
La crisi di questa banca viene definita da Antonio Patroni Griffi,
come: “il più grave crack che abbia colpito una banca nel
dopoguerra”; ciò perché già nel 1977 il Banco Ambrosiano20 era in
crisi di liquidità che però si risolse con finanziamenti
provenienti da grandi banche. Nel 1981, il Banco crollò
inesorabilmente poiché si scoprì che era protetto dalla loggia P221
e il suo presidente Calvi22 nel 1982 venne addirittura ritrovato
impiccato sotto un ponte di Londra, perciò al Banco Ambrosiano, su
proposta della Banca d’Italia e per mano del ministro del Tesoro,
Beniamino Andreatta , furono sciolti gli organi amministrativi, in
quanto venne riscontrato un buco finanziario da circa
milleduecento miliardi di lire. Tuttavia il Banco Ambrosiano fu
salvato23, grazie all’intervento di banche del calibro della Banca
Popolare di Milano e dell’Istituto San Paolo di Torino, e con la
19 1933-1979.20 Belli F. e Maccarone S., Le crisi bancarie: il caso del Banco Ambrosiano, Milano,Giuffrè, 1985, p.20 ss.2121 Loggia massonica fondata nel 1877col nome di Propaganda massonica e sciolta con un’apposita legge nel 1982.22 1920-1982.23 Montanaro E., La politica della vigilanza di fronte al dissesto del Banco Ambrosiano, considerazioniper un riesame, in giurisprudenza commerciale, 1985, p.37 ss.
19
successiva nascita del Nuovo Banco Ambrosiano che infine, nel
1990, si fuse con la Banca Cattolica del Veneto di Vicenza e dette
vita al Banco Ambrosiano Veneto.
Dopo aver descritto queste due crisi, nonché parti di storia
italiana, dobbiamo chiederci che ruolo hanno avuto la Seconda
Guerra Mondiale e l’immediato dopoguerra nel proliferare delle
crisi bancarie.
Per rispondere a questa domanda dobbiamo riferirci agli anni
successivi all’emanazione della legge bancaria del ’36: non è da
trascurare il fatto che negli anni della guerra, soprattutto il
1943-44, vengono effettuate modificazioni provvisorie ed urgenti
rispetto alla normativa del ’36 e che nel 1946 si ebbe un cambio
di guardia alla guida della Banca d’Italia;la Seconda Guerra
Mondiale, più della Prima aveva sconvolto il nostro paese e anche
in questo caso nel dopoguerra i dissesti bancari non mancarono.
Un periodo che si distingue da quelli descritti in precedenza è
quello degli anni cinquanta: sono anni sottotono, in cui non si
creano tensioni, poiché il costo del lavoro era basso e la
bilancia dei pagamenti era in equilibrio, in altre parole questi
furono gli anni del cosiddetto “miracolo economico24”. Periodo
idilliaco che però terminò con gli anni sessanta, in cui
riscontriamo una fase di ristrutturazione nel circuito del
credito, che però, per assurdo, ci riporta indietro e torna a far
assumere alla banca il ruolo di prenditore di liquidità più che
quello di investitore.
Questa fase transitoria si concluse all’inizio degli anni
settanta, con la crisi petrolifera del 1973 e con la Banca
2424 Periodo della storia d'Italia di forte crescita economica.
20
d’Italia che acquistò sempre più importanza, perdendo però sempre
più, capacità di controllo.
Una volta in atto la crisi petrolifera, assistiamo ad un impennata
improvvisa dell’inflazione, con le relative crisi finanziarie
internazionali, che coinvolsero soprattutto banche di modeste
dimensioni e dovute all’inadeguatezza del modello di vigilanza
adottato; il “miracolo economico” è ormai un vago ricordo e nel
1977 lo “scandalo Italcasse”, che ci accingiamo a descrivere,
contribuì a rendere questi anni ancora più bui, spianando la
strada alla crisi del Banco Ambrosiano, già descritta in
precedenza.
L’istituto Italcasse, in seguito Istituto di Credito delle Casse
di Risparmio Italiane, dal 1921 svolgeva la funzione di
investimento della liquidità in eccesso del sistema delle Casse di
Risparmio. Alla fine degli anni settanta l’istituto in analisi
venne colpito da uno scandalo politico, più che finanziario,
proprio perché da alcune ispezioni, ad opera della Banca d’Italia,
saltò fuori che molti fondi venivano ceduti a partiti politici;
addirittura, a causa di questo scandalo, vennero incriminati il
Governatore della Banca d’Italia, Paolo Baffi25, ed il
vicedirettore Sarcinelli26; tuttavia, mediante ricapitalizzazione,
l’istituto venne fuori dalla crisi e assunse sempre più
importanza, soprattutto per ciò che concerne pagamenti
elettronici. Oltre a spianare la strada alle bancarie questo
“scandalo” rallentò inesorabilmente lo sviluppo di un nuovo
modello di vigilanza, che doveva sostituire il precedente, ormai
superato.
25 1911-1989.26 1934-
21
Alla fine degli anni settanta, come abbiamo visto, si cominciò a
pensare che la vigente normativa bancaria stesse iniziando a
perdere colpi; in seguito, a causa delle due direttive comunitarie
di coordinamento27, questa ipotesi si rafforzò inesorabilmente,
portando all’emanazione del Testo Unico Bancario del 1993.
Concentriamoci però, adesso, su un aspetto cardine che interessa
tutto il periodo che va dal 1970 al 1990, anno in cui una legge
modifica significativamente il nostro sistema bancario: stiamo
parlando della legge Amato28, che aveva la funzione di
ristrutturare le banche-ente pubblico.
Abbiamo considerato venti anni di storia, proprio perché le banche
pubbliche versavano in crisi, già a partire dagli anni settanta,
sia per quanto riguarda le casse di risparmio, assimilate sempre
più da aziende di natura privatistica, sia per gli istituti di
credito di diritto pubblico, ancora privi di una specifica
legislazione. Le banche pubbliche, al pari delle altre categorie
di imprese, necessitavano di un’ingente ripatrimonializzazione e
non erano in grado di far fronte alle richieste della
ristrutturazione finanziaria imposta alla fine degli anni
settanta, ciò portò in prima istanza(1981) all’emanazione del
libro bianco della Banca d’Italia, dove venne sottolineata
l’importanza delle banche pubbliche e che esse non potevano cadere
nelle mani dei privati, a cui ne seguì un secondo nel 1988, che
prevedeva la trasformazione in società di tutte le banche senza
bisogno di interventi legislativi, per poi terminare questa sorta
di processo con la legge Amato nel ’90. La domanda che adesso
dobbiamo porci è quindi cosa stabiliva questa nuova legge. La
risposta è quasi scontata; infatti funzione fondamentale, ma non27 Dir.1977/780/CEE e dir. 1989/646/CEE.28 L. delega 218/1990 e i relativi decreti legislativi.
22
unica della Legge Amato, era quella di far sparire le banche
pubbliche, attraverso la loro trasformazione in società per
azioni.
Ed eccoci arrivati, finalmente, all’emanazione del Testo Unico
Bancario del 1993; come abbiamo visto, la normativa ebbe molto a
che vedere con la precedente anche se tutte le questioni descritte
in precedenza avevano indotto, dopo quasi cinquanta anni in vigeva
esclusivamente la legge bancaria del ’36, ad un cambiamento e così
fu, fino ad arrivare ad un ultima riforma, relativa agli anni
1998-1999, che imponeva alle fondazioni di cessare il controllo
delle società bancarie.
