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b) La struttura della Veglia pasquale e l'importanza dei suoi elementi e delle sue parti Cosa sarebbe la nostra vita senza luce, senza acqua, senza cibo; senza che qualcuno ci rivolgesse la parola, senza la possibilità di andare oltre la morte?

Parte 3 - Il lietissimo spazio

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Tre sere di formazione liturgica Anno pastorale 2011-2012 Parte Terza: Il lietissimo spazio

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b) La struttura della Veglia pasquale e l'importanza dei suoi elementi e delle sue parti

Cosa sarebbe la nostra vita senza luce, senza acqua, senza cibo; senza che qualcuno ci rivolgesse la parola, senza la possibilità di andare oltre la morte?

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La Veglia si svolge in questo modo:

dopo il «lucernario» e il «preconio» pasquale (prima parte della Veglia),

la santa Chiesa medita «le meraviglie» che il Signore ha compiuto per il suo popolo fin dall'inizio (seconda parte o liturgia della Parola),

fino al momento in cui, con i suoi membri rigenerati nel Battesimo (terza parte),

viene invitata alla mensa, che il Signore ha preparato al suo popolo, memoriale della sua morte e Risurrezione, in attesa della sua venuta (quarta parte ).

Questa struttura dei riti non può da nessuno essere cambiata arbitrariamente (PCFP, 81)

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La prima parte comprende azioni simboliche e gesti, che devono essere compiuti con una tale ampiezza e nobiltà, che i fedeli possano veramente apprenderne il significato, suggerito dalle monizioni e dalle orazioni liturgiche.

Per quanto possibile, si prepari fuori della chiesa in luogo adatto il rogo per la benedizione del nuovo fuoco, la cui fiamma deve essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte. (PCFP,82)

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Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo. Venga benedetto con i segni e le parole indicati nel Messale (PCFP,82)

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La processione con cui il popolo fa ingresso nella chiesa, deve essere guidata dalla sola luce del cero pasquale.

Come i figli di Israele erano guidati di notte dalla colonna di fuoco, così i cristiani a loro volta seguono il Cristo che risorge.

Nulla vieta che a ciascuna risposta «Rendiamo grazie a Dio» si aggiunga qualche acclamazione in onore di Cristo.

La luce del cero pasquale viene propagata gradualmente alle candele, opportunamente portate in mano da tutti, con le lampade elettriche ancora spente (PCFP,83).

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Il diacono annunzia il «preconio» pasquale, che in forma di grande poema lirico proclama tutto il mistero pasquale inserito nell'economia della salvezza.

Se necessario, in mancanza del diacono, qualora anche il sacerdote celebrante non possa proclamarlo, venga affidato a un cantore.

Le Conferenze episcopali possono apportare adattamenti a questo «preconio» per mezzo di alcune acclamazioni del popolo in esso inserite (PCFP, 84).

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Le letture della sacra Scrittura formano la seconda parte della Veglia. Esse descrivono gli avvenimenti culminanti della storia della salvezza, che i fedeli devono poter serenamente meditare nel loro animo attraverso il canto del salmo responsoriale, il silenzio e la orazione del celebrante.

Il rinnovato Ordo della Veglia comprende sette letture dell’Antico Testamento prese dai libri della Legge e dei profeti, le quali per lo più sono state accettate dall’antichissima tradizione sia dell’Oriente che dell’Occidente; e due letture del Nuovo Testamento prese dalle lettere degli Apostoli e dal Vangelo.

Così la Chiesa «cominciando da Mosè e da tutti i Profeti» (Lc 24,27.44-45) interpreta il mistero pasquale di Cristo (PCFP,85).

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Pertanto tutte le letture siano lette, dovunque sia possibile, in modo di rispettare completamente la natura della Veglia pasquale, che esige una durata adeguata.

“Quando sarà giunto il mattino potremo deporre il libro che aveva occupato la notte” (L.BOUYER)

Tuttavia dove le circostanze di natura pastorale richiedono di diminuire ulteriormente il numero delle letture, se ne leggano almeno tre dal Vecchio Testamento, cioè dai libri della Legge e dei Profeti; non venga mai omessa la lettura del capitolo XIV dell'Esodo con il suo cantico (PCFP,85).

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Il significato tipologico dei testi dell'Antico Testamento si fonda nel Nuovo, e si rende manifesto con l'orazione pronunciata dal sacerdote celebrante dopo le singole letture; gioverà anche introdurre i fedeli, con una breve monizione, a comprenderne il significato. Tale monizione può essere fatta o dallo stesso sacerdote o dal diacono (PCFP,86).

