Sviluppo sostenibile, energia, demografia, equità sistemi economici, adattamenti evolutivi

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Tecnologia, energia, sviluppo e paceTeani Fabrizio, 11/02/2016

Dall'economia come sistema chiuso allo sviluppo sostenibile Secondo gli economisti tradizionali neo-classici l'economia è un meccanismo chiuso che si autosostiene e non un processo ancorato all'ambiente materiale ed in relazione di reciproca influenza con esso. Questa prospettiva è data da una visione prettamente meccanicistica, l'economia è per loro “la meccanica dell'utilità e dell'interesse egoistico”.La stessa definizione di “ciclo economico” rivela che gli economisti non respingono l'idea che le cose possano tornare a quello che erano prima, ripercorrendo in maniera opposta lo stesso sentiero, come se i mobili potessero tornare alberi.Con la rapida crescita della popolazione mondiale e delle attività economiche sono divenuti evidentii problemi relativi all'inquinamento ambientale e all'esaurimento delle risorse energetiche e materiali. Negli anni 70 con il club di Roma inizia il dibattito sui limiti sociali e ambientali della crescita economica. L'economia reale iniziò a essere vista come un sistema aperto e si iniziarono ad analizzare le reciproche influenze che ha con l'ambiente.Negli anni 80 la consapevolezza fra i potenziali o reali conflitti fra crescita economica e ambiente portarono al concetto di sviluppo sostenibile.Tradizionalmente il P.I.L. e stato considerato come il miglior indicatore per misurate l'economianazionale e il benessere, ma in termini ambientali il P.I.L. è chiaramente difettoso in quanto non da nessun valore alla distruzione e al degrado ambientale e il valore delle risorse naturali è pari a zero.Le spese di ripristino e di rimedio come l'abbattimento dell'inquinamento o le cure per la salute, sono considerati come contributi positivi al P.I.L. visto che comportano spese per beni e servizi.Sono stati provati diversi metodi per far rientrare nel conteggio le esternalità negative portate dal processo produttivo. Il più logico e intuitivo è stato quello di vietare l'inquinamento ma questa misura si è rivelata poco efficace. La stessa sorte è toccata all'immissione di una tassa pigouviana sull'inquinamento ma questa viste il valore economico molto elevato finiva per essere resa inefficace dalla corruzione degli organi preposti a riscuotere l'imposta. La terza soluzione, quella più recente, consiste nel far pagare l'inquinamento a chi lo produce, una soluzione di mercato ispirata all'internalizzazione delle esternalità del teorema di Coase.Nei fatti, vengono rilasciati una certa quantità di permessi per produrre sostanze inquinanti, ad esempio SO2, a secondo della quantità massima accettata dai governi per quella sostanza. I permessi vengono venduti all'asta creando così un costo e un disincentivo per le aziende che devonoinquinare, in più questi incentivi sono negoziabili fra le stesse aziende così, a parità di produzione, le aziende che inquinano di più dovranno acquistare permessi da quelle meno inquinanti le quali si ritroveranno a produrre ad un costo minore.Tornando al concetto di sviluppo sostenibile, vediamo che in economia si hanno due differenti accezioni di sostenibilità, la sostenibilità debole e la sostenibilità forte.Il processo economico si basa principalmente su due tipi di capitale, capitale artificiale (ciò che viene prodotto, bene infrastrutture e servizi) e il capitale naturale (risorse naturali materiali, organiche o meno, ed energetiche).Gli economisti classici sostengono la tesi della sostenibilità debole, per loro un auspicabile modello di sviluppo dovrebbe garantire uno stock di risorse (artificiali e naturali) non decrescenti fino alla generazione successiva. Il che presuppone la piena sostituibilità di due tipi di capitale dal momento che, per mantenere costante nel tempo la somma tra capitale artificiale e capitale naturale, la dimi-nuzione di uno dei due potrebbe essere compensata dall'aumento dell'altro.Tale teoria però appare facilmente confutabile dalla ben più affermata sostenibilità forte, che parte invece dal presupposto non della sostituibilità, bensì della complementarità tra capitale artificiale e capitale naturale, per cui ciascuna componente dello stock va tenuta costante, poiché la produzione dell'uno dipende dalla disponibilità dell'altro. Non è ammissibile perciò uno sfrenato utilizzo delle risorse naturali, in quanto esse non sono sostituibili con quelle artificiali, ma il loro depauperamento

