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8/22/2019 Liturgia evento di salvezza
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Foggia 2009
LITURGIAEVENTO DI SALVEZZA
Lettera Pastorale
8/22/2019 Liturgia evento di salvezza
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In copertina:
CenaMistiCa
Icona russa del sec. XIXTempera su tavola (cm 27,0 x 31,0)
CenaMistiCa(Russia, sec. XIX, Tempera su tavola, cm 27,0 x 31,0)
Il soggetto dellicona, legato alla liturgia del Gioved Santoe alla celebrazione domenicale della Divina Liturgia, a partedel ciclo dei misteri rafgurati su ogni iconostasi. La Cena Mi-stica occupa sempre un posto centrale.
Si conoscono due tipologie principali di questo soggetto:una simmetrica, che presenta il Cristo al centro della compo-sizione, e una asimmetrica in cui Cristo seduto a una estre-mit della tavola. La tipologia pi antica quella asimmetrica(mosaico di SantApollinare Nuovo a Ravenna; miniatura delcodice purpureo di Rossano). La tipologia simmetrica, a cui ap-
partiene l icona qui riprodotta, si diuse nellarte bizantina eslava meridionale alla fne del secolo XIII, ed ampiamentedocumentata negli areschi di Bulgaria, Serbia e Macedoniadel secolo XIV.
Il centro della nostra icona costituito dalla fgura di Cristo,che proclama le parole dellEucaristia e annuncia il tradimen-to di Giuda. Egli rafgurato in una posizione rontale conil capo leggermente inclinato verso lapostolo Pietro che siedealla sua destra. Ges sovrasta leggermente gli astanti, mentrebenedice il pane e il vino sulla mensa e pronuncia le parole
centrali con il comandamento di ripetere in sua memoria quelgesto di amore.
Tra i discepoli seduti di ronte a Cristo ravvisiamo a destraGiuda, senza aureola, e a sinistra inserito anche lapostoloPaolo, per la sua testimonianza particolare sulla Eucaristia (c.1 Cor 11, 23-26).
Tutta la scena, con la cortina sollevata, le fnestre dellab-side, Cristo e gli apostoli seduti in cerchio attorno alla tavola,richiama la celebrazione liturgica della Chiesa: durante la Divi-na Liturgia, attraverso la cortina sollevata delle porte regali siapre la visione dellaltare con i sacerdoti che concelebrano conil Vescovo.
Colpisce latteggiamento stupito dei discepoli, sorpresi dalgesto di Cristo, verso il quale si chinano leggermente in segnodi umilt e di adorazione.
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MONS. FRANCESCO PIO TAMBURRINOArcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino
Liturgia
evento di salvezza
Lettera Pastorale
Foggia 2009
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ISBN 88-86880-20-0
2009 N.E.D. srl - Foggia
Progettazione grafca e stampaGrafche Grilli srl - Foggia per conto della N.E.D. srl - Foggia
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Alla Chiesa di Dio che in Foggia-Bovino,a coloro che sono stati santifcati
in Cristo Ges,chiamati ad essere santi
insieme a tutti quelli che in ogni luogoinvocano il nome del Signore nostro Ges Cristo:
grazia a voi e paceda Dio Padre nostro e dal Signore Ges Cristo.
(1 Cor 1, 2-4)
*
Carissimi ratelli e sorelle nel Signore,
secondo il piano generale dei temi che occupano, in
questi anni, la riessione della nostra Chiesa diocesana,dopo aver dedicato un biennio pastorale (2006-2008)allapproondimento del tema della Parola di Dio, ini-ziamo ora, a quarantacinque anni dalla promulgazionedella Costituzione del Concilio Vaticano II sulla sacra li-turgia (4 dicembre 1963), a are un bilancio della rior-ma liturgica nella nostra Chiesa e a verifcarne i principi,per guardare avanti con fducia e per rilanciare il movi-mento impresso alla Chiesa dal Concilio.