O Dio, tu hai rivelato nella luce della nuova Alleanza il significato degli antichi prodigi: il Mar Rosso è l’immagine del fonte battesimale e il popolo liberato dalla schiavitù è un simbolo del popolo cristiano. Concedi che tutti gli uomini, mediante la fede, siano fatti partecipi del privilegio del popolo eletto, e rigenerati dal dono del tuo Spirito. (Orazione dopo Esodo14)

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Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, "al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen”. Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.Egli e colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle"acque in Mosé, e nell'agnello fu sgozzato. Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.

(Melitone di Sardi, Omelia sulla Pasqua)

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Terminate le letture dell'Antico Testamento si canta l'Inno «Gloria a Dio»,vengono suonate le campane secondo le consuetudini locali, si pronuncia l'orazione colletta e si passa alle letture del Nuovo Testamento.

Si legge l'esortazione dell'Apostolo sul Battesimo come inserimento nel mistero pasquale di Cristo.

Quindi tutti si alzano: il salmista o un cantore intona l'« Alleluia », che il popolo prosegue intercalando l'acclamazione tra i versetti del salmo 117, tante volte citato dagli Apostoli nella predicazione pasquale.

Finalmente si annuncia con il Vangelo la Risurrezione del Signore, quale culmine di tutta la liturgia della Parola.

Non si ometta di fare l'omelia, per quanto breve, dopo il Vangelo (PCFP,87).

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La terza parte della Veglia è costituita dalla liturgia battesimale. Ora viene celebrata nel sacramento la Pasqua di Cristo e nostra.

Ciò può essere espresso in maniera completa in quelle chiese che hanno il fonte battesimale, e soprattutto quando avviene l'Iniziazione cristiana degli adulti o almeno si celebra il Battesimo dei bambini. Anche nel caso che manchino i battezzandi, nelle chiese parrocchiali si faccia almeno la benedizione dell'acqua battesimale (PCFP,88).

Il testo della preghiera costituisce una stupenda sintesi di storia della salvezza

Felice sacramento della nostra acqua (Tertulliano)

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Segue quindi la rinnovazione delle promesse battesimali, introdotta con una monizione dal sacerdote celebrante (richiamo al cammino quaresimale).

I fedeli in piedi, e con le candele accese in mano, rispondono alle interrogazioni.

Poi vengono aspersi con l'acqua: in tal modo gesti e parole ricordano loro il Battesimo ricevuto. Il sacerdote celebrante asperge il popolo passando per la navata della chiesa, mentre tutti cantano l'antifona «Ecco l'acqua» o un altro canto di carattere battesimale (PCFP,89).

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La celebrazione dell'Eucaristia forma la quarta parte della Veglia e il suo culmine, essendo in modo pieno il sacramento della Pasqua, cioè memoriale del sacrificio della Croce e presenza del Cristo risorto, completamento dell'Iniziazione cristiana, pregustazione della Pasqua eterna (PCFP,90).

Si raccomanda di non celebrare in fretta la liturgia eucaristica; al contrario conviene che tutti i riti e tutte le parole raggiungano la massima forza di espressione: la Preghiera universale, mediante la quale i neofiti, divenuti fedeli, esercitano per la prima volta il loro sacerdozio regale; la processione offertoriale, con la partecipazione dei neofiti, se questi sono presenti; la Preghiera eucaristica prima, seconda o terza fatta in canto, con i rispettivi embolismi;

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infine la Comunione eucaristica, come momento di piena partecipazione al mistero celebrato. Alla Comunione è opportuno cantare il salmo 117 con l'antifona «Cristo nostra Pasqua», o il salmo 33 con l'antifona « Alleluia, Alleluia, Alleluia », o un altro canto di giubilo pasquale (PCFP,91).

È desiderabile che sia raggiunta la pienezza del segno eucaristico nella Comunione della Veglia pasquale ricevuta sotto le specie del pane e del vino. (PCFP, 92).

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In questa circostanza il congedo esprime più che mai la natura missionaria della Chiesa.

Coloro che hanno partecipato all’esperienza-vertice del Triduo pasquale sono incaricati di testimoniare il Risorto e di trasmettere a tutti la gioia sperimentata nell’incontro con lui.

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B) Il giorno di Pasqua

Si celebri la Messa del giorno di Pasqua con grande solennità (PCFP,97). Volendo richiamare gli impegni battesimali della Veglia per quanti non fossero stati presenti, nelle Celebrazioni eucaristiche del giorno si può procedere così: dopo l’omelia si compie la professione di fede battesimale preceduta dalle rinunce e seguita dall’aspersione (accompagnata dall’Antifona “Ecco l’acqua” o dal canto “Acqua viva”).