dà luogo, al contrario, e nella maggior parte dei casi a processi irreversibili ( ad esempio l'estinzionedi specie animali) o reversibili ma solo in un lunghissimo periodo,non coincidente con i tempi umani(come il processo di rimboschimento di foreste).Questa visione spiega il perché gli economisti neoclassici hanno una visione totalmente ottimistica del progresso tecnologico e della crescita economica.Per restare ulteriormente con i piedi per terra riguardo alle prospettive di un infinita crescita economica è necessario analizzare il fenomeno dell'entropia.La prima legge della termodinamica ci dice che; l'energia può essere trasformata da una forma all'altra ma senza essere ne creta ne distrutta. L'energia totale di un sistema isolato rimane costante nonostante tutte le trasformazioni energetiche che possono interessarlo. Anche se queste affermazioni possono farci pensare che sia possibile sfruttare la solita energia all'infinito è necessario conoscere la seconda legge della termodinamica, quella relativa all'entropia, per capire che questo non possibile. L'energia potenziale, come indica il nome, è l'energia che non è stata ancora usata. L'energia cinetica invece è l'energia in uso. L'acqua alla sorgente di un fiume possiede energia potenziale a causa del dislivello esistente rispetto alla superficie del mare, man mano che scorre verso il mare la sua energia potenziale diminuisce perché si trasforma in energia cinetica.La seconda legge della termodinamica afferma che in tutte le trasformazioni e in tutti gli scambi di energia che avvengono in un sistema isolato l'energia potenziale presente alla fine sarà sempre minore di quella presente all'inizio.Questa legge può essere riformulata in termini di entropia; L'entropia o il disordine di un sistema isolato dopo una trasformazione sarà sempre maggiore di quella che c'era prima che avvenisse la trasformazione. Se collego due stanze con temperature diverse, l'aria nella stanza più ordinata ovvero quella più fredda (perché il disordine negli atomi aumenta con la temperatura) si mescolerà con quella con l'aria più calda, più disordinata, fino a raggiungere un equilibrio. Invertire il processonon è possibile, a meno che non si immetta nuova energia dell'esterno per riscaldare l'una e raffreddare l'altra, ma in questo caso il sistema non risulta più isolato. In altre parole questa legge ci dice che per creare un oggetto a bassa entropia, quindi ordinato, come un tavolo, da un albero caduto a terra, quindi un oggetto ad alta entropia o disordinato, non fa abbassare l'entropia del sistema. Questo perché l'energia chimica spesa dal falegname e quella elettrica o chimica della motosega, pialla o altri strumenti, farà aumentare l'entropia del sistema più di quanto il tavolo finito l'abbia fatta abbassare.Il secondo principio della termodinamica quindi ci dice che l'energia utilizzabile dall'uomo è destinata a degradarsi e a non essere più utilizzabile, anche l'universo che nel suo complesso può essere considerato un sistema isolato, è quindi destinato ad una morte entropica.Per nostra fortuna c'è una forma di energia accessibile che arriva a noi in modo continuo e a costo zero: l'energia solare. Il flusso suo complessivo è vertiginoso, l'energia libera contenuta in tutte le risorse naturali e le riserve di combustibili fossili, possono produrre solamente due settimane di lucesolare. La quantità di energia solare che attraversa l'atmosfera è circa 10.000 volte più grande rispetto alla quantità di energia consumata correntemente in tutte le forme dal mondo intero. Inoltre,il suo flusso durerà per almeno altri quattro miliardi di anni, probabilmente molto più a lungo della più ottimistica stima sulla durata della specie umana.L'energia proveniente dal sole può far pensare alla terra come un sistema non isolato, ma questo si può dire a patto che saremo in grado di immagazzinare questa energia, attualmente i pannelli fotovoltaici più efficienti hanno un efficienza del 20%, altri sistemi a concentrazione basati su specchi e motori termici (solari termodinamici) hanno raggiunto efficienze del 35% ma sicuramentec'è margine di miglioramento.