Attraverso questo capitolo, abbiamo cercato di analizzare cento
anni di crisi bancarie, fenomeni imprevedibili e variegati, che si
susseguirono durante l’evolversi del secolo; adesso non ci resta
che fare riferimento ad un ultimo aspetto, che però non è l’ultimo
per importanza, in quanto da 4 anni ci accompagna: stiamo parlando
della crisi finanziaria del 2007. Secondo gli esperti in materia,
questa crisi, con le annesse bancherotte, risulta essere seconda
solo a quella del 192929, in quanto a entità, anche se, come stiamo
per vedere, le cause furono diverse: innanzitutto la crisi ebbe
origine nell’agosto del 2007 ed una delle cause primarie fu, senza
dubbio, la questione dei mutui sub-prime con la successiva
bancarotta di Lehman Brothers. Come abbiamo visto per il crollo di
Wall Street anche la crisi finanziaria in analisi arrivò in
ritardo in Europa, nel pieno 2008; però portò non pochi problemi,
facendo cadere l’intero sistema economico mondiale nel baratro: ad
oggi (2013) la stragrande maggioranza degli stati è in recessione,
sono sempre più numerose le imprese bancarie in crisi e i29 Capriglione F., Crisi a confronto (1929 e 2009). IL caso italiano, Padova, Cedam, 2009,p.411 ss.
23
provvedimenti straordinari attivati. Per quanto riguarda il nostro
Paese, la situazione è una delle peggiori, in quanto, oltre ad
essere in recessione, abbiamo assistito anche ad una crisi del
sistema politico e alla necessità di assumere un governo tecnico30
per porre rimedio agli innumerevoli problemi dell’Italia, tra i
quali anche una situazione bancaria non certo buona, con molti
istituti soggetti ad amministrazione straordinaria e sempre meno
restituiti alla gestione ordinaria. L’unica speranza per l’Italia
e per l’Europa è rappresentata da Mario Draghi31 e dalla Banca
Centrale Europea, grazie ai quali ad oggi, lo spread, ovvero il
differenziale di tasso di rendimento tra i nostri Buoni del Tesoro
pluriennali ed i Bund tedeschi, dopo aver raggiunto picchi
preoccupanti di quasi seicento punti base, è sceso e sta
scendendo32 piano piano, sintomo del riacquisto di fiducia del
nostro Paese rispetto all’Eurozona.
La situazione resta comunque grave e personalmente, mi trovo
d’accordo con chi afferma che questa sia una delle più gravi crisi
mondiali, poiché è vero che nella seconda metà del XX secolo
abbiamo assistito al cosiddetto “miracolo economico”, però c’è da
chiedersi se un comportamento diverso da parte delle istituzioni
e, nel nostro caso, delle Autorità Creditizie in quel periodo,
avrebbe potuto arginare, oppure perché no evitare, la crisi che ci
ha colpito e che ancora oggi imperversa.
Cerchiamo di tirare le fila del discorso: con l’evolversi del
capitolo abbiamo descritto cento anni di storia delle crisi
bancarie in Italia, soffermandoci sulle normative vigenti, sulle
3030 Entrato in carica a fine 2011, per la durata di circa tredici mesi (fine 2012).31 Direttore generale del Tesoro (1991-2001), Governatore della Banca d’Italia (2006-2011) ed infine Presidente della Banca Centrale Europea da novembre 2011.32 A fine gennaio 2013 lo spread è stabile a circa duecentosessanta punti base.
24
cause delle patologie, sui provvedimenti presi ed infine sul
complicato rapporto tra banca e politica, scoprendo vari scandali
collegati ad intrecci malavitosi, sia per quanto riguarda l’inizio
del secolo che la sua fine. Obiettivo primario di questo breve
excursus storico era quello di mostrare sì una panoramica delle
maggiori crisi nate nel nostro Paese, però anche quello di cercare
un nesso logico, un collegamento tra le crisi stesse, che fa
riferimento sia al mondo politico, come già visto, sia al contesto
economico globale, sia, infine, alle leggi in materia bancaria e
creditizia, che si sono succedute durante gli anni e che sono
prova dei tentativi di difendere il settore bancario da possibili
squilibri e da fenomeni non gestibili quali ad esempio corse agli
sportelli, ma soprattutto, di prevenire il contagio degli istituti
sani e “ l’effetto domino” che ne deriva33.
33 F. Belli, Corso di legislazione bancaria, legislazione bancaria italiana (1861-2010),Pisa, PaciniEditore, 2010, capitoli 2,3,4.
25
CAPITOLO III
LA DISCIPLINA DELLE CRISI BANCARIE
3.1 Peculiarità delle crisi bancarie rispetto alle
comuni imprese
Come si è evidenziato nella parte iniziale del testo, le crisi
bancarie si differenziano da quelle relative alle comuni imprese,
per innumerevoli particolari; per questo anche la disciplina delle
stesse, si discosta da quella adottata per una qualsiasi impresa34
34 R. Costi, L’ordinamento bancario,Bologna, Il Mulino, 2007, p.695.
26
ed è da sottolineare il fatto che tutti i paesi con economia
avanzata possiedono un a disciplina speciale per le crisi
bancarie.
A fronte di ciò l’ordinamento giuridico adotta provvedimenti
speciali per disciplinare il mercato bancario e garantire la
tutela degli interessi generali.
Proprio questa speciale disciplina, esclude che l’impresa bancaria
possa essere sottoposta al “comune” fallimento, infatti in
sostituzione di esso si hanno le procedure speciali
dell’amministrazione straordinaria e della liquidazione coatta
amministrativa, garantendo così inoltre, una maggiore velocità di
risoluzione rispetto alle comuni procedure concorsuali, al fine
della tutela del risparmio e prevenire un’eventuale sfiducia da
parte dei depositanti.
Per quanto riguarda la regolamentazione giuridica delle crisi,
dobbiamo riferirci senza dubbio al Testo Unico Bancario (1993) e
alla precedente Legge Bancaria (1936-1938): il primo nato
dall’esigenza, alla fine degli anni ottanta, di far ordine in
materia e che introduce ulteriori strumenti di supporto alle già
citate liquidazione coatta amministrativa e amministrazione
straordinaria, che invece erano già state introdotte con la legge
bancaria del 1936.
Tra questi strumenti di supporto ve ne è uno di particolare
importanza che verrà trattato a breve, e cioè le fusioni e
scissioni bancarie trattare nel T.U.B all’articolo 57.
Ovviamente, prima di procedere nell’utilizzo di qualsiasi
strumento di risoluzione di una crisi bancaria, devono essere
eseguiti controlli pubblici, infatti l’aspetto della vigilanza
27
bancaria35 , trattato anch’esso nel T.U.B, assume un ruolo
fondamentale, poiché la prevenzione delle crisi è importante
soprattutto per ciò che concerne la preservazione della stabilità
del sistema e per la sua efficienza. La Vigilanza, svolta da tutti
gli organi preposti al controllo dell’attività speciale della
banca, è quindi l’argomento di cui tratteremo nel paragrafo che
segue, cercando di evidenziarne la funzione, gli strumenti
utilizzati e gli effetti positivi che essi inducono .In prima
istanza ci limitiamo a sintetizzare il processo di evoluzione
normativa relativo al tema di Vigilanza Bancaria, passando da una
vigilanza di tipo strutturale a una di tipo prudenziale con
l’introduzione del Testo Unico Bancario.
Prima del 1993, essendo ancora in vigore la legge bancaria del
1936, la Vigilanza aveva un ruolo di importanza marginale, e
spesso sottovalutata dalla Banca d’Italia e dal Comitato
Interministeriale per il Credito e del Risparmio36 (CICR).
Tuttavia, solo col passare degli anni, e con l’introduzione del
Testo Unico, la vigilanza assunse il ruolo fondamentale che ha
tuttora nella risoluzione e prevenzione delle crisi bancarie.
3.2 Vigilanza e Autorità
35 M. Onado, Evoluzione dei criteri di vigilanza nel sistema bancario, p.142 ss.36 Organismo facente capo al Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano al quale il T.U.B. attribuisce compiti di alta vigilanza sul credito e sulla tutela del risparmio.Il comitato interviene sulla regolamentazione dell'attivitàdegli istituti di credito e degli intermediari finanziari, deliberando i criteriche regolano l'attività di vigilanza della Banca d’Italia, su proposta della Banca d'Italia stessa, e sulla trasparenza delle condizioni contenute nei contratti per servizi bancari e finanziari.