Dopo la benedizione solenne e prima del congedo è opportuno il canto dell’antifona Regina Caeli .

Regina caeli, laetare, alleluia! Quia quem meruisti portare, alleluia!Resurrexit, sicut dixit, alleluia! Praeprimis apparuit tibi, alleluia!O Dona del paradiso per cui li angeli hanno risolo nemico è sta conquiso e ne lo inferno relegato!Io son quelo che hai concepto partorito e nutricato;l’Altro giorno vedesti morto crucifixo e vulnerato;vedemi resuscitato tuto quanto gloriosoli patri sancti ho cavato da lo limbo tenebroso (Bernardino da Bustis, Lauda 1493)

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Sequenza pasquale

La sequenza Victimae paschali, dalla forma elegante e piena di lirico entusiasmo, è attribuita a Wipo (+ 1050).

Inizia con l’invito a lodare la Vittima pasquale; passa, poi, al dialogo tra la domanda della comunità e la risposta della Maddalena, che ha incontrato il Signore (con evidente allusione ai racconti evangelici).

Il testo attuale manca della quinta strofa: Si deve credere soprattutto a Maria veritiera, piuttosto che alla turba mentitrice dei Giudei.Un tempo vi era l’aggiunta: Oggi in tutto il mondo brilla di luce ammirabile il giorno in cui si annuncia, tra gli Osanna, la gloriosa vittoria di Cristo.

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A Gravedona: Anniversario del Battesimo per i neofiti.

In ogni parrocchia ci sia nel pomeriggio la convocazione dei genitori che accompagnano i bambini battezzati negli ultimi anni per celebrare l’anniversario del Battesimo. Ciascuno dei fedeli, poi, sia educato a vivere con gratitudine il giorno anniversario del proprio Battesimo nella data specifica, recandosi possibilmente a pregare presso il fonte della chiesa parrocchiale. Cfr. CEI, La famiglia in preghiera, 26

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PER L'ANNIVERSARIO DEL BATTESIMO

Ti ringrazio, Signore, di avermi fatto tuo figlio, per mezzo del Battesimo.In questo giorno anniversario, ritorno al fonte, dal quale sono nato a nuova vita dall'acqua e dallo Spirito Santo.

Penso all'unzione regale che mi ha consacrato, e mi ha reso, come Cristo, sacerdote, re e profeta.

La veste bianca che mi fu indossata mi richiama l'impegno di essere un uomo nuovo, rivestito di Cristo, per vivere, secondo Dio, in giustizia, in santità e verità.Il cero ricevuto mi chiede, anche oggi, disponibilità ad accogliere la luce di Cristo, perché la mia vita sia guidata dalla fede, protesa alla speranza, alimentata dalla carità.

Mi hai inserito, o Signore, nel dinamismo della storia della salvezza e nella logica del mistero pasquale perché sappia far morire in me, e nel mondo, tutto ciò che in Cristo è radicalmente morto; perché collabori a far vivere tutto ciò che in Gesù risorto è già affermato.

(Lodate Dio, 143)

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Il canto dell’Alleluia

Nella solenne Veglia pasquale è tornato a risuonare, dopo i giorni della Quaresima, il canto dell'Alleluia, parola ebraica universalmente nota, che significa «Lodate il Signore».

Nei giorni del tempo pasquale questo invito alla lode rimbalza di bocca in bocca, di cuore in cuore. Riecheggia a partire da un avvenimento assolutamente nuovo: la morte e risurrezione di Cristo.

L'alleluia è sbocciato nei cuori dei primi discepoli e discepole di Gesù in quel mattino di Pasqua, a Gerusalemme...

Sembra quasi di sentire le loro voci (…)Questa esperienza ha inscritto una volta per sempre l’Alleluia nel cuore della Chiesa! E anche nel nostro cuore!

(Benedetto XVI, 26.3.2008)

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Vespri battesimali

Si conservi, dove già è in vigore, o secondo l'opportunità si instauri, la tradizione di celebrare nel giorno di Pasqua i Vespri battesimali, durante i quali al canto dei salmi si fa la processione al fonte (PCFP,98). Si illumini e si orni di fiori il fonte battesimale.

Svolgimento della celebrazione:1. Dinanzi all’altare: versetto introduttivo e canto dell’Inno2. Al muoversi della processione: canto dell’antifona e del salmo 22;

poi, sostando, preghiera salmica3. Dinanzi al battistero: canto del salmo 66, con la sua antifona, il suo

ritornello interno e la preghiera salmica; cantico dell’Apocalisse; lettura biblica; antifona “Questo è il giorno”; brevissima omelia e rinnovazione delle promesse battesimali o Simbolo apostolico, con le candele accese, anche durante il seguente Magnificat

4. Una sezione delle Litanie dei santi durante la processione di ritorno5. Dinanzi all’altare: Padre nostro e orazione conclusiva6. Dinanzi all’icona mariana: Regina Coeli

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Il cero pasquale, da collocare presso l'ambone o vicino all'altare, rimanga acceso almeno in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni di questo tempo, sia nella Messa, sia a Lodi e Vespri, fino alla domenica di Pentecoste (PCFP,99).

