Il cambiamento delle pratiche funerarie nell’età dei Tarquini

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Gilda Bartoloni

il camBiamento delle pratiche funerarie nell’età dei tarquini

come è noto, il rituale funerario di roma e del lazio risulta, ri-spetto a quello delle culture limitrofe, molto rigoroso. Sin dalle più antiche manifestazioni della cultura laziale le incinerazioni dal forte carattere simbolico sono riferite solo a quelli che rivestivano un ruolo eminente nell’ambito della ancora piccole comunità1, analogamen-te agli incinerati che nella più tarda necropoli di osteria dell’osa, saranno nettamente distinti dal resto della popolazione, inumata e senza segni di distinzione2. possiamo ipotizzare che anche nella i fase laziale gli altri, esclusi dalla sepoltura formale, venissero inumati, ma senza corredo. una prova può venire dalle tombe a inumazione, anche bisome, senza corredo della necropoli di lucrezia romana, con corredi invece articolati nelle incinerazioni3.

ancora nel iii periodo laziale, mentre nella limitrofa etruria o in campania, i corredi di fanno sempre più cospicui con attestazioni di importazioni d’oltremare, tipiche le coppe per lo più d’importazione euboica; nel lazio dove il corredo ceramico è costituito generalmente da un anfora o vaso biansato e una coppia di tazze monoansate, le coppe a semicerchi penduli, a chevrons ecc… si trovano per ora solo in aree abitative4: edite solo quelle di ficana5 e roma, Sant’omobono6, ma attestate anche a lavinium e a castel di decima.

1 da ultimo De SantiS 2009.2 Bietti SeStieri 1992.3 Di Gennaro - eGiDi - BarBaro - Favorito - FoDDai - iaia 2007.4 Bartoloni 2005.5 BranDt - Jarva, FiSher hanSen 1997.6 la rocca 1977.

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per quanto riguarda il periodo orientalizzante per roma il quadro delle conoscenze non è indicativo, ma i corredi, pur non raggiungendo il lusso di palestrina o cerveteri, dovevano essere simili a quelli degli altri centri: come dimostra il confronto tra le tombe di castel di de-cima e quelle della laurentina. la disposizione degli oggetti seguiva uno stesso criterio: su una banchina nella zona occidentale della tom-ba il o la defunta; sopra la testa e forse il busto i vasi rotti, anforette per lo più, resti della libagione rituale; sulla zona nordest della fossa i vasi della cerimonia, in genere reiteranti anche in varie decine di esemplari la stessa forma, coppe o anforette; nella metà a Sud gli oggetti indicanti status e posizione: oggetti importati, carro o scudi o poggia piedi ecc.7

dai prestigiosi corredi che caratterizzavano le deposizioni dell’orientalizzante antico e soprattutto medio, si passa ad una fase di deposizioni caratterizzate da servizi legati al banchetto funebre per lo più di composizione simile8, senza oggetti personali di pregio e, quindi, con rapidità e simultaneità, alla totale mancanza sia di ogget-ti personali che di accompagno: fanno eccezione, come è noto, le tombe di pratica di mare9, fidene10 e lanuvio11.

in un lavoro che ho presentato a Salerno, insieme a Valentino nizzo e maria taloni (Dall’esibizione al rigore: analisi dei sepolcreti laziali tra VII e VI sec. a.C.)12, abbiamo calcolato come nell’orientaliz-zante antico prevalgano nettamente le sepolture contraddistinte da non più di 7 vasi (80%) mentre la percentuale di quelle che superano le 10 unità è pari ad appena l’11%, circostanza che pone ancor più in risalto l’eccezionalità di corredi come quello principesco della tomba 15 di decima13 o quello, relativamente più modesto, della tomba 50 di pratica di mare connotato da 11 vasi ceramici ed altrettanti metalli-ci14. a partire dall’orientalizzante medio la percentuale dei contesti caratterizzati da un corredo vascolare superiore alle 10 unità arriva

7 Bartoloni 2003.8 Esemplificativalatomba108diCasteldiDecima(corDano 1975).9 Guaitoli 1995.10 da ultimo P. BarBina - F. Dell’era, in BarBina, ceccarelli - Dell’era - Di

Gennaro 2009, pp. 331-334: le tombe di fidene sono generalmente povere di oggetti, ma quelle prive di corredo sono soprattutto quelle di V secolo a.c., nella vicina crustu-merium,aMontedelBufaloeaSassoBianco,giàapartiredallafinedelVii secolo a.c. epertuttoilVIletombeacamerahannoscarsielementidicorredo.Unasignificativstrasformazione si registra sia a fidene che a crustumerium nella tipologia architetto-nica: da camere con loculi parietali, talvolta ancora con qualche oggetto di corredo, si passa a camere con banchine o supporti parallelepipedi di tufo trasportati, che potreb-bero essere datati nel V secolo a.c.

11 Zevi 1993, pp. 437-440.12 Bartoloni - niZZo - taloni 2009.13 da ultimo Bartoloni 2002.14 p. Sommella, in Roma 1976, pp. 299-303, cat. 99.

