simboli d'identità: il palazzo e la pinacoteca di Franca in Monteleone

Preview:

Citation preview

Introduzione

La storia della famiglia di Francia, che si realizza in Monteleone (attualeVibo Valentia) tra il XVII e il XIX secolo come quella di tante altre dina-stie calabresi di origine borghese, cioè attraverso una fase di forte ascesa so-ciale fino alla definitiva nobilitazione, consente di cogliere quel sottile filorosso che lega, in un’unica trama, le vicende familiari, le risorse economichee l’arte.

Antica famiglia del patriziato cosentino i di Francia giunsero in Monte-leone alla fine del ’400, in seguito al matrimonio di Altobello con MedeaAbrugisio, “nobil donna, e ricchissima di Montelione”1. Qui si affermarononel tessuto sociale cittadino ricoprendo negli anni la carica sindacale, im-piegandosi nelle file dell’esercito spagnolo, in cui riuscirono a scalare la ge-rarchia militare fino ai più alti gradi 2, e, soprattutto, nel commercio dellaseta e dell’olio all’epoca molto fiorente.

Alla diversificata etica familiare si deve la formazione di due rami di-stinti. In un manoscritto, intitolato La verità odiata dalla superbia ovveroorigine delle famiglie nobili e civili di questa città di Monteleone, testo anoni-mo del secolo XVIII, ricopiato da Giuseppe Santulli (1817-1882) e pubbli-cato da Franz von Lobstein, sono indicati 3 due nuclei: i di Francia e i Fran-za o di Franza che, partendo da un unico ceppo originario, si differenziaro-no per aver scelto come opportunità di avanzamento sociale campi d’azionediversi e, secondo la mentalità allora vigente, tra di loro inconciliabili, cioèl’esercito e il commercio, raggiungendo comunque l’obiettivo in momentidistinti. Infatti, i di Francia si fregiarono del titolo di marchese di Ferole-to della Chiesa, casale in diocesi di Mileto, venduto a Domenico di Fran-cia dalla duchessa di Monteleone Giovanna Pignatelli d’Aragona 4, dallafine del Seicento, mentre i Franza o di Franza, grazie alla solida posizione

Simboli d’identità:il palazzo e la pinacotecadi Francia in Monteleone(secc. XVIII-XIX)

Foca AccettaDeputazione di Storia Patria per la Calabria

497

1 F. CAMPENNÌ, La patria e il sangue. Città, patriziati e potere nella Calabria moderna, Pietro La-caita Editore, Manduria 2004, pp. 200-208.

2 Ibidem.3 F. VON LOBSTEIN, Settecento Calabrese, vol. III, Fiorentino editore, Napoli 1973, pp. 473-474;

486-487.4 Regio assenso del 9 gennaio 1693. Cfr. M. PELLICANO CASTAGNA, La storia dei feudi e dei titoli

nobiliari della Calabria, vol. II, Editrice C.B.C., Catanzaro Lido, pp. 234-235.

economica acquisita attraverso l’attività commerciale e l’appalto di pubbliciarredamenti (posta, sale, tabacchi e tesoreria), giunsero alla nobilitazione,che gli consentì di riprendere e riassumere l’antica dizione del casato, nel1757, con l’acquisto del feudo di Santa Rosalia, presso Mesiano, dai coniugiMaurizio e Ippolita Barone di Tropea 5.

Il capostipite di quest’ultimo ceppo (cfr. Appendice 3) è Onofrio († 28luglio 1734), che non risulta menzionato negli alberi genealogici consultati,cioè quello ufficiale conservato dai discendenti, e un altro redatto e pubbli-cato da Franz von Lobstein 6. Sembra essere un “Carneade” di manzonianamemoria, un perfetto sconosciuto. Egli compare invece nel citato mano-scritto, pubblicato in appendice al lavoro del Lobstein, come discendente diAntonino 7 del fu Cesare che, rappresentante di un ramo cadetto della fa-miglia di Francia, esercitava una professione, quella di “merciero”, che malsi conciliava con l’etica della “nobiltà” cittadina volta a ricoprire ruoli all’in-terno dell’esercito o del clero, costantemente riscontrabili nel ramo che, dal-la seconda metà del Seicento in poi, fa capo a Paolo di Francia e ClaudiaMottola 8.

La documentazione rinvenuta, presso l’Archivio di Stato di Vibo Valen-tia, consente di seguire l’attività commerciale di Onofrio e di affermare cheegli ricopriva nel panorama economico cittadino un ruolo di primo piano.Nel 1724 Onofrio di Franza, Domenico Mileto e Filippo Librandi “mer-canti di questa città e sua piazza”, furono protagonisti di una singolare pro-testa che poneva l’accento sulla tassazione dei prodotti di seta calabrese esul libero commercio nel Viceregno. Essi dichiaravano al notaio 9 di non

498

5 Archivio di Stato di Vibo Valentia (ASVV), notaio Scolerio Nicola, busta 588, atto del 24aprile 1757, ff. 9-17. A questo primo feudo si aggiungerà due anni dopo - 1759 - quello di SantaCaterina sullo Jonio, acquistato da Francesco di Francia dal duca di Monasterace Francesco Perrelli.Cfr. ASVV, notaio Nicola Scolerio, busta 589, atto del 29 luglio 1759, ff. 24v-27v: presa di possessodel feudo; Ivi, atto del 12 marzo 1760, ff. 1-12v: ratifica dell’acquisto stipulato a Napoli dal notaioVito Marciello il 14 luglio 1759.

6 F. VON LOBSTEIN, Settecento Calabrese… cit., pp. 335 e s.7 ASVV, notaio Silvestro Benedetto, busta 292, anno 1705, f. 79 e f. 105, testamento di Antoni-

no di Francia.8 F. CAMPENNÌ,La patria e il sangue… cit.9 ASVV, notaio Nesci Giuseppe, busta 264, atto del 30 settembre 1724, ff. 16v-17.

voler più essere soggetti al pagamento del “jus della transattione della seta”,dovuto al Regio Arredatore sui prodotti “dalli mastri tessitori di questa cit-tà, da quella di Catanzaro o altri luoghi della Provincia”; perciò si riserva-vano di “far venire dalla Città di Napoli, colle reggie e debbite spedizioni,drappi di seta”, di tenerli “nelle loro botteghe respettive” e di venderli “pub-blicamente a tutti, come robbe introdotte di fuori Provincia, senza soggia-cere à questo pagamento di ius della transattione di seta, o altro dritto”.

Circa la collocazione della sua attività nel tessuto urbano della città è do-cumentata una prima sede vicino al convento dei francescani osservanti, rim-piazzata nel 1723 da una “bottega” situata nella centralissima piazza Majo.

L’antico palazzo

Simbolo esterno del prestigio sociale acquisito da Onofrio di Franza at-traverso il commercio è l’antico palazzo di famiglia ubicato nei pressi delcomplesso conventuale di S. Maria del Gesù dei francescani osservanti.L’immobile è attualmente noto col nome di Palazzo delle Accademie (fig. 1).

Quando fu edificato?È questa una domanda a cui spesso non si può dare risposta.Tuttavia, in

questo caso, tenendo presente un atto 10 stipulato nel 1714 tra Onofrio diFranza e i fratelli Russo (Domenico, Giovanni, Luca e Giuseppe) ed aventeper oggetto la cessione, da parte di questi ultimi, di un orto “sito e posto in[…] frontespizio al palazzo nuovo e case matte del clerico coniugato signorLorenzo D’Ascoli, circondato da vie pub[b]liche, di tre quartucciate in cir-ca […] con fabrica di muro antico da’ due lati, cioè da tramontana e da le-vante, sopra lo quale vi è l’annuo peso di cenzo perpetuo in affrancabiledovuto alla Ducal Corte di questa città di Monteleone”, i termini del que-sito sembrano essere chiari e definiti. Il documento notarile infatti certificail primo passo, cioè l’acquisizione del suolo, di un processo edilizio che av-viato da Onofrio di Franza si concluderà nel corso della prima metà delSettecento con la costruzione dell’antico palazzo di Francia.

499

10 Ivi, notaio Silvestro Benedetto, busta 295, atto del 13 aprile 1714, ff. 64-66.

Onofrio di Franza morì il 28 luglio 1734. Nel suo testamento olografo 11,redatto circa un mese prima: il 21 giugno 1734, dopo aver chiamato allasuccessione i figli: Francesco, Antonino, Filippo, riconosciuto alla moglieElisabetta Avignone il diritto di coabitazione, ed ammesso l’altro suo “caroed amato” figlio Nicola soltanto nella quota legittima, “senza poter preten-dere altro”, indicava analiticamente le quote del palazzo di uso comune e dipertinenza dei singoli eredi:

Che il portone, il cortile, la scala e la sala, quadri e addobbi di essa sala, edaltresì l’intiero orto di esso palazzo, il pozzo esistente in detto orto sianocommuni a tutti tre detti miei eredi.Che il quarto di detto palazzo posto a destra dell’ingresso di detta sala, com-posto di tre camere e cocina, e proprio quello che guarda le case [de’ signori]di Ascoli verso tramontana, e quelle del signor Giovanni Soriano verso le-vante, detto quarto con tutti li suoi bassi, compreso anche quello dove pre-sentemente è la stalla, con tutti quegli addobbi che presentemente in essoquarto si trovano, sia di Francesco e Filippo miei figli ed eredi, coll’obligoperò à medesimi di dare in esso quarto l’abitazione alla sudetta signora Eli-sabetta mia moglie e loro madre, servando però quella letto vedovile.Che il quarto posto a sinistra dell’ingresso di detta sala, consistente in duecamere ed un mignano di fabrica, e proprio quel quarto che confina (frasecancellata: coll’altro palazzo da me venduto con patto della ricompra alla si-gnora Teodora Mele, mia nuora e moglie di Nicola mio figlio) colla casache presentemente possiede Vincenzo Ammirà, e detto quarto con tutti lisuoi bassi, compresi anche quelli che hanno l’ingresso da dentro l’orto su-detto, e con tutti quelli addobbi che presentemente in esso si trovano sia delsudetto Antonino mio figlio ed erede.

Nelle successive clausole testamentarie Onofrio di Franza fissava unrapporto identitario tra la famiglia e l’immobile, come dimostrano l’inibi-zione ad “amovere”, cioè asportare, dagli appartamenti i quadri e i mobiliesistenti “per ornamento e commodo di essi respettivi quarti”, la regola-mentazione dei passaggi successori e il divieto di vendita:

500

11 Ivi, notaio Teramo Antonino, busta 503, anno 1734, ff. 64-66; il verbale di apertura del testa-mento è dell’8 agosto 1734 e collocato ai ff. 77rv.

Detti tre miei figli ed eredi […] s’intendono reciprocamente sostituiti nellisudetti respettivi quarti del mio palazzo, bassi, addobbi e jussi […] nel casoche alcuno o più de’ medesimi morissero senza figli legittimi e naturali dalliloro corpi descendentino; […] ciascuno di detti miei figli ed eredi non pos-sa vendere o in qualunque altra maniera alienare la minima parte o cosa didetto palazzo, o quarti, intendendo anche così per l’addobbi di essi.

Identità fisica del prestigio sociale

L’edificio assunse rilievo e testimonianza del prestigio socio-economicodella famiglia quando Francesco di Francia (1703-1775), uno dei figli diOnofrio, da semplice esponente della borghesia cittadina impegnato nel-l’appalto di pubblici arredamenti, acquisì con i relativi titoli i feudi di SantaRosalia, presso Mesiano, e di Santa Caterina di Badolato, rispettivamentenel 1757 e nel 1759.

501

Fig. 1. L’antico palazzo di FranciaLargo MunicipioMonteleone Calabro

La documentazione archivistica esaminata consente di seguire i vari “pas-saggi” ereditari: da Onofrio ai figli (Antonino, Filippo, Francesco e Nicola)e da questi ai loro successori, e di osservare come a partire dalla seconda me-tà del ’700 il nesso status sociale/rappresentazione fisica diventa un elementocostantemente ricercato dai diversi esponenti della famiglia nella trasmissio-ne e ripartizione del palazzo. Ciò è evidente non solo nel testamento di Fi-lippo di Francia 12 che nel 1768 esortava i germani Nicola ed Antonino a ri-lasciare la proprietà dell’intero palazzo avito all’altro fratello Francesco, rite-nuto capo del casato per la sua recente ascesa sociale, ma anche e soprattuttonelle disposizioni testamentarie di quest’ultimo. Il barone Francesco 13, in-fatti, sensibile “all’idea che detto palazzo sia sempre della sua discendenzamascolina in fino a tanto che durerà il mondo”, sanciva nel 1774 un inscin-dibile legame tra l’immobile e i suoi discendenti maschi attraverso l’istitu-zione di un fedecommesso e il divieto di effettuare qualsiasi azione finanzia-ria che potesse configurarsi come ipoteca, vendita o alienazione:

[...] esso testatore signor barone testatore, vuole ordina ed espressamentecomanda, che detto palazzo, dove presentemente abita egli, diviso e distri-buito tra i suoi figli ed eredi […], non si possa da detti eredi in qualunquetempo, o in modo alcuno ob[b]ligare, ipotecare, vendere, o in qualunque

502

12 «In primis voglio, ordino e comando, che debba il sudetto barone D. Francesco di Francia,mio fratello ed erede universale e particolare jure legati, dare e pagare al signor D. Antonino Alfiere[di] Francia, altro mio fratello germano […], la somma di ducati mille e due cento in denaro contante,in questo modo, cioè ducati seicento l’anno della mia morte, e gl’altri ducati seicento nel secondo an-no di detta mia morte […]. Item voglio, ordino e comando, che debba il sudetto barone D. France-sco di Francia, mio fratello ed erede, dare e pagare jure legato per una sola volta solamente al signorD. Nicola di Francia, altro mio fratello germano […], la somma di ducati seicento in denaro contante,fra lo tempo e lo spazio d’anni tre numerandi dal giorno della mia morte […]. Con dichiarazioneperò ed espressa condizione, e non altrimenti, che volendo e intendendo li sudetti signor D. Antoni-no e D. Nicola di Francia, miei fratelli, o loro eredi, sperimentare, o altrimenti avere pretenzioni so-pra la porzione del palazzo, e sua adiancenza, a me lasciata dal nostro commun padre D. Onofrio, inquesto caso, voglio, ordino e comando, che debbano li sudetti signori D. Antonino e D. Nicola, mieifratelli, e loro eredi, restar privi de’ predetti legati a di loro beneficio da me sudetto rispettivamentefatti come sopra, ma volendo quelli accettare e goderne il pagamento sian tenuti preventivamentefarne cautela di renuncia a favore di detto barone D. Francesco, […]», in ASVV, notaio AntonucciFrancesco Saverio, busta 646, atto del 20 febbraio 1768.