Riconosciamo nella colonna dell’Esodo gli antichi presagi di questo lume pasquale che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio. Ti preghiamo dunque, Signore, che questo cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l’oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne. Lo trovi acceso la stella del mattino, quella stella che non conosce tramonto: Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena

(Preconio pasquale)

… il pregio del linguaggio “non-verbale”…

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L’ EvangeliarioMentre il Profeta e l’Apostolo sono proclamati, il Vangelo è ritualmente “vissuto”: è motivo di venerazione e di onoreal culmine della Liturgia della Parola, ma, in un certo qual modo, lo è fin dall’inizio della celebrazione liturgica, nel rito di ingresso.L’apparire dell’Evangeliario è già predicazione della lieta notizia annunziante il Cristo risorto, del Vangelo annunciato oggi da Gesù stesso che, pur vivendo nella gloria alla destra del Padre, continua a rendersi presente tra noi sino alla fine dei secoli.

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L’ambone è immagine della pietra del sepolcro da cui l’angelo dà l’annuncio che Cristo è risorto. Questo annuncio è richiamato anche dall’aquila – emblema dell’evangelista Giovanni, testimone del sepolcro vuoto, dei teli con cui era stato avvolto il corpo di Gesù e del sudario ripiegato – che fa da leggio; e dai leoni, rappresentazione del leone vittorioso della tribù di Giuda.

Una decorazione con piante vive potrebbe richiamare il giardino in cui era scavato il sepolcro nuovo nel quale Giuseppe di Arimatea e Nicodemo deposero il corpo di Gesù, e dove avvenne la sua risurrezione.

Ambone di Ravello (Salerno)

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Ricordo dei neofiti nell’Ottava di Pasqua

Ricordati anche dei nostri fratelli …., che oggi mediante il Battesimo e la Confermazione sono entrati a far parte della tua famiglia: fa’ che seguano Cristo tuo Figlio con animo generoso e ardente (P.E. II)

Conferma nell’impegno cristiano i tuoi figli…., che oggi mediante il Battesimo e il dono dello Spirito hai chiamato a far parte del tuo popolo, e fa’ che camminino sempre in novità di vita (P.E. III).

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Il “lietissimo spazio” della cinquantina pasquale: il tempo di Pasqua

Un antico testo di Tertulliano esprime bene il significato dei cinquanta giorni: “E’ il lietissimo spazio nel quale si è manifestata ai discepoli la risurrezione del Signore, si è rivelata la grazia dello Spirito Santo e si manifesta in figura la speranza della venuta del Signore” (Il Battesimo 19,2)

La celebrazione della Pasqua continua nel Tempo pasquale. I cinquanta giorni che si succedono dalla Domenica di risurrezione alla Domenica di Pentecoste si celebrano nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come “la grande Domenica” (PCFP,100).

Le Domeniche di questo Tempo vengono considerate come Domeniche di Pasqua e hanno la precedenza sulle feste del Signore e su tutte le solennità (CPFP,101)

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“Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni…” (Colletta Vigilia di Pentecoste).

Il Triduo pasquale si dilata nel Tempo pasquale, nei “cinquanta giorni dell’Alleluia”, nelle “ sette settimane della santa Pentecoste” (San Leone Magno);

Tempo in cui la vitalità ecclesiale raggiunge il massimo grado, espandendosi in un rinnovato slancio caritativo-missionario, di cui è anima lo Spirito del Risorto.

Il termine “Pentecoste” veniva usato dagli scrittori cristiani dei sec. III e IV per indicare lo spazio indivisibile di 50 giorni che iniziava con la Pasqua.

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Il Tempo pasquale non fu all’inizio che un seguito di 50 giorni di cui il primo era la Domenica della risurrezione: tutti avevano lo stesso valore e la stessa funzione.

Per una serie di influssi provenienti da fonti diverse va nascendo in seguito una più complessa articolazione. È il riferimento letterale agli Atti degli Apostoli a configurare il cinquantesimo giorno come quello della discesa dello Spirito Santo e il quarantesimo come il giorno dell’Ascensione.

