Ceramiche a "tiratura limitata": due esemplari da Privernum

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nuova serie

Rivista del Dipartimento di Scienze dell’antichità

Sezione di Archeologia classica, etrusco-italica, cristiana e medioevale

Fondatore: giulio q. giglioli

Direzione Scientifica

maria paola baglione, gilda bartoloni, luciana drago, enzo lippolis, laura michetti, gloria olcese,

domenico palombi, maria grazia picozzi, franca taglietti

Direttore responsabile: gilda bartoloni

Redazione:franca taglietti, fabrizio santi

Vol. LXIV - n.s. II, 32013

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA

ISBN ISBN CARTACEO 978-88-913-0479-7ISBN DIGITALE 978-88-913-0475-9

ISSN 0391-8165

© COPYRIGHT 2013 - SAPIENZA UNIVERSITà DI ROMAAut. del Trib. di Roma n. 104 del 4 aprile 2011

Volume stampato con contributo della Sapienza Università di Roma

Archeologia classica : rivista dell’Istituto di archeologia dell’Università di Roma. - Vol. 1 (1949)- . - Roma : Istituto di archeologia, 1949- . - Ill. ; 24 cm. - Annuale. - Il complemento del titolo varia. - Dal 1972: Roma: «L’ERMA» di Bretschneider. ISSN 0391-8165 (1989)

CDD 20. 930.l’05

Comitato Scientifico

pierre gros, sybille haynes, tonio hölscher, mette moltesen, stephan verger

Il Periodico adotta un sistema di Peer-Review

p. 51

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INDICE DEL VOLUME LXIV

articoli

arizza m., de cristofaro a., piergrossi a., rossi d., La tomba di un ari-stocratico naukleros dall’agro veientano. Il kantharos con scena di naviga-zione di via A. d’Avack ...................................................................................

baldassarri p., Alla ricerca del tempio perduto: indagini archeologiche a Palazzo Valentini e il templum divi Traiani et divae Plotinae ........................

dionisio a., Caratteri dei culti femminili a Corfinio ...........................................domingo J.Á., mar r., pensabene p., El complejo arquitectónico del templo

del Divo Claudio en el monte Celio de Roma.................................................gregori g.l., Il ‘sepolcreto’ di militari lungo la via Flaminia. Nuove stele dal

V-VI miglio .....................................................................................................marcattili f., Templum Castorum et Minervae (Chron. 354, p. 146 M). Il tem-

pio di Minerva ad Assisi ed il culto romano dei Dioscuri ...............................ortalli J., Strutture pubbliche e luoghi della politica alle origini della città. Un

‘Campo Marzio’ nella Felsina villanoviana? ..................................................pacilio g., montanaro a.c., La ‘Tomba dei capitelli ionici’ di Tiati. San

Paolo di Civitate (FG) .....................................................................................palombi d., Receptaculum omnium purgamentorum urbis (liv. 1, 56, 2).

Cloaca Massima e storia urbana .....................................................................

NOTE E DISCUSSIONI

ambrosini l., Una nuova kylix del pittore di Meidias da Cerveteri nella tecnica a figure rosse e a fondo bianco ........................................................................

carafa p., bruno d., Il Palatino messo a punto ................................................corda i., Salvadanai fittili di età romana e sacra privata: riflessioni preliminari ......

indice del volume lxiv

p. 657» 521

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costantini a., Il reimpiego delle anfore tardo antiche. Considerazioni sulle sepolture ad enchytrismòs in Toscana .............................................................

giletti f., L’Acropoli di Taranto: un contributo preliminare sulle nuove ricerche ....leotta m.c., cancellieri m., Ceramiche a ‘tiratura limitata’: due esemplari

da Privernum ...................................................................................................lorenzatti s., De Benghazi à Versailles: histoire et réception d’une statue entre

XVIIe et XXe siècles ........................................................................................marengo s.m., taborelli l., A proposito dei Peticii e il commercio orientale ....pensabene p., gallocchio e., Alcuni interrogativi sul complesso augusteo

palatino ............................................................................................................tortorella s., Archi di Costantino a Roma ......................................................vallarino g., Instrumentum publicum e democrazia a Taranto: rilettura di

un’iscrizione vascolare ....................................................................................

RECENSIONI E SEGNALAZIONI

anguissola a., ‘Difficillima Imitatio’. Immagine e lessico delle copie tra Grecia e Roma (M.E. micheli) .....................................................................................

remolà vallverdù J.a., acero pérez J., (a cura di), La gestión de los residuos urbanos en Hispania. Xavier Dupré Raventos (1956-2006) In memoriam (D. manacorda) ...............................................................................................

vismara c., (a cura di), Uchi Maius 3. I Frantoi. Miscellanea (a. leone) .......

Pubblicazioni ricevute ............................................................................................