Questa lettera ore una prima riessione sulla litur-gia. Contiamo di dedicarne una seconda, che approon-dir la dottrina e la prassi liturgica dei sacramenti, dellaliturgia delle Ore, dello spazio e del tempo liturgici.
Facciamo afdamento sulla buona volont dei desti-natari, perch vogliano proseguire nellapproondimen-to dei singoli temi, servendosi anche delle indicazionibibliografche inserite nel corso della Lettera.
Al termine di ogni capitolo, abbiamo inserito dellefnestre per avorire ulteriori riessioni personali e co-
munitarie.
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LETTERA PASTORALE
Introduzione
Mi pare anzitutto di dover rilevare la portata stori-ca del atto che il Vaticano II abbia dedicato una Costi-tuzione alla liturgia e che ad essa abbia riservato il pri-mo posto.
Nellattuare la riorma della liturgia, il Concilio realiz-z, in maniera del tutto particolare, lo scopo ondamen-
tale che si era riproposto: Far crescere ogni giorno dipi la vita cristiana tra i edeli; meglio adattare alle esi-genze del nostro tempo quelle istituzioni che sono sog-gette a mutamenti; avorire tutto ci che pu contribuireallunione di tutti i credenti in Cristo; rinvigorire ci chegiova a chiamare tutti nel seno della Chiesa1.
La straordinaria importanza che la Costituzione Sacro-sanctum Concilium riveste per la vita del popolo di Dioappare anche dal atto che in essa gi rinvenibile lasostanza di quella dottrina ecclesiologica, che sar suc-cessivamente proposta dallassemblea conciliare. La Co-stituzione Sacrosanctum Concilium, che u il primo do-cumento conciliare in ordine di tempo, anticipa la Costi-tuzione dogmaticaLumen Gentium sulla Chiesa e si ar-ricchisce, a sua volta, dellinsegnamento di questa Co-stituzione2.
Possiamo notare che il rinnovamento promosso dalConcilio Vaticano II nel campo della liturgia si svilup-pato nella linea della tradizione. Come il Papa san Pio V,rispondendo alle istanze dei Padri del Concilio di Trento,provvide alla riorma dei libri liturgici, in primo luogo delBreviario e del Messale, cos i Papi nel corso dei secoli
1 Cost. Sacrosanctum Concilium, 1.2 C. Giovanni Paolo ii, Lett. Apost. Vicesimus quintus annus,
(1988) 2.
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seguenti perseguirono il medesimo obiettivo, assicuran-do laggiornamento o defnendo i riti e i libri liturgici.
Dagli inizi del secolo XX il Papa san Pio X intrapre-se una riorma pi generale, istituendo una specialecommissione incaricata di questa riorma che, pensava,sarebbe durata parecchi anni. Egli pose la prima pie-tra delledifcio ripristinando la celebrazione della do-menica e riormando il Breviario Romano3. In verit
questo esige egli aermava secondo il parere de-gli esperti, un lavoro tanto grande quanto diuturno; eperci necessario che passino molti anni, prima chequesto, per cos dire, edifcio liturgico () riappaia dinuovo splendente nella sua dignit e armonia, una vol-ta che sia stato come ripulito dallo squallore dellinvec-chiamento4.
Pio XII riprese il grande progetto della riorma liturgi-ca pubblicando lenciclicaMediator Deie istituendo unacommissione. La riorma della Veglia pasquale del 1951e della Settimana Santa del 1955 non erano altro che de-glispecimina del come era impostata la riorma liturgi-ca5. Altri punti importanti urono la nuova versione delSalterio per acilitare la comprensione della preghiera deisalmi, lattenuazione del digiuno eucaristico per avori-re un pi acile accesso alla comunione e luso della lin-gua viva nel Rituale.
