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B34 Piano di Zona Casale Rosso Variante Quater
aprile 2011
Elab.B Norme Tecniche di Attuazione
Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica
Piano di Zona B34 Casale Rosso quater Elab. B Norme Tecniche di Attuazione maggio 2011 -1-
INDICE
TITOLO I
CARATTERI DEL PIANO
Capo 1° Generalità pag. 3
Art. 1 Oggetto e finalità
Art. 2 Criteri generali di riferimento
Art. 3 Finalità, applicazione e contenuti specifici
Art. 4 Elaborati di Piano
Art. 5 Classificazione e definizione delle grandezze urbanistiche ed edilizie e degli indici
Art. 6 Categorie d’intervento
Art. 7 Destinazioni d’uso degli edifici
Capo 2° Contenuti progettuali e forma del Piano pag. 9
Art. 8 Gli elementi di struttura dell’impianto urbanistico di progetto
Art. 9 La zonizzazione: le componenti del Piano
Art. 10 Gli standard e il dimensionamento
TITOLO II
DISCIPLINA DELLE COMPONENTI DEL PIANO
Capo 1° Reti, spazi, edifici pubblici pag. 11
Art. 11 Reti e spazi pubblici e di uso pubblico
Art. 12 Rete dei sottoservizi pubblici
Art. 13 Spazi aperti pubblici: luoghi di relazione: piazze, spazi pavimentati e spazi verdi
Art. 14 Servizi pubblici
Capo 2° Parti edificate pag. 14
Art. 15 L’articolazione funzionale
Art. 16 L’articolazione delle superfici fondiarie in rapporto agli interventi: unità minima di intervento edilizio, comparto fondiario, aggregato di comparti
Piano di Zona B34 Casale Rosso quater Elab. B Norme Tecniche di Attuazione maggio 2011 -2-
Capo 3° Regole per l’assetto spaziale dell’insediamento pag. 15
Art. 17 L’articolazione delle superfici fondiarie in rapporto alle morfotipologie insediative
Art. 18 Trattamento della superficie di pertinenza
Art. 19 Parcheggi privati
TITOLO III
ATTENZIONI ECOLOGICO - AMBIENTALI
Capo 1° Funzionalità naturale pag. 17
Art. 20 Permeabilità dei suoli
Art. 21 Ciclo delle acque meteoriche
Art. 22 Miglioramento dalla qualità d’aria, riduzione dell’inquinamento atmosferico
Capo 2° Bioarchitettura e risparmio energetico pag. 18
Art. 23 Requisiti, definizione e contenuti
Art. 24 Uso di tecnologie innovative
Art. 25 Misure di contenimento dei consumi di energia per la climatizzazione estiva
Art. 26 Misure di contenimento dei consumi di energia per il riscaldamento invernale
Art. 27 Incentivi urbanistici per il contenimento dei consumi di energia
TITOLO IV
MODALITA’ DI ATTUAZIONE E GESTIONE pag. 20
Art. 28 Assegnazioni
Art. 29 Affidamento in concessione di opere di urbanizzazione
Art. 30 Redazione progetti
Art. 31 Affidamento Progettazioni
Art. 32 Coordinamento della progettazione dei comparti fondiari
Art. 33 Coordinamento Progettuale
Art. 34 Coordinamento della attuazione
Art. 35 Manutenzione delle aree a verde del Piano
TABELLA DIMENSIONAMENTO
Piano di Zona B34 Casale Rosso quater Elab. B Norme Tecniche di Attuazione maggio 2011 -3-
TITOLO I
CARATTERI DEL PIANO
Capo 1° Generalità
Art. 1 - Oggetto e finalità
1 Le presenti norme e gli elaborati di cui al successivo art. 4, salvo quanto indicato al seguente comma 6, regolano l’attuazione del Piano di Zona B34 Casale Rosso quater e costituiscono variante al PdZ B34 Casale Rosso variante ter approvata con Deliberazione C.C. n. 243 del 22/09/2005.
2 Il presente Piano di Zona è redatto ai sensi dell’art. 17 della Legge Regionale Lazio n. 21 del 11/08/2009 e in attuazione della L.18 aprile 1962 n.167 e sue mm. ii. per il piano delle zone da destinare all’edilizia economica e popolare. Per tutto quello non espressamente specificato nelle presenti Norme, si rinvia alla legislazione vigente e in particolare a quanto disposto nel dettato normativo per l’edilizia residenziale della Legge 5 agosto 1978, n. 457.
3 Il presente testo normativo e gli elaborati grafici costituiscono Variante relativamente ai cambi di destinazione urbanistica necessari per la realizzazione del Piano di Zona; ai fini della Variante Urbanistica gli elaborati grafici compresi nell'Inquadramento urbanistico (v. Elab. 1) riguardano lo Stralcio del PRG vigente di Roma Capitale.
4 Il presente Piano di Zona ha valore di progettazione urbanistica esecutiva e, salvo quanto esplicitamente ammesso dalle presenti norme, ogni successiva modifica agli elaborati prescrittivi grafici e testuali comporterà variante al Piano.
5 La disciplina che regola le trasformazioni del presente Piano di Zona è definita dall’insieme delle prescrizioni contenute nelle presenti NTA e negli elaborati prescrittivi di cui al successivo art. 4, che ne costituiscono parte integrante. Nella successiva trattazione il presente Piano di Zona sarà identificato con la dizione semplificata di PdZ.
6 Nella parte non attuata alla data di adozione della presente Variante, relativa ai lotti o comparti fondiari destinati all’edificazione e classificati nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati: Zonizzazione su base catastale (v. Elab. 5) come Superfici fondiarie di conservazione, si applica la disciplina prevista nella variante ter approvata con Deliberazione C.C. n. 243 del 22/09/2005.
Art. 2 - Criteri generali di riferimento
1 I contenuti progettuali del PdZ sono costruiti in riferimento ai principi di sostenibilità ecologica, qualità insediativa ed ambientale, flessibilità attuativa, qualità dell’edilizia. Per rispondere a questi principi il PdZ si avvale di grandezze urbanistiche, ambientali ed edilizie che integrano quelle tradizionali, nonché di classificazioni in grado di attribuire qualità morfologica all’insediamento attraverso la definizione degli spazi pubblici, aperti e costruiti, e del verde pubblico.
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Art. 3 - Finalità, applicazione e contenuti specifici
1 Il PdZ definisce un assetto morfologicamente riconoscibile e coerente con i caratteri spaziali del contesto urbano attraverso: - la definizione dei caratteri urbanistico-architettonici di conservazione e di nuovo impianto per le parti
costruite e per gli interventi di sistemazione degli spazi pubblici (percorsi, strade, piazze, giardini, etc.) di uso pubblico e privati;
e persegue i seguenti obiettivi specifici: - definizione morfotipologica di nuovo impianto;
2 Il presente PdZ regola le trasformazioni per componenti, dettando prescrizioni progettuali e procedimentali che, nel loro insieme, costituiscono la disciplina urbanistica esecutiva e che specificatamente riguardano: - caratteristiche fisiche (quantitative e qualitative) delle trasformazioni; - caratteristiche funzionali (destinazioni e modalità d'uso) della componente trasformata/nuovo
impianto; - requisiti prestazionali della componente trasformata/nuovo impianto; - soddisfacimento degli standard di legge e modalità attuative; - modalità ed atti tecnico-amministrativi per l’attuazione delle trasformazioni.
3 I dati di progetto relativi al PdZ sono riportati nella Tabella allegata alle presenti NTA. Il Piano è definito su tutti gli elaborati, di cui al successivo Art. 4, da un perimetro rappresentato con linea nera a tratto punto.
4 I dati numerici prevalgono sui riferimenti dimensionali grafici. In sede di progetto edilizio dovranno essere precisati detti dati e il riscontro aerofotogrammetrico e catastale dovrà essere verificato documentando la reale consistenza con rilievi puntuali.
Art. 4 - Elaborati di Piano
1 Gli elaborati di progetto del PdZ, sono così articolati: Elab. 1 – Inquadramento territoriale: Destinazioni di PRG scala 1: 10.000 Elab. 2 – Inquadramento territoriale - Vincoli scala 1: 25.000/1:10.000 Elab. 3 – Perimetro del Piano di Zona su base catastale scala 1: 2.000 Elab. 4 – Sistema della mobilità e spazi pubblici su base catastale scala 1: 2.000 Elab. 5 – Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati Zonizzazione su base catastale scala 1: 2.000 Elab. 6 - Partizione e modalità d’uso degli spazi pubblici e privati Regolamento per l’edificazione su base catastale scala 1:2.000 Elab. A – Relazione illustrativa Elab. B – Norme Tecniche di Attuazione Elab. C - Relazione geologica Elab. D - Relazione vegetazionale
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Art. 5 - Classificazione e definizione delle grandezze urbanistiche ed edilizie e degli indici
1 I parametri e le grandezze urbanistiche utilizzate nel presente PdZ sono le seguenti: - Superficie territoriale ST: misura in mq la superficie di un’area la cui trasformazione è sottoposta ad
attuazione indiretta, mediante strumento urbanistico esecutivo, comunque denominato; essa comprende, oltre alle aree private, le aree pubbliche o ad uso pubblico. Alla superficie territoriale si applica l’Indice di fabbricabilità territoriale IT (mc/mq).
- Superficie fondiaria SF: misura in mq la superficie dell’area di sedime e di pertinenza degli edifici, corrispondente all’Unità minima di intervento (comparto). Alla SF si applica l’Indice di fabbricabilità fondiaria IF (mc/mq).
- Superficie di pertinenza Sp: rappresenta la parte di Superficie fondiaria privata non edificata da asservire alla costruzione. Si differenzia in: Superficie di pertinenza privata Spp attribuita agli alloggi del livello terra e Superficie di pertinenza condominale Spc attribuita all’intera unità di progettazione architettonica e di intervento.
- Superficie permeabile SP: misura la Superficie fondiaria conservata o resa permeabile in modo profondo alle acque.
- Capacità insediativa CI: è data dal rapporto tra Volume edificabile Ve, come definito al successivo comma 2, e la misura di mc 80, ed esprime il numero di abitanti insediabili convenzionalmente, al fine del dimensionamento degli standard urbanistici.
- Densità arborea-DA e arbustiva-DAR: esprimono rispettivamente il numero di alberi di alto fusto e il numero di arbusti da mettere a dimora per ogni mq di superficie di riferimento.
- Unità edilizia Ue: rappresenta l’entità costruita, composta da una o più unità immobiliari, organizzata secondo un tipo edilizio e configuratesi - dal punto di vista spaziale, statico e funzionale - come costruzione autonoma, a meno degli spazi di pertinenza condominiale.
