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Il mercato del lavoro in Italia: problemi e proposte di riforma di Stefano Caria e Paolo Lucchino Parte 1: Riforme di ieri e problemi di oggi www.quattrogatti.i nfo Febbraio 2012

Parte 1 riforme di ieri e problemi di oggi finale

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In questi giorni si parla molto di riforma del mercato del lavoro. Ma per capire le posizioni delle varie parti, è utile riassumere i problemi principali del nostro mercato del lavoro e tracciare la storia delle riforme fatte negli anni recenti. Queste riforme hanno aumentato la flessibilità nel mercato del lavoro introducendo nuovi contratti atipici meno protetti contro il licenziamento e meno costosi per l’impresa. Questo a contribuito aumentare il dinamismo del mercato del lavoro, riducendo la durata dei periodi di disoccupazione, facilitando l’ingresso dei giovani e stimolando più persone a cercare lavoro. Ma hanno anche dato vita ad effetti perversi: e hanno creato una vera e propria dualità nel mercato del lavoro: protetti alcuni, precari altri.

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Page 1: Parte 1 riforme di ieri e problemi di oggi finale

Il mercato del lavoro in Italia: problemi e proposte di riforma

di Stefano Cariae Paolo Lucchino

Parte 1: Riforme di ieri e problemi di oggi

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Febbraio 2012

Page 2: Parte 1 riforme di ieri e problemi di oggi finale

In questi giorni si parla molto di riforma del mercato del lavoro.

Per capire le posizioni delle varie parti, è utile riassumere i problemi principali del nostro mercato del lavoro e tracciare la storia delle riforme fatte negli anni recenti.

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Page 3: Parte 1 riforme di ieri e problemi di oggi finale

Quali sono i problemi da affrontare?•Trovare lavoro è sempre più difficile. La

disoccupazione è alta, soprattutto tra i giovani.

•Chi perde il lavoro deve spesso attraversare lunghi periodi di disoccupazione.

•Sono tanti quelli che, scoraggiati, hanno smesso di cercare: la partecipazione è bassa, soprattutto tra le donne.

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Per esempio, in Italia la disoccupazione giovanile e la percentuale di disoccupati di lungo periodo * sono molto più alti della media OCSE...

* Il tasso di disoccupazione si calcola così: disoccupati in cerca di lavoro/ (occupati + disoccupati in cerca). Non include cioè chi non ha lavoro, ma nemmeno lo cerca. Il tasso di disoccupazione di lungo periodo corrisponde alla percentuale di disoccupati che attraversano un periodo di disoccupazione di 12 o più mesi.

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Page 5: Parte 1 riforme di ieri e problemi di oggi finale

... e il tasso di occupazione* femminile è di ben 12 punti percentuali più basso della media dell’area euro

(quello totale è di 7 punti piú basso)

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www.quattrogatti.info* Il tasso di occupazione è dato da: occupati/persone non disabili in età lavorativa

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E cosa si è fatto fino ad ora?• Durante gli anni Novanta, vari Governi europei

adottano misure per aumentare la flessibilità nel mercato del lavoro.

• In Italia, questo si è fatto principalmente facilitando l’uso di contratti temporanei e introducendo nuove forme contrattuali atipiche (e.g. co.co.pro., interinali, etc).

• Si è trattato di riforme al margine, cioè che lasciano in gran parte invariate le condizioni di chi già ha un lavoro, mentre intervengono pesantemente sulle condizioni dei nuovi assunti atipici.

• Il pacchetto Treu 1996 e la legge Biagi 2003 sono state i momenti chiave di questo processo.

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La protezione contro il licenziamento e il costo del lavoro sono stati quindi ridotti

Vediamo come la protezione contro il licenziamento garantita da questi nuovi contratti cala con le due riforme.

Alcuni dei nuovi contratti richiedono contributi pensionistici minori rispetto ai contratti tipici, riducendo quindi il costo per l’impresa.

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Ci si aspettava che più flessibilità avrebbe reso…

Questo avrebbe aumentato il dinamismo del mercato del lavoro: riducendo la durata dei periodi di disoccupazione, facilitando l’accesso dei giovani e stimolando più persone a cercare lavoro.