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a toccare il19%,un incrementoanostroavviso significativo chese, da un lato, investe una percentuale di soggetti maggiore rispet-toallafaseprecedente,dall’altrononsembraavereriflessidiret-ti sulla totalità della popolazione che risulta contraddistinta solo da un lieve incremento del numero medio dei vasi, generalmente compreso fra le 5 e le 10 unità. Se ne può dedurre un sensibile aumento percentuale della componente elitaria della comunità ed unconseguenteampliamentodelgiàsignificativodivarioesisten-te fra la “classe aristocratica” ed il “ceto medio”, come sembrano confermare corredi di straordinaria ed insuperata ricchezza quali quelli citati di decima e pratica di mare o sepolture altrettanto cospicue come le celebri tombe 70 e 133 della laurentina, connota-te rispettivamente da 115 ed 83 vasi, alcuni dei quali metallici15. nella fase iVB la percentuale dei contesti con corredo vascolare superiore alle 10 unità sale ancora leggermente arrivando al 22%, ma nessuno dei contesti noti raggiunge il grado di esibizione di ric-chezza documentato nell’orientalizzante medio e sembra piuttosto chevisiaunaconsistenteflessionenelnumeromediodeivasi,ge-neralmente inferiore alle 5 unità.

appare, quindi, evidente per tutto il corso dell’orientalizzante una progressiva diminuzione del lusso nei corredi funerari e, con-seguentemente, anche nelle cerimonie che li accompagnavano, le cui prime significative avvisaglie possono essere individuate giànel corso della fase iVB16 per poi pervenire, con l’arcaismo, ad una assenza quasi completa della documentazione funeraria.

nella fase iVB l’unico caso degno di particolare rilievo è quello costituito dalla tomba 62 di osteria dell’osa, a due camere, una sepoltura plurima utilizzata per più generazioni da almeno 13 in-dividui, la cui fondazione sembra poter essere fatta risalire al prin-cipio dell’orientalizzante recente17. oltre alla ricchezza del corre-do, la cui associazione a ciascuna delle deposizioni non è sempre puntualmente percepibile, ciò che colpisce è l’adozione da parte del probabile fondatore, un soggetto di sesso maschile deposto sul-la banchina orientale della cella est, del rituale incineratorio con combustione del cadavere direttamente sul piano deposizionale, secondo una prassi che richiama modelli di ambito etrusco e, più latamente, greco.

15 per la t. 70 della laurentina cfr. da ultimo BeDini 2000, con bibl.; per la t. 133 cfr. BeDini - caSSotta 2006, pp. 467-479.

16 del resto anche in Grecia secondo plutarco (Solone 12, 8-9), epimenide, pri-ma dell’elezione di Solone, sarebbe intervenuto per moderare e rendere più semplici le cerimonie funebri ateniesi (cfr. mirto 2008, p. 111).

17 a. De SantiS, in Bietti SeStieri 1992, pp. 864-872.

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l’incinerazione, come vedremo meglio parlando della necropoli dell’esquilino, appare rispetto al rito inumatorio, eccezionale e legata a deposizioni di rilievo in ambito romano laziale18.

non stupisce in un’ideologia così rigida l’osservanza di norme che prevedano l’assoluta mancanza di corredo a roma e nel lazio: in altri ambiti, Grecia e magna Grecia, assistiamo solo ad una diminuzione, anche se notevole, del corredo.

il problema delle motivazioni che hanno suscitato norme così drastiche, che sembrano più restrittive di quelle attribuite alle Xii tavole, secondo quanto riferito da cicerone, sono state già analizzate in numerosi lavori19. come ha ribadito Giovanni colonna20 le limita-zioni legislative dei latini pressupongono una precoce coerenza tra comportamento e ideologia religiosa, una compiuta dissacrazione del rito, che tradisce una diretta ispirazione greca. ampolo21 attribuisce alle norme intorno al rituale funerario greco in età arcaica il valore di fondamentale strumento politico della città nel momento della sua definizione,chevieneacoincidereconlaricercadirapportidiisono-mia all’interno della classe dominante.

Già louis Gernet22 sottolineava come l’intervento normativo si pone in rapporto ad esigenze di controllo da parte della comunità su una fascia “alta” della popolazione, l’aristocrazia, in relazione alla qualeilfinedireprimereillussodeifunerali,chepureemergedalca-rattere assai generale e complesso della legislazione, va inteso in sen-so ampio, in considerazione dell’opposizione organica fra le strutture cittadine ed i valori espressi dai gene in tali contesti rituali. il manife-starsi della legislazione all’apparire di un diritto organizzato va letto dunque - secondo Gernet - all’interno del processo di strutturazione dellapolisstessaedidefinizionedellesueprerogativeedelsuopen-siero giuridico, cosicché il valore delle leggi sul rituale trova piena luce nell’ambito delle dinamiche tipiche dell’età arcaica, ricevendo un caratterizzazione in senso fortemente politico, che comprende anche aspettichepotrebberodefinirsilatamenteantisuntuari.

recentemente cristiane Sourvinou-inwood23, seguita da flavia frisone24,hacercatodirivalutarelospecificovalorereligiosodeiprov-vedimenti, sullo sfondo delle grandi trasformazioni storiche e cultu-rali dell’età arcaica. le regolamentazioni sul rituale funerario sareb-

18 niZZo 2008.19 Specie amPolo 1984.20 colonna 1977; iD. 1988.21 amPolo 1984.22 Gernet 1968, pp. 282-283.23 Sourvinou-inwooD 1983, pp. 47-48.24 FriSone 2000, pp. 15-23.