- Unità immobiliare Ui: si intende un insieme di vani tra loro collegati, ad uso abitativo o non abitativo, ivi compresi gli spazi accessori coperti e scoperti, dotato di autonomia e unitarietà spaziale, funzionale e distributiva, fatte salve eventuali pertinenze esterne e l’accesso dalla strada, da altro spazio pubblico o da spazio comune situato all’interno dell’unità edilizia a cui l’unità immobiliare appartiene.
- Tipo edilizio Te: modo di comporre, distribuire ed aggregare all’interno di una entità edilizia, uno o più unità funzionali per piano ed eventualmente su diversi piani, caratterizzato dalla soluzione degli accessi (diretto o indiretto), dallo spazio aperto esterno alle unità funzionali e dalla eventuale serialità.
- Unità minima di intervento edilizio Umie: rappresenta una entità edilizia, dotata di uno spazio di pertinenza aperto e/o coperto, con autonomo accesso pedonale e carrabile, composta da una o più unità edilizie e da una o più tipologie edilizie.
- Comparto fondiario Cf: rappresenta una entità insediativa, costituita da più unità minime di intervento e relativi suoli di pertinenza.
- Aggregato di comparti Ac: rappresenta una entità insediativa costituita da più comparti fondiari da sottoporre a progettazione unitaria.
- Sagoma di un edificio Se: è l’inviluppo geometrico di un edificio, con esclusione di eventuali balconi in aggetto e bow-windows, coronamento degli edifici, cornicioni.
- Impronta a terra degli edificio It: è la proiezione a terra della sagoma degli edifici. - Ambito di definizione del massimo ingombro del sedime edificabile Admise: è la superficie a terra
massima entro la quale deve essere ricompreso il sedime edificabile. - Allineamento A: rappresenta la linea a terra cui le facciate degli edifici o le recinzioni delle aree di
pertinenza devono aderire, in tutto e/o in parte.
2 Le grandezze edilizie utilizzate nel presente piano sono le seguenti: - Volume edificabile Ve: misura in mc il volume degli edifici previsti ed è definito secondo le regole e
le modalità di calcolo stabilite antecedentemente al PRG vigente. Il Volume massimo edificabile da
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considerare in sede di Permesso di Costruire è indicato, per ogni comparto, nella Tab. 3 della Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati: Zonizzazione su base catastale (v. Elab. 5) della presente Variante.
- Altezza degli edifici H: misura la differenza in ogni punto tra la quota di sistemazione esterna e la quota della linea di gronda; le quote di sistemazione esterna sono stabilite nel progetto allegato al titolo abilitativo ovvero nel verbale di linee e quote; la linea di gronda è data dall’intersezione tra l’intradosso del solaio di copertura (a falda inclinata o a terrazzo) e il piano di facciata. Qualora il solaio di copertura a falde superi la pendenza del 35%, il risultato della suddetta misurazione è incrementato di metà della differenza di quota tra linea di gronda e linea di colmo. Possono superare l’altezza massima consentita solo i volumi tecnici e gli impianti tecnologici (quali: serbatoi di acqua, extracorsa ascensori, vano scala, camini, centrali di riscaldamento e condizionamento).
- Numero dei livelli di pavimento sovrapposti Nl: corrisponde negli edifici o nelle parti di edificio al numero massimo dei livelli di pavimento sovrapposti, compresi l’eventuale livello interrato e seminterrato purché superiori a ml 1,80, (esclusivamente destinati a ripostigli, cantine e simili, autorimesse singole asserviti agli usi ed alle unità funzionali dei livelli sovrastanti) e il livello sottotetto ove praticabile. Si considera livello di pavimento la superficie coperta praticabile con un’altezza utile minima di ml 2,70.
- Distanza dai confini DC: rappresenta la lunghezza, valutata in senso radiale, del segmento minimo congiungente il punto esterno del muro perimetrale dell’edificio o del manufatto (con esclusione delle canne fumarie, degli impianti tecnologici esterni e degli elementi decorativi) ed il confine. Tale valutazione si applica anche ai piani interrati, nel caso in cui sia stabilita, per questi, una distanza minima ai sensi delle presenti disposizioni.
- Distanza degli edifici dalle strade DS: rappresenta la lunghezza del segmento minimo congiungente il punto più esterno del muro perimetrale dell’edificio o del manufatto (con esclusione delle canne fumarie, degli impianti tecnologici esterni e degli elementi decorativi) ed il confine stradale prospiciente.
- Distanza fuori terra tra edifici DE: rappresenta la distanza minima, fuori terra, tra il muro esterno perimetrale dell’edificio o del manufatto (con esclusione delle scale esterne a sbalzo, delle canne fumarie, degli impianti tecnologici esterni e degli elementi decorativi), ed il muro perimetrale di un edificio prospiciente.
3 Gli indici utilizzati nel presente PdZ sono i seguenti: - Densità territoriale Dt. La densità territoriale è data dal rapporto tra numero di abitanti e superficie
territoriale. - Indice di fabbricabilità fondiaria IF: rappresenta il Volume massimo edificabile realizzabile per ogni
metro quadro di Superficie fondiaria SF del comparto considerato. Il rapporto è espresso in mc/mq. - Indice di fabbricabilità territoriale IT: rappresenta il rapporto tra il Volume edificabile Ve complessivo
nel Piano di Zona, espresso in metri cubi e la Superficie Territoriale ST. Il rapporto è espresso in mc/mq.
- Indice di permeabilità IP: esprime il rapporto percentuale minimo ammissibile tra la Superficie permeabile SP e la Superficie Territoriale ST o Superficie fondiaria SF.
Art. 6 - Categorie d'intervento
1 In coerenza con la vigente normativa, ed in analogia con il PRG vigente, il PdZ identifica gli interventi di trasformazione con le seguenti categorie di intervento urbanistico-edilizie:
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TRASFORMAZIONI URBANISTICHE - Ristrutturazione urbanistica (RU), ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. f), del DPR n. 380/2001, che
comprende gli interventi rivolti a sostituire l’esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi, anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati, della rete stradale.
- Nuovo impianto urbanistico (NIU) che comprende l’insieme sistematico di interventi anche diversi (urbanizzazioni, impianti, nuove costruzioni, sistemazioni ambientali) volto alla realizzazione di nuovi insediamenti urbani.
2 In coerenza con la vigente normativa ed in analogia con il PRG vigente di Roma Capitale, le trasformazioni del nuovo assetto devono comprendere l’insieme di interventi e misure volti a ridurre o migliorare l’impatto sulle componenti naturalistiche e paesistiche, conseguente alla realizzazione degli interventi edilizi e urbanistici.
3 In coerenza con la vigente normativa ed in analogia con il PRG vigente di Roma Capitale, il PdZ identifica gli interventi di conservazione con le seguenti categorie di intervento: RECUPERO EDILIZIO - Manutenzione ordinaria (MO), ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. a), del DPR n. 380/2001, che
comprende gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
- Manutenzione straordinaria (MS), ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. b), del DPR n. 380/2001, che comprende le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari, che non comportino modifiche delle destinazioni d’uso.
- Restauro e risanamento conservativo (RC), ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. c), del DPR n. 380/2001, che comprende gli interventi edilizi rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con esso compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino ed il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio. Per gli interventi sui beni culturali, di cui al Titolo I, Parte seconda, del D.LGT 42/2004, si applica la definizione di Restauro di cui all’art. 29, comma 4, dello stesso provvedimento.
- Ristrutturazione edilizia (RE), ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. d), del DPR n. 380/2001, che comprende gli interventi rivolti a trasformare le Unità edilizie mediante un insieme sistematico di opere che possono portare a un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente; tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, l’eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi e impianti.
NUOVA COSTRUZIONE (NC), ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. e), del DPR n. 380/2001, che comprende gli interventi di trasformazione edilizia del territorio volti alla costruzione di singoli manufatti o insiemi degli stessi. In base alle caratteristiche dei manufatti e alle modalità di intervento, si individuano le seguenti principali categorie di intervento edilizio:
DR Demolizione e ricostruzione di edifici con variazione di sagoma; AMP Ampliamenti di edifici all’esterno della sagoma esistente, connessi o non a interventi di ristrutturazione edilizia o demolizione e ricostruzione della parte preesistente; rientrano in tale sotto-categoria gli interventi pertinenziali, intesi quali interventi su spazi accessori alle unità
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edilizie e immobiliari, legati a queste da vincolo di pertinenza, che eccedano il 15% del Volume edificabile (Ve).
Art. 7 - Destinazioni d’uso degli edifici
1 Le destinazioni d’uso previste dalle presenti Norme sono articolate come segue: a) Residenziali: abitazioni singole, abitazioni collettive (studentati, convitti, conventi, collegi, residenze
sanitarie per anziani); b) Commerciali: piccole strutture di vendita (superficie di vendita fino a 250 mq), medie strutture di
vendita (superficie di vendita compresa tra 250 mq e 2.500 mq) le strutture di vendita si intendono al dettaglio e comprensive di depositi pertinenziali, anche localizzati in locali autonomi non contigui;
c) Non residenziali e per servizi: servizi alle persone, amministrativi, sociali, religiosi, mercati rionali, assistenziali, sanitari, istruzione, culturali, fitness, finanziari; artigianato di servizio; attrezzature collettive.
Per destinazioni coerenti con i punti a), b), c) e non esplicitamente richiamate si procederà per analogia di destinazione d'uso.
2 Sono fatte salve le destinazioni d’uso legittimamente in atto alla data di adozione del presente PdZ. La destinazione d’uso legittimamente in atto è quella risultante dal titolo abilitativo della costruzione, in assenza del quale la destinazione d’uso è accertata con l’ausilio della classificazione catastale e delle autorizzazioni amministrative all’esercizio delle attività insediate.
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Capo 2° Contenuti progettuali e forma del Piano
Art. 8 - Gli elementi di struttura dell’impianto urbanistico di progetto
1 Costituiscono elementi di struttura del progetto quelli che assicurano le relazioni con il contesto, e cioè le reti della viabilità, le reti del verde e degli spazi pubblici, la tipomorfologia dell’insediamento in continuità/discontinuità con la morfologia dell’insediamento esistente, le visuali del paesaggio, le preesistenze archeologiche.