Nella introduzione al Messale Romano del 1962, sipremetteva la dichiarazione del Papa beato GiovanniXXIII, secondo la quale i ondamentali principi, relativi
3 C. Cost. Apost.Divino aatu (1 novembre 1911), inActa Apo-stolic Sedis, 3 (1913) 633-638.
4 Motu proprio Abhinc duos annos (23 ottobre 1913), in ActaApostolic Sedis, 5 (1913) 449-450.
5 F. antonelli,Parole di introduzioneaaa. vv., Concilio e rior-ma liturgica. Bilanci e prospettive, Milano 1984, 8.
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LETTERA PASTORALE
alla riorma generale della liturgia, dovevano essere af-dati ai Padri nel prossimo Concilio ecumenico6.
Pertanto, il Concilio Vaticano II veniva a rispondere auna speranza generale di tutta la Chiesa. Inatti, lo spiri-to liturgico si era diuso sempre pi in quasi tutti gli am-bienti: si auspicava che osse resa possibile quella parte-cipazione attiva ai sacrosanti misteri e alla preghiera pub-blica e solenne della Chiesa auspicata da san Pio X7.
Levento che si pone come pietra miliare nella storiadel culto cristiano la Costituzione conciliare stessa. Conil passare del tempo, alla luce dei rutti che essa ha por-tato, si vede sempre pi chiaramente limportanza dellaSacrosanctum Concilium. Per la prima volta, una assem-blea conciliare trattava della liturgia nella sua globalit,
dei suoi principi biblico-teologici, e anche dei suoi con-creti aspetti celebrativi e pastorali. Davvero, nella Costi-tuzione sulla sacra liturgia, primizia di quella grande gra-zia di cui la Chiesa ha benefciato nel secolo XX, il Con-cilio Vaticano II, lo Spirito Santo ha parlato alla Chiesa,non cessando di guidare i discepoli del Signore alla ve-rit tutta intera (c. Gv 16, 13)8.
6 Lett. Apost. Rubricarum instructum (25 luglio 1960), in ActaApostolic Sedis52 (1960) 594.
7 C. Motu proprio Tra le sollecitudini(22 novembre 1903).8 Giovanni Paolo ii, Lett. Apost. Spiritus et Sponsa (4 dicembre
2003) 1.
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1.I principi direttivi della Costituzione
Sacrosanctum Concilium
La Costituzione delinea luminosamente i principi cheondano la prassi liturgica della Chiesa e ne ispirano ilsano rinnovamento nel corso del tempo9. La liturgia vie-
ne collocata dai padri conciliari nellorizzonte della sto-ria della salvezza, il cui fne la redenzione umana e laperetta glorifcazione di Dio.
La redenzione ha il suo preludio nelle mirabili gestadivine dellAntico Testamento ed stata portata a com-pimento da Cristo Signore, specialmente per mezzo del
mistero pasquale della sua beata passione, risurrezionedalla morte e gloriosa ascensione10. Essa tuttavia ha bi-sogno di essere non solo annunciata ma attuata, ed ciche avviene per mezzo del sacrifcio e dei sacramenti,sui quali si impernia tutta la vita liturgica11. Cristo si ren-de in modo speciale presente nelle azioni liturgiche, as-
sociando a s la Chiesa. Ogni celebrazione liturgica ,pertanto, opera di Cristo sacerdote e del suo corpo misti-co, culto integrale12, nel quale si partecipa, pregustan-dola, alla liturgia della Gerusalemme celeste13. Per que-sto la liturgia il culmine verso cui tende lazione del-la Chiesa e, insieme, la onte da cui promana tutta la suaorza14.
9 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 3.10 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 5.11 Cost. Sacrosanctum Concilium, 6.12 Cost. Sacrosanctum Concilium, 7.13 C. Cost. SacrosanctumConcilium, 8.14 Cost. Sacrosanctum Concilium, 10.