L'illusione del riciclaggio

C'è un alto aspetto che dobbiamo tenere in considerazione prima di crearci troppe aspettative su un progresso illimitato una volta (se mai avverrà) che saremo in grado di sfruttare l'immensa energia

che ci sa il sole.Secondo l'economista rumeno Roegen Georgescu, padre della bioeconomia, anche se avessimo a disposizione quest'enorme quantità di energia, dobbiamo fare i conti con un altro tipo di degrado entropico che va aumentando analogamente a quello dell'energia, il degrado della materia.Si potrebbe invocare a questo punto la famosa equivalenza einsteiniana fra materia ed energia. Tuttavia questa equivalenza è irrilevante per quanto riguarda il problema economico dell'umanità. Le condizioni di sicurezza del nostro pianeta non ci consentono di convertire energia in materia in quantità significative. Tale conversione può avvenire solo all'interno di grandi stelle, dove l'energia è così densa che noi ne verremmo bruciati ad anni luce di distanza. Di conseguenza, nel nostro bilancio ecologico, dobbiamo considerare la materia come un elemento distinto dall'energia. Dobbiamo inoltre riconoscere che in molti oggigiorno rifiutano l'idea dell'esaurimento della materiadisponibile affermando che, se disponiamo di energia sufficiente, la materia può essere riciclata. Questa affermazione ignora non solo la relazione circolare secondo cui il riciclaggio richiede l'uso di materia addizionale, ma soprattutto il fatto che di norma noi possiamo riciclare solamente i "rifiuti", la materia dissipata è persa per sempre. Possiamo riciclare le monete consumate,non le molecole di rame dissipare attraverso il loro uso. L'uso continuo di strutture materiali ordinate dunque gradualmente ed irrevocabilmente diminuisce lo stock disponibile di tali strutture, proprio come il continuo uso di carbone e petrolio gradualmente ed irrevocabilmente esaurisce le fonti di energia terrestre. Il degrado della materia era tanto rilevante per Georgescu da considerarlo il quarto principio della termodinamica.

Combustibili fossili, popolazione e trappola malthusiana

L'economista inglese Robert Malthus affermò che esistono limiti fisici allo sviluppo umano. La suo visione di economia era focalizzata sulla biologia, come Roegen Georgescu e Adam smith, tanto che le sue teorie hanno ispirato quelle sulla selezione della specie di Charles Darwin. Malthus si distaccava quindi dalla visione meccanicistica degli economisti classici, che abbiamo analizzato in precedenza , quali Adam Smith, Léon Walras e Vilfrepo Pareto.Riassumendo il “PRINCIPIO DI POPOLAZIONE” di Malthus vediamo che la sua teoria si fondata sul contrasto tra le modalità di crescita della popolazione, che ha la tendenza a raddoppiare ogni venticinque anni secondo una progressione geometrica (2, 4, 8, 16, 32 ecc.) e della produzione alimentare, che, invece, aumenta secondo una progressione aritmetica (1, 2, 3, 4, 5, 6 ecc.).L'equilibrio fra popolazione e risorse viene riportato ciclicamente dai cosiddetti freni malthusiani ovvero, carestie, guerre (per le risorse, anche se fatte in nome di valori più alti) ed epidemie.La rivoluzione industriale sembra aver confutato le teorie malthusiane perché i progressi della tecnica nell'agricoltura e nell'organizzazione economica hanno permesso una progressione geometrica anche della produzione alimentare, tanto che l'agricoltura oggi occupa nei paesi sviluppati appena il 4% della forza lavoro. Quello che Malthus non aveva calcolato è stata la quantità di energia messa a disposizione dell'uomo dai combustibili fossili, la rivoluzione industriale del XIX secolo altro non è che una rivoluzione energetica, le innovazioni tecnologiche senza l'energia per mettere in atto non sono sfruttabili. La seconda rivoluzione agricola, a cavallo con quella industriale, è stata possibile solo grazie all'introduzione di macchine agricole e fertilizzanti chimici (energia addizionale per le piante) e anche la più moderna rivoluzione verde legata agli OGM non sarebbe possibile senza fertilizzanti, insetticidi e diserbanti derivati dal petrolio.

Popolazione

Un altro elemento che sembra confutare la teoria di Malthus, riguardo la sua previsione di crescita esponenziale della popolazione, è la transizione demografica, fenomeno già avvenuto nei paesi più sviluppati.Le dinamiche di popolazione che caratterizzano l'Africa subsahariana e altri paesi a

basso/bassissimo reddito è un regime di alta mortalità e di alta natalità, il quale caratterizzava anche l'occidente prima della seconda rivoluzione industriale. Questa dinamica è chiamata in demografia “regime demografico antico”.La transizione demografia consiste nel passaggio da un regime demografico antico ad un “regime demografico moderno” caratterizzato da una bassa mortalità e una bassa natalità, con un crollo rispettivamente della prima e successivamente della seconda.

