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Collana: I SANTI

LUI SOLO, Santa Maria de Mattias, 2010_

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La mistica del Sangue di Cristo. Una donna vissuta per amare e con la passione della salvezza delle anime Libro di Suor Anna Maria Vissani

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Collana: I santI

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Testi: Suor Anna Maria Vissani Alessandra Cervellati

© Editrice Shalom - 4.2.2010 Festa di santa Maria De Mattias

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L’editrice Shalom non concede diritti d’autore (né patrimoniali né morali) all’Autore del presente libro e si riserva di

utilizzare ogni parte di questo testo per altre pubblicazioni.

Numero Verde

IndicePREFAZIONE .....................................................................8BREVE PREMESSA ........................................................11PROFILO DELLA VITA ...................................................13

I PARTEIL PERCORSO INTERIORE

DI SANTA MARIA DE MATTIAS

INTRODUZIONEUN FIUME IN PIENA ......................................................28• Verso grandi orizzonti di vita ..........................................28• Dentro il grande fiume della storia ..................................29• La via del sangue .............................................................32

PER GRAZIA DI DIO .......................................................36• Profonda umiltà ...............................................................37

CHIAMATA ALLA SEQUELA ........................................41• Adolescente ......................................................................42• Prime emozioni interiori ..................................................43• Su braccia sicure ..............................................................45• Martirio del cuore ............................................................47

MATERIA GREZZA PER IL VASAIO.............................52• Anima pura e ingenua ......................................................52• Pronta a dare la vita .........................................................54• Per il bene di tutta la Chiesa ............................................57

GESÙ SOLO ......................................................................60• Carattere vivo e ardente ...................................................60• Donna soave e forte .........................................................62

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• Sorella premurosa e amabile ...........................................67• Cuore dilatato dalla Grazia ..............................................70

PER PURO AMORE .........................................................74• Con Gesù Crocifisso ........................................................74• Ferita d’Amore .................................................................78• Plasmata dallo Spirito ......................................................83• Sola con il Solo ................................................................85

I RIVI DEL DIVIN SANGUE ...........................................87• Il Costato aperto ..............................................................88• Zelo apostolico ................................................................90

CONCLUSIONE ...............................................................94

II ParteINDAGINE GRAFOLOGICA

SUGLI SCRITTI DELLA SANTA

PERCHÉ UN APPROCCIO GRAFOLOGICO .................98

LA SANTITÀ NELLA LIBERTÀ ..................................104• Breve profilo psicologico ...............................................104• La vita di Maria dai suoi scritti ......................................107• I primi scritti del 1835: verbali e lettere ........................108• Gli anni 1838-1839 ........................................................110• Gli anni ‘50 ....................................................................111• Seconda metà degli anni ‘50 fino al 1864 ......................114• Gli ultimi anni: 1865-1866 ............................................118

GIOVANNI MERLINI E MARIA DE MATTIAS ..........120• La fusione degli opposti ................................................120MARIA DE MATTIAS E LE PRIME COMPAGNE ......123• La faticosa avventura della relazione ............................123

SAGGI GRAFICI ............................................................126• Maria De Mattias ...........................................................126• Giovanni Merlini............................................................134• Le prime compagne .......................................................137

APPENDICE• Cronologia della Santa ...................................................142• Bibliografia ....................................................................145• Note ...............................................................................145

DEDICATO A SANTA MARIA DE MATTIASCANTI E PREGHIERE ...................................................159• Diamoci tutti le mani .....................................................159• A Maria De Mattias .......................................................161• Mio Gesù, Signore mio ..................................................162• Un grande cerchio..........................................................163• Sia benedetto Dio ..........................................................164• Nella coppa il sapore di Dio ..........................................165• A Cristo sposo ................................................................166• Desiderio estremo ..........................................................167• Preghiera a santa Maria De Mattias ...............................168• Triduo a santa Maria De Mattias ...................................169

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PREFAZIONE

Mi è stata chiesta la prefazione a questa opera redatta da suor Anna Maria Vissani e Alessandra Cervellati.

Sono lieto di accogliere l’invito. Ma per lo stile dell’ope-ra, preferisco dare una testimonianza in linea con i sei capitoli che compongono il libro.

Snello. Di facile lettura. Capace di mettere in contatto vi-tale il lettore con il carisma della De Mattias.

Questa testimonianza è un doveroso ringraziamento alle Suore ASC [Adoratrici dal Sangue di Cristo] avendo io svolto il ministero di cappellano per molto tempo nella Chiesa del Preziosissimo Sangue in Roma, dove sono venerate le reli-quie di santa Maria De Mattias.

Ho vissuto un periodo stupendo seguendo il lavoro delle Suore Adoratrici nella preparazione alla proclamazione della canonizzazione della Santa. Indimenticabile è ancora il mo-mento quando il Santo Padre Giovanni Paolo II venne in vi-sita pastorale nella Parrocchia della Natività a Roma e si recò anche nella chiesa custodita dalle suore, inginocchiandosi da-vanti alle reliquie della beata Maria De Mattias.

La spiritualità e il carisma delle Adoratrici e dei Missionari del Preziosissimo Sangue sono stati assorbiti anche da me, tanto che, tale attenzione alla spiritualità al Sangue Prezioso di Cristo, mi segue anche nel mio ministero episcopale.

Fin dall’inizio del mio servizio pastorale nell’Arcidiocesi di Urbino, mi ha animato il desiderio di porre in risalto il mistero pasquale del Sangue dell’alleanza nuova ed eterna. Il mio stemma episcopale raffi gura, infatti, un tralcio di vite con grappoli d’uva e dei serti di spighe, segni della presenza eucaristica del Risorto nella sua Chiesa. Il motto che ho scelto riporta l’espressione “Pastore nel sangue dell’eterna allean-za”, tratta dalla Lettera agli Ebrei (1,20).

Ho voluto così ricordare il servizio da me prestato per

trent’anni nella chiesa del Preziosissimo Sangue a Roma. E la mia famiglia: il mio bisavolo Alessandro, già dalla metà del 1800, nella parrocchia di san Pietro, situata un tempo all’in-gresso della cittadina di Appignano del Tronto ed ora demoli-ta, diede inizio alla pia pratica del “Mese di luglio consacrato al Preziosissimo Sangue”. Tale pratica è stata onorata dalla mia famiglia fi no ai nostri giorni.

Mi piace ricordare che, tra i libri del mio antenato, ho tro-vato il trattato teologico “De sacrifi cio Missae” dello scritto-re, teologo e liturgista cardinale Giovanni Bona (1609-1674); dono del francescano Padre Filippo Pizzi ospitato in casa no-stra dal 1866 al 1868, con delicata dedica.

Mistero di queste coincidenze! Nel corso di questi anni di ministero, avvalendomi del-

le facoltà concesse dall’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 28) ho dettato norme pastorali per la comunione sacramentale al Corpo e al Sangue del Signore sotto le due specie, valevoli per tutta la mia Arcidiocesi.

Questo volume esprime bene, sotto diversi aspetti, la pre-ziosità del Sangue di Cristo come vissuta, presentata dalla fondatrice Maria De Mattias e da comunicare a tutti i popoli di Dio.

Al calice della mensa eucaristica beviamo il Sangue di Cristo che riunisce nell’unità le nostre comunità diocesane e, in esse, le nostre parrocchie e le nostre famiglie. Ne fa un cuor solo e un’anima sola, sotto la guida del Pastore supre-mo delle nostre anime, che “con Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio e con il suo sangue purifi ca la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente” (cfr. Eb 9,14).

Dall’alleanza stabilita da Cristo, che “col sangue versato sulla croce pacifi cò il cielo e la terra”, scaturisce l’esigenza di essere artefi ci di pace in famiglia, in parrocchia, nel territorio, negli ambienti di lavoro, nella scuola, nella società civile.

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Tanti sono i modi di essere costruttori di vera pace, quella che non si nutre di facili sorrisi ma che si paga di persona a caro prezzo. La pace tra Dio e gli uomini è costata il Sangue di Gesù Cristo! Non vanifi chiamo questo prezioso sangue, che incessantemente ci fa fi gli dello stesso Padre e fratelli tra noi e con Cristo.

La Chiesa è grata a santa Maria De Mattias per il carisma che ha saputo trasmettere a tante persone.

Francesco MarinelliArcivescovo di Urbino – Urbania –

Sant’Angelo in Vado

BREVE PREMESSA

Le autrici di questo libro entrano “in punta di piedi” nell’interiorità di Santa Maria De Mattias. Una donna carica di passione per il Signore Gesù Crocifi sso, suo “sposo adorabile”. Una donna vissuta nel 1800: tempo di devozioni e di coraggio profetico nella Chiesa. Il Sangue della Croce e del Costato trafi tto del Signore è la sorgente a cui la santa attinge e si disseta con brama e dolcezza. Ogni persona: povera o ricca, giovane o adulta, vicina o lontana vale il Sangue di Cristo. Per la loro salvezza è pronta a dare il sangue e la vita..

Anche dalla perizia grafologica dei suoi manoscritti, nella seconda parte del libro, si evince una forza non comune nell’attraversare con equilibrio umano e fede in Dio diffi coltà e lunghe notti dello spirito, sempre accompagnata dalla guida spirituale Don Giovanni Merlini, missionario del Preziosissimo Sangue. Nel 1834 in Acuto (FR) Maria De Mattias dà inizio alla famiglia religiosa delle Adoratrici del Sangue di Cristo, defi nendole “rifl esso della Carità di Cristo”, donne chiamate ad incarnare nella loro vita apostolica l’ampiezza, l’altezza e la profondità dell’amore del Crocifi sso Signore. La particolare “identità pasquale” le impegna ad essere “vere adoratrici”, in un mondo sempre meno attento a coloro che Maria De Mattias chiama “caro prossimo”.

Il libro si apre con una breve biografi a della Santa. La prima parte percorre con timore e affetto fi liale la sua avventura spirituale, dagli inizi della chiamata ad essere tutta per il Signore alla morte, avvenuta il 20 agosto del 1866. L’avventura di una vita avvolta dalla bruciante Carità Divina, al seguito dello Sposo Crocifi sso, è svelata dalle sue stesse numerose lettere, scritte a parenti, Vescovi, direttore spirituale, suore e autorità civili. Le testimonianze, deposte al processo di beatifi cazione insieme alla vita di Maria De Mattias scritta dal direttore spirituale Don Giovanni Merlini,

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aprono un’ulteriore fi nestra nella stanza interiore della santa.La lettura grafologica dei suoi manoscritti, nella seconda

parte del libro, ci dona tratti luminosi della personalità di Maria De Mattias.

La Cronologia degli eventi principali che riguardano lei e la fondazione della Congregazione delle Adoratrici del Sangue di Cristo, posta in appendice, permette di conoscere le tappe fondamentali della fedeltà alla sua vocazione di fondatrice e delle opere apostoliche per la salvezza del “caro prossimo”.

PROFILO DELLA VITA DI SANTA MARIA DE MATTIAS

Figlia di Giovanni e Ottavia De Angelis, Maria Matilde De Mattias è l’ottava di dodici fi gli, sei dei quali morti in tenera età.

Maria nasce il 4 febbraio 1805 a Vallecorsa, in provincia di Frosinone. Eredita dalla sua gente un carattere forte e volitivo. Vivace e irrequieta, cor-re per casa mettendo a soq quadro l’ordine a cui la mamma tiene tanto e, come è naturale, viene spes-so sgridata e picchiata dalla signora Ottavia, che avreb be voluto vedere Maria quieta e assennata.

Il babbo è il suo prediletto. Nelle lunghe sera-te d’inverno, accanto al focolare, Maria rimane tranquilla ai suoi piedi ad ascoltare i racconti del-la Sacra Scrittura; e, nella sua cameretta, prima di addormentarsi, vuole che egli continui a parlare di Abele, di Isacco, di Giuseppe.

A otto anni circa, il giorno della festa di Pasqua, sente parlare in chiesa dell’Agnello pasquale. Chiede al padre chi è mai quell’agnello. Quando il padre le spiega che sia fi gura di Gesù, che come agnello si sia immolato per noi peccatori, ella rima-ne molto impressionata. È questo il primo approc-cio al mi stero della redenzione. Da allora sente più vivamente di essere attratta dall’amore per Gesù.

A dieci anni riceve i Sacramenti della Cresima e della Pri ma Comunione, ma lei dice che non le

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infi nita la tirava a séV”.Vinta da questo amore e fi duciosa nell’aiuto di

Maria santissima, fa “una totale offerta a Dio con un perfetto abbandono al Di vin volere che… sentì il cuore totalmente cambiato e pieno di coraggioVI».

Da circa tre mesi Maria vive in quest’alternar-si di speran za e di sconforto, quando la grazia di Dio le viene incontro nel marzo 1822 con l’arrivo a Vallecorsa di Gaspare del Bufalo e dei suoi compa-gni don Biagio Valentini e don Vincenzo Spaziani, per la predicazione di una missione popolare.

Ella accorre puntualmente a tutte le prediche, seguendo ogni parola senza batter ciglio. Un gior-no ha l’impressione che Gaspare le rivolgesse “uno sguardo penetrante”, indicandole il crocifi sso che aveva in mano. È questo sguardo a produrre in lei un vivo sentimento di amore verso Gesù, un ardore che si riac cende con la stessa intensità ogni volta che l’episodio le torna alla mente.

Si sveglia in lei la brama di imitare i Missionari e vuole collaborare con il Signore per la salvezza delle anime, “come meglio avesse potuto”VII.

Intensifi ca la vita di preghiera e di penitenza, co-mincia a gustare la solitudine della sua cameretta per portare avanti il col loquio con il Signore e poter meglio comprendere la sua volontà. Ma vive nel ti-more di essere ingannata e “che le fosse impossibi-le durare in quello stato di vita nel quale sentivasi for temente chiamata”VIII.

sono di grande aiuto nella sua prima adolescenza, perché ricevuti senza intendere cosa fa cesseI.

Come le altre ragazze del tempo, anche lei ama curare la sua per sona e adornarsi in maniera piace-vole, prendere parte a qualche festicciola in casa o presso famiglie amiche, ma tutto ciò non la lascia soddisfatta, anzi provoca in lei un disgusto che le ama reggia la gioia provata.

Davanti all’immagine di Maria Santissima si trattiene volentieri, ripetendo la preghiera insegna-tale dal babbo: “Maria Santissima, datemi lume”.

E la Vergine non delude le sue attese; anzi inizia a darle istru zione: “Tutto era nel segreto del cuore, qui dava le istruzioni rim proverandola della vani-tà, mostrandole il suo caro Figlio e il desi derio che Egli ha di farsi amare dalle anime da lui ricompra-te col suo Prezioso Sangue”II.

È l’inizio di una graduale conversione che la condurrà alla rinuncia di tutto ciò che non fosse Gesù e la sua croce. Comin cia a sentire le sue man-canze come tradimento all’amore di Dio, “e si me-ravigliava come non l’avesse mandata all’inferno per le ingratitudini usategli”III; allora rivolgendosi alla Vergine esclama: “Maria aiutatemi, fatemi ar-dere dell’amore di Gesù e di Voi; ditemi che ho da fare per piacere al vostro Figlio”IV. Ingaggia una dura battaglia per vincere i difetti e le ripugnan-ze del suo egoismo, con alterne vittorie e sconfi tte. “Gesù però le andava appres so, e con l’amabilità

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Si trova in queste condizioni quando, nel mag-gio dello stesso 1822, viene a Vallecorsa un al-tro Missionario del Preziosissimo Sangue, Don Turribio Lenta, per trattare della fondazione di una casa di missione e per predicare il mese mariano. Maria profondamente bisognosa di luce ricorre a lui per consiglio. Il sacerdote intuisce su bito nella giovane la chiamata ad una vita di totale donazio-ne e, come primo distacco, la esorta a rinunciare agli ornamenti che indossa. Ella obbedisce pron-tamente, provocando i rimproveri della mam ma e le dicerie della gente; ma nel cuore sperimenta una grande conso lazione che l’aiuta a non recedere nel passo fatto.

Quando Don Gaspare del Bufalo torna a Vallecorsa, in segui to, Maria riesce a parlare con lui e ad esporgli le titubanze circa la scelta di una vita dedita alle attività apostoliche, di cui avverte l’urgenza, o di una vita claustrale, alla quale si sen-te fortemente attirata.

Egli la dissuade dall’entrare in un convento di clausura, assi curandole che può farsi santa in tutti i luoghi; la esorta a reci tare l’Uffi cio della Beata Vergine e a leggere il Padre Rodriguez; le suggeri-sce inoltre di consigliarsi con qualche persona dot-ta e saggia.

Don Giovanni Merlini, che riferisce la cosa, non ci rivela il nome di quella persona, ma dice che Maria sale al santuario della Civita, dove vive “un

gran servo di Dio”. Questi le assicura “che il pen-siero di occuparsi della salvezza delle anime era da Dio e le ingiunse che lo avesse quanto prima man-dato ad esecuzione”IX.

Maria sente il bisogno di una direzione spiritua-le, per por tare avanti il discernimento e l’impegno di condurre una vita to talmente diversa.

Provvidenzialmente viene a Vallecorsa nel 1824 don Gio vanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue, per la predi cazione del qua-resimaleX. Maria, assidua alle sue prediche, prova fi n dall’inizio il desiderio di andare da lui ad aprir-gli il cuore, ma, temendo che si tratti di una ricerca di consolazione spi rituale, esita per una ventina di giorni. Finalmente, vinta la tenta zione, chiede al Missionario di potergli parlare. Manifesta, così, con semplicità tutto il suo intimo.

Giovanni Merlini comprende che si tratta di una giovane pri vilegiata; intravede in lei la disponibilità a lasciarsi invadere dalla grazia di Dio e decide in cuor suo di dover aiutare la giovane a per correre il sentiero della vita spirituale con assiduità e pro-fondità. Chie de il permesso al suo direttore Don Gaspare del Bufalo, e ne ot tiene il consenso. Così ha inizio la direzione spirituale alla quale, come dice lo stesso Merlini, ella “fu così costante, che soleva poi dire, che se un angelo le avesse sugge-rito l’opposto di quello che le diceva la guida, non gli avrebbe affatto creduto, perché Iddio le aveva

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data questa per farle conoscere la sua volontà. E diceva an cora che era certa di averla ricevuta da Dio, perché vi aveva tro vato sempre spine, chiodi e croci”XI.

Maria comincia ben presto a riunire in casa le giovani del suo paese, “per istruirle e animarle a far vita devota”XII. Nel frattem po attende un suo posto di lavoro, per poter realizzare quella chiamata di Dio e darsi tutta a tutti, per imitare i Missionari del Pre ziosissimo Sangue. Arrivano da più parti richie-ste di alcuni Vescovi, ma le vicissitudini della storia non permettono di realizzare il suo progetto.

Soltanto nel 1833 il Vescovo di Ferentino, Mons. Giuseppe Maria Lais, scrive a Maria, chiedendo-le di recarsi a fare scuola o a Santo Stefano o ad Acuto. Maria sceglie Acuto. Scrive a Mons. Lais con semplicità fi liale: “Dopo che vi avrà fatto un poco di orazione, se si sente ispirato a mandarmici, ci andrò volentieri”XIII.

In quella lettera Maria parla della futura opera, e la chia ma Pio Istituto, del quale indica il titolo del Preziosissimo Sangue e il vestiario. E prose-gue: “Le regole presso a poco le medesime delle Maestre Pie, per ciò che riguarda la vita di spiri-to e la scuola, con questo di più di promuovere la dottrina cristiana nelle fi gliole, e nelle più gran-di l’orazione mentale nella medesima Scuola Pia. Inoltre vi è luogo alle Convittrici, ossieno fi gliole che volessero essere ritenute alla Scuola Pia an-

che la notte, onde dar loro più soda educazione, tanto civile che morale, ed infi ne se vi è comodo, si ritengano per 10 giorni in casa quelle donne che amas sero stare un poco ritirate, ed applicarsi un poco allo spirito”XIV.

Di fronte ad un programma così ardito, ella stes-sa confessa al Vescovo: “Da ciò V.S. Rev.ma rivela che l’impresa sem bra un poco troppo complessa, ma ciò vorrà dire che si andrà fa cendo quel che si potrà, e crescendo i mezzi, crescendo ancora il nu-mero delle Maestre, si farebbe quel di più che non si potrà fare da una o da due”XV.

Ed ecco la chiave del suo ardimento: «lo confi do tanto in Dio, che se è sua Volontà, che faccia que-sto bene nel modo accen nato, mi darà tutti i mezzi necessari al fi ne”XVI.

È il primo giorno del mese di marzo del 1834, quando Maria, dopo aver otte nuto la benedizione del padre e di Gaspare del Bufalo, parte alla volta di Acuto.

Arrivata ad Acuto, fa le visite di convenienza ai primari del paese e viene ospitata in casa del priore Antonio Longo.

“Accomodò la scuola come meglio poté, e nel dì seguente 4 di marzo e primo della Novena del patrocinio di San Francesco Saverio Protettore del novello Istituto, diede incominciamento al l’opera di Dio. E fu questo il giorno natalizio dell’Istituto delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue”XVII.

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In Acuto si susseguono alterne vicende, anche dure, per tro vare una sede stabile alla nuova opera e il sostentamento per la scuola.

Quando nel 1835 arriva in aiuto una maestra di Albano, An na Farotti, Maria vede che poteva rea-lizzarsi quel progetto per il quale è partita da casa.

Il 5 luglio 1835 Maria De Mattias e Anna Farotti si riuniscono in congresso. “Dopo aver invocato l’aiu-to del Padre de’ Lumi ed aver innalzato fervide pre-ghiere al Cielo, la prima Maestra Ma ria De Mattias venne a comunicare i propri sentimenti sopra la Fondazione dell’Istituto all’altra Maestra compa-gna Anna Farotti. Qui le fece conoscere il vantag-gio, che sarebbe per riportarsi al l’anime dall’ideato Istituto a gloria grande di Dio; giacché si ve deva questo onor di Dio vilipeso, e che molte anime cor-revano la via della perdizione. Per riparare sì l’uno, che l’altro gran male, solo questo Istituto avrebbe potuto far argine alla corrente pre cipitosa dei vizi. Si unì la Farotti a tali Santi pensieri, e si venne alla risoluzione scambievole di fondare questo pio Istituto sotto lo stendardo del Divin Sangue, giac-ché al fi ne di questo bagno salutare si unisce il fi ne dell’Istituto. Da tali pensieri e risoluzio ni, si venne anche all’altra del Titolo, che dovevano prendere e dare all’Istituto, e fu dato il nome: ‘Istituto delle Adoratrici del Divin Sangue’”XVIII.

Ben presto Maria apre altre fondazioni in diversi paesi dello Stato Pontifi cio e fuori, per richiesta dei

Vescovi e degli stes si Missionari del Preziosissimo Sangue. Dal 1839, quando apre una scuola in Pescasseroli, nel Regno di Napoli, fi no alla morte (1866), Maria dà inizio a ben 60 case, in Italia e all’estero.

Preferisce fondazioni nei paesi isolati, poveri, dove è urgen te il bisogno di aiuto; ella ama con predilezione i poveri.

