Colonnello degli Alpini – Medaglia d’Argento V.M. STORIA E … · 2015. 2. 12. · AGOSTINO...

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AGOSTINO ZAPPA Colonnello degli Alpini – Medaglia d’Argento V.M.

STORIA E DOCUMENTI

Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Novara – Gruppo di Cameri “Agostino Zappa”

I copertina - Gagliardetti in festa a Cameri IV copertina - Frontespizio dell’opuscolo commemorativo dei Reparti “Arditi” del 6° C.A.

Sintesi di ricerca – Non in vendita Contiene testi ed immagini non originali reperite da fonti citate che possono essere soggette a

vincoli e diritti editoriali

In queste pagine abbiamo riassunto le vicende che hanno caratterizzato la vita di un Alpino che condivise la sua esistenza con il servizio alla Famiglia , alla Professione e alla Nazione nel periodo più travagliato

ed incerto della storia moderna d’Italia. Egli mise a frutto le sue attitudini attraverso due guerre, ritagliandosi inconsapevolmente ma

responsabilmente una parte da protagonista in vicende che, apparentemente marginali, hanno contribuito all’evoluzione di una

nuova consapevolezza di

pace e libertà.

Ringraziamo i famigliari per averci affidato la custodia dei cimeli e dei documenti che Agostino conservò con amorevole cura.

Gruppo Alpini Cameri Agostimo Zappa

2012

AGOSTINO ZAPPA Colonnello degli Alpini Medaglia d’argento al valor militare

Agostino nasce a Sòndalo in Valtellina il 12 settembre 1898 da Giacomo e Zappa Maria Domenica. In pieno conflitto mondiale viene precettato anch’egli con i “ragazzi” delle classi 1898-1899 e deve sospendere gli studi superiori per sostenere sei mesi di addestramento presso la Scuola Allievi Ufficiali di Parma. Nell’aprile del 1917 viene accorpato nel battaglione Valtellina del 5° Reggimento Alpini con il grado di “Aspirante Ufficiale” e destinato immediatamente al ruolo operativo in zona di guerra dove matura l’esperienza e la conferma al grado di Sottotenente. L’anno successivo, si propone volontario nel LII Reparto d’Assalto della propria divisione ed addestrandosi con gli “Arditi Fiamme Verdi” ottiene il comando della sezione mitragliatrici della 2^ compagnia. Nel “battesimo del fuoco” del 17 giugno del 1918, viene impiegato con il suo reparto nella riconquista del munito caposaldo di Costalunga sulla dorsale nord del monte Echar di Asiago. L’azione si risolve a favore degli italiani, ma nelle drammatiche fasi dell’assalto subisce una grave ferita al torace 1 e viene ricoverato all’ospedale da campo di Bassano dove riceve la Medaglia d’Argento al Valor Militare e gli elogi del Comandante di Divisione Pietro Ronchi. Il mese seguente viene trasferito all’ospedale a Mortara lontano dal fronte ma intrattiene costanti contatti epistolari con il comandante Carlo Rossi fino alla festa della Vittoria ancora convalescente. Diplomatosi agromensore (geometra) rimane in forza a Tirano presso il magazzino del 5° Reggimento Alpini ed ottiene il congedo assoluto nel 1925. Nel 1926 si aggiudica il concorso per Segretario Comunale di Bannio e Premosello Chiovenda, dove conosce e sposa, la giovane direttrice didattica del comprensorio scolastico Angiolina Spadoni. Pioniere e promotore dei principi e dello spirito dell’Associazione Nazionale Alpini, concorre con il tenente Primatesta alla fondazione del locale Gruppo Alpini nella Sezione Ossolana. In questo periodo partecipa con il grado di capitano in alcune esercitazioni militari sulle montagne della zona. Il 1 gennaio 1934 ottiene l’incarico di Ufficiale comunale a Càmeri vicino a Novara, ove si trasferisce con i figli e con la moglie che si aggiudica, a sua volta, il concorso di responsabile della scuola locale. Nel 1941, nonostante le incombenze famigliari ed amministrative, dimostrando ancora vigore fisico, riparte volontario per il fronte greco-albanese e si imbarca a Bari il con gli alpini dell’11° Reggimento. Con il grado di Maggiore, occupandosi delle mansioni logistiche presso il comando, si persuade presto delle inefficienze del nostro esercito e contrae inoltre un’infezione debilitante che lo costringe al rientro in patria dopo appena tre mesi. Trascorsa una lunga convalescenza, riprende l’attività amministrativa comunale e nel settembre del 1942 viene richiamato in ruolo militare presso la Sezione Provinciale dell’Alimentazione 2. Nel 1944 viene nominato, d’autorità Commissario Prefettizio di Omega e in quel periodo travagliato finisce vittima della diffidenza dell’autorità fascista che l’accusa di connivenza con i partigiani e di tradimento del giuramento alla Repubblica Sociale Italiana 3.