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LETTERA PASTORALE
Il signifcato della liturgia non riguarda soltanto lam-bito interno alla Chiesa, ma si apre sullorizzonte del-la umanit intera. Cristo, inatti, nella sua lode al Padre,unisce a s tutta la comunit degli uomini, e lo a in mo-do singolare proprio attraverso la missione orante del-la Chiesa, che loda incessantemente e intercede per lasalvezza del mondo intero non solo con la celebrazio-ne della Eucaristia, ma anche in altri modi, specialmen-te con la recita dellufcio divino15.
La vita liturgica della Chiesa, nellottica della Sacro-sanctum Concilium, assume un respiro cosmico e uni-versale, segnando in modo proondo il tempo e lo spa-zio delluomo. In questa prospettiva si comprende anchela rinnovata attenzione che la Costituzione d allanno li-turgico, cammino attraverso il quale la Chiesa a memo-
ria del mistero pasquale di Cristo e lo rivive16.
In considerazione di questa ampiezza che la liturgiaassume, a ragione il Concilio aerma che ogni azioneliturgica azione sacra per eccellenza, e nessunaltraazione della Chiesa ne uguaglia lefcacia allo stesso ti-tolo e allo stesso grado17. Nello stesso tempo, il Concilioriconosce che la sacra liturgia non esaurisce tutta lazio-ne della Chiesa18. La liturgia, inatti, da una parte suppo-ne lannuncio del Vangelo, dallaltra esige la testimonian-za cristiana nella storia. Il mistero proposto nella predi-cazione e nella catechesi, accolto nella ede e celebratonella liturgia, deve plasmare lintera vita dei credenti, che
sono chiamati a arsene araldi nel mondo19.
15 Cost. Sacrosanctum Concilium, 83.16 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 5.17 Cost. Sacrosanctum Concilium, 7.18 Cost. Sacrosanctum Concilium, 9.19 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 10.
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Tra le diverse realt implicate nella celebrazione litur-gica, unattenzione speciale attribuita alla musica sacra.Il Concilio la esalta indicandone quale fne la gloria diDio e la santifcazione dei edeli20. Essa un mezzo pri-vilegiato per acilitare una partecipazione attiva dei e-deli allazione sacra.
Un altro tema econdo di sviluppi, arontato dalla Co-stituzione conciliare, quello concernente larte sacra.
Essa continua ad avere anche ai nostri giorni un notevolespazio, perch il culto possa risplendere anche per il de-coro e lo splendore dellarte liturgica. Larte sacra postain relazione con linfnita bellezza divina, che devesserein qualche modo espressa dalle opere delluomo21.
Il rinnovamento conciliare della liturgia ha lespres-
sione pi evidente nella pubblicazione dei libri liturgi-ci. Dopo un primo periodo nel quale c stato un gra-duale inserimento dei testi rinnovati allinterno delle ce-lebrazioni liturgiche, si rende necessario un approondi-mento delle ricchezze e delle potenzialit che essi rac-chiudono22.
1.1 La liturgia momento di salvezza
La prima e ondamentale acquisizione maturata conla Costituzione sulla liturgia il senso del celebrare apartire dalla categoria mistero-evento. Al centro della
liturgia, inatti, sta il mistero pasquale. Il culto cristiano interpretato come mistero in quanto in esso si attualevento dellavvicinarsi del Dio ineabile alla nostra sto-ria. Il mistero in quanto evento tocca il tempo e suscita
20 Cost. Sacrosanctum Concilium, 112.21 Cost. Sacrosanctum Concilium, 122.22 Giovanni Paolo ii, Lett. Apost. Spiritus et Sponsa, 7.
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azioni. La liturgia quel singolare modo di agire la cuiunica consistenza sta nellacconsentire al darsi del miste-ro stesso. Si tratta di un modo di agire davvero singola-re perch la sua orza quella di conessare che un Al-tro il pi orte, il suo compito quello di interromper-si per liberare lo spazio al dono, il suo risultato quellodi lasciare a Dio stesso la responsabilit dellazione ().La liturgia esperienza del mistero perch in essa si per-mette a Dio di continuare ad agire come unico Signore
delle azioni degli uomini, cio come linizio e il compi-mento della storia. I riti e le preghiere di cui intreccia-to e intessuto il culto sono il modo di stare davanti al mi-stero per averne parte. Sono cio ede in atto, eserciziodellatto del credere23.