2 Nell’elaborato Disciplina sovraordinata e vincoli scala 1: 25.000/1:10.000 (v. Elab. 2) si riporta la disciplina del PTPR della Regione Lazio e viene graficizzata la trasposizione delle aree sottoposte a vincoli archeologici, monumentali, paesaggistici, ecc, sovraordinati e/o istituiti con Decreto Ministeriale specifico, i Beni di qualità individuati nella Carta per la Qualità del PRG vigente di Roma Capitale, nonché le fasce di rispetto dei beni segnalati nella Carta storica-archeologica-monumentale e paesistica del Suburbio e dell’Agro Romano e riportati nelle planimetrie della strumentazione generale vigente (v. Allegato G - Variante delle Certezze); tali aree sono destinate dal PdZ a verde pubblico e come tali concorrono al soddisfacimento degli standard. Per la disciplina di dette aree si assumono le prescrizioni contenute nell’art. 16 delle NTA del PRG vigente di Roma Capitale. Sono inoltre evidenziate le fasce di rispetto e i vincoli di carattere antropico con gli specifici riferimenti alla normativa di legge.
Art. 9 - La zonizzazione: le componenti del Piano
1 Le componenti del PdZ, individuate nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1: 2.000 (v. Elab 5), sono articolate in Reti e spazi pubblici o di uso pubblico (aree per infrastrutture per la mobilità; superfici per attrezzature pubbliche; spazi aperti di relazione; spazi verdi) ed in Parti edificate.
2 Rientrano nelle infrastrutture per la mobilità le sedi viarie ed i parcheggi pubblici, i percorsi pedonali attrezzati e i percorsi ciclo-pedonali attrezzati.
3 Gli spazi per attrezzature e servizi locali sono riservati all’insediamento di edifici pubblici e relative pertinenze per il rispetto degli standard urbanistici di quartiere. Ferma restando la dotazione complessiva di aree pubbliche, per le destinazioni di suolo delle aree con i relativi comparti per servizi pubblici locali, in base alle esigenze eventualmente rappresentate, viene lasciata facoltà al Municipio competente per territorio, attraverso una Delibera di Consiglio municipale, di definire la destinazione degli edifici e delle attrezzature pubbliche, senza la necessità di alcuna variante urbanistica.
4 Gli spazi per attrezzature e servizi generali sono riservati alla conservazione degli edifici pubblici e relative pertinenze per il rispetto degli standard urbanistici di livello urbano.
5 Il PdZ individua gli spazi aperti (piazze, viali, etc.) che assumono specifico significato di luogo di relazione e a questo scopo conformati dall’edificato circostante e dalle relative destinazioni.
6 Gli spazi verdi individuati dal PdZ sono i seguenti: Spazi a verde pubblico per il rispetto degli standard urbanistici, e Verde di arredo.
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7 Le Parti edificate sono articolate in:
TRASFORMAZIONE URBANISTICA - Superfici fondiarie di nuovo impianto con destinazione prevalentemente residenziale soggette a
progettazione unitaria;
Per l’attuazione degli interventi all’interno di tali componenti sono ammesse le categorie di intervento di cui all’art. 6 commi 1 e 2.
CONSERVAZIONE - Superfici fondiarie di conservazione con destinazione residenziale; - Superfici fondiarie di conservazione con destinazione mista; - Superfici fondiarie di conservazione con destinazione non residenziale.
Fatto salvo quanto previsto dall’art. 1, comma 6 per l’attuazione degli interventi all’interno di tali componenti sono ammesse le categorie di intervento di cui all’art. 6 comma 3.
8 La disciplina delle componenti di cui al presente articolo e il relativo grado di prescrittività sono contenute nel successivo Titolo II.
Art. 10 - Gli standard e il dimensionamento
1 Il calcolo del fabbisogno di standard urbanistici minimi è stato fatto con riferimento al DM 1444/68, secondo quanto previsto dall'art. 17 della LR 21/2009, considerando il parametro di 80 mc/ab per il calcolo degli abitanti convenzionalmente insediabili.
Tuttavia, come indicazione progettuale nella determinazione della dotazione degli standard di progetto si è considerato come standard urbanistico minimo i 22 mq/ab suddiviso in 4,00 mq/ab parcheggi pubblici; 6,5 mq/ab per servizi pubblici, 11,5 mq per verde pubblico.
Di conseguenza la dotazione degli Standard urbanistici di progetto, con riferimento alla volumetria residenziale, è comunque superiore alle quantità minime complessive degli standard urbanistici di PRG fissati in 22 mq/ab.
In coerenza con quanto sopra, per il calcolo del fabbisogno di Standard urbanistici minimi per la volumetria non residenziale si sono considerati i seguenti parametri: 0,4 mq/SLP per parcheggi pubblici e 0,4 mq/SLP per verde pubblico, dove la SLP è la superficie lorda di pavimento calcolata come rapporto tra la volumetria non residenziale e il parametro convenzionale di 3,20.
Le specifiche quantificazioni relative al dimensionamento e al calcolo del fabbisogno di standard sono riportate nella Tabella allegata alle presenti NTA.
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TITOLO II
DISCIPLINA DELLE COMPONENTI DEL PIANO
Capo 1° Reti, spazi, edifici pubblici
Art. 11 - Reti e spazi pubblici e di uso pubblico
1 Il tracciato generale della viabilità e le sagome di ingombro delle sezioni stradali, nonché le aree destinate a parcheggi pubblici, nel rispetto delle discipline di settore vigenti, sono definiti nel Sistema della mobilità e spazi pubblici (v.Elab.4) e riportate nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1: 2.000 (v.Elab 5).
2 L’impianto della viabilità con le sezioni stradali, nonché le aree destinate a parcheggi pubblici sono definiti nel Sistema della mobilità e spazi pubblici (v.Elab.4); hanno valore prescrittivo ai fini della realizzazione delle opere di urbanizzazione.
3 Nel Sistema della mobilità e spazi pubblici (v.Elab.4) è individuata la gerarchia della rete viabilistica e il relativo uso pubblico. Le reti con le relative fasce di pertinenza stradale sono distinte e devono intendersi separate da quelle per percorsi pedonali attrezzati e/o piste ciclabili. Per dare continuità ad entrambi le reti, il PdZ non prevede strade senza uscita. La rete infrastrutturale assicura la connessione degli spazi pubblici e delle attrezzature e servizi e prevede le integrazioni attraverso strade di uso pubblico all’interno dei Comparti fondiari e percorsi pedonali attrezzati pubblici o di uso pubblico. E’ consentito l’accesso alle superfici fondiarie direttamente dalla viabilità pubblica.
4 Eventuali spostamenti di assi e/o tracciati, per effetto di ritrovamenti di reperti archeologici o per altre motivazioni sovraordinate, sempre che non comportino un ridisegno sostanziale dei comparti edificatori, potranno essere consentiti e realizzati senza necessità di ulteriori atti amministrativi di variante urbanistica, previo l’eventuale parere favorevole delle Soprintendenze interessate e l'approvazione, da parte degli Organi dell'Amministrazione competenti in materia.
5 Eventuali modifiche tese ad rendere coerente la situazione preesistente con le nuove sezioni stradali di piano e relative modalità di connessione delle sezioni stradali con viabilità esterne al perimetro del PdZ potranno essere effettuate in sede di progettazione unitaria.
6 I parcheggi pubblici sono definiti e quantificati nel Sistema della mobilità e spazi pubblici (v.Elab.4) e sono riportati nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1: 2.000 (v.Elab 5). Le modalità di verifica della dotazione di parcheggi pubblici secondo la strumentazione urbanistica generale vigente vengono riportate nella Tabella allegata alle presenti NTA. Le aree a parcheggio dovranno essere realizzate con materiali impermeabili e tecniche costruttive che impediscano infiltrazioni in falda idrica di sostanze inquinanti provenienti dallo stazionamento dei veicoli.
7 Nella rappresentazione degli Elabb. 4 e 5, oltre ai parcheggi pubblici, alle sedi stradali e alle relative fasce di pertinenza, è indicato il verde di rispetto: per questa destinazione è consentito solo l'arredo e la segnaletica stradale ed eventuali accessi ai comparti fondiari. Il verde di rispetto non partecipa alla quantificazione del fabbisogno di verde da standard.
8 Le reti e spazi pubblici e di uso pubblico di cui al comma 1, sono distinti in: - Sede stradale esistente e/o in corso di attuazione; - Sede stradale da adeguare e/o di progetto; - Parcheggi pubblici esistenti e/o in corso di attuazione e di progetto.
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Art. 12 - Rete dei sottoservizi pubblici
1 La realizzazione delle reti nel sottosuolo dove prevedere soluzioni progettuali integrate e pavimentazioni e chiusini di ispezione volti a garantire alloggiamenti unificati attraverso la realizzazione di appositi cunicoli o gallerie che consentano l’inserimento delle diverse reti e la loro completa ispezionabilità.
2 Nel caso di linee esistenti, al fine di garantire adeguata tutela preventiva ai soggetti più esposti, Roma Capitale può pretendere l’adozione di specifici piani di risanamento ambientale, previo accordo di programma con gli Enti interessati, per definire l’interramento degli elettrodotti esistenti in aree sensibili, ove siano presenti servizi pubblici, verde pubblico, insediamenti residenziali.
3 Tutti gli insediamenti possono essere dotati di sistemi autonomi di collettamento e depurazione delle acque nel rispetto delle prescrizioni del D.Lgs 152/1999.
Art. 13 - Spazi aperti pubblici: luoghi di relazione: piazze, spazi pavimentati e spazi verdi
1 I luoghi di relazione: piazze, spazi pavimentati e gli spazi verdi pubblici sono definiti e quantificati nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1: 2.000 (v.Elab 5). Le modalità di verifica della dotazione di verde pubblico secondo la strumentazione urbanistica generale vigente vengono riportate nella Tabella allegata alle presenti NTA.
2 Nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1:2.000 (v.Elab 5), gli Spazi a verde pubblico comprendono spazi a verde attrezzato e spazi a verde sportivo. I luoghi di relazione: piazze e spazi pavimentati sono intesi come spazi conformati dal costruito legato ai servizi pubblici, alle quinte del costruito e alla loro caratterizzazione funzionale, di transito, sosta e relazione. Particolare cura deve essere riservata alla scelta delle essenze per quanto riguarda il verde e delle pavimentazioni per quanto riguarda gli spazi "minerali".
