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Dal web 1.0 al web 2.0
Evoluzione del web
Elementi di informatica e web – a.a. 2011/2012 di Guido Fusco
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI – FEDERICO II FACOLTÀ DI SOCIOLOGIA - CORSO DI LAUREA IN CULTURE DIGITALI E DELLA COMUNICAZIONE
Licenza Creative Commons
Il presente materiale è pubblicato con licenza Creative Commons 3.0 Italia
“Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo”
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/deed.it
Nascita del web
< 1989
Prima dello sviluppo del web le informazioni erano recuperate conducendo una serie di
passaggi complicati e comandi per localizzare i dati, preparare la connessione remota e
scaricare i dati in un computer locale, richiedendo una profonda conoscenza di
comandi
Tim Berners-Lee, all’epoca un ricercatore del CERN di Ginevra,
presentò una bozza preliminare del protocollo di rete per il web
dove proponeva l’adozione dei documenti ipertestuali.
http://www.w3.org/Administration/HTandCERN.txt
1989
1
E’ stato l’anno più importante per la nascita del web: il 6 agosto venne ppubblicato il
primo sito web funzionante e accessibile da HTTP con un indirizzo WWW.
WorldWideWeb è stato soltanto un browser dimostrativo e non fu mai disponibile per il
pubblico.
1991
Primo sito web della storia
Primo sito web
2
Mosaic: primo browser pubblco
Si deve agli studenti del NCSA (National Center for Supercomputing Applications) guidati da
Marc Anderson, la creazione di Mosaic: un browser simile a quelli che conosciamo
3
1993
Cosa doveva essere?
Per l’informatico britannico:
1. la rete doveva essere libera e aperta e
senza proprietari
2. a v r e b b e o f f e r t o i n f o r m a z i o n e ,
intrattenimento e istruzione
diversamente dagli altri mezzi di
comunicazione, sarebbe cresciuta dal
basso, senza una direzione da parte
dei governi, avrebbe garantito una
maggiore libertà umana e rafforzato
l’affermazione di comunità sociali.
4
Il Web è stato originariamente utilizzato per
visualizzare documenti statici; in particolare, i primi
siti Web erano formati da un insieme di pagine
statiche con testo e immagini, concatenate da
semplici link incrociati, esclusivamente realizzate
in linguaggio HTML. Tali siti erano creati sulla base
di un progetto iniziale, modificabile e aggiornabile
soltanto operando direttamente su sorgenti HTML;
le pagine erano realizzate una ad una ed allo
stesso modo modificate, in caso di necessità,
dagli sviluppatori.
Questo, in estrema sintesi, il Web 1.0. intendendo
definire la prima fase di diffusione del web,
sfruttando una notazione puramente informatica
che distingue le versioni di un software durate il
suo ciclo di vita.
Web 1.0
5
Web 1.0
OSSERVAZIONE
Nonostante l'investimento per un’attività di web marketing è contenuto nelle cifre, le aziende
investono quantità ingenti per un’attività di marketing tradizionale (si pensi a una campagna
televisiva, per radio o su periodici a carattere nazionale),
q In questa prima fase, mailing list, forum e newsgroup, ottennero
attrattività solo da parte di una piccola comunità. L’interattività era
quindi limitata, la comunicazione unidirezionale, e la produzione di
contenuti dedicati ancora non era prioritaria.
q L’imprese preferivano riversare sul web i contenuti predisposti per altri
media, più che per carenze tecniche anche per mancata lungimiranza e
comprensione del nuovo panorama mediatico
6
Autoreferenzialità dei siti web 1.0
Dan Gillmor parla di siti web “decenti”, e questa oltre alla poca interattività, è un secondo
fattore peculiare del web 1.0 , ed il più evidente come differenza con il 2.0. I siti internet che
appartenevano a questa prima fase del web non erano altro che mere visualizzazioni di
documenti ipertestuali statici, che quindi limitavano l’utente ad una semplice consultazione in
grado di generare un rapporto unidirezionale.
