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18 LA TESTIMONIANZA Aiutare chi è in difficoltà e ha bisogno di aiuto, una straordinaria lezione di vita Quando il dare diventa ricevere: il segreto di Marco Macciantelli S ono una terapista del lin- guaggio, una logopedista e da circa vent’anni faccio questo mestiere. Marco é stato uno dei miei primi pazienti e forse il mio primo TCE come vengono definiti i pazienti con una neuro lesione acquisita. La neuropsi- cologa che me lo ha affidato ricordo mi disse, oltre alle indi- cazioni per la riabilitazione, che era un ragazzo particolarmente simpatico,e molto ironico. Effettivamente, questo mio gio- vane paziente, riusciva a scher- zare sulla sua lacunosa memo- ria, il suo impaccio motorio, il suo cammino un pò rallentato e impreciso, ma che improvvisa- mente diventava adeguato e veloce nel... rincorrere un auto- bus! E sopratutto, per compen- sare le sue difficoltà di memoria a breve termine, l’orientamento spaziale e temporale, compariva come dal nulla la sua macchi- netta fotografica che immortala- va i momenti cruciali della ria- bilitazione “Scusa... facciamo una foto?” mi chiedeva con un sorriso autentico che faceva tra- sparire la sua smisurata voglia di vivere, nonostante tutto. Insomma era un ragazzo che portava nel corpo i segni del suo incidente, ma il suo spirito, sembrava essere uscito indenne da quel volo sull’asfalto in una piovosa sera di febbraio, al ritorno dal lavoro in sella alla sua bici mentre correva a casa, incontro alla sua musica, incon- tro al suo futuro e a una vita che ancora aveva tanto da dargli. Quale era il suo segreto? Cosa portava nel cuore questo ragaz- zo che gli alleggeriva il peso della sua nuova condizione di vita? Terminato poi il periodo della riabilitazione ho appreso, con piacere, che aveva iniziato l’at- tività teatrale con gli Gli amici di Luca, come attore volontario. Ma le risposte alle nostre domande possono arrivare anche dopo tanto tempo, anche quando ci siamo dimenticati della domanda e magari non aspettiamo più la risposta. Capita che in questa Epifania (che vuole dire rivelazione, lo ricordo e poi capirete perché) dopo un Natale abbastanza fati- coso a causa della difficile malattia di mio padre, decido di passare il pomeriggio del 6 gen- di Elena Colantoni Logopedista naio al cinema. Capito un po’ per caso, un po’ per comodità al cinema Galliera, dove trovo uno spettacolo di beneficenza della compagnia teatrale degli Amici di Luca. Quale occasione migliore per essere solidali con i ragazzi della Casa dei Risvegli che nel tempo avevo imparato a conoscere molto bene? Mentre mi avvicino alla cassa per acquistare il mio biglietto vedo entrare a teatro niente di meno che... Marco e lo ricono- sco 18 anni dopo, con il passo incerto e il suo identico sorriso mentre chiede con il suo inconfondibile linguaggio impacciato un biglietto per lo spettacolo. “Ciao, ti ricordi di me? Abbia- mo lavorato insieme... ero la tua logopedista. Tanto tempo fa...” Naturalmente, mi risponde di no “Veramente,no... scusa,sai... ho preso una botta!” Dopo 18 anni la sua ironia e la sua voglia di prendersi un pò in giro facevano ancora parte di lui, nulla era cambiato. Mi dice con mio grande piacere, ma forse esagerando un pò, che i terapisti e i medici e tutti quel- li che si occupano di chi come lui sono in difficoltà e indiretta- mente delle famiglie, sono come angeli in servizio su questa terra... “Dai, non esagerare, facciamo il nostro lavoro, cercando di farlo al meglio, di farlo col cuore”. In verità, devo riconoscere che, in tutti questi anni, ho ricevuto dai miei pazienti più di quello che Tanto più ci faremo piccoli nel servizio, tanto più saremo grandi. Nel cuore!