ArchCl, LXIV, 2013, pp. 591-607

CeramIChe ‘a tIratura LImItata’: due esempLarI da Privernum

Fra la collezione di ceramiche del museo archeologico di priverno, formata perlopiù da recenti e recentissime acquisizioni legate agli scavi nell’area della Privernum romana e, solo in minima parte, da esemplari di provenienza extra-urbana, si segnalano due inediti1 che possono portare un contributo allo studio di produzioni finora scarsamente attestate.

si tratta di una coppa invetriata e di un vaso a inserti vitrei, entrambi da ritenersi senz’altro di importazione, malgrado a Privernum si possa documentare una notevole pro-duzione di vasellame, ancora in corso di studio, che copre un ampio arco cronologico che va dalla media età repubblicana all’alto medioevo.

La coppa (n. 1), di recente scoperta, proviene dalla domus della soglia nilotica, men-tre l’esemplare a inserti vitrei (n. 2) è stato recuperato dalla soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio, nell’ormai lontano 1960, ai piedi di una basis villae in area extra-urbana (in loc. Ceriara di priverno), a seguito di uno scavo d’urgenza che non ha lasciato traccia del suo contesto stratigrafico.

1. Coppa invetriata

Nel novero delle ricche abitazioni di Privernum spicca, per impianto, arredo e mate-riali rinvenuti, la domus della soglia nilotica2. edificata tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C., la casa fu oggetto di una totale ristrutturazione verso la metà del I secolo a.C., epoca cui appartiene il ricco e raffinato corredo di pavimenti musivi con esemplari figurati di altissimo livello. Nella prima età imperiale si colloca il rifacimento dell’area del peristilio con la realizzazione di una decorazione pittorica di IV stile e notevoli tra-sformazioni sono testimoniate anche in una fase tarda, fra il VI e il VII secolo. La domus, rimasta in uso fino al medioevo, si contraddistingue in tutte le sue fasi per l’elevato tenore di vita.

Lo scavo ha restituito una gran quantità di frammenti ceramici databili in un largo orizzonte cronologico compreso tra il II secolo a.C. e il XII secolo. Lo studio, tuttora in fase iniziale, ha comunque già evidenziato produzioni locali diffuse nel tempo, ed è

1 un breve cenno a queste ceramiche è stato dato dalle autrici nell’ambito del 10° Incontro di studi Lazio e Sabina, (roma, 4-6 giugno 2013), sezione poster.

2 su cui, da ultimo, CanCellieri 2010 e ivi bibliografia; per la fase di vita tardo-antica: CanCellieri, CeCi 2003.

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consistente anche la ceramica di importazione, dalla sigillata africana alle anfore africane edispaniche fino a scarsi frammenti di sigillate galliche3.

Fra i rinvenimenti finora effettuati nell’intera area di Privernum costituisce un unicum la coppa che qui si presenta: un’invetriata con decorazione a matrice proveniente proprio dalla domus della soglia nilotica ed esattamente da un ambiente situato nella zona NO del peristilio e tuttora parzialmente scavato. La coppa è stata rinvenuta in molti frammenti in uno strato di macerie edilizie costituito per lo più da tegole, coppi e antefisse in mezzo ai quali si trovavano numerosi reperti ceramici. I ‘fossili guida’ sono costituiti dalla sigilla-ta africana a e dalla ceramica africana da cucina. È stato possibile individuare le forme hayes 6, 7a, 7B, 8a, 9a, tutte databili tra la fine del I e il II secolo. allo stesso ambito cronologico possono essere riferiti due piatti coperchio con orlo annerito (tipi Ostia II, fig. 302 e Ostia III, fig. 332).

Scheda tecnica

museo archeologico di priverno, inv. 116778/3450. mutila, ricomposta da vari frammen-ti, mancante del fondo e di parte dell’orlo. argilla 5Yr 6/4 (light reddish brown) depurata; invetriatura 5Yr 5/6 (yellowish red) dove è ossidata; scrostata in molti punti; h. cm 9; diam. cm 22,5. da Privernum, domus della soglia nilotica, ambiente Z, us 509.

Coppa carenata con orlo leggermente ingrossato e grumi di vetrina sul labbro, ricompo-sta da vari frammenti e mancante del fondo. La superficie interna ed esterna conserva una invetriatura in parte ossidata, di colore bronzo dorato (Figg. 1-2). sotto una fascia liscia, la decorazione in rilievo, ottenuta a matrice, presenta due registri orizzontali; in quello superiore compaiono personaggi allineati sullo stesso piano in uno schema paratattico.

sei coppie di eroti alati affrontati e in lotta fra loro si alternano a tre personaggi: una figura virile nuda vista dal profilo sinistro col braccio sinistro alzato che regge uno scudo a pelta e il braccio destro teso nel lancio di un giavellotto, ripetuta cinque volte; una figura probabilmente nuda, vista dal profilo sinistro, accovacciata, che porta il braccio sinistro alla testa e ha davanti un oggetto tondeggiante e uno oblungo, ripetuta tre volte; una figura virile nuda incedente verso destra che sorregge col braccio destro la doppia tibia e compare una sola volta. Il registro infe-riore è decorato da un unico motivo parzialmente conservato a causa della mancanza del fondo della coppa, probabilmente da identificare con canestri che contengono foglie.