In altri termini, nella liturgia il mistero di Cristo si tro-
va rafgurato o rappresentato secondo la orza pro-pria della rafgurazione liturgica, intesa come presen-za reale e attuale disponibilit per i credenti nel modosacramentale. Non sono i riti a generare la presenza delmistero, ma lenergia del mistero a generare i riti, ainondere in essi la presenza, lefcacia e la econdit.
La ragione della presenza di Cristo nella liturgia, ciche rende le celebrazioni il luogo dove egli si ritrova, esattamente il mistero della Pasqua di Ges; il suoevento capace di redenzione eterna (Eb 9, 12) e quindidefnitivo, irripetibile, in grado di accompagnare la sto-ria degli uomini (). I segni, i gesti, le parole, le cose, i
campi della sacra liturgia sorgono sotto limpulso urgen-te del mistero di Cristo, che li provoca, li attrae, li pla-sma e li trasorma. In essi batte il cuore di Cristo. Il ritocristiano predica lappuntamento edele di Cristo, la sua
23 G. Busani,La liturgia, orma di vita cristiana, inaa. vv., A 40anni dalla Sacrosanctum Concilium, in Notiziario dellUfcio
Liturgico Nazionale, n. 20, 2004, 28.
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potenza escatologica, per la quale non pu essere deli-mitato in una circoscrizione particolare o defnito in untempo ridotto. Il tempo e lo spazio, che lo hanno stori-camente condizionato, non hanno pi potere su di lui;al contrario, sono essi che vengono come pervasi dallasua potest (Mt 28, 18) per la quale nella memoria salela presenza. La Chiesa, che gestisce i segni liturgici, nonantecede e non si sovrappone a Ges Cristo, ma si ponenellatteggiamento obbedienziale della ede, che lo ac-
coglie, nellazione della memoria di lui, che incessante-mente le si afda24.
La orma rituale della celebrazione, con il suo impre-scindibile rierimento memoriale allevento di Cristo, at-testa la precedenza assoluta di Dio come ci che unica-mente rende possibile la nostra libera risposta di ede;
contemporaneamente, realizzandosi come orma concre-ta di questa risposta, la celebrazione si presenta comerutto della grazia di Dio: atto reso possibile dalloer-ta di Dio, atto damore di Dio (lo Spirito Santo) in noi.In altre parole, il gesto sacramentale con cui celebriamoDio , esso stesso, il luogo in cui egli agisce in noi e per
noi: questo incontro di libert nellatto liturgico lo spa-zio concreto della nostra esperienza di lui. Perci lespe-rienza liturgica del mistero di Dio non pu essere esibi-ta con prove oggettive che costringano a conessarne laverit; pu per essere testimoniata da chi se ne lascia-to arricchire e pu essere riconosciuta per la sua conor-
mit allesperienza storico-salvifca che Dio stesso ci haoerto e che testimoniata nelle scritture trasmesse dal-la Chiesa25.
24 i. BiFFi, La Liturgia cristiana, memoria, presenza e attesa delSignore, Milano 2000, 12-13.
25 L. Girardi, Il rito: esperienza del mistero di Dio, in Rivista diPastorale Liturgica, n. 2, 2008, 26.
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LETTERA PASTORALE
Questo principio direttivo espresso dalla Costituzio-ne come attualizzazione del mistero pasquale di Cristonella liturgia della Chiesa, perch dal costato di Cristodormiente sulla Croce che scaturito il mirabile sacra-mento di tutta la Chiesa26. Tutta la vita liturgica gravitaintorno al mistero eucaristico e agli altri sacramenti, oveattingiamo alle onti vive della salvezza27.