In Europa ad esempio la transizione fra regime antico e moderno si è sviluppata a cavallo con la rivoluzione industriale per terminare nella seconda metà del XX secolo con anticipazioni e ritardi dapaese a paese. Il regime demografico moderno infatti si attesta su un tasso di fecondità (TFT) pari 2,anche se in realtà in molti paesi sta calando ulteriormente. Un TFT 2 significa che ogni donna genera in media 2 figli che andranno a sostituire 1 lei e 1 il padre (soglia di rimpiazzo) e la popolazione totale rimarrà costante. Nel regime antico il TFT è di 6-7.Analizzando le cause della transizione nei paesi dove questa si è già completata, vediamo che il calodella mortalità fu dovuto al miglioramento delle condizione economiche con conseguente miglioramento dell'alimentazione, delle condizioni igieniche e ai grandi progressi della medicina nel corso degli ultimi due secoli.Il calo della fecondità è invece argomento più dibattuto ma i teorici classici della transizione i quali sostengono sia il risultato di effetti conseguenti l'industrializzazione e la modernizzazione su larga scala: una crescente cultura individualista, la volontà di non peggiorare la posizione sociale lungo legenerazioni future e l'aumento della scolarizzazione soprattutto femminile. Il miglioramento generale delle condizioni di sopravvivenza, il calo della mortalità (soprattutto infantile) e il conseguente aumento della speranza di vita dovrebbero ridurre generalmente il desiderio di figli, nella consapevolezza che un numero maggiore di essi raggiungerà l’età adulta.La teoria dei flussi intergenerazionali di Caldwell secondo la quale il cardine del passaggio da un’alta fecondità ad una fortemente regolata dalla contraccezione consiste nell’inversione dei flussi di ricchezza tra generazioni. Nelle società di antico regime tali flussi sono tipicamente orientati da figli a genitori che tramite il lavoro giovanile garantivano l’assistenza economica ed il supporto ai genitori nelle età avanzate, nelle società moderne,viceversa, la ricchezza scorrerebbe lungo un asse generazionale discendente (da genitori a figli), dal momento che la diffusione della scolarizzazione e la progressiva scomparsa dell’economia familiare hanno creato i presupposti della concezione del bambino-re e dell’infanzia lunga.Le previsioni demografiche nel rapporto delle nazioni unite prevedono una diminuzione della crescita mondiale della popolazione dovuta all'avanzare delle transizioni demografiche nei PVS.

In effetti si è visto un calo della mortalità più o meno in tutti i PVS che potrebbe far pensare a l'inizio del fenomeno transitivo, ma questo calo è soprattutto dovuto ai progressi della medicina dei paesi più ricchi di cui hanno potuto in parte beneficiare anche i PVS e non a un reale miglioramentodelle loro condizioni di vita necessario a innescare il calo della natalità.Pensare a PVS come semplicemente indietro nel processo di transizione potrebbe rivelarsi un errore, se è vero che se transizioni affiancano processi di industrializzazione e crescita il pianeta nonha risorse sufficienti per far si che tutti i paesi raggiungano il livello di benessere di quelli che hanno completato la transizione. Un esempio del solito errore di previsione sono il fallimento di molti piani di sviluppo occidentali nei PVS dove si è cercato di innescare il processo di industrializzazione considerando PVS come paesi occidentali allo stato embrionale, ricalcando i passaggi che hanno portato all'industrializzazione dei paesi avanzati, trascurando del tutto i contesti locali. Oltre a trascurare i contesti locali a mio avviso non si è tenuto in considerazione la distribuzione piramidale delle risorse data dall'economia di mercato. Risulta quindi illusorio pensare a una crescita economica dei PVS senza rinunce per i paesi più avanzati visto il limitato capitale naturale. Gli economisti che portano esempi come quello del Giappone per affermare che si può avere un forte sviluppo economico pur non avendo capitale naturale, trascurano il fatto che queste nazioni lo hanno acquistato (o espropriato) da altre nazioni.Alla luce di quanto detto sembra impossibile un completamento della transizione demografica a livello mondiale, ovvero un calo diffuso dei tassi di natalità.Se la popolazione mondiale quindi continua a crescere, non proprio a ritmi esponenziali come ipotizzati da Malthus, l'aumento della produzione di cibo può tenere il passo solo tramite gli strumenti dati dai combustibili fossili che come sappiamo non sono una risorsa rinnovabili (o meglio si rinnovano troppo lentamente rispetto all'utilizzo).In una prospettiva di lungo periodo, con l'esaurirsi dei combustibili fossili, sembra inevitabile che lerisorse saranno tragicamente troppo scarse per tutti, per lo meno per la grande maggioranza della popolazione che usufruisce delle fette più piccole della torta P.I.L. mondiale.Nel lungo periodo la teoria di Malthus sembra tutt'altro che confutata. I freni Malthusiani, carestie guerre e epidemie, più che superati sembrano semplicemente rimandati grazie allo spostamento verso l'alto dell'equilibrio fra risorse e popolazione dovuta all'introduzione di nuova energia derivante dai combustibili fossili.Non solo, i cosiddetti freni malthusiani li continuiamo a vedere nelle parti più povere del pianeta, si prospetta quindi che buona parte dei paesi più ricchi si troverà anch'essa nella loro attuale di quelli