Il minore costo del lavoro avrebbe invece aumentato l’occupazione.

…più facile perdere il lavoro...

…ma anche più facile trovarne uno nuovo

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E questi effetti ci sono stati...

Negli anni dopo le riforme:

•La disoccupazione è scesa dall’11% della metà anni 90 al 6% del 2007, prima dell’inizio della crisi economica.

•Nello stesso periodo è scesa anche la disoccupazione giovanile, dal 30 al 20%.

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• La percentuale di disoccupati di lungo periodo (più di un anno) sul totale dei disoccupati è scesa rapidamente dal 58% del 2003 al 47% del 2007 (Dati OCSE).

• L’occupazione femminile è aumentata dal 39% del 1996 al 46.6% del 2007 (Dati Istat).

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...ma di che genere di occupazione si tratta?

Sempre più persone vengono impiegate con contratti temporanei o con contratti atipici invece che a tempo indeterminato.

L’aumento è particolarmente marcato per i giovani.

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Molti rimangono ‘atipici’ a lungo

Anche a 5 anni dall’uscita dalla scuola, 1 su 3 dei giovani occupati ha un contratto a termine o atipico.

Fonte: lavoce.infoSomma =34.8%

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Temporaneo implica meno formazione

Poca flessibilità può ostacolare la riallocazione di lavoratori da aziende in crisi ad aziende in crescita, diminuendo la produttività.

Però, alcuni studi documentano che i datori di lavoro investono meno nella formazione dei lavoratori atipici, perchè sanno che il rapporto di lavoro ha un’alta probabilità di essere terminato.

Questo riduce la crescita della produttività del lavoro, che è uno dei grandi problemi dell'economia italiana.

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Inoltre la flessibilità ha due facce: più lavoro durante i boom, più licenziamenti durante le crisi

La disoccupazione scende drasticamente...

...anche con poca crescita

...ma cresce di nuovo durante la crisi

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Un rischio che si scarica principalmente sugli atipici…

Fonte: LaVoce.info (2010)

La probabilità di perdere il lavoro durante la crisi recente è stata quindici volte più alta per chi ha un contratto di collaborazione rispetto a chi ha un contratto a tempo indeterminato.

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Cassa Integrazione Guadagni Mobilità

Indennità di Disoccupazione

Prevalentemente per le imprese dei settori industriali

Solo alle imprese con più di 15 dipendenti

Solo a chi aveva un contratto a

tempo indeterminato

Non per gli autonomi

Non i perparasubordinati(cioè in molti casi

i ‘precari’)

Gli atipici hanno anche minore accesso agli ammortizzatori sociali

In un momento di crisi come il nostro, molti atipici attraverseranno lunghi periodi di disoccupazione, senza nessun aiuto dallo stato a causa di requisiti di accesso che li escludono dagli ammortizzatori sociali.Per un approfondimento sugli ammortizzatori sociali, clicca qui.

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Il nostro mercato del lavoro è quindi diviso in due...• Le riforme di ieri hanno dato vita ad una

crescente minoranza di lavoratori, spesso giovani, che sono meno protetti dal licenziamento e ricevono meno aiuti dallo stato quando perdono il lavoro.

• Le riforme al margine hanno creato una vera e propria dualità nel mercato del lavoro: protetti alcuni, precari altri.

• E i dati indicano che per chi entra nel mercato dalla porta del precariato, le opportunità di accedere a un contratto indeterminato sono poche.

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Oltre il dualismo per equità e crescita

Le riforme al margine hanno creato un sistema di flessibilità incompleto e svantaggioso:

Hanno creato un forte problema di equità tra lavoratori protetti e non.

L’eccessiva flessibilità delle nuove forme contrattuali riduce gli incentivi per la formazione diminuendo la competitività delle aziende e le potenzialità per la crescita.

Serve quindi un sistema che garantisca la giusta flessibilità per le imprese, protezione e progressione per i lavoratori e crescita per il sistema economico.

Nelle prossime puntate approfondiremo la questione dei contratti atipici e le proposte che esistono per superare i problemi cronici del nostro mercato del lavoro.

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