28
Alle autorità di Vigilanza spetta il compito di verificare gli
andamenti gestionali, stabilire le regole prudenziali e prevenire
i comportamenti devianti. Primo dei problemi di cui l’autorità
deve farsi carico , è quello di analizzare la cause che hanno
indotto una crisi per poi scegliere gli strumenti più idonei alla
sua risoluzione; sulla base dei principi che le autorità di
Vigilanza predispongono, ogni intermediario deve operare, per
evitare che eventuali stati di illiquidità si trasformino in stati
di insolvenza, altro fine che si prefiggono le autorità.
Qualsiasi crisi può essere risolta, perfino quelle di tipo
strutturale, a condizione che si disponga degli strumenti idonei,
per minimizzare i costi della crisi stessa sia diretti che
indiretti.
Gli interventi che possono venir adottati dalle autorità di
vigilanza sono molteplici, ad esempio : risanamenti, ricambi
manageriali e ristrutturazioni, tutti volti a ripristinare la
generazione di reddito.
Per quanto riguarda invece il comportamento delle autorità, nel
momento in cui un’impresa bancaria sia soggetta alle procedure
concorsuali previste dal T.U.B, si nota un sostanziale
cambiamento, infatti le autorità devono valutare la possibilità di
abbandonare l’impresa presa in considerazione, andando incontro
alla disgregazione del complesso aziendale e a tutto ciò che ne
discende, oppure cercare di salvaguardare i settori sani
dell’impresa trasferendoli verso altre banche.
Tutti questi compiti affidati alle autorità di Vigilanza sono di
grande importanza, però non è da tralasciare il fatto che la
politica delle autorità deve essere credibile, altrimenti non si
rivelerà mai efficace; infatti soltanto una serie di azioni
29
credibili e ben calibrate avranno effetto su azionisti,
amministratori e manager a tal punto da indurli ad un
comportamento prudente.
Nel paragrafo che segue analizzeremo i principali strumenti di
vigilanza e le loro applicazioni, collegandoli a quanto detto in
precedenza.
3.2.1 Strumenti
Prima di addentrarci nell’analisi degli strumenti di vigilanza, è
bene sottolineare una prima fondamentale classificazione: nella
categoria degli strumenti ex ante37 rientrano tutti quegli strumenti
che si distinguono per il loro tipico carattere preventivo
rispetto alla possibilità che si verifichi una crisi bancaria;
mentre nella seconda categoria, ovvero quelli ex post, troviamo
strumenti che invece servono nel momento in cui una crisi si è già
manifestata, in pratica veri e proprio strumenti risolutivi.
Detto ciò, passiamo ai tipi di vigilanza e ai relativi strumenti
che possono essere di carattere strutturale, prudenziale,
informativo ed infine ispettivo.
1. Vigilanza strutturale
37 F. Capriglione, L’ordinamento finanziario verso la neutralità, Padova, CEDAM, 1994, p.315 ss.
30
Ad essa si ricollegano tutti i controlli relativi alla generazione
e all’organizzazione delle banche; funzione secondaria è quella di
scegliere le imprese bancarie più meritevoli e che rispondono ai
requisiti di sana e prudente gestione.
2. Vigilanza prudenziale
Vigilanza scelta dal T.U.B, si caratterizza per la presenza di una
serie di regole comportamentali, uguali per tutti gli
intermediari, utilizzate per eliminare, o almeno limitare, il
rischio che si riscontra nella gestione bancaria.
3. Vigilanza informativa
Non è altro che un obbligo a cui sono sottoposti tutti gli
intermediari, e cioè quello di fornire alla Banca d’Italia
informazioni quantitative relative alle situazioni delle singole
imprese bancarie attraverso canali quali le segnalazioni
periodiche, i bilanci annuali e la Centrale dei rischi38.
4. Vigilanza ispettiva
In base alle informazioni ricevute, l’Autorità di Vigilanza deve
verificarne la veridicità attraverso ispezioni od accertamenti
occasionali.38 Sistema informativo sull'indebitamento della clientela verso le banche e le società finanziarie.
31
Questi due strumenti, che possono essere di tipo generale o
settoriale, sono fondamentali per il controllo sulle banche e per
svolgere verifiche dirette ad evidenziare crisi latenti.
Altro aspetto rilevante riguardo gli strumenti di Vigilanza, è il
loro carattere sanzionatorio, infatti la possibilità di “punire”
attraverso sanzioni gli autori di violazioni delle regole,
fortifica l’utilità dell’oggetto della nostra analisi.
Come già detto in precedenza, il Testo Unico Bancario del 1993,
adotta un regime di vigilanza prudenziale, basata sul monitoraggio
dei rischi, che porta la Banca d’Italia a svolgere un ruolo assai
passivo; essa però può disporre provvedimenti nei confronti delle
singole banche, il divieto di effettuare determinate operazioni e
di distribuire utili o altri elementi del patrimonio.
Inoltre, analizzando i dati riguardanti gli accertamenti
ispettivi, si desume che la manifestazione di una crisi bancaria è
legata all’intensificarsi dell’attività di vigilanza.
32
CAPITOLO IV
STRUMENTI DI RISOLUZIONE DELLE CRISI
BANCARIE
4.1 Amministrazione straordinaria
L’ amministrazione straordinaria, a cui si riferisce l’articolo 70
del Testo Unico Bancario, è uno dei due possibili interventi in
presenza di una situazione di crisi per le imprese bancarie.
È importante evidenziare, che nella maggioranza dei casi,
l’amministrazione straordinaria viene preferita alla liquidazione
coatta amministrativa poiché scopo primario della prima è quello
33
di cercare di restituire la banca alla gestione ordinaria39, mentre
la seconda, come vedremo, ha una funzione di tipo estintivo; altro
carattere distintivo è rappresentato dal fatto che mentre la
liquidazione coatta è a tutti gli effetti una procedura
concorsuale, riservata a particolari categorie di imprese,
l’amministrazione straordinaria tende ad assumere un diverso ruolo
e si concretizza in una gestione temporanea sostitutiva
dell’impresa, con la supervisione di un organo pubblico di
controllo; più precisamente: si sospende l’amministrazione tipica
della banca e si sostituisce con commissari straordinari nominati
dall’istituto di Vigilanza, con il compito di riportare in bonis
l’impresa bancaria.
Nel caso in cui, invece, la banca non si riprende entro un
determinato periodo, si passa dall’amministrazione straordinaria
alla liquidazione coatta amministrativa che, a differenza della
normale procedura fallimentare, consente di preservare il
complesso aziendale, cedendo attività e passività dell’impresa
bancaria in questione, ad un’altra sana.
L’amministrazione straordinaria non è altro che una gestione
coattiva della banca, che viene svolta dalla Banca d’Italia, e che
prevede l’eliminazione di ogni collegamento tra l’impresa bancaria
ed il suo titolare; infatti la procedura si sviluppa soltanto
internamente, in quanto i rapporti esterni e quelli di debito non
ne risentono minimamente e l’attività procede regolarmente.
La tempestività di questo tipo di procedura non è da
sottovalutare, poiché permette anche di anticipare le stesse
crisi, di accertarne le cause e di far riprendere il regolare
svolgimento delle attività della banca.39 A. Nigro, Crisi e risanamento delle imprese: il modello dell’amministrazione straordinaria delle banche,Milano, 1985, p. 95.