attualmente più poveri. Come abbiamo visto purtroppo questa ipotesi è molto più plausibile rispetto a quella che i paesi poveri raggiungano il nostro livello di benessere.Una speranza, contando in un lento degrado della materia, può essere una terza transizione energetica, dopo quella legna-carbone e carbone-petrolio. Come abbiamo visto in precedenza una soluzione potrebbe arrivare dell'energia solare o forse dai progressi delle centrali nucleari a fissione di torio oppure quelle a fusione di atomi leggeri. Probabilmente, se arriverà, la soluzione sarà una combinazione fra queste due perché le energie rinnovabili da sole, come solare o eolico, producono energia in maniera intermittente. Per garantire una rete elettrica stabile nella tensione c'è bisogno che la potenza prodotta sia pari a quella utilizzata, e bilanciare questo fattore con il consumo e non con la produzione risulta impossibile. Una soluzione dal punto di vista delle sole rinnovabili potrebbe essere quella di produrre idrogeno stoccabile per livellare la produzione con i consumi. Inoltre l'idrogeno potrebbe essere usato come vettore energetico, trasportato a grandi distanze e utilizzabile come carburante per la mobilità.Per quanto riguarda queste tecnologie ci troviamo nella zona dello snake pit ovvero quella zona di competizione in cui molte tecnologie non ancora messe a punto competono fra loro. Se non usciremo da questa fase quando saremo alle porte dell'esaurimento dei combustibili fossili, le risorse, che saranno sempre più scarse, verranno diluite con il rischio che nessuna di queste tecnologie arrivi a maturazione.Qualunque sia l'energia del futuro la storia ci insegna che le transizioni energetiche avvengono di fatto quando una fonte di energia diventa più economica di un altra. Un problema è che le tecnologie più potenti, come quella nucleare, sono anche le più pericolose, l'esempio di Fukushima ci dimostra che anche nei paesi più avanzati socialmente e tecnologicamente possono accadere disastri, nuovi tipi di tecnologia hanno bisogno di lunghi periodi di rodaggio, di forti investimenti per essere implementati e di pace sociale per garantirne la sicurezza. Sarà difficile in una situazione di forte shock energetico che si verifichino le condizioni prima elencate.

Economia di mercato e disuguaglianze

L'economia di mercato risulta storicamente più efficiente perché il sistema dei prezzi indica agli operatori cosa produrre e quanto produrre, elimina quindi quelle asimmetrie informative che hanno

reso perdenti le economie pianificate (problema informativo Haiek/Mises) Ogni agente guardando al proprio interesse individuale tramite il sistema della mano invisibile ottiene il massimo benessere per se e per la collettività (Adam Smith). In economia ma anche in molti sistemi naturali troviamo un trade off (una relazione inversa) fra equità e efficienza, facendo un parallelismo fra il P.I.L. e una torta vediamo che più le fette sono tagliate in maniera diseguale più la torta si ingrandisce, più le fette sono tagliate in maniera equa piùquesta si riduce.