13 ASVV, notaio Perciavalle Giuseppe, busta 809, atto del 6 settembre 1774, ff. 95-106. Un pre-cedente testamento il barone Francesco l’aveva redatto per gli atti del notaio Tommaso Faccioli il 18luglio 1763.

maniera e tempo alcuno alienare, ma debba restare per decoro della fami-glia, soggetto perpetuamente a fidecommesso da durare fin tanto che dure-rà il mondo e la di loro discendenza masculina, che morendo, in quale tem-po, alcuno di detti eredi, ed i loro discendenti in perpetuum et infinitum,senza figli maschi debba succedere: D. Felice Antonio a D. Giuseppe Ma-ria, e contrario D. Giuseppe Maria a D. Felice Antonio, e morendo questisenza figli maschi debba succedere detto signor D. Leoluca Vincenzo adambidue detti quarti spettanti alli prefati D. Felice Antonio e D. GiuseppeMaria, ed all’incontro morendo detto D. Leoluca Vincenzo senza figli ma-schi debbono a lui succedere in detto palazzo, o sia quarto a lui spettante lisudetti suoi fratelli D. Felice Antonio e D. Giuseppe Maria, e che lo stessomodo si debba ed abbia tenore in perpetuum e in futurum tra i discendentimaschi di detti tre fratelli […].

Nel citato testamento, Francesco di Francia, oltre a riconoscere alla ve-dova Caterina Valia († 1777) il diritto d’abitazione “coll’uso dei mobili”, re-golamentava la ripartizione dell’immobile tra i diversi figli maschi e asse-gnava al primogenito Diego il “quarto superiore che guarda all’orto di S.Maria del Gesù con tutti i mobili che in esso s’attrovano, e da esso testatoreguarnito e ammobiliato”; e all’altro figlio Felice Antonio il “quarto nuovosuperiore, che guarda al palazzo de’ signori Ascoli colla condizione però che

503

Fig. 2. Attuale palazzo di Franciaedificato su progetto di G. B. Vincidopo il terremoto del 1783Via G.MuratVibo Valentia

la saletta, anticamera e scala debbono restare in comune per detti due quar-ti, con godere parimenti ambidue detti quarti dell’uso della cocina di sopra,dispensa e soggiorni”. Gli appartamenti inferiori erano destinati agli altridue figli maschi, in particolare a Leoluca Vincenzo “il quarto inferiore cheguarda l’orto di S. Maria di Gesù, coll’uso di cocina del quarticello di bas-so”, mentre quello “dirimpetto, che guarda il palazzo de’ signori Ascoli, do-ve abita di presente esso signore barone testatore” venne attribuito a Giu-seppe Maria “coll’obligo di stare e coabitare con detta signora baronessa suamadre durante la di lei vita”.

Il barone Francesco di Francia nelle citate disposizioni testamentarie del1774, relativamente alla ripartizione del palazzo, precisava inoltre che “tuttii tre quarti, rispettivamente disposti tra detti suoi figli ed eredi, D. LeolucaVincenzo, D. Felice Antonio e D. Giuseppe Maria, debbano godere dei ri-spettivi maga[z]zini” e che “le scale, sale, portoni, cortili vecchio e nuovo,orto e pozzo debbono restare rispettivamente in commune per detti quattroquarti di palazzo, siccome debba restare in comunione per li rispettivi quar-ti le sale e prime anticamere del quarto di sopra e sotto”. E infine stabilivache il “quarticello di basso, che guarda l’orto di S. Maria di Gesù” fosse incomune “tra detti tre fratelli D. Leoluca Vincenzo, D. Felice Antonio e D.Giuseppe Maria per situarsi lo studio, per commodo di tutti e tre detti fra-telli, di loro figli ed eredi, con goderne dell’uso […], atteso [che la] pro-prietà de’ libri la lascia interamente a detto signor D. Leoluca Vincenzo”.

Fallimento del progetto di Filippo

Il proposito di Filippo di Francia di dare consistenza fisica alla cresciutasolidità economica e al prestigio sociale della famiglia, esternato nel citatotestamento del 1768, non ebbe alcun riscontro pratico, poiché le premure ele “raccomandazioni” rivolte in tal senso agli altri suoi germani furono di-sattese. In particolare Nicola aveva trasferito già alcuni anni prima, nel1762, la proprietà del suo “quarto”, costituito “dalla camera sopra il portone,e finestre nel ponente, che riguarda la tramontana […] coll’ingresso comu-ne del portone, scala e vaglio scoperto, passetto, orto, e jusso del pozzo” earticolato in “cinque camere e una cucina, una cucinella e una stalletta […]

504

unitamente colli tre bassi”, ai figli Onofrio e Giuseppe 14. Mentre l’AlfiereAntonino di Francia non accolse, probabilmente per motivi d’opportunità,la proposta di cedere al barone Francesco il suo “quarto” del palazzo, ordi-nato “in una sala, che serve da ingresso comune con la casa dell’illustre ba-rone, in quattro stanze, ed in uno stanzino, con i loro respettivi bassi, por-tone, vaglio, pozzo e gradiata [scala]”. La mancata realizzazione del deside-rio agognato da Filippo non ebbe conseguenze nei rapporti tra i diversirappresentanti della famiglia di Francia. Essi continuarono ad essere di re-ciproco rispetto e mutuo soccorso. Lo testimoniano, oltre i legati di ducati500 inseriti in una bozza non datata relativa alle ultime volontà del baroneLuca Vincenzo e destinati uno al cugino Onofrio figlio di Nicola e l’altroallo zio Antonino 15, altri documenti e in particolare un atto 16 di permutadel 5 marzo 1787. In quella occasione il barone Luca Vincenzo per venireincontro alle necessità dello zio Antonino che, a seguito del terremoto del1783, si trovava “angusto di camere e magazzini per essergli caduti duestanze dalla parte del pozzo, colle loro rispettivi bassi”, aderì alla richiesta diricevere dallo zio Antonino il fondo “Le Terze ò siano Petti della Sciabaca”di circa 12 tomolate in cambio di un magazzino e della metà di una “sala”comune, in particolare di quella porzione “che attacca il quarto d’esso D.Antonino […] con la facoltà d’oggi innanzi, ed in ogni tempo [di] serrarselaa sue spese” mentre l’altra metà “che attacca col palazzo di detto signor ba-rone debba restare in commune tra essi signor Antonino e l’illustre signorbarone, eredi e successori”. La permuta non modificava quanto era stato pre-cedentemente stabilito circa l’uso delle parti comuni del palazzo; infatti, ven-ne stabilito che dovessero “rimanere in futurum et in perpetuum in commu-ne, e con quelli stessi jussi da loro maggior rispettivamente lasciati, l’ingressodel portone, scala, l’altra metà della sala, come sopra, pozzo, vaglio ed altro,siccome si è servito per lo passato esso signor barone e tuttavia si serve”.

505

14 Ivi, notaio Scolerio Nicola, busta 589, atto del 22 settembre 1762, ff. 25rv.15 Archivio Nicola di Francia, Vibo Valentia. Nella bozza testamentaria si legge: “Lego a don

Onofrio di Francia mio cugino ducati 500 per una fiata. Lego all’alfiere mio zio don Antonino diFrancia altri ducati 500. E nel caso che il medesimo premorisse a me, voglio che detto legato di du-cati 500 si paghi al di lui figlio Don Leoluca di Francia. Ma il mio erede abbi la facoltà di pagarlo asuo arbitrio o con stabili, o con censi o con contanti”.

16 ASVV, notaio Scamaccia Giuseppe, busta 848, atto del 5 marzo 1787, ff. 47-51.

L’acquisizione della quota dell’Alfiere

L’alienazione del “quarto” dell’Alfiere agli eredi del barone Francesco av-venne nell’anno 1800, cioè dopo la morte di Antonino, ad opera dei suoi fi-gli, che decisero di cederlo per la somma di ducati 750 al cugino Luca Vin-cenzo di Francia, Tesoriere di Calabria Ultra (fig. 3). Nell’atto di transazio-ne, stipulato il 4 dicembre 1800 dal notaio Crimi, la cessione è giustificatadalle precarie condizioni statico-funzionali dell’immobile e dalle difficoltàfinanziarie di sanarle perché:

lesionata e patita dai passati terremoti dell’anno 1783, e che perciò ha biso-gno de’ pronti ripari, ed essere in molte parti ristorata, per cui vi fa uopoerogarsi della molta spesa, alla quale non possono affatto supplire, cono-scendosino dell’intutto inabilitati, senza della quale ristorazione verrebbequella a deteriorarsi da giorno in giorno e perdersi, […] si sono deliberati divendere ed alienare la casa sudetta […] all’illustre signor barone Don LucaVincenzo di Francia.

Fu così che la proprietà di quasi l’intero palazzo passò nelle mani delbarone di Santa Rosalia Luca Vincenzo di Francia. Tuttavia, considerandoche era stata predisposta l’edificazione di un nuovo palazzo (figg. 2-5) difamiglia, secondo il progetto elaborato da Giovan Battista Vinci nel 1792,l’acquisizione della quota dall’Alfiere Antonino fa sorgere una serie di que-siti sulla natura dell’operazione, cioè: essa fu un atto di generosità a favoredei parenti in difficoltà?

L’occasione di concretizzare l’idea dello zio Filippo attraverso l’acquisi-zione di un’altra quota del palazzo avito?

O piuttosto un puro e semplice investimento in attesa di rivendere l’im-mobile, ormai reso inabitabile dal terremoto, al migliore offerente?

Sono queste domande legittime, alle quali sembra difficile dare risposta;resta, comunque, il fatto che l’acquisizione dello stabile, ad esclusione dellaquota di Nicola di Francia, rispondeva all’intima esigenza, riscontrabile an-che nel progetto vinciano del nuovo palazzo di Francia, di mostrare e ri-marcare il prestigio e l’autorevolezza che il casato aveva conquistato nelcorso degli anni. Con la successiva vendita dell’immobile al comune, al finedi adibirlo a sede dell’Intendenza di Calabria Ultra, Luca Vincenzo venne

506

507

Fig. 3. Domenico Basile (sec. XVIII)Luca Vincenzo di Francia (1748-1812)Collezione privata

ad assumere l’immagine di un benefattore della città, piuttosto che quelladi uno speculatore, visto che il prezzo pattuito fu inferiore a quello indicatonella perizia dall’ingegnere Pietro Frangipane.

La vendita al comune

Nel 1806 Monteleone venne indicata dal governo francese sede d’Inten-denza della Provincia di Calabria Ultra. Da tale scelta derivò l’esigenza diindividuare in città un edificio che potesse essere idoneo ad ospitare il pre-stigioso ufficio.

La scelta cadde sull’immobile di proprietà del barone Luca Vincenzo,antica residenza della famiglia di Francia, perché “fornito di tre quarti, osiano appartamenti, oltre de’ magazzini, stalle, pozzo, vaglio ed altro, capacenon solo per le officine necessarie alla Intendenza, ma per potere ben ancol’Università occorrere ad altri bisogni, come sarebbe per magazzini annona-ri, archivio e simili oggetti” (fig. 4).

L’Intendente Francesco Saverio De Rogatis 17 comunicava la notizia alministro Miot. Questi nella missiva di riscontro del 29 ottobre 1806 lodaval’iniziativa del Decurionato:

per quello poi, che riguarda il locale necessario per la situazione dell’In-tendenza nella città di Monteleone, per la quale trova V.S. Ill.ma adatto ilPalazzo del Tesoriere di Francia, anche perché costui è contento cederlo, epagandone il prezzo o un corrispondente fondo rustico in compenso, ledico, che non sarebbe straordinario che il comune di Monteleone s’indu-cesse ad una spontanea offerta per l’acquisto del locale necessario all’Inten-denza e sue officine, poiché altre città, dichiarate Capitali delle Provincie

508

17 Francesco Saverio De Rogatis, ex Preside di Catanzaro, fu il primo Intendente della provinciadi Calabria Ultra con sede a Monteleone. Gli successe nel 1807 Giuseppe De Thomasis, sostituitonel 1809 da Pietro Colletta. Chiamato quest’ultimo a dirigere il Corpo ingegneri di Ponti e Strade glisubentrò nel 1812 Giacinto Martucci sostituito, nel 1813, da Francesco Saverio Petroni, che ammi-nistrò la provincia di Calabria Ultra fino al ritorno dei Borboni. Cfr. F. ACCETTA, L’ombra di Napo-leone nella Provincia di Calabria Ultra tra modernizzazione e riformismo: 1806-1815, in “L’Albero del-la Libertà. Modernizzazione e innovazione nell’Intendenza di Monteleone durante il Decenniofrancese”, mostra documentaria Tropea Museo Diocesano 20 settembre - 31 dicembre 2007, ViboValentia 2008, pp. 10-43.