“Berners-Lee immaginava un web di lettura/scrittura. Ma ciò che è emerso nel 1990 è stato essenzialmente un web di sola lettura in cui si aveva bisogno di un account con un ISP per ospitare il proprio sito web, tools speciali, e / o competenze HTML per creare un sito decente” (1)
Uno dei grandi problemi del web 1.0 era l ’organizzazione delle informazioni all ’interno dei siti. Con una metafora semplicistica, si parlava di ”alberi” : un tronco (l ’home page) che si divide in rami (i canali), e così via !no alle foglie, ovvero le pagine da leggere. Un problema irresolubile, !nché non si `è deciso - e sono stati Delicious e Flickr, due ”campioni” del 2.0, a farlo - di rigirare il problema agli utenti. Ciascuno poteva quindi etichettare le informazioni come preferiva con dei ”tag”…
(1) D.Gillmor, We the Media, Grasroots journalism by the people for the people, O’Reilly, -‐ 2004 , cit., p.23 [1]
(2) Alberto OIavi, noto blogger e giornalista italiano, insegnante presso la Scuola di Media Design e ArM MulMmediali di NABA e autore del blog Infoservi (hIp://www.infoservi.it/) 7
CMS
Questi siti vetrina solo grazie all’integrazione di database e
all’utilizzo di sistemi di gestione di contenuti (CMS), subirono una
metamorfosi verso la dinamicità testimoniata dai nascenti blog
e forum. La più famosa enciclopedia online, Wikipedia, azzarda
definire questa fase del web come 1.5
OSSERVAZIONE
Purtroppo però oggi capita - non di rado - visionare siti web “non decenti”, privi di
un’organizzazione dell'informazione, difficilmente navigabili, spesso autocelebrativi e con
funzionalità spesso inutili, e cosa ancora più grave siti di cui nessuno analizza i dati. Le aziende
tendono a replicare on line le stesse strategie che realizzano off-line, (vetrine incomplete,
semplici brochure) senza investire, senza creare un team dedicato e soprattutto senza farsi
affiancare dalle persone giuste.
8
cronologia
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Web 1.0
9
Ma cosa accadeva nel 2000?
10
Le dot com
1999 è stato dichiarato l’anno dell’esplosione delle Dot-com
Il termine Dot-com viene anche utilizzato per identificare quelle aziende che impostarono un
business improntato principalmente all'erogazione di servizi via web.
Queste aziende, eccessivamente fiduciose nelle potenzialità della rete, si illusero di poter
facilmente espandersi, ma si trovarono, in molti casi, a dover fare i conti con:
Iniziarono a spuntare i primi siti web di commercio elettronico (e.commerce)
Ø mancanza di idee innovative, di esperienza e di capacità gestionali.
Ø Un approccio al web non ancora orientato all’utente
Ø Un ossessione ad ottenere profitti e soprattutto il più velocemente possibile
11
Bolla speculativa della new economy
Proprio per questo le Dot-com furono le protagoniste, in negativo, della bolla speculativa della
new-economy all'inizio degli anni 2000, quando, numerose di esse, fallirono generando una
vera e propria recessione della New Economy.
Oltre a queste vi sono ovviamente Dot-com che riuscirono, grazie ad una buona iniziativa
imprenditoriale ed alla capacità di offrire servizi più interessanti ed innovativi
Il principio centrale che sta dietro il successo dei
giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono sopravvissuti
per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo:
essi hanno abbracciato la potenza del web per
sfruttare l’intelligenza collettiva
Es: Amazon ha fatto della partecipazione degli utenti
una scienza. Conta su un numero sempre maggiore di
recensioni da parte degli utenti, e ancora più
importante, usa l’attività degli utenti per produrre
risultati di ricerca migliori
12
Nascita del web 2.0
Se la paternità del web è da attribuire a Tim Berners-Lee,
quella riguardante la sua nuova visione (web 2.0) spetta
invece a Tim O’Reilly, fondatore e amministratore delegato
della casa editrice Media O’Reilly.