3 La scelta di vegetazione “morbida” con effetto “naturale” deve fare riferimento al contesto in cui si inserisce e deve essere definita per dare continuità alle direttrici verdi e alle connessioni con il contesto. La selezione di specie vegetali deve tenere conto dell’aspetto ornamentale, della scarsa necessità di manutenzione, della buona tolleranza agli agenti inquinanti e della destinazione di spazi areali per giardini configurati o naturali. In particolare le essenze consigliate riguardano:
- Piantumazione con specie tappezzanti di varie altezze (h. 10 – 60 cm.) tipo ad es.: Ceanothus repens, Cotoneaster dammerii, Cotoneaster horizontalis, Euonymus fortunei, Euonymus radicans, Hedera helix, Mesembrianthemum cooperi sedum spp., Rosmarinus lavandulaceus, Rosa nitida, Santolina, Teucrium chamaedrys, Viburnum carlesii, Vinca major, Vinca minor;
- Piantumazione con siepi di specie arbustive (h. 100 – 200 cm), tipo ad es.: Berberis wilsoniae, Cistus laurifolius, Cistus salvifolius, Cornus sanguinea, Lavandula spica, Lavandula stoechas, Lonicera cerulea, Myrtus, Rhamnus alaternus, Rosa hugonis, Rosa multiflora, Rosa rubiginosa, Rosa rugosa, Rosmarinus officinalis, Spiraea arguta, Viburnum opulus, Viburnum tinus;
- Elementi arborei per ombreggiatura: specie arboree di medie dimensioni ornamentali (massimo 10 m) consigliate dal Servizio Giardini ; ad es.: Albizia julibrissin, Catalpa bungei, Hibiscus syriacus, Lagestroemia indica, Ligustrum japonica, Prunus cerasifera Pissardi, Prunus serrulata, Prunus blijerana.
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4 Le aree interessate da trasformazioni (scavi, terrapieni, piazzali, margini delle strade e dei parcheggi, ecc), incluse quelle utilizzate in fase di cantiere, devono essere oggetto di interventi di ripristino e miglioramento ambientale.
5 La delicatezza dei luoghi, in particolare in prossimità delle aree boscate, richiede particolare attenzione all’inserimento del nuovo intervento, con la necessità di opere di mitigazione e valorizzazione ambientale.
Art. 14 - Servizi pubblici
1 Gli edifici speciali per attrezzature e servizi devono essere progettati in relazione allo spazio pubblico adiacente, in modo da risultare concepiti quali luoghi di relazioni collettive e di identità alla scala della parte urbana. Gli edifici speciali per attrezzature e servizi, almeno quelli prospicienti spazi pubblici devono prevedere una progettazione unitaria, privilegiando una progettazione di elevata qualità architettonica.
2 I parcheggi pertinenziali non devono essere reperiti negli spazi pubblici prospicienti.
3 Per le destinazioni d’uso si rimanda alla Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1:2.000 (v.Elab 5). Una diversa utilizzazione della tipologia dei servizi pubblici, comunque nel rispetto del DM 1444/68, non costituisce variante urbanistica.
4 Per i servizi privati di pubblica utilità (telefonia mobile, etc.) gli impianti dovranno essere localizzati preferibilmente distanti almeno 100 metri lineari dagli edifici ad uso abitativo e scolastico.
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Capo 2° Le Parti edificate
Art. 15 - L’articolazione funzionale
1 Le Parti edificate sono individuate dalla Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1: 2.000 (v. Elab 5).
Esse si articolano in:
- Superfici fondiarie di nuovo impianto con destinazione prevalentemente residenziale soggette a progettazione unitaria;
- Superfici fondiarie di conservazione con destinazione residenziale;
- Superfici fondiarie di conservazione con destinazione mista;
- Superfici fondiarie di conservazione con destinazione non residenziale.
2 Per la realizzazione delle opere di urbanizzazione e per l’edificazione del Piano, i seguenti elementi rivestono un carattere prescrittivo:
- il perimetro del PdZ, con la definizione della superficie territoriale come riportato nell’Elab.5. La definizione delle superfici fondiarie, come quelle delle superfici per servizi, in sede di progetto attuativo, in presenza di eventuali scostamenti evidenziatisi nella realtà rispetto alla cartografia catastale utilizzata, potranno essere corrette, a mezzo di apposita Determinazione Dirigenziale, senza costituire variante.
- i dati dimensionali dei Comparti fondiari Cf e il numero massimo dei livelli fuori terra degli edifici nei comparti fondiari, come riportati nell’Elab.5.
- gli Allineamenti A di impianto urbanistico come riportati nell’Elab.6.
- il Numero dei livelli di pavimento sovrapposti Nl come riportati nell’Elab.5.
3 Le Superfici fondiarie di nuovo impianto con destinazione prevalentemente residenziale soggette a progettazione unitaria al loro interno possono articolarsi in:
- spazi destinati all’edificazione e spazi privati annessi, di pertinenza diretta dei singoli fabbricati e/o dei singoli alloggi (autorimesse, cantine, sale condominiali, vani scale e ascensori, androni, volumi tecnici, lavatoi, stenditoi, essiccatoi).
- spazi pertinenziali per il verde, comprendenti le aree interne ai comparti da destinare agli spazi di verde condominiale, spazi pavimentati e spazi per il verde di pertinenza diretta dei singoli fabbricati.
- strade private e parcheggi, destinati alla viabilità distributiva interna alle superfici fondiarie, ai percorsi pedonali, ai parcheggi pertinenziali e alle rampe di accesso alle autorimesse interrate.
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Art. 16 - L’articolazione delle superfici fondiarie in rapporto agli interventi: unità minima di intervento edilizio, comparto fondiario, aggregato di comparti
1 Nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1:2.000 (v.Elab 5), le superfici fondiarie sono articolate in Comparti fondiari-Cf, ai quali sono riferiti, in apposite tabelle, i dati relativi alle quantità edificatorie attribuite a ciascun comparto, eventualmente per destinazione.
2 Le Unità minime di intervento edilizio Umie, saranno individuate in sede di progettazione unitaria del comparto con definizione della morfotipologia di riferimento assunta per la progettazione, di cui al successivo art. 17.
Capo 3° Regole per l’assetto spaziale dell’insediamento
Art. 17 - L’articolazione delle superfici fondiarie in rapporto alle morfotipologie insediative
1 Nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1:2.000 (v. Elab 5) sono individuati i Comparti fondiari. In corrispondenza di essi, nella Partizione e modalità d’uso degli spazi pubblici e privati, Regolamento per l’edificazione su base catastale – scala 1:2.000 (v. Elab 6), vengono rappresentate con valore prescrittivo le Impronte a terra degli edifici It, gli Allineamenti A e il Numero dei livelli di pavimento sovrapposti Nl, con riferimento alle morfologie insediative da assumere nella progettazione del comparto fondiario.
2 In riferimento alle possibili combinazioni morfotipologiche d’impianto e alle tipologie edilizie tipo, si rimanda alle indicazioni comprese nell’Allegato alle presenti NTA. Tali indicazioni, nel rispetto delle quantità attribuite al Comparto fondiario, costituiscono suggerimento ai fini della progettazione esecutiva.
3 Per le quantità edificabili nei Comparti fondiari Cf, riportate nelle tabelle contenute nella Partizione e modalità d'uso degli spazi pubblici e privati - Zonizzazione su base catastale - scala 1:2.000 (v. Elab 5) è consentito il trasferimento di volumetrie da un comparto all’altro nella misura massima del 10% della somma delle volumetrie dei comparti interessati, nel rispetto del numero massimo dei livelli consentiti e dei distacchi di norma. Tali trasferimenti non costituiscono variante e sono regolamentati da DD ratificata nei provvedimenti di assegnazione.
4 Eventuali spostamenti e/o rotazioni all’interno del comparto, per effetto di ritrovamenti di reperti archeologici o per altre motivazioni sovraordinate, sempre che restino garantiti i distacchi di legge e le forme e le dimensioni dei comparti edificatori, potranno essere consentiti e realizzati senza necessità di ulteriori atti amministrativi di variante urbanistica, previo l’eventuale parere favorevole delle Soprintendendenze interessate e l'approvazione, da parte degli Organi dell'Amministrazione competenti in materia.
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Art. 18 - Trattamento della superficie di pertinenza
1 La sistemazione delle superfici di pertinenza degli edifici deve assicurare un Indice di permeabilità-Ip di almeno il 50% e comunque rispettare le prescrizioni impartite dal Regolamento edilizio.
2 La Densità arborea-DA deve essere pari a 40 alberi/ettaro e la Densità arbustiva-DR deve essere pari a 60 alberi/ettaro, qualora non sia possibile impiantare all’interno del comparto le quantità arboree derivanti dallo standard sopra indicato, previo atto di impegno, la parte in eccedenza dovrà essere impiantata su aree pubbliche (strade, piazze e percorsi pedonali) secondo le indicazioni del progetto delle OO.UU. primaria.
3 Nel caso in cui il piano di campagna debba subire variazioni di quota per ragioni tecniche, l’altezza del fabbricato è riferita alla quota di sistemazione di progetto delle superfici esterne a diretto contatto con l’edificio, sempreché:
- detta sistemazione, realizzata in terreno vegetale, ghiaia o comunque pavimentata, abbia un andamento di naturale raccordo, con pendenze mai superiori al 30%, con il terreno o la viabilità circostante nel loro assetto preesistente o previsto dal PdZ; in caso diverso l’altezza dell’edificio va calcolata rispetto alla quota della strada preesistente in corrispondenza dell’edificio ovvero di quella prevista dal PdZ;
- detta sistemazione presenti salti di quota o muri di scarpa, in ogni caso trattati con materiali naturali, di altezza non superiore a ml 1,00. In caso di misura superiore, ovvero di trattamento diverso dal salto di quota o del muro di scarpa, l’altezza dell’edificio è misurata a partire dalla loro base.
Art. 19 - Parcheggi privati
1 I parcheggi pertinenziali privati sono ricavati:
• nel sottosuolo, all’interno della proiezione a terra dell’edificio;
• nel sottosuolo anche all’esterno della proiezione dell’edificio;
• i parcheggi pertinenziali possono essere realizzati qualora necessario per esigenze progettuali, nel sottosuolo di aree con destinazione pubblica, previa assegnazione – con Delibera dell’Assemblea Capitolina – del diritto di sottosuolo ed approvazione, con il medesimo atto, del progetto di sistemazione superficiale secondo le previsioni del PdZ;
• all’aperto nella superficie di pertinenza, rispettando comunque l’Indice di permeabilità prescritto.
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TITOLO III
ATTENZIONI ECOLOGICO - AMBIENTALI
Capo 1° Funzionalità naturale
Art. 20 - Permeabilità dei suoli
1 Gli interventi dovranno tenere conto degli aspetti dello sviluppo sostenibile dei cicli naturali e contribuire al ripristino della funzionalità naturale dell’ambito di riferimento urbano. In particolare sono da mantenere e ripristinare le permeabilità del terreno, limitare l’occlusione dei suoli delle parti non edificate garantendo, a seconda delle destinazioni previste, la permeabilità dei suoli ed utilizzando il tipo di pavimentazioni più vicino alle condizioni di naturalità (pavimentazioni permeabili con materiali, pavimentazioni discontinue con presenza di vegetazione, superfici a verde sui solai di copertura dei piani interrati).