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La liturgia come esperienza di preghiera

• alla scuola del Lezionario: la Parola di Dio di ogni giorno

• alla scuola del Messale: l’eucologia

• Alla scuola della Liturgia delle Ore:la santificazione del tempo

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Le Domeniche

Fino alla terza Domenica di Pasqua le letture del Vangelo riportano le apparizioni di Cristo risorto. Le letture sul Buon Pastore sono ora assegnate alla IV domenica di Pasqua. Nella V, VI e VII domenica di Pasqua si leggono stralci del discorso e della preghiera del Signore dopo l'ultima Cena.

La prima lettura è desunta dagli Atti degli Apostoli, ed è distribuita, in un ciclo triennale, in progressione parallela: viene così presentato ogni anno qualche elemento sulla vita, la testimonianza e lo sviluppo della Chiesa primitiva.

Per la lettura dell'Apostolo si ricorre nell'anno A alla prima lettera di Pietro, nell'anno B alla prima lettera di Giovanni, e nell'anno C all'Apocalisse: sono testi che sembrano accordarsi assai bene con quel senso di fede gioiosa e di ferma speranza, che è proprio del tempo pasquale.

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Le Ferie

La prima lettura è desunta, come nelle domeniche, dagli Atti degli Apostoli, in forma semicontinua.

Quanto al Vangelo, durante l'ottava di Pasqua si leggono i racconti delle apparizioni del Signore. Si fa quindi una lettura semicontinua del Vangelo di Giovanni; se ne desumono cioè i testi più specificamente pasquali, in modo da completare la lettura già fatta in Quaresima. In questa lettura pasquale hanno una parte di rilievo il discorso e la preghiera del Signore dopo l'ultima Cena.

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Solennità dell'Ascensione e di Pentecoste

La solennità dell'Ascensione conserva come prima lettura il racconto del fatto secondo gli Atti degli Apostoli: testo completato dalle letture dell'Apostolo sul Cristo esaltato alla destra del Padre. Per la lettura del Vangelo, ogni ciclo presenta un testo proprio, secondo la diversa impostazione data dall'evangelista al suo racconto.

Nella Messa vespertina della Vigilia di Pentecoste sono proposti quattro testi dell'Antico Testamento, in modo che se ne possa scegliere uno allo scopo di illustrare il significato molteplice di questa solennità. La lettura dell'Apostolo descrive il compito che lo Spirito svolge nella Chiesa; quella del Vangelo ricorda la promessa dello Spirito, fatta da Cristo prima della sua glorificazione.

Per la Messa del giorno, la prima lettura è la pagina tradizionale degli Atti degli Apostoli, in cui si narra il grande evento della Pentecoste. I testi dell'Apostolo descrivono gli effetti dell'azione dello Spirito nella vita della Chiesa. La lettura del Vangelo si riporta a Gesù, che la sera di Pasqua comunica lo Spirito ai suoi discepoli. Altri testi facoltativi si riferiscono all'azione dello Spirito sui discepoli e sulla Chiesa.

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I Prefazi

Ci presentano il legame tra la Pasqua di Cristo e la vita nuova della Chiesa:

E’ lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,è lui che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. (I)

E ancora:Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce,e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli.In lui morto è redenta la nostra morte,in lui risorto tutta la vita risorge. (II)

E poi:In lui, vincitore del peccato e della morte,l’universo risorge e si rinnova, e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita. (IV)

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Le collette

La celebrazione delle Domeniche di Pasqua ha come duplice obiettivo:- di ravvivare la fede: Nella ricorrenza pasquale tu ravvivi la fede del tuo popolo (II Dom.)

-di farci comprendere e vivere i Sacramenti dell’Iniziazione:Accresci la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. (II Dom.)

Gradualmente siamo guidati a penetrare nella conoscenza e nell’esperienza della Pasqua, a imbeverci di essa, a esserne talmente intrisi da dimostrarci uomini abitati dallo Spirito.

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Il Battesimo segno della sepoltura di Cristo

Siete stati portati al santo fonte, al divino Battesimo, come Cristo dalla croce fu portato al sepolcro. E ognuno è stato interrogato se credeva nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; avete professato la fede salutare e siete stati immersi tre volte nell’acqua e altrettante siete riemersi, e con questo rito avete espresso un’immagine e un simbolo. Avete rappresentato la sepoltura di tre giorni del Cristo (…). È per questo che Paolo proclama: “Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte” (Rm 6,3-4a).