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berounpuntoimportantediverificadeicambiamentinelleconcezionicollettive ed individuali della morte che distinguono la mentalità ed il costume greco arcaico e classico da quello “omerico”, nell’ambito di una rilettura complessiva ispirata alle analoghe ricerche condotte da ph. ariés nella storia della mentalità europea dal medioevo al XiX sec.25 Le leggi indicherebberounmodificarsi dellemodalità di per-cezionedellamortedacuidipendeunanuovadefinizionedeiritieuna marginalizzazione del cadavere e delle tombe. anche marc toher dapprimatendevaadnonattribuirealleleggifunerarieunsignificatopolitico, riportandone la concezione ad un spirito di essenzialità tipi-co della religiosità greca e svincolandole dal problema dell’isonomia e della trasformazione dei regimi politici26. più di recente lo studio-so insiste invece sulla possibilità di valorizzare l’arcaicità di alcune norme, riconducibilialla fasepiùanticadi codificazione legislativasia nelle città greche che nella roma arcaica27. così pure, come ha ribadito flavia frisone28, sottolineando la costanza e l’uniformità dei riferimenti delle leggi alla limitazione delle spese e al controllo dei comportamenti, egli converge sull’interpretazione che era stata di Gernet e attribuisce loro un valore essenzialmente restrittivo, rispon-dente all’emergere di istituzioni in grado di porre un freno al potere e ai privilegi aristocratici, cioè alla tryphe e all’habrosyne, che, come ha commentato Sante mazzarino non si presta ad essere interpreta-to come lusso aristocratico in senso negativo ma indica più spesso e verosimilmente la comodità e piacevolezza del vivere espressa nella possibilità di godere particolari beni materiali, un costume assai caro al mondo arcaico e generalmente non connotato polemicamente come nefasto alla città.

pur rispettando il monito di mario lombardo29 che per leggere i costumi arcaici sia necessaria cautela e capacità di operare distinzioni, senza saltare a «problematiche saldature» fra storia della mentalità e storia sociale quello che appare indubbio è che la politica suntuaria debba essere connessa all’emergenza di nuove problematiche sociali, nonché politiche e culturali nelle diverse poleis. aristotele ribadisce,

25 ariéS 1977. negli ultimi anni è stato particolarmente in voga lo studio delle leggi suntuarie nel medioevo anche in italia con mostre (come quella itinerante nel 2003 Belle vesti e dure leggi. Abiti e proibizioni suntuarie nel Medioevo, pubblicazioni come La legislazione suntuaria. Secoli XIII-XVI. Emilia-Romagna, a cura di maria GiuseppinaMuzzarelli,2002e infineconvegni comequelloDisciplinare il lusso. La legislazione suntuaria in Italia e in Europa tra medioevo ed età moderna sempre nei primi anni del 2000).

26 toher 1986, pp. 303-306, 315-317, 323.27 toher 1991.28 FriSone 2000, p. 21.29 lomBarDo 1981, p. 1079.

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dopo aver riferito le tradizioni circa gli imprestiti tra legislatori, che le stesse istituzioni possono scaturire più volte indipendentemente dallo spirito degli uomini, come soluzione a problemi simili in circo-stanze analoghe.

Qualunquesial’origineeilsignificatodiquestocambiamento,ap-pare chiara la scelta politica di far convergere tutte le risorse nell’edi-lizia pubblica (palazzi, piazze, cisterne) sottraendole al privato, come avveniva invece nelle tombe fastose dell’orientalizzante30.

tale scelta appare dunque chiaramente legata al potere cen-trale ormai pienamente in grado di compierla. l’attribuzione ri-corrente di questo tipo di legislazione a nomoteti o tiranni del Vi secolo non è casuale: la lotta contro il lusso e la ricchezza è parte integrante della fase nomotetica delle città greche, i provvedimenti antisuntuari sono essenzialmente e originariamente antiaristocra-tici, anche se espressi da uomini aristocratici e, prima di coinvolge-re la maniera di seppellire i morti, coinvolgono la vita quotidiana dei cittadini piùabbienti.AncheaRomaallafinedelVII secoloe nel corso del Vi, c’è una crisi generale delle aristocrazie; nuove forzesifannostrada;fralefamigliearistocratichesorgonoconflittiecontrastievincitorediqueiconflittipuòessereunuomodelvec-chio gruppo dominante31.

Solo a Sparta però, se diamo credito alle notizie plutarchee (plut. Lyc. 27, 1-4), come a roma e nel suo territorio, si riscontra una ge-nerale mancanza di suppellettile funeraria: licurgo non permise di seppellire alcunché con il morto, ma ci si contentava di avvolgere il cadavere “in bende purpuree e tra foglie d’olivo”32; in tutti gli altri centri greci o greco-coloniali, dove sono documentate o ipotizzate leg-gi suntuarie sulla cerimonia dei funerali, vi è solo una riduzione del corredo.

È verosimile che nelle leggi suntuarie monarchiche, forse non ri-portato nelle Xii tavole come ce le riferisce cicerone, oltre al limite dei tre ricinia nel funerale, ci poteva essere un invito a riportare a casa i vasi della libagione e la suppellettile utilizzata nella cerimonia, come troviamo nella legge di iulis a Keos33 (fig. 1), vincisa su una ste-le di marmo bianco dell’inoltrato V secolo a.c. che riporta (fig. 2) (lato a riga 8-10), oltre a un diretto confronto con gli emaqia tria leuka34: “di vino non se ne porti sulla tomba più di tre choes e d’olio non più di uno, ed i vasi si riportino indietro”. e a riga 13-14: “riportare indietro

30 da ultimi Bartoloni - niZZo - taloni 2009.31 maZZarino 1989, p. 193.32 Già colonna 1981, p. 231.33 FriSone 2000, pp. 57-102.34 colonna 1981.