Detenuto nel carcere di Novara, viene però liberato grazie all’intervento di un maggiore della Wehrmacht del comando di Verbania che, giunto nel capoluogo con un drappello di militi armati, chiarisce drasticamente ogni contestazione con il prefetto Vezzalini 4. Per timore di ulteriori rappresaglie, ripara nella sua casa in valle Anzasca e si rende definitivamente irreperibile quando i partigiani lo avvisano della minaccia di nuovi rastrellamenti. Sospeso temporaneamente dalla carica amministrativa “sine die”, riprende comunque le sue funzioni di Ufficiale comunale nel novembre del 1944, e partecipa ad azioni di sostegno dei nuclei partigiani anche oltre Ticino. Dopo la “Liberazione” viene definitivamente congedato dall’esercito 5 e il 16 gennaio 1946 termina il suo mandato amministrativo in Cameri con encomiabili credenziali sullo stato di servizio e soprattutto con note di merito sulla sua disponibilità a favorire le popolazioni sfollate ed i militari reduci dai fronti. In ambito professionale, porterà a termine anche il suo progetto della attuale variante alla strada Montagnina Per successiva nomina, si trasferisce a Trecate con i quattro figli e con la moglie che si aggiudica la direzione del Circolo Didattico. Qui diventerà segretario locale e poi di consigliere provinciale dell’Associazioni “Nastro Azzurro” dei Decorati al Valor Militare. Con vivace intraprendenza, nel 1953, pone le basi di una proficua attività imprenditoriale, che si è tramandata attraverso i figli fino ai giorni nostri. Trasferitosi definitivamente a Novara, nel 1969 ottiene la promozione a Colonnello di fanteria alpina in ruolo d’onore. Si congeda dalla vita e dai suoi affetti il 17 agosto 1977 durante una vacanza nella sua casa di Calasca, lasciando a tutti una preziosa eredità morale. Riposa insieme ai suoi cari nella cappella di famiglia nel cimitero di Trecate. In sua memoria, nel 1980 viene intitolato il nuovo Gruppo Alpini di Cameri.

1 Nel corso dell’azione rimase l’ultimo ufficiale in grado di sostenere il comando. Il sintetico referto della Commissione Medica per le pensioni di guerra in Milano del 11.02.1927 evidenzia: “Postumi da ferita arma dal fuoco al torace destro con assai lievi esiti di pleurite basilare reattiva, omonima presenza di due piccole schegge metalliche nel fegato senza disturbi funzionali dell’organo.” 2 La SE.PR.AL. fu istituita nel 1939 alle dipendenze dei ministeri dell’Agricoltura e delle Corporazioni per gestire l’approvvigionamento e la distribuzione dei generi alimentari in periodo di guerra.

3 Il giuramento avvenne a Novara il 20.05.XXII E.F. (1944). ”Vezzalini fa chiamare il commissario di Omega Zappa che per salvare la cittadina aveva firmato un accordo fra tedeschi e partigiani, lo investe e lo chiama traditore e da ordine al questore Pasqualy di arrestarlo.“ Corriere di Novara” del 4.7.1945 anno 62 n.10 pg. 2.

4 Dopo la fine della guerra, Enrico Vezzalini venne giudicato per crimini di guerra e giustiziato presso il poligono di Novara il 23.09.1945. 5 Il 20.01.1945 la Sottocommissione Accertamenti sugli Ufficiali di Torino (prot. 4081) chiese al maggiore Zappa di chiarire i rapporti con il deposto regime. Egli rispose con una circostanziata memoria difensiva e solo il 14.04.1947 il Ministero della Difesa (disp. n° 101531) gli sanzionò una pena lieve di 10 giorni di arresti semplici motivando: “Pur contribuendo alla lotta clandestina, giurò alla R.S.I.” .Foto: Agostino in divisa da sottotenente “Ardito” (1918) e mezzobusto in divisa da maggiore (1941).