Art. 21 - Ciclo delle acque meteoriche
1 Con l’obiettivo di salvaguardare la continuità dei flussi idrici e naturali sia in superficie che in profondità, nonché di ripristinare l’andamento naturale di fossi e corsi d’acqua naturali e utilizzare la disponibilità di acqua all’interno della progettazione degli spazi aperti, gli interventi dovranno utilizzare soluzioni tecnico-architettoniche per raccogliere, conservare, riciclare le acque meteoriche, anche prevedendo, la creazione di piccoli bacini, eventualmente da allocare negli spazi pubblici.
Art. 22 - Miglioramento della qualità d’aria, riduzione dell’inquinamento atmosferico
1 Per favorire la riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico, i progetti di viabilità e del verde dovranno prevedere una progettazione organica del sistema di piantumazione (corridoi verdi, piantumazione di alberature, anche in filari, o siepi lungo le strade di maggior traffico).
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Capo 2° Bioarchitettura e risparmio energetico
Art. 23 - Requisiti Definizione e Contenuti
1 Gli interventi edilizi inquadrati nel PdZ debbono rispondere a requisiti tecnici esprimibili secondo parametri oggettivi e misurabili, in riferimento alle esigenze di sicurezza, igiene e fruibilità degli utilizzatori. Essi sono raggruppati in famiglie omogenee come sotto riportato:
1) resistenza meccanica e stabilità;
2) sicurezza in caso di incendi;
3) igiene, salute e ambiente;
4) sicurezza nell'impiego;
5) protezione contro il rumore;
6) risparmio energetico e ritenzione del calore;
7) fruibilità e disponibilità di spazi ed attrezzature.
Art. 24 - Uso di tecnologie innovative
1 Il progetto degli edifici introdurrà tecnologie innovative nel campo del risparmio energetico e ambientale per migliorare le qualità igieniche, tecniche, illuminotecniche ed acustiche degli edifici. La progettazione delle opere dovrà essere orientata all’uso efficiente delle risorse e alla riduzione delle emissioni, sia in fase di realizzazione che in fase di funzionamento. In particolare si dovranno privilegiare l’uso di materiali e componenti edilizi durevoli e di facile manutenzione nel rispetto dei requisiti di biocompatibilità ed eco-sostenibilità. Le condizioni bioclimatiche negli alloggi (isolamento termoacustico, rinnovamento dell’aria interna, riduzione dell’inquinamento elettromagnetico, ispezionabilità degli impianti) dovranno essere garantite il più possibile, attraverso una progettazione orientata all’uso efficiente delle risorse e alla riduzione delle emissioni. Si dovrà inoltre, favorire l’utilizzo di coperture con pannelli solari, con soluzioni architettoniche adeguate ad un disegno unitario complessivo. Almeno il 50% del fabbisogno di energia primaria per la produzione di acqua calda deve essere assicurato mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia e comunque deve rispettare le prescrizioni impartite dal Regolamento edilizio..
Art. 25 - Misure di contenimento dei consumi di energia per la climatizzazione estiva
1 Il requisito “Comfort estivo”, si pone l’obiettivo di migliorare il comportamento dell’organismo edilizio, in termini di efficienza energetica, nella stagione estiva.
2 I progetti delle nuove costruzioni dovranno tendere a mantenere le temperature interne, in assenza dell’impianto di raffreddamento dell’aria, in modo tale da evitare, o ridurre quanto più possibile, il ricorso
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a impianti di climatizzazione. La corretta progettazione dell'involucro costituisce elemento passivo di garanzia del comfort interno estivo.
3 L'inerzia termica dell'edificio nel suo complesso, la ventilazione delle coperture e delle facciate, il corretto uso dei materiali di isolamento, l’attenuazione dell’irraggiamento solare diretto, la corretta esposizione degli ambienti debbono essere valutati in sede di progetto al fine di favorire il controllo del surriscaldamento estivo senza necessità di equilibrare le scelte compositive e strutturali con altre esigenze impiantistiche che richiedano l’uso di energia pregiata.
Art. 26 - Misure di contenimento dei consumi di energia per il riscaldamento invernale
1 Gli edifici vanno concepiti e realizzati in modo da consentire una riduzione del consumo di combustibile per il riscaldamento invernale, intervenendo sull’involucro edilizio, sul rendimento dell’impianto di riscaldamento e favorendo gli apporti energetici gratuiti. I requisiti di prestazione energetica debbono tendere ad un graduale miglioramento, al fine di realizzare costruzioni di elevato risparmio energetico, come previsto dal D.Lgs. 192/05 e dalla Delibera dell’Assemblea Capitolina n. 7 del 14/02/2011.
Art. 27 - Incentivi urbanistici per il contenimento dei consumi di energia
1 Viene consentito di non inserire nel calcolo della volumetria gli elementi di cui all’art. 48/ter comma 1 del Regolamento edilizio come modificato ai sensi della Delibera dell’Assemblea Capitolina n. 7 del 14/02/2011.
2 L’attribuzione e la realizzabilità di quanto espresso nel comma 1, sarà soggetta ad Atto d’Obbligo che il concessionario dovrà sottoscrivere prima del rilascio del Permesso di Costruire. Esso destinerà gli incrementi volumetrici agli usi dichiarati per il miglioramento della qualità edilizia.
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TITOLO IV
MODALITA’ DI ATTUAZIONE E GESTIONE
Art. 28 - Assegnazioni
1 Le assegnazioni agli operatori, ed ogni eventuale affidamento di aree in concessione ed in convenzione, devono obbligatoriamente essere effettuate nel rispetto delle presenti norme e del contenuto del progetto urbanistico.
Art. 29 - Affidamento in concessione di opere di urbanizzazione
1 Eventuali affidamenti in concessione a scomputo dei corrispettivi dovuti, di opere di urbanizzazione o di parte di esse, dovranno obbligatoriamente essere definiti nell’ambito di una valutazione e programmazione complessiva delle opere di urbanizzazione. Tale progetto sarà preventivamente elaborato dall’Amministrazione Comunale di Roma Capitale e sarà esteso a tutte le aree del Programma Urbanistico, ancorché non ancora interessate da assegnazioni ed occupazioni.
Art. 30 - Redazione progetti
1 I progetti dei comparti ad attuazione privata e delle aree di attuazione pubblica, devono obbligatoriamente fare riferimento alle Tavole di Coordinamento edilizio della progettazione unitaria e devono contenere gli elaborati progettuali più significativi degli edifici privati, degli spazi aperti e delle recinzioni.
Art. 31 - Affidamento Progettazioni
1 Al fine di garantire il carattere unitario degli interventi e ottenere un più alto livello qualitativo, l’Amministrazione si riserva, ove lo ritenga opportuno, di affidare a gruppi di professionisti interni ed esterni, attraverso procedure di evidenza pubblica, la progettazione unitaria degli spazi pubblici, delle attrezzature pubbliche, delle aree per il verde attrezzato e dell’arredo stradale. La progettazione rispetterà naturalmente norme e prescrizioni del Piano di Zona. Sarà cura dell’Amministrazione Comunale di Roma Capitale utilizzare le procedure concorsuali di evidenza pubblica per agevolare l’accesso alla professione di giovani professionisti.
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Art. 32 - Coordinamento della progettazione dei comparti fondiari
1 Nel caso di assegnazione di singole unità edilizie o di unità minime di intervento, all’interno di un comparto fondiario a più operatori è fatto obbligo di garantire l'omogeneità e l'unitarietà architettonica; a tal fine gli operatori interessati dovranno presentare, allegata al progetto edilizio per i singoli Permessi di Costruire, una Tavola di Coordinamento controfirmata da tutti gli assegnatari, da cui si evinca inequivocabilmente l’unitarietà architettonica del progetto, pur consentendo l'attuazione per concessioni edilizie diverse.
2 Anche per i singoli comparti è obbligatoriamente richiesta una progettazione coordinata tra i diversi operatori assegnatari. In particolare il coordinamento riguarderà:
- la sistemazione degli spazi aperti di uso comune, di circolazione e di collegamento delle aree non edificate dei lotti, compresa la viabilità interna;
- gli spazi pertinenziali comprese le sistemazioni a verde;
- il sistema degli accessi ai parcheggi privati interrati;
- il trattamento superficiale dei parcheggi a raso;
- le pavimentazioni degli accessi pedonali e dei percorsi pedonali di connessione integrata con gli elementi di arredo e di illuminazione;
- la definizione dei confini verso gli spazi pubblici, delle recinzioni e dei giardini privati.
3 Le Tavole di Coordinamento relative ai punti di cui sopra saranno costituite da una planimetria unitaria in scala appropriata tale da consentire una lettura di dettaglio, integrata, se necessario, da altri elaborati, saranno controfirmate da tutti gli operatori interessati ed allegate ai progetti edilizi presentati per i Permessi di Costruire. Gli elaborati di coordinamento edilizio, firmati da tutti gli assegnatari interessati, dovranno essere consegnati al Gruppo di Coordinamento Progettuale, di cui al successivo Art. 34 ed i progetti per i Permessi di Costruire dovranno ovviamente essere coerenti con essi. Le tavole di coordinamento dovranno inoltre essere oggetto di Atto d’obbligo da parte degli assegnatari, ai fini del rilascio del Permesso di costruire.
Art. 33 - Coordinamento Progettuale
1 Onde garantire una qualità progettuale omogenea all’interno di ciascun PdZ, e verificare la coerenza dei nuovi interventi con le preesistenze urbanistiche, architettoniche, storiche ed ambientali, l’Amministrazione Comunale di Roma Capitale nomina un Gruppo di Coordinamento Progettuale alle dipendenze del Dipartimento competente. La funzione del Gruppo di Coordinamento Progettuale si esplica nel controllare il pieno rispetto delle indicazioni urbanistiche e qualitative contenute nel PdZ, in riferimento alle ulteriori indicazioni di carattere unitario e formale a livello di progettazione dei singoli interventi edilizi.
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Art. 34 - Coordinamento della attuazione
1 Per seguire le specifiche problematiche di carattere amministrativo o tecnico afferenti l’attuazione dei progetti edilizi e delle opere di urbanizzazione, l’Amministrazione Comunale di Roma Capitale nomina un Coordinatore Attuativo, responsabile in merito alla fase realizzativa del Piano.