509

Fig. 4. Antico palazzo di Franciaoggi delle Accademie, scalone d’onoreLargo IntendenzaVibo Valentia

corrispondenti colla residenza degl’Intendenti, ne hanno di già fatto dellesimili, considerando che tale stabilimento sarà per apportare loro un utile dinon picciol momento per la concorrenza, che avranno di tutta la Provincianel proprio seno,

ma segnalava la necessità di fare apparire la decisione di acquisire o me-no l’immobile e l’incombenza di adeguarlo alle esigenze dell’Ufficio liberescelte del Decurionato della città, adottate seguendo un preciso iter buro-cratico affinché fosse allontanata l’ombra di un’imposizione dall’alto:

Conviene però che l’Università goda di tutta la sua libertà nella risoluzionedi questo articolo, e che il peso da addossarsi non ecceda le sue forze. Quan-te volte poi si determini l’Università a fare di proprio conto l’acquisto delPalazzo del signor di Francia divenendone la proprietà [sua] dee egualmen-te incaricarsi delle riparazioni necessarie per renderlo adatto all’Intendenzae sue officine. Dovrà quindi in parlamento maturamente esaminare in qualmodo convenga meglio acquistarlo. Determinatosi tutto ciò in publico par-lamento, e dovendosi devenire alla compra del sudetto Palazzo, occorreràche se ne faccia l’apprezzo regolarmente, intese le parti interessate, e permezzo de’ periti, che nominerà l’Università non soggetti al di Francia. E sesarà stabilito di darglisi per l’importo del Palazzo un fondo rustico comuna-le, dovranno gli stessi periti valutare quello, che sarà dall’Università designa-to. Sarà ancora loro incombenza di vedere quali riparazioni, ed accomodisian li più necessari per rendere atto per l’Intendenza l’anzidetto Palazzo, efarne una distinta relazione, col notamento della somma, che presso a pocoimporteranno. Il parlamento dovrà altresì deliberare sui mezzi, onde suppli-re a queste prime spese. Tanto io partecipo a V. S. Ill.ma, perché incarican-dosi di quanto le ho suggerito, ed aggiungendovi quel dippiù che la sua sa-viezza potrà dettarle, disponga il conveniente per la buona riuscita dell’affa-re, ed indi mi faccia un distinto rapporto di tutto il risultato, e mi rimettanon solo l’atto del parlamento, che dovrà tenersi, ma tutte le carte, perizie edocumenti che dal medesimo risulteranno, affin di poter io sottoporre l’affa-re a S. M. per portarne la decisione a norma dell’articolo 8° del titolo 4° del-la legge degli 8 di agosto. Napoli 29 ottobre 1806. [... firmato …] Miot.

Il 30 novembre successivo fu convocata, nel refettorio dei francescaniosservanti, una assemblea pubblica a cui parteciparono il “dottor D. Giu-

510

seppe Caracciolo regio governatore e giudice di questa medesima città,nonché gli attuali signori sindaci del primo e secondo ceto, D. FrancescoRizzo e mastro Domenico Antonio Leone, gl’infrascritti signori decurionidel 1° e 2° ceto, non che gli altri zelanti cittadini interessati per la nostraPadria” per discutere l’acquisto di palazzo di Francia come sede dell’Inten-denza.

In particolare si informò l’assemblea che Luca Vincenzo di Francia, pro-prietario dell’immobile, al fine di “dimostrare gli effetti di ottimo cittadino,ed insieme di un cuor generoso”, non solo aderiva alla richiesta del comunedi acquisire il palazzo, ma era disposto a cederlo per un importo più conte-nuto e dilazionato nel tempo, cioè: ducati 11 mila in sette anni con l’inte-resse a scalare del 4%, rispetto alla somma di ducati 16.037 e grana 46, indi-cata nella perizia dall’ingegnere Pietro Frangipane. Per l’appetibile propostala decisione apparve scontata. E nel verbale dell’assemblea si legge:

Intesa e ben ponderata tale proposta, da’ signori decurioni e parlamentari, èstata a pieni voti applaudita, accettata e confermata in tutte le sue parti, co-me quella che apportar dovrà utili e vantaggi incalcolabili a questa nostraUniversità, richiamando le scienze, le arti, l’agricoltura ed altro, per cui arendere con effetto esecutivo il sovrano valore, a pieni voti, e per acclama-zione, intendono che non solo si dovesse costituire ed assegnare all’illustris-simo signor barone D. Luca Vincenzo di Francia la divisata gabella dellacarne e pesce, in conto del prezzo del divisato di lui edificio ed in pagamen-to dell’annuo interesse a scalare alla stabilita ragione del 4%, franco il me-desimo di qualunque imposizione, imposta o imponenda, e del divisato an-nuo canone […]. Rapporto alle restaurazioni, ed accomodi necessari, credeproprio la popolazione, e per essa gl’intervintori divisati, doversi riavvivarela gabella, che pria era imposta sul pane cotto e maccaroni, vendibili inpiazza, con esigersi grana dieci per ogni ducato di pane e maccaroni, comesopra vendibili, restandone abolita dopo che si saranno formati li necessarirestauramenti. Come ancora, che restar debba a beneficio dell’Università ildippiù del divisato edificio indivisibile per ora, dopo che si sarà data al si-gnor Intendente la sua comoda abitazione di tutto quel che le occorre, e perle divisate officine, giacché sono necessarie a questa Università li bassi per limagazzini di annona, un luogo per le pubbliche sessioni e colloqui, e unluogo per la formazione delle tasse, ed altro, per cui l’Università medesimadevenne a far l’acquisto di sì spazioso edificio.

511

Tale determinazione fu approvata con regio decreto del 19 luglio 1807 edue anni dopo fu stipulato il contratto d’acquisto 18.

Il terremoto del 1783 e la costruzione del nuovo palazzo

Il terremoto del 1783 danneggiò l’originaria residenza della famiglia diFrancia e fu gioco forza trovare una sistemazione provvisoria.

Il 24 luglio di quell’anno Felice Antonio di Francia 19 ottenne dai fratelliLorenzo e Giuseppe Ascoli la concessione gratuita “d’un luogo” per la co-struzione di:

una baracca commoda, non meno per la sua famiglia, che per situare l’Uffi-cio della Real Tesoreria, di cui il di lui signor fratello barone D. LeolucaVincenzo n’è proprietario, stante l’orribile flagello del tremuoto avvenuto à5 del passato mese di febbraio, che tuttavia continua a flagellare, stabilironoe si risolsero, anche per corrispondere in qualche modo alli molti favori ebeneficij di tempo in tempo da loro ricevuti da esso D. Felice Antonio edall’anzidetto signor barone D. Luca Vincenzo, di darli e concederli gratui-tamente e senza pagamento di cosa alcuna l’orto predetto, per lo tempo espazio d’anni nove da oggi, e questi elassi farlo continuare, volendo, per altrianni nove, con che fusse tenuto dal detto D. Felice Antonio ed obligato co-struirsi a sue spese nel medesimo orto, e dietro la sua baracca, una baraccadi palmi 20 in quadro per abitarvi essi fratelli colla loro famiglia e collaespressa legge e patti ancora, che volendo esso detto D. Felice Antonio di-roccare e smantellare li muri sudetti restasse tenuto ed obligato, allorché sene uscirà dall’orto predetto e si lascerà la detta baracca, che farà per dettifratelli, farglieli rifare e restituire nel primitivo stato e tutto a sue spese.

Nel frattempo per far fronte alla necessità di alloggi veniva lottizzata dalsignor Giovan Pietro Fabiani, patrizio di Reggio ma residente in Monte-leone, la coltura detta Scrimbia, ubicata sopra la chiesa di S. Maria Maggiore

512

18 Il contratto è stato pubblicato da M. FURCI,Monteleone. Provincia del Regno di Napoli (1806-1816), Vibo Valentia 1994, pp. 73-78.

19 ASVV, notaio Antonucci F. Saverio, busta 649, atto del 24 luglio 1783, ff. 20v-22.

e S. Leoluca, ripartita in lotti quadrati di 40 palmi (m. 10,55) e divisi dastrade rettilinee di palmi 20 (m. 5,27) 20.

Luca Vincenzo di Francia, consapevole che la Scrimbia fosse un luogoche ben si prestava alla realizzazione di edificio architettonicamente rile-vante, non si fece sfuggire l’occasione di chiedere ed ottenere dal Fabiani,non l’assegnazione di un singolo lotto edificatorio bensì, come si leggenell’atto di censuazione del 12 maggio 1787, di una “continenza di terra[…] quo ad corpus et non quo ad mensuram” che superava le dimensioni eil canone corrente di censuazione dei lotti 21, cioè di ducati 12 annui. Infatti,il Fabiani dichiarava che il di più era da intendersi assegnato in forma di“ampla donazione” giustificata “dall’amicizia che passa tra la sua Casa equella di detto illustre signor barone”, affinché il barone Luca Vincenzo diFrancia potesse:

costruire in detta continenza di terra la sua abitazione […] dell’altezza edestensione che li sembrerà e piacerà senza che se li potesse dare da verunoimpedimento, […] come pure restandosi al detto signor barone ed eredi,parte d’essa continenza di terra censita, non servibile alla costruzione delladetta baracca, possa quella far coltivare, piantare alberi, ridurre ad uso d’orto,costruire case per uso di fitto ed esercitare ogn’altro dritto da utile padrone.

La “continenza di terra” assegnata e le clausole della concessione, affin-ché l’area fosse completamente sgombra da altre provvisorie costruzioni einserita nel sistema urbanistico già prefissato dalla lottizzazione, nell’attonotarile sono indicate nei termini:

[…] Detta continenza di terra debba essere quella che da Mezzogiorno sa-lendo dalla parte del bosco del soppresso convento de’ Padri Riformati diquesta città si estende verso l’Oriente, limito la publica strada tra la Parrierae il Felice Amante; da Oriente poi confina colla detta strada del FeliceAmante, che si attraversa tra l’istessa coltura e la coltura del soppresso

513

20 A. TRIPODI, Lottizzazione a Monteleone alla fine del ’700, in “7 giorni nel Vibonese”, II (1995),n. 44, p. 88; IDEM, Scritti e documenti per la storia del monteleonese, Vibo Valentia 2004, p. 98.

21 ASVV, notaio Scamaccia Giuseppe, busta 848, atto del 12 aprile 1787, ff. 60v-65.

514

Fig. 5. Prospetto principale di palazzo di Franciasulla via Murat e prospetto interno sul cortile.Disegno su carta con supporto in tela,inchiostro, (37x48), f irma Giovan Battista Vinci,senza data, scala in palmi napoletaniCollezione privata

monastero di S. Chiara, anche di questa città; da Tramontana la strada colterreno della stessa coltura, e strada contigua al giardinetto di D. CesareLombardo quondam Domenico, la quale detto signor barone D. Luca Vin-cenzo lasciar deve della grandezza di palmi venti, dall’angolo di tale giardi-netto a salire nell’istessa larghezza e direzione fino alla cennata strada delFelice Amante, ed a scendere verso Ponente, che sta dirimpetto al mare,confina colla retta linea tirata sopra la strada, che principia dal sentiero didetta coltura, dirimpetto al muro di Tramontana del detto boschetto finosopra la chiesetta, larga palmi quaranta, che è contigua, al di sopra del terre-no censito, a mastro Antonio Ammendola e ad altri nell’istessa direzione, inquali strade tutte non si possa far costruzione, né alcuna censuazione.E come che nella continenza della detta terra […] attualmente si ritrovanoalcune baracche dette de’ Poveri e certi travi piantati, che occupano parte diterreno, debba esser tenuto esso signor Giovan Pietro di farle levare subito[…], e vada a carico d’esso illustre signor barone D. Luca Vincenzo la spesache occorrerà per dissarmarle e farle costruire in altro luogo, che destineràesso signor Giovan Pietro, nello stesso modo che al presente s’attrovano. Eparimenti trovandosi dalla parte di sotto, e propriamente in mezzo alla stra-da che scende alla baracca de’ signori Ceniti, una baracchetta della signoraRosa Bartuli, moglie di Strano, ed un’altra costruita da mastro Saverio Pa-pandrea, debba lo stesso signor Giovan Pietro farli levare subito […], conpagarsi la spesa del disarmamento e nuova manifattura di dette due barac-chette da esso signor barone […] e questo affinché resti quel luogo tuttosgombro e libero per l’ampiezza della strada, che attacca all’altre strade indetta coltura adiacenti nelle circonferenze della continenza di terreno censi-to […], senza che mai si potesse da esso signor Giovan Pietro ed eredi, darea censo, o costruire, o far costruire, ma restare il suolo d’esse due baracchettelibere per commodo di strada, siccome deve restar libera per l’uso medesi-mo la continuazione della stessa strada che scende verso Ponente nella ma-niera che oggi si trova; ma come che con scrittura antecedente esso signorGiovan Pietro si ritrova ob[b]ligato di dare a detti signori Ceniti per l’an-nuo censo di carlini dieci palmi 40 di terreno di larghezza, e palmi 60 dilunghezza, de’ quali palmi 40, essi signori presentemente ne hanno occupa-to colla loro baracca meno di detta quantità, perciò nel caso di doversi farela strada ampia e magnifica, esso signor D. Giovan Pietro s’obliga, col pia-cere d’essi signori Ceniti, crescere la lunghezza a misura di quanto andrà ascemarsi la cennata larghezza di palmi 40, per l’oggetto della formazionedella sudetta strada magnifica.