Nelle scuole le suore impartiscono alle ragazze poche nozio ni elementari, ma danno una forma-zione più ampia in campo re ligioso, come nella pratica della preghiera e delle virtù cristiane. Esse continuano l’opera delle associazioni, che di solito istitui scono i Missionari del Preziosissimo Sangue nelle missioni popola ri, e le istruzioni e i ritiri spi-rituali per le donne, che la Fondatrice stessa inizia ad Acuto.

Quando Maria si reca nei vari paesi per dare ini-zio a una nuova opera o per incoraggiare le suore, si ferma alcu ne settimane e svolge il ministero aposto-lico diretto col popolo. Così Don Giovanni Merlini la descrive nella omelia, non pronun ciata, per il suo funerale: “È un angelo che parla, con semplicità sì, ma tutta ripiena di amor di Dio. Gli argomenti che tratta sono per lo più della Passione di Gesù Cristo, di Maria santissima o di qualche massima eterna, e se ne investe totalmente che l’udienza commuo ve, la fa lacrimare, e cercare un confessore... E notate che non parla alla rinfusa, ma con ordine e come si

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trattasse di cose impa rate a memoria, e pur non era-no che sentimenti li quali gli usci vano dal cuore, e direste quasi che avesse il dono della parola... Non parla di rado, ma talvolta fino a tre volte in un dl; né per pochi istanti, perché spesso la dura fino ad un’ora, ed anche di più. Non sa saziarsi, e tutto il suo contento è parlare di Dio”XIX.

Il Merlini va avanti e dice ancora: “È consumata dalle fa tiche, ed è contenta di dar per Iddio anche il sangue, la vita”XX.

Maria si spegne il 20 agosto 1866 a Roma, in Via Rasella.

Nel 1936, Pio XI proclama solennemente le vir-tù eroiche di Maria De Mattias. Nel 1950, viene proclamata Beata da Pio XII. Nel 2003 Giovanni

Paolo II la proclama Santa.

Lo spirito e la visione di fede di Maria De Mattias sono focalizzati sul mistero del Preziosissimo Sangue. Cristo è il centro della sua vita e delle sue aspirazioni più profonde. Egli è il tutto, il suo unico desiderio, il suo solo amore. Ella riconosce, nel mi-stero del San gue Prezioso, la rivelazione dell’amo-re tenero del Padre per ogni singola persona uma-na: ogni creatura è preziosa, perché redenta dal Sangue di Gesù.

Maria vede ora, dalla Dimora dei Santi, conti-nuare nella Chiesa, attraverso le sue figlie, che pre-gano ed evangelizzano, l’opera redentiva di Gesù, Agnel lo pasquale e Servo sofferente, che ha versato

Acuto (FR)

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tutto il suo Sangue per salvarci. La sua intuizio-ne carismatica si sintetizza nella prefazione delle Regole e Costituzioni da lei scritte nel 1857: “Il Divin Re dentore Gesù a trionfo di sua misericordia e a manifestazione del l’infi nito amore suo per noi, si degnò spargere fra patimenti e umiliazioni tutto il suo prezioso Sangue, prezzo di salute e di glo ria. Sì, tutto lo ha dato, lo ha dato per tutti, e non cessa di darlo. Poiché qual fonte, anzi fi ume vivifi co, a tutti accessibile, si stende e dilata a pro dei fi gli tutti di Adamo; e li accompagna e li segue in ogni passo dalla mortale carriera affi n di santifi carli, per quindi sollevarli a beatitudine sempiterna”.

Nella prima parte di questo libro possiamo in-travedere come la De Mattias ha saputo penetra-re nel mistero di Cristo Crocifi sso, Cristo Agnello, Servo sofferente di Dio, e come tutta la sua vita di preghiera, unita all’ansia apostolica è stata impre-gnata dalla forza sanante del Sangue Prezioso di Cristo.

L’espressione di profonda e totale affi damento al Sangue di Cristo, che spesso ripete - “le mie speran-ze le ho poste nei meriti del Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo” - è sempre stata la motivazione in-teriore che l’ha spinta a consumare tutta la sua vita per la salvezza delle anime. Ella stava ai piedi del suo Cristo e beveva a larghi sorsi dalla sorgente inesauribile del Costato aperto del Crocifi sso. Ha speso molte ore notturne nell’adorazione del Suo

Signore. L’eredità letteraria che Maria ci ha lasciato

è ricca di lettere (1300 circa), scritte al Sommo Pontefi ce Pio IX, a Vescovi, a Suore, a Sacerdoti, alle autorità civili, ai familiari, ecc., di verbali dei Congressi, fi rmati da lei stessa fi no al 1866; di appunti di cronaca, di fogli di memoria, di ec-citamenti alle suore, ecc.

Le lettere, da lei scritte, ci permettono di entrare nel suo animo e di cogliere quegli elementi essen-ziali della sua maturazione interiore e la dinami-cità misteriosa che il Sangue prezioso di Cristo ha avuto nella sua esperienza spirituale e apostolica, fi no a condurla alle vette della santità. La stessa perizia grafi ca dei suoi scritti ci fa entrare nel vivo delle delicate e faticose tappe della conformazione a Cristo Crocifi sso e Risorto.

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INTRODUZIONE

Un fiume in pienaCi troviamo in un periodo storico, il 1800, tor-

mentato da profonda crisi sociale e religiosa, in cui la moralità cede il posto alla dispersione, l’educa-zione dei giovani sfocia in scorribande e in fughe dall’arruolamento militare, la donna è costretta alla segregazione e sottomissione all’uomo.

Nello Stato Pontifi cio dell’Italia centrale, Vallecorsa è un piccolo paese della Ciociaria po-sto su di un colle roccioso. I suoi abitanti vivono quotidianamente nella paura e nell’odio. In questo humus di violenza e sangue umano, sparso per ven-detta, cresce Maria De Mattias, nata il 4 febbraio 1805, come un fi ore primaverile che spunta dalla neve invernale.

Verso grandi orizzonti di vitaAdolescente sensibile e aperta alla grazia divi-

na, spesso si affaccia alla fi nestra della sua camera e scruta l’orizzonte lontano. Il sole scende presto dietro le montagne rocciose che circondano il pa-ese, e nel crepuscolo si sente stretta da un’ango-scia mortale. Vorrebbe fare qualche cosa per quei giovani nascosti sulle montagne, per le ragazze segregate in casa, per quanti anelano alla salvez-

za operata dal Sangue di Cristo. Guarda lontano e sussurra con voce tremante: “È impossibile per una donna percorrere i sentieri che solcano queste dure rocce! Quanto vorrei correre là dove la sofferenza e l’ignoranza rendono l’uomo e la donna schiavi della prepotenza della politica e dell’indifferenza della Chiesa!”.

È l’ora del calar del sole; l’ora in cui i pastori tornano a casa, dopo una giornata al pascolo con le greggi. Avrebbe voglia di uscire e chiedere cosa hanno visto su quelle colline o in mezzo ai boschi e quanto sangue è stato sparso nella giornata. Ma a un donna non è permesso uscire di sera e intratte-nersi con gli uomini.

In Maria, il desiderio dell’ annuncio e l’ango-scia della morte crescono e lottano: è l’inizio del-la sua pasqua. Infuocata d’amore per il Signore, si vede costretta a dimorare tra le pareti domestiche, in attesa di diventare missionaria per le strade del mondo. Quell’orizzonte, che ogni sera scruta dal-la fi nestra, le sembra sempre più chiuso mentre gli alberi dei boschi vicini agitano minacciosi le loro fronde. Si ripete quasi ogni giorno: “Debbo andare, non posso più restare chiusa e pensare solo a me stessa! La forza del Sangue di Cristo corre nelle mie vene e non mi dà pace!”.

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Dentro il grande fi ume della storiaDal suo cuore sgorga un desiderio infuocato di

misericordia, quasi paragonabile ad una vena d’ac-qua che emerge dalle rocce, inizia il suo corso ver-so la valle, e rientra pian piano nell’alveo del gran-de fi ume. Maria sa già che il fi ume dell’umanità, in cui desidera immergersi, è melmoso, ingombro di detriti e di peccato; ma ella, contemplando il co-stato aperto del Signore, vede riversarsi sulla storia del suo tempo, come un torrente in piena, la forza divina del Sangue di Cristo.

Lei, delicata fanciulla, amante della vita, assiste a uccisioni e vede scorrere sangue umano lungo i vicoli di Vallecorsa. Chiusa nella sua stanza, conti-nua a sognare di poter uscire, attraversare i boschi pericolosi per incontrare giovani, uomini e donne assetati di pace e bisognosi di essere rigenerati alla vita. Lacrime amare solcano il suo viso, di fronte all’impotenza dell’essere donna, segregata tra le mura domestiche ma pronta a viaggiare, predicare, dare sollievo e a frapporsi come sposa di Sangue fra le parti in confl itto.

La particolare forza interiore del Sangue di Cristo si fa strada nel suo cuore come sorgente che cerca un’ uscita e la rende docile alla voce del suo Sposo Crocifi sso. Si fa coraggio e, già missionaria, a 29 anni esce dalla sua casa, attraversa la porta principale del suo paesetto – detta Missoria – e si avvia decisa verso le vallate della Ciociaria. La sor-

gente che si porta nel cuore acquisterà, pian piano, la forma di un torrente fi no a diventare un fi ume che, scorrendo lungo le terre aride dell’umanità, sempre più dispersa, acquista una straordinaria lunghezza.

Maria parte, benedetta da suo padre Giovanni, e custodisce dentro di sé una speranza nascosta, nata dalla forza del Sangue dell’Agnello pasquale. Quell’Agnello Crocifi sso e glorioso abita ormai le profondità della sua anima e va plasmando la sua mente, da quando, adolescente, nella sua parroc-chia, ascoltava le prediche di Gaspare Del Bufalo, ai piedi del grande crocifi sso della missione.

Mentre si avvia verso Acuto, abbarbicata su di un mulo, con le poche cose che può portarsi dietro, avverte una profonda emozione ricordando le pa-role del missionario, che riecheggiano nel suo inti-mo: “Dio, nella sua infi nita misericordia, ha voluto salvare l’umanità lavandola con il Sangue del suo Figlio crocifi sso”.

E pensa: “Voglio dare tutta la mia esistenza, per-ché quella misericordia si sparga su queste terre impregnate di sangue umano”.

Queste ed altre parole, divenute ormai convin-zioni e tormento, le riempiono il cuore di compas-sione e la incoraggiano a non temere nessun perico-lo. Anzi, sfi orando la temerarietà, che le deriva solo dalla grazia divina, percorre i sentieri di montagna anche di notte, non badando alla palese disapprova-

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zione dei soldati che pattugliano le montagne.Poiché sa di essere stata lavata e salvata da quel-

lo stesso Sangue divino che scorre insieme all’ac-qua melmosa della storia, entrando dentro i detriti dell’umanità, Maria accoglie il sangue della ven-detta e le ferite dell’odio, senza paura di sporcar-si le mani o di macchiare la propria reputazione. Camminando dentro quell’acqua, segue il percorso che Dio le traccia ogni giorno, per raggiungere ogni luogo e ogni persona che aspetta i benefi ci della Redenzione, perché ciascuno possa dare senso ad una vita che non sembra più averne.

La via del sangueLe intuizioni femminili, la passione d’amore per

la salvezza “del caro prossimo”, la vitalità e l’intel-ligenza della giovane vallecorsana, erano un pre-zioso patrimonio messo a servizio di quella volontà di Dio che gli stava tanto a cuore; in caso contra-rio, avrebbero solamente contribuito ad alimenta-re le acque stagnanti della già tormentata terra di Ciociaria. Ricorda con emozione quanto Dio le aveva ispirato agli inizi della chiamata: “Sentii dirmi che le grazie a me concesse, non erano per me sola, ma per aiu-to di altre anime... Sentivo dei forti impulsi, che se volevo trovare la calma... mi dovevo dare al servi-zio di Dio e a una vita somigliante a Gesù Cristo”1.

Come acqua melmosa, ma attraversata dalla po-tenza salvifi ca del Sangue di Cristo, è capace di le-vigare le rocce appuntite e di sanare i cuori induriti. Anche quelli degli uomini di Chiesa! Tutti coloro che avrebbero accettato di entrare dentro questo fl usso di grazia, avrebbero contribuito a fecondare paesi e campagne e a produrre frutti di riconcilia-zione e di pace. La parola e la presenza ablativa di questa donna, maturata all’ombra della Croce, tra i rivi scorrevoli del Divin Sangue, avrebbe ricon-dotto uomini, donne, giovani e fanciulli, all’unica sorgente di grazia e di misericordia.

Non avrebbe potuto arrivare a tanto, se non avesse trascorso lungo tempo inginocchiata ai pie-di del Crocifi sso, nella cappella della prima casa di fondazione, per apprendere l’arte dell’ascolto della voce del Signore e diventare una sposa adorna per il suo Sposo.

Maria si lascia levigare dal Sangue redentore e riempire l’anima di nuova forza divina, al punto da trasformarsi, giorno dopo giorno, in donna corag-giosa ed educatrice di pace.

Sa di essere destinata a nuotare nel grande fi ume della misericordia di Dio, che sembra incunearsi apposta tra le rocce pericolose e i sentieri più tor-tuosi dell’umanità. Il percorso è carico di speranza, perché teso all’alleanza d’amore che Dio da sem-pre ha promesso a chi si lascia lavare dal Sangue dell’Agnello.

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Ai piedi della croce, fissando lo sguardo al Costato aperto del Crocifisso, beve, come cerva assetata, alla fonte della salvezza e ripete: “Il suo Sangue è nostro”2.

Maria non propone se stessa alle giovani che chiedono di seguirla, non confida nelle proprie for-ze quando porge la mano agli uomini e alle donne che provano a risalire la china per trovare la sor-gente; non impone le sue coraggiose intuizioni ad una Chiesa troppo ripiegata su stessa, ma a tutti ad-dita il Crocifisso. Da lei viene il richiamo a tornare all’origine della salvezza, al luogo della redenzio-ne operata da Cristo, dove germogli di vita eter-na spuntano di nuovo nel deserto di una umanità riarsa.

L’amore, una volta trovato, genera vita nuova. Ella intuisce presto, che “il nostro nascente istituto Iddio lo vuole per il bene di tutta la Chiesa... e un giorno si vedranno cose belle a gloria di esso”3.

➨Vallecorsa paese nativo di Maria De Mattias

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Per grazia di Dio“Io sono un tronco immerso nella più profon-

da miseria; senza testa, senza occhi, senza lingua, senza mani e senza piedi; ma per grazia di Dio mi sento un coraggio grande e darei il sangue, e la vita per l’Istituto delle Adoratrici”4.

Così Maria De Mattias, il 25 ottobre 1850, dopo sedici anni dalla fondazione dell’Istituto, scrive alla principessa Zenaide Wolkonsky in una lettera che testimonia la sua grande fede e certezza di fu-turo. Non esita a manifestare il suo pensiero, anche quando lo esprime in uno stile che, all’orecchio moderno, può sembrare “lezioso”. Alla stessa dice con coraggio: “La casa di Roma fi orirà quando piacerà al Signore... Dovendo essere corresponsa-bile davanti a Dio, La prego per l’Amore che porta al Divin Sangue di volermi dare la santa libertà di richiamare le Religiose Adoratrici che sono in Roma almeno per qualche tempo essendo necessa-rio per la loro santifi cazione”5.

Essa è profondamente convinta, e lo ribadisce con frequenza nelle sue lettere, che l’attività è effi -cace nella misura in cui è generata dall’intimo col-loquio con Dio.

“Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere.

Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edifi cio di Dio.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamen-to; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fon-damento, si costruisce con oro, argento, pietre pre-ziose, legno, fi eno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco prove-rà la qualità dell’opera di ciascuno”6.

Anche a noi non appartiene il diritto di distrug-gere quello che è solido, per costruire il nuovo sulla precarietà di una base instabile. Infatti Paolo ci ricor-da che nessuno può gettare altro fondamento oltre quello già posto, perché tutti abbiamo il dovere di costruire “sopra” l’unico fondamento: Gesù Cristo.

Profonda umiltàMaria De Mattias si defi nisce “Un tronco im-

merso nella più profonda miseria”. Le radici di questo tronco, però, affondano nella

terra innaffi ata dal Sangue di Cristo. “Per grazia di Dio” – afferma la Santa!

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Questa Grazia è la linfa che tiene in vita il “tron-co vivo” che Maria è in realtà, al di là della miseria in cui identifi ca se stessa. Su questo tronco vivo, le generazioni presenti e future sono chiamate ad in-nestarsi, per diventare membra vive della Chiesa, e testimoniare la loro devozione al Sangue di Cristo, fonte della nostra salvezza, e al Cristo crocifi sso.

Maria è un “tronco senza testa”, perché la testa è Cristo. È “senza occhi, senza lingua, senza mani, senza piedi”, perché questo siamo noi, tronchi da “rivitalizzare” e far crescere fi no alla pienezza del disegno di Dio. “Le mie speranze le ho poste nei meriti del Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, e spero di non restar confusa”7.

Ogni tralcio che non è attaccato alla vite secca e, prima o poi, viene tagliato e gettato via.

L’umiltà con cui Maria entra nell’intimo di se stessa, le permette di vedersi, nella propria debo-lezza, come “ un tronco immerso nella più profon-da miseria”; una sorta di mostro o, come si auto-defi nisce san Paolo, “un aborto”. In ogni caso, una nullità nella grandezza dell’amore di Dio.

Il “Magnifi cat” di questa donna, consapevole della missione che Dio le ha affi dato, non è altro che una lode all’Onnipotente Dio per le meraviglie che è capace di operare anche attraverso la sua po-vertà e pochezza. La povertà avvicina a Dio e di-venta ricchezza, la miseria si fa grandezza, l’igno-ranza si trasforma in vera “sapienza”.

Questa Maria De Mattias, proprio perché “tron-co vivo”, è un dono di Dio alla Chiesa.

Ella diventa con san Gaspare apostola e ado-ratrice del Sangue di Cristo; donna infaticabile, e ansiosa di vedere propagate, in tutto il mondo, le glorie del Divin Sangue, perché nessuna creatura lasci che questo Sangue sia sparso invano.

“Si vede bene che Dio benedetto in questo seco-lo vuole che trionfi il Preziosissimo suo Sangue, e lo vuole a bene di tutta la Chiesa”8.

Sono parole profetiche di Maria De Mattias!

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Chiamata alla sequelaDon Giovanni Merlini, suo direttore spirituale,

scrivendo a Maria, le chiede, un giorno, di raccon-targli la storia della sua vocazione. Ed ella, obbe-dendo, fa memoria di come il Signore si sia fatto vicino al suo cuore e l’abbia chiamata a fare del-la sua vita una donazione totale a Lui e al “caro prossimo”.

“Reverendissimo Padre, con la sua ultima lettera mi chiede di farle co-

noscere come Dio mi ha chiamata alla sua sequela. Eccomi pronta a manifestarle tutto e sinceramente, così come posso.

All’età di 10 anni non ricordo di avere altra co-gnizione di me stessa se non quella di una fanciulla sciocca e irrequieta. La sera, mio padre, per cal-marmi, mi faceva prendere sonno sulle sue ginoc-chia e poi mi portava a letto, ma io non volevo che partisse dalla mia camera senza raccontarmi qual-cosa della storia sacra: di quelle storie non capivo molto, ma le gustavo.

Mio padre, con santa pazienza, si metteva a passeg-giare e a raccontare qualche fatto della Sacra Scrittura.

Il timore di offendere Dio, nella mia tenera età, mi faceva versare molte lacrime e dicevo: “Oh Vergine

➨Casa De Mattias, ingresso principale

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Santissima, aiutami… che ne sarà di me! Quanto invidio le anime innocenti. Gesù mio caro, quanti colpi crudeli al tuo cuore con le mie infedeltà!”

AdolescenteA 13 anni fui cresimata, ma non conoscevo la

grazia di quel Sacramento e non ricordo se in quel giorno mi fossi confessata, forse no; anzi ne sono quasi certa.

Feci la prima comunione a 14 anni. In quella circostanza, sebbene avessi fatto scrupolosamente anche la confessione generale, non capivo ancora il signifi cato di quello che stavo facendo. Ero come una ‘scema’; facevo quello che mi veniva detto, ed eseguivo il tutto senza chiedermi tanti ‘perché’.

Verso i 15 anni iniziai ad imitare le altre giovani nell’acconciatura dei capelli, nella vanità delle col-lane, degli abiti, ecc. Insomma tutto ciò che vedevo nelle mie coetanee mi sembrava lecito allo scopo di far bella fi gura. Non mi avevo scrupoli; e non cre-devo opportuno confessare queste cose, perché non le ritenevo peccato. Ho trascorso un paio d’anni con il gusto di questo modo di apparire.

Ma nonostante le vanità, tuttavia non desidera-vo sposarmi. Avvertivo in me una crescente riser-vatezza e il bisogno di un profondo rispetto come donna. Il Signore già mi guidava a scegliere ciò che era bello e buono per una giovane della mia età. E lottavo dentro di me, perché avvertivo il con-trasto tra le provocazioni del mondo e la delicatez-

za del mio intimo.In questa battaglia interiore mi sentivo sola...Verso la fi ne dei 15 anni, continuavo le mie vani-

tà e passavo molto tempo davanti allo specchio ad acconciarmi i capelli. Nella mia camera, appesa al muro, vi era una bella immagine di Maria san-tissima. Spesso voltavo l’occhio verso di essa e mi sentivo dire: “Vieni a me”.

E io rispondevo: “Madonna mia, aiutami”, e la salutavo con l’Ave Maria.

Cominciai a prendere gusto nel visitare quella cara immagine e spesso andavo a trattenermi ai suoi piedi; lasciando lo specchio. Ma ancora vole-vo continuare la ricerca di me stessa.

Prime emozioni interioriIniziai pian piano ad avvertire una certa ‘affe-

zione interiore’ a questa cara immagine; non po-tevo stare senza di essa. Quando la lasciavo, mi restava nel cuore tanto vivamente da non vedere l’ora di riaverla davanti.

Gustavo molto i discorsi spirituali di mio padre; gli domandavo come dovevo pregare la Madonna e lui mi diceva: ‘Di’ così: Maria santissima, dammi luce’. Mi diceva ancora: ‘La preghiera deve essere fatta con tutto il cuore’.

Allora io andavo davanti all’immagine della Madonna e ripetevo molte volte le parole che lui

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mi aveva insegnato. Non ero però mai contenta, perché non mi sembrava di pronunciarle con tutto il cuore, come mi era stato suggerito.

Io mi sforzavo a porre mente e cuore in ciò che ripetevo, fi no a quando, per un certo periodo di tempo, non fu la Vergine stessa a darmi istruzioni. Tutto avvenne nel segreto del cuore.

La Vergine santissima sembrava rimproverarmi delle vanità e ‘mi mostrava il suo caro Figlio e il desiderio che egli ha di farsi amare dalle anime da Lui ricomprate col suo Prezioso Sangue’.