LII REPARTO D’ASSALTO Il 1° maggio 1918 la 6^ Armata propose al Comando Supremo la creazione di un reparto d’assalto esclusivamente alpino, da mettere a disposizione della 52^ Divisione direttamente alle dipendenze del comando d’armata. L’autorizzazione arrivò il 5 maggio, con l’indicazione che il nuovo reparto avesse dovuto assumere il numerale XIV ed avere come centro di mobilitazione il deposito del &° Reggimento Alpini di Verona. Il 14 maggio 1918 fu costituito a San Pietro d’Ingrogna, presso Vicenza, il XIV Reparto d’Assalto Alpino con personale proveniente dai battaglioni alpini del° e 2° Raggruppamento Alpini della 52^ Divisione. La 52^ Divisione comandata dal maggior generale Pietro Ronchi comprendeva: - 1° Raggruppamento Alpini: 1° Gruppo composto dai Battaglioni Stelvio, Morbegno, Tirano, I Complementare, due compagnie mitragliatrici 9° Gruppo composto dai Battaglioni Bassano, Verona, Monte Baldo, IX Complementare e due compagnie di Mitragliatrici Cartolina dell’ A.U. Ugo Abbiate - 2° Raggruppamento Alpini al sottotente Agostino Zappa 5° Gruppo composto dai Battaglioni Ortigara, Valtellina, Vestone, V Complementare , due compagnie mitragliatrici. 10° Gruppo composto dai Battaglioni Vicenza, Monte Berico, Val d’ Adige, X Complementare, due compagnie di mitragliatrici. - 10° Raggruppamento Artiglieria da Montagna Gruppi A. M. XXXI, LIII, LVII e XXXII assegnati nell’ ordine ai quattro gruppi alpini, quattro compagnie di mitragliatrici, LXXXVI Battaglione Zappatori, la 152^ Compagnia Telegrafisti. Nonostante il ridotto bacino d’alimentazione, il numero delle adesioni fu tale che il reparto potè essere organizzato in pochi giorni. Il 16 maggio, ancor prima che fossero disponibili tutte le armi necessarie, gli 11 ufficiali ed i 422 uomini agli ordini del capitano Emilio Faldella 1 furono ripartiti in un plotone comando, due compagnie ciascuna con due sezioni pistole mitragliatrici, una sezione mitragliatrici, una lanciafiamme ed una sezione di battaglione con lanciabombe “Stokes”. Gli alpini mantenevano il loro copricapo e l’elmetto, indossavano camicia o maglione accollato con giubbe con ampia scollatura sul petto, mostrine a fiamme verdi sul bavero e distintivo con “gladio FERT”. sulla manica sinistra. Indossavano pantaloni al ginocchio da bersagliere ciclista, stiavaletti da fanteria con calzettoni o fasce grigioverdi. Nei servizi armati ed in libera uscita sfoggiavano alla cinta un pugnale residuato della baionetta del vecchio fucile wetterli. Adottavano una mantellina in lana soprabito ed un corredo comprendente una tenuta leggera per l’addestramento ginnico con scarpe da riposo, un paio di mutande bianche abbottonate sul fianco e due lunge fino al ginocchio. Pochi giorni dopo il Comando Supremo riordinò le numerazioni dei Reparti d’Assalto assegnando al contingente il nuovo numerale LII. Il 21 maggio gli uomini si trasferirono a Perarolo, presso Vicenza, dove iniziò l’addestramento tattico con intervento di batterie di piccolo e medio calibro, inviando nel contempo 102 elementi alla scuola mitraglieri di Bendola per l’addestramento all’uso delle armi automatiche. Il 23 maggio, mentre il capitano Faldella rientrava al Battaglione Complementare del 1° Gruppo Alpini, il reparto veniva messo alle disposizione del XXII Corpo d’Armata sotto il comando del Tenente Colonnello Carlo Rossi 2 Oltre al comandante gli ufficiali inizialmente assegnati furono: il capitano Pietro Giannini, i tenenti Danilo Dal Drago, Pietro Bertuzzi, Raffaele Lonzetta, i sottotenenti Wilfredo Scalforotto, Umberto Meissinger, Raoul Marconi, Agostino Zappa, gli aspiranti Giorgio Fontolan, Achille Corrao, Ugo

Abbiate a cui si aggiunsero presto i tenenti Silvio Silvagni 3, Giuseppe Bollati, il sottotenente Luigi Mantovani, gli aspiranti Oreste Willerey e Silvio Perello. Il 25 maggio il LII raggiunse una nuova sede a Costabissara, dove rafforzò la sua compagine con l’inserimento di nuovi nuclei di volontari, in sostituzione degli elementi risultati inidonei ed accentuò la sua preparazione intensificando l’addestramento. Per questa unità speciale fu introdotto l’uso del moschetto mod. 91, invece del più ingombante e pesante fucile. Quando il 30 maggio rientrarono anche gli uomini del corso mitraglieri si raggiunse l’organico operativo di 18 ufficiali, 561 uomini di truppa con la dotazione di 28 quadrupedi; in dettaglio - Reparto Comando con 3 ufficiali, 16 uomini di truppa e 20 quadrupedi. - 1^ Compagnia, 7 ufficiali, 274 uomini di truppa, 4 quadrupedi. - 2^ Compagnia, 8 ufficiali, 271 uomini di truppa, 4 quadrupedi. Per carenza di armamento, la sezione “Stokes” fu eliminata e quelle lanciafiamme esistevano solo sulla carta. Il 2 giugno il LII venne trasferito a Nove di Marostica dove, in previsione di una lunga permaneza, vennero impiantate strutture per il benessere della truppa come la “Casa del Soldato” ed uno “Spaccio di Ristoro”. Il giorno 8 venne finalmente avviata la formazione di una sezione lanciafiamme grazie all’arrivo di 30 complementi della 276^ Sezione Lanciafiamme della scuola di Montecchio Emilia. Gli eventi bellici incombenti costrinsero però l’unità ad un soggiorno in pianura di breve durata.