515

Negli anni successivi il barone Luca Vincenzo, per rendere la nuova dimoradella famiglia autonoma rispetto ad altri edifici, acquisì le “baracche” costruitesui “lotti” che il Fabiani aveva precedentemente censito ad altri soggetti 22.

Parco - GiardinoPer la realizzazione del parco che adorna palazzo di Francia contribuì,

oltre alla donazione del Fabiani, anche il lascito di Antonio Sacco 23. Que-sti, il 18 settembre 1791, assegnò “per l’amicizia e benevolenza […] nonche per altre cause giusta la sua mente”, al barone Luca Vincenzo di Fran-cia a titolo di donazione “irrevocabile tra vivi”

una porzione di terreno, […] che prima de’ noti flagelli de’ tremuoti noma-tasi l’orto di S. Giuseppe […], posto in questa sudetta città, limito la barac-ca del signor D. Antonio Pelaggi: palmi 73 e mezzo dalla parte della stradamaggiore, lunghezza della strada, che saglie al baraccone di esso […] signorbarone di Francia, palmi 140 unito con il mezzo cerchio, che dal centro èpalmi 44, e va a finire nell’orto di detto signor Pelaggi nell’intiera lunghezzadi palmi 140, franca e libera detta porzione di terreno di ogni e qualsivogliapeso, censo e servitù, a nessuno venduta, alienata e pervenuta la stessa fragli altri beni ereditari di detto quondam D. Domenico Antonio suo fratello,cugino e cognato di esso signor barone.

La documentazione fin qui riprodotta evidenzia che nella mente di Lu-ca Vincenzo, già prima dell’acquisto della quota ereditaria dell’antico palaz-zo di pertinenza dello zio Antonino (1800) e della successiva vendita del-l’immobile al comune di Monteleone (1806-1809), era stata concepital’idea di un imponente edificio con parco retrostante, poi concretamenteelaborata da Giovan Battista Vinci e Pietro Frangipane 24 (fig. 6).

516

22 Ivi, busta 849, atti del 3 agosto 1788, ff. 160v-164: lottizzazione Scrimbia; 21 agosto 1788, ff.176v-178: L. V. Di Francia acquista baracca da Filippo Papaleo nella coltura Scrimbia; 14 marzo1789, ff. 43v-45v: Luca Vincenzo Di Francia, tramite il suo procuratore Stefano Soriano, acquista daVincenzo Tripodi una baracca nella coltura Scrimbia; 31 dicembre 1789, ff. 139-141: Luca VincenzoDi Francia, acquista da Stefano Ceniti una baracca nella coltura Scrimbia.

23 Ivi, notaio Casuscelli Vincenzo, busta 1230, 18 settembre 1791, ff. 41-42v.24 Cfr. E. REALE, Il palazzo Di Francia di G.B. Vinci a Vibo Valentia. La storia e l ’auspicio di un re-

stauro, in “Quaderni PAU”, Università di Reggio Calabria, a. III, 1993, n. 5-6, pp. 147-160. La con-sistenza attuale del parco è più ampia rispetto a quella settecentesca per l’acquisizione - 25 luglio1833 - dell’orto già di proprietà del conservatorio dello Spirito Santo. Ivi, p. 150.

517

Fig. 6. Planimetria generale del parcodi palazzo di FranciaDisegno su cartocino, inchiostroe acquarello (cm 52x72), f irma illeggibiledatato 10 luglio 1792, scala palmi napoletaniCollezione privata

La pinacoteca

Se il palazzo ha rappresentato nel corso dei secoli l’immagine esteriore delprestigio sociale raggiunto dalla famiglia di Francia, quella interna, ma conriflessi verso l’esterno, è stato sempre esemplificata dalla pinacoteca (fig. 7).Che questa avesse una dotazione “storica” e che comunque nella famigliaesistesse una certa predilezione per la pittura è testimoniato dai documentid’archivio; infatti, una prima indicazione è contenuta nel testamento, roga-to dal notaio Giuseppe Melito il 1 ottobre 1693 25, di Francesco di Franciail quale destinava al cugino Orazio di Franza [di Francia] i quadri, purtrop-po non specificati, che erano nella “galleria” della sua abitazione.

Un’ulteriore conferma dell’interesse artistico, combinato questa volta colsentimento religioso, viene dal testamento di Camillo di Francia che, nel1705, istituiva erede la cappella di Santa Monica, eretta nella chiesa con-ventuale degli agostiniani eremitani, con l’obbligo del priore pro tempore di

fare uno quatro grande di cappella novo per detta cappella con fare pingerel’imagine della Madonna e di sotto d’una parte pingere l’imagine di SantaMonica, e dall’altra parte Santo Bastiano, Santo Agostino e Santa Caterinae finito detto quatro di subito farlo ponere in detta cappella 26.

Escluso quest’ultimo, che pone tra l’altro sul tappeto il problema dell’ef-fettiva esecuzione della volontà del testatore e quello di individuare l’artistaincaricato a realizzare la pala d’altare, l’altro documento citato purtropponon fornisce ulteriori informazioni utili, ma conferma la presenza di operepittoriche nella disponibilità della famiglia.

A rafforzare l’ipotesi che nell’antica residenza della famiglia di Francia,attualmente nota come Palazzo delle Accademie, così come in altre dimoredel notabilato di Monteleone 27, già nel Settecento esistesse una raccolta di

518

25 ASVV, notaio Melito Giuseppe, busta 300, atto del 1 ottobre 1693.26 ASVV, notaio De Ortana Benedetto, busta 209, atto del 2 maggio 1705, ff. 44-46.27 A titolo d’esempio s’indicano i quadri registrati, nel 1778, nell’inventario di Tolla Camarda

vedova di Francesco Paolo Marzano: “Nella sala: 2 quadri con loro cornici neri e indorati pittati inpaesaggi; un altro quadro coll’Istoria del sacrificio di Abramo; 3 quadri grandi con loro profile doratechiamati Le forze di Ercole; 2 quadri sbilunghi colle profile dorate […]; 10 tondini, 9 colla cornice

quadri, non è solo il testamento olografo di Onofrio di Franza 28 vergatonel 1734, ma anche e soprattutto l’inventario 29 stilato nel 1736 da suoi ere-di (Francesco, Filippo ed Antonino).

Quest’ultimo documento - che suffraga in modo chiaro ed inequivoca-bile la tesi, già sostenuta da Giorgio Leone, dell’antichità della pinacotecaDi Francia - registra 66 opere, cioè 38 quadri, di pertinenza dei germaniFrancesco e Filippo di Franza, distribuiti tra i diversi ambienti del palazzo:anticamera 9, camera a ponente 9, camera da letto 10, sala 10; più altri 28quadri, attribuiti alla quota dell’altro fratello Antonino. Una raccolta abba-stanza ampia che si estende ulteriormente fino a 102 pezzi ove si consideri-no i “quadri numero trentasei”, che Nicola, l’altro figlio di Onofrio di Fran-za, assegnerà nel 1762 a propri eredi 30.

519

nera e l’altro colla cornice dorata. Nella cappella: il quadro di S. Antonio di Padova; un ritratto collacornice d’oro di Soro Nina […]. Anticamera: un quadro grande colla cornice nera ed adorata; un al-tro quadro grande con cornice dorata e intagliata colla storia del Signore e la Samaritana; un quadrodi palmi quattro coll’immagine di S. Nicola Tolentino; altro quadro consimile titolato S. Anna; altri3 quadri di palmi 4 colle cornice larga intagliata: uno colla Maddalena, l’altro colla Nunziata e l’altrodi S. Giuseppe; altro quadro con cornice dorata con la SS.ma Addolorata; altro quadro colla cornicedorata colla Nascita del Signore; altro quadro della Maddalena con cornice dorata; 2 città pittateRoma e Napoli. Nella camera di donna Tolla Camarda ved. Marzano: un quadretto colla cornice do-rata colla Morte (!!!); altro quadro di S. Giovanni colla cornice dorata; un quadretto colla cornice do-rata dell’Annunciazione; altro della Maddalena; altro di S. Lucia; altro della Madonna del Riposo;altro di S. Agata”. Cfr. ASVV, notaio Teramo Antonio, busta 512, atto del 5 luglio 1778, ff. 98v-100v. Sull’argomento cfr. G. LEONE, Per una storia della storiografia artistica in Calabria: il «caso» diVibo Valentia. Sintesi e proposte per una indagine storico-artistica sul territorio (secc. XVI-XIX), in Beniculturali del Vibonese. Sintesi, proposte e prospettive, “Atti del convegno” (Nicotera: 1996), in N.PAGANO - E. GLIGORA (a cura di), Vibo Valentia 1998, pp. 255 ss., mentre per un suo primo inseri-mento nell’insieme delle raccolte d’arte documentate in Calabria: G. LEONE, Beni artistici medioevalie moderni in Calabria tra regime di proprietà e intervento statale, in “Rivista Storica Calabrese”, XXX(2009, ma stampato 2010), nn. 1-2, pp. 77-124.

28 ASVV, notaio Salerno Francesco Paolo, busta 503, anno 1734, ff. 64-66, cit.29 Ivi, busta 446, atto del 31 ottobre 1736, ff. 121-127v. Cfr. Appendice, 2, documento 1.30 ASVV, notaio Scolerio Nicola, atto del 22 settembre 1762; cfr.: Nota del mobilio consegnato dal

signor Nicola di Francia à suoi figli D. Pasquale e D. Onofrio Francia, allegata al citato atto del notaioScolerio: “Quadri numero trentasei; Tondini ventitre; Placchi numero quattro; Specchi tre; Un avan-ti letto finito; Un letto con tre materazzi con trigli; Cata biancheria; Due cortine, una gialla e l’altrabianca; Tre porteri con i ferri; Tre baugli ed una cassa di noce; Un arcanterano; Posate due; Una spa-da; Una crocetta; Tutto il comodo di biancheria di tavola; Tutto il comodo di cocina di rame e cretae cristalli e vetro; Due stipe dipinte e due pilocchieri anche dipinte. Io D. Nicola di Francia; Io D.Pasquale di Francia; Io D. Onofrio di Francia”.

Inoltre l’inventario del 1736 comprende un indizio molto importantecirca il successivo incremento dell’originaria raccolta di quadri, specificandola presenza di ben sette nuove opere acquistate o di proprietà di Francescodi Francia (1703-1775), futuro barone di Santa Rosalia e Santa Caterina.Questi, tuttavia, nel testamento redatto dal notaio Faccioli 31 nel 1763, con-ferma solo l’esistenza dei quadri raffiguranti La Samaritana e La donnaadultera del Giordano collocati nella “galleria”; infatti si legge:

Vuole di più esso signor barone testatore che di tutto il suo mobile preziosoe non prezioso, niuna cosa esclusa, e compreso tutto quello che si trova si-tuato a ornamento del palazzo e sue stanze, esclusi due soli quadri e pro-priamente quelli grandi di Giordano, che sono presentemente nella galleria,l’uno rappresentante La Samaritana e l’altro La Donna Adultera, li qualidue quadri egli lascia jure prelegati a D. Diego suo figlio primogenito, sideb[b]an fare quattro eguali parti, e così dividersi egualmente tra essi fra-telli, dedotto però il commodo del signor D. Filippo suo fratello e signorabaronessa sua moglie.

Nelle successive disposizioni testamentarie - 1774 - del barone France-sco non è menzionata alcuna opera pittorica, così come, in altri documentisuccessivi, non esiste alcun accenno alla pinacoteca fino all’inventario re-datto da Nicola Aloi nel 1833 32 (fig. 8).

Tuttavia è plausibile l’ipotesi che l’originaria quadreria di Francia sia sta-ta ulteriormente incrementata nel corso della seconda metà del Settecentoda Diego (1747-1824), primogenito del barone Francesco, e dal fratelloLuca Vincenzo (1748-1812), Tesoriere di Calabria Ultra, residente in Na-poli, e nei primi decenni dell’Ottocento da Francesco († 1830 c.) di Diego,ciambellano presso la corte di Gioacchino Murat. Non bisogna infattiescludere che Luca Vincenzo fosse insensibile all’ambiente artistico napo-letano o comunque al mercato d’opere d’arte, nonostante negli inventari re-datti alla sua morte - 1812 - non risulti alcuna opera pittorica, assenza che

520

31 ASVV, notaio Faccioli Tommaso, busta 756, atto del 18 luglio 1763, ff. 25-30v.32 Archivio Famiglia di Francia Vibo Valentia, cfr. Appendice 2, documento 2. L’elenco, datato

1833, è sottoscritto dal sacerdote Nicola Aloi (1803-1865). Sulla figura dell’Aloi. Cfr. A. TRIPODI, Per-sonaggi nel monteleonese, in F.ACCETTA - G. FLORIANI (a cura di),L’albero della libertà, cit., pp. 76-78.

521

Fig. 7 • Pittore napoletano, San Gerolamosec. XVIIVibo ValentiaCollezione privata; dalla Collezione di Francia

può essere giustificata dal taglio economico che i periti assegnarono al do-cumento, mentre l’apporto dato da Francesco di Diego alla pinacoteca difamiglia è accertato dal suo stretto rapporto con Gioacchino Murat, ospitenel 1810 nella sua casa di Monteleone.