Decorazione

tutti i punzoni appaiono stanchi, lo stile è piuttosto sciatto e, se si esclude il lanciatore di giavellotto, i corpi sono resi in modo molto sommario.

Gli eroti lottatori suggeriscono una scena di palestra, mentre il giovane in nudità eroica, l’uomo accovacciato a terra e il suonatore di tibia, fanno pensare a una gara

3 ricordiamo un frammento di sud-gallica marmorizzata di forma dragendorff 29C proveniente dall’am-biente t della stessa domus.

note e disCussioni 593

Figg. 1-2. priverno, museo archeologico. Coppa invetriata inv. 116778/3450 dalla domus della soglia nilotica di Privernum (Foto musarchpriverno); restituzione grafica con sviluppo della decorazione del registro superiore e proposta ricostruttiva del registro inferiore (dis. m.C. Leotta).

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fra gladiatori. I cesti potrebbero contenere le foglie di palma usate per celebrare le vittorie.

La goffaggine e l’approssimazione con cui sono raffigurati gli eroti non consente di specificare se stiano lottando anche con i piedi, nel qual caso ci troveremmo di fronte a dei pancraziasti. Il motivo iconografico è comunque largamente diffuso in età romana. per quel che riguarda la ceramica, gli eroti pugilatori sono un soggetto iconografico sovente rappresentato nella sigillata tardo-italica4 e in quella gallica di età traiano-adrianea5. rela-tivamente alla classe che ci interessa, un frammento di invetriata di Ostia (Fig. 3) conserva un erote identico a quello di sinistra della nostra coppia; purtroppo la frattura non consente di vedere se di fronte avesse l’altro amorino, o un soggetto diverso6.

L’iconografia degli eroti lottatori è presente anche sui sarcofagi di II e III secolo. In particolare un sarcofago di età antonina conservato al museum of Ancient Art di haifa ha scolpite sulla fronte due coppie di eroti molto simili per la posizione delle braccia e delle gambe a quelle rappresentate sulla nostra coppa7. La glittica conserva molti esemplari che possono essere confrontati con i nostri eroti. Citiamo fra gli altri la corniola al museo di udine8, il castone in pietra dura di un anello ai musei Capitolini datato all’inizio dell’età imperiale 9 e la corniola rinvenuta nel relitto di diano marina, il cui naufragio è stato data-to intorno alla metà del I secolo d.C.10.talvolta gli eroti indossano un copricapo identifi-cato come cuffia o elmo da combattimento, ma la qualità delle nostre figure non consente di stabilire se abbiano o meno il capo coperto.

secondo le fonti i due putti alati in lotta fra loro rappresentano eros e Anteros e, in base ai racconti di pausania, statue o rilievi che li effigiavano si trovavano nei ginnasi e nelle palestre11.

Il suonatore di doppia tibia è presente in vari frammenti di sigillata tardo-italica12 e di sud-gallica provenienti dalle fabbriche di Lezoux e di La Graufesenque e vie-ne talvolta identificato con un satiro o un sileno13. Il personaggio, tradizionalmente denominato ‘suonatore di Villa Giulia’, ha però quasi sempre la veste annodata sui fianchi, mentre il nostro è nudo. un confronto per la nudità si ha con un suonatore impresso in una sigillata gallica proveniente da rheinzabern14 datata a età antonina (Fig. 4). Il motivo iconografico compare anche nei sarcofagi con scene di palestra o gare atletiche, ma raramente a corpo nudo15. una particolarità di secondaria importan-za consiste nel fatto che il doppio flauto suonato dal nostro personaggio è chiaramente

4 Medri 1992, p. 187, 1.1.3.10 e 11.5 oswald 1936-37, p. 46, n. 513, pl. XXV.6 pannuzi 2005, p. 174, fig. 3, n. 14 (inv. 18205). 7 Bonanno aravantinou 1982, pp. 67-69, fig. 4.8 napoletano 1950, p. 30, fig. 5, inv. 964 senza datazione.9 righetti 1955, p. 29, n. 58, tav. VII, 16.10 gandolfi 1975-1981, pp. 108-116, figg. 1-2; pallarés 1983, pp. 69-118.11 a questo proposito si veda l’esauriente articolo di daniela Gandolfi citato alla nota precedente.12 Medri 1992, p. 61 e p. 205, 1.3.4.01.13 déChelette 1904, p. 56, n. 311; herMet 1979, pl. 19, n. 9.14 oswald 1936-37, p. 54, n. 612a, tav. XX.15 Bonanno aravantinou 1982, p. 80.

note e disCussioni 595

Fig. 3. priverno, museo archeologico. Coppa invetriata inv. 116778/3450. par-ticolare degli eroti e disegno del frammento con erote lottatore da Ostia (da pannuzi 2005, fig. 3,14).

Fig. 4. priverno, museo archeologico. Coppa invetriata inv. 116778/3450. particolare con il suonatore di doppia tibia e disegno di suonatore impresso su una sigillata gallica (da oswald 1936-1937, tav. XXX, n. 612a).

rappresentato con le canne di differente lunghezza, caratteristica attribuita all’oboe doppio frigio16.

dunque il suonatore della coppa privernate può essere identificato con l’araldo che suona la tromba della vittoria in un agone sportivo. Il personaggio accovacciato è più

16 ilari 1982, p. 635.