Medaglia commemorativa in argento della 2^ compagnia coniata a ricordo dell’impresa di Costalunga 17-6-18

AVVENIMENTI Nel settore sud orientale dell’altopiano di Asiago presidiato dal XII Corpo d’ Armata, la mattina del 15 giugno 1918, la 18^ Divisione austro ungarica era riuscita a rompere le linee della 14^ Divisione italiana tra Monte Valbella e Casera Melaghetto e, favorita dall’analogo successo ottenuto alla sinistra dalle divisioni 3^ Edelweiss e 26^ Schutzen, aveva intaccato anche la seconda linea di difesa impadronendosi del ridotto di Costalunga, tra Monte Valbella e Cima Echar. I successivi attacchi sferrati contro Cima Echar e in direzione di Busa del Termine erano stati bloccati, ma la penetrazione realizzata in quel settore rappresentava una minaccia che non poteva essere trascurata. Già nel pomeriggio del 15 giugno reparti della Brigata Pinerolo avevano cercato di riprendere l’importante posizione senza riuscire a superare il tiro di sbarramento prodotto dalle mitragliatrici annidate sul costone a quota 1322 di Costalunga, ed il tentativo era stato ripetuto il giorno successivo con il concorso della 28^ Divisione riconquistando terreno fino a quota 1262. Il ridotto centrale era però ancora saldamente in mano austriaca. Nonostante il parziale insuccesso degli ultimi contrattacchi, il comando della 6^ Armata insisteva per la riconquista di Costalunga ma evitando che ciò si traducesse in un eccessivo logoramento delle unità in linea innanzitutto impegnati nella difesa del caposaldo di Cima Echar. Si decise di affidare la presa del ridotto all’ azione di sfondamento di pochi reparti scelti che si inserissero con rapida infiltrazione tra le maglie della difesa austriaca. Il tenente generale Ugo Sani traducendo le convinzioni e le raccomandazioni del Comando d’Armata pianificò di impiegare nella prossima incursione il LII Reparto d’Assalto.

Altipiano di Asiago - Zona delle operazioni SULL’ ALTIPIANO Alla vigilia della “Battaglia del solstizio”, nel quadro dei preparativi intesi a fronteggiare l’attesa offensiva austriaca, il LII venne dislocato a Conco nelle immediate retrovie delle difese dell’ Altopiano, per essere chiamato in azione. Alle prime ore del 17 giugno. Le due compagnie del reparto furono trasportate in autocarro a ridosso della prima linea. La 1^ diretta al versante meridionale di Cima Echar per aggredire l’obbiettivo da sud, la 2^ diretta a quota 1282 fino a Busa del Termine per risalire il versante est in un’azione a tenaglia sostenuta da reparti del 3° Reggimento Bersaglieri e della 265^ Compagnia Mitragliatrici. Gli ordini prevedevano che, cessato il tiro di distrazione ed ingabbiamento, la 1^ Compagnia avanzasse su due colonne ripulendo le trincee della dorsale mediante l’uso di lanciafiamme, pistole mitragliatrici e bombe a mano. Il terzo plotone e la sezione mitragliatrici dovevano seguire le due colonne per proteggere le spalle e rinforzare quella che avesse incontrato maggiore resistenza. La 1^ Compagnia balzò all’assalto all’ ora stabilita, incontrando subito un’ energica resistenza che impegnò le sue due colonne in un violento combattimento e ne rallentò la progressivo che quella di sinistra riuscì a guadagnare in un’ ora non più di quattrocento metri e ancor meno quella di destra. Gli arditi si videro costretti ad una lenta avanzata atta a sgominare ad uno ad uno tutte le postazioni di resistenza costituiti da nidi di mitragliatrici e fitti reticolati. L’attacco costrinse i fanti ad un’azione metodica e logorante per circa due ore ed impose solo una breve sosta per rifornire la compagnia di munizioni e bombe a mano. Verso le 17, quando la difesa sembrava essersi affievolita, una compagnia del 13° reggimento Fanteria si portò a passo di corsa sulla camionabile ad est di quota 1236 e sorprese i difensori che cominciarono a cedere terreno. In seguito fu relativamente più facile circondare le postazioni e catturare i nuclei isolati che ancora resistevano. I combattimenti terminarono in questo settore alle 19, ma non si avevano ancora i riscontri dell’azione della 2^ Compagnia operante sul fianco destro ed esisteva la possibilità che il nemico tentasse un contrattacco da quel lato tagliando i collegamenti con Cima Echar. Furono schierate nuove truppe e la 265^ Compagnia Mitragliatrici a protezioni delle nuove posizioni conquistate ed inviate pattuglie sul fianco destro per prendere contatto con l’ altra colonna. La 1^ Compagnia del