Perché nel 1833 fu redatto l’inventario Aloi? Probabilmente su richiestadella marchesa Caterina Villadicani 33 che dopo la scomparsa del maritoFrancesco di Francia († 1830 c.) assunse la tutela dei figli minori Mariano,Vincenzo, Giuseppe, Maria Orsola, Maria Grazia e Maria Concetta, quin-di al solo fine di inserire la pinacoteca nell’asse ereditario del marito. Suc-cessivamente attraverso vari passaggi dinastici si giunge all’attuale compo-sizione della pinacoteca ripartita tra gli eredi del ramo principale e gli eredidi quelli secondari.

Ad uno di questi ultimi apparteneva Nicola di Francia che nel 1909propose la vendita dei quadri allo Stato, facendo redigere da tal p. France-sco un apposito elenco 34.

522

33 La marchesa Caterina morì il 26 marzo 1843. In tale occasione venne pubblicata una raccoltadella produzione letteraria prodotta dal triste evento. Cfr. C. LOMBARDI DE’ SATRIANI, In morte del-la marchesa Caterina Di Francia nata Villadicani, Messina, per Antonio D’Amico Arena, 1854.

34 Archivio Centrale dello Stato (Roma), AA. BB. AA, III versamento, II serie, Busta 43, fasci-colo 929, Appendice 2, documento 3. L’elenco firmato da tal p. Francesco è allegato alla lettera che lostesso invia da Parigi al Ministero evidenziando il desiderio di Nicola di Francia di alienare la colle-zione. Nella busta sono anche lettere del di Francia che si lamenta del mancato intervento di un peri-to per la valutazione delle opere più volte promesso dalla Soprintendenza di Palermo e Napoli.

APPENDICE 1

Atti per l ’alienazione di palazzo di Francia al comune di Monteleoneper allocare l ’Intendenza di Calabria Ultra: 1806-1809

Originali: Archivio di Stato Vibo Valentia, Notaio Cinnarella Gregorio (1784-1821), Busta 1172, anno 1809, atto del 27 novembre 1809, ff. 241-265.

1. Verbale pubblica assemblea per l’acquisto di Palazzo di Francia - 1806

Giuseppe Napoleone per la Dio grazia Re di Napoli e di Sicilia.Oggi che si contano li 30 dello spirante novembre corrente anno 1806,

in questa città di Monteleone e propriamente nel refettorio de’ PP. Osser-vanti, luogo solito a farsi li colloqui. Congregati, precedenti li soliti banniper tre giorni continui ne’ luoghi soliti, e consueti di questa sudetta città, etocchi di campana, more solito, coll’intervento, e presenza, del dottor D.Giuseppe Caracciolo regio governatore e giudice di questa medesima città,nonché degli attuali signori sindaci del primo e secondo ceto, D. FrancescoRizzo e mastro Domenico Antonio Leone, gl’infrascritti signori decurionidel 1° e 2° ceto, non che gli altri zelanti cittadini interessati per la nostraPadria che in quest’atto intervengono, per disposizione particolare data dalsignor Intendente di questa Provincia, come dalla di lui lettera segnata coldì 25 spirante, che qui si alliga:

«Monteleone 25 novembre 1808 [sic - 1806]. L’Intendente Generale diCalabria Ultra alli signori Sindaci della città di Monteleone. Sento quantomi dite colla vostra di questo giorno per l’acquisto del Palazzo di D. LucaVincenzo di Francia per l’uso dell’Intendenza, e di sentimenti favorevoli alpu[b]blico esternati da detto proprietario, potrete adunque devenire allaconvocazione del colloquio, che mi cennaste necessario, per il dippiù all’ef-fetto sudetto. In detto parlamento dovranno intervenire le persone più saviedi questa città, ed ogni altra che vorrà unirsi, acciò succeda il tutto colla co-mune intelligenza. Vi saluto con distinzione - De Rogatis».

523

Decurioni del 1° ceto: Dottor D. Lorenzo Antonio D’Ascoli; D. PasqualeMarino; D. Saverio Presterà; D. Giuseppe Martire; D. Luigi Mannella; D.Giuseppe Scrugli; D. Saverio Faccioli; D. Giuseppe Buccarelli; D. FilippoCitanna; D. Domenico Nicastro; D. Ferrante Mazza; D. Vincenzo Cafaro;D. Elia Gagliardi.

Decurioni del 2° ceto: mastro Tomaso D’Aquino; mastro Gregorio Ga-sparro; mastro Gian Leone La Rocca; Vincenzo Tripodi; Saverio Bonello;Giuseppe Serra; Antonio Lo Riggio; mastro Pasquale Pagnotta; GiuseppeRusso; Pasquale Profiti; mastro Vincenzo Cupelli; Domenico Lo Mastro;Domenico Coccione; mastro Nicola Tavella; mastro Antonio Galloro.

Altri zelanti cittadini: D. Leoluca Gagliardi; D. Emanuele Paparo; D.Saverio Fabiani; D. Antonio Lombardi; D. Nicola Lombardi; D. FrancescoCiaccio; D. Leoluca Rondinelli; D. Leoluca Candela di Domenico; D.Cortese Scalfari; D. Leoluca Giordano; notar D. Domenico Simonelli; D.Pasquale Sinopoli; D. Giuseppe Maria Scannapico quondam Luigi; D.Giuseppe Maria D’Ascoli; D. Raffaele Bisogni; D. Michele Castellano; no-tar D. Vincenzo Casuscelli; notar D. Francesco D’Inzillo; D. Luigi Anto-nucci; D. Leoluca Orecchio; notar D. Vincenzo Antonio Ammirà; magni-fico Antonio Sannà di Francesco; D. Gianbattista Ceniti; D. Antonio Lan-cellotti; D. Francesco Paolo Orecchio; D. Pietro Tombato; D. SalvatorePappalo; D. Francesco Antonio Pompò; D. Luigi Simonelli; notar D. Do-menico Maria Crimi; mastro Francesco Borgese; D. Filippo D’Alessandria;D. Raffaele Lombardi; D. Gianbattista Marzano; magnifico DomenicoAntonio Parretti; D. Pietro Bonelli; notar D. Giuseppe Giusto; D. Gian-battista Francica; magnifico Leoluca La Gamba; mastro Giuseppe Santul-lo; D. Giacomo Pignatari; magnifico Francesco Carrea; D. Vincenzo Gal-loro; D. Pasquale Gasparro di Gregorio; D. Ferdinando Mazza; D. CarloPagano; D. Giuseppe Contartese; D. Giuseppe Lo Moro; D. Vincenzo LaCaria; magnifico Luigi Greco; D. Leoluca Pisano; D. Andrea Ciaccio; D.Saverio Aloe; mastro Filippo Cosentino; mastro Gaetano Lo Moro; mastroAntonio Cimadoro; Mastro Biagio Andreacchio; D. Filippo di Nardi; D.Pandolfo Crispo; D. Gaetano Alessandria; D. Antonio Giusto; D. LeolucaCiaccio; D. Giuseppe Gagliardi; D. Gaetano Parrino; dottor D. Bruno

524

Antonio Varano; mastro Luigi Rimedio; mastro Paolo Giordano; D. Filip-po Cuppari; D. Raffaele Gasparro; D. Nicola Pepe; magnifico Nicola Bar-baro; D. Nicola Mazza; magnifico Gaetano Morzilli; D. Rosario Martire;mastro Nicola Mirarchi.

Si propone alle signorie vostre qualmente essendosi Sua Maestà (DioGuardi) degnata per sua reale munificenza dichiarare questa nostra Cittàcapitale della Provincia, nell’atto che l’intiera popolazione con giubilantegaudio si è mostrata col più profondo rispetto sensibile e riconoscente allagrazia dell’Augusto Monarca, conviene col presente solenne atto parlamen-tario, eleggere una deputazione, la quale a piè del reale soglio rassegnassenon solo il vivo attaccamento, ma la più devota gratitudine.

Si propone del pari alle signorie vostre come dietro le rimostranze dellospettabile signor Intendente, D. Francesco Saverio De Rogatis, relative allacasa, che dovrà servire di soggiorno al medesimo signor Intendente, e chevi siano in essa li burò e le officine necessarie al disimpegno delle attribu-zioni della generale Intendenza, si compiacque la M.S. per mezzo di S. E. ilsignor Ministro dell’Interno, con sempreppiù ammirabili tratti di sovranaclemenza, rescrivere, che fissando l’Università la scelta, restava approvatol’acquisto dello spazioso edificio dell’illustre signor barone e tesoriere pro-prietario D. Luca Vincenzo di Francia, considerato atto all’uopo, perchéfornito di tre quarti, o siano appartamenti, oltre de’magazzini, stalle, pozzo,vaglio ed altro, capace non solo per le officine necessarie alla Intendenza,ma per potere ben anco l’Università occorrere ad altri bisogni, come sareb-be per magazzini annonari, archivio e simili oggetti, che deliberando l’Uni-versità per tale acquisto, se ne avesse dovuto fare l’estimo, coll’intesa delproprietario, che fissato il tutto in pubblico colloquio, si fussero rimesse lecarte per l’oracolo della sovrana approvazione.

Si benignò lo stesso signor Intendente De Rogatis il tutto comunicarealli signori sindaci proponenti con suo rispettabil foglio, del tenor chesiegue:

«Monteleone 14 novembre 1806. [...] Colla posta di questa settimana perReal dispaccio viene determinato quanto siegue: “Per quello poi, che riguar-da il locale necessario per la situazione dell’Intendenza nella città di Mon-teleone, per la quale trova V.S. Ill.ma adatto il Palazzo del Tesoriere di

525

Francia, anche perché costui è contento di cederlo, e pagandone o il prezzoo un corrispondente fondo rustico in compenso, le dico, che non sarebbestraordinario che il comune di Monteleone s’inducesse ad una spontaneaofferta per l’acquisto del locale necessario all’Intendenza e sue officine, poi-ché altre città, dichiarate Capitali delle Provincie corrispondenti colla resi-denza degl’Intendenti, ne hanno di già fatto delle simili, considerando chetale stabilimento sarà per apportare loro un utile di non picciol momentoper la concorrenza, che avranno di tutta la Provincia nel proprio seno. Con-viene però che l’Università goda di tutta la sua libertà nella risoluzione diquesto articolo, e che il peso da addossarsi non ecceda le sue forze. Quantevolte poi si determini l’Università a fare di proprio conto l’acquisto del Pa-lazzo del signor di Francia divenendone la proprietà [sua] dee egualmenteincaricarsi delle riparazioni necessarie per renderlo adatto all’Intendenza esue officine. Dovrà quindi in parlamento maturamente esaminare in qualmodo convenga meglio acquistarlo. Determinatosi tutto ciò in pu[b]blicoparlamento, e dovendosi devenire alla compra del sudetto Palazzo, occorre-rà che se ne faccia l’apprezzo regolarmente, intese le parti interessate, e permezzo de’ periti, che nominerà l’Università non soggetti al di Francia. E sesarà stabilito di darglisi per l’importo del Palazzo un fondo rustico comuna-le, dovranno gli stessi periti valutare quello, che sarà dall’Università desi-gnato. Sarà ancora loro incombenza di vedere quali riparazioni, ed accomo-di sian li più necessari per rendere atto per l’Intendenza l’anzidetto Palazzo,e farne una distinta relazione, col notamento della somma, che presso a po-co importeranno. Il parlamento dovrà altresì deliberare sui mezzi, ondesupplire a queste prime spese.Tanto io partecipo a V. S. Ill.ma, perché inca-ricandosi di quanto le ho suggerito, ed aggiungendovi quel dippiù che lasua saviezza potrà dettarle, disponga il conveniente per la buona riuscitadell’affare, ed indi mi faccia un distinto rapporto di tutto il risulato, e mi ri-metta non solo l’atto del parlamento, che dovrà tenersi, ma tutte le carte,perizie e documenti che dal medesimo risulteranno, affin di poter io sotto-porre l’affare a S. M. per riportarne la decisione a norma dell’articolo 8° deltitolo 4° della legge degli 8 di agosto. Napoli 29 ottobre 1806. [Al] SignorIntendente della Provincia di Calabria Ulteriore. [firmato] Miot”.Io nel comunicare a voi la sudetta Sovrana risoluzione, v’incarico di ese-guirla in tutte le sue parti, […] che tutto sarà per sortire nella maniera pre-scritta. Vi saluto con considerazione - De Rogatis».

526

Furono all’oggetto intimate dal medesimo signor Intendente replicatisessioni, coll’intervento di molti di voi signori decurioni e parlamentari, co-stituenti la parte più sana di tutt’i ceti del nostro comune, e vennero rispet-tosamente applaudite le determinazioni benefiche del Principe. Fu fatto in-teso l’istesso proprietario dell’edificio, e dall’oggetto, per mezzo di un regioarchitetto, e di quattro esperti, cioè due fabbricatori e due falegnami, si di-venne all’estimo regolare ed esatto dell’edificio istesso, che ascese alla som-ma di ducati sedicimila trentasette e grana 46, oltre l’annuo canone di ducatiotto per ogni agosto dovuto alla camera dell’illustre signor duca.

Il proprietario signor di Francia in quella occasione, benché non avrebbeavuto impulso alcuno al ristretto, ha voluto dimostrare gli effetti di ottimocittadino, ed insieme di un cuor generoso. Ha ristretta la sorte capitale aducati undicimila, restando a carico dell’Università l’espressato canone do-vuto alla Ducal Camera, ed è condisceso al dilazionato pagamento fra setteanni, col lieve interesse del 4% a scalare, franco per lui di ogni dazio impo-sto ed imponendo.