Durante una sessione di brainstorming, tenutasi nel 2004 nel
corso di una conferenza con il vice presidente della stessa
casa editrice Dale Dougherty, Tim ebbe modo di dare vita
a questo termine per definire l’importanza che stava
acquisendo la rete dopo la dot-com bubble
13
“Lo scoppio della bolla dot-com nell’autunno del 2001 ha segnato un punto di svolta per la
rete. Molte persone sono giunte alla conclusione che la rete fosse assolutamente sopravvalutata,
quando, invece, le bolle e le conseguenti crisi sembrano essere una caratteristica comune di tutte
le rivoluzioni tecnologiche. Le crisi normalmente segnano il punto in cui una tecnologia in
crescita è pronta a prendere il posto che le spetta, al centro del palcoscenico. I simulatori
vengono eliminati, le storie di effettivo successo mostrano la loro forza e qui si inizia a
comprendere cosa separa le une dalle altre. […] Dale Dougherty, pioniere del web e Vice-
Presidente di O'Reilly, fece notare che, tutt’altro che “crollata”, la rete era più importante che
mai, con nuove interessanti applicazioni e siti nascenti con una sorprendente regolarità.
Inoltre, le società che erano sopravvissute al collasso, sembravano avere alcune caratteristiche in
comune. Poteva essere che il collasso delle dot-com avesse segnato per la rete un punto di svolta
tale che un richiamo all'azione de"nito come "Web 2.0" potesse avere senso? Concordammo
con questa analisi e così nacque la Conferenza Web 2.0.”
Conference web 2.0
What Is Web 2.0. Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software Tim O’Reilly
14
Critiche al termine web 2.0
A rendere il dibattito infiammato contribuirono le
affermazioni di Tim Bray, inventore dell’XML che pubblicò sul
suo blog un post nel quale accusava l’espressione web 2.0 di
essere una vuota operazione di marketing, della quale
condivideva solo i fattori che avevano portato ad una
ripresa economica, senza però trovarne uno comune
“[…] Supponendo che ci sia qualcosa di concreto dietro il mantra, di cosa si tratta? Bene, per Tim ed i feed di del.icio.us, il web 2.0 riguarda un network sociale, Ajax servizi e piattaforme e la coda lunga. E cosa hanno in comune queste cose? Buona domanda; non so la risposta. ... Quindi, nella grande !gura del web 2.0 cosa è rilevante e cosa è una montatura?
(4) Tim Bray, Web 2.0 or not?, 2005 15
Critiche al termine web 2.0
Tra le diverse polemiche nate sulla più adatta attribuzione
del termine web 2.0, sia riguardante ad una correttezza
storica che scientifica, l’intervento di maggior rilievo che
merita di essere citato è quello del padre del web, Tim
Berners-Lee che si è espresso chiaramente a proposito di
questo passaggio:
“.. web 1.0 era tutto nel connettere le persone (connecting people). Era uno spazio interattivo. E io penso che il web 2.0 sia di fatto solo un’espressione gergale, nessuno sa neanche cosa signi!chi. Se il web 2.0 per voi sono blog e wiki , allora questo consiste in persone che parlano a persone (people to people). Ma questo è ciò che il il web si supponeva che fosse !n dall ’inizio. E infatti, vedete che questo cosiddetto web 2.0 signi!ca utilizzare gli standard che sono stati prodotti da coloro che lavorano sul web 1.0” (3)
(3) V. Di Bari, Web 2.0. I consigli dei principali esper5 italiani e internazionali per affrontare le nuove sfide,-‐ Il Sole 24 Ore, 2007
Tim Berners-Lee
“ […] Il web 2.0 non è nulla di nuovo , […] Tutte le componenti del cosiddetto web 2.0 c’erano già alla nascita del web, e quindi possiamo piuttosto parlare di una sua naturale evoluzione” (4)
Tim Berners-Lee