LII venne rifornita di bombe a mano e sostituita da un’ unità dei bersaglieri e venne portata in riserva. Al termine dell’azione essa lamentava 2 morti e 2 feriti tra gli ufficiali, 5 morti e 22 feriti tra la truppa Mentre avveniva tutto questo, sulla dorsale di Costalunga tra Cima Echar e Monte Valbella, la 2^ Compagnia del LII (con il sottotenente Zappa), si era mossa anch’ essa da quota 1282 alle 15,45 alla testa della colonna di destra ma non era riuscita a superare la resistenza dell’avversario e più volte aveva dovuto contrastarne i ripetuti contrattacchi. La difesa della parte orientale del ridotto di Costalunga era ben organizzata con abbondanza di mitragliatrici e reticolati e rimase nelle mani austro ungariche nonostante la 2^ Compagnia lamentasse, al termine del conflitto, un bilancio di 2 morti ed 1 ferito tra gli ufficiali, 8 morti e 67 feriti tra la truppa. Nella notte fu ristabilito il contatto tra le due colonne italiane, gli eventi volsero definitivamente a favore solo quando l’intero ridotto fu rioccupato alle 7,30 del 19 giugno ad opera di un’azione d’assalto del 3° Bersaglieri e dai fanti della “Pinerolo”. Lo sforzo risolutivo dagli arditi della LII avevano comunque posto le basi per il successo risolutivo, scardinando l’organizzazione difensiva dell’avversario ristabilendo un fronte compatto sul settore difensivo. Il 17 giugno 1918 nell’azione di Costalunga vennero catturati 80 prigionieri e 8 mitragliatrici ma si verificò la perdita del comandate della 1^ Compagnia capitano Pietro Giannini e del capitano De Marchi del 14° R.F. che si era offerto di sostituirlo al comando. Fra i caduti, il sottotenente Umberto Mejninger, di Spoleto,che il 13 giugno aveva scritto ai genitori: ”Quando leggerete la presente, io non ci sarò più. Sappiate che sono morto in combattimento per la Patria adorata e siate orgogliosi. Non piangetemi. Ed ancora il 17 giugno poche ore prima di cadere scrisse.”Aspetto, da un momento all’altro, di andare in azione. Non vi nascondo il grave pericolo cui vado incontro, ma tutto per il sacro benessere dei miei fratelli e vostro. Quindi in caso di disgrazia, non piangetemi, bensì invidiatemi. Io cercherò di fare tutto il mio dovere …“. Umberto Mejninger aveva vent’anni e fu decorato alla memoria con la medaglia di bronzo. Fra gli arditi del LII Reparto d’assalto era in quel giorno di battaglia anche il volontario diciottenne Emiliano Scotti che ascese al grado di generale di corpo d’armata

LII Reparto d’Assalto - Sezione Mitragliatrici “Fiat 1914”. Arch.Ufficio Storico S.M.E - priva di località e data Tra le incerte fisionomie è identificabile solo il comandante Rossi (secondo da destra) perché posa con il bastone.

Già l’indomani dell’azione, gli arditi rientrarono a Conco dove accolsero l’encomio del comandante del XII Corpo d’Amata e vennero distribuite le prime decorazioni; solo il comandante Rossi rimase a Costalunga fino al 23 per riorganizzare la difesa del fronte Il 22 giugno il reparto tornava alle dipendenze della 52^ Divisione trasferendosi a Fellette presso Bassano e quindi il 5 luglio a Molvene. Il 10 luglio il comandante della 6^ Armata visitò gli arditi e distribuì altre medaglie d’ argento e di bronzo.

1 Emilio Faldella Cap. - 1897-1975. Nato a Maggiora (NO), chiamato al fronte a soli 18 anni, successivamente assunse importanti incarichi per il “Servizio Informazioni Militare” fino al 1945. Generale di C.A. , consulente ed esperto in storiografia militare dei due conflitti mondiali, pubblicò e collaborò per libri e ricerche. 2 Carlo Rossi Ten. Col. - Comandante del reparto, reso claudicante da una ferita al ginocchio riportata in combattimento, si aiutava con un bastone con il quale incitava all’azione al grido di “Avanti ragassi! ”. Divenne generale comandante della Divisione alpina Julia dal 1935 al 1937 e nel 1940 fu a capo del Corpo d’Armata Alpino. 3 Silvio Silvagni Ten. - Ferito gravemente nell’azione di Costalunga morì l’anno successivo il 19.06.1919 probabilmente per i postumi delle ferite. Seguì l’infausto destino del fratello Antonio, tenente del Battaglione Sette Comuni, caduto anch’egli sull’Ortigara il 18.06.1917. Il cappellano miltare Luigi Sbaragli scrive di Antonio:“Ore 13 - E’ morto Silvagni. Era giunto il 16. Un 75 (proiettile di cannone) senza esplodere gli ha portato via la testa mentre chiacchierava e accendeva la sigaretta. E’ rimasto un attimo ritto, senza testa, col collo mozzo trasformato in uno zampillo di sangue e col fiammifero acceso in mano …” Ai due fratelli è intitolata una via nel centro di Asiago. Foto archivio Zappa - didascalia sul retro: “Col del Rosso” (Alpi di Asiago) - senza data Bibliografia riferimenti e foto: - “I reparti italiani d’assalto nella grande guerra 1915-1918” - B. Di Martino F. Cappellano – Uffico storico S.M.E. - “Storia delle truppe” alpine – Associazione Nazionale Alpini - “Sepolti nei nostri cuori” – Don Luigi Sbaragli ed. Historica 2006 - “www.miles.forumcommunity.net” - accessori di militaria - “www.comune.gallio.vi.it/rete_civica/territorio/racconti/ricordi” – ricordi di Gastone Paccanaro. - Cartina delle passeggiate ed escursioni sull’Altopiano (dettaglio)- Consorzio turistico Asiago Sette Comuni.