Restavo come senza parola, con gli occhi pieni di lacrime fi ssi sulla cara immagine, e ogni tanto dicevo: ‘Maria santissima, aiutami’.

Fino a quel tempo non sapevo leggere che po-che lettere dell’alfabeto: quelle che avevo impara-to a ricamare a punto croce. Un giorno presi un libro: era di sant’Alfonso M. De Liguori. Mi capitò sott’occhio una preghiera alla Vergine santissima.

Gridai di gioia: ‘Ma io so leggere questa preghiera!’.

Da allora cominciai a gustare la lettura di buoni libri. Continuai le visite alla mia cara immagine, andando ai suoi piedi con il desiderio del paradiso. L’inferno mi metteva paura e piangevo per la mia esagerata ricerca di me stessa.

Rivolta alla Madre santissima dicevo: ‘Maria, aiutami. Fammi ardere dell’amore di Gesù e dell’amore per te. Dimmi che devo fare per piacere

a tuo Figlio’. E lei, mostrandomi il Calvario e la Croce, mi

invitava a salire. Tutta tremante dicevo: ‘O Dio, sono troppo debole, non ce la faccio’. La diffi coltà più grande per me era quella di dover fare a meno anche dei piaceri leciti e di apparire strana agli occhi del mondo; volevo, quindi, nascondere tutto nel segreto del cuore. Quante lacrime versavo per questa tensione interiore! La cara Madre Maria santissima mi confortava dicendo: ‘Non temere, ti aiuterò’.

Su braccia sicureUn giorno (e non mi inganno), sentii portarmi

come leggermente e posarmi su certe braccia sicu-re. Scrivo queste cose non senza lacrime di gioia, perché fu un’esperienza che mi rimase molto im-pressa, provandone una pace che non so spiegare con le parole. In quel momento ricordo di aver fat-to una totale offerta a Dio con un perfetto abban-dono alla volontà divina, che in quella esperienza avvertivo esigente e irrevocabile. Sentii il mio cuo-re cambiato e pieno di coraggio.

Così, nella vita ordinaria, cercavo in ogni modo di mortifi care me stessa e approfi ttavo di ogni occasione.

Un giorno trovai per le scale di casa, un pez-zetto di pane calpestato e sporco; la mia natura

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umana ne sentì ripugnanza, ma volli vincerla. Lo presi e lo mangiai. Altre mortifi cazioni scelsi di mia volontà, per mettere alla prova la mia capacità di amare il Signore.

Non ero mai contenta; temevo, piangevo e pre-gavo ai piedi di quella cara immagine. Un gior-no, dovendo andare ad accompagnare il ‘santo Viatico’, dovetti lottare molto contro me stessa, perché non ero abituata ad uscire di casa se non con la donna di servizio e con una certa proprietà nel vestire. Quella volta ero sola e con una fi era battaglia dello spirito; non dissi niente a nessuno, perché volevo nascondere tutto. Alla fi ne dissi tra me: ‘Ho bisogno di Dio e non dell’uomo: devo pen-sare a dar gusto a Dio e non al mondo’.

Detto questo, voltai l’abito e me lo misi al rove-scio; attraversai la piazza e andai con molta legge-rezza di spirito ad accompagnare il mio Gesù, che mi fece gustare una soavità di paradiso. In questa circostanza, temendo di aver sbagliato, e aver fat-to tutto per compiacere me stessa, mi sfogavo al-lora davanti all’immagine della Vergine, perché il Signore avesse pietà di me.

Così affrontavo ancora la lotta interiore che mi accompagnava in quegli anni, ma con una nuova fi ducia nel Crocifi sso, nel suo Sangue prezioso.

Si stava svegliando nel mio intimo una delle battaglie più dure: temevo di essere ipocrita. E per questo timore, quante lacrime! Durò a lungo que-

sto modo di sentire. Gelosa dell’amore di Dio, ar-devo dal desiderio di avere un cuore sincero.

Pregavo la buona madre, Maria santissima da-vanti alla cara immagine e da lei mi sentivo ripe-ter: ‘Non ti abbandonerò’. Avvertii nel cuore come la presenza di uno scudo di fortezza e compresi che era il dolce Nome di Maria.

In futuro, ebbi sempre il Nome di Maria santis-sima in bocca: quasi ad ogni respiro mi trovavo un Nome così bello sulle labbra. Nel mio comporta-mento esteriore acquistai una certa serietà e nel fondo del cuore una forza che non so spiegare; non ero però mai completamente libera dai contrasti interiori. Non avevo ancora un direttore spirituale e per custodire il cuore non parlavo a nessuno di quello che vivevo dentro; mi confessavo in pochi minuti e poi facevo ritorno al mio ritiro interio-re. Era già venuto il venerabile (san Gaspare del Bufalo) per la missione e perciò frequentavo di più i Sacramenti, ma nel modo breve come ho detto.

Martirio del cuoreIniziò allora una costante lotta interiore, perché

mi sembrava impossibile poter continuare a vive-re in quel modo, anche se mi ci sentivo fortemente attratta.

Non è possibile esprimere a parola il martirio del mio cuore. Non bramavo più nessuna cosa sen-

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sibile e umana, neppure spirituale, per timore che mi attaccassi a queste realtà.

Tutta la mia persona avvertiva un tale scorag-giamento, che mi sembrava di non poter reggere più umanamente. Caddi più volte malata.

Ero scrupolosissima nell’obbedire; non sapevo allora che avrei potuto far presente, anche se con rispetto, la diffi coltà che stavo vivendo. Per questo motivo mi ammalai. Ero infl uenzata negativamente anche da alcune cose che credevo di non poter fare.

Cominciai ad avere problemi di salute e non ne sono stata più un giorno perfettamente libera.

Un giorno, piangendo per questi miei contrasti interiori, volli provare che cosa fosse l’inferno: misi allora un dito sulla fi amma della lampada che tene-vo accesa davanti all’immagine della Madonna e me lo bruciai. Ero contenta di essere bruciata viva piuttosto che offendere Dio. Cercai di nascondere la ferita ai miei, perché temevo che pensassero che volevo mettermi in mostra. Mi venne anche una piaga in una spalla, non so come. Ero verso la fi ne dei miei 17 anni di età.

Non avevo ancora una direzione spirituale; mi pareva di fare tutto malissimo e di offendere Dio.

Che pena avevo dentro! Mi venne una grandissi-ma malinconia, fi no a ridurmi ad uno stato pietoso. Raddoppiavo le preghiere e non potendo eliminare la lotta che avevo dentro, restavo immobile con gli occhi rivolti al Crocifi sso e alla sua cara Madre,

ripetendo: ‘Gesù caro, vieni a me, non guardare ai miei peccati; tu mi hai condotto ai tuoi piedi santis-simi, mi dai forza per pronunciare il tuo Santissimo Nome e quello della tua santissima Madre: che se-gno è questo? È segno che tu mi vuoi salva’.

Restavo abbandonata come su sicure braccia e scoppiavo in un pianto dirotto. L’anima restava come addormentata e il cuore si dilatava nella si-cura speranza, tutta appoggiata in Dio Salvatore.

Provavo nel fondo del cuore una pace inaltera-bile, unita a una grande tranquillità. Ma anche a questo volevo rinunciare; ed ecco ancora la lotta, e la paura.

Dicevo: ‘Gesù mio, non voglio le consolazioni; quelle dalle a chi ti pare. A me dona la grazia di saper patire per amore tuo e di morire per te come vuoi’.

Mi capitò tra le mani un libro che parlava dell’anima desolata e lo presi come una lettera in-viata a me dal paradiso. Mi consolò interiormente.

Il tentatore non smetteva di spaventarmi, ma non lo ascoltavo più di tanto: iniziavo a fi darmi to-talmente del mio Dio.

Così iniziavo ad avvertire nel cuore una grandis-sima pena per la perdita di tante anime; avrei vo-luto dare il sangue e la vita per loro. Mi struggevo di lacrime, perché bramavo la salvezza del mondo intero. Volevo nascondermi e ritirarmi come “l’ul-tima suora” in un monastero e… quante lacrime!.

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Un giorno, come addormentata, ebbi una visio-ne che non so spiegare: c’era uno stuolo di mona-che che poi ho riconosciuto tra le mie compagne e sentii dirmi che quella era la mia comunità; mi pareva di stare con loro in un coro ben ordinato; tutte protese in Dio. Io piangevo perché mi sembra-va di non esserne degna; non ricordo i particola-ri. Questa visione mi è rimasta molto impressa. Le monache erano poste in un grado più alto e io in ginocchio ai loro piedi piangevo e dicevo: “Gesù mio, fammi degna di stare con loro”. Infatti in quel periodo della mia vita, la preghiera aveva questa caratteristica: mi mettevo in ginocchio e rimanevo per un tempo in silenzio; poi, raccolta e rapita alla vista dell’Amore Crocifisso, mi scioglievo in lacri-me. Le tentazioni non mi lasciavano in pace, ma riuscivo a vincerle perché mi sentivo come fossi in seno alla Maria santissima. Non so come spiegare. Di’ ciò che ricordo ho scritto con verità e con la consapevolezza che avverto nel fondo del mio cuo-re. Non si spaventi lei per la mia vita scellerata. Mi aiuti perché io mi salvi. Preghi per me.

Mi benedica. Maria De Mattias”9. ➨ Camera di Maria De Mattias in Acuto

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Materia grezza per il vasaio“Maria De Mattias è brillata in un’epoca di dif-

fi coltà e di ostilità verso la Chiesa, come un model-lo di fedeltà alla Sede Apostolica, e come coraggio-sa realizzatrice di quell’azione a favore degli umili, che la Chiesa stessa ha sempre avuto a cuore, e che soprattutto nel secolo scorso doveva portare ad una particolare fi oritura di iniziative e di opere”10.

Come si è già detto, Maria sboccia a Vallecorsa (FR), piccolo paese del Lazio, e inizia la sua vita il 4 febbraio 1805. Nasce in una famiglia distinta e pia. Riceve la prima educazione cristiana soprattut-to dal padre, che, raccontandole episodi della Sacra Scrittura, le instilla un amore profondo per Gesù Redentore e per la Vergine santissima. “Di carat-tere molto vivo e ardente e talvolta irrequieto, col sopraggiungere della prima giovinezza cominciò a desiderare le vanità e lo specchio…”, ma, “delica-tissima di coscienza, si turbava al solo sentir nomi-nare peccato”11.

Anima pura e ingenuaLa grazia la spinge ai primi dolorosi distacchi

da ciò che per lei sa di vanità e opera un capovol-gimento interiore di valori. Dio la prepara all’in-contro con Gaspare Del Bufalo, nell’anno 1822.

Il Santo intravede subito in questa ragazza, la giovane cui affi dare la fondazione di quell’Istitu-to femminile, dedicato al culto del Preziosissimo Sangue, per il quale, anni addietro, aveva tracciato, con il canonico Francesco Albertini, gli “Articoli Fondamentali”, ossatura delle future Costituzioni.

Due anni dopo, san Gaspare affi da la direzione di Maria a don Giovanni Merlini, il quale “si trovò tra le mani un’anima pura, ingenua, però materia grezza per la missione alla quale era destinata e dovette cominciare a distruggere in lei tutto quello che vi era ancora di umano: dovette ricostruirla; lavoro di scalpello, dunque che più tardi farà dire alla stessa Maria De Mattias che nella guida aveva trovato sempre spine, chiodi e croci”12.

Dopo un lungo periodo di rifl essione e di pre-ghiera, presentatasi l’occasione, con “la desiderata e aspettata benedizione” di Gaspare, “il quale le fece dire che fosse pure andata con coraggio e fi -ducia in Dio, perché tutto sarebbe riuscito bene”13, i primi di marzo dell’anno 1834 arriva in Acuto, “ non per fare scuola soltanto, bensì per fondarvi un Monastero”14, “sotto il titolo del Preziosissimo Sangue”15.

Il Merlini ne segue, passo passo, gli sviluppi. Grazie alla sua collaborazione, intelligente e fer-ma, essi sono rapidi e inattesi. Con il numero delle fondazioni, crescono il lavoro e le preoccupazioni che logorano il fi sico già fi accato della De Mattias,

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tanto che negli ultimi anni di vita “lo scrivere conti-nuo le si era reso pesante, la debolezza era estrema, ed andatasi trascinando per il monastero a stento, ed a fatica saliva e scendeva le scale. Alle volte non potendosi più reggersi in piedi era costretta a get-tarsi sul letto per riprendere un po’ di respiro”16.

Al fi nire dell’anno 1865, il suo spirito sembra ancora più pronto a slanciarsi nel campo della ca-rità, ma verso la fi ne di aprile dell’anno seguente cade seriamente malata e il 20 agosto 1866 chiude la sua giornata terrena in Roma, al sospiro di quella strofa a lei tanto cara: “O Crux Ave! Spes unica!”. Ha 61 anni.

Pronta a dare la vitaDa una profonda adorazione al Sangue di Cristo

scaturisce lo zelo e la dedizione al bene dei fratelli, redenti, a così caro prezzo. Per questi fratelli, ella è disposta a dare la vita!

Il Merlini, suo direttore spirituale, che conosce Maria molto bene, può ben dire di lei: “si sentiva Maria fortemente portata all’amore di Dio, e tutto il suo gusto era di parlare di lui. Non potendo però tener chiuso nel cuore l’ardore della sua carità, e pel vivo desiderio che aveva di salvare le anime, istituì delle Congregazioni… era tanto il concorso che non bastava a contenerle la scuola e la cappel-la del luogo pio… Parlava con molta facilità di di-

scorso ed in pari tempo con insinuazione tale, che guadagnava l’animo delle ascoltanti”17. Ancora: “Tale era l’amore che portava a Dio che avreb-be voluto, se fosse stato possibile, togliere tutti i peccati dal mondo, e vi avrebbe volentieri dato il Sangue e la vita”18.

Incontriamo in lei una donna che, con la sua cari-ca di umanità e santità, trascina le folle: “Predicava delle ore intere al popolo, che in gran numero si recava in Chiesa a udirla”19. “Siccome poi parlava al cuore, così la comprensione era generale… ta-lora tanto era il concorso al sacro tribunale della penitenza, che conveniva chiamare confessori dai paesi vicini”20. Questa forma di apostolato, tra le più abituali della Santa, costituisce anche una cro-ce pesante: “Mi trovo in grandi timori per vedermi esposta a parlare di Dio a donne, uomini, preti, re-ligiosi… È possibile che una donna, la quale do-vrebbe vivere nascosta ad imitazione della Vergine santissima a vivere così?”21.

Più volte la sentiamo esprimere l’ansia per la salvezza delle anime: “…vorrei che tutti si fi das-sero di Gesù Cristo e che pensassero ad amarlo con tutto il cuore e che si impegnassero per la sua gloria”22.

Lo zelo le suggerisce mezzi del tutto eccezio-nali per una donna: “In Acuto, sul far della sera..., raccoglieva i pastori che tornavano dal custodire il gregge e passava con essi quasi due ore nell’istru-

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irli nei rudimenti della Dottrina Cristiana, adope-randosi in tutti i modi per farsi capire ed adattarsi alla intelligenza loro”23.

Non pensa mai a se stessa; vive solo per il Signore e l’unica ansia che ha in cuore è di portare tutti al suo costato trafi tto. Suor Filomena Zaccardi, al processo per la beatifi cazione della De Mattias, testimonia: “L’amore così ardente verso Dio pro-duceva nella nostra Fondatrice il naturale effetto di un grande amore verso il prossimo in ordine alla vita eterna, ed avrebbe fatto qualunque sacrifi cio per salvare le anime”24. In tutto lo svolgimento del processo tali testimonianze sono continue, come sono continui gli elogi per questo singolarissimo dono che Dio le concede. La possiamo paragonare a S. Caterina da Siena, che per lo stesso impulso, spessissimo parla al popolo. È una fedele seguace di san Gaspare Del Bufalo, che lei ama chiama-re “nostro padre”, per la sua predicazione fervo-rosa nella Chiesa annessa al monastero. Non ag-giungiamo nulla alla realtà dei fatti se affermiamo che Maria De Mattias è apostola e missionaria del Sangue di Cristo.

Di fronte alle persecuzioni e incomprensioni, sotto la spinta di un’ansia bruciante per la salvez-za delle anime, apre così il suo cuore: “…mio Dio vi ringrazio del bene che mi avete fatto. Il bene è tutto vostro, il male è tutto mio. Oh, quante grazie mi avete fatto, Gesù mio! Con queste grazie però

non voglio venir sola in Paradiso. Anime, anime, anime Gesù mio caro; e aggiungeva: Oh quante anime vanno all’inferno perché non vi è chi le col-tivi. Preghiamo con grande umiltà e fi ducia il buon Gesù, perché provveda soggetti ripieni di carità e di umiltà per la salvezza di tante povere anime. Mi si strugge il cuore di pena per non essere capace di salvarle tutte. - E conclude-: “Preghiamo con la fi -ducia in Gesù Cristo, nel suo Sangue Divino, unico mezzo di nostra salvezza”25.

Per il bene di tutta la Chiesa“La scuola alle fi glie del popolo, santifi cata da

continue istruzioni morali e religiose e specialmen-te dalla considerazione dei tratti più dolorosi della passione di Gesù Cristo; il richiamo, mediante le fi glie delle madri e anche dei padri alle pratiche della vita cristiana; la parola di Dio spiegata con-tinuamente e diffusamente a tutto il popolo sono il mezzo più valido per ridestare la fede quasi spenta, e con la fede la più bella fi oritura di opere morali e sante….. molti peccatori si convertono, tante fami-glie ritrovano la pace nell’esercizio delle virtù, ed ogni casa del novello Istituto è come un centro di civiltà, sulla base del Vangelo”26.

Rimane a lungo in adorazione come Mosè, che, nel roveto ardente, rimane affascinato e atterrito dalla manifestazione di Dio. Rivive l’esperienza di

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Abramo, che senza mettersi a “tu per tu” con Dio in una sterile discussione per comprendere il mistero dei suoi disegni, lascia tutto e si incammina verso la terra “promessa”. Tutta l’opera di Maria nasce dalla morte del chicco di grano, e cresce lentamen-te, naturalmente, sempre certa che “tutto è possibi-le” per i meriti del Sangue di Cristo.

Quell’opera che fin dai primi tempi della fonda-zione Maria profetizza con tanta chiarezza: “…in questo Istituto troveranno tutti quegli aiuti neces-sari e questi in tutti i tempi”27 è ora la testimonian-za di una creatura che ha creduto con piena libertà e audacia in Dio, e si è donata “senza risparmio” al “caro prossimo”. Possiamo affermare che vera-mente Dio realizza i suoi disegni attraverso stru-menti umili e piccoli, attraverso persone “disposte di sempre faticare e di dare anche la vita per la salute delle anime”28.

Le Adoratrici del Sangue di Cristo (ASC) sulla scia della loro fondatrice, continuano, anche oggi, a vivere e proporre in tutto il mondo lo zelo aposto-lico e la santità di Maria De Mattias. Anche esse, come la loro Fondatrice, instancabili e fiduciose nel Sangue di Cristo, in molteplici ministeri colla-borano “con amore integrale ed ablativo all’opera redentiva di Cristo, mediante il servizio amorevole ai fratelli più bisognosi”29.

➨Vallecorsa, costumi

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Gesù soloLa Grazia non distrugge la natura, ma la perfe-

ziona; la sprona a sollevarsi, ad adornarsi, ad opera-re in direzione del trascendente. Quando la Grazia trova un terreno buono si mette in movimento e, subito, se ne avvertono gli effetti salutari, di sapore profondamente diverso da quello umano.

L’agire umano, investito dalla Grazia, acquista nuova energia, garantisce più ampio raggio d’ope-razione, assicura esito favorevole e inconfondibile. In altre parole, le azioni umane non sono più in ba-lia della speculazione, perché irrorate dal Sangue che scorre nelle vene nascoste della Grazia divina.

Entriamo nella vasta e ricca personalità di Maria De Mattias, terreno nel quale la Grazia ha prodotto frutti abbondanti.

Carattere vivo e ardenteAttesta don Giovanni Merlini, suo direttore

spirituale: “Era Maria di carattere molto vivo ed ardente, e talora anche irrequieto, sicché andava spesso saltando e correndo per la casa, e facen-do pazzie”30. La sua intraprendenza si fa concreta quando, dopo un chiaro e combattuto discernimen-to della chiamata di Dio a fondare un Istituto per la sua Gloria, Maria parte dal suo paese natio: “Maria

fa forza a se stessa, perché si sente altamente com-mossa nel gran distacco, chiede la benedizione (al Padre), e monta a cavallo; con animo grande e intrepido, si mette in viaggio….”31. Arrivata a Ferentino si presenta al Vescovo e, senza timore, gli manifesta le sue intenzioni: “Io Monsignore vado volentieri in Acuto, perché l’obbedienza mi ci manda, ma ci vado non per fare la scuola soltanto, bensì per fondarvi un monastero”32.

Lei sa fi n dall’inizio, che le opere di Dio sono frutto di lacrime, patimenti e lotte. Arrivata in Acuto, Maria apre la scuola in una casa molto mo-desta: tre stanze con un centinaio di bambine. In poco tempo deve cambiare tre sedi. Non è facile trovare locali adatti ed essere capita nell’impresa che si accinge ad iniziare. Finalmente, dopo tante diffi coltà, sorge il vero monastero delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue. Maria va avanti intrepi-da, confi dando solo in Dio. Ella ama ripetere nelle diffi coltà: “L’opera è di Dio e Iddio ci penserà”.

Dopo due anni dalla sua partenza dal paese na-tio, nel vivo della fatica per l’inizio dell’Opera, scrive al fratello: “Noi non abbiamo altro appoggio che lui, il Sangue Preziosissimo del suo Figliolo e la sua e nostra cara madre Maria santissima e però viviamo in una bella pace; siamo otto, tutte risolute di non abbandonare l’Istituto”33.

Dovendosi trattare dell’acquisto della casa, nel 1839, così scrive al suo direttore spirituale: “Io pen-

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so di andare in persona dal vescovo e informarlo a voce di tutto… Non è tempo da perdere; io mi sento continuamente mossa di non risparmiare nessuna fatica per vedere perfezionata quest’opera e di sof-frire qualunque pena… è del tempo che il deside-rio mi si è acceso di più… Se per provvedere ai bisogni di quest’opera vi bisognasse che io uscissi fuori per elemosina, con l’appoggio del Vescovo, io lo farò, e mi sento incoraggiata sebbene vi senta ripugnanza”34.

Donna soave e forteSpesso Giovanni Merlini ricorda Maria come

“la donna forte”35. Ella fi n da giovane deve molto lottare con se stessa per vincere la sua “umanità” e dire un sì generoso e totale a Dio che la chiama ad eseguire un disegno di salvezza. Deve domare il suo carattere ardente e focoso e acquistare una certa gravità e sodezza, per discernere quale sia la vera volontà di Dio su di lei. Mentre prova la diffi -coltà di doversi privare di ogni piacere anche lecito, e di dover comparire singolare agli occhi del mon-do, lotta alacremente con se stessa e contro ogni tentazione del maligno, pregando, mortifi candosi e provando se stessa con tante piccole industrie, fi n-ché non riesce veramente a decidere secondo quan-to Dio ha predisposto per lei.