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dalla tomba, a casa, la kline e le coltri”35, che ci sono testimoniate per la Grecia dalle pinakes attiche. Si potrebbe spiegare così l’assoluta mancanza di corredo. il resto della legge appare relativo all’evkforav, che viene prescritta composta e silenziosa, limitando le manifestazio-ni del cordoglio all’ambito strettamente famigliare36.

questo brusco cambiamento nell’ideologia funeraria sembra coin-volgere anche altre comunità dell’italia preromana: oltre che Veio37, su cui è stato abbondantemente indagato, anche i centri dell’agro fa-lisco e di quello capenate, la Sabina tiberina e le necropoli del piceno abruzzese.

recentemente alessandro palmieri ha tentato di differenziare la genesi delle leggi suntuarie a Veio, collegate a creta e a epimenide e quindi a licurgo, da quelle di roma38. Sono più favorevole a vedere uno stretto legame per il pieno Vi secolo tra roma e Veio. le testimo-nianze della necropoli di picazzano39,tracuiun’anforaafigurenereattribuibile al gruppo di leagros, probabile cinerario, e un rython a testa di ariete attribuito al pittore di Brygos, fanno intravede per la finedelVIelaprimametàdelVsecolounaminorerigiditàrispettoaroma: cioè un maggior numero di eccezioni40 (fig. 3).

in Sabina come si evince dalla necropoli di colle del forno il ri-tuale funerario, dai decenni centrali del sec. Vi, mostra un’austerità sempre maggiore dei corredi, austerità che farebbe pensare ad una pressione ideologica esercitata da roma, anche se il manifestarsi di fenomeni simili anche altrove può far derivare il fenomeno da esi-genze più complesse e diffuse41. ma le genti che seppellivano i propri mortinelletombeacamerautilizzavanomaterialimoltoraffinati,chevenivano usati in rituali che dovevano comprendere il consumo di liquidi e di alimenti cucinati, e che sono stati rinvenuti spezzati nei dintorni della tomba prima della chiusura del dromos; l’insieme di questi oggetti restituisce un’immagine della società di Eretum molto

35 la legge di ioulis viene considerata” immediately becomes dependence - to the ‘Solonian’ athenian laws; the restrictive character on the excesses in the mani-festations of grief on the part of the family and in particular the behavior of women” (hawke 2004).

36 in sostanziale identità con i provvedimenti previsti dalle leggi di platone (FriSone 2000, p. 78). il comune denominatore delle leggi antisuntuarie in Grecia è la tendenza ad attribuire le cerimonie funerarie alla famiglia ristretta e non più all’ampio clan aristocratico: in questo senso sono stati interpretati i divieti relativi alle mani-festazioni eccessive del cordoglio femminile e i limiti di parentela per poter prendere parte alla veglia e alle processioni funebri.

37 De SantiS, in Bartoloni - BerarDinetti - DraGo - De SantiS 1994, pp. 40-46; DraGo troccoli 1997; Palmieri 2009.

38 Palmieri 2009.39 BaGlione 1997, pp. 16-17.40 DraGo troccoli 1997.41 Benelli - Santoro 2009.

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più aperta ai rapporti con il resto del mondo di quanto farebbero pen-sare i modestissimi corredi funebri. in un periodo, tra Vi e V sec. a.c., in cui la deposizione del corredo era un tabù, l’individuo deposto nella maestosa tomba 36, si segnala per l’apparato simbolico, di carattere decisamente arcaizzante: i lebeti, il carro, e il trono (fig. 4), di un tipo che nel mondo etrusco, dopo l’età orientalizzante, è rimasto in uso solo nell’iconografiadidivinitàodefuntieroizzati.SecondoEnricoBenelliePaolaSantorositrattadiuninsiemediindicatoricheidentificanonon un generico “principe”, ma un vero e proprio re di eretum in un momento particolare nella storia di Eretum42.

Sempre enrico Benelli43 ha inoltre rimarcato come nelle necro-poliabruzzesitralafinedelVeiprimidecennidelIVsecoloa.c. si verificaunageneralediminuzionedeglioggetticomponentiilcorredofunebre sia vascolari che di ornamento personale e non di rado sono attestate serie di sepolture del tutto prive di corredo.

ritornando a roma, negli ultimi anni, dopo l’articolo di colon-na44, che diede avvio alle problematiche relative alle tombe di età ar-caica, si è implementato il quadro delle nostre conoscenze.

Un esemplificazione di morte eccellente all’interno delle mura,prerogativa che ad es. nelle fonti è attribuita a Valerio publicola, po-trebbe essere fornita da circolo di tufo granulare grigio (cappellaccio), lastricato, messo in luce sull’esquilino, tra via del monte oppio e via delle terme di traiano (fig. 5), da cordischi45, e che filippo coarelli ha proposto di attribuire alla tomba di Servio tullio46. questo circolo sepolcrale, che trova numerosissimi confronti nella penisola47, avrebbe dovuto contenere una tomba a cassone, verosimilmente, dato il perio-do, priva di corredo. un piccolo deposito votivo, rinvenuto al centro del circolo, costituito da vasi in miniatura, focaccine e un bronzetto, degli anni centrali del Vi secolo a.c. potrebbe testimoniare le offerte deposte anche al momento della cerimonia funebre, come ad esempio è testi-moniato a osteria dell’osa48, ma anche come vedremo all’esquilino.