DOCUMENTI E CORRISPONDENZA Dal carteggio storico del protagonista, ricordiamo attimi e vicende della “Grande Guerra” di Agostino Zappa, classe 1898, “Aspirante Ufficiale” del Battaglione alpino Valtellina giunto in zona montana di guerra da appena quindici giorni. La relazione ufficiale riporta le osservazioni effettuate durante il comando di due analoghe missioni di ricognizione oltre le linee, conclusesi con il drammatico equivoco che porterà al ferimento di un componente della pattuglia a causa di “fuoco amico”.

Zona di guerra - 31 ottobre 1917 Con foglio n°1417 di protocollo Dalle 8 1/2 alle 10 1/2 di pattuglia composta da 6 uomini dalla tenaglia 1 percorse il reticolato esterno antistante la 246^ 2 compagnia appostandosi a tratti però osservare se nella vallata sottostante ci fossero delle pattuglie nemiche. Percorsa tutta la linea ed appostandomi, la pattuglia fu notata e presa di mira dal nemico e battuta con alcune raffiche di mitragliatrice e alcuni colpi di fucile. Dopo una mezzora rifece il cammino percorso e rientrò nella linea. Da parte del nemico si osservò grande lavoro. La stessa pattuglia, uscita fuori alle 21 1/2 per compiere un’ altra ora di servizio. Alla corda della tenaglia 3, prima di varcare l’ultimo ordine di reticolato, la fermai avendo saputo da soldati e dai Sig. Tenenti S… e P… che alcuni nemici in pattuglia si erano avvistati nella pianura e volendo perciò studiare per quanto mi fosse possibile la situazione. Mentre aspettavo e tentavo scrutare nella pianura i Tenenti suddetti percorsero un piccolo tratto e ritornarono dopo poco tempo senza sapermi dire nessuna notizia a riguardo. Allora feci con i miei soldati il percorso fatto prima dalla pattuglia stessa appostandomi dietro alcuni muraglioni di roccia. Di là osservavo la valle sottostante. Circa mezzora stetti fermo là, poi intesi e vidi alcuni soldati (dei nostri) addetti ai lavori entro i reticolati, essi avevano avvistata la pattuglia nemica. Me la feci indicare ma stetti a spiare ogni suo movimento. Vidi, dopo un po’ di tempo che uno ad uno si trascinavano verso i reticolati rasentando un muricciolo. Allora sospettando che fosse una pattuglia più numerosa della mia, mandai un soldato della (mia) pattuglia V… Luigi a chiedere un rinforzo di alcuni uomini. Attesi ma nessuno più giunse. Finalmente non potendo osservare bene le mosse della pattuglia nemica, scesi con i miei uomini in una specie di piano soprastante a un salto della roccia. Di là potevo, non visto dai nemici e dal canto mio tenerli d’ occhio. D’ un tratto alcuni soldati (dei nostri) pure essi come noi vestiti di bianco 4, sbucarono dalla nostra linea dal punto dove dovevasi esser diretto il soldato V… Luigi. Mi sembrò che il mio ordine fosse in parte eseguito. Allora sospettando da parte loro e ben convinto che essi sapessero dove io mi trovavo, mi avviai verso loro, ma non avevo fatto che pochi passi, che uno di loro puntò e fece fuoco. Compresi in quell’attimo la situazione e l’equivoco onde erano stati vittime. Gridai per farmi conoscere, mi voltai e vidi il soldato P… Luigi, che mi era vicino, ruzzolare sulla neve emettendo dei gemiti. Subito lo trasportammo via e facemmo avvertire. Appena sparato il colpo, quello che sparò verso di noi, chiese la parola d’ordine e quindi il mio nome. Risposi secondo le regole. Quindi trasportammo il ferito che sembrava in condizioni gravi. Il ferito venne ricoverato al Comando del Battaglione. Quindi la pattuglia rientrò, erano le 4 del mattino. 1) Trinceramento difensivo. 2) Il battaglione Valtellina comprendeva le compagnie 246, 248 e 249 3) Limite del trinceramento 4) Mimetica per operazioni invernali in montagna. - Nella trascrizione sono volutamente omessi i cognomi perché d’incerta decifrazione.