“Ella non voleva più i gusti sensibili, né spi-

rituali, né corporali, per timore di attacco…. Raddoppiava le preghiere, e non potendo rimuo-vere la fi erezza del suo travaglio, restava immobile con gli occhi rivolti al suo Crocifi sso…”36.

Nel trattare le sue fi glie, usa “soavità e fortezza, in modo che si faceva amare e temere”37.

Ella sa bene che le diffi coltà devono essere su-perate con l’abbandono in Dio e fortezza d’animo. A Suor Berenice Fanfani, nel 1849, così scrive: “Siano da Dio benedette con benedizioni di spo-gliamento di tutta la propria volontà, e ripiene di santo Amore… Sì, Iddio le riempia tutte di carità e di santa Obbedienza. Ho lacrimato con lagrime di puro affetto verso di loro e di tutte quelle che sono nelle altre scuole per desiderio di vederle a me uni-te nell’insegnare a fanciullette le vie del Signore…Oh! Quante anime! Svegliamo la nostra fede, fi glia mia cara e mi creda!”38.

La sua fermezza si dimostra in ogni lettera in-dirizzata alle suore. In esse non esita esprimere i suoi più profondi sentimenti e l’affetto che nutre per ognuna, ma le riporta sempre all’unico scopo: Cristo e Cristo Crocifi sso! Non deve esserci al-tra motivazione del loro agire. Non vuole illudere nessuna: “Oh! Quanto sbagliamo quando fuggia-mo la Croce! Scansandola da una parte, cadiamo dall’altra…”39.

Le contrarietà le vengono da ogni parte. Sa af-frontare un periodo di molta sofferenza nelle sue re-

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lazioni con Pier Paolo Trucchi, vescovo di Anagni. Questi esercita un rigido controllo sull’Istituto; il suo modo di agire è per la fondatrice motivo di profonda sofferenza. Dopo aver ricevuto da lui una lettera piuttosto brusca, ella risponde: “Monsignore mio, che posso rispondere? Non altro se non che Dio mi umilia e sia pur benedetto. I miei peccati meritano anche peggio, e buon per me, se saprò mietere fascetti di mirra eletta per il caro Regno dei Cieli. Ma quel vedermi contraddetta da tutte le parti è troppo doloroso per la misera umanità. Io sto cibandomi del pane di dolore, ma ripeto, abbracciandomi volentieri alla Croce… Regge la carica perché Iddio lo vuole, e se Iddio non volesse oh! Quanto meglio mi piacerebbe di essere l’ultima delle mie consorelle in una casa la più bisognosa. Ma come si fa? Si ha da patire e patire così…”40.

In un’altra circostanza scrive: “Aspettavo la ri-sposta di una mia che le inviai, ma non vedo niente. Vedo però che il demonio cerca di togliere la nostra pace, col far capire una cosa per un’altra. Se ciò è io la prego di non dare ascolto ai falsi rapporti e di calmare il suo spirito altrimenti un giorno (ciò dico con tutta la venerazione e rispetto) le sarà oggetto di lacrime. Io amo teneramente in Gesù Cristo V. E., e cerco il vero bene nella sua diocesi: ma come si fa?”41.

Dice di amare teneramente, ma non nasconde il suo pensiero; è ferma e affabile anche con la sua

guida spirituale: “Gli parlo con schiettezza. Mi si dice che Lei abbia detto fra le altre che io ho fatto tutto di mia testa e che non sono voluta stare ai di Lei consigli... Lascio a Lei considerare il travaglio, la paura, il timore, il contrasto...! Posso per verità dire che non si è mai diminuita la stima, ed il ri-spetto, ma il martirio interno lo sa Iddio, parendo-mi che questa non è Opera di Dio per essere stata guidata dalla mia testa; o per dire meglio l’Ope-ra del prezioso Sangue la vuole Iddio, ma non nel modo da me operato... non lascio di operare con la fi ducia in Dio ed in Maria santissima, ma in alcu-ni momenti la misera umanità è talmente abbattuta che appena regge... Ho scritto per obbedire, ed ho fi ducia che la mia Madre santissima mi aiuta...”42.

In un’altra sua lettera, sempre diretta a don Giovanni Merlini, si sfoga con lacrime amare, per la mancanza di fi ducia che avverte da parte della sua guida; manifesta la sua sofferenza per sentirsi abbandonata e non compresa anche dalla sue fi glie, perché non condividono il suo modo di regolarsi nel ricevere le giovani all’Istituto. Con risolutez-za così si esprime: “Il vescovo Annovazzi fece tan-to per farsi ritenere una giovane, ma non ci vol-le altro; dissi: no, no: mi minacciò ancora, ma fu l’istesso”43.

Con accutezza e discernimento il Merlini può dire di Maria: “Ella è venduta per la gloria di Dio a bene dei prossimi, né più pensa a se stessa, i suoi

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giorni sono a Dio consacrati, e non vuol vivere che per dargli gusto… la troverete sempre in faccen-de, in azione e se rivolgerete lo sguardo all’intero Istituto vedrete che sola ne sta portandone il cari-co. Il governo è tutto nelle sue mani e deve vigilare per tutto… Né questo era piccolo peso per una don-na… Osservatela come si affatica per aprire, ordi-nare, e sostenere le scuole; nel distribuire i soggetti con procurare di rendere tranquille e contente le Religiose… quante e quali sofferenze deve soste-nere…riserva per sé tutto l’amaro, e dà alle altre tutto il dolce che può”44.

Riguardo alla scuola di Santa Anatolia, nella diocesi di Camerino, vedendo che la benefattrice Agnese Alberici non era stata ai patti di versare gli scudi promessi per il mantenimento delle suo-re, scrive a don Giovanni Merlini: “In quanto alla scuola di S. Anatolia, non se ne parli più, la cosa è fatta… voglio esaminare bene la cosa per non sba-gliare… L’esperienza mi ha fatto aprire gli occhi, parlerò con più fortezza e con più chiarezza… per-ché sono risoluta di prendere la parte del Signore con impegno, e sono contenta di patire”45.

E in merito ad una giovane, che voleva rientrare per farsi suora, scrive risoluta al vescovo Trucchi di Anagni: “Prego la V.E. di non permetterlo mentre si vede non essere pianta di questo terreno. Ella è buonissima e mi è cara, ma per sua quiete e per quiete delle altre, conviene che prenda altra stra-

da”46. Maria è una donna coi piedi per terra e la testa sulle spalle – come suol dirsi – anche se a vol-te la vediamo sollevata da terra, perché Dio ama attrarla a sé per amore!

Sorella premurosa e amabileI biglietti brevissimi, scritti alle suore, nelle di-

verse circostanze, terminano con una frase carat-teristica: “…sono in fretta”. In essi Maria manife-sta tutta la grandezza e delicatezza del suo cuore materno, che si china sulle altre, per proteggerle e amarle: “Le raccomando di conservarsi la salu-te”47. “Voglio che stia allegra e contenta e che non si ammali; sento che sta poco bene; per carità mi faccia sentire che sta bene”48.

A suor Berenice Fanfani addita, con un pizzi-co d’umorismo, il segreto della pace comunitaria: “Non tante ciarle, dunque silenzio… sappiamoci compatire l’una con l’altra; dunque non più lamen-ti…impieghiamo le nostre fatiche per la scuola con l’insegnare le vie del Signore alle giovinette; dun-que più zelo… più esempio”49. A suor Maddalena Capone, ricorda una grande verità: la molteplici-tà nell’unità. “L’Istituto del Preziosissimo Sangue è formato di molte individue; ma deve essere un cuor solo e un’anima sola, mentre vi deve essere una sola volontà, che è quella di Dio, come ho det-to sopra, e questa ci si manifesta per mezzo della S.

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Obbedienza. Ma come? Ecco come: ‘Uno sia il tuo consigliere – dice lo Spirito Santo – e questo deve essere il Superiore al quale si appartiene”50.

Maria è veramente delicata: la santità non le fa perdere la capacità di essere piena di premura. San Paolo stesso, non perde nulla della sua alta spiritua-lità, quando, scrivendo a Timoteo, dice: “Non bere soltanto acqua, ma bevi un po’ di vino, a causa del-lo stomaco e dei tuoi frequenti disturbi”51. E Maria: “Raccomando a lei che mangi, e non si faccia inde-bolire lo stomaco”52. A suor Orsola Ricciardi, for-se troppo zelante nelle mortifi cazioni corporali, la Madre non esita a dire: “…mi dispiace che si senta poco bene; si abbia cura e non vada alla scuola senza aver preso prima qualche cosa; non va bene andare a digiuno”53. Alle suore consiglia che pri-ma di andare alla scuola prendano un po’ di caffè nero, perché a digiuno è molto diffi cile insegnare. Ha una premura tutta particolare per le inferme e suggerisce ad ogni comunità di dar tempo per il sostentamento delle sorelle malate. La lettera che maggiormente ci rivela la grandezza d’animo della De Mattias, il suo amore e la sua eccezionale com-prensione è quella scritta a suor Federica Cipriani, alla quale concede il permesso di secolarizzazio-ne, per assistere la mamma. Ella precorre i tempi, se pensiamo al rigorismo del momento storico. È una delle ultime lettere della sua vita, in cui l’ani-ma, dopo un cammino diffi cile di ascesa verso Dio,

sperimenta l’amore dello Sposo Gesù crocifi sso, dilata il suo cuore per divenire sempre più somi-gliante a lui. Si china, interiormente, su ogni esi-genza e miseria umana, non per pronunciare parole di condanna, ma solo parole di incoraggiamento:

“Rev.da Madre e fi glia in Gesù, sento la necessità che ha la buona madre di ave-

re un aiuto nello stato in cui si trova. Alla medesi-ma è molto di sollievo se lei resta con essa in tutto il resto del suo vivere. Ella potrà restare e le do il permesso di levarsi l’abito religioso, e di andare con abito secolare, ma modesto. Di più le racco-mando la santa Messa tutti i giorni per quanto si può; la frequenza dei Sacramenti, la ritiratezza, l’orazione di regola, alla meglio che potrà e il pre-starsi in tutto ciò che occorre alla sua buona ma-dre. Sia dunque con la benedizione di Dio, e faccia del bene con pace. Iddio la benedica e benedica le nostre sante intenzioni. Mille saluti alla sua buona madre e tutti i suoi parenti. Mi scriva spesso e con stima sono

U.ma Serva Maria De Mattias”.54

Nei volumi delle sue lettere troviamo molte sfu-mature di delicatezza femminile, non solo verso le sue fi glie, ma anche verso persone con le quali Maria è a contatto.

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Cuore dilatato dalla Grazia Ancora Giovanni Merlini descrive la naturale di-

sponibilità di Maria alla Grazia: “(Dio) gli donò un cuore sensibile e facile all’impressione della gra-zia, uno Spirito pronto ed energico, una angelica illibatezza di costumi… Miratela infatti alla età di otto anni come gusta il racconto dei fatti scritturali che il padre gli va narrando, e come si commuove allorché sente che Abele, Isacco, Giacobbe ed al-tri erano fi gura di Gesù Cristo, che come Agnello Innocente fu portato al Calvario…”55.

Sentiamola parlare dei suoi anni di giovinezza, quando si sente chiamata da Dio a consacrare tutta la sua persona a lui:

“La vista del Crocifi sso era al mio cuore come una dolce saetta che mi feriva, e questo mi accade-va alcune volte, non già ponendomi in orazione, ma nel camminare per casa facendo qualche cosa… Mi sentivo tirata con grande veemenza ad amare Gesù e questo era unito al timore di perderlo… Non cessando io di piangere e pregare, in un subito mi venne il raccoglimento, e si presentò al mio intel-letto un oggetto così bello, il quale mi ricolmò il cuore di pace”56.

Mentre descrive il nascere della vocazione, ci meraviglia la sua disponibilità nel lasciarsi aiuta-re a scrutare il disegno di Dio su di lei. Ciò non è frutto di una preparazione culturale o teologica, che certamente non possiede. Il desiderio di avere

una “guida” è legato in Maria, alla sua particola-re sensibilità alla Grazia che sta lavorando in lei. Un dono straordinario si radica nel cuore di Maria De Mattias, la contemplazione: “Furono tante le lacrime che versai ai piedi del Crocifi sso, che mi sentivo quasi crepare il cuore”57. Capacità di con-templare l’ Amore Crocifi sso e capacità di piangere per amore! Chi mai se lo sarebbe aspettato che una ragazza di sedici/diciassette anni fosse in grado di sperimentare una così forte commozione spiritua-le, di fronte alla sublime realtà del Mistero della Redenzione!

Quelle lacrime dimostrano che Maria è giunta alla conoscenza amorosa di Gesù Cristo e al tem-po stesso alla consapevolezza della sua nullità: “…sentiva in cuore grandissima pena per la perdita di tante anime; avrebbe voluto dare il sangue e la vita per esse”58.

Un pathos così forte indica in questa giovane l’apertura d’animo senza confi ni.

È notevole la capacità di trovare mezzi adeguati per rendere più chiara la sua vocazione: anzitutto una guida, e, trovatala, esserle sottomessa con la ferma convinzione che Dio parla attraverso i suoi mediatori. Quando, nel mese di maggio 1822, va a parlare ad un vecchio missionario per chiedere luce, così ricorda: “Fui esaminata da lui, e senza perder tempo mi disse, che andassi in casa, e subito mi levassi alcune vanità che portavo… Io andiedi

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e fei quanto mi disse…”59. La preghiera e la morti-ficazione, la pace e la consolazione sono il termo-metro della sua generosità e della conferma della volontà di Dio su di lei. Racconta spesso come di fronte a difficoltà e prove abbia sostenuto una dura lotta fino a quando, ritrovata la pace e la tranquilli-tà, si sente dilatare il cuore.

Si può concludere con le parole di Giovanni Merlini: “Allorché Iddio elegge alcune onde ser-virsene per le opere di sua gloria è uso di preparar le vie e dispensare quei doni di natura e di grazia che sono necessari al conseguimento del fine”60.

Anima naturalmente mistica, Maria De Mattias è scelta da Dio per fondare l’Istituto delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue! Con una personalità ar-ricchita con molti doni di natura, collaborando con Dio e abbandonata tra le braccia di Maria santissi-ma, ella cammina verso la vetta della santità. Una volta arrivata alla cima, guardando ai suoi 61 anni di vita, la si può facilmente definire “donna misti-ca”, totalmente trasformata dallo Spirito, e parago-nabile solo ad una santa Caterina da Siena o ad una santa Teresa d’Avila!

Quadro raffigurante la Divina Maternità di Maria, nella camera della Santa

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Per puro amoreMaria De Mattias, vera mistica del secolo scor-

so, nella sua ascesa alla santità, testimonia la sintesi esistenziale di azione e contemplazione: “Iddio ci riunisca sotto l’ombra della Croce, fra i rivi scorre-voli del Divin Sangue a tirare anime al Paradiso”61.

La sua santità sta nell’aver portato a pienezza la conformazione a Cristo Signore, vivendo giorno per giorno, ora per ora, in obbedienza al Vangelo.

Con Gesù Crocifi ssoSecondo San Paolo tutta la storia dell’esistenza

umana è orientata verso un preciso “progetto” divi-no: divenire fedeli seguaci di Gesù Cristo e acqui-sire la morfologia caratteristica del “Figlio dilettis-simo”, nel quale “ …abita corporalmente tutta la pienezza della divinità,”62; “poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, per-ché egli sia il primogenito tra molti fratelli”63.

Questa conformità è la nostra partecipazione alla realtà stessa del Figlio Gesù Cristo. Maria De Mattias esprime il suo desiderio di “conformazione” a Gesù, ripetendo continuamente a se stessa e agli altri di “voler essere crocifi ssa con Gesù Cristo”. La sua vita è una continua e progressiva “trasfor-

mazione” nell’immagine dello Sposo Crocifi sso. Di questa trasformazione lo Spirito Santo è ori-

gine, agente e fi ne.In un progresso permanente di “conformità”

sempre più vicina al Signore crocifi sso, Maria pro-cede “di gloria in gloria”, come afferma san Paolo.

Ascoltiamola mentre si esprime con fanciulle-sca semplicità: “Tutto il giorno vado spasimando per trovare Gesù; lo cerco dalla Madonna, lo cer-co da san Francesco Saverio; lo cerco dal nostro Padre Del Bufalo; lo cerco da tutto il Paradiso, e non l’ho trovato; fi do nella sua parola e spero. Non mi toglie questo né la pace, né il raccoglimento. Nell’occorrenza canto, rido, suono l’organo con serenità, ma con tutto questo non posso dire che non soffra un vero martirio; mi pare di stare in car-cere legata con catene troppo pesanti perché non vedo il mio Bene”64.

Al processo per la sua beatifi cazione, una suo-ra testimonia: “Al solo vederla si capiva che essa era intimamente unita con Dio. Era assidua nella meditazione dei divini misteri, e soprattutto della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che cerca-va di avere sempre dinanzi agli occhi”65.

Giovanni Merlini, nell’elogio funebre, così de-scrive l’ardore cristiano della Fondatrice: “Ardeva nel cuore di lei una carità verso Dio e verso il pros-simo tale che non potendola tenere chiusa nel petto era costretta manifestarla al di fuori. Sentitela in-

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fatti nei privati discorsi come parla di Dio. Leggete le sue lettere e troverete risplendere in esso lo spiri-to di Gesù Cristo… Ella è un Angelo che parla, con semplicità, sì, ma tutta ripiena di amor di Dio… Non sa saziarsi, e tutto il suo contento è parlare di Dio. Sente la stanchezza e l’indebolimento del pet-to, e vorrebbe tacere, ma la carità non vi consente, e si sforza. Comincia e più non sente l’incomodo. Finisce ed eccola nella debolezza estrema. Soffre ed è pronta a soffrire anche di più. È consumata dalle fatiche, ed è contenta di dar per Iddio anche il sangue e la vita”66.

Questa Santa si distingue particolarmente nell’amore a Gesù Crocifi sso, che ha versato il Sangue Preziosissimo per tutti noi. La sua vita spi-rituale è prettamente cristocentrica: “Oh! Caro mio Gesù… imprimi nel mio cuore un grande deside-rio al patire e uno zelo grande di tirare anime alla tua Croce, bagnata del tuo Preziosissimo Sangue, Croce amata dal Figliolo dell’Altissimo Iddio”67. “Le piaghe amabili del nostro Diletto Sposo Crocifi sso siano sempre nei nostri cuori”68. “Sotto l’ombra della Croce io riposi col mio Gesù… e in-fi ne vi muoia con Lui per puro amore… Non si può amare Gesù se non si ama la sua Croce”69. Sono espressioni di amore escatologico, di consumazio-ne perfetta, fi nale, unitiva a Dio. Sono parole che esprimono il grido di un’anima che brama solo la perfetta somiglianza al suo Signore Gesù Cristo, e,

come lui, vuole vivere di Croce!San Paolo, nella sua gioiosa esperienza di pro-

gresso spirituale, confessa: “Sono stato crocifi sso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”70. Per mezzo della fede, il Signore Gesù diventa soggetto di tutte le azioni vitali del cristia-no. Cristo, presenza costante e ininterrotta nel vi-vere quotidiano di Maria, è l’unico movente delle sue scelte e dei suoi pensieri, lo scopo di ogni aspi-razione e desiderio: “Egli sempre più m’impiaga il cuore con il suo dolce amore: non trovo più ripo-so che in lui, non posso gustare di altra cosa che lui… sento poi nel fondo del mio cuore una brama di lui, che mi dà pace, ma mi fa spasimare; godo e patisco”71.

Maria ama starsene ai piedi di Lui Crocifi sso, in affettuoso dialogo, e sperimenta quel contatto pro-fondo e intimo che è tipico della relazione d’amore: “Mi sento penetrare il cuore da una ardente brama di amare assai Gesù; lui amorosamente mi va sco-prendo i tratti amorosi di una bontà usati con me e mi accende il desiderio di vivere solo per lui… Ho allargato il mio cuore presentandolo spesso alla sua misericordia, acciò lo riempia dei suoi doni e di tutto sé e spero di non restare confusa”72.

In Maria la prova, la notte dei sensi, è così in-tensa, da procurarle tormento, pena e spasimo. Giovanni Merlini, rispondendo ad una sua lettera, così la esorta: “Iddio tiene l’anima sotto il tor-

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chio, ma la tiene forte perché non ceda. Che mi-sericordia di Dio è questa! Ringraziamolo di cuo-re… Iddio sparge assenzio, perché lo serva senza consolazioni”73.

Ferita d’AmoreIl suo cammino verso le altezze della relazione

mistica è nutrito da profonda e costante preghiera. Senza dubbio, Maria ha avuto da Dio il dono del-la contemplazione in età precoce. Nel 1841 scrive: “In quanto all’orazione non so portare nessun pun-to preparato, ma mi presento solo con pensiero di mostrare al mio Signore le mie miserie, i miei bi-sogni, onde muovere il suo amoroso cuore a darmi i suoi aiuti per salvarmi. In questi sentimenti, in queste accese brame, mi passa molte volte il tem-po dell’orazione da solo a solo con Dio”74. Altrove dice: “Il mio spirito in un subito, con un raccogli-mento di pace si è riposato sulle braccia del suo Signore. Il cuore si sente liquefare di amore verso Gesù nel vedere le sue operazioni tutte dirette per ferire sempre più”75.

La sua preghiera preferita è un susseguirsi di monosillabi. È il tipico linguaggio dell’amore, che rinunciando al superfl uo, vive e si esprime solo d’essenzialità: “Essa non sa dire altro. Gesù mio aiutami, ti voglio amare… non ti voglio offendere, oh, potessi amarti come ti amano le anime più in-

namorate, non invidio il loro godere, ma perché ti sanno amare…!”76.

Altra caratteristica della vita interiore della De Mattias è il dono delle lacrime. Talora, sembra an-gustiata da questa manifestazione mistica e diventa inquieta; vorrebbe liberarsene, ma non ci riesce.

Ne parla con schiettezza al suo direttore spi-rituale: “L’orazione di questa mattina è andata li stesso. Non posso fare altrimenti, è operazione del cuore. Vado nascondendo, ma non posso, non è tut-to in mio potere, mi turberebbe la quiete dell’ani-ma, che allora vuole stare come le pare; non vuole neanche le parole imparate o lette nei libri, ed a me tante volte viene l’impazienza, ma una impa-zienza che nel profondo dell’anima non mi toglie la pace. Sta in guardia perché l’umanità vorrebbe entrare, e però piange come una bambina quando vede che il cane o altro, che vorrebbe toglierle quel che tiene in mano, non può da sé aiutarsi, e non po-tendosi aiutare resta in silenzio abbandonata nelle mani di Dio e di Maria santissima. In questo quie-to silenzio sta… infi ne, scoppia in lagrime, perché il tumulto degli affetti non possono stare ristretti e schiatterebbe se non fosse così. Da sé poi si ri-compone, sebbene nel piangere non perde la sua gravità, perché l’anima teme la leggerezza e vuole anche in questo fare da sé. Da che la Vergine con-dusse l’anima nell’orazione non ha potuto fare mai una preparazione; se vado preparata ad una medi-

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tazione, all’anima non le accomoda vuole andare ad un’altra, ed eccola come la suddetta bambina. Qui vi deve essere qualche forte inganno. Mio Dio aiutatemi. Non so se mi sono spiegata”77.