596 note e disCussioni

Fig. 5. priverno, museo archeologico. Coppa invetriata inv. 116778/3450. par-ticolare con il gladiatore sconfitto e disegno di sconfitto impresso su una sigillata gallica (da déChelette 1904, II, p. 29 n. 127).

Fig. 6. priverno, museo archeologico. Coppa invetriata inv. 116778/3450. par-ticolare col lanciatore di giavellotto e disegno di pigmeo impresso su una sigillata di treviri (da huld-zetsChe 1972, p. 132, m52a).

difficilmente individuabile, ma vi può essere riconosciuto il gladiatore sconfitto nella gara se abbiamo correttamente interpretato l’oggetto che gli è davanti. un confronto si ha in molte coppe di sigillata gallica dove un guerriero semisdraiato ha accanto un motivo simile al nostro che è stato identificato come scudo e lancia giacenti in terra17 (Fig. 5). Il lanciatore di giavellotto (Fig. 6) è scarsamente rappresentato nelle scene dei sarcofagi18 e, per quanto attiene alla ceramica, non abbiamo trovato confronti adeguati nei punzoni pubblicati.

17 déChelette 1904, II, p. 29, n. 127.18 Bonanno aravantinou 1982, p. 79.

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un personaggio paragonabile al nostro è presente nel repertorio della sigillata dell’Officina I di treviri datata alla prima metà del II secolo19. In realtà la figura20, rivolta a destra e non a sinistra come la nostra, tiene lo scudo nella mano destra e il gia-vellotto nella sinistra e viene interpretata come pigmeo; compare sia isolata all’interno di un cerchio o di una metopa, sia affrontata a un altro gladiatore, sia in lotta contro un animale feroce21.

se è giusta la nostra interpretazione dei motivi iconografici ci troveremmo di fronte ad un manufatto in cui scene di palestra si alternano a lotte fra gladiatori. L’uso di figu-re isolate al posto di scene complesse e la mescolanza di temi su uno stesso vaso è una cosa non rara nella ceramica decorata romana destinata a una clientela appartenente a ceti sociali che non potevano permettersi il vasellame metallico; basti pensare alle ceramiche ellenistiche a rilievo22 o alla sigillata tardo italica23 dove le singole figure e i gruppi hanno spesso un valore puramente decorativo e non un intento narrativo. possiamo notare come particolarità della nostra coppa il fatto che i motivi iconografici siano esclusivamente figu-rati e che non siano associati a motivi vegetali o animali come quasi sempre accade nelle diverse classi ceramiche decorate a matrice.

per concludere, i cesti con foglie del registro inferiore possono confrontarsi coi cesti di vimini pieni di frutti o di foglie che sono rappresentati in molti sarcofagi e ceramiche, spesso collegati a eroti vendemmianti24.

Confronti

Le caratteristiche morfologiche della coppa permettono di accostarla alle produzioni invetriate dell’Italia centrale e, più specificamente, dell’area romano-campana anche se il colore bronzo dorato della vetrina è poco diffuso e la tettonica è piuttosto originale così come la decorazione.

Le attestazioni di ceramica invetriata del periodo alto e medio imperiale non sono molto numerose nel Lazio, ma è probabile che questo sia solo conseguente al fatto che molti contesti rinvenuti anche parecchi anni fa siano tuttora inediti. a roma, scavi ricchi di materiali come quello della meta Sudans e del Criptoportico della Vigna Barberini sul palatino 25 hanno restituito in totale due frammenti e per di più non decorati. una ventina di frammenti a vetrina piombifera provengono anche dallo scavo del Foro transitorio, ma si tratta in maggioranza di pareti. È stato tuttavia possibile ricomporre tre coppe, delle quali solo una con decorazione a matrice ben leggibile: si tratta di una coppa emisferica a motivi vegetali proveniente da uno strato databile alla fine del II secolo26.

19 huld-zetsChe 1972, p. 78.20 ibid., p. 132, m52a-b.21 ibid., taf. 8, a55; 13, B24; a56; taf. 4, a26.22 leotta 2005, p. 51.23 Medri 1992, p. 60.24 reinaCh 1912, tav. 72, 2; oswald 1936-37, pl. XXIV.25 rizzo 2003, pp. 119-120.26 MaruCCi 2006, pp. 67-68, fig. 4, n. 9.