Lettera del comandante Rossi, che comunica la concessione della Medaglia d’Argento al suo subalterno ferito e ricoverato nell’ospedale da campo di Bassano. 9.7.18 Caro Zappa La mia proposta di concessione sul campo per lei, è stata approvata. Domani consegnano le medaglie ai nostri che sono presenti: con tutta probabilità sarà consegnata anche a lei all’ospedale. Gradisca le più vive congratulazioni di tutti noi. Tenga con fierezza ed orgoglio la medaglia che ricorderà la sua giornata del 17 giugno. Mi dia sue notizie, andando via da Bassano mi dia l’indirizzo preciso. Con tutti i suoi colleghi al reparto Le do un’affettuosa stretta di mano. Suo Rossi

Lettera del tenente A. Virtuani (?) che assunse il comando della 2^ Compagnia del LII dopo l’azione di Costalunga. Senza data Caro Collega Ho l’onore, quantunque appena venuto al Reparto di poterti comunicare la motivazione di una medaglia d’argento concessati per l’azione di Costalunga. Comandante della 2^ con la quale tu hai nobilmente versato il tuo sangue per la causa comune. Spero, anzi sono sicuro, di portare la tua Compagnia con il medesimo slancio ed ardimento che hai mostrato agli stessi soldati. … Con mille auguri Ten. A. Virtuani

Il generale Ronchi rassicura e si felicita con Giacomo Zappa padre di Agostino

COMANDO 52^ DIVISIONE

IL COMANDANTE Egr. Signore Con soddisfazione di camerata, e con l’orgoglio di comandante, Le comunico che oggi ho avuto l’onore di fregiare con la Medaglia d’argento al valor militare il petto del suo Agostino. Nel trascriverle la splendida motivazione, godo poterla rassicurare delle sue buone condizioni che lo fanno considerare in piena convalescenza. “Durante tutto il combattimento, dimostrò coraggio ed intelligente attività. Accortosi che il nemico tentava di contrattaccare, usciva per primo dai ripari e si portava avanti da solo per scegliere alla sue armi una nuova posizione dalla quale potessero meglio far fuoco. Ferito gravemente al petto, volle rimanere fra i suoi finchè gli fu possibile e prima di farsi trasportare al posto di medicazione volle accertarsi che i suoi ordini per l’avanzata fossero completamente eseguiti”. Costalunga, 17 giugno 1918. Congratulazioni vivissime G.le Ronchi Pietro

Un responsabile dell’ospedale da campo di Bassano risponde al proposito di Agostino per l’avvicinamento alla zona delle operazioni del suo reparto. (Riproduzione a lato)

Gentilissimo Mi spiace ma io non posso fare la richiesta, siete voi che dovete fare a questo ospedale la domanda di essere qua trasferito, motivandola, dicendo cioè che volete seguitare le cure già iniziate nell’osp. da c. (campo) per causa del pneumotorace. Tanti cordialissimi saluti. 22.7.18 Firmato Il comandante Rossi risponde al sottotenente Zappa convalescente nell’ospedale di Mortara. Nella lettera si fa riferimento alle condizioni di salute del ten. Silvio Silvagni ferito nella medesima azione ed insignito di medaglia d’argento. Egli purtroppo non si riprese e morì l’anno seguente. 23.7.18 Caro Zappa Grazie per la sua lettera. Quando andrà in licenza si curi bene e riposi. Poi lo attenderemo nuovamente qui perché la sua sezione lo attende. Di Silvagni le notizie sono buone: la ferita è stata gravissima ma si salverà. Occorre solo molto ma molto tempo. Scriva quando può, sapendo di farmi piacere. Gradisca intanto il saluto più affettuoso di tutti ed una stretta di mano dal Suo Rossi

13.10.18 Caro Zappa La sua lettera mi è giunta in pieno combattimento di esso parla il bollettino dell’11 corr. Procuri rimettersi completamente per tornare tra noi. Posti ne ho parecchi. Il ten. Silvagni1 credo che sia ancora all’ospedale di tappa di Vicenza. Migliora lentamente. Presto sarà trasferito ad altro ospedale forse a Milano. Le stringo la mano Rossi

21.11.18 Caro Zappa Grazie per la Sua gentile gradita lettera. Le ricambio i saluti per parte dei suoi compagni tutti al 52° che partendo dalla zona dove ebbero, nel giugno scorso, il battesimo del fuoco, dettero il primo tremendo colpo al nemico, mettendolo in fuga. Gradisca affettuosa stretta di mano dal suo Rossi.