(4) Ibidem 16
White paper di Tim O’Reilly
O’Reilly nella pubblicazione di un articolo ha cercato di
chiarire gli aspetti e i principi fondanti - «design pattern» -
della rinnovata configurazione del Web:
Attraverso il confronto strutturato tra
una serie di applicazioni e servizi on line
che più rappresentano ed enfatizzano
la nuova concezione della Rete,
rispetto a quelle più intrinsecamente
legate al Web in versione 1.0
Individuando una mappa concettuale
(Meme Map) attraverso la quale si
descrive il nucleo fondamentale del
web 2.0 ed attorno ad esso una serie di
applicazioni, concetti principi che
possono essere in una certa misura
ricollegati a tale nucleo
1 2
17
Web 1.0 VS Web 2.0
Web 1.0 Web 2.0
DoubleClick Google Adsense
Ofoto Flickr
Akamai BitTorrent
Mp3.com napster
Britannica on line Wikipedia
Siti personali Blogging
evite upcoming.org e EVDB
Ricerca nomi domini Ottimizzazione motori ricerca
Pagine viste Cost per click (CPC)
Screen scraping Web service
Pubblicazione Partecipazione
Sistema gestione contenuti wikies
Directory (Tassonomia) Tagging (“folksonomia”)
Stickiness Syndication
18
Web 1.0 VS Web 2.0: I
DoubleClick Google Adsense
Nel contesto del Web 1.0 DoubleClick è una delle società l e a d e r t r a q u e l l e c h e s i occupano di fornire soluzioni pubblicitarie sulla rete per le compagnie multinazionali; il suo modello di business è dunque “centralizzato” , ovvero focalizzato sulle grandi aziende e i s i t i Web d i maggiore successo.
Google AdSense offre la possibilità a chiunque - non più soltanto alle aziende e alle compagnie, ma anche agli utenti che realizzano, pubblicano e condividono contenuti e informazioni on line - di fare pubblicità sul proprio spazio Web, attraverso l’inserimento di pubblicità gestita direttamente da Google. Il suo modello di business è quindi “decentrato”, vale a dire focalizzato sulla coda lunga.
Ofoto Flickr
Ofoto è uno dei siti Internet di m a g g i o r s u c c e s s o t r a l e applicazioni configurate in stile Web 1.0 che offrono agli utenti on line servizi di tipo fotografico - a pagamento -
Flickr, invece, è una delle applicazioni di social networking apprezzate dagli utenti del Web 2.0, che consente di pubblicare e condividere, in questo caso gratuitamente, immagini e fotografie, attraverso reti di contatto tra gli iscritti.
19
Web 1.0 VS Web 2.0: II
Mp3.com Napster
Mp3.com è uno dei siti che consentono agl i u tent i d i acquistare e ascoltare brani musicali in formato mp3, tra quelli presenti sul database dell’applicazione. Nel caso di Mp3.com è il sito che mette a disposizione degli utenti una base dati di brani musicali da ascoltare, in un’ottica di “centralizzazione”
Con Napster il modello cambia: si tratta di un’applicazione di file sharing tra gli utenti del Web, che consente agli stessi utenti di condividere brani musicali in formato mp3. Sono gli stessi utenti a decidere quali file in formato mp3 scambiarsi, condividere con altri utenti e ascoltare, in una prospettiva di “decentramento”.
Britannica Online Wikipedia
Britannica Online è la versione d i g i t a l e d e l l ’ a u t o r e v o l e enciclopedia Britannica, fruibile direttamente in rete e a pagamento dagli utenti del Web 1.0.
Wikipedia cambia la modalita� di a c c e s s o e f r u i z i o n e a d un’enciclopedia on l ine: totalmente gratuita e dai contenut i completamente svi luppati dal contributo congiunto dei suoi utenti, che possono pubblicare, integrare e c o n d i v i d e r e d e f i n i z i o n i e spiegazioni in qualsiasi settore del sapere e della conoscenza.