Per il mistero pasquale di Cristo siamo stati sepolti
insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vitanuova. Poich la morte di Cristo in croce e la sua risur-rezione costituiscono il contenuto della vita quotidianadella Chiesa e il pegno della sua Pasqua eterna, la litur-gia ha come primo compito quello di ricondurci instan-cabilmente sul cammino pasquale aperto da Cristo, incui si accetta di morire per entrare nella vita. La liturgia
, perci, il luogo privilegiato dellincontro dei cristianicon Dio e con colui che egli ha inviato, Ges Cristo28.
1.2 Il carattere fontale della liturgia
Il Concilio Vaticano II ha ricuperato, a ondamento delsuo insegnamento sul mistero liturgico, la centralit del-la memoria celebrata (memoriale): Cristo ritrova il suoposto nel cuore stesso di quel mistero di cui ugualmen-te il ondamento e loggetto29.
Questa centralit del Cristo giustifca lespressioneconciliare che pone la liturgia come culmine verso cuitende lazione della Chiesa e, insieme, onte da cui pro-mana tutta la sua orza30: dignit assolutamente unica e
26 Cost. Sacrosanctum Concilium, 5.27 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 5-6; 47; 61; 102; 106-107.28 Giovanni Paolo ii, Vicesimus quintus annus, 7.29 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 47; 102.30 Cost. Sacrosanctum Concilium, 10.
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propria che le proviene dallessere al tempo stesso eser-cizio del sacerdozio di Cristo risorto e asceso al cielo,e azione dellintero corpo mistico, cio del Capo e dellemembra insieme31. Nella Chiesa inatti nella quale per-dura il mistero della sua incarnazione e redenzione ilCristo continua la sua opera e raggiunge ogni uomo diogni tempo e luogo, perch tutti possano avere parte al-la sua salvezza.
Nel mistero del culto, per la mediazione del gesto sa-cramentale, levento di Cristo e la storia delluomo sicompenetrano e si compongono in unit: il sacrifcio diCristo si completa nel sacrifcio della Chiesa.
Culmine la liturgia rispetto a quanto la precedee onte rispetto a ci che la segue o a quanto dipen-
de dalla medesima pi o meno direttamente. Culmen una vetta, un vertice, non una cima come tutte le altren sopraelevata in semplice dignit ed efcacia, ma unavetta a cui il lavoro ecclesiale trova la sua naturale con-vergenza, un centro unifcatore che raccoglie e coordinalintera attivit della Chiesa32. Il culmine riguarda tuttalazione della Chiesa33, che precede la liturgia e che que-sta perci non esaurisce. Concerne in particolare lattivi-t apostolica, levangelizzazione, la conversione, la ede,losservanza della parola del Signore. Tutto questo con-duce a che tutti, diventati fgli di Dio, mediante la edee il battesimo si riuniscano in assemblea, lodino Dio nel-la Chiesa, prendano parte al sacrifcio e alla mensa del
Signore. La liturgia, in concreto lazione eucaristica, ilculmine, il punto di arrivo, come assemblea del popolo
31 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 7.32 r. Falsini, La liturgia come culmen et ons: genesi e sviluppo
di un tema conciliare, inaa.vv., Liturgia e spiritualit, Roma1992, 45.
33 Cost. Sacrosanctum Concilium, 9.
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di Dio costruito attorno alla mensa del Signore. La rasesintetizza e teorizza il normale processo iniziatico, lagi-re apostolico della Chiesa in obbedienza al mandato diCristo. espressione teorica di una prassi che pone lacelebrazione ecclesiale dellEucaristia al centro e al mo-mento culminante del suo cammino: dalliniziazione al-lassemblea domenicale34.
La seconda immagine di onte piuttosto ampia;
pu oscillare da sorgente vera e propria, come nel casodellEucaristia, dei sacramenti e sacramentali35, a quelladi onte da cui si attinge il genuino spirito cristiano36.