Già prima, a 34 anni, Maria racconta a don Giovanni Merlini: “In quanto allo spirito la mattina mi alzo circa un’ora prima delle altre per applicar-mi all’orazione, mentre mi pare che il giorno non posso avere tempo; in quest’ora o due circa, non fo altro che starmene ai piedi di Gesù Cristo come il povero del vangelo; in questi giorni, mi sono appli-cata a meditare i dolori della Vergine santissima; alcune volte sul primo dell’orazione mi viene su-bito il raccoglimento con sentimenti di dolore dei miei peccati, e dei peccati che si commettono nel mondo;... e senza perdere la pace del cuore, resto ferma con le mani e le braccia aperte guardando il Signore; dopo di qualche tempo, appena posso dire: ‘Miserere mei Filii David’, e mi viene subito un gran pianto, dicendo: ‘Mio Gesù, io sto qui ai piedi vostri, e ancorché mi cacciate con la spada della vostra giustizia, voglio sempre sperare in voi che siete il mio salvatore’. Io non so spiegarle ciò che succede nel mio cuore in alcune di queste cir-costanze: ora mi pare di sentire il mio bene Gesù nel mio povero cuore, che mi comunica un gran co-raggio, ed ora non sento altro che timori, tenebre e miserie; in mezzo a queste mi pare di non perdere il coraggio, e con pace porto i miei difetti…”78.

In un’altra lettera, scritta in 16 punti e riguar-dante il suo interno, dice ancora: “(la sua orazione) è quasi tutta nello sfogare i suoi affetti con il suo Gesù che il cuore le ferì; e qui piange molto per il timore di non aver corrisposto alle fi nezze del suo amore, si ricorda di averlo offeso, una tal memoria le toglie quasi il respiro, e il cuore si sente crepare per la pena, va dicendo: ‘Gesù mio, e perché non ti ho amato? Desidero amarti sempre sempre; ti ame-rò Gesù mio caro? Io spero!’”79.

La preghiera di Maria si può a ragione defi nire “preghiera del cuore”, poiché nasce da una sintesi tra pensiero, cuore, corpo e lacrime d’amore.

È la preghiera per eccellenza. Tutti i santi la vi-vono, e molti senza teorizzarla.

Quando siamo compenetrati da un grande Mistero, riusciamo a balbettare solo poche parole: “Gesù, Figlio di David, abbi pietà di me!” o, con san Francesco: “Mio Dio, mio Tutto!”. È diffi cile spiegare ciò che realmente si sperimenta quando si è guidati dallo Spirito. Infatti, Maria dice: “Non so spiegare ciò che mi accade!”. Le sue lettere ripe-tono spesso quella che per lei è una parola d’ordi-ne: orazione. La risposta ad ogni dramma, ad ogni problema e diffi coltà è “orazione”. L’unica luce che le sembra possa rischiarare un cammino oscuro e diffi cile è quella dell’orazione.

Il suo stile di preghiera è un costante ed intimo colloquio con Dio, suo Bene, nel quale le tenebre

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diventano luce e le diffi coltà sono semplicemen-te gradini di accesso al trono della Misericordia. L’amore verso Dio è per lei un dialogo continuo con lo Sposo divino, unico e vero ospite del suo cuore. In una lettera a Suor Carolina De Sanctis, utiliz-zando un binomio a lei caro, suggerisce la chiave di lettura per recuperare il senso delle diffi coltà che si vivono: silenzio e preghiera: “Col silenzio e la preghiera conosceremo meglio la preziosità del-la Croce consacrata dal Sangue prezioso di Gesù Cristo… Persuadiamoci che la croce la porteremo sempre con noi, in qualunque parte andiamo; an-che in Paradiso per amore, ed ivi godremo i frutti dolcissimi di essa eternamente… Le persone croci-fi sse… sono le più accette a Dio”80.

Maria sa, per averne fatto esperienza, che il Signore parla al cuore delle creature umane, solo attraverso il silenzio e la preghiera. Questa rela-zione amorosa con Dio, si esprime nel distacco dal mondo e nella libertà interiore, che rendono capaci di dialogare con Dio, con un cuore aperto e nella Verità. Il dialogo non è fatto di sole parole, ma di “silenzio e orazione”; “orazione e fi ducia, fatica e silenzio”81; “raccomando lo spirito di raccoglimen-to, di silenzio, di carità e di orazione”82; silenzio…..silenzio… silenzio… orazione, orazione, orazione, orazione”83.

Plasmata dallo SpiritoMaria De Mattias, donna che si lascia guidare e

purifi care dallo Spirito Santo, pone particolare at-tenzione a tutto ciò che le viene da Dio, al fi ne di uniformarsi a lui.

Vive l’ amore sensibile e spirituale, ad un gra-do così elevato, fi no a gridare nel profondo del suo cuore: “Anime, anime, anime al Paradiso!”84. Siamo di fronte ad una donna che apre il “cuore” e accetta di passare nel crogiolo della purifi cazio-ne, pur di raggiungere la vera “conoscenza” di Dio. “La Croce sia sempre con noi in tutta la nostra vita, per poi goderne la gloria in Cielo con il nostro amor Crocifi sso”85. Ella passa così da una comu-nità all’altra come torcia accesa, col cuore aperto ad ogni sofferenza umana: “Abbracciamo il patire per Gesù Cristo nostro; stiamo in un Istituto che non ha altro scopo che le glorie del Crocifi sso”86; è pronta a sacrifi carsi ad imitazione del suo amato Crocifi sso Signore: “Oh, che grande onore morire vittima tutta consumata di puro amore spremuto dal Torchio della Croce, dir voglio dolori e pene a sazietà”87.

Il signor Filippo Merluzzi, al processo per la be-atifi cazione della Fondatrice, rivela la straordinaria fede della Madre: “L’ho veduta più volte pregare dinanzi al Santissimo Sacramento colle braccia aperte e in ginocchio, senza appoggio, collo sguar-do fi sso al tabernacolo, e ciò faceva frequente-mente e per lunghe ore”88. E ancora suor Nazarena

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Longo: “Quando pregava, specialmente dopo la Comunione, si vedeva nella Venerabile qualche cosa di straordinario: il volto acceso ed infi am-mato, la persona immobile e come estatica, senza accorgersi neppure delle persone che le passavano davanti”89.

Il suo “sentire” con il cuore e la contemplazione estatica del Mistero, la rendono consapevole della presenza del Signore in ogni attimo della sua vita. Le esperienze di emozioni interiori, inesprimibili, suscitate dallo Spirito la trasformano velocemente e precocemente “in donna spirituale”, guidata uni-camente dalla Grazia divina: “Verso molte lagri-me per ottenere la grazia di dare gusto in tutto a Gesù; sì Gesù solo, solo Gesù voglio nel mio cuore e niente più… il sentimento che provo, nel mentre che dico così, ora è di amore, e ora di dolore per averlo offeso”90.

Ascoltiamola ancora mentre racconta la presen-za di Dio in lei, che la chiama ad amare con amore totale. Un amore fi no alle lacrime, perché toccata nella più intima profondità: “Quando poi sto sola do tutta libertà ai miei affetti, e prima mi viene in un subito il raccoglimento, poi mi viene un’ardente brama di amare Gesù che mi dà una gran pena ma dolce; vi si unisce il timore di non arrivare a posse-derlo e così in mezzo al timore e amore mi viene un torrente di lagrime senza poterle trattenere e que-sto mi succede… tutte le volte che posso ritirarmi sola”91.

Nel raccontare le sue esperienze interiori, la pa-rola che più spesso usa è “cuore”, “il mio cuore”. Così si esprime: “Il mio cuore si sente mosso con ardentissima brama di amare Gesù con amore net-to, netto, puro, puro, che gli dia gusto; questa brama non mi toglie la pace, che anzi mi cresce di gior-no in giorno, ma solo sento una pena sensibile,che nasce da una certa gelosia del cuore, temendo che si attacchi a qualche cosa della terra. Il cuore per questo di tanto in tanto si discioglie in un diretto pianto, che viene dalla suddetta brama”92.

Sola con il SoloIn una sua lettera circolare del 1854, scritta alle

suore, confi da: “Dobbiamo essere crocifi sse con Gesù Cristo… io non vorrei altro che predicare Gesù Crocifi sso per tutto il mondo. Amiamo Gesù Crocifi sso, sorelle, amiamo Gesù Crocifi sso!... Io sono disposta di morire per l’obbedienza, ho fi du-cia in Gesù Cristo, che mi darà la forza e il corag-gio, desidero di essere distrutta per Gesù Crocifi sso e per la mia cara mamma Maria santissima”93.

Un anno prima di morire, nel 1865, a suor Tecla Colonna scrive: “Passeremo per molte tribolazio-ni per entrare in Paradiso. Confi denza grande nel Prezioso Sangue di Gesù. Chiediamo a Dio per conoscere la preziosità dei patimenti. Ad un’anima che ama Gesù Cristo il patire gl’è caro e gli sem-bra di non patire per chi tanto ha patito ed è morto

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crocifisso per nostro amore”94.Maria muore il 20 agosto 1866, consapevole di

essere stata esaudita nel suo desiderio di totale con-sumazione della vita in Dio. “Gesù mio, io sono tutta tua e tu sei tutto mio; voglio consumare la mia vita per te; come voi l’avete consumata per me”95. Così realizza in sé quella “morte” a tutto ciò che non è amore per Gesù Cristo, considerando “tutto” una perdita a motivo di Lui, al fine di guadagnare solo Cristo e partecipare alla sua gloria. Può ella vivere intensamente perché è conquistata da Gesù Cristo e si lascia plasmare unicamente da Lui e dal suo Spirito. Con san Paolo può più volte ripetere “…sono stato conquistato da Cristo Gesù”96.

Negli ultimi giorni di vita, Maria ripete con fi-ducia: “Oh avessimo noi la sorte di finire i nostri giorni nel bacio del Signore”97. È il “morior quia non morior” di santa Teresa D’Avila.

In tutta la sua vicenda terrena, ha cercato solo di comprendere “l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità” del mistero della salvezza. Conosce “l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza” col divenirgli conforme, attraverso la partecipazio-ne piena al Mistero della Redenzione98. Ha meritato così di essere ricolma di tutta la riconoscenza di Dio.

Ella ci invita, ancora oggi, a seguire coraggiosa-mente i passi dello Spirito, che apre la pista lungo i sentieri della vita.

In salita. Verso la santità.

I rivi del Divin SangueIldegarda di Bingen99, in un’epoca molto lonta-

na da Maria De Mattias così si esprime: “Io con-templavo il Figlio di Dio appeso alla croce ed ecco che io vidi che gli era stata presentata dalla forza divina una donna imponente, che era come bagliore luminoso, saltato fuori dalle profondità del disegno eterno, come una sorgente precipitosa. E il Sangue, che sgorgava dal suo fianco ferito, la inondava elevandola a sé. Ella era stata affidata a lui dalla parola del Padre celeste per una beata co-munione nuziale, che aveva come dote preziosa la carne e il sangue del figlio”. Maria De Mattias scri-

➨Dipinto, Maria De Mattias e gli operai

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ve: “In questa mattina mi sono trovata sola ai piedi del Crocifi sso, e sono restata con le braccia alza-te in aria, e soffocata tra le lagrime, dicendo: ‘Oh mio Gesù, per la vostra Passione, per il Sangue che avete versato per me, e per tutto il genere umano fatemi incontrare il vostro gusto in tutto’”100.

Ella esprime, in queste poche frasi, il suo at-teggiamento di “donna” ai piedi del Signore cro-cifi sso, dal cui costato scaturisce la fonte perenne del suo Sangue, che feconda la Chiesa: Sposa del “Figlio di Dio”! Questo Sangue inonda Maria, e la eleva all’altezza della ferita del Costato, per la “be-ata comunione nuziale”.

Il Costato apertoConfi da un giorno a suor Celestina Barlesi:

“Ella non si partirebbe mai dai piedi del suo Signore, per ascoltare la sua voce” e la esorta a non allontanare mai il suo cuore “da quella fonte perenne, che scaturisce da quella piaga amorosa del Costato di Gesù Crocifi sso nostro Sposo amo-rosissimo”101. Maria sta sotto l’ombra della Croce, “ tra i rivi scorrevoli del Sangue del Crocifi sso”; di questo Sangue ella si nutre e da esso viene lavata e rivestita, perché “fonte perenne”, amore che scatu-risce dal Costato dell’Amato: “Vi costo Sangue… ma il vostro Sangue lava le sozzure di quella ani-ma”102. “Signore guardate le vostre Piaghe, il vo-stro Sangue, e abbiate pietà di me”103.

È all’altezza di quel Costato amoroso che lei brama arrivare, per poter bere a larghi sorsi, come da “fonte zampillante per la vita eterna”! “Gesù, datemi il vostro Sangue che per me ancora l’ave-te versato”104. “Oh mio Gesù, la vostra croce stia sempre nel vostro Costato”105.

Desidera che tutti si dissetino a questa fonte, tut-ti vi si immergano, perché essa è il prezzo col quale siamo stati riscattati.

“Voi sapete che non a prezzo di cose effi mere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuo-ta condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia”106.

Nelle prime regole (del 1838) così defi nisce il nascente Istituto: “Il nome che noi abbiamo di Adoratrici del Divin Sangue ci ricorda che dobbia-mo essere pronte di dare anche la vita, acciò da tutti sia adorato e benedetto questo Sangue Divino, e che ognuno se ne approfi tti a propria salvezza”107. Ai piedi dello Sposo crocifi sso scopre la sorgen-te dell’amore: “Gesù sia sempre il nostro unico amore. Il Suo Sangue è nostro!”108. Sì, il Sangue di Cristo è nostro, perché versato per la nostra reden-zione, per la nostra Vita!

Ci sembra di poter applicare all’esperienza di questa donna, una interpretazione allegorica di Origene, quando spiega l’espressione del IV Vangelo “Chi mangia la mia carne e beve il mio

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sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ulti-mo giorno”109. Egli così commenta: “Questa bevan-da che il Verbo di Dio riconosce per il suo Sangue è il Verbo che sazia e inebria meravigliosamente il cuore di coloro che lo prendono. È la bevanda di quel calice di cui è detto: ‘Come è meraviglioso il tuo calice inebriante’”110. “che possono essere in-fatti il Corpo e il Sangue del Verbo, se non la parola che nutre e rallegra il cuore?”111.

Questo calice inebriante della Parola e della con-templazione non è anche il nutrimento e la gioia del “cuore” di Maria? Ella beve al calice del Verbo, al calice della Passione del suo Amore Crocifi sso, comunicando misticamente e sacramentalmente con Lui: “Fissiamo i nostri occhi al Crocifi sso”112. Parole che sembrano riecheggiare quelle di Santa Caterina da Siena, la mistica del Sangue, che scri-vendo a sr Daniela da Orvieto, dice: “Scrivo a te nel prezioso Sangue suo; con il desiderio di vederti ba-gnata e annegata nel Sangue di Gesù Crocifi sso… Bagnati nel Sangue… nascondiamoci nella caver-na del Costato di Cristo Crocifi sso, dove hai trova-to l’abbondanza del Sangue…”113.

Zelo apostolico Maria De Mattias confi da a suor Berenice

Fanfani: “Che bella consolazione è il vedere le spose del Divino Agnello Adoratrici del Sangue

suo preziosismo, che con una sola volontà, con una sola anima, con un sol cuore unite, fanno risuonare per tutto il Paradiso quell’inno di ringraziamento all’infi nita bontà di Dio, nel mentre che offrono il Sangue del suo Figliolo per la riconciliazione del Cielo con la terra, la terra con il cielo”114.

È il Sangue della croce di Cristo, che opera la riconciliazione, secondo quanto dice san Paolo nel-la lettera ai Colossesi: “Per mezzo di lui (Cristo) riconciliare a sé tutte le cose, rappacifi care con il Sangue della sua Croce, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli”115.

Maria contempla la Croce, “consacrata dal Sangue di Gesù Cristo”116 e ama d’amore tenero il Crocifi sso: ma lo adora ricoperto di Sangue e di Piaghe: “L’unico nostro pensiero sia di far cono-scere a tutti, per quanto ci sarà possibile, l’amore crocifi sso Gesù, ricoperto di Sangue e Piaghe per la nostra salute”117.

È il Cristo Risorto: il Cristo che tiene aperta la porta del suo Costato, perché brama riconquistare a sé tutte le creature.

Maria non si stanca di esortare le sue fi glie alla lode del Sangue di Cristo: “Faccia in modo che dappertutto risuoni la lode del Sangue di Gesù; fi glia mia, ascoltiamo le voci di quell’adorabile Sangue sparso con tanto amore e tanto dolore”118. Ancora: “Dobbiamo dalla nostra parte procurare che sempre sia glorifi cato il Sangue prezioso, col

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non mai stancarci di aumentare il bene”119; mante-nendo sempre vivo “lo zelo per la gloria del Divin Sangue”120.

Il suo appello apostolico è: “Anime, anime, ani-me al Costato di Gesù Cristo”121.

Maria è la donna inondata dal Sangue della fe-rita del costato di Cristo, unita all’unica Volontà del Padre e del suo Sposo Gesù e brama solo di “dare la vita per la salute delle anime che costano Sangue a Gesù”122.

La sua opera è tutta innaffiata da questo Sangue Divino!

Il suo Carisma si radica nel Mistero Pasquale, da cui scaturisce la devozione al Sangue di Cristo. Ella vive generosamente questo Mistero mediante l’Isti-tuto delle Adoratrici del Sangue di Cristo, lodando e glorificando il prezzo della nostra salvezza.

➨Il battistero nella Chiesa di San Martino

dove fu battezzata la Santa

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ConclusioneMaria De Mattias vive e testimonia l’adora-

zione del Sangue di Cristo in una quotidiana con-templazione d’amore, capace di generare l’ansia apostolica.

Imita Gesù che ha versato tutto il suo Sangue per noi: “Abbia sempre in vista di dare la vita per la salute delle anime che costano Sangue a Gesù”123.

Rende grazie a Gesù che ci ha ricomprati con il suo Sangue: “Sia benedetta la carità del Cuore santissimo di Gesù ed il suo Preziosissimo Sangue che ci ricopre”124.

Loda e proclama le meraviglie del Sangue di Gesù “da per tutto risuona la lode del Sangue di Gesù”125.

Si nutre del Sangue di Cristo, nell’Eucari-stia, nella penitenza e nella contemplazione del Crocifi sso: “Datemi, (Gesù), il vostro Sangue che per me l’avete versato”126.

Accoglie i benefi ci del Sangue redentore: “il suo Sangue è nostro”127.

Confi da e si abbandona tutta nell’unica fonte di salvezza: “Non si allontani mai il nostro cuore da quella fonte perenne, che scaturisce da quella pia-ga amorosa del Costato di Gesù Crocifi sso nostro Sposo amorosissimo”128.

Partecipa alla passione di Gesù Cristo e a tutto

il suo Mistero Pasquale: “Animiamoci a patire vo-lentieri per amore di Gesù, che con tanto amore ha dato il suo Sangue per noi... La Croce sia sempre con noi in tutta la nostra vita per poi goderne la gloria in Cielo con il nostro amor Crocifi sso”129.

Santa Maria De Mattias vive l’essenzialità del mistero cristiano e si offre nell’adorazione al Preziosismo Sangue: centro, origine, e culmine della salvezza umana. Ella introduce, in modo mi-sterioso, le sue Suore a fare del Mistero Pasquale il fulcro del carisma che si impianta in tutto il mondo. Di questo sublime mistero parla con forza e convin-zione: non con sublimità di parola, ma con la sola fede nel suo Signore e Sposo amorosissimo.

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Perché un approccio grafologico

“SCRIVERE” è stata una tappa fondamentale per lo sviluppo dell’umanità, tanto che per secoli fu considerata un’attività sacra, spesso riservata a una casta sacerdotale.

Attraverso importanti e rigorosi studi scientifi ci, i neurofi siologi sono giunti alla conclusione che il gesto grafi co è il movimento più complesso e raf-fi nato che l’uomo possa produrre, perché investe molteplici piani della realtà neuro-fi sio-psicologi-ca del soggetto scrivente: dall’aspetto percettivo a quello sensoriale, la relazione col mondo arche-tipico, le funzioni espressive del corpo, l’ambito mnemonico, visivo, midollare, muscolare, emotivo conscio e inconscio. Pertanto, il tracciato grafi co descrive una mappa a tutto tondo del nucleo vita-le dell’individuo. L’interpretazione di questo mo-vimento permette, quindi, allo studioso del gesto scrittorio, il grafologo appunto, di indagare in am-piezza e in profondità la personalità dello scrivente, conoscendone le modalità di approccio con la re-altà, il quadro biotipologico, il tipo e le specifi cità della sua intelligenza, le capacità comunicative, il temperamento, l’affettività, i confl itti risolti e non risolti.

La grafologia è una scienza umana sperimenta-le, che ha come oggetto di studio il gesto grafi co spontaneo, ovvero lo scarabocchio, il disegno, la fi rma e la scrittura. Alla luce di quanto detto so-pra, il grafologo, quindi, analizza quel processo espressivo così personale e così profondamente in-dividualizzante che coniuga il messaggio verbale scritto con il linguaggio simbolico e non verbale.

L’indagine grafologica, prendendo spunto dalle tendenze individuali poste in relazione alle tracce del vissuto, mette in luce un ritratto dello scriven-te – nel momento in cui ha vergato lo scritto – per poterlo comprendere nel “qui ed ora” ma anche in un percorso evolutivo.

In Italia, la grafologia nasce con padre Girolamo Maria Moretti (1879-1963), francescano, che in tut-ta autonomia fonda un suo metodo volto alla cono-scenza dell’uomo nella sua unità somatopsichica. Egli fonda un metodo rigoroso e attendibile, che lo porta a individuare circa cento “segni”, suddivisi in varie categorie grafi che, ognuno dei quali ma-nifesta una tendenza che si esplica nell’aspetto in-tellettivo, volitivo, emotivo, affettivo, somatico del soggetto scrivente. In questo metodo, egli prevede precisi criteri di identifi cazione e quantifi cazione dei segni, gerarchie per importanza e principi di re-lazione dei segni fra loro e con i relativi signifi cati psicologici. Il quadro di personalità che emerge è quindi dato dalle tendenze (segni), dalla loro for-

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za espressiva (graduazione) e dalla loro interazio-ne in termini di rinforzo o confl itto di signifi cato (combinazioni) racchiusi in una sintesi organica e dinamica. Per facilitare, poi, un riconoscimento di massima del soggetto scrivente, padre Moretti or-dina i diversi segni catalogandoli per temperamenti (assalto, attesa, resistenza, cessione) che informa-no del quadro biotipologico del soggetto.