L'economia di mercato è una pura competizione dove i più forti, o i più bravi, vincono e i più debolio i meno bravi perdono o soccombono.Uno dei compiti del policy maker è quello di calmierare le disuguaglianze portate dai mercati, attraverso leggi nazionali vengono tassati maggiormente per gli individui o le imprese più ricche perpoi redistribuire la ricchezza verso le fasce meno abbienti attraverso politiche di welfare. Anche le categorie di lavoratori alla base del processo produttivo (operai ad esempio) possono creare dei cartelli sindacalizzandosi, e stabilire quindi il prezzo del loro operato senza lasciarlo decidere dalla legge della domanda e dell'offerta, che porta ad una riduzione sempre maggiore dei salari con l'aumento dell'offerta di lavoro (numero di lavoratori) riducendo così le disuguaglianze all'interno della società.Il processo di globalizzazione dei mercati che in l'epoca moderna ha avuto un fortissima accelerazione non è andato di pari passo con quello delle istituzioni internazionali, infatti non esiste un governo e una polizia internazionale che detta le regole e può renderle efficaci. Le tassazioni imposte dai governi nazionali risultano oggi inefficaci visto che le imprese transnazionali possono decidere il paese con la tassazione più agevolata per istituirvi la sede fiscale, creando una corsa al ribasso fra le nazioni sulle tassazione per attirare investimenti (dumping). In questo modo però i servizi di welfare si indeboliscono sempre più inasprendo le disuguaglianze sociali. Anche i sindacati nazionali di lavoratori risultano efficaci, non esistendo sindacati mondiali, i lavori sono disuniti nelle scelte e i cartello sindacale non funziona, le imprese infatti possono decidere di de localizzare la produzione dove il costo del lavoro è più basso.

Il forte incremento del PIL mondiale che ha accompagnato la globalizzazione (dimensione della torta) è andato di pari passo con un forte aumento delle disuguaglianze intra e infra-nazionali (dimensione reciproca delle fette).Sappiamo che se tutti gli abitanti del pianeta avessero in tenore di vita dei paesi più ricchi non basterebbero 5 volte le terre emerse e 5 volte le scorte di idrocarburi per soddisfare la domanda, questo però a patto che i paesi più ricchi mantengano i consumi attuali.Ma data la struttura diseguale della ricchezza che accompagna la crescita economica capitalista, se le fette più piccole della torta iniqua raggiungessero la dimensione di quelle attualmente più gradi, quanto dovrebbe essere grande la torta nel suo complesso? Le quantità di energia per la soddisfazione delle esigenze di tutti in un sistema così piramidale ci

dicono che non e sufficiente moltiplicare le risorse per un fattore 5 per far progredire i PVS, ma il calcolo per mantenere i rapporti di disuguaglianza che ci sono fra la base e in vertice della piramide risulterà esponenziale.