598 note e disCussioni

La presenza di circa duecento frammenti in una discarica di età antonina rinvenuta alle pendici del Gianicolo ha notevolmente arricchito le nostre conoscenze perché ha permesso di stabilire con certezza l’esistenza di una produzione romana. anche in questo caso i pro-dotti decorati non superano il 15% del totale e, all’interno di questi, i motivi iconografici presenti sono per lo più quelli vegetali, mentre pochi sono i soggetti figurati. un dato cro-nologico interessante è la totale assenza di invetriata negli strati augustei e giulio-claudi27.

a Ostia, nell’area nord-est delle terme del Nuotatore, è stato invece rinvenuto un nucleo consistente composto da oltre cinquecento frammenti di cui ben 393 provenienti da strati compresi fra l’età flavia e quella severiana, con una concentrazione nell’ambito del II secolo, ed esattamente in età adrianea e antonina28. La maggior parte dei prodotti è liscia e, fra i pochi decorati, quelli a matrice sono rarissimi. recentemente simona pan-nuzi, nell’ambito di una revisione dei frammenti di ceramica invetriata provenienti dagli scavi di Ostia e conservati nei depositi 29, ha potuto stabilire che molti pezzi, considerati in passato altomedievali, sono in realtà attribuibili alla piena età classica e alcuni sono ricoperti da una vetrina interna descritta come «di colore giallo senape con piccolissimi inclusi scuri in sospensione»30, mentre un frammento di coppa con decorazione applicata è ricoperta da una vetrina «di tonalità giallastra» sia all’interno che all’esterno31.

In area campano-laziale le analisi petrografiche hanno finora permesso di isolare tre produzioni a partire dall’età neroniana32. secondo a. martin33 sono tutte riconducibili all’area romana; uno degli impasti viene definito di «colore beige o rosato depurato mar-noso con augite, piccoli calcari e poche miche»34 e, in base alla descrizione, si direbbe simile al nostro. purtroppo la mancanza di analisi sulla coppa privernate non consente di fornire dati ulteriori.

La forma delle invetriate è spesso mutuata da altre classi ceramiche come le pareti sottili o le sigillate africane. Nel nostro caso la coppa, per le caratteristiche tettoniche, può essere assimilata alla forma dragendorff 29/37, tipica delle sigillate galliche e ispaniche decorate di I e II secolo, ma poco diffusa in ambito italico35. Come è già stato notato36, il fatto che molte ceramiche invetriate abbiano forme assimilabili a quelle delle sigillate galliche, non significa che ci sia un rapporto diretto fra le due classi, bensì che entrambe derivino da prototipi metallici sia per la tettonica che per l’impianto decorativo.

27 filippi 2008, p. 297. scarti di fornace di calamai invetriati, datati alla fine del I secolo, provengono da un altro recente scavo nella zona di testaccio. Vd. porCari 2010, pp. 303-312.

28 Martin 1992, pp. 323-329.29 I risultati preliminari sono stati pubblicati in pannuzi 2003 ed ead. 2005.30 pannuzi 2005, p. 174.31 pannuzi 2003, pp. 78-79.32 rizzo 2003, pp. 117-120 con bibliografia precedente.33 Martin 1992, p. 324.34 Biagini 1992, p. 134.35 La forma 29/37 comprende caratteristiche comuni a entrambe: della forma 29 C presenta la carenatura;

della 37 il labbro pronunciato e la decorazione a matrice nella parte mediana al di sotto di una fascia liscia. si veda per la forma: oswald, priCe 1920, p. 104, pl. XII,5; Beltran lloris, 1978, pp. 95-96 e 216; tav. XXVIII, n. 350.

36 filippi 1994, p. 77.

note e disCussioni 599

Il confronto più pregnante si ha con un frammento di coppa carenata rinvenuta a Ostia (Fig. 7); ricoperta da invetriatura verde, viene datata fra la fine del II e il III secolo, ma solo sulla base di confronti con altri reperti editi perché non si possiedono i dati di scavo37.

sempre per la forma possiamo accostare alla nostra alcune coppe realizzate a matrice: una con scena mitologica del ciclo di ercole proveniente da acqui terme38, un’altra da Luni39, e infine un frammento recentemente rinvenuto a Fonte Nuova presso roma40. solo in quest’ultimo esemplare l’invetriatura sembra essere simile alla nostra in quanto è definita di «color beige», mentre gli altri sono ricoperti dalla classica vetrina color verde. Le caratteristiche protuberanze presenti intorno al labbro, comuni a diverse coppe, pare che siano dovute unicamente alla colatura della vetrina durante la produzione41.

Non siamo in grado di ricostruire con esattezza il fondo della coppa privernate, ma se prendiamo come riferimento le forme dragendorff 29 o 37 è probabile che avesse un pie-de ad anello più o meno accentuato42. una coppa invetriata proveniente da alba, di forma dragendorff 37, conserva un piede ad anello sagomato43. anche al celebre bacino di sarsina viene attribuito un piede di questo tipo, ma si tratta di una restituzione, come specificato dal primo editore, sebbene nel disegno questo importante particolare non venga indicato44.

sebbene la qualità del nostro pezzo sia nettamente inferiore, la coppa di sarsina pre-senta caratteristiche comuni come un simile colore della vetrina (definita dal Gentili «gial-lo-bruno») e il motivo degli amorini lottatori che costituisce la decorazione del registro centrale.

37 pannuzi 2003, pp. 78, 80, fig. 2, 1 (inv. 5545).38 filippi 1994, tav. XXVIII.39 lusuardi siena, sannazaro 1992, p. 111, tav. I, 5. 40 MosCetti 2007, p. 214.41 filippi 2008, p. 306.42 Vd. nota 35. 43 filippi 1994, pp. 89, 95-96, tav. XXIX.44 gentili 1972, p. 183.