(Dalle “Catechesi” di Gerusalemme, Uff.Lett. Giovedì Ottava di Pasqua)

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L’unzione dello Spirito Santo

Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, avete assunto una natura simile a quella del Figlio di Dio. Il Dio, che ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi, ci ha resi conformi al corpo glorioso di Cristo. Divenuti partecipi di Cristo, non indebitamente siete chiamati “cristi” cioè “consacrati”, perciò di voi Dio ha detto: “Non toccate i miei consacrati” (Sal 104,15).Siete diventati “consacrati” quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo (…). Anche a voi, dopo che siete emersi dalle sacre acque, è stato dato il crisma, di cui era figura quello che unse il Cristo, cioè lo Spirito Santo (…).Guardatevi bene dal ritenere questo crisma come un puro e ordinario unguento

(Dalle “Catechesi” di Gerusalemme, Uff.Lett. Venerdì Ottava di Pasqua)

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Il Pane del cielo e la Bevanda di salvezza

Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli, dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo. E preso il calice rese grazie e disse: “Prendete e bevete; questo è il mio Sangue”. Poiché egli ha proclamato e detto del pane: “Questo è il mio Corpo”, chi oserà ancora dubitare? E poiché egli ha affermato e detto: Questo è il mio Sangue” chi mai dubiterà, affermando che non è il suo Sangue? Perciò riceviamoli con tutta certezza come Corpo e Sangue di Cristo. (…). Ricevendo il Corpo e il Sangue di Cristo, tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. (…). Perciò non guardare al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e comuni elementi. Anche se i sensi ti fanno dubitare, la fede deve renderti certo e sicuro.

(Dalle “Catechesi” di Gerusalemme, Uff.Lett. Sabato Ottava di Pasqua)

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DEDICAZIONE DELLA CATTEDRALE

Le chiese visibili non sono semplici luoghi di riunione, ma significano e manifestano la Chiesa che vive in quel luogo, dimora di Dio con gli uomini riconciliati e uniti in Cristo (CCC, 1180).

Un aspetto che colpisce nel Rito della Dedicazione di una chiesa è il carattere “personale” che si attribuisce al tempio.Quando si parla di chiesa-edificio, si pensa in realtà alla Chiesa che Cristo ha amato, per la quale ha dato se stesso purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la Parola, al fine di renderla tutta gloriosa, senza macchia né ruga, ma santa e immacolata (cfr. Ef 5,25-27).Per questo motivo le immagini adottate sono quelle che evocano la Sposa e la Madre. Tale linguaggio è da applicare ad ogni chiesa-edificio che ospita una assemblea liturgica, porzione autentica della Chiesa di Cristo. Ma la Cattedrale reclama in modo eminente il titolo di Sposa e Madre, in quanto destinata costituzionalmente ad accogliere la Chiesa locale come unità.

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Pellegrinaggio alla Cattedrale

Nell’animo dei fedeli siano inculcati, nelle forme più opportune, l’amore la venerazione verso la chiesa Cattedrale. A questo fine giovano molto l’annuale celebrazione della sua Dedicazione e i pellegrinaggi che i fedeli, distribuiti soprattutto per Parrocchie o secondo le regioni della Diocesi, compiranno per farvi devotamente visita (Cerimoniale dei Vescovi,45)

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13 maggio (quest’anno 14 maggio)

All'attuale Cattedrale di Como, consacrata nel 1497 e dedicata alla Vergine Assunta, preesisteva, nello stesso luogo, l'antica S. Maria maggiore, riconosciuta come chiesa madre fin dall'inizio del secolo XI. Essa fu consacrata il 13 maggio 1083, durante una solenne liturgia che vide radunato il clero proveniente non solo dalla città, ma dalla Diocesi intera, e che fu presieduta dal Vescovo Rainaldo, grande riformatore della Chiesa comense, nonché diretto e prezioso collaboratore del santo Papa Gregorio VII.Il Pontificale romano contiene questa disposizione: «Perché abbia maggior risalto l'importanza e la dignità della Chiesa particolare, l'anniversario della dedicazione della chiesa Cattedrale si dovrà celebrare con il grado di solennità nella stessa Cattedrale e con il grado di festa nelle altre chiese della Diocesi. Conviene che il Vescovo concelebri l'Eucaristia almeno con il Capitolo dei Canonici e che partecipi al rito il più gran numero possibile di fedeli» (Dedicazione della chiesa e dell'altare, n. 52).

Page 43: Parte 3 - Il lietissimo spazio

Ascensione del Signore

«Il 40° giorno dopo Pasqua oppure - dove non è di precetto, come nel nostro caso - nella Domenica VII di Pasqua si celebra l'Ascensione del Signore, solennità nella quale è proposto all'attenzione il mistero di Cristo che è stato elevato al cielo sotto gli occhi dei discepoli, siede alla destra del Padre insignito di potere regale, riservando agli uomini il Regno dei cieli e di nuovo verrà alla fine dei tempi» (Cerimoniale dei Vescovi, n. 375).