Ad oggi, i più usuali campi di applicazione della grafologia sono:

• ambito Peritale: per la disconferma o meno dell’autenticità di uno scritto;

• ambito dell’Età Evolutiva: per la compren-sione delle fasi evolutive di soggetti molto giovani, orientare i ragazzi nelle scelte scolastiche stimolan-done le potenzialità, prevenire le forme di devianza e disagio adolescenziale;

• ambito Professionale: per l’orientamento scolastico o lavorativo, selezione del personale, ri-organizzazioni aziendali;

• ambito Relazionale: per lo studio delle di-namiche familiari e di coppia, la strutturazione di team di lavoro;

• ambito Grafoterapeutico: grazie al quale vengono “rieducate” le persone a riappropriarsi di un gesto grafi co equilibrato e personale, liberan-dosi da scompensi energetici, disagi grafomotori e somatizzazioni che impediscono un disinvolto comportamento scrittorio.

Le categorie grafi che individuate da padre Girolamo Moretti, ognuna delle quali racchiude di-versi segni sono:

Profi lo delle Lettere: cioè angolosità o cur-vilineità delle lettere. Indica la capacità di adattamento e/o reazione, l’attività-passività, aggressività-accoglienza.

Larghezze: la “luce” all’interno delle lettere con occhiello (A,O e derivate), la larghezza tra le lettere di una stessa parole o fra una parola e l’altra ci parla della qualità dell’intelligenza e della poten-za ragionativa.

Calibro: cioè la grandezza delle lettere. Indica la percezione che il soggetto scrivente ha di sé, e con-seguentemente della realtà circostante. Tendenze introversive o estroversive.

Inclinazione: se le lettere tendono a piegarsi in avanti, o indietro o restando perpendicolari al rigo. Indica l’inclinazione affettiva verso un oggetto esterno.

Legamenti: valuta se le lettere all’interno di una stessa parola sono collegate fra loro. Indica la capa-cità di associazione, analisi e/o sintesi, la continuità affettiva.

Ritmo: Ci parla dei tempi di reazione di un soggetto.

Pressione: è la categoria grafi ca che valuta l’energia individuale.

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Tenuta del rigo: si osserva se la scrittura tende ad alzarsi dal rigo, o scendere o a mantenersi sul rigo di base: indica volontà e l’aderenza o meno al piano del reale.

Accuratezza: si valuta l’adesione formale o la personalizzazione rispetto al modello grafi co uffi -ciale. Indica il condizionamento sociale, la preoc-cupazione del giudizio degli altri, o al suo contra-rio, la spontaneità e la libertà interiore.

Chiarezza-Oscurità: Osserva la nitidezza della lettera, o quanto il modello è stato “tradito”, valu-tandone il signifi cato profondo simbolico.

Ordine, disordine, armonia: Si prendono in considerazioni quegli elementi che ci portano dal rigore schematico all’estemporaneità, con partico-lare attenzione alla plasticità e all’originalità del gesto armonioso e senza eccessi.

Ricci e gesti fuggitivi. Sono quegli elementi “aggiunti” alla lettera con pretesa di distinzione e originalità.

Firma. Il “biglietto da visita” del soggetto scri-vente, esaminato in relazione al testo.

La grafi a di Maria De Mattias è del XIX secolo, ma è ugualmente ben analizzabile e rappresentati-va sia dal punto di vista della storia personale, che di quella dell’individuo inserito nel proprio tessuto sociale, poiché come ogni scrittura in parte rispon-de a quei richiami simbolici che sottendono il gesto

scrittorio e ci mettono in relazione con il carattere, in parte perché il modello calligrafi co del tempo (specchio dell’atmosfera socio-culturale) era am-piamente studiato e grafologabile.

Notiamo degli aspetti formali che ricorrono nel-le grafi e del tempo: cura nel disegno delle lettere, cura dell’inclinazione rigorosamente pendente ver-so destra, attenzione a scandire i grafemi, chiari e scuri vergati con precisione a tratti persino pedante, gesti amplifi cati e compiaciuti, come ad esempio la “D lirica”, vergata quasi ad assomigliare ad una conchiglia.

Certamente colpisce l’attenzione dell’osserva-tore la ricercatezza del gesto che si riscontra anche nelle grafi e delle persone più umili, inducendoci quindi ad ipotizzare un desiderio di distinzione, una sorta di compiacimento di chi è alfabetizzato nei confronti di chi non lo è.

Gli allunghi in alto, oltre che parlarci della spinta al trascendente della De Mattias, sono ti-pici di un periodo storico in cui l’ideale (si pen-si per esempio alle sole guerre di indipendenza, o all’ideale dell’eroe romantico) è intensamente vis-suto. L’inclinazione verso destra, che veniva inse-gnata a modello di bella calligrafi a e l’angolosità generalizzata, che ci parlano insieme dell’attività e dell’orientamento affettivo verso cui lo scrivente indirizza la sua energia.

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La santità nella libertàQuando l’amica suor Anna Maria Vissani mi ha

chiesto di svolgere un’indagine grafologica sulle lettere di santa Maria De Mattias, non pensavo che ne sarei rimasta così coinvolta. Sul piano dello stu-dio grafologico, della fede, del percorso personale e umano così particolare e così consapevole – pur nell’abbandono al Signore – fatto da questa donna verso la santità.

Per parlare di Maria De Mattias è, infatti, ne-cessario parlare del cammino verso la conquista della libertà e della gioia più alta e più profonda, dell’esperienza di fusione con l’Amato, del tor-mento che questa ricerca, questo amore compor-ta. L’evoluzione così costante ed evidente della sua scrittura è viva testimonianza di quanto affermato nella prima parte del libro: “la Grazia non distrug-ge la natura, ma la perfeziona”.

Breve profi lo psicologico della SantaLo studio della personalità di Maria De Mattias

è particolarmente complesso non solo per la varietà e la ricchezza di sfumature che si concentrano nella sua persona, ma per l’intensità delle trasformazioni che il suo percorso spirituale e umano comporta.

Dall’analisi grafologica rileviamo come Maria

De Mattias sia una donna vitale e vivace, tenden-zialmente estroversa e generosa, portata all’azione e alla donazione di sé131 dotata di uno slancio e una determinazione non comuni che riesce a manife-stare anche nei momenti di solitudine, di dolore, di incomprensione.

Possiede un’intelligenza logica, mossa dalla cu-riosità, vivifi cata dalla sensibilità, portata all’im-mediatezza. Appare, quindi, una donna più passio-nale che razionale, a tratti intensamente intuitiva. Tuttavia gli elementi di controllo – che sono co-munque presenti – l’aiutano a non farsi troppo tra-scinare dall’impazienza, e a tenere le distanze da un eccessivo coinvolgimento emotivo-sentimenta-le, mentre la fermezza generale e la solidità fan sì che il suo aspetto così immediato e sanguigno non sia mai solo un fuoco di paglia. Tende quindi – al-meno nei primi anni di fondazione dell’Istituto – ad analizzare, passo dopo passo, l’esperienza che sta vivendo per evitare di compiere errori o leggerezze. Particolarmente vibrante appare l’emotività, che rende la sua sensibilità particolarmente raffi nata, calda, ricettiva, e può predisporla a vivere un certo turbamento.

Negli anni, con l’acquisizione di consapevolez-ze diverse e, soprattutto, con il sostegno vero e tan-gibile dell’amore di Cristo Gesù, Maria si apre, non si limita né si conforma più all’ambiente, si espri-me in pienezza e libertà. E la sua è un’espressione

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di gioia, di slancio oblativo, di energia che non vien meno, che non si piega.

La forza interiore è certamente un aspetto carat-terizzante la persona di Maria, soprattutto in con-siderazione dei tempi in cui ha vissuto e dell’edu-cazione impartita e da cui ha dovuto riscattarsi: lo spirito di iniziativa e la capacità propulsiva fanno di lei una guida infaticabile per le consorelle e le per-sone che la circondano, e la portano a trovare subli-mazione nell’azione e nella relazione funzionale al messaggio del Divin Sangue. La comunicativa, in-tensa, effi cace, di grande calore espressivo la rende capace di entrare con immediatezza e apertura in relazione con gli altri.

È interessante vedere come nel suo agire -che certamente avrà suscitato resistenza, critiche, con-trasti- Maria tutto sommato non si sofferma più del necessario a strutturare una difesa132, e va ol-tre, come se gli ostacoli infondessero in lei un nuo-vo vigore. Difende con ardore solo il suo Amore per il Signore, e il suo essere donna e sposa del Crocifi sso, a dispetto di chi la vuole votata alla sot-tomissione e al silenzio.

Certamente, anche Maria vive momenti di in-certezza, e sono forse quei momenti in cui mag-giormente si adegua alle aspettative altrui, rallenta il suo procedere, si conforma al rigore del sistema. Sente il peso del giudizio degli altri, percepisce il grande vigore che la muove, è spesso insoddisfatta

di sé, e questo la induce a fare ancora di più.Molti sono gli elementi Animus133 in questa gra-

fi a, che emergono anche nei momenti di incertez-za, che non è insicurezza in sé, quanto piuttosto la preoccupazione di farsi accettare, di integrarsi. Pensiamo alla determinazione, al coraggio, allo spirito organizzativo ed edifi catore, e – perché no- anche al senso della sfi da, che manifesta fi n da gio-vinetta quando esce con l’abito messo al rovescio per umiliarsi, e poi in seguito, come quando si sof-ferma ad arringare in strada anche gli sconosciu-ti nel tentativo di salvare tutte le anime. Tuttavia, sono elementi fusi con gli aspetti femminili in una personalità davvero originale, che sa resistere e ab-bandonarsi134, sa intenerirsi e sa lottare, sa attende-re135 ed è nel contempo impaziente e infaticabile, possiede forza d’urto e sa accogliere e trasformare con fecondità.

La vita di Maria dai suoi scrittiMaria De Mattias ha una produzione grafi ca in-

solitamente vasta (soprattutto se pensiamo che ini-ziò a scrivere relativamente tardi) che ci permette in maniera straordinaria di seguire l’evolversi della sua fede contestualmente alla sua personalità.

La raccolta di scritti, sottoposti ad indagine gra-fologica, va dal 1835 al 1866; in questo arco di tempo, più di 30 anni, Maria ci parla di sé – delle

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sue esperienze, delle sue lotte, dei suoi dubbi, del-le speranze – attraverso le missive, che sono testi-monianza del suo quotidiano intimo e sociale; ma sorprendente, perché ancor più eloquente e chiarifi -catore del divenire della sua personalità, della forza del suo amore per il Divin Sangue, è il messaggio non verbale che il gesto grafi co ci trasmette.

La grafi a della Santa cambia periodicamente, ed è stupefacente notare come il suo “raccontarsi”, il suo percepirsi si riscontri con esattezza nelle varia-zioni grafi che, evidenziandoci così la grande con-sapevolezza che ha di sé, la sua capacità di ascol-tarsi in un dialogo interiore vivo e sapiente.

I primi scritti del 1835: verbali e lettere Maria De Mattias ha 30 anni.La grafi a è molto accurata, di una ricercatezza

un po’ convenzionale anche se non indugia in gesti troppo amplifi cati, esuberanti, complicati.

La rigidità della grafi a non è mai esasperata e sono certamente presenti elementi indicanti ener-gia e concentrazione, una spiccata sensibilità e una passionalità tenuta costantemente controllata.

Lo slancio è trattenuto e la passione che vi sot-tende è probabilmente nota solo a chi lo vive -che cerca fortemente di contrastarla – e al Signore che riceve la confi denza di questo motivo di turbamen-to. Maria sente che deve difendere il suo Amato e le proprie idee, perché il suo amore deve essere porta-

to a pienezza, a realizzazione136. In questo momento della sua vita ella è certa-

mente una donna determinata e pronta ad agire: “Non vado a fare scuola soltanto, ma ad aprire un monastero”.

L’adesione normativa, che la grafi a rivela attra-verso tanta accuratezza, ci conferma che Maria: “nella guida aveva trovato sempre spine, chiodi e croci”. Consapevole della sua vivacità e della sua forza, si adegua alla volontà e alle aspettative di chi “dovette ricostruirla”, si costringe, si china per do-ver in parte domare la sua natura esuberante e co-raggiosa. Si affi da ed obbedisce, incarnando quin-di un modello di docilità, disciplina, concretezza, obbedienza.

Non ha dubbi, Maria; la sua forza è la concen-trazione. Si riscontra una certa reattività, ma la propulsione, la vera espressione di sé è messa un pochino a tacere dal peso delle responsabilità, dal desiderio di rispondere positivamente e rispettosa-mente alle attese che sente su di lei, dalla gravosità del compito. Obbedisce, ma teme di sbagliare, con-sapevole della sua piccolezza di fronte alla missio-ne imponente cui Dio l’ha chiamata. La forza quin-di è contenuta, e in queste prime lettere vediamo cautela, preoccupazione, rigore, concentrazione, obbedienza. In fondo possiamo ancora ravvisare quel timore tutto adolescenziale “di non fare bella fi gura”.

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Tuttavia, anche se la grafi a presenta quelle ca-ratteristiche di adeguamento del proprio modo di essere alle richieste sociali e vocazionali, funziona-li al bisogno di presentarsi, di accogliere e farsi ac-cogliere137, al controllo della propria emotività, non si hanno però segni di una personalità sopraffatta dalle richieste esterne: si ha vitalità, organizzazio-ne, certamente fermezza che sa però modularsi con modi accoglienti, partecipativi, semplici e attenti alle istanze del prossimo.

È tenace e ha chiari gli intenti; si affi da al Signore con una caparbietà che pare quasi volerlo sfi dare: “Questa opera è di Dio, e Iddio ci penserà”. Ha ben ragione Giovanni Merlini a defi nirla da su-bito “donna forte”.

Gli anni 1838 - 1839La grafi a subisce un cambiamento: il ritmo scrit-

torio si fa più sciolto e le caratteristiche grafi che (l’inclinazione, il calibro, le larghezze…) tendono ad una maggiore omogeneità. Anche la pressione, segno principe dell’energia vitale, si fl uidifi ca e ci segnala che Maria comincia a diventare una forza propulsiva. Si evidenzia una maggior angolosità e appare più evidente il segno Scattante. I tratti che potevano richiamare il tipo “linfatico” di Ippocrate si vanno stemperando138.

Maria De Mattias ha obbedito, ha seminato.

Ora si permette maggiormente di dar voce alla sua passione per il Signore con slancio, con maggior grinta, con spirito di intraprendenza: “Mi trovo in grandi timore per vedermi esposta a parlare di Dio a donne, uomini, preti….”. È evidente che non riu-scirebbe a fare diversamente.

Pur nella delicatezza della sua sensibilità, alcuni elementi caratteristici di uno slancio, una laborio-sità, una forza quasi maschili si fanno strada in lei con caratteristiche tendenzialmente estroversive, sì da fare della relazione con gli altri, con se stessa e con il Signore Gesù una peculiarità della sua voca-zione, della sua santità.

Gli anni ‘50Maria è nella piena maturità e la scrittura su-

bisce una forte attrazione verso il “vettore alto” del foglio, si allunga, si assottiglia, torna ad esse-re Staccata con tratti di frammentazione, Austera, piuttosto angolosa, con momenti di sospensione, essenziale nella forma. Malgrado l’accuratezza grafi ca sia ancora molto alta, la scrittura subisce una personalizzazione forte, raffi natissima; diventa uno script, così da apparire – per alcuni aspetti – senza tempo. Così come senza tempo è per defi -nizione lo spirito che sempre più forte parla in lei.

Si fanno strada alcuni elementi forti, decisi, “maschili” che si possono ravvisare in una cer-

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ta intellettualizzazione del sentire, in una intensa sublimazione.

In un contesto dove la pressione grafi ca ten-de a rarefarsi, emerge con più evidenza il segno Intozzata 2° modo, il segno di un’emotività intensa e profonda, il segno che indica il sussulto, l’estasi nel passaggio di stato fra il fi nito e l’infi nito, fra la quotidianità e l’estasi. Non è un caso che Giovanni Merlini ricordi che Maria “si faceva impressiona-re dalla grazia”; così come possiamo riconoscere il turbamento che spesso la porta a versare tante e tante lacrime .

In questi scritti ritroviamo Maria De Mattias che manifesta pienamente il cammino di continua e progressiva trasformazione che l’accompagnerà tutta la vita nella ricerca dell’incontro pieno con Cristo Gesù.

Maria sembra distaccarsi, elevarsi dal quotidia-no come sospinta da un anelito superiore. La sua scrittura pare raccontare che in questo periodo ella ha superato gli aspetti puramente pragmatici e or-ganizzativi del fondare e far crescere comunità di suore. Non che non se occupi più, ma è come se non fosse più così totalmente coinvolta dal gran daffare pratico che questa attività comporta. Forse il distacco che Maria manifesta è anche nei con-fronti di alcune delle persone che la circondano: si sente sola, non pienamente compresa, avverte lon-tananza e diffi denza, e il suo atteggiamento intimo

si fa più algido, più intimamente riservato, meno disponibile a farsi leggere. Sente che deve andare avanti in ogni modo; non accetta compromessi, cer-ca di trasmettere alle consorelle e alle persone che la circondano come unico impegno di conoscere e far conoscere l’amore di Cristo Gesù.

È probabile che abbia percepito, in quanto don-na, il bisogno di difendersi dall’ipocrisia e dai luo-ghi comuni del tempo che avrebbero voluto vedere limitata la sua libertà e il suo modo di manifestare al femminile l’amore al suo Amato; probabilmente la consapevolezza di essere controllata, fatta og-getto di diffi denza anche da coloro che avrebbero dovuto appoggiare la sua attività l’ha indotta ad un atteggiamento non sempre accomodante, pur nell’obbedienza, ma severo, controllato quasi a non farsi coinvolgere in avvenimenti o discussioni che potevano distrarla dalla sua missione.

Diventa più volitiva, più determinata, meno di-sponibile ad accettare ingerenze altrui nella sua vita e nel suo modo di intendere la sua relazione col Signore, si distacca, e in questa sua nuova, austera “autosuffi cienza” fa emergere quelle sfumature del suo carattere di maggiori forza, volitività, fermez-za, contenutezza delle istanze affettive. E tuttavia la sensibilità si raffi na continuamente.

La sua relazione fondamentale è tutta col Signore: in questo periodo Maria si sazia nella e della contemplazione, e tende quindi a non mesco-

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larsi con le vicende terrene. Ogni suo atto è come un microcosmo a sé stante immerso nella luce di Cristo, un qui ed ora che la tiene orientata e con-centrata sulla sua missione

Si percepisce veramente un “tronco vivo”, come afferma nella lettera del 25/10/1850 a Zenaide Wolkonsky: “Un tronco senza testa, senza mani, senza piedi …”

La fondatrice sembra diventare “pura essenzia-lità”. I suoi legami col quotidiano (mani, piedi) vengono meno, se ne allontana. La sua “piccolez-za” viene percepita nel suo essere diventata picco-la, indifesa, persa nell’amore di Gesù. Bellissime e illuminanti sono le parole con le quali spesso sprona le sue suore ad un dialogo incessante con Cristo Gesù: “Silenzio, silenzio, silenzio, orazione, orazione…”.

Dalla scrittura delle lettere di questo periodo, anni 1851-1852, vediamo che in Maria De Mattias non c’è compiacimento, non c’è distrazione: i modi sono diretti, ma rispettosi, a tratti delicati e protet-tivi. È certa di ciò che dice, di ciò che fa; non sente vincoli con il passato, ma è sempre più proiettata in avanti.

Seconda metà degli anni ’50 fi no al 1864La scrittura cambia ancora. E cambia perché

Maria sta vivendo un’altra fase del suo cammino

verso la santità, e ora il suo cammino si fa anco-ra più libero. Quel fuoco che ella ha trattenuto per cinquanta anni, che non si è mai spento, al contatto sempre più serrato col Sangue versato da Gesù di-venta un incendio.

La scrittura si fa potentemente energica, fl uen-te nel ritmo, legata. Non tutte le lettere, ma molte, presentano una straordinaria ariosità (modulazione dei bianchi e dei neri nel foglio) che ci suggerisco-no come questa libertà trovata sia ormai una neces-sità irrinunciabile, come l’aria.

La presenza dei segni grafologici e la loro quan-tifi cazione di massima non è sempre costante e di-pende dai contesti, ma sicuramente si notano una spazialità e una velocità ritmica nuova, in quasi tutte le missive. Il fatto che alcuni scritti, come per esempio i verbali, mantengano una grafi a estre-mamente accurata, con lettere staccate (controllo e scarso coinvolgimento relazionale), strettezza tra lettera e tra parole (preoccupazione, sollecita-zione) stanno in parte a confermare l’ipotesi della capacità di scelte consapevoli e libere da parte di Maria De Mattias: quando è necessario stila scritti meticolosi, ordinati, puntuali, senza farsi prendere dall’ansia di tornare alle attività abituali, ma quan-do sa di poter dar voce al suo cuore, sa esprimersi con pienezza, ardore e in libertà139.

Maria è qui una donna profondamente trasfor-mata dall’amore di Dio: se inizialmente il suo modo

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di vivere la fede era attivo, solido, concreto, ora è completamente abbandonata al suo Signore, trasci-nata nella corrente del Divin Sangue. La scrittura trasmette slancio, ardore, intraprendenza, e tutto in lei è mosso da carità e amore.

Quello che prima era un sentimento sostenuto e vissuto con il calore di una forte emozionalità, esplode in una relazione di dialogo, carità e amore assolutamente totalizzante e creativa. Maria è tra-sformata nell’immagine di Gesù Cristo. Tutto di-venta slancio incontenibile; l’energia in effetti va e viene ma si nota una vitalità di fondo che non la lascia mai, che la rende trascinante e propulsiva. Forse c’è anche insoddisfazione nella sua ricerca, per cui cerca, cerca e continua a cercare la fusione totale con l’Amato.

Certamente sente il desiderio di morire per Lui, per potersi fi nalmente perdere in quell’amore così possente che la tramortisce.

Gli elementi maschili che caratterizzano il tem-peramento dell’Assalto140 fan sì che Maria manife-sti ora aspetti più tipici del tipo sanguigno: fra que-sti la gioia. La gioia profonda della conquista delle anime che la porta alla gioia della conquista del suo Signore; la gioia di cogliere il senso profondo di ogni cosa in un continuum che la porta inevitabil-mente all’unico bene, all’unica ragione di essere. Il pensiero e le azioni seguono un’unica logica, quel-la dell’amore per il Divin Sangue, senza incertezze,

senza pause, sospinta da una libertà sempre nuova. Ella ora “sente” veramente “col cuore”, veramente è una torcia accesa che passa da una casa all’altra.

Nel suo ardore si evidenziano, per poi fonder-si costantemente, gli aspetti femminili e maschi-li della sua personalità, dando vita a quell’essere creativi che solo la potenza d’amore riesce ad ope-rare: l’azione costruttrice e la contemplazione, il pungolare e l’accogliere, il quotidiano e l’eterno, la ricerca tormentosa e l’abbandono fi ducioso. La sua femminilità dunque non è mai passiva, non è mai statica, non è mai rinunciataria. La sua sensi-bilità è agile, le sue attese sono di rielaborazione, le sue contemplazioni sono ricche di domande e di intuizioni.