Fig. 7. ostia antiCa, depositi del museo. Coppa di ceramica invetriata (da pannuzi 2003, p. 80, fig. 2,1).

600 note e disCussioni

Datazione

I confronti citati possono essere utili anche per l’inquadramento cronologico del nostro pezzo. La coppa di acqui terme è datata in età flavio-traianea45; il frammento di Fonte Nuova proviene da un contesto compreso fra l’età flavia e quella antonina46. La datazione del bacino di sarsina, fissata entro la prima metà del II secolo dal Gentili per la forma simile alla dragendorff 37 e per confronti stilistici, è poi stata abbassata al pieno II-III secolo probabilmente per la convinzione che le invetriate dovessero appartenere in gran parte a un periodo avanzato dell’età imperiale47.

un altro tassello per la datazione della coppa privernate deriva dal motivo decorativo realizzato a matrice con le singole figure impresse come riempitivi, senza alcun criterio narrativo. Il vasellame di metallo prezioso, da cui derivano le produzioni invetriate, agli inizi del II secolo presenta un impoverimento della sintassi decorativa che porta a sostitu-ire le composizioni figurate complesse con piccole scene o soggetti singoli e ripetitivi. Lo schema paratattico dei personaggi è una caratteristica che la nostra coppa ha in comune sia con le sigillate tardo italiche decorate, uscite da officine attive tra la fine del I secolo e la metà del II secolo d.C., che con le sigillate galliche del c.d. ‘stile libero’ di Germanus, prodotte nelle fabbriche di La Graufesenque fra il 60 e l’8548.

In conclusione, la coppa invetriata rinvenuta negli scavi di Privernum, sia per la forma che per il tipo di decorazione, si inquadra bene in un periodo compreso tra la fine del I e il II secolo d.C., periodo peraltro confermato dal contesto stratigrafico dal quale proviene e di cui si è fatto cenno sopra.

Maria Cristina leotta

2. vaso Con deCorazione a BarBotina e inserti vitrei

L’esemplare a inserti vitrei, come detto, proviene da un contesto extraurbano: una vil-la rustico-residenziale situata circa 6 km a ovest di Privernum, in loc. Ceriara, all’interno della vallata che si allunga verso il territorio di sezze (Setia), quasi sul confine fra i due agri (Fig. 8). Le strutture abitative, segnalate già nell’Ottocento e all’epoca parzialmen-te scavate49, consistono essenzialmente in una platea in opera poligonale articolata su più livelli; l’impianto originale risale agli ultimi secoli della repubblica, ma la villa era ancora sfruttata nella piena e tarda età imperiale e conserva tracce di utilizzo anche per il medioevo50.

45 filippi 1994, p. 89.46 MosCetti 2007, p. 214.47 Maioli 1992, pp. 222-223.48 Germanus sostituisce la decorazione ‘a metope’, tipica della seconda metà del I secolo, con una conti-

nua: herMet 1979, pp. 164-166.49 giovenale, Mariani 1899, pp. 88-95; cfr. CanCellieri 2012, pp. 65-67.50 giovenale, Mariani 1899, pp. 92-93; per le ceramiche medievali si veda pannuzi 1998, pp. 715-

722.

note e disCussioni 601

Scheda tecnica

museo archeologico di priverno, inv. 30070/312. Lacunoso, ricomposto da numerosi frammenti; argilla bruno arancio (5 Yr 6/4), depurata, omogenea; alt. cm 22; diam. orlo cm 12,5; spess. pareti cm 0,35.

Orlo arrotondato e leggermente estroflesso, collo verticale scanalato; corpo ovoide a sezione leggermente quadrangolare e carenato in basso, alto piede ad anello modanato.

Il vaso (Figg. 9-10), che è stato restaurato e ricomposto ai tempi del suo rinvenimento, conserva sul corpo una ricca decorazione a barbotina resa con punti, steli e gocce disposti a formare elementi fitomorfi e impreziosita da inserti di paste vitree di gradazione celeste-azzurro incapsulate in pasticche di argilla. La decorazione asseconda la superficie della vasca, appena sagomata, con quattro racemi verticali di sottili steli desinenti in gocce (o foglie d’acqua), disposti a V e che si dipartono da un bottone con inserto vitreo. I racemi incorniciano quattro grandi ‘fiori’ a steli radiali con paste vitree al centro della corolla e agli apici. Gli spazi di risulta sono riempiti con gruppi di quattro mamillae; una doppia fila di mamillae e inserti vitrei si allineano sulla spalla.

La presenza di inserti vitrei e la ridondante trama decorativa associano l’esempla-re privernate a quella peculiare classe ceramica di produzione tiburtina su cui, in tempi recenti, ha richiamato l’attenzione Gaetano messineo51 e che è stata poi approfondita e puntualizzata da Zaccaria mari52 e che, entrambi gli autori, hanno potuto arricchire con la

51 Messineo 1994; id. 1999=id. 2001. 52 Mari 2002; id. 2008.

Fig. 8. Localizzazione della villa in loc. Ceriara di priverno (IGm, F. 159 III Ne: particolare).