2- Al fine di promuovere la qualità architettonica del programma, ove nel Piano di Zona siano previsti uno o più comparti di edilizia sovvenzionata, gli stessi dovranno essere realizzati tramite procedura concorsuale di progettazione.
Art. 35 – Manutenzione delle aree a verde del Piano
1 Per garantire un’efficace manutenzione delle aree a verde del Piano l’Amministrazione Comunale di Roma Capitale elaborerà con apposito atto un programma per la gestione delle aree a verde da parte dei soggetti assegnatari ovvero degli affittuari, ovvero dei proprietari.
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PdZ B34 Casale Rosso variante Quater
DATI DI PROGETTO
ST Superficie Territoriale 50.000 mq
Volumetria Res 66.000 mc
Volumetria non Res (CU/b) 12.240 mc
Superficie Lorda di Pavimento - SLP=Vol. Non Res/3,2 3.825 mq
Stanze/abitanti (80 mc/ab) 825 n
Densità 165,00 ab/ha
Indice di Fabbricabilità Territoriale IT 1,32 mc/mq
VERIFICA DELLA DOTAZIONE DI STANDARD URBANISTICI
Fabbisogno Standard urbanistici minimi da DM 1444/681
Dotazione di Standard urbanistici di progetto 2
Tipologia di Standard
mq/ab mq mq mq/ab
Parcheggi pubblici 2,5 2.063 3.752 4,55
Servizi pubblici 6,5 5.363 5.757 6,98
Verde pubblico 9,0 7.425 9.202 11,15
Des
tinaz
ioni
res
iden
zial
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Totale 18,0 14.850 18.711 22,68
Fabbisogno Standard urbanistici minimi da DM 1444/68
Dotazione di Standard urbanistici di progetto
Tipologia di Standard
mq/SLP mq mq mq/SLP
Parcheggi pubblici 0,4 1.530 1.530 0,4
Verde pubblico 0,4 1.530 1.530 0,4
Des
tinaz
ioni
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side
nzia
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Totale 0,8 3.060 3.060 0,8
Fabbisogno Standard urbanistici minimi da DM 1444/68
Dotazione di Standard urbanistici di progetto
Tipologia di Standard
mq mq
Parcheggi pubblici 3.593 5.282
Servizi pubblici 5.363 5.757
Verde pubblico 8.955 10.732
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ompl
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Totale 17.910 21.771 1 Il calcolo della fabbisogno degli Standard urbanistici minimi è stata fatta con riferimento al DM 1444/68, secondo quanto previsto dall'art. 17 della LR 21/2009. 2 La dotazione degli Standard urbanistici di progetto, con riferimento alla volumetria residenziale, è comunque superiore alle quantità minime complessive degli standard urbanistici di PRG fissati in 22 mq/ab.
Piano di Zona B34 Casale Rosso quater Elab. B Norme Tecniche di Attuazione maggio 2011 -24-
Allegato 1 Combinazioni morfotipologiche d’impianto e
Tipologie edilizie tipo
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are
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perif
eric
he.
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pian
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ella
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impo
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pian
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zion
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- 5
1.2
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amen
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-
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zata
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feno
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i di
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cula
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e e
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scita
, che
ha
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otto
un
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stan
te “
sac-
cheg
gio”
del
ter
ritor
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vità
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e ch
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men
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ed u
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ne r
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eo
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no. I
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i un
vero
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urba
no,
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izio
ne
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i
orie
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e de
lle r
elaz
ioni
dim
ensi
onal
i con
gli
ogge
tti c
ircos
tant
i dev
e ov
viam
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ris
pond
ere
ad
una
mag
gior
e qu
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à di
indi
cazi
oni c
he,
pur
non
esse
ndo
nece
ssar
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cola
nti,
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sens
o ne
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azio
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i un
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ntin
uità
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o, è
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no o
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pre
-
senz
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nfra
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tture
indu
stria
li, te
rzia
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e al
la m
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tà,
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men
ti pr
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i
per l
’impo
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one.
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ale,
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urba
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fe s
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te s
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senz
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pia
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ficaz
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se
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i stru
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ti
urba
nist
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dunq
ue, d
ata
ques
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izio
ne,
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qual
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va
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cazi
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e di
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tem
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ente
ricon
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iona
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le, a
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mpi
anti
stra
dali
delim
itati
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ront
i edi
lizi e
dagl
i iso
lati
appa
rireb
be n
on s
uffra
gata
dal
la g
ene-
raliz
zata
qua
lità
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a de
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aref
atta
citt
à ci
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cost
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mpo
, la
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alla
chi
ara
enun
-
ciaz
ione
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l’im
pian
to u
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o a
favo
re d
i una
mag
-
gior
e lib
ertà
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la d
istri
buzi
one
spaz
iale
dei
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può
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luo
go a
d un
a so
stan
zial
e as
senz
a di
ricon
osci
bilit
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lla c
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ione
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ana.
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diffi
cile
com
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nque
l’in
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ione
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ossa
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-
tem
pera
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qual
i de
nsità
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ll’in
terv
ento
,
Par
te I
- 6
dim
ensi
onam
ento
dei
fab
bric
ati e
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li sp
azi u
rban
i, al
linea
men
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rada
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racc
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ecc.
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te in
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bi-
ti di
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sità
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assa
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min
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nti,
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ober
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cess
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tern
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nuov
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do tu
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a ap
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o-
ne c
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re e
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sion
i urb
ane.
1.3
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efin
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egli
spaz
i pub
blic
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La d
efin
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egli
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i all’
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cost
ruiti
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vie
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loro
agg
rega
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bbia
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atte
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le d
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ano.
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anch
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ti re
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i alla
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1.4
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i rel
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i alla
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spaz
iale
Dire
ttam
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col
lega
to a
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durr
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che
pos
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risu
ltare
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la lu
nga
dura
ta, l
esiv
i.
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com
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men
to e
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ione
Ben
ché
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egli
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ci.
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com
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men
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e ne
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2. Q
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blic
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ione
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rra,
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nto
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gran
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impo
rtanz
a ne
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efin
izio
ne d
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ccup
azio
ne d
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rren
o. In
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e si
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ioni
, spe
cific
atam
ente
in p
rese
nza
di c
orti
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nter
ni, p
ur p
erm
anen
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ubbl
ici,
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mon
o im
me-
diat
amen
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ando
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tant
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cor
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cien
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alcu
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ioni
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fere
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no d
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rispo
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corr
etta
men
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, ad
alcu
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elle
pro
blem
a-
tiche
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eque
nte
occo
rren
za n
ella
def
iniz
ione
deg
li sp
azi e
ster
ni p
ubbl
ici e
priv
ati.
2.1
Elem
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dello
spa
zio
urba
no p
ubbl
ico
2.1.
1 Pi
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Nel
la c
onfo
rmaz
ione
del
l’im
pian
to u
rban
o, la
def
iniz
ione
deg
li sp
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rilie
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ench
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pia
zza
com
e el
emen
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o no
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a
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rado
di e
saur
ire, p
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cura
tam
ente
con
gegn
ata,
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esse
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iver
sific
a-
te e
sige
nze
avan
zate
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ttivi
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ssa
é tu
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caci
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dim
ensi
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e e
mor
folo
gico
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car
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rizza
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lazi
one
tra e
di-
Par
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- 9
fici e
spa
zio
aper
to, d
all’a
ltro
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orre
tta a
ggre
gazi
one
di fu
nzio
ni, s
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zi e
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tri e
lem
en-
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o co
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nece
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“gra
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zion
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rale
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bito
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efin
izio
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ca é
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lega
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pia
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zion
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mpi
anto
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dale
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ttutto
, alla
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e di
men
sion
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i fro
nti e
diliz
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itano
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iazz
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essa
. Si v
erifi
ca d
unqu
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nec
essi
tà d
i ver
ifica
re, s
ulla
bas
e di
prin
ci-
pi d
i pro
porz
iona
men
to, l
’effe
ttiva
coe
renz
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pazi
ape
rti c
he v
engo
no im
post
ati.
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amen
te a
lla p
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ione
che
lo s
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lla p
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a de
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ssum
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nell’
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quar
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, sus
sist
e un
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neric
a ne
cess
ità d
i con
side
rare
tale
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zio
qual
e el
emen
to c
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del
l’im
pian
to u
rban
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ebbe
ne q
uest
a co
nsid
eraz
ione
non
cos
titui
sca
nece
ssar
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ente
un ra
gion
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to in
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ito a
d un
a po
sizi
one
baric
entri
ca ri
spet
to a
lla d
ispo
sizi
one
dei f
abbr
i-
cati,
é tu
ttavi
a im
porta
nte
cons
ider
are
la p
iazz
a co
me
luog
o di
sm
ista
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to e
acc
essi
bilit
à pr
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vile
giat
a ris
petto
a tu
tte le
ulte
riori
artic
olaz
ioni
del
qua
rtier
e. L
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azza
può
per
tant
o fu
nger
e
da s
nodo
per
l’ac
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o al
ver
de p
ubbl
ico
di r
iliev
o pr
esen
te a
ll’in
tern
o de
l pia
no, n
on-
ché
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cipa
li di
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ici d
i via
bilit
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rrab
ile e
ai p
erco
rsi p
edon
ali.
Rel
ativ
amen
te a
i con
tenu
ti fu
nzio
nali
della
pia
zza,
é p
ossi
bile
con
side
rare
la p
rese
nza
di
spaz
i pre
vale
ntem
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ped
onal
i, fu
nzio
ni c
omm
erci
ali (
pian
o te
rra
degl
i edi
fici r
esid
enzi
ali,
anch
e in
spa
zi p
ortic
ati),
eve
ntua
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te c
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nzio
ni d
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nde
dist
ribuz
ione
(cor
reda
ta d
a pa
r-
cheg
gi p
ertin
enzi
ali)
e ve
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pubb
lico
(pia
zza
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dino
). La
pia
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può
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sì o
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re s
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zi
pubb
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ati,
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sser
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ata
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arch
eggi
pub
blic
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, al f
ine
di n
on s
ovra
cca-
ricar
e la
via
bilit
à lim
itrof
a co
n au
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tture
in s
osta
.
2.1.
2 St
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Gli
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anti
stra
dali
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rese
ntan
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ulte
riore
ele
men
to d
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nde
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o-
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tip
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ziat
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are
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so d
i ogn
i sin
golo
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e di
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zion
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ile, a
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ciap
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e
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hegg
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blic
i;
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oio:
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ompa
tta c
on fr
onti
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par
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-
li. L
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ficat
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lupp
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pia
ni, c
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a co
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ale.