Inquinamento, cambiamenti climatici e adattamento

A questa prospettiva piuttosto allarmante va aggiunto il problema dell'inquinamento e del cambiamento climatico dovuto principalmente all'immissione di co2 e altri gas serra prodotti dalla combustione degli idrocarburi.Cambiamenti climatici sono sempre avvenuti sulla terra anche durante la breve avventura (rispetto all'età della terra) dell'uomo sul nostro pianeta, il problema più grande è la velocità di questi cambiamenti che mette a dura prova molte specie viventi e gli umani che non hanno i mezzi e le possibilità di adattarsi al cambiamento.Una chiave di lettura molto interessante sull'adattamento ai cambiamenti climatici e ambientali ci viene data ancora una volta da Roegen Georgescu.Secondo Georgescu tutte le specie inclusa la nostra si sono evolute grazie al verificarsi di mutazionivantaggiose, mutazioni che hanno dotato gli individui di muscoli più potenti, artigli più affilati, di udito più fine ecc. Ma questo modo di migliorare tramite evoluzioni endosomatiche, cioè che riguardano il corpo (l'endosoma), risulta incredibilmente lento, dell'ordine di milioni di anni.La peculiarità della specie umana è che ha trovato un modo più veloce di migliorare il proprio vivere trascendendo l'evoluzione biologica. Il punto di svolta può essere individuato alcuni milioni di anni fa quando alcuni pitecantropi, afferrando un bastone, si accorsero che il loro braccio diventava più lungo e forte. Il bastone divenne dunque un'evoluzione esosomatica, una mutazione cioè che non riguardava il corpo. Un essere di un altro pianeta potrebbe addirittura non accorgersi, se non gli fosse fatto notare della differenza della mano che spezza il pane e il coltello che lo taglia.Da allora l'umanità a cominciato a forgiare un organo esosomico dopo l'altro. Oggi possiamo correre più veloce del ghepardo pur non possedendo i suoi potenti e flessibili muscoli, o volare più in alto di qualsiasi uccello pur non possedendo le ali.Questa distinzione fra evoluzione endosomatica e esosomatica ci porta a fare alcune riflessioni, la prima relativa alle specie animali e vegetali e l'altra relativa all'uomo.Per quanto riguarda animali e vegetali il loro problema principale è che tramite l'evoluzione endosomatica non avranno il tempo di evolversi per adattarsi ai cambiamenti ambientali e climatici creati dall'uomo. Sopravviveranno quindi solo le specie che così come sono risultano già adatte al nuovo ambiente. La seconda è relativa all'uomo, possiamo supporre che sopravviveranno soltanto quelli che potrannopermettersi quegli organini esosomatici (strumenti) necessario per adattarsi ai cambiamenti, ad esempio per il progressivo inquinamento dell'aria, maschere o bombole per respirare e per l'inquinamento dell'acqua depuratori per filtrarla. Governi puramente liberali che lasciano tutto in mano al libero mercato, in nome dell'efficienza sono contrari alla redistribuzione della ricchezza e non fornendo alcun che ai meno abbienti se non la possibilità di partecipare al mercato. Queste politiche però finiscono per creare una selezione economica che data la nostra evoluzione esosomatica può tramutarsi in vera e propria selezione naturale.Un sistema di selezione di libero mercato puro fra gli uomini si avvicina molto a quello dei sistemi naturali, ad esempio il sistema di selezione degli animali all'interno di una savana, di una foresta o di un lago. Non a caso Alfred Marshall padre della micro economia, l'unica branca dell'economia non falsificata da fine 800 a oggi, diceva “La mecca dell'economista è la biologia economica e non la dinamica economica”. I sistemi naturali, ovvero i sistemi non regolati sono tanto meritocratici quanto spietati, con la differenza che gli animali di una stessa specie vengono provvisti alla nascita degli stessi strumenti, mentre per l'uomo ci sono enormi differenze alla nascita relative agli strumenti esosomatici a disposizione. Ma la disparità di risorse economiche non fa la differenza solo a livello esosomatico,

pregiudica ai più poveri l'accesso all'istruzione necessaria per conoscere, usare o creare quelli strumenti esosomatici necessari all'avanzamento sociale. Vediamo che la mobilità sociale, nelle famiglie dove la possibilità di studiare è impedita dalla necessità di lavorare per il semplice sostentamento, è di fatto preclusa.