34
Questo tipo di procedura trova anche applicazione per le
succursali in Italia di banche extracomunitarie, mentre è da
escludere che le cosiddette “banche di fatto”, ovvero quelle che
svolgono attività bancaria senza l’autorizzazione della Banca
d’Italia, possano essere sottoposte all’amministrazione
straordinaria. L’intervento dell’Autorità di Vigilanza si
esplicita attraverso la figura del Ministro dell’Economia e delle
Finanze su proposta della Banca d’Italia, ed ha luogo ogni qual
volta si riscontrino pericoli per la stabilità della banca sia
quando siano previste gravi perdite.
Riferendosi ancora all’articolo 70 del T.U.B. si può constatare
che l’istituto dell’amministrazione straordinaria può anche essere
richiesto dagli stessi organi aziendali, e questo è un aspetto di
fondamentale importanza, poiché si ritiene che con il
provvedimento in questione l’impresa possa riprendere la sua
normale vita.
Una questione su cui a lungo si è dibattuto riguarda l’origine
dell’amministrazione straordinaria: già a partire dalla “vecchia”
legge bancaria del 1926 si riscontra la cosiddetta amministrazione
commissariale, che molto aveva a che vedere con la prima, ma è
solo con l’introduzione della legge bancaria del 1936-38 che nasce
la vera e propria amministrazione straordinaria che rispondeva
all’esigenza di proteggere il risparmio.
Con l’introduzione del Testo Unico nel 1993, gli aspetti trattati
in precedenza vengono fortificati e si consolida il fatto che ogni
banca, indipendentemente dalla sua natura giuridica, è
assoggettabile ad amministrazione straordinaria.
Inoltre, facendo riferimento alle gravi perdite di patrimonio, è
da evidenziare il fatto che prima dell’emanazione del T.U.B., esse
35
assumevano rilievo in quanto risultanti, mentre oggi è sufficiente
che esse siano previste.
Una volta che l’amministrazione straordinaria è stata disposta,
spetta alla Banca d’Italia nominare uno o più commissari
straordinari e un comitato di sorveglianza composto da tre a
cinque membri40, che si faranno carico della gestione nella
speranza di salvare l’impresa bancaria in questione.
Anche la durata della procedura è un aspetto che porta con sé non
pochi problemi: la durata massima è di un anno dalla data di
emanazione del decreto del Ministro del Tesoro, ovviamente a meno
che lo stesso decreto non presenti un termine più breve, ad
esempio sei mesi; però la procedura, può essere prorogata anche
più di una volta, come si può constatare facendo riferimento alla
tabella riportata nel quinto capitolo del presente lavoro;
possiamo quindi affermare che, in sostanza, la durata
dell’amministrazione straordinaria dipende principalmente dalle
decisioni delle autorità creditizie.
Per concludere questa breve presentazione dell’amministrazione
straordinaria, non possiamo non menzionare gli esiti a cui essa
può dar luogo: la banca che versa in amministrazione straordinaria
può, innanzitutto, essere restituita alla gestione ordinaria;
questa è la più rosea delle soluzioni che però non sempre si
verifica, infatti molto spesso capita che la banca non torna in bonis
e quindi viene sottoposta alla liquidazione coatta amministrativa
perdendo ogni speranza di salvezza; infine ultima possibile
soluzione è quella delle fusioni, che è da preferire rispetto alla
liquidazione, poiché l’organismo aziendale continua a vivere
all’interno dell’impresa bancaria che lo incorpora ed inoltre si40 Campobasso G. F., Manuale di diritto commerciale, Milano, Utet giuridica, 2011, p.636 ss.
36
evitano ingenti spese di denaro e soprattutto di tempo, invece
richieste dalla procedura di liquidazione.
L’ampio uso dell’istituto dell’amministrazione straordinaria
dimostra che l’intento da parte delle Autorità di Vigilanza è
quello di cercare di salvare le banche e soprattutto di
preservarle41, per prevenire problemi che colpirebbero l’intero
sistema per il già citato “effetto domino” che danneggia la
stabilità dell’economia globale.
4.2 Liquidazione coatta amministrativa
La liquidazione coatta amministrativa è una procedura concorsuale,
simile al fallimento, prevista dall’ordinamento per particolari
categorie di imprese, ovviamente le banche ed anche le
41 Restuccia G., L’amministrazione straordinaria delle aziende di credito, Milano, Giuffrè,1983, p.8 ss.
37
assicurazioni, nel caso in cui esse versino in situazioni
irrecuperabili.
Funzione tipica di questo istituto è quella di eliminare dal
mercato le banche dannose, attraverso il ritiro
dell’autorizzazione all’esercizio del credito, al fine di evitare
possibili ripercussioni sul sistema economico42.
Questa procedura viene trattata sia nel Testo Unico
Bancario( articolo 80 e seguenti) che nella legge fallimentare
(1942), anche se già la legge bancaria del 1936-1938 menzionava la
liquidazione delle banche ed infatti il T.U.B. non ne ha apportato
sostanziali modifiche.
Fondamentale differenza, rispetto alla procedura fallimentare, sta
nel fatto che la liquidazione coatta amministrativa realizza
principalmente l’interesse pubblico e soltanto in seconda istanza
quello dei creditori, proprio perché si svolge sotto la guida di
organi amministrativi.
Anche per quanto riguarda la liquidazione coatta amministrativa, è
il Ministro del Tesoro, su proposta della Banca d’Italia, a
poterla disporre, non solo quando vi è lo stato di insolvenza, ma
anche per gravi irregolarità di gestione o per violazioni di norme
di legge o regolamentari, oppure per ragioni di pubblico
interesse.
La liquidazione coatta amministrativa può essere adottata anche
quando sia già in corso l’amministrazione straordinaria, infatti,
come già detto in precedenza, uno dei possibili esiti
dell’amministrazione straordinaria è proprio la liquidazione che
in alcuni casi può anche essere volontaria.
42 Bonavitacola R., La liquidazione coatta amministrativa nella giurisprudenza, Milano, Giuffrè,1998, p.382 ss.
38
Nel momento in cui la procedura inizia, cessano le funzioni degli
organi amministrativi e di controllo come anche gli altri organi
della banca.
Gli organi della procedura, invece, vengono nominati dalla Banca
d’Italia e sono: uno o più commissari liquidatori, deputati a
svolgere l’attività di liquidazione, ed il comitato di
sorveglianza, con funzioni consultive e di controllo ed anche qui
è implicita una mera somiglianza con l’amministrazione
straordinaria.
Gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta
amministrativa sono diversi in base al fatto che sia stato o meno
accertato lo stato di insolvenza43:
infatti se e solo se è stato accertato lo stato di insolvenza è
possibile promuovere l’azione revocatoria fallimentare per
reintegrare il patrimonio dell’imprenditore.
Le fasi principali della procedura in analisi sono due:
l’accertamento del passivo e la liquidazione e la ripartizione
dell’attivo: il primo serve a stabilire i diritti di ciascun
creditore ai fini della ripartizione delle attività, la seconda si
riferisce al soddisfacimento paritetico dei creditori; entrambe le
fasi vengono svolte in sede amministrativa, anche se non mancano
interventi dell’autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda la ripartizione dell’attivo, valgono i soliti
criteri adottati per la procedura fallimentare, escludendo il
fatto che, prima dell’ultimo riparto, il commissario deve
sottoporre all’autorità di Vigilanza il bilancio finale di
liquidazione, che dovrà autorizzarne il deposito presso la
43 Del Vecchio F., La liquidazione coatta amministrativa: in generale, delle assicurazioni e dellebanche, Milano, Giuffrè, 1998, p.565 ss.
39
cancelleria del tribunale44. La liquidazione coattiva, può però,
essere conclusa anche tramite concordato, il quale si discosta
significativamente da quello fallimentare, infatti non è richiesta
l’approvazione dei creditori, ma viene richiesta direttamente al
tribunale.
Esiste però, un’ altra categoria di liquidazione, ossia quella
volontaria: essa si caratterizza per la sua derivazione dalla
volontà unanime dei soci, che tempestivamente, devono avvisare la
Banca d’Italia, la quale dovrà verificare i presupposti per poter
svolgere la procedura di liquidazione.