Un atto così generoso avrebbe dovuto compensarsi col prontuario paga-mento, ma la nostra Università lungi di avere de’ fondi, deve anzi rintraccia-re il modo di ripianare il venditore del detto prezzo fra lo stabilito spazio.Conviene pertanto che coll’approvazione sovrana sia con solenne istrumen-to cautelato il detto illustre proprietario venditore, che l’Università, ad sa-pientis consilium, colle cautele nelle forme, s’obligasse a’ pagamento, cosìdella sorte principale, che delle usure immuni da’ dazi, che per una più facileesazione, si dovesse a beneficio del medesimo venditore ipotecare ed asse-gnare l’unico corpo dell’Università, cioè la gabella sulla carne e pesce, ma colpatto […], che se mai per disposizione sovrana, o per qualunque altro acci-dente, venisse la gabella stessa abolita, ristretta e alterata, sempre ed in qua-lunque caso l’Università medesima dovesse rimanere tenuta ed obligata nel-le forme alla soluzione del prezzo capitale e delle predette legittime usure.

Finalmente, che per coadiuvarsi il pagamento, stante la deficienza di altrifondi, dovesse l’Università, precedente approvazione sovrana, far correrel’altra gabella sul pane e maccarone vendibile in piazza, la quale da il pro-dotto di un carlino per ogni ducato. Gabella il di cui peso gravita insensi-bilmente, ed il meno va a risentirlo la nostra popolazione, dappoiché essen-do la città un luogo centrale di passaggio, e richiamando il concorso altresì

527

dell’intiera Provincia, e di altri esteri, il picciol dazio sul pane si estendesopra tutti li concorrenti, da iscrivere sopra tutto il prodotto pelle spesebisognevoli, onde l’acquisito edificio sia reso nella forma atta e propriapel servizio dell’Intendenza, facendosi la nostra Università un preciso do-vere di addossarsi il carico di tali spese. Il tutto quindi si propone alle Si-gnorie Vostre per la solennità dell’atto, ed affinché ognuno libero palesi ilsuo voto per indi l’istesso solenne atto di parlamento umiliarsi al RealTrono per l’approvazione sovrana, e per la final consecuzione di un oggettocosì interessante.

Intesa e ben ponderata tale proposta, da’ signori decurioni e parlamenta-ri, è stata a pieni voti applaudita, accettata e confermata in tutte le sue par-ti, come quella che apportar dovrà utili e vantaggi incalcolabili a questa no-stra Università, richiamando le scienze, le arti, l’agricoltura ed altro, per cuia rendere con effetto esecutivo il sovrano valore, a pieni voti, e per acclama-zione, intendono che non solo si dovesse costituire ed assegnare all’illu-strissimo signor barone D. Luca Vincenzo di Francia la divisata gabelladella carne e pesce, in conto del prezzo del divisato di lui edificio ed in pa-gamento dell’annuo interesse a scalare alla stabilita ragione del 4%, francoil medesimo di qualunque imposizione, imposta o imponenda, e del divisa-to annuo canone, come meglio sta di sopra espressato, e che ben si potràesemplificare nella formazione delle debite cautele, ad consilium sapientis.

Rapporto alle restaurazioni, ed accomodi necessari, crede proprio la po-polazione, e per essa gl’intervintori divisati, doversi riavvivare la gabella,che pria era imposta sul pane cotto e maccaroni, vendibili in piazza, conesigersi grana dieci per ogni ducato di pane e maccaroni, come sopra vendi-bili, restandone abolita dopo che si saranno formati li necessari restaura-menti. Come ancora, che restar debba a beneficio dell’Università il dippiùdel divisato edificio indivisibile per ora, dopo che si sarà data al signor In-tendente la sua comoda abitazione di tutto quel che le occorre, e per le di-visate officine, giacché sono necessarie a questa Università li bassi per limagazzini di annona, un luogo per le pubbliche sessioni e colloqui, e unluogo per la formazione delle tasse, ed altro, per cui l’Università medesimadevenne a far l’acquisto di sì spazioso edificio. Et sic conclusum fuit. Fran-cesco Rizzo sindaco; Domenico Antonio Leone sindaco; Giuseppe Carac-ciolo; notar Francesco Saverio Strani cancelliere».

528

2. Lettera dell’Intendente Giuseppe De Thomasis al sindaco della città

17 settembre 1809

S. E. il Ministro dell’Interno in data 9 settembre corrente mi scrivequanto siegue:

«L’incluso ricorso, che trasmetto alla S.V. Ill.ma, contiene la domanda delsignor Barone di Francia di stipularsi col comune di Monteleone l’istru-mento per la vendita della sua casa, destinata alla residenza dell’Intendente,e sue officine, a norma della convenzione, ed atto del decurionato essendogiusta questa domanda, incarico V.S. Ill.ma di tener presenti le determina-zioni prese da questo Ministero su tal affare comunicatele con precedentilettere, e disporre subito che si stipuli l’istrumento nelle forme regolari, ecolla ipoteca, che il venditore domanda; dando […] gli ordini perché il co-mune paghi gl’interessi decorsi del capitale corrispondente al valor della ca-sa, di cui detto comune da due anni ha già fatto uso. Gradisca i sentimentidella mia perfetta stima - G. Arcivescovo di Taranto».

Per la pronta esecuzione di quanto l’Eccellentissimo Ministro ha ordi-nato, v’incarico di procurare fra due giorni la stipula dell’istrumento, giustale precedenti disposizioni, avvertendo che le cautele debbano essere di pie-na soddisfazione del venditore, giacché con ciò non viene ad alterarsi la na-tura del contratto. Disponete similmente la paga degl’interessi decorsi pro-ponendo l’affare al Decurionato, e dandomi conto dell’esecuzione fra lostesso termine di due giorni.

Sono con piena stima - G. De Thomasis.

3. Certificazione del cancelliere comunalesullo stato delle trattative d’acquisto - 1809

Si certifica ed attesta da me sottoscritto cancelliere ed archivario di que-sta Università di Monteleone, come dal libro dei colloqui di questo corren-te anno presso di me [e]sistenti, rilevo che sotto il dì 19 del corrente mesedi settembre detto corrente anno 1809, radunatosi il sindaco attuale signorGiuseppe Maria Pelaggi, ed il decurionato, in numero opportuno, nel solito

529

luogo, fra gli altri oggetti proposti da detto signor sindaco, e deliberazionifatte dal decurionato, ci fu il seguente, cioè:

«[…] si propone da esso signor sindaco, come il signor Intendente di questaProvincia, con suo foglio de’ 17 corrente settembre, comunica una determi-nazione di S. E. il Ministro dell’Interno relativa alla domanda del barone si-gnor Luca Vincenzo di Francia per la stipula delle cautele sulla compra delPalazzo dell’Intendenza, e di doversi corrispondere l’interesse da due anni,come più diffusamente si rileva dall’istessa lettera, che vi si legge, e nel pre-sente colloquio si alliga: deliberate ordunque voi ciò che credete di giustosull’assunto. Quale proposizione intesa, hanno essi signori decurioni unani-memente risposto essere ben di giusto, per l’esecuzione de’ citati venerati or-dini, del detto decreto, e delle deliberazioni del decurionato, stipularsi nelleforme regolari, e colle ipoteche richieste dal venditore, e di doversi corri-spondere alla convenuta ragione del 4% l’interesse sul valore capitale del Pa-lazzo da due anni a questa parte, e che cada a carico di detto comune il drit-to della registratura, che si deve oggi corrispondere nel contratto, per nonessersi prima stipulato. A quest’oggetto si è letta la minuta scritta in cartabollata di vecchio bollo, che si è approvata da essi decurioni, e sindaco neirispettivi fogli, e si è autorizzato esso sindaco signor Giuseppe Maria Pelag-gi ad intervenire e costituirsi nella stipula dell’istrumento. Bisogni, decurio-ne; F. di Francia, decurione; Capurro; Pagano; R. di Francia, decurione; A.Marzano, decurione; Mannella, decurione; Solari, decurione; F. A. Sorbilli,decurione; B. A. Varano, decurione; A. Lombardi, decurione; D. Simonelli,decurione; R. A. Lombardi, decurione; D’Amico, eletto di Pulizia; G. M.Pelaggi, sindaco e presidente. F. S. Strani, cancelliere e segretario».

Come il tutto, e più diffusamente rilevasi da detto libro de’ colloqui […].Monteleone li 24 settembre 1809. Francesco Saverio Strani, cancelliere edarchivario certifico come sopra.

4. Procura di Luca Vincenzo di Francia a Raffaele di Francia

A dì 8 novembre 1809 in Napoli, e nella casa di abitazione dell’infra-scritto signor barone di Francia.

Costituito nella nostra presenza l’illustre signor barone D. Luca Vincen-zo di Francia, patrizio messinese, figlio del quondam D. Francesco barone

530

di Santa Caterina, al presente in Napoli dimorante, il quel agge ed intervie-ne alle cose infrascritte per se stesso, suoi eredi e successori. E spontanea-mente con giuramento avanti di noi asserisce come trovandosi aver egli sindall’anno 1807 conchiuso la vendita a beneficio dell’Università di Monte-leone di una sua casa palaziata ivi sita, luogo detto Le Chitarrare, per lo in-fradicendo prezzo, ma per vari incidenti non si poterono in quell’epoca farele dovute cautele, laonde trovandosi oggi tutto convenuto, e stabilito, la ci-tata Università di Monteleone ha richiesto [a] detto signor barone a dive-nire, per comune cautela, alla stipula dell’istrumento di vendita, per effet-tuare il quale non potendo detto signor barone D. Luca Vincenzo essere dipersona in detta città di Monteleone sì per la distanza del luogo, come pertrovarsi impedito da altri suoi affari in questa città di Napoli, per cui fidatonell’integrità e zelo dell’illustre marchese D. Raffaele di Francia colà de-gente, lo stesso benché assente come se fosse presente lo costituisce e creaper suo vero ed indubitato procuratore, affinché possa e voglia stipulare condetta Università di Monteleone il riferito istrumento per gli atti di qualsiasipublico e regio notaro, e nel medesimo apporre le seguenti condizioni epatti senza de’ quali non sarebbe esso illustre costituito signor barone D.Luca Vincenzo di Francia devenuto alla vendita sudetta, e non altrimenti,né in altro modo.

1. La cennata casa palaziata nel luogo detto Le Chitarrare passi, e passardebba a beneficio della sudetta Università di Monteleone nello stato incui si trovava nell’anno 1807, franca e libera da qualsiasi peso, eccettoperò quello di annui ducati otto infissi sul fondo della medesima a be-neficio dell’illustre duca signor D. Diego Pignatelli, da doversi pagareda essa Università dal mese di settembre detto anno Mille OttocentoSette in appresso. E col peso ancora di poter attingere acqua dal pozzogli abitanti ed eredi del fu D. Onofrio di Francia. Casa che fu con pub-blico colloquio de’ 30 novembre 1806 (che si dovrà inserire) richiesta dicomprarsi per uso di Palazzo dell’Intendenza, e di cui fu approvato l’ac-quisto con regio decreto de’ 19 luglio 1807.

2. Se bene il palazzo ossia casa sudetta fu stimata ed apprezzata ducati16.200 circa, come dalla perizia, che anche dovrà inserirsi nell’istru-mento sudetto, pure per farsi cosa grata all’Università, si ridusse il prezzo

531

a ducati undicimila, da soddisfarsi dall’Università fra sette anni, in setteeguali tanne [rate] di ducati 1571, grana 42 e calli 10 per ciascuna diesse, coll’interesse scalare del 4%, e tanto la sorte, quanto l’interesse su-detto in denaro effettivo contante d’argento, di regno, fuori banco, equalunque carta monetata.

3. Che li pagamenti sudetti restino franchi, liberi ed esenti da tutti e qual-sivogliano pesi e contribuzioni, anche ex natura rei, imposte ed impo-nende per ordine di qualsiasi superiore e per qualunque causa.

4. Che l’imposizione fondiaria, quinta, ed ogni altra debbano cadere a cari-co dell’Università medesima, per cui resti a peso della stessa la soddisfa-zione della decima, e doppia decima dagli 8 di settembre 1807, e dallalegge fondiaria del corrente anno 1809 in poi.

5. Le dette tenne di sorte, ed interesse devonsi pagare in questa guisa, cioè:la prima nel dì primo settembre 1810, in ducati 2011, grana 42 e calli10, cioè ducati 1571, grana 42 e calli 10 per sorte, e ducati 440 per inte-resse;la seconda à primo settembre 1811 in ducati 1948, grana 56 e calli 11,cioè ducati 1571, grana 42 e calli 10 per sorte, e ducati 377, grana 14 edun callo per interesse;la terza à primo settembre 1812 in ducati 1885, grana 70 e calli 10, cioèducati 1571, grana 42 e calli 10 per sorte, e ducati 314 e grana 28 perinteresse;la quarta à primo settembre 1813 in ducati 1822, grana 85 e calli 10,cioè ducati 1571, grana 42 e calli 10 per sorte, e ducati 251 e grana 43per interesse;la quinta nel primo settembre 1814 in ducati 1759, grana 49 e calli 10,cioè ducati 1571, grana 42 e calli 10 per sorte, e ducati 188 e grana 57per interesse;la sesta nel primo settembre 1815 in ducati 1697, grana 13 e calli 10,cioè ducati 1571, grana 42 e calli 10 per sorte, e ducati 125 e grana 71per interesse;la settima e ultima nel dì primo di settembre 1816 in ducati 1634 e gra-na 28, cioè ducati 1571, grana 42 e calli 10 per compimento della dino-tata sorte, e ducati 72, grana 85 e calli 2 per saldo del detto interessescalare.