42 Benelli - Santoro 2009: “intorno al 500 a.c., al momento della cacciata dei tarquini, della calata di porsenna, dello sfaldamento del sistema di alleanze della roma dei re, della crisi del ruolo politico di roma che la porta a combattere guerre semprepiùvicineaipropriconfini,conlariaccensione,tralealtre,delleguerresabineè possibile che un re ambizioso abbia progettato per il piccolo centro di Eretum delle prospettive con una proiezione politica sino allora impossibili (e poi fallite in seguito alleripetutesconfittesubitedaiSabini”.

43 D’ercole - Benelli 2004, pp. 322-324.44 colonna 1977.45 corDiSchi 1993.46 coarelli 2001.47 da ultimo ZiFFerero 2006: ad es a populonia troviamolo stesso tipo di pavi-

mentazione; nel lazio ovvio è il confronto con tivoli.48 De SantiS, in Bietti SeStieri 1992.

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all’esquilino, la necropoli romana per eccellenza, nell’area di piazza Vittorio non lontano dal luogo di rinvenimento dell’urna di marmo di importazione greca, forse da paros, databile al 510 a.c. custodita in un cassone di peperino49, a cui Giovanni colonna più di recente ha collegato il sarcofago di marmo di tivoli50, maria rosaria Barbera ha messo in luce nel 2002 una quindicina di tombe, che aiu-tanomeglioadefinirelatipologiadellesepolturediquestoperiodo51. quasi tutte le sepolture individuate si attestavano lungo il lato breve della piazza, in direzione delle vie dello Statuto e carlo alberto ed in adiacenza al giardino comunale (fig. 6), in una fascia miracolosamen-te scampata al fervore edilizio umbertino e novecentesco, ma non, purtroppo, ad altre opere di urbanizzazione antiche e post-antiche (fig. 7).

Si tratta della zona a ridosso delle mura (fig. 8), al di qua della porta esquilina, non lontano dal tempio, la cui fondazione è riferita a Servio tullio, dedicato a libitina (hor., Sat. ii, 6, Est autem Libiti-na locus in urbe, quo constituuntur, qui efferenda corpora conducunt et praebent funeribus necessaria), riconosciuto da filippo coarelli52 e a cui verosimilmente si può riferire lo splendido torso d’amazzone, rinvenuto nei pressi, nella terra di riempimento di una tomba, re-centemente preso in esame da patricia lulof53. dalla porta esquilina dovevano partire direttrici vero Gabi e praeneste (via prenestina), verso collatia (via collatina) e verso tibur (via tiburtina), direttri-ce quest’ultima sulla quale leggermente spostata rispetto al gruppo delle tombe di piazza Vittorio è, come avevo già messo in rilievo nel 198754, la tomba a camera cXXV, il cui impianto risale all’inizio del VIIsecolo,mainusofinoalIVsecoloa.c. e probabilmente anche nel Vi-V.

l’area di scavo dovrebbe corrispondere al luogo dove antonio ma-riaColiniallafinedeglianni’20delsecoloscorso,avevamessoinlucenove sepolcri (fosse rettangolari coperta da un lastrone di tufo o tego-le55; casse rettangolari monolitiche chiuse da un lastrone della stessa pietra, deposte in una fossa incavata nel vergine) prive o quasi di cor-redo (fig. 9). colini aveva precisato in base all’andamento del terreno vergine nei vari saggi che l’alto piano dell’esquilino, dopo un tratto di dolce pendenza, “s’abbassava bruscamente nel punto che corrispon-

49 colonna 1977.50 colonna 1981, tav. l.51 BarBera et alii 2005; aSor roSa - BarBera - munZi et alii 2009.52 coarelli 1993; iD. 1996; cfr. anche ScheiD 2004.53 luloF 2007.54 Bartoloni 1987, p. 155.55 colini 1931.

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de all’asse minore della piazza Vittorio emanuele”. le deposizioni ubicate in direzione di via dello Statuto erano, in origine, ben più profonde rispetto all’attuale piano di campagna la cui quota iniziale fu abbassata di 3-4 metri al momento dell’impianto della piazza.

negli scavi del 200256 si sono rilevate 4 distinte tipologie: fos-sa scavata nel banco, ricoperta da un lastrone di tufo (quattro exx., tombe 1, 6 (integra), 8, 13); fossa scavata nel banco, con copertura di tegole (un ex., tomba 9, infantile); fossa rettangolare scavata nel banco, con loculo laterale chiuso da tegole poste in verticale (quattro exx., tomba 3 con corredo, tombe 4, 5 e 11); sarcofago di tufo ricoperto da lastrone (due exx., tombe 7 e 12 con corredo).

il settore esplorato è caratterizzato da uniformità di orientamen-to (tranne nel caso della tomba 12, perpendicolare alle altre57, fig. 10) e dall’omogeneità del rituale, che vede tutti inumati. Benché i dati non siano del tutto certi, a causa delle devastazioni rilevate, il corredo èassenteosi limitaaqualchevasettofittile,diproporzioniminia-turistiche. nella tomba 3 un’anforetta a fasce alta quasi 8 cm; nella tomba 12 ben due anforette, rispettivamente a fasce e a decorazione vegetale, alte rispettivamente 10 e 9,5 cm, attribuite58 a produzioni etrusco-meridionali e interpretate come una sorta di unguentari, e una coppetta a vernice nera, alta 3,4 cm, che va ricollegata a tipi atti-cidifineVIsecoloa.c.59 una predilezione per contenitori a due anse verticali, tipo anfore, per le tombe di questo periodo, può essere pro-vatodallapelikeafigurerossedellatomba89dell’Esquilino,databileallafinedelVsecoloa.c.60 o dai vasi precedentemente menzionati della necropoli di picazzano di Veio.

nella tomba 13 nella terra di riempimento una coppetta di buc-chero o impasto buccheroide, riproducente in miniatura rasmussen bowl tipo 261 (fig. 11).