602 note e disCussioni

Figg. 9-10. priverno, museo archeologico, vaso a inserti vitrei inv. 30070/312 (Foto musarchpriverno) e sua restituzione grafica (dis. G. pala).

note e disCussioni 603

segnalazione di diversi nuovi esemplari da tivoli, roma e dintorni (settecamini, palestri-na, Ostia etc.). Le officine di produzione sono state localizzate a tivoli e nell’ambito di ateliers che, in contemporanea, producevano anche ceramiche a pareti sottili ed ellenisti-che a rilievo (italo-megarese)53; con queste classi le suppellettili a inserti vitrei presentano forti affinità tecniche (impasto, esiguo spessore delle pareti) e talvolta sembrano richia-marne le forme54. L’iscrizione Ab Hercule victore documentata su alcuni esemplari si direbbe individuare proprio nel famoso santuario tiburtino un ‘punto vendita’ privilegiato di questa peculiare produzione della città55. Le esuberanti ceramiche a inserti vitrei sono state interpretate, già da tempo, come povera imitazione dei gemmata potoria, vasi bron-zei con pietre preziose incastonate, per ora documentati solo dalla tradizione letteraria56. Non è escluso, come suggerisce Z. mari su lettura di un passo di seneca (sen., ep. ad Luc. XX, 119, 3), che un riferimento diretto a questo tipo particolare di vasellame fittile possa essere individuato nella citazione di un Tiburtinus calix che seneca accosta ad altre suppellettili preziose57. L’area di diffusione delle ceramiche ‘incastonate’ di tivoli copre, a oggi, un territorio piuttosto limitato; insieme a tutto l’ager Tiburtinus raggiunge palestri-na, Ostia, roma con gli immediati dintorni58 e abbraccia un arco cronologico che va dalla tarda età repubblicana al primo Impero, con qualche attardamento sino all’età flavia. alcu-ni pezzi ‘fuori area’ sono da intendersi come importazioni (un boccaletto da Aquincum in pannonia)59 o indipendenti produzioni locali (due vasi globulari da matrice, nel molise)60. La classe comprende ceramiche da mensa (tazze, coppe, boccali, anforette), generalmente di piccole dimensioni, e vasi zoomorfi che raffigurano un porcellino, per i quali è stata ora ribadita l’identificazione come biberon, piuttosto che come sonagli o giocattoli61.

L’esemplare privernate entra a pieno titolo in questa produzione sia per le caratteristi-che tecniche (impasto, spessore delle pareti) che per morfologia e repertorio decorativo: la forma evoca, seppure in dimensioni quasi duplicate, dalla classe delle pareti sottili il tipo di coppa ovoide, molto profonda, ricci 2/27062 mentre, per la particolare sezione

53 Mari 2002, pp. 415-417, fig. 1; id. 2008, p. 395.54 Messineo 1994, p. 128 e nota 45 a p. 132 per il repertorio decorativo; Mari 2008, pp. 395-396 e nota

4 per considerazioni sulle forme che, soprattutto nel caso di quelle chiuse, preferisce considerare indipendenti.55 Mari 2008, pp. 396 ss.56 Cfr. Messineo 1994, p. 127 e le note 37 e 38 per i relativi riferimenti bibliografici.57 Mari 2002, pp. 427-428.58 un quadro di sintesi in Mari 2008, p. 405. da segnalare comunque anche un frammento da Gabi:

vegas, Martin lopez 1982, p. 487, n. 51, fig. 15, 51.59 topàl 2002, p. 202 (con bibl. precedente), per l’interpretazione come ‘oggetto di importazione’: Mari

2008, p. 405.60 esemplari datati rispettivamente alla fine del II e alla fine del III sec. d.C.: roBerts 1986, pp. 43-49.

per l’attribuzione a fabbriche forse locali: Mari 2008, p. 405.61 Mari 2002, spec. pp. 422-424 e ivi per un esauriente quadro delle diverse posizioni interpretative, su

cui anche Messineo 1994, pp. 122-124. 62 riCCi 1985, p. 310, tav. XCIX, 10. si tratta di una coppa di produzione iberica (della Betica) ampia-

mente attestata in tutto il bacino del mediterraneo; un esemplare da Cosa è abbinato a una fitta decorazione a barbotina estesa su tutto il corpo ceramico: MaraBini Moevs 1973, p. 206, form VIII, n. 397, pls. 43, 83, n. 397.

604 note e disCussioni

quadrangolare, richiama bicchieri a inserti vitrei63; la decorazione a barbotina, con motivi tratti singolarmente ancora dalle pareti sottili64, si articola in una sintassi che trova precisi confronti fra il vasellame a paste vitree65. Il pezzo tuttavia si distingue per le sue dimensio-ni, davvero eccezionali nel panorama di forme a oggi documentate, sebbene non manchi anche altrove una qualche, seppur rara, attestazione di recipienti di grandi proporzioni66.