La sua ricerca di essenzialità la porta a com-prendere l’immensità del dono del Sangue come “centro, origine e culmine della salvezza”.

Nelle missive degli anni 1862-64, vediamo il calibro delle lettere rimpicciolire un poco, anche se la scrittura rimane, a colpo d’occhio, grande. Maria ha necessità di respirare, di maggiori aneliti, di non restare stretta in quei limiti che la farebbero “schiattare”. Diventa una guida propulsiva, sempre meno formale, più autentica e calda, più oblativa e infaticabile… come si stesse quasi dissolvendo in Cristo Gesù.

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Gli ultimi anni: 1865-1866Le lettere vergate da Maria De Mattias negli ul-

timi due anni di vita mantengono, e forse per alcuni aspetti evidenziano, la veemenza del suo procede-re, il consueto fuoco e quello slancio che ce la mo-strano sempre attiva (signifi cativa è la frase “Sono di fretta” con cui sempre più frequentemente chiu-de le lettere) come se sorvolasse sulle cose, sulle quali – piccole o grandi cose del mondo – pare non soffermarsi quasi più.

La volontà e la fermezza continuano a soste-nerla, Maria non smette di combattere, non ha cedimenti.

Si rilevano però nella grafi a alcuni segnali di sofferenza. Pare che si trascuri: vuole fare tutto e sempre più spesso le mancano le forze. La dimen-sione delle lettere minuscole minori pare concen-trarsi ancora un poco, parlandoci di una percezione dell’Io a tratti sottotono; la pressione appare meno omogenea, con tratti maggiormente spezzettati, sfi nature, l’energia scorre meno fl uente dei periodi precedenti, a volte paiono esserci dei piccoli spa-smi. Probabilmente Maria vive momenti di diso-rientamento, tormento e irritazione, fatica a respi-rare e tuttavia sente di dover fare ancora tanto; è proiettata nel futuro, nel suo Signore. Si può ipo-tizzare che la Fondatrice sia tormentata dall’idea del tempo che fugge via; viva una lotta intensa fra la fragilità indotta dall’affaticamento fi sico e dal-

la malattia che avanza e il suo bisogno di portare Gesù in ogni luogo, ad ogni persona. Avverte che le gambe e le braccia non rispondono più, come vorrebbe, alle sue ansie interiori, perché indebolite, mentre il suo cuore arde con più intensità del desi-derio di correre verso lo Sposo di Sangue, per una mistica fusione d’amore con lui.

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Giovanni Merlinie Maria De Mattias

La fusione degli opposti nel disegno di DioPossono due personalità essere più diverse di

don Giovanni Merlini e Maria De Mattias? Eppure la fede li ha fatti camminare uniti nel disegno divi-no, vicendevolmente uno di sostegno all’altro, uno di stimolo all’altro.

Abbiamo già conosciuto Maria De Mattias: don-na forte, estroversa, coraggiosa al limite dell’ardi-tezza, così colma di amore appassionato per il suo Signore Cristo Gesù da donarsi tutta nella parola, nella carità, nell’azione.

Vediamo ora Giovanni Merlini, l’uomo che la guida, la consiglia, la sostiene.

Appare come un uomo sensibile e dall’intelli-genza analitica, profondissima, di impronta spic-catamente speculativa. Infatti è curioso, dotato di un raffi natissimo spirito d’osservazione, scrupo-loso nel soffermarsi su particolari anche minuti e sfumati.

Malgrado sia capace di comprensione psicolo-gica e umana profonda, la sua indole tendenzial-mente introversiva lo rende riservato, intimamente selettivo, non adattabile e spesso poco disinvolto

nello scambio relazionale.Intimamente sembra essere tormentato dallo

scrupolo, dal suo bisogno di trovare risposte sem-pre più prossime al Vero, dalla coscienza della sua diffi coltà a decidere, ad agire, ed esprimersi con pienezza e libertà. Il dialogo interno col Signore lo sostiene e lo placa, gli dà serenità, lo fa sentire accolto e non solo141.

Che tipo di relazione sarà esistito fra don Giovanni Merlini e Maria De Mattias? Forse non sempre si saranno compresi fi no in fondo, ma cer-tamente sono stati i due aspetti opposti e comple-mentari del disegno di Dio.

Maria probabilmente, soprattutto agli inizi del suo cammino interiore, con un carattere così viva-ce, vitale, a tratti impulsivo, avrà vissuto un senti-mento di soggezione di fronte alla ponderazione, alla profondità di pensiero del Merlini. Avrà for-se cercato di assorbirne il rigore, la metodicità, il comportamento misurato e saggio.

Forse avrà ravvisato in lui un uomo molto pros-simo all’ideale di perfezione per il suo equilibrio e la saggezza, che involontariamente l’avrà fatta un po’ vergognare della propria irruenza, delle sue tante, irrefrenabili lacrime.

Giovanni Merlini, con molta probabilità, inizial-mente era troppo preoccupato di contenere e for-giare la vivacità e l’energia della giovane per ren-dersi pienamente conto dell’ardore amoroso che

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muoveva Maria. Fino a che non ne è rimasto stu-pito, ammirato, coinvolto. Maria l’ha portato con sé fuori dagli schemi, l’ha scaldato al calore di una carità che non aveva confi ni, gli ha fatto conoscere e comprendere un nuovo volto di Cristo Gesù.

L’ammirazione e la quasi devozione-sottomis-sione nei confronti della fi gura della De Mattias, che trapela dalle lettere e dalle dichiarazioni di Giovanni Merlini, ci trasmettono l’incredula gioia di un uomo che è stato testimone di ciò che può compiere una donna fragile, resa forte da un amore immenso e libero.

Maria De Mattias e le prime compagne

La faticosa avventura della relazioneNell’affrontare lo studio grafologico sulle

missive di santa Maria De Mattias, mi sono sof-fermata ad analizzare anche lettere vergate da al-cune sue consorelle (suor Francesca Monti, suor Carolina Longo, suor Berenice Fanfani, suor Luisa Marchetti, suor Carolina Signoretti, suor Filomena Grilli), non tanto per eseguire un’indagine appro-fondita della loro personalità, quanto piuttosto per provare ad ipotizzare quale doveva essere l’atmo-sfera che Maria respirava insieme a loro, la qualità della loro relazione.

Analizzando le grafi e di alcune di loro, possiamo avanzare l’ipotesi che non sempre i rapporti siano stati sereni e pieni di quell’armonia, comprensione, collaboratività che ci piacerebbe immaginare.

Certamente le consorelle di Maria De Mattias sono donne rigorose e rispettose della regola, atten-te, scrupolose, metodiche, di grande fermezza (fi no a rasentare spesse volte rigidità); sono salde nella fede, che però forse viene vista e vissuta in modo più tradizionale, ossequioso del rispetto formale e del condizionamento legato al loro essere donne del XIX secolo, forse anche ad una certa presunzio-ne di perfezione e di “essere nel giusto” a motivo

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della scelta fatta.Alcune grafi e rivelano addirittura una certa dif-

fi coltà relazionale, di inserimento sociale, modi un po’ algidi che possono renderle lontane dalla quo-tidianità. Questo fa supporre che le prime suore non sempre comprendono totalmente il pathos che anima Maria, il suo avanzare nel mondo e verso lo Sposo rompendo degli schemi, oltrepassando i limiti della convenzionalità. Forse i modi incalzan-ti, l’attività senza sosta di Maria e lo stesso per-sonalissimo, intensissimo rapporto che ella vive con Cristo Gesù crea loro disagio, perché forza dei ritmi non solo di lavoro, ma anche di accettazione e condivisione di un modo diverso di amare e di vivere la fede. In Maria, infatti, l’obbedienza passi-va lascia il posto alla lotta, alla carità vissuta piena-mente, e anche la contemplazione mistica diventa un dialogo vivo e vigoroso, un abbandono fecondo, a tratti tormentato; sempre, comunque, un’espe-rienza creativa, intensa, uno stimolo che va portato a realizzazione.

Ma certamente né i disaccordi interni, né gli at-teggiamenti sospettosi la mettono a tacere, la indu-cono a demordere di fronte alla sua ansia di libertà e di carità. Maria soffre profondamente nel rilevare l’incomprensione di chi le sta accanto, la diffi denza di chi ha scelto – come lei – la spiritualità del Divin Sangue. In alcuni momenti si tormenta, si sente tradita, umiliata, e questo facilmente provoca in lei

amarezza, e delusione. A differenza di don Giovanni Merlini che può

farsi rapire da tanta passione della Fondatrice, alcu-ne delle suore potrebbero considerarla e valutarla “strana”, “esaltata”, “incontentabile”.

Viceversa la grafi a di alcune di loro rivela gran-de delicatezza d’animo, sensibilità; in alcune c’è una sorta di candore. In altre si osserva come sia la diffi coltà nell’usare lo strumento scrittorio che crea rigidità del gesto, e non una reale sostenutezza dei modi.

Un’osservazione a parte meritano gli scritti di suor Berenice Fanfani, che pare come suggestio-nata dalla forte personalità della De Mattias, tanto che ne riprende l’enfasi, i modi accalorati, e pure la scrittura ricorda da vicino quella della Santa. Salvo poi nel tempo produrre una scrittura molto simile a quella di suor Carolina Longo.

Sicuramente molte delle consorelle di Maria De Mattias sono catturate dalla sua enfasi, assistono stupite ad una manifestazione di amore e carità così grande, si sentono, forse, in parte inadeguate di fronte alle aspettative, all’attività che profonde Maria nell’espressione della sua incrollabile fede.

Ma le suore sono fi glie del loro tempo, Maria De Mattias si colloca, invece, fuori del tempo.

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Saggi GraficiMaria De Mattias

➨Primo Libro dei Congressi – anno 1835 (rid. 46%).

➨ Lettera – anno 1839 (rid. 49%).

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➨ Lettera – anno 1849 (rid. 51%). ➨ Lettera – anno 1851 (rid. 50%).

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➨ Secondo Libro dei Congressi – anno 1855 (rid. 54%).➨ Secondo Libro dei Congressi – anno 1855 (rid. 93%).

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➨ Lettera – anno 1865 (rid. 50%). ➨ Lettera – anno 1866 (rid. 50%).

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Don Giovanni Merlini

➨Lettera a Maria De Mattias – 1862 (rid.75%).

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➨ Risposta scritta su una lettera di Maria De Mattias (non ridottto). ➨ Suor Francesca Monti, a Maria De Mattias – anno 1852 (rid.49%).

Le prime compagne

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➨➨ Suor Carolina Longo lettere a Maria De Mattias – anni 1861-1862

(rid. 48%).

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➨ Suor Berenice Fanfani lettera a Maria De Mattias – anno 1863 (rid. 31%).➨ Suor Carolina Signoretti lettera a Maria De Mattias – anno 1853 (rid. 48%).

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APPENDICECRONOLOGIA DELLA SANTA

1805Maria Matilde De Mattias, nasce il 4 febbraio a Vallecorsa, paese montano nella provincia di Frosinone, ottava dei dieci fi gli di Giovanni e Ottavia De Angelis. Il padre, di famiglia medio – borghese, nel 1820 ricopre anche la carica di gonfalo-niere del comune di Vallecorsa; la madre, nativa di Ferentino, è una donna di carattere impulsivo e di rigida educazione.Dei fratelli di Maria Matilde sopravvivranno solo gli ultimi due: Michele e Antonio.

1822Durante una missione popolare a Vallecorsa, ascolta le predi-che di don Gaspare De Bufalo, sacerdote romano, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue.L’incontro con questo Santo è decisivo per l’orientamento della vita e per la spiritualità della futura fondatrice.

1824Conosce don Giovanni Merlini, Missionario del Preziosissimo Sangue, collaboratore di san Gaspare e suo secondo succes-sore come superiore generale, dal 1857 fi no alla morte.Decide di affi darsi alla sua direzione spirituale: sarà la sua guida per 42 anni, fi no alla morte.

1834Lasciata Vallecorsa il 1 marzo, giunge ad Acuto (Fr) il 2 marzo. Il 4 marzo, con l’apertura della prima scuola, fonda la Congregazione delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue di Gesù.

1835Accoglie la prima compagna, Anna Farotti e con lei celebra il primo “congresso” della nascente congregazione, nel quale viene uffi cialmente stabilito il fi ne dell’Istituto e il suo titolo. È presente anche don Giovanni Merlini. La Farotti, in seguito, lascerà l’Istituto.

1836Con le prime 7 compagne si trasferisce temporaneamente, nel palazzo vescovile, residenza estiva dei seminaristi di Anagni, che ha sede ad Acuto.

1837Emette i voti semplici di umiltà, obbedienza, povertà e casti-tà, insieme alle sue compagne. L’introduzione dei voti pubbli-ci nella congregazione avviene nel 1885.

1838Sottopone all’approvazione del vescovo di Anagni, Vincenzo Annovazzi, le prime Regole di vita.

1843Ad Acuto, si trasferisce defi nitivamente con la comunità, nell’ex ospedale, che ha comprato e fatto restaurare: sarà la casa madre della congregazione asc. Alla casa è annessa una piccola chiesa intitolata all’Immacolata.

1855La congregazione nascente ottiene da Pio IX, il decreto di lode. L’approvazione defi nitiva avverrà nel 1878.

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1857Fa stampare le “Regole e costituzioni della congregazio-ne delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C”. Presentata alle autorità ecclesiastiche nel 1853, la Regola verrà approvata nel 1897.

1866Muore a Roma, il 20 agosto, in via Rasella, all’età di 61 anni.

1936il 16 febbraio, Pio XI proclama solennemente le virtù eroiche di Maria De Mattias.

1950 Il 1 ottobre, Pio XII la proclama Beata

2003Il 18 maggio, Giovanni Paolo II la proclama Santa.

BIBLIOGRAFIAI documenti fondamentali che abbiamo consultato, per tratta-

re di Santa Maria De Mattias, sono:- SANTA MARIA DE MATTIAS, Lettere, voll. I-V, (a cura

di Angela Di Spirito e Luciana Coluzzi), Adoratrici del Sangue di Cristo, Roma 2005.

- GIOVANNI MERLINI, Orazione funebre in morte del-la Fondatrice e Superiora della Congregazione delle Adoratrici del p.mo Sangue di N.S.G.C., Roma Archivio generale Istituto Suore Ad.ci del sangue di Cristo.

- GIOVANNI MERLINI, Compendio della vita della Serva di Dio Maria De Mattias, fondatrice della Congregazione delle Adoratrici del preziosissimo Sangue, Roma 1868.

- A. DI SPIRITO- NICLA SPEZZATI, Processo a Maria, Maria De Mattias nel racconto dei testimoni, Città Nuova, Roma 2003.

- ANNA MARIA VISSANI, Il Sangue dell’Agnello Pasquale. Fondamenti di una Spiritualità, Editrice Pia Unione Preziosissimo Sangue, Roma 1987.

NOTEI. Cfr MDM, A D. Giovanni Merlini, 7 dicembre 1855,

Lett. 641, vol. II, p. 589.II. Ivi, p. 591.III. MDM, A D. Giovanni Merlini, 7 dicembre 1855,

Lett. 641, vol. II, p. 592.

IV. G. MERLINI, Compendio…

V. MDM, A D. Giovanni Merlini, 7 dicembre 1855, Lett. 641, vol. II, p. 593.

VI. G. MERLINI, Compendio....

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VII. G. MERLINI, Compendio...

VIII. G. MERLINI, Compendio…

IX. Il venerabile don Giovanni Merlini nacque a Spoleto il 28 agosto 1795. Fu ordinato sacerdote nel 1818. Nel 1820, recatosi a Giano dell’Umbria per fare gli esercizi spirituali sotto la guida di don Gaspare del Bufalo, si senti mosso a seguirlo nella vita missiona-ria. Nel 1824, cominciò ad accompagnare spiritual-mente Maria De Mattias e, dal 1834 l’Istituto da lei fondato. Nel 1847 fu eletto Direttore Generale del-la sua Congregazione (Missionari del Preziosissimo Sangue). Morì in fama di santità nel 1873, sette anni dopo la morte della sua fi glia spirituale, della quale fu anche il primo biografo.

X. G. MERLINI, Compendio…

XI. G. MERLINI, Compendio…

XII. MDM, A Mons. Giuseppe Maria Lais, Vallecorsa 10 dicembre 1833, Lett.2, vol. I, p. 84.

XIII. MDM, Ivi, p. 84-85.

XIV. MDM, ivi, p. 85.

XV. MDM, ivi, p. 85.

XVI. G. MERLINI, Compendio…

XVII. Cronaca dell’Istituto delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue, 1834-1837, quaderno I, p. 17.

XVIII. G. MERLINI, Orazione Funebre…

XIX. G. MERLINI, Orazione Funebre…

XX. Regole e Costituzioni della Congregazione delle Adoratrici del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C.,

Roma 1857, Prefazione.

1 MARIA DE MATTIAS (MDM), A D.Giovanni Merlini, Acuto 25 luglio 1838, Lettera 20, vol. I, p. 117.

2 MDM, A Suor Celestina Palombi, Acuto 4 febbraio 1856, Lett. 657, vol. III, p. 24.

3 MDM, A Suor Berenice Fanfani, Orte 28 marzo 1850, Lett. 339, vol. II, p. 176.

4 MDM, A.S.E. la Principessa Zenaide Beloseski Wolkonsky, Acuto, 25 ottobre 1850, Lett. 423, vol. II, p.225-226

5 Ivi, p. 224.

6 1 Corinti, 3, 6-13.

7 MDM, A Mons. Vincenzo Annovazzi, Acuto, 6 dicembre 1838, Lett. 30, Vol. I, p. 135.

8 MDM, A Mons. Pier Paolo Trucchi, Bassanello, 4 aprile 1850, Lett. 400, vol. II, p.179.

9 MDM, A Don Giovanni Merlini, 7 dicembre 1855, Lett. 641, vol.II, pp.589-596;

Abbiamo riportato il suo racconto, in linguaggio corrente, per essere letto con maggiore comprensione.

10 Lettera del Segretario di Stato, 23 maggio 1966.

11 G. MERLINI, Compendio della vita di Maria De Mattias, Roma 1868.

12 G.DE LIBERO, S Gaspare Del Bufalo, Roma, 1954, pag.225.

13 G.MERLINI, Compendio...

14 Ivi

15 MDM, A Mons. Giuseppe M.Lais, Vallecorsa 6 ottobre

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1833, Lett. 2, vol. I, p.84.

16 G. MERLINI, Compendio...

17 Ivi.

18 Ivi

19 Filippo Merluzzi, PAA (Processo Apostolico Anagnino) f.203t.

20 G. MERLINI, Compendio...

21 MDM, A D. Giovanni Merlini, Sandonato, 17 del 1857, Lett. 734, vo. III, p.142.

22 Ivi.

23 Caterina Pavoni, PAR (Processo Apostolico Romano) f. 102.

24 Filomena Zaccardi, POR (Processo Ordinario Romano) f.168.

25 G. MERLINI, Compendio...

26 G. DI GIROLAMO, La Venerabile Maria De Mattias, Grottaferrata 1916, p. 114.

27 MDM, A Mons. Vincenzo Annovazzi, Acuto, 6 dicembre 1838, Lett. 30, vol.I, p. 135.

28 Ivi.

29 Costituzione delle Suore ASC, Codice di Vita, art.4, Roma 1968.

30 G. MERLINI, Compendio...

31 G. MERLINI, Orazione funebre in morte della Fondatrice e Superiora della Congregazione delle Adoratrici del p.mo Sangue di N.S.G.C.

32 G. MERLINI, Compendio...

33 MDM, Al Sig. Michele De Mattias, Acuto, 19 aprile 1836, Lett. 12, vol. I, p.100.

34 MDM, A D. Giovanni Merlini, marzo 1839, Lett. 36, vol.I, p.147.

35 Cfr. G. MERLINI, Orazione funebre...; e G. Merlini, Compendio....

36 MDM, A D. Giovanni Merlini, 7 dicembre 1855, Lett. 641, vol.II, pp.589.

37 G. MERLINI, Compendio...

38 MDM, A Suor Berenice Fanfani, S. Anatolia, 18 dicem-bre 1849, Lett. 382, vol. II, p.141.

39 MDM, A Suor Carolina De Sanctis, Acuto, febbraio 1863, Lett. 1097, vol. IV, p.129.

40 MDM, A Mons. Pier Paolo Trucchi, Acuto, 30 settembre 1848, Lett. 336, vol.II, p.82.

41 MDM, A Mons. Pier Paolo Trucchi, S. Anatolia, 2 genna-io 1850, Lett. 383, vol.II, p.143.

42 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, 19 febbraio 1856, Lett. 664, vol.III, p. 36

43 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, 11 marzo 1856, Lett. 675, vol. III, p. 56.

44 G. MERLINI, Orazione funebre...

45 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, 24 luglio 1851, Lett. 471, vol. II, p. 317.

46 MDM, A Mons. Pier Paolo Trucchi, Acuto, 1 gennaio 1849, Lett. 339, vol.II, p. 87.

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47 MDM, A Suor M. Caterina Palombi, Acuto, 23 maggio 1858, Lett. 805, vol. III, p.242.

48 MDM, A Suor M. Francesca Reali, Acuto, 20 luglio 1858, Lett. 810, vol. III, p. 248.

49 MDM, A Suor Berenice Fanfani 7 aprile 1850, Lett. 403, vol. II, p. 183.

50 MDM, A Suor Maddalena Capone, Bassanello, 8 aprile 1850, lett. 404, vol. II, p.184.

51 1Timoteo, 5,23.

52 MDM, A Suor Berenice Fanfani, Roma, 26 luglio 1855, Lett. 593, vol. II, p. 520.

53 MDM, A Suor Orsola Ricciardi, Roma, 28 luglio 1855, Lett. 595, vol. II, p. 522.

54 MDM, A Suor Berenice Fanfani, Roma, 30 gennaio 1866, Lett. 1364, vol.IV, p. 516-517..

55 G. MERLINI, Orazione funebre...

56 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, 25 luglio 1838, Lett. 20, vol. I, p.117.

57 Ivi.

58 Ivi.

59 Ivi.

60 G. MERLINI, Orazione funebre...

61 MDM, Alla Signora Angelina Lecce, Alvino, 20 gennaio 1857, Lett. 735, vol. III, p.146.

62 Colossesi 2,9.

63 Romani 8,29

64 MDM, A D. Giovanni Merlini, 1840, Lett. 123, vol. I, p. 286.

65 Pia Ansini, PAR (Processo Apostolico Romano) f. 141.

66 G. MERLINI, Orazione funebre...

67 MDM, A Suor Maddalena Capone, Carpineto 7 settembre 1846, Lett. 297, vol. II, p. 15.

68 Ivi.

69 MDM, Bassanello, A una suora, 5 aprile 1850, Lett. 402, vol. II, p. 181.

70 Galati 2,20

71 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, aprile 1841, Lett. 144, vol. I, p. 322.