Una volta descritte le particolarità di questo istituto, possiamo
concentrarci su ciò che ne deriva: gli esiti della liquidazione
coattiva, a differenza di quelli dell’amministrazione
straordinaria, sono assai pochi, infatti la banca che versa in
liquidazione cede le attività e le passività ad una o più banche
sane e cessa così di esistere; altro esito riscontrabile è quello
rappresentato dalle fusioni, di cui a breve parleremo, ma che,
come possiamo constatare riferendoci ai grafici e alla tabella del
capitolo quinto, non hanno riscosso grande successo in questa
sede, bensì come conclusione di procedure di amministrazione
straordinaria.
La procedura ha una durata variabile45, poiché come anche nel
fallimento, la soddisfazione paritetica dei creditori richiede
tempo, ed inoltre, come abbiamo visto, se la liquidazione deriva
dall’amministrazione straordinaria, il processo complessivo
rischia di durare per un grande arco di tempo, però è un rischio
44 Campobasso G. F., op. cit. , p.631 ss.45 Valsecchi A., Liquidazione coatta amministrativa e posizione dell’impresa designata, in Danno eresponsabilità, 2004, p. 1074 ss.
40
che il sistema è disposto a correre pur di cercare di salvare le
imprese bancarie in difficoltà e per prevenire contagi che
minerebbero la stabilità del sistema bancario.
4.3 Fusioni
Le fusioni non sono altro che un metodo aggiuntivo di risoluzioni
delle crisi bancarie46; esse non sono vere e propri istituti a
differenza di quelli descritti in precedenza, bensì possibilità
concesse all’impresa bancaria, una volta analizzate le proprie
condizioni economiche e finanziarie.
Particolarità di questo tipo di procedimento è quella di
accomunare liquidazione coatta amministrativa e amministrazione
straordinaria, infatti le fusioni possono aver luogo come esito
sia delle prime che delle seconde.
Se per la procedura di amministrazione straordinaria il T.U.B. non
aveva modificato le disposizioni della legge bancaria del 1936,
discorso differente vale per le fusioni; infatti la previgente
disposizione rispetto al T.U.B. è stata fortemente modificata e
snellita poiché si configurava come un procedimento lungo e
complesso. L’articolo 57 del Testo Unico Bancario si riferisce
alla disciplina delle fusioni bancarie, riconducendola a quella
per le fusioni societarie.
Ad oggi le fusioni sono particolarmente apprezzate, poiché hanno
un significativo vantaggio, e cioè permettono di adeguare le
rispettive dimensioni aziendali ai cambiamenti del mercato47, oltre
46
? Costi R. L’ordinamento bancario, Bologna , Il Mulino, 2007, p. 630 ss.4747 Mottura P., Paci S., Banca, economia e gestione, Milano, Egea, 2009, p 201 ss.
41
a permettere all’impresa in crisi, di continuare a vivere nella
banca sana che la incorpora.
L’autorizzazione alle fusioni spetta alla Banca d’Italia, che
secondo l’articolo 57 del T.U.B. acconsente a meno che i
procedimenti non contrastino con il principio di sana e prudente
gestione. Si esclude, dunque, che la Banca d’Italia possa negare
l’autorizzazione, assumendo che l’operazione non è coerente con
un’eventuale struttura dalla stessa disegnata per il mercato
bancario. Il progetto di fusione deve essere reso pubblico, a
seguito dell’autorizzazione , attraverso l’iscrizione nel registro
delle imprese( e poi in Gazzetta Ufficiale).
Esistono due tipi di fusioni, quelle omogenee, ossia tra banche
che hanno forma o di S.P.A. o di Banca Popolare o di Banca di
Credito Cooperativo, e quelle eterogenee che incidono sulla natura
giuridica di un Banca Popolare o di una Banca di Credito
Cooperativo.
Come abbiamo visto le fusioni rappresentano un possibile esito sia
per l’amministrazione straordinaria, che per la liquidazione
coatta amministrativa; se però prendiamo in considerazione i
provvedimenti attivati a partire dal 1993, salta subito all’occhio
che il numero di fusioni che derivano da amministrazione
straordinaria sono di gran lunga superiori a quelle che seguono la
liquidazione coattiva, in quanto quasi tutte e liquidazioni
terminano con la cessazione delle attività e delle passività a
banche sane; invece per quanto riguarda l’amministrazione
straordinaria le fusioni rappresentano un’alta percentuale di
esiti e ciò, ancora una volta prova il fatto che sia preferibile
intervenire con una procedura di amministrazione straordinaria
quando un’impresa bancaria è in crisi.
42
Le fusioni sono quindi, senza dubbi, procedimenti positivi proprio
perché, a differenza delle liquidazioni48, preservano la vita dei
complessi aziendali e si configurano come provvedimenti
straordinari di risoluzioni delle crisi al pari degli altri due
menzionati in precedenza.
Per dimostrare quanto detto, fino ad ora, sui tre procedimenti
analizzati, è utile confrontarsi con le crisi che hanno avuto
origine e con i rispettivi criteri di risoluzione in Italia a
partire dall’emanazione del Testo Unico Bancario.
Essi non sono stati pochi, e ce ne assicureremo nel capitolo che
segue e che conclude il presente lavoro, cercando di trarne
conclusioni non troppo affrettate.
CAPITOLO V
48 Campobasso G. F., Manuale di diritto commerciale, Milano, Utet giuridica, 2011, p. 380ss.
43
ANALISI STATISTICA SUI PROVVEDIMENTI
ATTIVATI IN ITALIA DAL 1993 AL 2012
In questa capitolo, ci concentreremo sull’analisi numerica dei
provvedimenti di amministrazione straordinaria e liquidazione
coatta amministrativa, che vengono riscontrati in Italia a partire
dall’introduzione del Testo Unico Bancario, fino ad arrivare ad
oggi; inoltre, focalizzeremo la nostra attenzione circa gli esiti
che queste procedure hanno avuto, se li hanno avuti, sulla loro
natura, oppure constateremo che alcune procedure risultano essere,
ad oggi, ancora in corso. Causa principale, negli anni novanta,
dell’aumento delle procedure attivate, è proprio l’introduzione
del T.U.B. che si configura come uno spartiacque: con le modifiche
apportate dalla nuova normativa bancaria ed i nuovi strumenti di
monitoraggio le crisi possono essere risolte più velocemente con
un conseguente maggior risparmio sia per quanto riguarda il tempo
che il risparmio.
Nella tabella 1, sono contenuti i provvedimenti attivati dal 1993
al 2012 (fonte: Bollettino di Vigilanza della Banca d’Italia) e
per ciascun provvedimento è specificato se si tratta di
amministrazione straordinaria o liquidazione coatta
amministrativa, le rispettive date di inizio e le possibili
proroghe dell’amministrazione straordinaria. Infine, nell’ultima
colonna della tabella è contenuto l’esito della procedura. Allo
scopo di sintetizzare le informazioni contenute nei dati raccolti
e di evidenziare particolari aspetti del provvedimento attivato,
sono state costruite opportune rappresentazioni grafiche.
44
Il grafico 1 è un diagramma a torta che riguarda la tipologia di
procedure attivate evidenziando che quasi il 90% di esse sono
amministrazioni straordinarie.
Il secondo grafico fa riferimento agli esiti delle procedure di
amministrazione straordinaria attivate in Italia dal 1993 al 2012,
mostrando una sostanziale parità tra le amministrazioni che si
sono trasformate in liquidazioni coattive e quelle che invece
hanno portato al ritorno in bonis dell’impresa bancaria; non è
però da sottovalutare la percentuale di fusioni, sempre più
gettonate, poiché consentono alle banche di continuare ad esistere
all’interno di altre imprese in buono stato di salute.
