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Invisibile agli occhi. Disabilità cognitive e relazionali nella Rete Maria Grazia Fiore Università di Foggia fiore.mariagrazia@gmai l.com

Invisibile agli occhi. Disabilità cognitive e relazionali nella Rete

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Slide del seminario tenuto da Maria Grazia Fiore al convegno "Cultura senza barriere" (Padova, 28-20 febbraio 2010).

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Invisibile agli occhi.Disabilità cognitive e relazionali nella

Rete

Maria Grazia FioreUniversità di Foggia

[email protected]

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La presentazione è visionabile e scaricabile anche dal seguente link:

http://tinyurl.com/yf9zaxw

Per visualizzare le note del relatore, utilizzare il menu “Azioni” che vi apparirà in basso a sinistra.

Note per la consultazione

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"Dare un titolo implica l'attribuzione di un significato,

l'indicazione all'ascoltatore della zona da cui tale

significato è stato prodotto..." 

A. Franza  Foto: mao lini

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Titolo come bandolo della matassa...

Foto: aldoaldoz

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FATTO CULTURALE

FATTO COMUNICATIVOFoto: ezioman

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CULTURAcome

narrazione che l'umanità fa a se stessa della propria storia

Foto: bonfa2k

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Una narrazione fatta di parole, immagini e suoni...

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Emozioni e ritualità... 

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Ma anche istituzioni 

 

rapporti sociali... 

G. Grosz (1926)Le colonne della società

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CULTURAcome

rete di relazioni e segni dentro cui si sviluppa la

nostra esistenza

Foto: bonfa2k

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Caratteristiche neoteniche che favoriscono l'accudimento

Immagine: anisn

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I assioma della comunicazioneE' impossibile  non comunicare.

           

Qualsiasi interazione umana è una forma di comunicazione. Qualunque atteggiamento assunto da un individuo, diventa

immediatamente portatore di significato per gli altri.

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[Per approfondimenti vedi anche Psicologia delle emozioni]

Le emozioni...

... sono la risposta più semplice e primitiva che l’organismo umano fornisce a se stesso rispetto agli stimoli cui è esposto.

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C'è chi non ha questo

"vocabolario"

Foto: photolupi

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Per questo non tutti si relazionano al mondo nella stessa maniera...

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"...Ma la mia lingua non serve a forgiare parola né simboli visuali da far interpretare alla gente.  La mia lingua esprime una conversazione continua con ogni aspetto del mio ambiente una risposta fisica ad ogni cosa intorno a me.

Il modo in cui penso e rispondo naturalmente alle cose sembra e viene percepito come così diverso dei concettio persino della prospettiva standard che certa gente non lo considera affatto come un pensiero ma è, a tutti gli effetti, un modo di pensare.

Però il pensiero delle persone come me viene soltanto preso sul serio se impariamo la vostra lingua a prescindere del nostro modo precedente di pensare e interagire...

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Non basta guardare e ascoltare e assaggiare e annusare e toccare devo farlo con le cose giuste come guardare libri e non farlo con le cose sbagliate altrimenti la gente mette in dubbio il fatto che io sia un essere pensante

E poichè la loro definizione di pensiero determina la loro definizione di persona fino a un punto ridicolo la gente mette anche in dubbio il fatto che io sia una persona

Veniamo sempre considerati come non comunicanti se non parliamo la lingua standard ma le altre persone non vengono considerate come non comunicative se trascurano le nostre lingue al punto di negarne l'esistenza..." 

Testo completo

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Foto: nicasaurusrex

  Quando i codici che diamo per universalmente condivisi

vengono meno, relazionarsi all'altro ci disorienta...

 E allora quell’impossibilità dell'essere umano di non comunicare postulata da Paul Watzlawick, ci porta a piegare il comportamento osservato ad una logica interpretativa “senza contraddittorio”, che attribuisce significati in base alla propria esperienza o ignora i segni che non riconosce

come tali. 

 Il che può portare a liquidare frettolosamente come idiota chi non riesce a comportarsi in maniera adeguata alla situazione

o non sa riconoscere l'ironia di una battuta o a negare l’esistenza di un pensiero e di una mente in chi non può usare la voce o in chi non sa “leggere e scrivere con le

lettere"... 

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Invisibile agli occhi...

Immagine: www.odaha.com

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Distinzione tra disabilità intellettive e disabilità cognitive

"con l’ultima espressione ci si riferisce a qualcosa di più ampio, in quanto si considerano anche disabilità non intellettive, come le “learning disabilities” o “learning disorders” (disturbi di apprendimento, nella prassi italiana) o le carenze cognitive tipiche di individui con sindrome di Asperger (detti anche, semplificando molto, “autistici intelligenti”) e normale intelligenza.

Analogamente non ci sono dubbi che disturbi dell’attenzione, della capacità di concentrarsi e di memoria siano disabilità cognitive. Non sempre esse sono disabilità intellettive, in quanto non sempre comportano prestazioni inferiori in test di intelligenza.

Infine possiamo sottolineare che anche le disabilità sensoriali potrebbero rientrare nelle disabilità cognitive (ma non in quelle intellettive), in quanto comportano carenze nelle conoscenze percettive."

     Cfr. il sito Disabilità Intellettive

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CULTURA SENZA

 BARRIERE

Foto: luc.viatour

DIRITTO A COMUNICARE

 riconoscimento

 integrazione

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Il web come specchio...

Caravaggio (1597-1599)Narciso

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Il web come chiave...

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"Lo User Centered Design (UCD) è un modo per progettare e costruire siti o applicazioni tenendo conto del punto di vista e delle esigenze dell’utente...