20
Web 1.0 VS Web 2.0: III
Personal web site BLog
L’evoluzione dal Web 1.0 a quello in versione 2.0 è rappresentata dal passaggio dal s i t o I n t e r n e t t i p i c a m e n t e “statico”, privo di logiche di interattività, progettato e sviluppato esclusivamente da esperti di informatica e di HTML
a l B l o g , s p a z i o W e b potenzialmente accessibile a tutti gli utenti - grazie ad applicazioni di CMS che non richiedono più la conoscenza del linguaggio HTML - in cui è possibile tenere traccia delle proprie idee e riflessioni, pubblicare notizie e informazioni di ogni genere, avviare forme di interazione più dinamiche e bidirezionali con il popolo della rete.
Pubblicazione Partecipazione
Il concetto di Pubblicazione rimanda alla concezione di uno spazio Web come ambiente chiuso e statico, scarsamente interattivo, in cui gli utenti possono so l tanto v i s i ta re , dunque gestito dal punto di vista editoriale e tecnico in maniera centralizzata e top down
Partecipazione, tipico del Web 2.0, con spazi on line aperti, dinamici e soprattutto interatt ivi , in cui ciascun utente puo� contribuire attivamente con idee, progetti e contenuti propri..
21
Meme map
Con l’obiettivo di rendere sempre più chiaro cosa si intenda per Web 2.0, dal
punto di vista dei design pattern e dei rinnovati modelli di business, Tim O’Really ha
integrato e completato la sua definizione della nuova versione del Web, affermando che
«non ha dei con!ni chiari, ma, piuttosto, un centro di gravità. È possibile rappresentare il Web 2.0 come un insieme di principi e di pratiche che accomunano una sorta di sistema solare di siti, i quali applicano alcuni di tali principi, ad una distanza variabile dal centro».
A riguardo, Tim O’Really ha individuato una vera e propria mappa concettuale -
definita Meme Map - attraverso la quale descrivere appunto il nucleo fondamentale del Web
2.0 e, attorno ad esso, una serie di applicazioni, concetti e principi che possono essere
ricollegati, in maggiore o minor misura, a tale nucleo.
22
Meme map, Tim O’Reilly
NUCLEO
1. Il web come piattaforma 2. Il ruolo attivo del singolo utente come un’unità di
un’architettura partecipativa; 3. Creazione di software dinamici
BitTorrent: decentralizzazione
radicale
Flickr, del.icio.us Tagging Non tassonomia
Gmail, Google Maps,Ajax. Arricchimento dalle
esperienze degli utenti
PageRank, eBay, Gli utenti come collaboratori
Google AdSense: Customer self service che rende possibile la
long tail
Blogs: Partecipazione non pubblicazione
Wikipedia: Fiducai radicale
Il diritto a remixare
Fiducia negli utenti
Possibilità di abbinare un indirizzo a porzioni di
contenuto
Il software che migliora con
l’aumentare degli utenti
Gioco Beta perpetuo
Arricchimento dell’esperienza
dell’utente
Il web come insieme di componenti
Hackability The long tail
Il comportamento dell’utente non è predeterminato”
I dati come un nuovo “Intel Inside”
Un attitudine, no un tecnologia
I principi scaturiti dal nucleo
I mezzi che ne permettono la realizzazione
23
Principi del web 2.0
Principi e concetti del web 2.0
24
Principi e concetti del web 2.0: Il web come piattaforma
Il primo principio individuato è quello del WEB COME PIATTAFORMA , che può assumere
differenti declinazioni nel contesto del Web 2.0.