Il grafico 3, analogamente, mostra gli esiti a cui hanno dato
luogo le procedure di liquidazione coatta amministrativa:
differentemente da quanto visto nel grafico precedente, qui un
esito prevale di gran lunga, con una percentuale del 63%, ovvero
la cessione delle attività e delle passività ad altre imprese
bancarie, le fusioni invece sono rappresentate, in questo caso, in
percentuale minima, lasciando il passo ad un gran numero di
procedure tuttora in corso.
Infine ci concentriamo, nel quarto grafico, sulla distribuzione
geografica delle crisi bancarie, riscontrando che la maggioranza
delle procedure di risoluzione è stata attivata nel meridione,
anche se, soprattutto negli ultimi anni, quelle al nord ed al
centro sono massicciamente aumentate, forse, anche per colpa della
crisi finanziaria scoppiata nell’estate del 2007.
Il quinto ed ultimo grafico riguarda la distribuzione, per anno,
delle procedure di risoluzione delle crisi bancarie; come si può
notare, gli anni in cui si riscontra il maggior numero di
provvedimenti sono il 1994, ovvero a ridosso dell’emanazione del
45
T.U.B., il 1997 ed infine il 2009, anno in cui la crisi
finanziaria, che tuttora è presente in Italia, raggiunge la sua
massima criticità.
TABELLA 1PROCEDURE ATTIVATE ED ESITI FINALI DAL 1993 AL
2012
Fonte: Bollettino di Vigilanza della Banca d’Italia
BANCA A.S. PROROGA A.S. ESITO A.S. L.C.A. ESITO
L.C.A.CRA S. Annadi Sciara (Pa)
15/04/1993
Banca delPopolo
CRA di 10/08/199 l.c.a. 23/02/199 Cess.att.
46
Castelcovati (Bs) 3 4
E pass. CRA di Pompiano e Franciacorta
CRA di Castelvetrano (Tp)
13/10/1993
13/10/199405/04/1995
l.c.a. 11/05/1995
BCC Toniolo S. Cataldo
CRA di Xitta (Tp)
16/10/1993
Fusione B.P. Sant'Angelo di Licata
CRA di Benevento (Bn)
27/10/1993
Cess. att. E pass. B.Pdi Ancona
CRA di Raccuja (Me)
01/02/1994 l.c.a. 10/09/199
5
Cess. Att. B.P.S Venere diAcireale
CRA di Modugno (Ba)
19/02/1994
05/02/1995
Fusione BCC di Bitetto e CRA Palo del Colle
CRA di PagoVejano (Bn)
06/04/1994
05/04/1995-22/05/1995
Fusione CRA Castelf. In Miscano
CRA dell'Icona di Tursi
14/04/1994
Cess. Att. E pass. B.P. della Murgia interv. FCG
CR Tas. E Nanno (Tn)
19/05/1994
Restituzione gest.ord.
CRA S. Vittore delLazio (Fr)
14/06/1994
13/06/1995
Fusione con CRA Basso Frosinone/A.Casertano
BP della Prov. Di Fg
27/06/1994
27/06/1995
Restituzione gest.ord.
Banca Lezzi& Megha
21/07/1994
20/07/1995
Fusione per incorp. Da Banca
47
S.P.A. (Le) del Salento S.P.A.
CRA di Sicignano degli Alburni (Sa)
11/08/1994 l.c.a. 18/04/199
5
Cess. Att. E pass. BP dell'Emilia Romagna
BCC dell'Alto Tirreno Calabria
12/08/1994
07/08/1995
Restit. Gest. Ord
BP Coop.Palmi (Rc)
09/03/1995
07/03/1996-06/091996
Gest. Ord.contr.B. Ant
BA Gorizia (Go)
30/09/1994
29/09/1995
Gest. Ord. Contr. CAER
BP di Napoli (Na)
07/09/1994
06/09/1996-07/05/1996
Gest. Ord . Contr BP Ancona
CRA di Ostini (Br)
23/12/1994
Restit. Gest. Ord.
CRA Padania(Re)
27/04/1995 l.c.a. 11/10/199
5
Cess.att e pass BCC DI guastalla
BCC di Partenop. (Av)
12/06/1995
11/07/1996-04/04/1997
Fusione per incorp. Da Bancadell'Irpinia
BCC di Bientina (Pi)
06/07/1995
Restit. Gest. Ord.
BCC di SalaBolognese (Bo)
17/07/1995
17/07/1996
Fusione per incorp. Da CR Argelato e Bologna
CRA di Monreale (Pa)
11/10/1995
11/10/1996 l.c.a. 06/03/199
7
Cess. Atte pass Banca di Palermo
BCC S. Marcellino (Ce)
25/10/1995
25/10/1996 l.c.a. 20/12/199
6
Cess att.E pass. BP di Ancona
BCC S. 26/09/199 Cess. Att
48
Giorgio La Molara (Bn) 5 e pass BP
di Ancona
BCC di Benestare
11/12/1995
Cess.att.E pass. BCC Cittanova
BP Meridionale(Av)
15/01/1996
14/10/1997-12/09/1997
Fusione per Incorp. Da BP diBari
Sicilcassa (Pa)
07/03/1996
06/03/1997 l.c.a. 05/09/199
7
Cess. Att. E pass. Banco di Sicilia S.P.A
BCC Civitella (Sa)
13/03/1997
restit. Gest . Ord
BCC Mandelae Vicovaro (Rm)
19/04/1996
Fusione per incorp BCC di Roma
BCC di Valle di Liri (Fr)
30/05/1996
Cess. Att. E pass. BP del Cassinate
Credito Comm. Tirreno (Sa)
04/06/1996 l.c.a. 06/03/199
7
Cess. Att. E pass. Bp dell'Emilia
BCC di AgriSauro (Mt)
26/06/1998
Cess. Att. E pass.BP del Materano
BCC di Vittorito (Ag)
17/10/1996
Cess. Att. E pass. BCCdi Pratola Peligna
CRA Montalto, Rose e S. Ben.Uff (Cs)
26/02/1997 l.c.a. Procedura
in corso
49
BCC di Ruoti (Pz)
08/03/1997 l.c.a. 12/06/199
7
Intervento FGD delle BCC
BCC Sabina 05/06/1997
04/06/1998-03/07/1998
Fusione per incorp. BCC di Roma
BCC del Savuto (Cs)
03/07/1997
proc. In corso
BCC del Medio Potentino (Pz)
11/07/1997
30/04/1998 l.c.a. 30/04/199
8
cess. Atte pass a Bancapulia
BCC Di Ortucchio (Aq)
06/08/2997
03/07/1998
Fusione per Incorp. BCC di Roma
Banca Agricola Etnea S.P.A(Ct)
10/10/1997
31/08/1998
Rest. Gest. Ord.Previa acquisizione Antonveneta
BCC VultureVitalba (Pz)
07/10/1997
08/10/1998-02/07/1999
Fusione per incorp. BP Puglia e Basilicata (Ba)
Banca Popolare Andriese (Ba)
23/10/1997
23/10/1998-01/02/1999
Rest. Gest.ord.
BCC del Tubenna (Sa)
28/10/1997
26/10/1998-27/03/1999
Fusione per incorp. CRAS Salerno
BCC di Poliporo (Mt)
04/03/1998
03/03/1999-05/01/1999
Fusione per incorp. CRA di Castellana Grotte
BCC del Vibrata (Te)
22/03/1998
proc. In corso
BCC di Braciglian.(Sa)
22/04/1998
Cess.att e pass BCC di Fisciano
BCC di Nusco (Av)
18/05/1998
13/05/1999-09/10/1999
Liquidazione volontaria
09/10/1999
Cess.att e pass. Alla Banca di
50
Credito Popolare (Na)
BCC Valle Rajo (Ag)
17/06/1998
16/06/1999-14/07/1999
Fusione per incorp. BCC di Roma
BCC del Metapontino(Mt)
31/07/1998
29/07/1999
Fusione per incorp. BCC San Michele (Ba)
MCP Banca S. Agata (Ct)
04/08/1998
Nuova Banca Monte S. Agata
BCC di Cosenza (Cs)
17/08/1998
17/04/2000-18/05/2000
l.c.a. 18/05/2000
cess. Atte pass BCC Centro Calabria
BCC di Pachino (Sr)
08/03/1999
08/03/2000-29/07/2000
Rest.gest.ord.