Risulta chiaro che la tematica energetica e ambientale è strettamente correlata con il tipo di organizzazione sociale che l'uomo si dà, dato la sua capacità di intervento e cambiamento sul pianeta è ormai smisurata rispetto agli altri esseri viventi. Viste le considerazioni fatte, un sistema economico e sociale più regolato che porti quindi più equitàsarebbe più auspicabile per tutti (per lo meno per quelli che non si trovano sulla parte più alta della piramide). Più equità significa anche ridurre le dimensioni della torta ,il che aiuterebbe molto nei tempi il problema dell'esaurimento delle risorse, dell'inquinamento ambientale e dei relativi cambiamenti climatici.Ma perché allora negli stati democratici dove la sovranità appartiene al popolo, il quale, come si vede dalla piramide della distribuzione della ricchezza, è in maggioranza povero o comunque moltopiù povero della minoranza che sta ai vertici, non sostiene schieramenti che professano (per lo menoa parole) l'equità e il rallentamento dell'economia piuttosto di schieramenti che propongono modelli liberali con obbiettivi di ulteriori crescita economica anche a scapito dell'equità?La spiegazione può essere data dalla teoria dei giochi che cerca di spiegare le scelte degli agenti in situazioni di conflitto o competizione per una risorsa. Nonostante i proclami di solidarietà fra nazioni e fra individui all'interno delle nazioni, fra questi agenti esiste una naturale competizione reciproca per le risorse. Ad esempio se una nazione si impegnasse veramente nella riduzione delle emissioni e nell'aumentodell'equità interna anche a scapito di veder diminuire il proprio PIL farebbe una scelta scellerata nel caso in cui si trovasse a essere l'unica a compiere questa scelta. Anche se la scelta di rallentare l'economia da parte di tutte le nazioni porterebbe un vantaggio maggiore per tutti, non sapendo come agiranno gli altri è razionare continuare a perseguire la crescita perché nel caso gli altri scegliessero di continuare a crescere questa nazione subirebbe un peggioramento della propria posizione rispetto agli altri nella corsa alle risorse. Questo può essere il motivo per cui le svariate conferenze sul clima che coinvolgono i paesi più influenti del mondo finiscono spesso per essere una fiera di bei propositi che nei fatti non vengono rispettate da nessuno. Se esistesse un ente sovranazionale che monitori l'effettiva attuazioni degli impegni presi, razionalmente i governi opterebbero per rispettare gli accorti consapevoli dei vantaggi che deriverebbero per tutti. Esistono enti volti a svolgere questa funzione ma per essere efficaci avrebbero bisogno che il loro potere di intervento superasse la sovranità delle singole nazioni, ma anche se avesse sulla carta questi poteri per renderli effettivi dovrebbero avere potere militare superiore alle singole nazioni, perché come ci insegna il diritto internazionale per governare e imporre le proprie leggi c'è bisogno che “de facto” queste possano essere applicate.Anche se sarebbe auspicabile un governo mondiale democratico, con un esercito comune, questa prospettiva appare oggi abbastanza utopistica.In una situazione come questa il perseguire dei propri interessi non porta al maggior beneficio degli agenti coinvolti, contrariamente alla teoria della mano invisibile che fa da base all'economia standard. Questa situazione in teoria dei giochi viene chiamata trappola di non cooperazione, illustrata solitamente dall'esempio del “dilemma del prigioniero” Un discorso analogo può essere fatto anche a livello individuale, schieramenti che professano la crescita economica danno la speranza (o l'illusione) che il salire nella piramide economica della propria nazione porti anche loro a scalare la piramide. Inoltre la progressiva mancanza di solidarietàe l'esaltazione dell'individualismo tipica dell'economia di mercato portano a una volontà di superarela condizione economica e sociale degli altri anche all'interno delle stesse nazioni o comunità.Facciamo un esempio numerico astratto per spiegare questo paradosso; se dieci individui possiedono 1. La competizione porta uno soltanto di questi ad avere 5 lasciando gli altri nove con 1.Una situazione di redistribuzione equa porta tutti e dieci ad avere 2. Se ci facciamo due conti

10x2=20 mentre (9x1)+5=15. Il benessere sociale è maggiore in una situazione di equità ma la speranza di essere il più fortunato (o il più bravo) ad ottenere 5 crea una trappola di non collaborazione. In fondo le lotterie e il gioco d'azzardo, che sono molto popolari, si basano proprio su questo principio.

Prospettive future e scelte

I miglioramenti nella capacità di adattamento tramite evoluzione esosomatica dell'homo sapiens gli hanno permesso non solo di sopravvivere alla competizione fra le specie, ma sono tali che ormai la competizione non è più fra le specie ma solamente all'interno della stessa. Abbiamo il completo dominio sul pianeta ma non possiamo superare il fatto che l'interdipendenza con l'ambiente in cui viviamo ci è necessaria per sopravvivere. L'uomo ha un istinto comune a tutte le specie, quello di prendere per se il più possibile, venendo da un background evolutivo di risorse molto scarse. Questo istinto però rischia di ritorcesi contro di noi. Curarsi del peso delle nostre azioni sull'ambiente è un salto evolutivo grande che siamo chiamati a compiere in tempi molto brevi. Interiorizzare questa responsabilità e renderla parte del proprio istinto sarà forse possibile nei lunghissimi tempi dell'evoluzione biologica, ma noi non abbiamo tutto questo tempo. Dobbiamo farprevalere la ragione sull'istinto anche se gli esperti dello studio delle scelte, come professionisti di neurologia, marketing, e neuromarketing ci dicono che queste vengono comandate dall'amigdala, la parte più istintuale del cervello, e non dalla corteccia prefrontale, quella del ragionamento più complesso che per dimensioni ci distingue da tutti gli altri animali, con buona pace del libero arbitrio!

Conclusioni finali

Considerando i limiti della razionalità delle scelte appena elencati dobbiamo sforzarci di prendere coscienza dell'impatto che le nostre scelte hanno sul pianeta e sugli altri ,consapevoli del fatto che lafelicità derivante dai rapporti con le persone (privi di impatto ambientale e gratuiti quando sinceri) sarà sempre maggiore di quella data dallo sfruttamento di beni materiali.

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