532

6. Che per cautela e sicurezza dell’intera sorte, ed interesse restino obligatii beni tutti di qualunque natura della sudetta Università di Monteleonepresenti e futuri, colla facoltà di potersi variare e rivariare sopra dettibeni per la facile esazione delle suddivisate tanne, ed interessi fino al-l’intera soddisfazione.

7. Che per la più facil’esazione tanto della sorte, che dell’interessi restinoassegnati ed ipotecati gli annui estagli della gabella della carne e pesce,e laddove non fosse bastante il prodotto della detta gabella surrogarsi,ed assegnarsi il mancante sopra l’altra gabella del pan cotto e maccaro-ni, destinati detti dazi per la compra del divisato palazzo, e per la rifa-zione ed accomodi necessari per ridurlo all’uso indicato, giusta il pre-scritto nel divisato Regio Decreto. Pel quale assegnamento ed ipoteca sipossa comparire in giudizio, e chiedere gli ordini sugli appaltatori dellemenzionate gabelle, che dagli convenuti estagli ne paghino e corrispon-dino le rate di sorte, ed interessi ne’ divisati maturi di ogni anno, anchein denaro effettivo, fuori banco ed esclusa qualunque carta monetata,sino all’estinzione dell’intiera soddisfazione.

8. Che per due annate d’interesse decorso da settembre 1807 sino ad ago-sto 1809, che si è attrassata la stipula dell’istrumento, per li motivi ver-ranno espressati nel medesimo stipulando istrumento, debba detta Uni-versità di Monteleone pagare l’interesse convenuto al 4%, importandoducati 880, e quelli con mandato sopra l’appaltatore della gabella civicadi un grano a cannata sul vino, mandato, che si trova già spedito, ed ac-cettato dal detto appaltatore, da pagarsi, cioè ducati 310 in fine di otto-bre prossimo passato, ducati 310 in fino del corrente novembre, e duca-ti 260 nel mese di dicembre detto corrente anno 1809.

9. Che il dritto di registro dell’istrumento, come di ogni altra carta, deban-si pagare da detta Università di Monteleone, giusta la deliberazione delcolloquio, che nel settimo capo si esprime.

10. Che l’istrumento si debba stipulare per parte dell’Università dalla per-sona già destinata ed autorizzata dal decurionato dal colloquio del 19settembre corrente anno 1809, in seguito d’ordine pervenuto per orga-no di S. E. il Ministro dell’Interno della data de’ 9 settembre detto an-no, che anche dovrà inserirsi in detto stipulando istrumento. E final-mente secondo si effettueranno i pagamenti di sorte, ed interessi per

533

ogni uno di essi se ne debba fare il notamento in margine dell’anzidettoistrumento.

Per l’adempimento ed effettuazione di quanto al di sopra si è detto possa,e voglia detto illustre signor marchese D. Raffaele di Francia, procuratorecome sopra costituito, fare tutto quello che occorrerà, e sarà di bisogno, e farpotrebbe lo stesso illustre signor barone di Francia se fosse presente, e di per-sona. A qual oggetto concede al nominato suo signor procuratore tutte le fa-coltà bastanti e necessarie, et voces et vices suas, etiam cum clausula ut alter ego,senza che siavi bisogno della ratifica di esso signor barone D. Luca Vincenzodi Francia, il quale promette e conviene avere tutto il di sopra trascritto perrato, grato e fermo, e non contravenirsi per qualsivoglia titolo, colore o causasotto l’obbligo della sua persona, suoi eredi, successori e beni tutti presenti efuturi, e così ha giurato e rinunciato, e non altrimenti, né di altro modo.

Della quale procura come sopra fatta detto illustre signor barone ha ri-chiesto noi che formato ne avessimo pubblico atto. [...] Notaio Luigi DeMonte di Napoli.

5. Perizia del palazzo di Pietro Frangipane - 1806

APPREZZO DELLA CASA DEL SIGNOR BARONE FRANCIA SITA IN QUESTA CITTÀ DIMONTELEONE, COMPRESO IL QUARTO APPELLATO DELL’ALFIERE E LE CASE SPORGEN-TI NEL CORTILE, CHE A RICHIESTA DEL SIGNOR SINDACO E DEPUTATI SI È FATTO DANOI INFRASCRITTI INGEGNERE E PERITI FABBRICATORI E FALEGNAMI COL CONSENSODI ESSO BARONE:

Fabriche - Le fabriche incluse quelle dentro terra tutte sommano palmisommano palmi cubi 320.256 i quali formano canne di costumanza 2.502,così quelle dentro terra, che quelle sopra terra, e quelle in alto complessiva-mente si valutano a ducati 4 la canna, ducati 10.008.Toniche - Misurate tutte l’intonicature, che sono nelle facce esterne ed

interne delle mura, incluse quelle delle volte, archi e pilastri, sommano pal-mi quadre 80.769, i quali formano canne quadre 1.262 tra buone e patite,l’una per l’altra si valutano a carlini 4 la canna, ducati 504,80.Mattonati - Tutti i mattonati sommano palmi 18.030, formano canne

quadre 281 ¾ tra buoni e patiti compezativamente si valutano a carlini 8 lacanna, ducati 225, 40.

534

Astrichi - Gli astrichi tra sani e rotti sono palmi 7.868, formano cannequadre 122, a carlini 14 la canna importano, ducati 170,80.Selciati - Nel piano dell’atrio del portone grande selciato di pietra d’inta-

glio palmi quadre 648 si valutano a grana 12 il palmo ducati 77,76.Nel piano dell’atrio, nella casa dell’Alfiere selciato di pietra usuale palmi

12.000, formano canne quadre 18 ¾, si valuta a carlini 8 la canna, ducati 15,00.Selciato della stessa qualità, che trovasi intorno la casa in somma di pal-

mi 1.372, formano canne quadre 21 a carlini 8 la canna, ducati 16,80.Opere di pietra -Nella scala grande vi sono gradini di pietra granita nume-

ro 77, ognuno di lunghezza palmi 6 ½, larghezza once 16, d’altezza once 6,nello stato presente l’uno per l’altro si valutano a carlini 30 l’uno, ducati 231.

Nella scala del quartino di basso, e propriamente nella scala, che giace aman sinistra l’entrata nel portone, gradini di pietra paesana numero 6,ognuno di lunghezza palmi 6, nello stato presente si valutano a carlini 8l’uno, ducati 4,80.

Nella scala del quarto dell’Alfiere gradini di pietra paesana numero 22,ognuno di lunghezza palmi 6, ma di maggior larghezza degli anzidetti, sivalutano a carlini 9 l’uno, ducati 21,80.

Passamano che sta nella scala grande, qual passamano è di pietra di Si-racusa, lavorato con cimose e basamenti, somma palmi lineari 256, nellostato presente si valuta a carlini 8 il palmo, ducati 204,80.

Nella loggia, passamano di pietra granita ben lavorato palmi lineari 106,nello stato presente si valuta a carlini 4 il palmo ducati 42,40.

Nella scala paragoste di pietra di Siracusa ben lavorate numero 39, si va-lutano a carlini 15 l’uno ducati 58,50.

Più di pietra granita numero 12 di migliore forma, si valutano a carlini16 l’uno, ducati 19,20.

I quattro pignoni, che fanno finimento all’ultimo passamano della scala,tutti si valutano per ducati 8.

[Le] due volute scartocciate che sono nel principio della scala nello statopresente si valutano tutte e due per ducati 10.

Mostre di pietra paesana, che si attrovano in due porte nell’ultimo ripo-satojo della scala grande, e nella porta dello riposatojo dell’altra scala palmiapparenti numero 66 a carlini 4 il palmo, ducati 26,40.

Nelle finestre poggivoli ho sinò basamenti di pietra paesana numero 21,

535

ognuno di lunghezza palmi 6, tutti sommano palmi lineari 126, si valutanoa grana 20 il palmo, ducati 25,20.

Nelle finestre delle grate mostre di pietra paesana palmi lineari 231, agrana 20 il palmo, ducati 46,20.

Negli angoli della casa pietre di intaglio palmi appartenti 474, posti aforma di pilastri, a grana 20 il palmo, ducati 94,80.

Portone grande di pietra granita lavorato a bugne, cimose, chiave e so-glia nello stato attuale si valuta, ducati 40.

Nel quarto dell’Alfiere portone di pietra d’intaglio lavorato con bugne,cimose, chiave e soglia, ducati 30.

Balconi centinati con panconi e mensole di pietra granita, cioè conbal[l]ate e gattoni di pietra della Serra numero 5 ben lavorati, si valutano aducati 25 l’uno, ducati 125.

Più balconi grandi quadri lunghi con panconi e mensole di pietra grani-ta ben lavorati, si valutano ducati 30 l’uno per tre, ducati 90.

Balconcini numero 9 con pancione e mensole di pietra granita si valuta-no a ducati 5 l’uno, ducati 45.Tegole - Sopra tutto l’intero tetto della casa, incluso il quarto dell’Alfiere

e quello sporgente nel cortile, tegole numero 29.000 poste, si valutano aducati 10 il migliajo, ducati 260.Ferramenti - Balconi di ferro tra grandi e piccioli numero 18, compreso

anche quello della loggia tutti uniti sommano rotoli 1702 a grana 20 il ro-tolo, ducati 340,40.

Per 12 grate di ferro lavorate a bastone, che sono nelle finestre dei ma-gazzini, quali grate unite sommano rotoli 300, a grana 20, ducati 60.

Per numero 10 catene di ferro che erano qua e là nella medesima casaunite sommano rotoli 250 a grana 17 il rotolo, ducati 42,50.

Nelli tetti, lamie finte, scandali e soffitti, chiodi di peso e di centinajo intutto rotoli 500, a grana 15 il rotolo, ducati 75.Travi - Travi di castagno che si trovano nei solaj, soffitti e tetto numero

276, uniti sono palmi lineari 5.037, i quali esistono in buono stato e sono didiverse misure, l’uno per l’altro si valutano a grana 15 il palmo, ducati 755,55.

Travicelli di castagno dette fileri che sono nella copertura, nell’armaggidelle volte finte, e in alcuni soffitti, in tutto numero 336, sommano palmilineari 6.504 l’una per l’altra, a grana 2¾ il palmo, ducati 178,39.

536

Porte - Porte d’abeto e di castagno numero 38, alcune lavorate a bussolaed altre a tremò [sic] poste in opera coi rispettivi ferramenti di chiusural’una per l’altra si valutano a ducati 7,75, ducati 294,50.

Porte di castagno ed abeto semplici numero 39, l’una per l’altra si valu-tano, ducati 107,95;

Porte di balconi composte di legno castagno, tra buoni e patite numero17 coi rispettivi ferramenti di chiusura e tilari vetrati, cioè dette antiportil’uno per l’altro si valutano a ducati 11e grana 60 l’una, ducati 197,20.Portoni - Portone grande di legno castagno nell’uscio principale della ca-

sa posto coi rispettivi ferramenti di chiusura suoi arnesi, si valuta, ducati 35.Nell’uscio della casa dell’Alfiere qual portone è composto di legno ca-

stagno, ma molto patito per il tempo e nello stato presente si valuta, du-cati 8.Finestre e vetrate - Per numero 19 finestre di legno castagno e 19 vetrate

tra buone e patite, si valutano complessivamente ogni vetrata e finestra perun pezzo solo a ducati 8,50 l’una, ducati 161,50.

Più finestre e vetrate picciole numero 28 a carlini 17 l’una, ducati 47,60.Panconcelli detti scandali - Nei solai panconcelli di castagno palmi di co-

stumanza 2.548 inclusa la parafilatura si considerano a grana 6 il palmo,ducati 152,88.Cerboni -Nei tetti cerboni di castagno numero 1750 a grana 2 l’uno, du-

cati 35.Tavole - Per numero 978 tavole di abeto che si trovano poste in 32 sof-

fitti inclusi i chiodi l’una per l’altra a grana 20, ducati 195,60.Arcove - L’armeggio del arcove che si trova nel quarto di mezzo incluso

il legname e canuccie, ducati 6.Ossature - Per legname e canuccie pel ossatura del fondo della scala si

considera, ducati 13,10.Nel suolo della scala di sopra e per 5 gavati esistenti nei soffitti di 5

stanze, legname e canuccie e magistero in tutto si considera, ducati 52,80.Diverse scale - Per la scaletta di legname che ascende alla cucina superio-

re inclusi i stipi che vi sono sotto di essa scala, si valuta, ducati 15.Più per tante scale di fabrica che ascende dal vaglietto al quartino infe-

riore, inclusi i muri che la fiancheggiano si valuta, ducati 50.Più per altre tre scalette di legname che vanno nei comuni, inclusa quel-

537

la picciola di fabrica, che trovasi nella casa sporgente nel cortile, tutte si va-lutano, ducati 20.Comuni - Per numero 6 comuni, che si trovano in detta casa l’uno per

l’altro uniti si valutano, ducati 150.Focolai - Per cinque focolai coi loro cappi e camini, comprese le forna-

cette, e lavatori uniti si valutano, ducati 150.Pozzo - Il pozzo d’acqua sorgiva che giace nel cortile, qual pozzo è pro-

fondo palmi 58, largo in fondo palmi 14, e siccome gli eredi di D. OnofrioFrancia hanno il jus d’attingere acqua perciò si valuta, ducati 133,03.Suolo - Lunghezza palmi 138, larghezza palmi 130 di suolo, che occupa

detta casa, propriamente in palmi quadrati 17.940 avendo riguardo al sito econsiderandolo ai soliti prezzi si valuta a grana 2 il palmo, importa, ducati358,80.