BCC di Tramonti (Sa)
22/03/1999
21/03/2000-01/12/2000
Fusione per incorp. BP dellaPenisola Sorrentina (Na)
Credival BCC di Gazzanica (Bg)
26/05/1999
23/05/2000-30/06/2000
Fusione per incorp. BCC Di Sorisole
BCC di Velletri (Rm)
08/06/1999 l.c.a. Procedura
in corso
BCC del Partendo (Av)
21/06/1999
21/06/2000-28/09/2000
l.c.a. 28/09/2000
Proc. In corso
BP del Ticino (Va)
02/07/1999
01/04/2000
Fusione per incorp. BP di Intra (No)
BCC Avellana (Av)
14/08/1999
07/08/2000-22/12/2000
Fusione per incorp. BP di Bari
BCC S. Pietro e
25/10/1999
cess. Atte pass a
51
Paolo (Rm) BCC di Roma
BCC di Padova
26/11/1999
22/11/2000-20/07/2001
l.c.a. 20/07/2001
Banca Padovana Credito Cooperativo
CRA di Volturara Irpina (Av)
02/03/2000
02/03/2001-14/03/2001
l.c.a. 14/03/2001
Fusione per incor. BCC Irpina
BCC di Corleto Perticara (Pz)
14/04/2000
06/01/2001
Liquidazione volontaria
06/01/2001
Cess. Att. E pass. BP Puglia e Basilicata (Mt)
BCC Valle del Meandro(Pz)
18/05/2000
18/05/2001-16/11/2001
Fusione per incorp.nella B. Svilupp Coop. Cred S.P.A (Rm)
BCC Lido dei Pini Ardea ed Anzio (Rm)
31/10/2000
19/10/2001-06/12/2001
Fusione per incorp. Nella BCC di Roma (Rm)
BCC del Baianese (Av)
15/11/2000
11/01/2001 l.c.a. 11/01/200
1
cess. Atte pass. Banca Popolare di Bari
Banca Aretina di Credito Coop.
25/11/2000
30/05/2001 l.c.a. 30/05/200
1Proc. In corso
BP del Levante (Ba)
29/12/2000
21/12/2001-04/05/2002
rest. Gest.ord.
BCC del Savonese Alberga (Sv)
30/05/2001
19/12/2001
Fusione per incorp. Nella BCC di Alba, Langhe e Roero
BCC di Cervino (Ce) e Durazzano
20/06/2001
18/06/2002-02/04/2003
l.c.a. 02/04/2003
Procedurain corso
52
(Bn)
BCC di S. Apollonia (Rm)
20/07/2001
19/07/2002-21/12/2002
Fusione con la BCC di Castelgandolfo
BCC Nomentana (Rm)
31/07/2001
11/05/2002
Liquidazione Volontaria
Cess.att.E pass. BC di Roma (Rm)
BCC di Dasà 09/08/2001
01/08/2002 l.c.a. 01/08/200
2BCC di Maierato
BCC del Tirreno (Rc)
06/02/2002
05/02/2003-21/07/2003
l.c.a. 21/07/2003
BCC Alto Tirreno della Calabria
CR di Volterra SPA (Pi)
04/04/2002
02/04/2003-15/09/2003
Rest. Gest. Ord.
BCC di Segni (Rm)
02/05/2002
28/04/2003-31/10/2003
Fusione per incorp. BCC di Roma
BCC di Castel Goffredo
17/05/2002
17/05/2003 Rest. Gest. Ord.
Banca di Pistoia Credito Coop. In Pistoia
20/06/2002
17/06/2003 Rest. Gest. Ord.
Cred. Coop.CRA di Spello e diBettona (Pr)
01/08/2002
21/07/2003 Rest. Gest. Ord.
BCC degli Ulivi (Ba)
02/09/2002
29/08/2003-31/12/2003
Rest. Gest. Ord.
Banca di Caprinica eBassano Romano Cred. Coop.(Vt)
30/01/2003
30/01/2004-23/07/2004
Rest. Gest. Ord.
BCC di 10/02/200 09/02/200 Rest. Gest. Ord.
53
Cento Crevalcore (Ferrara)
34-31/03/2004
BCC di Tivoli e Valle dell'Aniene(Rm)
06/03/2003
cess.att e pass BCC Palestrina
BCC Valle dell'Irno (Av)
02/04/2003
01/03/2004 l.c.a. 01/03/200
4Proc. In corso
Cleribanco Credito coop. Di Alessandria
09/06/2003
09/06/2004-18/06/2004
Fusione per incorp. BCC di Alba, Langhe e Roero
BCC Egusea Favignana (Tp)
05/09/2003
30/08/2004-12/10/2004
Fusione per incorp. BCC di Toniolo di S. Castaldo (Ci)
BCC di Trevign.Rom. (Rm)
16/09/2003
09/09/2004-06/12/2004
Fus. Per incorp.BCC Formello (Rm)
BCC del Sannio-Calvi (Benevento)
26/03/2004
23/03/2005-22/05/2005
Rest. Gest. Ord.
Credito coop. Interprovinciale Lombardo Soc. coop aresp lim (Mi)
04/05/2004
03/05/2005-30/11/2005
Rest. Gest. Ord.
Cassa Raiffeisen di Rifiano-Caines (Bz)
24/03/2005
23/03/2006-24/05/2006
Liquidazione volontaria
Cess att e pass Banca Raiffeisen Val Passiria
BCC Sofige Gela (prov di Caltanisetta)
13/07/2005
26/06/2006
Liquidazione volontaria
Cess att e pass BCC del Nisseno di Sommatino
54
(CL)BCC dell'Adriatico Teramano diAtri (Te)
21/11/2005 Rest. Gest. Ord.
BCC del Nord Barese, soccoop di Ruvo di Puglia (Ba)
14/12/2005
13/02/2007
liquidazione volontaria
Cess att e pass Banca Popolare Pugliese (Le)
Banca di Caprinica eBassano Romano Cred. Coop.(Vt)
16/05/2006
09/05/2007-31/12/2007
Rest. Gest. Ord.
Profit Società di Intermediazioni Mobiliare S.P.A (Mi)
06/07/2006 l.c.a. 18/12/200
6Proc. In corso
Banca dellaTuscia Credito CooperativoSocietà Cooperativa(Vt)
02/08/2006
01/08/2007-31/01/2008
Rest. Gest. Ord.
Bregliano Società di Intermediazione mobiliare S.P.A. (Ge)
07/12/2005 l.c.a. 23/02/200
6Proc. In corso
Bank Sepah (Rm)
26/05/2007
20/07/2007-26/11/2008
CONGELAMENTO
Banca di Credito e Risparmio di Romagna S.P.A.
29/02/2008 Rest. Gest. Ord.
Banca Arner 04/08/200 Proc. In corso
55
S.P.A. (Mi) 8Banca di Credito Cooperativodi Aversa (Ce)
12/02/2009
Proc. In corso
BCC del Molise (Cb)
25/02/2009
23/02/2010 Proc. In corso
BCC di Bientina (Pi)
19/03/2009
Fusione per incorp. CreditoCooperativo Valdinievole (pistoia)
Delta S.P.A. (Bo)
27/05/2009
21/09/2011-23/03/2012
Proc. In corso
Sedici Banca S.PA.