1. Il web come servizio e non come prodotto
A tale concetto sottende l’idea che per utilizzare
un’applicazione on line non è più necessario scaricare o
installare in locale, con il Web 2.0 si arriva ad applicazioni e a
software-servizi accessibili e utilizzabili direttamente on line
VS
3. Servizi e applicazioni
I Servizi e le applicazioni “tendono a migliorare progressivamente al crescere del numero degli utilizzatori”
VS
BitTorrent
2. Partecipazione attiva degli utenti della rete
“Mettere a punto un servizio facilmente accessibile e un insieme di algoritmi per la gestione dei dati allo scopo di raggiungere tutto il Web, !no alla sua periferia e non limitandosi al suo centro, rivolgendosi a tutta la lunga coda e non solo alla testa”
25
Principi e concetti del web 2.0: Sfruttare l’intelligenza collettiva
Il principio centrale che sta dietro il successo dei giganti nati nell'era del Web 1.0 che sono
sopravvissuti per guidare l’era del Web 2.0 sembra essere questo: essi hanno abbracciato la
potenza del web per sfruttare L’INTELLIGENZA COLLETTIVA.
Tanti sono gli esempi di successo nel panorama del 2.0 tra le applicazioni e i servizi che si
propongono di sviluppare forme concrete di intelligenza collettiva.
Per Harness ing Col lective Intel l igence s i intende, dunque,
metaforicamente la creazione di un unico grande “cervello digitale”,
potenzialmente in grado di sfruttare la stessa struttura del
cervello umano, nel quale qualsiasi pensiero viene collegato ad altri
tramite “sinapsi”, generando conoscenza.
26
Principi e concetti del web 2.0: Sfruttare l’intelligenza collettiva (II)
1. Hyperlink
L’hyperlinking è il fondamento del web. Quando gli utenti aggiungono nuovi
concetti e nuovi siti, questi vengono integrati alla struttura del web dagli altri
utenti che ne scoprono il contenuto e creano link. Le connessioni nel web
crescono organicamente come risultato dell'attività collettiva di tutti gli utenti
del web.
2. Yahoo e Google Yahoo, nato come una directory di link ai siti Web e agli spazi on line più
apprezzati; mentre Google, interamente basato sull’infrastruttura dei link
e sul Page Rank per definire il livello di pertinenza delle ricerche on line.
3. eBay e Amazon Il giants delle aste on line eBay, basa la qualità del proprio servizio sul
contributo dell’enorme massa critica di piccoli venditori e
acquirenti. Stesso approccio al Web è adottato da Amazon, il portale
dedicato alla vendita di prodotti editoriali on line: l’applicazione ha
saputo costruire un vantaggio competitivo incoraggiando gli utenti
ad esprimere e pubblicare giudizi e recensioni. 27
Principi e concetti del web 2.0: Sfruttare l’intelligenza collettiva (III)
4. Wikipedia
Un’enciclopedia online basata sull’inverosimile idea che ciascuna voce possa
essere aggiunta da qualsiasi utente web o editata da qualcun altro, è un
esperimento radicale di fiducia, che applica alla creazione di contenuti i
5. del.icio.us e Flickr del.icio.us e Flickr, due società hanno fatto da pionieri per un concetto che
alcuni definiscono "folksonomia" (in contrasto con la tassonomia), uno stile di
categorizzazione collaborativa dei siti che utilizza parole chiave liberamente
scelte, che spesso sono definite tag.
6. Viral marketing Più che un servizio è un principio. Si basa sull'originalità di un'idea: qualcosa
che, a causa della sua natura o del suo contenuto, riesce a espandersi
molto velocemente in una data popolazione
7. Molte infrastrutture web Buona parte dell’infrastruttura del web - inclusi il codice di Linux, Apache,
MySQL, e Perl, PHP, o Python usati in molti server web - si affidano ai
metodi di peer-production dell’open source, in essi stessi un esempio di
intelligenza collettiva, creata dalla rete. 28
Architettura della partecipazione
In questa prospettiva, se nel Web 2.0
sempre più applicazioni e servizi sono
potenzialmente in grado di sviluppare e
sfruttare forme di intelligenza collettiva, è
possibile individuare alle fondamenta del
nuovo Web una vera e p ropr ia
architettura relazionale e partecipativa
per gli utenti della rete. Ovvero,
un’architettura attraverso la quale «gli
u tent i aggiungono valore» come
evidenziato da Tim O’Really - dal
momento che sono gli stessi surfer del
Web 2.0 ad apportare miglioramenti, più
o m e n o v o l o n t a r i a m e n t e , a l l a
infrastruttura di comunicazione e
interazione del Web, nonché agli
strumenti e alle applicazioni on line.