TuttaceramicaquindiinquadrabiletrafineVIoiniziVsecolo,dicuipreferiscoilmomentofinale.Questadatazioneconsentediat-tribuire con sicurezza l’inizio dell’uso dei sarcofagi lisci, tradizional-menteriportatiallafinedelIVsecolo,almenoalVsecoloa.c. una novità interessante è l’attribuzione a questo periodo anche della tipo-logia a fossa con loculo sepolcrale, chiuso per lo più da tegole, diffuso come è noto nel lazio e in etruria già in fasi precedenti e che a Veio

56 Su questi scavi cfr. anche amBroSini 2009.57 Sulle tombe coeve con orientamento perpendicolare a quello più consueto

(Bartoloni - niZZo - taloni 2009, pp. 84-85).58 amBroSini 2009.59 cfr. amBroSini 2009, p. 181.60 colonna 1977.61 BarBera et alii 2005, pp. 314-315.

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ha dato luogo nel periodo arcaico anche a forme monumentali con scalini, come la già citata tomba 426 di Grotta Gramiccia62. la mi-niaturizzazione degli oggetti63 ripropone il dubbio che avevo espresso relativamente ad alcuni oggetti per lo più in miniatura provenienti dall’area di S. eusebio e S. Vito, conservati al museo pigorini, cioè se appartenessero a corredi del Vi-V secolo, o a depositi votivi da luoghi di culto presso porta esquilina64; è certo che non si può attribuire tutta la ceramica miniaturistica proveniente dall’area di S. eusebio e S. Vito a santuari arcaici.

come si è visto da questi scavi come da quelli colini non vi è attestazione di sepolture a incinerazione in urna, che, oltre la presti-giosa tomba 193, sono riferite da pinza almeno ad una mezza dozzina di deposizioni. come ha già messo in evidenza Giovanni colonna nel 1977, lanciani nel 187565 le considerava tra gli elementi caratteristi-ci della necropoli (fig. 12). testimonianza della contemporaneità di ambedue rituali, anche a livello familiare, e quindi dell’uso di arche, contenitori, rettangolari, di diversa lunghezza (fig. 13) ci viene dalla già menzionata tomba di lavinio. penso comunque che il rituale inci-neratorio, senza dubbio più dispendioso, e in contraddizione sembre-rebbe con l’esasperato rigore dei corredi, sia destinato a personaggi eminenti. l’uso di ambedue i riti in questo periodo è del resto provata dalla X delle Xii tavole che, nel primo versetto, viene così ricostruita: «Hominem mortuum in urbe ne sepelito neve urito». altrove66 mi ero posta il problema se questo anche se non frequentissimo riuso dell’in-cinerazione, fosse dovuto ad un collegamento con la vicina Veio o con ilmondoetrusco ingeneraledovequesto rito risultadallafinedelVii riprendere vigore. la recentissima lettura, da parte di Giovanni colonna67,diungraffitoetruscotaur(tomba) su un coperchio di olla, verosimilmente cinerario, rinvenuto sul palatino da forza a questa ipotesi.

altri cassoni recentemente sono stati messi in luce negli scavi di via Goito all’altezza del ministero delle finanze (fig. 14): purtroppo all’interno non sono stati trovati oggetti che ne assicurino la datazio-ne e lo strato sovrastante è datato al ii secolo68. nel 1935 nella zona in viaXX settembre angolo viaCastelfidardo era stata trovato unsarcofago monolitico, ovviamente senza corredo69. altre tombe in Via

62 DraGo troccoli 1997.63 da ultimo sui vasi in miniatura e loro uso Di GiuSePPe 2009, p. 206.64 Bartoloni 1987.65 lanciani 1875.66 Bartoloni 1987.67 colonna 2009.68 menGhi - PaleS - Di BernarDini 2005.69 menGhi - PaleS - Di BernarDini 2005, p. 359 nota 2.

152 Gilda Bartoloni

Goito messe in luce nel 187370 e nel 1877 sembrano appartenere al iii e iV periodo laziale71.

la piccola necropoli è stata collegata alle scoperte di Villa Spi-thover72, attribuite com’è noto al iii periodo laziale73. anche in questo caso le tombe sono collegate ad una delle porte, la porta collina, da cui doveva partire la strada per il nord, ad es. per nomentum.

questi dati arricchiscono il quadro che Giovanni colonna aveva prospettato nel 199674 relativo ad una serie di necropoli che circonda-va la città lungo le direttrici principali verso le città vicine75, fenome-no ben attestato nella vicina Veio dove è ben documentato soprattutto nel Vii secolo a.c.76

cominciando da est in senso orario (fig. 15):1. il piccolo gruppo di largo magnanapoli, con tre casso-

ni monolitici77: il confronto con la tomba 13 dell’esquilino, sca-vi 2002, fa propendere per considerare la piccola anfora (cm 15 dialtezza)atticaafigurenere(PiosphosPainter)dellafinedelVi-inizio V secolo a.c. (fig. 16), trovata all’esterno dei sarcofagi, come un’offerta; uno dei cassoni conteneva un misero corredo co-stituito da un balsamario di alabastro, un diadema con bacche d’osso rivestite d’oro, e uno spillo d’osso, che ricorda quelli trovati erratici all’esquilino nella zona dio S. Vito - S. eusebio. il piccolo sepolcreto può essere collegato ad una porta, la fortunalis, che conduceva verso nord ovest, con una direttrice verosimilmente ricalcante la clodia cassia.