27/05/2009
21/09/2011-23/03/2012
Proc. In corso
Banca Popolare Vesuviana (Na)
06/05/2009
06/05/2010 Rest. Gest. Ord
Banca Popolare diGaranzia (Pd)
22/05/2009 l.c.a. 16/12/200
9Proc. In corso
Banca MB (Mi)
08/07/2009
07/07/2010 l.c.a. 05/05/201
1Proc. In corso
Banca Emiliano Romagnolo (Bo)
08/07/2009
07/07/2010 Rest. Gest. Ord.
Banca Arner(Italia) (Mi)
04/08/2009 Rest. Gest. Ord
Banca di Rimini Credito Cooperativo
15/09/2009 Rest. Gest. Ord
Banca Popolare Val d'Itriae Magna Grecia (Ta)
01/10/2009 l.c.a. 26/10/201
0Proc. In corso
Banca di 26/11/200 26/11/201 l.c.a. 11/03/201 Proc. In
56
Credito CooperativoSibartide (Cs)
9 0 1 corso
Banca di Credito Cooperativodi S. Vincenzo (Cs)
27/11/2009
26/11/2010 l.c.a. 26/05/201
1Proc. In corso
Banca di Credito deiFarmacisti S.P.A. (ANCONA)
26/03/2010
22/03/201114/09/2011
Rest. Gest. Ord.
Orconsult Capital Management Italia S.P.A. (Rm)
19/04/2010
Proc. In corso
Mobilmat Istituto diMoneta ElettronicaS.P.A. (Ar)
04/05/2010 Rest. Gest. Ord.
Banca di Cosenza Credito Cooperativo
06/05/2010
05/05/2011-06/03/2012
Proc. In corso
Mantovabanca 1896 Credito Cooperativo(Mn)
19/05/2010
19/05/2011 Rest. Gest. Ord.
Banca di Credito Cooperativodi Cagliari
17/06/2010
12/08/2011-13/10/2011
Rest. Gest. Ord.
Credito di Romagna S.P.A.
20/07/2010
02/09/2011 Rest. Gest. Ord.
Credito CooperativoFiorentino (Fi)
27/07/2010
27/07/2011-25/01/2012
l.c.a. 26/03/2012
Proc. In corso
Banca di Credito
29/09/2010
23/09/2011-
Proc. In corso
57
Cooperativodi Scandale
27/01/2012
Banca CarimCassa di Risparmio di Rimini
29/09/2010
28/09/2011 Proc. In corso
Banca di Credito Cooperativodi Offanego(Cr)
30/09/2010
14/09/2011
Fusione per incorp. Della CRU BCC di Treviglio
Banca di Credito CooperativoTarsia (Cosenza)
12/11/2010
10/11/2011-09/03/2012
Proc. In corso
Banca UBAE S.P.A. (Rm)
08/04/2011 Rest. Gest. Ord
BCC LUIGI STURZO (Ct)
09/09/2011 Proc. In corso
BCC di Altavilla Silentina eCalabritto
20/10/2011 Proc. In corso
Banca Network Investimenti S.P.A.
14/11/2011 Proc. In corso
GRAFICO 1. Procedure attivate dal 1993 al 2012
58
GRAFICO 3. Esiti L.C.A dal 1993 al 2012
GRAFICO 4. Distribuzione geografica delle procedure attivate dal 1993 al 2012
60
ConclusioniObiettivo principale del presente lavoro, oltre la presentazione
di una panoramica di crisi bancarie avvenute in Italia tra la fine
dell’800 e la fine del ‘900, era quello di analizzare il fenomeno
delle crisi dell’impresa bancaria, sotto ogni punto di vista: ci
siamo soffermati sulla loro nascita, sul loro evolversi e sui
possibili rimedi disponibili ad oggi. Per consolidare quanto detto
in precedenza, possiamo concentrarci sui dati raccolti nel quinto
capitolo evidenziando un aumento delle procedure straordinarie che
si riscontra proprio a partire dal 1993, anno di emanazione della
nuova normativa bancaria. Un altro dato però salta all’occhio e
merita di essere evidenziato, ovvero la distribuzione geografica
delle procedure attivate: più della metà delle banche in
situazioni di crisi si trova nel Sud dell’Italia, e ciò dovrebbe
far sorgere non pochi dubbi per ciò che concerne l’attività di
Vigilanza, di cui abbiamo parlato nel quarto capitolo. Il gran
62
numero di procedure attivate nel Meridione dipende soprattutto da
carenze di tipo strutturale, correlate a deterioramenti degli
stati patrimoniali delle banche; per fortuna, però, le crisi sono
sempre state a carattere congiunturale e non sono mai state
riscontrate, almeno fino ad oggi, patologie in grado di
danneggiare l’intero sistema economico italiano, con possibili
contagi anche per gli altri stati europei.
L’aumento dei provvedimenti, riscontrato a partire dal 1993, non è
dovuto solo ai precedenti fattori, ma anche ad una sostanziale
modifica delle procedure di amministrazione straordinaria e di
liquidazione coattiva, soprattutto per ciò che riguarda la loro
organizzazione, tenendo presente che tra la normativa precedente e
l’attuale corrono più di cinquanta anni ed il mercato ha subito
ingenti cambiamenti, non ultima l’introduzione della moneta unica
in Italia, a partire dal 2002.
Inoltre anche l’uso delle specifiche procedure è cambiato,
preferendo l’amministrazione straordinaria per imprese bancarie in
evidente difficoltà, mentre la liquidazione coatta amministrativa
è riservata a banche ormai senza speranza; tuttavia anche le
fusioni e le cessioni hanno avuto successo in questo periodo,
configurandosi come esito delle due precedenti sempre più spesso,
e ciò si deve alla possibilità che esse danno alla banca in crisi
di continuare ad esistere all’interno di altre banche sane, senza
disgregazioni di complessi aziendali.
Nel periodo storico da noi analizzato, certo non sono mancati
anche innumerevoli scandali, dovuti ad intrecci malavitosi che
purtroppo non hanno fatto altro che peggiorare sempre più la
situazione economica del nostro paese, sia all’inizio che alla
fine del XX secolo ed infine la crisi finanziaria che dal 2008
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circa persiste in Italia e che senza dubbio ha contribuito
all’aggravarsi delle nostre condizioni49. Dal punto di vista
normativo, le soluzioni sono state prese in considerazione, resta
soltanto da fare un ultimo ragionamento: il rispetto delle regole
è basilare in questo settore, però deve essere affiancato da un
altro fattore, che spesso in Italia è venuto a mancare, ovvero la
tenuta di una condotta esemplare sia dal punto di vista aziendale
che istituzionale, proprio perché, solo con esse potremo
riacquistare fiducia agli occhi degli altri paesi europei, che ad
oggi, riferendosi alla agenzie di rating50, ci vedono come una
nazione in cui regna sovrana l’instabilità e che necessita di
ingenti aiuti nella totalità dei settori.
Tirando le fila del discorso, le crisi bancarie, la loro
prevenzione e le possibili soluzioni, sono argomenti che vengono
posti all’attenzione degli studiosi di giurisprudenza
continuamente e che quindi suscitano l’interesse delle istituzioni
e della politica; fenomeni assai variegati e ricchi di
particolari, queste patologie hanno avuto rilevanza nell’evolversi
della vita economica di qualsiasi stato. In questo breve elaborato
abbiamo cercato di approfondire questo tema, prendendo come
rifermento la nostra storia, per dimostrare che molti dei problemi
che caratterizzavano l’Italia in passato sono ancora presenti e
che, negli anni, molto è stato fatto, ma soprattutto che molto
altro ancora deve esser fatto sia per cercare di uscire dalla
crisi finanziaria presente, sia per prevenirne altre, dovute allo
scoppio di crisi bancarie, di qualunque tipo esse siano, poiché
49 Onado M., I nodi al pettine. La crisi finanziaria e le regole non scritte, Bari, Laterza, 2009,p. 31 ss.5050 Le più importanti sono Standard & Poor's, Moody’s e Fitch.
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una patologia, se sottovalutata, può trasformarsi in una tragedia
immane per l’intero sistema economico.
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