29
Principi e concetti del web 2.0: fine del ciclo delle release di software e beta perpetuo
Quanto accennato prima, in merito alla prima declinazione del Web come piattaforma, è
possibile usufruire di applicazioni e servizi che si sostituiscono a quelle installati sul proprio desktop,
Tale mutamento determinerebbe la fine del CICLO DI RILASCIO DI UN SOFTWARE.
Il monitoraggio in tempo reale
del comportamento degli utenti
per vedere quali nuove funzioni
siano utilizzate e come vengano
ut i l i z zate d iventa un’a l t ra
competenza centrale richiesta.
C a l H e n d e r s o n , i l c a p o
s v i l u p p a t o r e d i F l i c k r, h a
recentemente affermato: << pubblichiamo nuovi contenuti ogni mezz’ora […] se gli utilizzatori non le adottano, le togliamo. Se invece le apprezzano, le estendiamo all'intero sito >>
in considerazione della
già citata architettura
r e l a z i o n a l e e
p a r t e c i p a t i v a c h e
sottende al Web 2.0, il
contributo continuo e
costante degli utenti
c h e u t i l i z z a n o t a l i
software e programmi,
i n t u t t e l e f a s i d i
p r o g e t t a z i o n e e
distribuzione,
U
Applicazioni e servizi “BETA PERPETUO”
• più agili
• più leggeri e flessibili.
• con la collaborazione
attiva degli utenti che li
utilizzano.
30
Principi e concetti del web 2.0: fine del ciclo delle release di software e beta perpetuo II
Un’editoriale di ZDnet è arrivato alla conclusione che Microsoft
non sarà in grado di battere Google:
"Il modello di business di Microsoft dipende dal fatto che chiunque aggiorni il proprio ambiente di computer ogni due o tre anni. Quello di Google dal fatto che ogni utente esplori cosa c’è di nuovo nel loro ambiente computer tutti i giorni".
(5) hIp://www.zdnet.com/blog/saas/why-‐microso[-‐cant-‐best-‐google/13 31
Principi e concetti del web 2.0: il software supera il livello del singolo dispositivo
Un’altra conseguenza della trasformazione del web in una vera e propria piattaforma prefigura
la liberazione delle applicazioni dalla dipendenza dal PC, dalla consuetudine, cioè, di installarle
sulla propria macchina, eliminando così i problemi di portabilità e compatibilità.
In questa prospettiva, il Web 2.0 non è più limitato alla piattaforma PC; viceversa, applicazioni e
servizi del nuovo Web sono sempre più basati su un’architettura software scritta senza vincoli
dettati dal singolo dispositivo, con funzionalità che possono essere eseguite direttamente
su molti dei device a disposizione, in modo integrato e trasparente. Si tratta, dunque, di una
rinnovata concezione del nuovo Web, in stretta correlazione con la convergenza dei device che
caratterizza l’attuale società digitale.
32
Principi e concetti del web 2.0: Rich User Experience
La diffusione negli ultimi anni di tecnologie che consentono la costruzione di interfacce semplici,
dinamiche e fortemente interattive è, infine, un’altra tendenza che può essere direttamente
correlata al processo evolutivo dal Web 1.0 a quello in versione 2.0. In questa direzione,
infatti, un principio del nuovo Web, secondo O’Reilly, è quello di offrire una rich user
experience, simile a quella possibile con le applicazioni installate direttamente sui computer in
locale, senza, tuttavia, infastidire eccessivamente l’utente e tenendo conto delle esigenze di
usabilità e di accessibilità.