L’a
llest
imen
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stra
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mpi
mar
ciap
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onab
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alla
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bla”
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ruttu
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on fr
onti
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alle
li, u
n
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cato
di 4
-5 p
iani
con
des
tinaz
ione
com
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cial
e al
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no te
rra,
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ciap
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, una
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ntua
li
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i com
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cial
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“par
co li
near
e”;
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- 10
d) S
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nsità
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si s
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one
stra
dale
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cia-
pied
e, e
vent
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zion
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segg
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siva
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tribu
zion
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senz
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ure
e
dall’
inte
graz
ione
tra
verd
e pu
bblic
o, v
erde
per
tinen
zial
e e
verd
e pr
ivat
o.
2.1.
3 Em
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nze
Le e
mer
genz
e co
stitu
isco
no e
lem
enti
salie
nti d
ell’i
mpi
anto
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sec
onda
rie ri
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-
to a
lle p
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ppre
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dalle
pia
zze,
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iedo
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ella
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zion
e.
Tra
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ann
over
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esso
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rega
zion
e pu
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i per
cors
i, le
test
ate
di a
ssi s
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li ec
c.
And
ando
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abbr
acci
are
una
così
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ta g
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situ
azio
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orfo
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he, n
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sibi
-
le d
elin
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tetic
amen
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pro
blem
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i può
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via
sotto
linea
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zion
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zion
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, con
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iara
men
te a
nche
lo s
vi-
lupp
o vo
lum
etric
o de
gli o
gget
ti pr
opos
ti.
2.1.
4 A
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di s
osta
Le a
ree
di s
osta
per
le a
utom
obili
, sia
no e
sse
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inat
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cheg
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enzi
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ituis
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sic
uram
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emen
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oble
mat
icità
nel
la d
efin
izio
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egli
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i urb
ani.
Seb
bene
sia
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priv
ilegi
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, la
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e po
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cind
ibile
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zion
e di
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anda
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i vig
enti.
Dat
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pros
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ità d
elle
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genz
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i mag
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ano
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Una
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e le
pia
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azio
ni v
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ali.
Da
un la
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e po
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Par
te I
- 11
sono
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ere
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erat
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vam
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i pa
rche
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ecce
ssiv
o irr
aggi
amen
to c
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to d
al s
urris
cald
amen
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elle
sup
erfic
i met
al-
liche
; dal
l’altr
o, è
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sibi
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trodu
rre
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zion
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aci d
i mig
liora
re n
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olm
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ques
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biti,
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esem
pio
pred
ispo
nend
o un
a fit
ta p
iant
umaz
ione
a f
ilare
lung
o le
fas
ce d
i
sepa
razi
one
dei p
osti
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, cos
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dare
luog
o a
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hegg
i “ve
rdi”.
Pur
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endo
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rabi
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emi d
i ver
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zato
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quis
isco
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aggi
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cità
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azio
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li el
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ti ur
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circ
osta
nti.
É tu
ttavi
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te c
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i prim
aria
impo
rtanz
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ulta
la c
orre
tta lo
caliz
zazi
one
delle
are
e di
sost
a in
fase
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efin
izio
ne d
ei p
iani
, poi
ché
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val
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ione
pre
limin
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uals
iasi
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i miti
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one,
cos
titui
re p
re-
senz
e de
turp
anti
all’i
nter
no d
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uovi
qua
rtier
i.
2.1.
5 El
emen
ti m
orfo
logi
ci d
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erde
L’in
tera
zion
e tra
spa
zi a
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dini
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sen-
te C
odic
e. L
’atte
nzio
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aspe
tti d
i otti
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zazi
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enta
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l’util
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ione
del
l’im
mag
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mig
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sivo
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aval
ica
senz
’altr
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l’arr
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sus
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fici e
cc.)
e qu
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ale”
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e di
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atur
ale
e at
trezz
ato,
fila
ri, b
arrie
re a
rbor
ee e
cc.).
Lo
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o di
que
-
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prin
cipi
o di
inte
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ione
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sist
e ne
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fluire
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to m
olti
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erso
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lta q
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nera
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spa
zio
urba
no.
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ioni
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azio
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nzio
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si i
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n si
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zion
ale
com
post
o pr
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lent
emen
te d
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beri
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s.
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cio
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ento
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lizio
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etto
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o
Par
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- 12
ogge
tti v
isiv
amen
te d
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pant
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rche
ggi,
pree
sist
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itetto
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e s
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mat
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sola
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ssib
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iona
re o
ppor
tuna
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te le
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enze
da
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e: e
ssen
ze s
empr
e-
verd
i per
la s
cher
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ura
visi
va, e
ssen
ze c
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atur
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, con
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gico
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lem
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ra v
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cost
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pian
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azio
ni
rego
lari
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pi fil
ari, q
uinc
once
, ecc
.) ov
vero
sec
ondo
disp
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i car
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ale
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to).
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e a
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filar
e d’
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ri ra
ppre
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azio
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re-
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ente
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nzia
re il
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o di
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perc
orso
stra
dale
. Nat
ural
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te u
n fil
a-
re,
a se
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a de
ll’es
senz
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oper
ata,
può
svo
lger
e un
mag
gior
e o
min
ore
ruol
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mbr
eggi
amen
to e
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sch
erm
atur
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gli e
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a, p
erm
a-
ne q
uella
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efin
izio
ne e
stet
ica
ed a
l dec
oro
urba
no.
I fila
ri ar
bore
i, se
acc
oppi
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un
tracc
iato
stra
dale
, pos
sono
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e lu
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n
sist
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geom
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o di
un
certo
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evo;
cos
ì anc
he in
que
i cas
i in
cui v
engo
no d
ispo
sti l
ungo
uno
spar
titra
ffico
o a
iuol
a ce
ntra
le (s
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– ra
mbl
a co
n ve
rde
cent
rale
), da
ndo
luog
o ad
una
riser
va “
verd
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he,
oltre
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irada
re la
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sità
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lizia
, pu
ò gi
à sv
olge
re u
n ru
olo
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ante
rigua
rdo
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ento
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bien
tale
com
ples
sivo
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amen
to in
dotto
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li al
beri,
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tti, f
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il m
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del
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, pro
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ndo
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del
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m-
pera
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dur
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alde
.
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ree
a ra
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ras
o in
clud
ono
gene
ricam
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tutti
gli
impi
anti
di v
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in c
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sian
o pr
esen
ti al
bera
ture
ad
alto
o m
edio
fust
o, in
clud
endo
per
ò ar
bust
i e a
ltre
esse
nze
di p
ic-
cola
dim
ensi
one.
Que
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tipol
ogia
di s
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maz
ione
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rabi
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cre
azio
ne d
i
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enti
di s
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azio
ne n
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com
plet
amen
to d
i am
biti
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dual
i, pe
r la
delim
ita-
zion
e di
are
e di
par
cheg
gio,
pia
zze,
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.
d) P
oggi
:il t
ratta
men
to a
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de d
egli
spaz
i ape
rti p
reve
de a
nche
la p
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rare
mov
i-
men
ti de
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reno
con
lo s
copo
di c
rear
e vi
sual
i, ov
vero
di s
cher
mar
e co
n m
aggi
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acia
aper
ture
inde
side
rate
ver
so z
one
di p
oten
zial
e de
grad
o. È
per
tant
o po
ssib
ile a
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rare
rint
erri
per c
rear
e pi
ccol
i ria
lzam
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del t
erre
no, e
vent
ualm
ente
da
dest
inar
e a
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azio
ne c
on b
ar-
riere
ver
di p
er g
ener
are
più
effic
ient
i sis
tem
i di s
cher
mat
ura
di a
ree
di s
osta
, pre
esis
tenz
e, e
cc.
2.2
Elem
enti
dello
spa
zio
este
rno
priv
ato
Altr
e so
luzi
oni d
i sis
tem
azio
ne a
ver
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clud
ono
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rdin
i priv
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rti,
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li ed
ifici
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e, e
ssen
do d
i per
tinen
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tretta
men
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no a
l sin
-
golo
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tore
l’in
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tiva
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pia
ntum
azio
ne e
man
uten
zion
e de
l ver
de; l
e co
rti in
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e, ra
ppre
-
sent
ando
una
dim
ensi
one
inte
rmed
ia t
ra p
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ico
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ivat
o, p
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no e
sser
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stin
ate
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acco
glie
re s
pazi
ver
di d
i util
izzo
com
une,
app
lican
do le
pia
ntum
azio
ni c
on e
ssen
ze a
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io
fust
o pe
r ge
nera
re p
icco
li am
biti
da c
olle
gars
i pos
sibi
lmen
te c
on i
più
vast
i sis
tem
i rel
ativ
i ai
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hi d
i qua
rtier
e. L
a co
ntin
uità
gar
antit
a da
que
sti c
olle
gam
enti
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pera
ltro
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i util
e pe
r ass
icur
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la p
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eabi
lità
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ven
tilaz
ione
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ural
e di
cui
ai p
arag
rafi
pre-
cede
nti.
Va n
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o ch
e gl
i spa
zi e
ster
ni p
rivat
i pos
sono
cre
are
un a
mbi
to d
i tra
nsiz
ione
tra
le s
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ma-
zion
i a te
rra
di c
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tere
pub
blic
o e
gli e
dific
i a d
estin
azio
ne re
side
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le. Q
uest
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ialit
à
si r
ivel
a di
par
ticol
are
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i cas
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i al
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i am
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antis
tant
i gli
edifi
ci p
uò s
icur
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te c
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buire
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crea
zion
e di
mag
gior
e pr
ivac
y e
sens
o di
sic
urez
za p
er g
li ab
itant
i. S
i tra
tta d
unqu
e di
indi
vi-
duar
e ap
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riati
sist
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i rec
inzi
one
per
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real
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tale
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mbi
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nza
nece
ssar
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pro
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re l’
occl
usio
ne d
if-
fusa
del
la p
erce
zion
e sp
azia
le.
Un
caso
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ticol
are
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ppre
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cor
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ché
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voli
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orso
del
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olo,
non
ché
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dizi
o-
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rali
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o la
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re p
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gran
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lla s
cala
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tess
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e co
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cien
ti, p
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nali
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carr
abili
. Attr
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so u
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egua
ta d
islo
cazi
one
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uest
i spa
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all’i
nter
no d
ei q
uarti
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que
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ente
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.