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LA TESTIMONIANZA

Aiutare chi è in difficoltà e ha bisogno di aiuto, una straordinaria lezione di vita

Quando il dare diventa ricevere:il segreto di Marco Macciantelli

Sono una terapista del lin-guaggio, una logopedista e

da circa vent’anni faccio questomestiere. Marco é stato uno deimiei primi pazienti e forse ilmio primo TCE come vengonodefiniti i pazienti con una neurolesione acquisita. La neuropsi-cologa che me lo ha affidatoricordo mi disse, oltre alle indi-cazioni per la riabilitazione, cheera un ragazzo particolarmentesimpatico,e molto ironico.Effettivamente, questo mio gio-vane paziente, riusciva a scher-zare sulla sua lacunosa memo-ria, il suo impaccio motorio, ilsuo cammino un pò rallentato eimpreciso, ma che improvvisa-mente diventava adeguato eveloce nel... rincorrere un auto-bus! E sopratutto, per compen-sare le sue difficoltà di memoriaa breve termine, l’orientamentospaziale e temporale, comparivacome dal nulla la sua macchi-netta fotografica che immortala-va i momenti cruciali della ria-bilitazione “Scusa... facciamouna foto?” mi chiedeva con unsorriso autentico che faceva tra-sparire la sua smisurata vogliadi vivere, nonostante tutto.Insomma era un ragazzo cheportava nel corpo i segni del suoincidente, ma il suo spirito,sembrava essere uscito indenneda quel volo sull’asfalto in una

piovosa sera di febbraio, alritorno dal lavoro in sella allasua bici mentre correva a casa,incontro alla sua musica, incon-tro al suo futuro e a una vita cheancora aveva tanto da dargli.Quale era il suo segreto? Cosaportava nel cuore questo ragaz-zo che gli alleggeriva il pesodella sua nuova condizione divita?Terminato poi il periodo dellariabilitazione ho appreso, conpiacere, che aveva iniziato l’at-tività teatrale con gli Gli amici

di Luca, come attore volontario.Ma le risposte alle nostredomande possono arrivareanche dopo tanto tempo, anchequando ci siamo dimenticatidella domanda e magari nonaspettiamo più la risposta.Capita che in questa Epifania(che vuole dire rivelazione, loricordo e poi capirete perché)dopo un Natale abbastanza fati-coso a causa della difficilemalattia di mio padre, decido dipassare il pomeriggio del 6 gen-

di

Elena ColantoniLogopedista

naio al cinema. Capito un po’per caso, un po’ per comodità alcinema Galliera, dove trovo unospettacolo di beneficenza dellacompagnia teatrale degli Amicidi Luca. Quale occasionemigliore per essere solidali con iragazzi della Casa dei Risvegliche nel tempo avevo imparato aconoscere molto bene?Mentre mi avvicino alla cassaper acquistare il mio bigliettovedo entrare a teatro niente dimeno che... Marco e lo ricono-sco 18 anni dopo, con il passoincerto e il suo identico sorrisomentre chiede con il suoinconfondibile linguaggioimpacciato un biglietto per lospettacolo.“Ciao, ti ricordi di me? Abbia-mo lavorato insieme... ero la tualogopedista. Tanto tempo fa...”Naturalmente, mi risponde di no“Veramente,no... scusa,sai... hopreso una botta!” Dopo 18 annila sua ironia e la sua voglia diprendersi un pò in giro facevanoancora parte di lui, nulla eracambiato.Mi dice con mio grande piacere,ma forse esagerando un pò, chei terapisti e i medici e tutti quel-li che si occupano di chi comelui sono in difficoltà e indiretta-mente delle famiglie, sono comeangeli in servizio su questaterra...“Dai, non esagerare, facciamo ilnostro lavoro, cercando di farloal meglio, di farlo col cuore”. Inverità, devo riconoscere che, intutti questi anni, ho ricevuto daimiei pazienti più di quello che

“Tanto più ci faremopiccoli nel servizio,tanto più saremo

grandi.Nel cuore!”