«Stiamo entrando in un periodo di innovazione dell ’interfaccia utente che non ha precedenti, in quanto i Web developer sono !nalmente in grado di costruire rich Web application di valore equivalente alle applicazioni locali»
33
Principi e concetti del web 2.0: Rich User Experience
Applicazioni web con
Rich User Interface e
u n ' i n t e r a t t i v i t à
equivalente a quelle
per PC.
Ajax non è una tecnologia. È l'insieme di alcune tecnologie, ognuna delle quali fiorente di suo,
unite in modi potenti e nuovi. Ajax incorpora:
q Presentazioni standard: XHTML e CSS;
q Visualizzazione dinamica e interattività :Document Object Model;
q Scambio e manipolazione di dati: XML e XSLT;
q Recupero di dati asincroni : XMLHttpRequest;
q JavaScript che collega il tutto insieme."
34
User Generated Contend
La dizione contenuto generato dagli utenti (User-Generated
Content o UGC in inglese) è nata nel 2005 negli ambienti del web
publishing e dei new media per indicare il materiale disponibile
sul web prodotto da utenti invece che da società specializzate.
Ques to fenomeno è v i s to come un s in tomo de l la
democratizzazione della produzione di contenuti multimediali
reso possibile dalla diffusione di soluzioni hardware e software
semplici ed a basso costo.
Esempi di contenuto generato dagli utenti sono foto e video digitali, blog, podcast e wiki.
Esempi di siti web che si basano su questa filosofia sono Flickr, Friends Reunited, FourDocs,
OpenStreetMap, YouTube, Second Life e Wikipedia.
35
Due punti di vista…
I sostenitori del web 2.0 idolatrano il dilettantismo e diffidano della professionalità, lo vediamo nel modo in cui glori!cano wikipedia, lo vediamo nell ’adorazione nei confronti del software open source e nella campagna condotta favore del blogging come alternativa ai media convenzionali
hIp://www.roughtype.com/archives/2005/10/the_amorality_o.php
Perché gli utenti dovrebbero continuare a pubblicare tutti quei dati privati, dai quali una manciata di aziende ricava miliardi di dollari di pro!tti? Perché dovrebbero cedere gratuitamente i loro contenuti mentre un pugno di imprenditori del Web 2.0 sta guadagnando milioni? Ciò di cui vi è necessità è di modelli economici che aiutino i dilettanti ambiziosi a guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro. E’ nostro dovere trasformare il dilettante in professionista, far si che si sbarazzi dei lavori precari trasformando i nuovi media da faccenda relegata alle ore notturne, in un terreno favorevole per la prosperità economica
Lovink Geert
Nicolas G. Carr
Zero comments. Teoria criMca di internet Lovink Geert-‐ Mondadori Editore 36
Citizen Journalism
Keywords del web 2.0
Social Networking Folksonomy Web come piaIaforma
User Generated Conted
Foto e video sharing
Blog
Wiki
Profili personali
Community
Social bookmarking
Social news
Rich Internet Application
Software as a Service
Beta perpetuo
API e Mashup
37
Bibliografia e sitografia
38
1. WEB 2.0 Internet è cambiato. E voi? di Vito di Bari
2. WEB 2.0 - Guida al nuovo fenomeno della Rete di Luca Grivet Foiaia
3. Web 2.0 - Strategie per il successo di Amy Shuen, P. Postinghel,
4. Cultura convergente di Henry Jenkins
5. Internet e Web 2.0 di Marco Righi, Alberto Lluch Lafuente
6. Social media e comunicazione di marketing - Pianificare e gestire le attività di marketing
e comunicazione nell'era del Web 2.0 di Alessandro Prunesti
7. ZERO COMMENTS - Teoria critica di Internet di Geert Lovink
9. What Is Web 2.0: Design Patterns and Business Models for the Next Generation of Software
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Riferimenti
39
guido.fusco@unina.it
Website corso
http://www.corso-informatica-web.com/
fuscoguido
Contatti
Bibliografia completa
hIp://www.anobii.com/fuscoguido/books
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