Cartolina postale del Regio Esercito con l’allegoria della Vittoria tra le bandiere delle nazioni alleate. Da Vallonara il comandante Rossi risponde al sottotenente Zappa ancora in licenza di convalescenza a Sondalo. La guerra è ormai finita ma il LII Reparto d’Assalto Alpino verrà sciolto definitivamente solo il 28 gennaio 1919 a Campo Jolanda di Santorso presso Schio SPIGOLATURE D’ARCHIVIO …un Signor Ufficiale dell’Esercito di stanza nel paese, avvisato da un nostro capo fabbricato di non accender la sigaretta, si è rifiutato ed ha risposto con mali modi. Lo stesso Signor Ufficiale, ripeteva il medesimo atto in presenza del Sig. Maggiore Zappa del Municipio di Cameri e del sottoscritto; rispondeva con parole scorrette e solo alla vista del grado superiore, ubbidiva. Dalla relazione del delegato UMPA Dino Giuliani al Comando provinciale di Novara.15.02.1943

Cameri, ad iniziativa del suo Parroco Arciprete, ha vissuto la sua giornata di religioso ricordo verso i Caduti per la Patria, con la celebrazione di una Messa solenne in suffragio. La cerimonia resa austera oltre che per l’intervento delle Autorità, delle Organizzazioni della Popolazione ed anche per la presenza delle famiglie dei Caduti, del Gruppo degli Ufficiali in congedo (con il capo Nucleo Maggiore Zappa) e di molti combattenti ha suscitato in tutti i presenti momenti di viva commozione. Corrispondenza Fascio di combattimento di Cameri. 01.12.1942 XX IL RUOLINO Il documento più importante e significativo del carteggio personale è senz’altro il ruolino di servizio che Agostino teneva nella tasca della giubba, visibilmente lacerato dal colpo che lo raggiunse al petto e corrugato del sangue. Nell’interno del quadernetto, privo di copertina rigida, sono riportati i nomi dei componenti della sezione mitragliatrici con le loro mansioni.

52° Reparto Alpino d’Assalto 2^ Compagnia Sezione Mitragl. ci Fiat Comandante S. Ten Zappa Sig. Agostino

grado casato e nome Cariche Grado casato e nome cariche

Serg. Pendoli Battista V.C.S. Serg. Combetto Mario C.A.

Cap. M. Chiautta Rodolfo C.A. Cap Rossigni T.A. Cap. Cavalli T. + Bet Silvio V.T.

L' Oglio Francesco V.T.+ Sold. Ruggeri Emilio T.A. Sold. Monari Carlo P.A. " Bertocchi Giuseppe P.T.

" Nava Giuseppe P.T. " Ratti Giulio E. " Cimiberti Vinanzio E " Guerini Antonio P.B. " Lorenzini Lodovico P.B. " Dardanelli Stefano 2°R. " Garganico Battista 2°R.+ " Funes Sebastiano 3°R. " Colombi Giuseppe 3°R.+ " Sartirani Giovanni A.

Cap. M. Sperandio Giovanni V.C.A. Cap. M. Fogliazzo Giuseppe V.C.A. Sold. Bertoli Bastiano P.F. Sold. Rossi Pietro

" Schiavi Cristoforo " Alimonti Antonio " Di Leonardo Giovanni " Bertolezzi Giovanni " Ziglian Angelo " Venosta Antonio " Gervasoni Bono " Fusi Antonio " Nevi Giuseppe " Mozzon Carlo " Bonetti Francesco " Barbato Vincenzo " Bassi Giacomo " Ravanelli (Giuseppe) " Parusio " Maron Onorato x

+ Zanoni Gaetano " Del Po Giovanni Conducente " Carrara Gaetano Conducente " Rota Basilio Conducente " Locatelli Giovanni Conducente

DECORAZIONI ONORIFICENZE E DISTINTIVI - Medaglia d’Argento al Valor Militare: Costalunga 17 giugno 1918 Boll.1919 disp.12^ pg.792, 793 - Croce al merito di guerra del Comando della 6^ Armata R.D. 205 del 19 gennaio 1918 - Medaglia commemorativa nazionale guerra 1915-1918 R.D.1241 del 20 luglio 1920 - Medaglia commemorativa della Vittoria R.D. 1918 del 16 dicembre 1920 - Medaglia ricordo dell’Unità d’Italia circ.174 delG.M.1922 - Croce al merito di guerra Ministeriale 19 gennaio B.U. 1924 pg.1316 - Distintivo di guerra in corso con nastrino e una stelletta M.d.G. circ.97100 del 4 novembre 1941 - Croce di Cavaliere della Repubblica Italiana - Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto D.M. 25 gennaio 1969

Walter Molino – Fante all’assalto e sacrario di Redipuglia

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