Questo vaso non è l’unico esempio di ceramiche con paste vitree in area privernate; gli scavi più recenti condotti in diversi settori dell’area urbana hanno permesso di recu-perare altri frammenti della classe pertinenti a piccoli recipienti (quando identificabili, boccaletti e coppe, in contesti ancora in fase di studio), comunque in quantità così esigua da non poter pensare ad una produzione locale.

Datazione

Nell’ambito del contesto di provenienza un momento di vita particolarmente signifi-cativo può essere registrato per il periodo proto-augusteo come documentano pavimenti musivi con decoro ‘a cassettoni’ e frammenti di sectilia conservati in situ67 ma, soprattut-to, un pregevole complesso scultoreo pertinente a ‘una galleria di famiglia’ databile, nella sua realizzazione, alla prima età augustea68 e che lascia ragionevolmente pensare a una proprietà di qualche esponente di rilievo della società cittadina privernate se non di roma stessa. I ritratti di privati, in marmo e di ottima bottega, esposti oggi al museo Nazionale romano, sede di palazzo massimo alle terme69, sono stati casualmente scoperti nel 1960 e nella stessa occasione, a seguito di successivi sondaggi esplorativi privi di contesto stra-tigrafico, fu recuperato anche il nostro vaso, insieme a una discreta quantità di ceramiche dal più ampio excursus cronologico (dalla vernice nera alla vetrina pesante)70.

per il recipiente a inserti vitrei non c’è dunque alcun appiglio cronologico di scavo, ma la sua pertinenza a quel significativo momento di vita registrato nella villa per gli inizi dell’Impero è altamente probabile, tenendo conto le considerazioni ribadite con forza da Z. mari sui tempi di produzione e diffusione di questa classe ceramica.

63 Cfr., in particolare, un esemplare proveniente da roma e ora all’università di heidelberg: CoMfort 1960, p. 273, tav. 75, fig. 4.

64 decorazioni tipo ricci 78, 33, 350: riCCi 1985, p. 326, tav. CVI, 10-11; p. 334, tav. CIX, 16.65 per il motivo ‘a fiore’ con steli radiali cfr., nell’ambito del ‘catalogo’ stilato da messineo, alcuni bocca-

letti da settecamini (Messineo 1994, p. 125, nn. 1-3, figg. 11-13) e un boccaletto dei musei Capitolini (ibid., p. 126, n. 2, fig. 8).

66 Cfr. Messineo 1994, p. 125, n. 2, fig. 19: un frammento da Grottarossa di «grosso vaso aperto» e Mari 2008, p. 398, figg. 4-5: «larga coppa (diam. alla bocca cm 23,5)» da palestrina.

67 Cfr. arMstrong 1911, p. 389.68 I ritratti sono stati editi da santa Maria sCrinari 1988, pp. 473-484 ma con numerosi e fuorvianti

errori di interpretazione e di contesto; ancora con inesattezze di provenienza sono brevemente trattati da hof-ter 1988, p. 332. per una loro lettura come ‘galleria di famiglia’: nista 1998, p. 23.

69 Invv. 135939-135941: cfr. nista 1998, p. 23.70 archsoprLazio, Priverno, prot. 3237/60, cfr. FA XV, 1960, n. 3890 e AA 91, 1976, p. 37, (con indica-

zioni topografiche generiche e/o errate).

note e disCussioni 605

per concludere, il vaso privernate, un grande bicchiere che, pur con le sue insolite dimensioni, non c’è motivo di ritenere indipendente dalle officine di tivoli, amplia il panorama delle forme delle peculiari ceramiche ‘incastonate’ con un manufatto che, per tettonica, si direbbe costituire un elemento decorativo d’arredo, e allarga il quadro di dif-fusione della classe con una presenza che, insieme a quella dei frammenti rinvenuti negli scavi dell’area urbana di Privernum, lascia intravvedere, insieme a una possibile media-zione su roma, un contatto diretto fra il centro lepino e Tibur, reso possibile e immediato dalla via interna dei Lepini che faceva capo a segni e alla Valle del sacco71.

Margherita CanCellieri

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summarY

Among the pottery displayed in the Archeologycal museum of Priverno, two unique works of art stand out to enrich the panorama of artistic productions so far documented only in a small part. They are a glazed bowl and a large vessel with small glass-paste inserts.

The bowl, found in the excavations of a luxury domus in privernum, is characterized by a gilded bronze glazed surface and mould-made decoration structured in two levels: on the higher level a row of fighting amoretti and athletes is displayed, with a herald sounding the trumpet of victory, and on the lower level a sequence of baskets decorated with leaves. This – in terms of comparison and context – unique specimen dates back to the 2nd century A.D.

608 note e disCussioni

The second vase (a very large goblet), with ‘barbotina’ decoration, showing small blue glass-paste inserts, was found by chance in the area of a rural villa. it belongs to a particu-lar production of tibur which has been recorded above all in the tiburtinus ager, at Ostia and in the surroundings of rome. it dates back to the first decades of the imperial Age.