2. la necropoli del quirinale con i gruppi del ministero dell’agricoltura, verosimilmente ancora dentro le mura arcaiche, come sembrerebbe dimostrare il tratto di via Salandra, le tombe citate di Villa Spithover e proseguendo all’esterno il gruppo ri-cordato da Giovanni colonna78 di corso italia, all’altezza di Santa teresa d’avila, con tombe al meno dall’orientalizzante antico a quello recente, sicuramente indicanti l’inizio di un percorso vero la Sabina tiberina, cioè la via Salaria.

70 in via Goito nel 1873 durante lavori di fognatura pinza riferisce del rinveni-mento di una tomba arcaica (PinZa 1905, c. 254).

71 lanciani 1877, p. 311.72 GJerStaD1956,p.276fig.236;müller karPe 1962, p. 94, tav. 34 nn. 1-6.73 colonna 1988, pp. 299-300.74 colonna 1996; cfr. anche colonna 1997.75 da ultimo ciFani 2008, pp. 259-260.76 da ultimo Bartoloni c.s.77 pinza 1905 a, cc. 260-264; colonna 1977, pp. 137-138, con bibl.; cfr. inoltre

c. martini in roma 1990, p. 255, cat. 10.2.78 colonna1996,p.337conriferimentibibliografici.

153il camBiamnto delle pratiche funerarie nel’età dei tarquini

3. le tombe di Via Goito, pur così vicine al nucleo di Villa Spithover, potrebbero indicare la concentrazione delle tombe di età arcaica e forse anche repubblicana, presso la porta collina o essere indizio di un’altra necropoli affiancante un’altra stra-da verso il nord, verso nomentum, anticipando all’interno delle mura arcaiche, la divaricazione proposta fuori porta collina79.

4. il sepolcreto individuato fuori porta Viminalis, tra via VicenzaeviaMarghera,finoaquasivialedelleProvince, cioèla tiburtina, sulla direttrice che da porta Viminale metteva in comunicazione roma con la valle dell’aniene e l’appennino abruzzese80. l’utilizzo di questa necropoli è attestato dal periodo iiB81; da menzionare una tomba principesca dell’orientalizzante recente avanzato82, deposizione, come si è visto eccezionale, per il periodo, forse già in piene norme antisuntuarie, da avvicinare a contesti come quello di montelibretti. colonna ha riconosciuto nei pressi di via magenta un luogo di culto, forse il sacello di nenia, la dea delle lamentazioni funebri, che richiama quello di libitina all’esquilino83.

5. la necropoli esquilina, di cui si è ampiamente parlato: dalla porta esquilina dovevano partire direttrici verso collatia (via collatina), verso tibur (via tiburtina) e verso Gabi e pra-eneste (via prenestina-labicana)84. le tombe di Santa croce in Gerusalemme85 potrebbero essere disposte lungo quest’ultima direttrice.

6. ad un’altra strada, che percorreva la via latina, devono fare riferimento il gruppo di materiali provenienti dal palazzo la-teranense pubblicati da francesco Buranelli e Susanna le pera86: impastisottilidecorati,buccherigraffiti,ceramicaetruscocorin-zia ecc pertinenti all’orientalizzante medio e recente. inoltre ce-ramicaatticaafigurenereerosseindicherebberoilperdurarediquesta piccola necropoli anche nell’inoltrato Vi e V secolo a.c.

7. a porta latina colonna87 ha ricordato lo scavo di ardu-ini in una vigna a destra della porta delle mura aureliane, con la scoperta di una tomba a camera di inumati e incinerati con

79 colonna1996fig.3.80 Bartoloni 1987, pp. 152-155; colonna 1996, p. 340.81 müller karPe 1962, p. 95, tav. 35.82 contenente sei protomi di grifo in bronzo: colonna1996,pp.342-343,fig.6

conriferimentibibliograficiericostruzionedelcontesto.83 colonna 1996, p. 341.84 Bartoloni 1987 p. 155.85 colonna 1996 pp. 343-344.86 Buranelli - le Pera 1997.87 colonna 1996, pp. 344-345.

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88 De SantiS 2003.89 colonna 1996, pp. 346-350.90 SanniBale 1998.91 Buranelli 1998; emilioZZi 1998.92 Sui limiti dell’ager romanus antiquus da ultimo coarelli 2009, pp. 521-522.93 colonna 1991.94 roma 1976, cat. Gli scavi in questa località sono stati ora ripresi da a. de

Santis.95 BeDini 1990.96 BeDini 1995.97 nei pressi di casal Brunori è stato riconosciuto il tracciato della via lauren-

tina: Buccellato 2009: “perpendicolarmente al margine orientale della strada è stata rinvenuta una tomba a camera orientata eSe-ono, scavata nel banco di piroclastite. priva della copertura originaria, completamente interrata, ha restituito tre deposizioni su banchine laterali, due delle quali integre. non è stato rinvenuto corredo, solo scarsi frammentidiceramicaacromanondatanti.Inbaseall’esamestratigraficolatombaè da mettere in relazione con i livelli più antichi della via laurentina con datazione attribuibile ad epoca tardo-arcaica/alto-repubblicana” (Suburbium 2, c. 21).