Le preghiere della Messa sottolineano che l’Ascensione di Gesù al cielo non riguarda solo lui. In lui, infatti, è la nostra umanità che è stata innalzata accanto a Dio nella gloria (Colletta e Orazione dopo la Comunione).Egli ci ha preceduti nella dimora eterna per darci la serena fiducia che dove è lui, nostro Capo, un giorno saremo anche noi, membra del suo Corpo (Colletta e Prefazio I).

Page 44: Parte 3 - Il lietissimo spazio

PentecosteIl tempo pasquale si conclude, al 50° giorno, con la Domenica di Pentecoste, commemorativa dell'effusione dello Spirito Santo sugli apostoli (cfr. At 2,1-4), dei primordi della Chiesa e dell'inizio della sua missione ad ogni lingua, popolo e nazione.

Significativa importanza ha assunto, specie nella chiesa Cattedrale, la celebrazione protratta della Veglia, che riveste il carattere di intensa e perseverante orazione dell'intera comunità cristiana, sull'esempio degli apostoli riuniti in preghiera unanime con la Madre del Signore (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 156).

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A compimento della celebrazione annuale della Pasqua del Signore, dei “lietissimi 50 giorni dell’alleluia”

Veglia di Pentecoste

Per celebrare, in un denso e prolungato meditare la Parola, le meraviglie del Dio dell’Alleanza compiute nella Pasqua di Cristo per la salvezza dell’uomoPer fare grata memoria del Sacramento della ConfermazionePer rileggere nella fede e con riconoscenza il cammino percorso da una Chiesa rinnovata – per la carità e la missione – dal mistero pasquale celebrato nei sacramentiUn convenire per ricevere il messaggio del Vescovo che dà voce e attualità alla Sacra ScritturaUna presenza per dichiarare con e come Maria: “Eccoci”Un fonderci in concorde preghiera per supplicare, con l’emozione gioiosa del canto, il Paraclito: “Vivente Spirito di Cristo, rinnova col tuo soffio l’umanità!”

Può essere opportuno riproporre la memoria della Confermazione durante le Messe del giorno.

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Pentecoste, metropoli delle feste

Abbiamo appena celebrato le feste della Passione, Risurrezione e Ascensione del, Signore al cielo; oggi finalmente abbiamo raggiunto il culmine di tutti i beni, siamo giunti alla metropoli delle feste, abbiamo ottenuto il frutto della promessa del Signore: «Quando me ne sarò andato, vi manderò un altro Consolatore, e non vi lascerò orfani».

Vedete che premura, che squisita bontà! In questi giorni egli è asceso al cielo, ha preso possesso del trono regale, ha ottenuto di sedersi alla destra del Padre; e oggi elargisce il dono dello Spirito Santo, per mezzo del quale ci invia dal cielo beni infiniti. Quale dei beni infatti che costituiscono la nostra salvezza, non ci è stato elargito per mezzo dello Spirito Santo?

(San Giovanni Crisostomo, Omelia II per la Pentecoste)

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Sequenza di Pentecoste

La sequenza Veni, Sancte Spiritus, giunta a noi col titolo di “Sequenza aurea”, fu composta probabilmente da Stefano Langton, arcivescovo di Canterbury (+ 1228), ma è anche attribuita al Papa Innocenzo III.

Dalla II alla V strofa lo Spirito viene invocato con diversi titoli:Padre dei poveri, datore dei doni, luce dei cuori, consolatore, ospite dell’anima, sollievo e riposo nella fatica, conforto nel pianto.Segue la supplica allo Spirito perché con la sua luce penetri nell’intimo dei cuori; dal momento che nell’uomo nulla è senza colpa, vengono enumerate alcune situazioni umane negative per le quali è necessario l’intervento dello Spirito con i suoi “santi doni”.

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Aspetto mariano

“Nella ‘grande domenica’, cioè nello spazio dei 50 giorni in cui la Chiesa con grande gioia celebra il sacramento pasquale, la liturgia romana ricorda anche la Madre di Cristo, che esulta per la risurrezione del Figlio o che insieme agli apostoli persevera in preghiera e attende con piena fiducia il dono dello Spirito Santo (cfr. At 1,14).

In questa luce la Chiesa, quando nel compimento della sua missione materna celebra i sacramenti pasquali, contempla nella beata Vergine Maria il modello della sua maternità e riconosce nella Madre di Cristo l’esempio e l’aiuto per la missione evangelizzatrice che Cristo, risorto dai morti, le ha affidato (cfr.Mt 28,19-20)” (Messe della B.V.M., p.50).