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LA TESTIMONIANZA

che mi ha lasciato una grandenostalgia di questo Amore gra-tuito. Questo Amore che S.Paolo descrive in modo stupen-do nella prima lettera ai Corinzi,meglio conosciuta ai più come“L’inno alla Carità”.Perché é proprio vero che è neldare che si riceve, raggiungendouna pienezza nella nostra vitache mai potremo raggiungere sesoltanto riceviamo. Perché tantopiú ci faremo piccoli nel servi-zio, tanto più saremo grandi.Nel cuore!

Grazie Marco, che mi hai rivela-to il tuo segreto...in fondo infondo è un pò anche il mio.

Il ricordo di Marco per la scomparsa di un grande amico

Marco, la dolcezza di un maestro di vita

ho dato loro...È stato così che da questo con-cetto sul dare, che diventa rice-vere, che mi racconta di un’altracasa, la Casa della Carità, dovequesto verità non solo é moltochiara a chi la pratica, ma èanche ampiamente vissuta. Unastraordinaria realtà che mi èstata appunto rivelata, proprioquel pomeriggio dell’Epifania.Un’esperienza che questoragazzo, ormai non più ragazzodal punto di vista anagrafico, fapuntualmente ancora prima del-l’incidente, alla casa dellaCarità di Corticella dove ognidomenica mattina, si dedicaall’alzata di un ospite disabile

da più di 20 anni. E questo dareé in realtà il dono che Marcoriceve dai suoi ospiti che con illoro sorriso autentico, gli rega-lano quel segreto che ho toccatocon mano oggi come 18 anni fae che permette di rendere ilcuore leggero dai pesi che, ine-vitabilmente, la vita ci fa porta-re, prima o poi...Così quando mi ha proposto unbreve soggiorno alla Casa dellaCarità a Pianaccio, dove gliospiti di Corticella vengonoaccompagnati per passare levacanze, gli ho risposto di sì.Un’esperienza faticosa, maassolutamente gioiosa e piena

Ciao Marco, rimarrai sempre con noi! Rimanisempre con me. Sei la luce, quella che illumina

costantemente la direzione da prendere, gli ostacolida scavalcare e le buche da evitare.Come un bravo allenatore, Tu mi hai preso fin dall’i-nizio, dolcemente per mano, mi hai giornalmenteaddestrato ad effettuare le scelte migliori affinché“non inciampasse contro un sasso il mio piede”!Marco, ora Tu godi l’eterno amore del Padre, quelloche finché eri sulla terra non hai potuto godere, tantoera ottusa la nostra visione del mondo nei Tuoi con-fronti!Adesso sì, puoi liberamente saltare e scavalcare idirupi più profondi e inaccessibili, perché per Te que-sti sono divenuti come delle valli piane, dei prati fio-riti nei quali rotolarsi gioiosamente.Ricordo quando tanti anni fa Ti conobbi: una pianti-na mai cresciuta ma con tanta forza da esprimere neisuoi getti! Quando ancora potevi camminare, quanti equante volte abbiamo praticato i corti, ma sicuri cor-ridoi della Casa della Carità di Corticella oppure diPianaccio, senza mai pensare, almeno io (e mi scusose questo può valere come scusa), di quanto effimerae veloce fosse la nostra presenza su questa terra.Tutte le piccole e “mute” carezze che Tu mi hai dona-to, ora rimpiango ma con grande gioia e con quella

grande forza che Tu sempre hai saputo gratuitamenteelargire a chiunque si affacciasse sulla porta delle Tuacameretta.Ah, se potesse ogni cucchiaio d’acqua, che Ti houmilmente dato da bere, trasformarsi in una gocciadel mare dell’eternità! Non dico che potremmo nuo-tare liberamente ma, aiutato da tutti gli “Angeli”, pas-sati anche dalla “Casa dei Risvegli” (leggi Simona),riuscirei almeno a trasformare in un laghetto i nostriaridi cuori e le nostre fredde menti.

Marco Macciantelli

Marco Macciantelli assieme a Marco alla Casa della Carità diCorticella.