98 muSti 1990 p. 12.

ceramica etrusco corinzia e buccheri tra cui un’ossuario, per la cui composizione del corredo viene alla mente il tumulo di Vacca-recccia di Veio con utilizzo anche nel pieno Vi secolo88. Si tratta indubbiamente di tombe lungo il percorso della via appia.dislocata al V miglio presso le fosse cluiliae (fig. 17) era la tom-

ba da cui proviene la biga di roma Vecchia89, di cui è stato scomposto il restauro pazzaglia90 e che gli ultimi studi di francesco Buranel-li e adriana emiliozzi attribuiscono a fabbrica dell’etruria interna (chiusi?) degli anni centrali del Vi secolo o poco dopo91. il contesto di appartenenza fa parte quindi di quelle tombe di personaggi eccezio-nali deposti insieme ad oggetti indicanti il ruolo, ma probabilmente senza lo sfarzo dei corredi d’accompagno.

in questo periodo in effetti sono molto vitali tutte le piccole ne-cropoli poste al confine dell’ager romanus antiquus92, considerate testimonianzadiavampostigentilizoinviatiacontrollareiconfini93 (fig. 18): sulla strada verso tivoli, la rustica (forse caenina?) con un numero eccezionale di cassoni94, verso lavinio acqua acetosa lau-rentina con le tombe di casale massima e Vallerano95 e il gruppo di casale Brunori96, verosimilmente appartenente ad un gruppo gravi-tante lungo una strada verso decima, la via laurentina?97.

Sembra concludendo che i 40.000 romani, di cui ci parla la tradi-zione per questo periodo, utilizzassero più di frequente le necropoli a raggiera intorno alla città e all’agro98. la necropoli dell’esquilino, pur considerata la necropoli urbana, sembra comunque ridimensionata all’area più vicino alla porta: eccezioni sono costituite, come di con-sueto, da deposizioni eccezionali come la tomba 193 o la 125 poste in posizione isolata rispetto al gruppo.

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Zevi 1995 = f. Zevi, Demarato e i re “corinzi” di Roma, in Studi in memoria di Ettore Lepore, 1. L’incidenza dell’antico (atti del convegno internazionale, anacapri 24-28 marzo 1991), napoli, pp. 291-314.

ZiFFerero 2006 = a. ZiFFerero, Circoli di pietre, tumuli e culto funerario. La formazione dello spazio consacrato in Etruria setten-trionale tra età del ferro e alto arcaismo, in MEFRA 118, 2006, pp. 177-213.

161il camBiamnto delle pratiche funerarie nel’età dei tarquini

fig.1 - Keos, Stele di marmo iscritta (da frisone 2000)

fig.2 - Keos, trascrizione lato a stele di marmo (da frisone 2000)

fig.3 - Veio, picazzano (da delpino 1985

fig.4 - colle del forno, tomba 36: tronofittile(fotoISCIMA)

162 Gilda Bartoloni

fig.5 - roma, monte oppio: tomba di Servio tullio ? (da coarelli 2001)

fig.6 - roma, piazza Vittorio: scavi 2002 (da asor rosa, Bar-bera, munzi et alii 2009)

fig.7 - roma, la necropoli esquilina nel Vi-V secolo a.c. (da asor rosa, Barbera, munzi et alii 2009)

163il camBiamnto delle pratiche funerarie nel’età dei tarquini

fig.8 - roma, la porta esquilina

fig.9 - roma, piazza Vittorio emanuele - scavi colini necro-poli esquilina : tombe a cassone (da colini 1931)

fig.10 - roma, piazza Vit-torio emanuele – scavi Barbera necropoli esqui-lina (da Barbera et alii 2005)

fig.11 - roma,piazza Vit-torio emanuele – scavi Barbera necropoli esquili-na, tomba 13 (da Barbera et alii 2005)

164 Gilda Bartoloni

fig.14 - roma, via Goito – necropoli del quirinale: tombe a cassone (da men-ghi, pales, di Bernardini 2005)

fig.12 - roma, necropoli esquilina – scavi ottocenteschi (da lanciani 1875)

165il camBiamnto delle pratiche funerarie nel’età dei tarquini

fig.13 - pratica di mare, tomba a camera: urna e sarcofagi (da Guaitoli 1995)

fig.15 - roma, le necropoli e le direttri-ci principali (rielaborato da quilici 1990, dis. Sergio Barberini)

166 Gilda Bartoloni

fig.16 - roma, largo magnanapoli: tombe a cassone (da colonna 1977)

fig.17 - roma, tumulo degli orazi ? (da colonna 1996)

167il camBiamnto delle pratiche funerarie nel’età dei tarquini

fig.18 - roma, limiti del suburbio: 1) larustica; 2) tumulo degli orazi?; 3) acqua acetosa laurentina; 2) casal Brunori- via laurentina (rielaborato da colonna 1991, dis. Sergio Barberini)

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