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- 13
2.3
Rap
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i spa
zi p
ubbl
ici c
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li, s
opra
ttutto
nel
cas
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zion
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er-
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Nel
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bito
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sedi
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no p
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sti a
nche
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zion
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rado
arc
hite
ttoni
co d
elle
per
iferie
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Par
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- 14
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oere
nza
e fle
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ilità
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sis
tem
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olog
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La c
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ione
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que
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com
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sivo
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nto
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a, s
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nire
la ri
spos
ta p
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e di
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tica
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no e
sser
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tese
sec
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due
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etti
fond
amen
tali:
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amen
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ensi
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umi e
diliz
i, co
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di m
assi
ma
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zion
e di
sis
tem
i ecc
essi
vam
ente
fram
men
tati
o di
com
parti
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po p
icco
li.
3.1
Prof
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tà d
el c
orpo
di f
abbr
ica
e ne
cess
ità d
i ado
zion
e di
allo
ggi a
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trap
post
o
L’as
petto
rela
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el c
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abbr
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un
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dica
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tica
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, la
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i
rispa
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tent
e fin
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vien
e fo
rnito
un
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ggio
che
pre
sent
a no
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li ca
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e su
l pia
no
della
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spaz
iale
inte
rna,
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miz
zazi
one
dei c
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mi e
nerg
etic
i, ca
paci
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tilaz
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le, i
llum
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ale,
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pro
-
fond
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ilmen
te le
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olte
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tori,
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cui
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ntam
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dei
fron
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alte
zza
inte
rpia
no, l
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omet
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sola
ri, e
cc.,
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que
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che
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tà d
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esen
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com
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e-
re in
evita
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cond
izio
ne, s
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te a
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tata
nel
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lizia
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denz
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blic
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titui
sce
a no
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un f
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ento
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ualit
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essi
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i allo
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que
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te a
nche
l’as
petto
del
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azio
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rsal
e. È
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-
dent
e qu
anto
il n
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ale
ricam
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d’ar
ia c
he p
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sser
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tenu
to a
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un
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ccio
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pio
poss
a co
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ire, s
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ulte
riori
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ostru
ttivi
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i, un
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en-
to p
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uzio
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ella
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pera
tura
inte
rna.
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side
rare
ad
affa
ccio
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pio
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dific
io
che
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pi d
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ti di
un
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o di
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rica,
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unqu
e la
pos
sibi
lità
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asve
rsal
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aria
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n lu
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ce a
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liora
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lità
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ento
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tern
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gli e
dific
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ntam
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sec
ondo
l’as
se e
lio-
term
ico,
priv
ilegi
ato
dall’
arch
itettu
ra r
azio
nalis
ta, d
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pun
to d
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ta d
i con
teni
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toen
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tico
è sv
anta
ggia
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spet
to a
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orie
ntam
ento
ruot
ato
di 9
0°. I
n qu
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dizi
o-
ni, o
vver
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n co
rpi d
i fab
bric
a or
ient
ati a
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circ
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ples
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cont
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lità
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golo
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lusi
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olo
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med
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ladd
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que
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are
di re
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rare
la c
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egli
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te I
- 15
3.2
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i edi
fici
Il nu
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erra
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ella
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uò e
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nzia
le;
b) in
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per
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nto
poss
ibile
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imen
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e de
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terr
a de
i fab
bric
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evid
enti
cons
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no,
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bilit
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to d
i vis
ta e
cono
mic
o il
mag
gior
e sv
i-
lupp
o in
alte
zza
dei f
abbr
icat
i ris
ulta
van
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ioso
, rid
ucen
do l’
inci
denz
a de
i cos
ti di
fond
azio
-
ne, d
i im
pian
to d
i can
tiere
, ecc
.
3.3
Dis
tanz
a tr
a gl
i edi
fici
Com
e gi
à so
pra
acce
nnat
o, il
fatto
re d
ista
nza
tra g
li ed
ifici
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iretta
men
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gato
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lupp
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a de
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pi d
i fab
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iedo
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-
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min
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mpo
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men
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stic
i, di
stan
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sten
ti tra
i fro
nti.
Ferm
o re
stan
-
do c
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uest
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ango
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e su
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one
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i fab
bric
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Ris
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chi
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quan
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tanz
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i cor
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i fab
bric
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all’
occl
usio
ne d
ella
vis
uale
e d
el s
oleg
giam
ento
, ma
inci
da ra
dica
l-
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te a
nche
sul
lo s
vilu
ppo
della
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ma
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na.
Il ra
gion
amen
to s
chem
atic
o tip
ico
delle
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azio
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mo,
che
lega
va in
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alte
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n ve
ro s
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Par
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- 16
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ento
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itte,
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sono
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mas
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urre
mod
alità
ope
rativ
e ch
e po
ssan
o co
ntem
pera
re le
div
erse
esi
genz
e.
3.4
Vist
e pr
ivile
giat
e
L’ot
timiz
zazi
one
della
per
cezi
one
spaz
iale
cos
titui
sce
un a
spet
to s
trate
gico
alla
sca
la d
ell’i
m-
pian
to u
rban
o, c
ome
prec
eden
tem
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esa
min
ato,
ma
anch
e in
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zion
e al
sin
golo
edi
ficio
ed
alla
con
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azio
ne d
egli
spaz
i deg
li al
logg
i. In
pre
senz
a di
situ
azio
ni a
mbi
enta
li di
par
ticol
are
rilie
vo ri
sulta
sen
z’al
tro o
ppor
tuno
avv
aler
si d
elle
vis
te m
iglio
ri pe
r ele
vare
la q
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à de
lla p
er-
cezi
one
urba
na. R
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rdo
ai v
olum
i edi
lizi,
ciò
può
vole
r di
re p
rodu
rre
un’a
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lazi
one
degl
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ggi t
ale
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ntire
a c
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una
unità
, fer
mo
rest
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il c
orre
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amen
to p
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sol
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giam
ento
, la
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ivile
giat
a ve
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l’est
erno
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polo
gich
ech
e si
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stin
o a
ques
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copo
, for
nend
o du
nque
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iasc
un a
llogg
io la
pos
sibi
lità
diaf
facc
io in
una
det
erm
inat
a di
rezi
one.
Tal
e ris
ulta
to s
i può
otte
nere
priv
ilegi
ando
sis
te-
mi c
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inor
e pr
ofon
dità
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cor
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i fab
bric
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É t
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via
evid
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che
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ne p
lani
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dei
sing
oli
fabb
ricat
i in
cide
note
volm
ente
sul
la p
ossi
bilit
à di
otte
nere
que
sto
risul
tato
: un’
adeg
uata
dis
loca
zion
e, c
he n
on
prod
uca
feno
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i di o
stru
zion
e de
lla v
isua
le, è
nec
essa
ria p
er p
oter
otti
miz
zare
le v
isua
li da
cias
cuna
uni
tà a
bita
tiva.
3.5
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hegg
i int
erra
ti
L’ad
ozio
ne d
i par
cheg
gi p
rivat
i nei
pia
ni in
terr
ati d
egli
edifi
ci a
des
tinaz
ione
resi
denz
iale
cos
ti-
tuis
ce u
na s
celta
stra
tegi
ca c
he, s
eppu
re c
ondi
zion
ata
da u
n m
aggi
ore
inve
stim
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e s
ubor
-
dina
ta a
lla fa
ttibi
lità
deriv
ante
dal
le c
ondi
zion
i geo
logi
che
ed id
rogr
afic
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i cia
scun
’are
a, c
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tribu
isce
forte
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te a
l rag
giun
gim
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di u
na p
iù e
ffica
ce im
mag
ine
urba
na. L
a pr
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za d
i
gran
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uant
ità d
i aut
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ili p
arch
eggi
ate
a ra
so r
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esen
ta in
fatti
sen
za d
ubbi
o un
o de
i
mag
gior
i ele
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ti di
dis
turb
o ne
lla c
ittà
cont
empo
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a, p
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o de
grad
o vi
sivo
, pro
ble-
mi d
i irr
aggi
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to s
olar
e, q
uest
ioni
di s
icur
ezza
, ecc
.
Per
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imiz
zare
l’in
vest
imen
to n
eces
sario
per
rea
lizza
re i
parc
hegg
i sot
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anei
, è o
vvio
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itars
i ad
occu
pare
un
solo
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Ris
petta
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urba
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igen
ti sp
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sere
com
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i per
teng
ono.
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sario
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vede
re u
na fu
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eggi
dal
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dific
io, c
onsi
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ndo
che
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can
tine
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ni
tecn
ici.
Div
iene
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que
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tto p
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iona
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to d
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ram
pe d
i acc
esso
ai p
arch
eggi
inte
rrat
i, fa
cend
o sì
che
que
ste
veng
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disl
ocat
e se
nza
cost
ituire
ele
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ti di
dis
turb
o ris
pet-
to a
lla s
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maz
ione
a te
rra
degl
i edi
fici.
É p
erta
nto
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icab
ile u
na lo
ro d
ispo
sizi
one
sul m
ar-
gine
dei
lotti
, ca
libra
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atte
ntam
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il d
imen
sion
amen
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egli
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eggi
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rché
ques
ti po
ssan
o es
sere
rea
lizza
ti se
nza
il ra
ddop
piam
ento
del
le r
ampe
di a
cces
so im
post
o
dalla
nor
mat
iva
vige
nte.
3.6
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cco
a te
rra
Com
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eced
ente
men
te a
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, il s
iste
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impo
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guat
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azio
ne d
el p
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rre.
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zi v
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priv
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spic
abile
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n
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imo
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, otte
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Par
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mod
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che
si p
rese
ntan
o al
l’int
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l’am
bito
ped
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l qua
rtier
e.
3.7
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cala
e s
pazi
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istr
ibuz
ione
Un
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o el
emen
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Il si
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ibuz
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3.8
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lo s
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Va s
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3.9
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bric
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con
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ali s
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ra e
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ento
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ne, r
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- 18
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azio
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olum
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mas
sim
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bal
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rie s
chem
atic
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Cod
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nto
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zion
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l’est
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sist
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izio
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n pr
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e. Q
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essi
o c
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3.9.
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Le u
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ppo
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olta
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- 23
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tto n
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io in
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no ri
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onda
men
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nere
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i ve
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zion
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sis
tem
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zio-
ne c
ontin
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erno
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cre-
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zial
e
può
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vers
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e di
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men
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azio
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in b
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azio
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vers
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chia
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uità
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zial
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nter
ni a
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assa
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.
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- 24
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dibi
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isal
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ella
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pazi
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dere
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elle
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uali
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di d
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amen
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ndo
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ccup
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tual
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ivi c
omun
i, ov
vero
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elle
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orpo
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te I
- 26
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