Il processo è stato definito e descritto da diversi autori e persino da alcune norme ISO, come la 13407, Human-centered design process.  Diverse fonti descrivono processi leggermente diversi, ma guidati dalla stessa filosofia: fondare il progetto sulle esigenze degli utenti." 

Immagine: YUCentrik [Maurizio Boscarol]

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Immagine: www.zacbrowser.com

Progettazione UCD... dal basso

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LA RELAZIONE NELLA RETE

Foto: luc.viatour

 Per persone la cui disabilità colpisce soprattutto le aree dell'interazione con gli altri, è una possibilità che merita la massima attenzione da almeno due punti di vista perché:  1) permette ai neurotipici di accedere - in qualche misura - alla prospettiva dell'Altro, incrementando la conoscenza di un "mondo" che, quando c'è, è spesso vaga e ricca di incomprensioni e fraintendimenti;  2) permette alle persone con divergenti modalità di comunicazione di sperimentare, nelle forme e nei tempi più consone ai bisogni individuali, l'interazione sociale senza sentirsi sopraffatte dal contesto emotivo e sensoriale.

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Sono Marco Brancia, nato a Roma il 27/6/79, sono un socio del gruppo Asperger dal 2005...Ho scritto un libro con mio padre, il titolo vero è Non avevo le parole, la parte di mio padre si chiama Dialogo sulla malattia fra un padre e un figlio, mentre la mia parte si chiama Diario di un ingenuo... Nel mondo - anche dal punto di vista psicologico - ho trovato il mio spazio; quando serve, ho saputo farmi da parte, ma allo stesso tempo ho saputo conoscere delle persone, per parlare di tante cose...

Gli Asperger hanno delle qualità, chi è bravo in Informatica, c'è chi ama la pittura, chi ama sentire musica o leggere... 

Dal blog "Non avevo le parole"

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galoppo

voglioandaredi galopponellafelicitàdel miodomanipienodi luce.

Dal blog urticante!

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Ma in Rete ci sono anche i genitori..."Giusto stamane ho avuto l'ennesimo scambio con un genitore completamente supino a qualsiasi balla che salta in testa al dirigente di turno, compreso l'escamotage classico di influenzare il genitore al punto da fargli dire "allora me lo tengo a casa" oppure "lo iscrivo alla scuola speciale" – privata - "che almeno lì me lo seguono come si deve". Beata ignavia!

Certamente non se ne fregano le associazioni, soprattutto quelle grandi che hanno tanti fondi e i canali preferenziali con il Ministero.

Chi altro c'è? Ah si, il movimento degli insegnanti di sostegno..... che fine hanno fatto? Scomparsi dopo il decreto salva precari?La scuola, per i disabili è solo una grande, l'ennesima, presa per il didietro, nell'indifferenza totale di chiunque: w l'Italia!" 

Dal blog genitoritosti

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...ed i fratelli e le sorelle"Non nascondo un fondo di tristezza quando leggo di questi rapporti tra voi e le vostre sorelle-vostri fratelli. Con Roberta questo tipo di confronto, in cui io racconti le mie esperienze, le mie paure, i miei timori, ricevendone consigli e sostegno, non è possibile. O meglio, non nei modi "convenzionali". In tanti anni di convivenza, ho/abbiamo imparato a comunicare: abbiamo costruito un nostro codice... Non c'è posto per le parole, per i confronti... provo un certo fremito parlando di questo, perché, sebbene la nostra comunicazione sia muta, quella sua carezza delicata e amorevole, con quella manina quasi fosse velluto, mi conforta e mi riscalda il cuore e mi sembra che lei veramente mi capisca; sento che lei percepisce il mio stato d'animo, la mia afflizione, sento che mi ama e che lei avverte il mio amore..." 

  Dal sito Siblings

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Foto: | spoon |

E' come se la Rete riuscisse a restituire una visibilità negata (o comunque) ostacolata in una società, spesso troppo impegnata a inseguire "modelli canonici" e troppo ripiegata su se stessa e sui propri ritmi frenetici.

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"Misurare" la leggibilità di un testo

Èulogos CENSOR è un servizio che analizza la leggibilità del testo secondo l'indice GULPEASE, prima formula di leggibilità tarata direttamente sulla lingua italiana.

Un esempio di scrittura ad alta leggibilità è il mensile due parole (http://www.dueparole.it/), i cui redattori scrivono articoli usando il Vocabolario di Base e spiegando le parole che non vi appartengono. Inoltre, la redazione applica anche altri criteri di leggibilità, attinenti alla grafica (caratteri grandi, illustrazioni che non spezzano il testo, ecc.) e al modo di disporre i contenuti (riquadri di spiegazione, testo a nuova riga per ogni frase, ecc.).

Info: http://www.eulogos.net/ 

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Ma il web non è un giornale...

Foto: Matt Callow

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E il testo digitale è differente...

http://www.youtube.com/watch?v=6gmP4nk0EOE&

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Qui c'è la pagina web e qui c'è lo stesso contenuto "distribuito" reticolarmente invece che

linearmente.

Ho aggiunto solo qualche immagine perché - in questo frangente - mi interessa essenzialmente manipolare la

distribuzione del testo nello spazio.

A voi il confronto ed eventuali commenti in questo post.

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Appunti finali...

Solo un pazzo vorrebbe rinunciare ai mezzi e agli strumenti della "diagnostica" moderna. Ma l'inganno sta proprio in questo termine: "diagnostica"...  E invece, no: si tratta di "semeiotica", cioè di uno studio di quei segni, di quelle comunicazioni significanti che reclamano un'interpretazione... 

V. Cagli et al., E' ancora valido il metodo clinico? 

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Appunti finali...

Visto da vicino, nessuno è normale... 

Grazie! :-)

Franco Basaglia