Si ponga ogni cura nell’armonizzare il culto mariano con la liturgia del Tempo pasquale. (Cfr. DPPL 191 e TVD, p.5).

Canto o recita del Regina Coeli

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La mistagogia

I cinquanta giorni della Pasqua sono il tempo privilegiato della mistagogia attraverso la quale chi è stato appena iniziato, ma anche chi lo è già da anni, cerca di rendersi conto di ciò che celebra, di ciò che è diventato e che sta vivendo sempre più profondamente.

Non si tratta di una comprensione solo intellettuale, ma esperienziale: comprendere celebrando e rivivendo la Pasqua.I Sacramenti celebrati nella Veglia pasquale così come hanno avuto bisogno della Quaresima come preparazione nella conversione, così ora hanno bisogno della fase mistagogica per essere “fatti propri, assimilati”.

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I Padri sinodali all’unanimità hanno indicato la strada di una catechesi a carattere mistagogico che porti i fedeli ad addentrarsi sempre meglio nei misteri che vengono celebrati (…). Devono sempre essere tenuti presenti tre elementi1. Si tratta innanzitutto della interpretazione dei riti alla luce degli eventi

salvifici, in conformità con la tradizione viva della Chiesa. In Cristo Crocifisso e Risorto ci è dato di celebrare davvero il centro ricapitolatore di tutta la realtà (cfr. Ef 1,10)

2. La catechesi mistagogica si dovrà preoccupare, inoltre, di introdurre al senso dei segni contenuti nei riti. Più che informare, dovrà risvegliare ed educare la sensibilità dei fedeli per il linguaggio dei segni e dei gesti che, uniti alla parola, costituiscono il rito.

3. Infine, la catechesi mistagogica deve preoccuparsi di mostrare il significato dei riti in relazione alla vita cristiana in tutte le sue dimensioni, di lavoro e di impegno, di pensieri e di affetti, di attività e di riposo (Benedetto XVI Sacramentum caritatis, 64).

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Mistagogia del Giorno del Signore

La prima e fondamentale scoperta ed esperienza del Tempo di Pasqua, che ci viene proposta già nella II Domenica, è quella del Giorno del Signore quale Pasqua settimanale.Il Vangelo ci svela gli elementi costitutivi del “primo giorno della settimana”:È il giorno della Risurrezione di GesùÈ il giorno dei discepoli riuniti insieme (cfr. ritmo degli otto giorni)È il giorno della presenza del Signore tra i suoiÈ il giorno dell’esperienza della gloriosa Passione di CristoÈ il giorno della Mensa della ParolaÈ il giorno dell’EucaristiaÈ il giorno dell’invio in missione per annunciare l’evento della PasquaÈ il giorno del dono dello SpiritoÈ il giorno della nuova creazioneÈ il giorno per non perdere nulla del Vangelo e comprenderlo sempre meglioÈ il giorno della pace e del riposoÈ il giorno della gioia.

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Mistagogia della Chiesa

Primogenito tra molti fratelli, fra tutti coloro che lo accolgono con la fede e la carità, dopo la sua morte e risurrezione, Gesù ha istituito, attraverso il dono dello Spirito, una nuova comunione fraterna, in quel suo corpo, che è la Chiesa (Gaudium et spes,32).Nel Tempo pasquale ogni iniziato – vecchio o nuovo – (ri)scopre la Chiesa di cui fa parte:È la comunità dei credenti che si riuniscono attorno al Signore risortoÈ la comunità pacificata, riconciliata e unita dallo SpiritoÈ la comunità testimone delle meraviglie di DioÈ comunità in ascolto, eucaristica, evangelizzatriceÈ la comunità riunita come un gregge e guidata dai pastoriÈ una comunità di amore, di condivisione, di servizio reciproco; rivelatrice del volto del PadreÈ la comunità che, abitata dallo Spirito è il nuovo tempio di DioÈ la comunità che ha un futuro di gloria, pronta a dare ragione della speranza che porta nel cuore.

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Al gesto della donna che non esitò a versare sul capo di Gesù un profumo molto prezioso (300 denari di valore) alcuni reagirono chiedendo : “Perché questo spreco?” (Mt 26,8). Una posizione arida e meschina.

La preparazione del Triduo pasquale comporta un cospicuo investimento di energie.

D/ Non è una richiesta eccessiva?

R/ E’ proprio nel Triduo pasquale che la Chiesa si lascia plasmare dalla forza della Pasqua diventando “in Cristo come Sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG,1);

abilitata così per consegnare al mondo l’unica-ultima speranza: la risurrezione dei morti.

Nulla di meno, nulla di meglio, nulla di altro ha da dire e da dare al mondo la Chiesa di Cristo!