Totale 16.037,66Monteleone, 1 dicembre 1806

Pietro Frangipane ingegnere

538

APPENDICE 2

Inventari della pinacoteca di Francia: 1736-1833-1909

1. Inventario dei quadri divisi tra gli eredi di Onofrio di Franza - 1736

Originale: ASVV, notaio Salerno Francesco Paolo, busta 446, atto del 31 otto-bre 1736, ff. 121-127v.

31 ottobre 1736 […]

Qui si notano le robbe che toccano in porzione a Don Francesco e Don Filippoper dividersili quando detto D. Filippo sarà uscito di Tutela, e son le seguenti […]:

Nell ’anticamera

Un quadro grande con sua corneci addorata, che significa La storia Sacradel Cieco che sanò col fecato [sic] del pesce; un altro di palmi quattro con suacorneci della Samaritana; un altro dell’istessa maniera che significa Il gi-gante ucciso per mano della sua femina; un altro di palmi quattro che significaLa Giuditta colla testa d’Oloforne; un altro simile colla Testa del gigante Golia;un altro grande con sua corneci addorata che significa il Re che dimanda ilparere de’ suoi savii, che facilmente sarà la Storia di Giuseppe [il] Giusto; un al-tro quadro che significa Gesù Cristo che veniva tentato dal demonio; Duespecchi con loro corneci addorata grandi; un ritratto di S[ua] Maestà [D.G.],quale è di Francesco solo per averlo lui comprato; un altro grande che si-gnifica una donna all ’ingniuda con il satiro, qual è di D. Francesco, che lotiene esso solo per pegno d’un certo galantuomo di Monteleone; […].

Camera a ponente con due finestre […]

Un quadro di S. Giovanne [sic] grande con sua corneci; Un altro grandeche vi è Gesù Cristo legato alla colonna; una immagine della Beatissima Vergi-ne della Concezzione [sic] con sua corneci addorata; Un altro quadro anchedi S. Giovanne di palmi quattro; un S. Leoluca di palmi due e mezzo senza

539

cornici, atteso le corneci fu fatta da D. Francesco; un S. Gerolamo (fig. 7) dipalmo tre senza cornice, atteso che fu fatta da D. Francesco; un S. FilippoNeri con sua corneci, è di D. Francesco avendolo comprato lui; una Beatis-sima Vergine della Pietà di palmi due; […].

Altra camera dove dorme D. Francesco […]

Un quadro grande della Madonna quando va in Eggitto [sic]; un altrodelli Tre immaggi; un altro La storia di Sara delle due femine che imbriacava-no il padre; S. Francesco di Paola senza cornice, atteso fu fatto a spese di D.Francesco; S. Maria Gizziaca senza cornice; tre tondini con loro corniced’oro; un Santo Antonio di Padua, quale è di D. Francesco; una BeatissimaVergine del Carmine, quale anche è di D. Francesco; […].

Nella Sala vi sono le descritte robbe che stanno in commune ed indivisitra D. Francesco, D. Antonio e D. Filippo di Franza […]

Quattro quadri grandi di Paesaggi fatti dal P. Michele con loro cornecid’oro; più un altro quadro grande con corneci addorata che è L’istoria delTasso quando Erminia fuggì dall ’esercito e fu accolta dal pastore, che dice son fi-gli miei […] è firmato di mano di Francesco Zoda; più altro quadro grandeanche con corneci addorata che è La storia del Re che diede l ’ordine per ucci-dersi il proprio figlio che poi videndo la testa del medesimo f è uccidere colui cheebbe l ’ardire d’imbrattarsi di sangue reale; più un San Cristofaro di palmi 3con sua corneci; Il ritratto del di loro commun padre [Onofrio di Franza] consua corneci; due quadri uguali di fiori con loro corneci; Un quadro di palmi4 che vi è Il sacrif icio d’Abramo; un altro quadro Dell ’angelo che diresse l ’Ani-ma al Paradiso; […].

Il signore Alfiero ebbe il di lui quarto tale qualelo lasciò il commun di loro padre Onofrio di Franza […]

Quattro figuri con corneci che sono Li quattro stagioni; altre sei figuripiù grandi anche con corneci; un quadro grande con corneci addorata, chevi è L’istoria di David che uccide il Gigante Gollia [sic]; più altri due quadridella Natività di Giesù [sic] con corneci addorata; un quadro di palmi quat-tro, che vi è l’istoria significante La figlia che nudrisce [sic] il padre carcerato

540

con il latte; un San Pietro di due palmi; e una Maddalena di palmi 4 con suacorneci; un S. Francesco di Paola di due palmi e mezzo; setti quadri di duepalmi l’una che vi stanno Setti Vergini con loro corneci d’oro fino; un qua-dro di palmi quattro che è La storia di Giuseppe [il] Giusto con sua corneci;altro Giesù [sic] Cristo disputante coll ’Ebrei con corneci; un altro consimiledella Regina Ester con sua corneci; un S. Cristofaro con sua corneci di palmiquattro; un Ecce Homo di palmi due con sua corneci; un quadro di S. Leolu-ca; due pezzi di quadri grandi con loro corneci addorate che sono di Pae-saggi fatti dal P. Michele; un altro quadro d’Istoria di Giuseppe [il] Giusto,anche con sua corneci; un altro quadro grande con sua corneci d’oro che viè l ’Istoria di Misera [sic ?] che uccise il gigante con il chiodo nelle tempie.

2. Catalogo dei quadri del signor marchese di Francia - 1833

Originale: Archivio Famiglia di Francia, Vibo Valentia

Prima stanza

La Samaritana, quadro di Luca Giordano, largo palmi 10½, alto palmi 6;L’Adultera, quadro dell’istesso autore, largo palmi 10½, alto palmi 6; Cristo cheraccomanda le pecore a S. Pietro, quadro di Pacicco di Rosa [sic], largo palmi 9,alto 8; La storia di Lot quadro del cav.Massimo, largo palmi 8, alto palmi 6.

Seconda stanza

La Santa Famiglia di Raffaele [Raffaello], quadro largo oncie 10, alto on-cie 12½; Paese di Claudio alto oncie 12½, largo 14; La Trasfigurazione diRaffaele [Raffaello] copiata dal Fatturino, alto oncie 28, largo 20½ e ritocca-to da Raffaele medesimo; La Vergine col bambino, quadro del Correggio, altooncie 10½, largo 8½; Paese di Claudio alto oncie 23, largo oncie 34; LaSanta Famiglia con S. Francesco, quadro di Annibale Caracci, alto oncie 18,largo 13; Il riso ed il pianto, quadro del Correggio, largo oncie 30, largo 22½;La Santa Famiglia del Perin del Vaga, alto oncie 23, largo 29; Ritratto di uncardinale di Scipion da Gaeta, alto oncie 23, largo 16½; La Santa Famigliadi Benvenuto Garofalo, largo oncie 10½, alto 13½; Il Tempo fanciullo di

541

Rubens alto 13½, largo oncie 10; S. Giovanni Battista di Lionardo da Vinci,alto oncie alto 14½, largo oncie 10; Una Madonna col Bambino che dorme diSebastiano Conca, largo oncie 10½, alto oncie 13; Una Madonna col Bambi-no prima maniera di Raffaele [sic], alto oncie 15½, largo 11; Un ritratto diFerdinando I del Puzzolano, alto oncie 14, largo 11.

Terza stanza

Adone e Venere di Luca Cangiasi, alto oncie 19, largo 18; Bozzetto origi-nale della Danae di Tiziano, alto oncie 14, largo 29; Una testa di Michelangelo,alto oncie 10, largo 8; Un Paese di Salvator Rosa, alto oncie 28, largo 35; Al-tro dello stesso e della stessa grandezza; Un Paese del Castiglione, alto oncie28, largo 33; Altro di Claudio della stessa prima maniera, alto oncie 28, lar-go 35;Paolo V [?] ritratto di Tiziano, alto oncie 18, largo 13; La salita al Calva-

rio paese di Michelangelo Cerguozzi ossia delle Bombacciate, alto oncie 17,largo 24; Un Bacco dell’Albani, oncie 26, largo 32; Paese del Paussin, altooncie 23½, largo 30; Altro dello stesso.

Quarta stanza

La Resurrezione di Lazzaro di Palma, alto palmi 3½, largo 4 e due oncie;S. Geronimo ed altri Santi di Alberto Duro [Dürer], alto oncie 32½, largo43½; Paese del Bottari, alto oncie 33½, largo 45; Ercole e Jole del Vaccari, al-to [palmi] 4 ed oncie 4, largo [palmi] 5 ed oncie 4; Una Maddalena dellostesso autore, alto palmi 4 ed un’oncia, largo palmi 3 meno un ¼; S. Gironi-mo del Ribera, alto palmi 6 ed oncie 2, largo palmi 4 meno ¼; Vari Paesidello Sciva, alto oncie 33, largo palmi 4 meno 1 oncia; Altro compagno dellostesso; Davide del Guercino, alto palmi 5 meno ¼, largo oncie 43; Paesed’autore anonimo con la Nascita del Redentore, alto oncie 17, largo 29; Altroidem con l’Epifania; Altro idem col Battesimo; Altro idem co’ Discepoli inEmmaus; Bozzetto originale di Guido [Reni] con alcune figure del suo S.Andrea in S. Gregorio in Roma, alto oncie 15, largo 20½; Piccola battagliadi Borgognone, alto oncie 16, largo 21½; Bombacciata di Solimena, alto on-cie 16½, largo 22½; Altro del medesimo; Paese del Poussin, alto oncie 33,largo 44; Altro compagno.

542

Quinta stanza

S. Girolamo del Ribera, alto oncie 47, largo 35; S. Francesco di Paola delmedesimo, alto oncie 28, largo 21½; Paese del Castiglione, alto oncie 27½,largo 33; Armenti del Brandi, alto palmi 6 meno ¼, largo 8; S[acra] Famigliadi Pietro di Cortana, alto oncie 17½, largo 14; S. Pietro del Guercino, altopalmi 4 e due oncie, largo palmi 3; Veduta di Tivoli del Lucatelli [LocatelliAndrea], alto oncie 26, largo 21; Tavolino da caff è di Pietro Gaurdal, altooncie 22, largo 28.

Sesta stanza

Paese in chiar’oscuro di Pietro Suba dipinto a tempra, palmi 5 per 3; Lacaduta di S. Paolo dipinto in Lavagna opera di Tommaso de Stefani, palmi2½ per 1½; La notte paese di Vernet, palmi 2 per 1; Il giorno dello stesso;L’Adultera di Luca Giordano, palmi 1½ per 1; Piccola bombacciata del Bas-sano, palmi 1½ per 1 meno ¼; Quadro di fiori dello Sceva, palmi 3 per 2;Altro dello stesso; Altro quadro di fiori di autore fiammingo, alto palmi 1½per 3½; Ritratto del Cardinale Pignatelli creduto del Cavallucci, alto palmi5 per 3½.

In tutto n. 68 [quadri].Nicola Aloi - 1833

3. Pinacoteca di Francia 1909

Originale: Archivio Centrale dello Stato (Roma), AA. BB. AA, III versamento,II serie, Busta 43, fascicolo 929

La famiglia di Lot. Massimiliano D’Aurelis; La donna adultera. Giorda-no Luca; La samaritana al pozzo. Idem; Il buon pastore. Pacecco De Rosa;La resurrezione di Lazzaro. Jacopo Palma; Un trittico. Alberto Dürer; LaMaddalena. Idem; Due paesaggi. Paussin; La Sacra Famiglia. Perin del Vaga;Il riso e il pianto. Correggio; S. Francesco. Ribera; Un paesaggio. Claudio diLorena; Scena campestre. Michele Angelo delle Bambocciate; Bacco ubriaco

543

(Bacco e Arianna) di Alberti; 4 quadretti f iamminghi. Bassano; Amore e Psi-che. C.M.X; Altri 6 paesaggi diversi; S. Pietro del Guercino; S. Girolamo delRibera; La Sacra Famiglia di Pietro da Cortona; Beatrice Cenci. Guido Re-ni; Due paesaggi; Diana al bagno; Venere ed Eros; Il pastore con armenti delRubens; Giuditta ed Oloferno; S. Girolamo; Un quadro di soggetto biblico; Unquadro di soggetto mitologico; Paolo III di Tiziano; La Trasfigurazione (scuoladi Raffaello); 2 piccoli paesaggi. Claudio di Lorena; S. Giovanni. Leonardoda Vinci; Sacra Famiglia del Perugino; S. Francesco d ’Assisi; I Magi alpresepe. Scuola di Giotto; Prima maniera. Raffaello; Una Madonna. Correg-gio - Roma; Una Madonna.Tiepolo - Roma;Madonna col bambino.

2 luglio 1909

544

Fig. 8. Frontespizio e 1a pagina inventarioredatto da Nicola Aloi, 1833

APPENDICE 3

Albero genealogico della famiglia di Francia marchesi di S. Caterinasecc. XVII-XVIII

545

Cesare † 1653

Giuseppe Marta

Filippo † 1768

Antonino

Francesco † 1775

Francesco

Mariano

Vincenzo

Giuseppe

Maria Orsola

Maria Concetta

Maria Grazia

Giovanni

Raffaele † 1848

Felice † 1817

Vincenzo

Gaetano

Maria Concetta

Marianna - monaca

Maria Grazia - monaca

Caterina

Nicola

Diego

Diego † 1824

Maria Rosa - monaca

Elisabetta - monaca

Lucrezia

Rosa

Felice Antonio

Giuseppe

Luca Vincenzo † 1812)

Onofrio

Pasquale

Chiara

Luigi

Leoluca

Costanza

Antonino Luca

Filippo CesareBernardo Onofrio † 1734

546

Recommended