72 MDM, A D. Giovanni Merlini, 23 giugno 1839, Lett. 48, vol. I, p.166.

73 G. MERLINI, Lettere a Maria De Mattias, vol. I, Lett. 361.

74 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, aprile1841, Lett. 150, vol. I, p.333.

75 MDM, A D. Giovanni Merlini, novembre 1843, Lett. 245, vol. I, p. 488.

76 MDM, A D. Giovanni Merlini, 20 dicembre 1855, Lett. 644, vol. II, p.600.

77 MDM, A D. Giovanni Merlini, 9 gennaio 1856, Lett. 650, vol. III, p. 11.

78 MDM, A D. Giovanni Merlini, gennaio 1839, Lett.35, vol. I, p.143.

79 MDM, A D. Giovanni Merlini, (incompleta), Lett. 275, vol. I, p. 530.

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80 MDM, A Suor Carolina De Sanctis, Acuto, febbraio 1863, Lett. 1097, vol. IV, p. 129.

81 MDM, A Suor Luisa Abri, 3 febbraio 1863, Lett. 1098, vol. IV, p. 131.

82 MDM, A Suor Luisa Abri, Acuto, 23 marzo 1864, Lett.1205, vol. IV, p. 286.

83 MDM, A Suor Nazzarena Branca, S. Donato, 1 dicembre 1856, Lett. 725, vol.III, p. 129.

84 MDM, A Suor M.Anna Gentili, Acuto, 10 dicembre 1859, Lett. 871, vol. III, p. 333.

85 MDM, A Suor Anna Maria Palombi, Acuto, 13 dicembre 1861, Lett. 1005, vol. III, p. 520.

86 MDM, A Suor Teresa De Sanctis, Acuto, 23 aprile 1856, Lett. 685, vol. III, p. 70.

87 MDM, A Suor Berenice Fanfani, Roma, 21 maggio 1850, Lett. 411, vol. II, p. 205.

88 Filippo Merluzzi, PAA (Processo Apostolico Anagnino) f.203t.

89 Nazarena Longo, PAR (Processo Apostolico Romano) f. 285.

90 MDM, A D. Giovanni Merlini, gennaio 1839, Lett. 35, vol. I, p. 144.

91 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, settembre 1840, Lett. 104, vol. I, p.261.

92 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, 23 giugno 1841, Lett.157, vol. I, p.347-348.

93 MDM, Eccitamenti ed avvisi alle Suore del Prezioso Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, Orte 1 novembre 1854.

94 MDM, A Suor Tecla Colonna, Roma, 10 luglio 1865, Lett. 1337, vol. IV, p.479.

95 MDM, A Suor Berenice Fanfani, 4 marzo 1850, Lett. 397, vol. II, p.170.

96 cfr. Filippesi 3,8-12.

97 MDM, A Suor Tecla Colonna, 20 novembre 1865, Lett. 1349, vol. IV, p. 496.

98 cfr Efesini 3,18-19.

99 Benedettina e Badessa del Monastero di Rupertusberg presso Bingen, nata nel 1179. Mistica con una forza con-templativa profetica, la cui visione del mondo si radica ancora interamente nelle tradizioni della teologia patristi-ca antica. Vedi PL. 197,507.

100 MDM, A D. Giovanni Merlini, Acuto, gennaio 1841, Lett. 128, vol. I, p.297.

101 MDM, A Suor Celestina Barlesi, Acuto, 4 marzo 1841, Lett. 135, vol. I, p. 306.

102 MDM, A D. Giovanni Merlini, 1859, Lett. 875, vol. III, p. 340.

103 MDM, A D. Giovanni Merlini, Vallecorsa, marzo 1860, Lett. 893, vol. III, p. 364.

104 MDM, A D. Giovanni Merlini, ottobre 1842, Lett. 218, vol. I, p.444.

105 MDM, A Suor Celestina Barlesi, Acuto, aprile 1843, Lett. 229, vol. I, p.463.

106 1Pietro 1,18- 19.

107 MDM,Regole che si osservano dalle Adoratrici del Divin Sangue, in Acuto, 22 novembre 1838, 25.

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108 MDM, A Sor Caterina Palombi, Acuto 4 febbraio 1856, Lett. 669, vol.III, p. 45.

109 Giovanni 6,54

110 Salmo 22

111 QUASTEN, Patrologia, ed. Marietti, 1971, vol. I, pag. 356.

112 MDM, A Suor Celestina Barlesi, Acuto, 4 marzo 1841, Lett. 135, vol. I, p.306.

113 S. CATERINA DA SIENA, Epistolario, vol. II, ed. Paoline, 1966, lett. 308.

114 MDM, A Suor Berenice Fanfani, Roma, 25 aprile 1852, Lett. 495, vol. II, p.360.

115 Colossesi 1,20.

116 MDM, A Suor Carolina De Sanctis, Acuto, febbraio 1863, Lett 1097, vol. IV, p. 129.

117 MDM, A Suor Luisa Abri, Acuto, 7 marzo 1864, Lett. 1198, vol. IV, p. 274.

118 MDM, A Suor M. Caterina Palombi, Acuto, 29 marzo 1856, Lett. 680, vol.III, p. 63.

119 MDM, A Suor M. Filomena Palombi, Acuto, 22 ottobre 1862, Lett. 1046, vol. IV, p. 54.

120 MDM, A Suor Berenice Fanfani, Orte, 20 giugno 1844, Lett. 267, vol. I, p. 519.

121 MDM, A Suor Caterina Palombi, Acuto, 3 marzo 1856, Lett. 657, vol. III, p.24.

122 MDM, A Suor Francesca Reali, Acuto, 16 marzo 1859, Lett. 832, vol. III, p. 274.

123 MDM, A suor Francesca Reali, Acuto, 16 marzo 1859, Lett. 832, vol. III, p.832.

124 MDM, Destinatario non identifi cato, Acuto, 1 luglio 1847, Lett. 313, vol. II, p.43.

125 MDM, A Suor Caterina Palombi, Acuto, 29 marzo 1856, Lett. 680, vol. III, p.63.

126 MDM, A D. Giovanni Merlini, ottobre 1842, Lett. 218, vol. I, p.444.

127 MDM, a Suor Caterina Palombi, Acuto, 4 febbraio 1856, Lett.657, vol. III, p.24.

128 MDM, A Suor Celestina Barlesi, Acuto, 4 marzo 1841, Lett.135, vol. I, p. 306.

129 MDM, A Suor Anna Maria Polidori, Acuto, 13 dicembre 1861, Lett. 1005, vo. III, p.520.

130 Molti fra i grandi studiosi che si sono interessati all’Uomo, hanno scelto – per favorire le sintesi delle loro indagini- di utilizzare delle macrocategorie fra le quali suddividere gli individui a seconda delle loro tendenze biologiche e psicologiche. Quindi per Ippocrate abbiamo per esempio 4 tipologie: Linfatico (stabile ma tendenzialmente passi-vo e abitudinario)-Nervoso (instabile, intuitivo, sempre in movimento)-Sanguigno (aggressivo, proiettato nel futuro, passionale)-Bilioso (concreto, realista, organizzato).

Per Jung invece, oltre alla prima grande suddivisione fra Introversi ed Estroversi, abbiamo i tipi opposti Pensiero e Sentimento (il primo è cerebrale e giudica attraverso la potenza ragionativa, il secondo ragiona col cuore) e Intuizione e Sensazione (in cui l’intuitivo è sensibilissi-mo e vede oltre la realtà tangibile, mentre l’altro è solido e pragmatico)

131 Già nel momento della sua partenza da Vallecorsa per

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Acuto la vediamo decisa: “Chiede la benedizione al Padre, e monta a cavallo; con animo grande e intrepido, si mette in viaggio”, narra Giovanni Merlini, suo diretto-re spirituale.

132 Jung sosteneva che l’armonia non solo individuale, ma in ogni elemento naturale, è data dall’equilibrio armoni-co degli opposti, che ogni elemento in sé contiene (luce-ombra, maschile-femminile...) L’Animus quindi sta ad indicare gli aspetti maschili presenti nella donna, mentre l’Anima rappresenta l’insieme degli elementi femminili presenti nell’uomo.

133 La sua meditazione ai piedi del Crocifi sso non è frutto di rifl essione, ma di un abbandono spontaneo e incondizio-nato all’abbraccio del Signore.

134 Pensiamo al lungo periodo del suo discernimento e for-mazione interiore, guidata da Don Giovanni Merlini e vissuto da lei come tempo di “croci e spine”.

135 Possiamo rilevare alcuni fra i seguenti Segni Morettiani: Accurata Compita 8/10 – Calibro Medio – Pendente 4-5/10 non sempre costante – Staccata 8/10 – LdL 6/10 LtL 3-4/10 - LtP 3/10 – Parca 6/10 – Intozzata 1° modo 4/10 – Intozzata 2° modo 3-4/10 – Riccio Mitomania 4/10 – M a ponte, D lirica, Curva 5-6/10 – Angolo B 5/10 con presenza di ganci e uncini, qualche Apertura a Capo – Ritmo rallentato per accuratezza e controllato – Mantiene il rigo 9/10 per qualche cenno di Scattante.

136 “Io vado volentieri in Acuto, perché l’obbedienza mi ci manda “, ricorda Don Giovanni Merlini nella sua Orazione Funebre, parlando di come Maria De Mattias è stata capace di adeguarsi agli ordini superiori.

137 Tipo linfatico di Ippocrate (v. nota 1) è caratterizzato da un temperamento stabile, più per abitudinarietà che per

reale forza interiore. È solido, concreto, con pochi guiz-zi creativi, tendenzialmente passivo o comunque teso a mantenere lo status quo. Si può quindi già intravedere come per la De Mattias la metodicità, l’obbedienza rigo-rosa e l’ossequio formale siano solo atteggiamenti “linfa-tici” momentaneamente acquisiti, in attesa di quella ma-turità che le permettesse di esprimere la sua autenticità in modo armonico e fecondo.

138 I Segni Morettiani più evidenti sono: Staccata 9/10 con Accuratezza simile allo Script – Filiforme 8/10 - Intozzata 1° modo 4-5/10 (in alcuni scritti il segno è più debole) – Intozzata 2° modo 4/10 - Angolo A 5/10 – Austera 6/10 – Parca 7/10 –

139 I Segni grafi ci di maggiore rilievo sono: Fluida 810 – LtP 3/10 Non Omogeneo - LtL 6-7/10 - Legata – Ardita - Ricci della Spavalderia e del Soggettivismo – Mantiene il rigo 8/10 con elementi di ascendente, Filiforme 7/10 – Intozzata 1° modo 5-6/10 – Scattante. In alcune let-tere il corpo della lettera (Calibro) si rimpicciolisce notevolmente

140 L’Assalto è una delle categorie temperamentali indivi-duate da Padre Moretti, per defi nire le tendenze indivi-duali. Questa categoria sta a indicare un carattere pas-sionale, coraggioso, intraprendente, ambizioso, portato all’azione.

141 Con i seguenti Segni: Calibro Piccolo con Minuziosa, Pendente, Filiforme, Sinuosa, LtP, Staccata, Parca, Ritmo controllato, Angolosa, Accurata, Distinta. (Funzione Pensiero di Jung).

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Dedicato a Santa Maria De Mattias

Canti e PreghiereIl centro di spiritualità “Sul Monte” di Castelplanio, in oc-casione della canonizzazione di Maria De Mattias (18 mag-gio 2003), ha pubblicato una raccolta di canzoni dedicate alla santa. I testi sono di don Mariano Piccotti e la musica di Giordano Tittarelli. La raccolta porta il titolo “Un gran-de cerchio” e il CD può essere acquistato presso lo stesso Centro (0731.813408).La preghiera e il triduo a Maria De Mattias sono tratti dal libro ‘Preghiere di lode e di intercessione’ , a cura delle Adoratrici del Sangue di Cristo, Roma 2003.

DIAMOCI TUTTI LE MANIOgni sera, mio padre mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi raccontava qualche storia della Bibbia, anche se ero incapace ancora di comprenderne il signifi cato.

(Maria De Mattias)

1. Ho sognato un paese bellissimoascoltando il papà che raccontadi un agnello innocenteche mi ama da morire!Io ci credo, io son certae con tutti griderò: Diamoci tutti le mani!oggi comincia il domani!

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Basta la guerra, l’odio e il rancoreabbiamo bisogno d’amore!Un sangue nuovo nel cuoreper fare un mondo migliorel’hai messo tu, nostro Signore!Facci restare abbracciati, con Te.

2. Ho incontrato un uomo fortissimoche annunciava con grande coraggiodi Gesù il Redentoreche nel Sangue suo ci salva.Mi da forza e calore e la voglia di gridare:Diamoci tutti le mani…

3. Ho deciso, io mi metto a serviziodi ragazze assetate d’apprendereil coraggio di amarealla scuola del Suo Sangue!Ho bisogno che qualcunodica insieme a me:Diamoci tutti le mani…

4. Sono giunte da ogni paesetante donne che vogliono ancoraraccontar del Signoree portare la Sua Pace.Hanno gioia e desideriodi cantare insieme a te:Diamoci tutti le mani…

A MARIA DE MATTIASCara fi glia in Gesù, parli spesso ai cuori delle fanciulle della carità di Dio, per averci donato il Suo Figlio Gesù. Parli della bellezza di Gesù.

(Maria De Mattias)

1. Donna Maria, tuffata nel costato del Signore !Donna Maria, dal Sangue del Signor purifi cata !Donna Maria, in Lui riconciliata e benedetta !Donna Maria!2. Donna Maria, amante coraggiosa della vita !Donna Maria, profetica signora del futuro Donna Maria, senza timore di rischiar per Dio !Mostraci l’arcobaleno….mostraci l’arcobaleno della Vita,Maria De Mattias!

3. Madre Maria, riporti all’inizio ogni futuro !Madre Maria, indichi la via della Vita !Madre Maria, feconda di fi glie per la Chiesa4. Madre Maria, rigeneri ancora la speranza !Madre Maria, nel deserto riconduci all’amoreMadre Maria, sali con noi sul monte della prova Mostraci l’arcobaleno….

5. Sorella Maria, cammini accanto a noi e ci sostieniSorella Maria, pellegrina con tutti verso CristoSorella Maria, accompagni la storia con la fede

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6. Sorella Maria, per noi servizio e caritàSorella Maria, amica delle giovani in ricercaSorella Maria, compagna sulle strade dei poveri !Mostraci l’arcobaleno….

MIO GESÙ, SIGNORE MIO La contemplazione del crocifi sso rapisce il nostro cuore, ed è per noi una grande misericordia… Gesù mio, sei tutta la mia speranza e tutto il mio amore.

(Maria De Mattias)

Mio Gesù , Signore mio,mio bene, sommo bene,m’hai ferito il cuor.

Mio Gesù, Signore mio,così bello e benigno,m’hai rapito il cuor.

Mio Gesù, Signore mio,mio amore crocifi ssom’hai lavato il cuor

Mio Gesù, Signore miole tue piaghe sono per mem’hai guarito il cuor

Mio Gesù, Signore mio,quante anime son persesento piangere il cuor

Mio Gesù, Signore mio,tu non mi abbandonerairesta sempre nel cuor.

UN GRANDE CERCHIOOffriamo, sorelle carissime, il Sangue di Gesù per la riconciliazione del cielo con la terra, la terra con il cielo. (Maria De Mattias)

Vedo un grande cerchioche avvolge cielo e terra,si muove lentamenteper disegnare amore.

Vedo chi risaledalla miseria umana, portando sofferenzecercando un po’ di pace.

Insieme verso il cieloInsieme tra la genteInsieme un’armoniache riconcilia il mondo.Vedo e sogno ancorail cerchio che dal cielodiscende sui confl ittidi questa umanità.

Vedo e voglio andareanch’io tra la mia gentea far girare pacee riconciliazione.

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SIA BENEDETTO DIOIl Sangue di Gesù è tutta la nostra forza e la nostra speranza.

(Maria De Mattias)

Sia benedetto Dio, Padre della Vita;nel Sangue di Cristo ci ha rigenerati.

Sia benedetto Dio, Padre della Gioianel Sangue di Cristo ci ha inebriati.

Sia benedetto Dio, Padre della Libertà,nel Sangue di Cristo ci ha liberati.

Sia benedetto Dio, Padre della Speranza,nel Sangue di Cristo ci ha aperto il futuro.

Sia benedetto Dio, Padre dell’AmoreNel Sangue di Cristo ci ha attratti a se.

Sia benedetto Dio, Padre della Festa,nel Sangue di Cristo ci ha fatto danzare.

Sia benedetto Dio….. Sia benedetto Dio….. 2 v.

NELLA COPPA IL SAPORE DI DIOSignore Dio mio, come posso ricambiare tutto il Tuo Amore? Prendo tra le mie mani il calice della salvezza e invoco la forza del Sangue che hai versato per noi.

(Maria De Mattias)

1. Nella mia piccola umana avventura,mi sento dentro una goccia d’acqua Nel fi ume che scende dall’Altissimoè la goccia regalata a me . La sua freschezza mi genera la sua purezza mi libera,la sua vita diventa anche mia

Come un bimbo alla fonteapro le mani godendo;esse diventano scodella,ed io bevo la vita.Nell’azzurro del cielo dentro me vedo l’acqua trasformarsi in quel sapore che è l’uomo che nasce…. (2v)

2. E mi ricordo la sera d’aprilequando l’ora era già suonata;prese la vita dalle sue veneè il suo Sangue regalato a me.Quello che era tutto lo diedea chi già c’era e a chi verrà;è il rosso prezioso del Sangue.

Come un bimbo alla fonte…

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3. Santo Spirito, cuore dell’Altissimo, ultima e piena consegna di vita, scendi e inonda la mente e le mani e avvolgi tutto di me. Vivo ricordo della Sua morte. unica e vera sorgente di vita,Tu nella Coppa il sapore di Dio!

Come un bimbo alla fonte…

A CRISTO SPOSOGesù, nostro Sposo, è tutto il nostro amore; il suo Sangue è nostro.

(Maria De Mattias)

Festa di nozze è oggi per Te,Cristo Sposo della Tua Chiesa !Risplenda d’oro la luce del cieloche avvolge ormai la terra di morte.

Ecco l’amore fattosi volto, è piegato alla voce del Padre che chiama ed attrae con forza e coraggioa farsi sempre più Figlio.

Ecco la tomba fatta dimora,vestita a festa di caldi colori;Qui l’Amore s’è fatto sublimes’è fatto sublime abbraccio di sangue.

Ora non serve portare gli aromiÈ Lui che diffonde nel mondo

la dolce fragranza del mandorlo in fi ore.la dolce fragranza del mandorlo in fi ore.

Come trofei la croce e i chiodiportano gli angeli, mentre tu vieni.Re della Gloria, Cristo Gesù,eterno Presente, vieni tra noi !

DESIDERIO ESTREMOCarissima ed amata fi glia, raddolcisca il suo spirito nel Sangue di Gesù Crocifi sso.

(Maria De Mattias)

Vorrei tanto percorrere quei giorni,gli ultimi tre giorni con te, da dentro il vorticoso ribolliredel tuo sangue.

Vorrei sedermi davanti alla tua mentee vedere rincorrersi i dubbi e poi la certezza:“non resterai da solo noneppure in morte”.

Vorrei sentirti palpitare il cuore e viverti dentro quegli attimi di estrema fedeltà, (2v)per Chi ti ama da sempre e per chi t’ignora, per noi!

Vorrei saperti leggere nel volto il segno del mistero che t’invade e che ci chiama con la tua morte

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PREGHIERA A SANTA MARIA DE MATTIAS

Maria De Mattias,donna forte e coraggiosa,Adoratrice-Apostola del Sangue di Cristo;tu seguisti le orme di Gesù Signorenella comunione con Dioe nell’amore senza limiti per i fratelli.Ci affi diamo alla tua intercessione.Chiedi al Padreper mezzo di Cristonel suo Santo Spiritoche si compia in noi la sua volontà,che siano esauditi i nostri desideri,e che, per la potenzadel Sangue prezioso di Gesù,siano concesse a tutti gli uominipace, libertà e amore.Amen.

TRIDUO A SANTA MARIA DE MATTIAS

Santa Maria De Mattias, la fede ti fece trovare nella Croce di Cristo e nel suo Sangue prezioso l’impulso e la forza per il tuo impegno apostolico. Ottienici dal Signore un aumento di fede operante e aiutaci nella presente necessità ...

Gloria al Padre

Santa Maria De Mattias, la tua devozione al Sangue di Cristo si espresse nell’adorazione e nel servizio al ‘caro prossimo’. Ottienici dal Signore un aumento di speranza attiva e la grazia di cui abbiamo tanto bisogno ...

Gloria al Padre

Santa Maria De Mattias, tu hai dato una risposta radicale e gioiosa a quel ‘Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio per la nostra salvezza. Ottienici dal Signore un aumento di amore verso Dio e verso il prossimo, insieme con la grazia che, con fi duciosa insistenza, imploriamo ...

Gloria al Padre

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CURRICULUM DELLA AUTRICI

Alessandra Cervellati,docente di Grafologia Teoretica, Pratica, Aziendale, Relazionale e della Personalità presso l’AGAS di Bologna, ove segue con particolare attenzione la formazione e i percorsi di ricerca svolti dagli studenti che intendono portare la Grafologia in azienda; svolge corsi propedeutici e/o monotematici presso associazioni e circoli; collabora per la selezione e l’ottimizzazione delle risorse umane con alcune aziende, collaborando anche nelle fasi di riorganizzazione; scrive articoli per riviste o convegni. Da alcuni anni illustra, con alcune lezioni propedeutiche, la validità e le potenzialità dell’uso del test grafologico nei corsi di Criminologia tenuti presso la facoltà di Psicologia di Cesena; ha partecipato come relatrice ad alcuni convegni nazionali organizzati dalla AGP.

Sr Anna Maria Vissani, Suora Adoratrice del Sangue di Cristo, Laureata

in Teologia Morale, ha conseguito anche un Master in Bioetica e il Diploma di Grafologia della Personalità. Ha pubblicato studi sull’Apertura al futuro in suore sopra i 75 anni di età e uno studio su Donne delle Marche presso l’Università Cattolica di Roma. Scrive libri di ricerca e di meditazione sulla

spiritualità pasquale e del Mistero del sangue di Cristo (Identità pasquale, 2003). Ha approfondito i diversi aspetti della “incarnazione redentiva” in saggi e studi attenti alla condizione dell’uomo contemporaneo. Ha pubblicato ultimamente una trilogia di brevi ma intense meditazioni e preghiere toccando il tema della preghiera (Pregare è pace, 2004), della libertà interiore (L’essenziale è libertà, 2005), e del silenzio (Silenzio è amore, 2006) e con l’Editrice Shalom IN PUNTA DI PIEDI. Lo stupore dell’Adorazione, 2007. Si è sempre avvalsa della collaborazione con altre persone, laiche e sposate, con le quali vive la condivisione e l’amicizia spirituale.

Centro di Spiritualità “Sul Monte”,Via Sabatucci, 15- 60031 Castelplanio (AN) - tel 0731 813408mail: [email protected]

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