Le due immagini di culmine e onte sono da inten-dersi sempre in intima connessione con lazione aposto-lica di tutta la Chiesa, non come fne di tutta la sua esi-
stenza e unico modo di attingere alla sorgente della gra-zia pasquale, ma come modo ordinario e mediato, perla Chiesa nella sua globalit, di partecipare al misteropasquale di Cristo che ovviamente deborda o comun-que, pur ripresentato sacramentalmente, non ne risultaingabbiato. Tutto questo si riscontra propriamente nel-la celebrazione ecclesiale dellEucaristia, sia come mo-mento in cui sono accolti i nuovi credenti nellitinerariodi iniziazione cristiana, sia come incontro pasquale do-menicale37.
1.3 La liturgia rivela il mistero della fede
Un altro grande principio della Costituzione concilia-re che ha rinnovato tutto il modo di vedere luniverso li-turgico la riscoperta del legame tra ede e sacramen-
34 r. Falsini,La liturgia, cit., 46.35 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 61.36 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 14.37 C. r. Falsini,La liturgia, cit., 48.
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ti, tra liturgia ed evangelizzazione. Cogliere il rapportoche intercorre tra ede e liturgia signifca comprendereil ruolo che la liturgia cristiana svolge allinterno di tut-ta lattivit ecclesiale. La ede, intesa non come enun-ciati teologici astratti e intellettuali, la risposta alla ri-
velazione, accoglienza di Dio che si maniesta nella sto-ria per mezzo di eventi e di azioni, prima che di con-cetti. Inatti la Costituzione sulla liturgia aerma: Co-me il Cristo u inviato dal Padre, cos anchegli ha in-
viato gli apostoli, pieni di Spirito Santo, non solo per-ch predicando il vangelo ad ogni creatura annunzias-sero che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezioneci ha liberati dal potere di satana, ma anche perch at-tuassero, per mezzo del sacrifcio e dei sacramenti, suiquali si impernia tutta la vita liturgica, lopera della sal-
vezza che annunziavano38
.
La liturgia esiste proprio per questo motivo: per ar-ci compiere delle azioni che non dipendono principal-mente da noi e dal nostro impegno, ma anzitutto da Dioe dalla nostra capacit di accoglienza. La connessionetra liturgia e ede illustrata da quanto il Concilio aer-ma sulla presenza di Cristo: Per realizzare unopera cosgrande, Cristo sempre presente nella sua Chiesa, spe-cialmente nelle azioni liturgiche. presente nel sacrifciodella Messa sia nella persona del ministro, egli che, o-ertosi una volta sulla croce, ore ancora se stesso per ilministero dei sacerdoti, sia soprattutto sotto le specie eu-
caristiche. presente con la sua potenza nei sacramen-ti, di modo che quando uno battezza Cristo stesso chebattezza. presente nella sua parola, giacch lui cheparla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. presente, infne, quando la Chiesa prega e salmeggia, lui
38 Cost. Sacrosanctum Concilium, 6.
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che ha promesso: Dove due o tre sono riuniti nel mionome, io sono in mezzo a loro (Mt 18, 20)39.
Questa aermazione signifca che nella liturgia non cisono gli eetti dellopera di Cristo, ma che c Cristo stes-so; si realizza un incontro, un contatto, una conoscen-za di tipo esperienziale. La liturgia , perci, il luogoprivilegiato dellincontro con Dio e con colui che egliha inviato, Ges Cristo (C. Gv 17, 3)40. La liturgia non
si comprende che allinterno del movimento della edevissuta nella Chiesa. Le conoscenze che si possono ac-quisire sulla liturgia non sono sufcienti per passare al-la loro applicazione. Al contrario: quando si tratta dellaChiesa che celebra e prega, la pratica che sta al primoposto. essa che diventa onte di comprensione. Attra-verso di essa si compie una specie di rivelazione ().
la vita liturgica del popolo di Dio che tocca nel pi pro-ondo il mistero della ede, questo incontro spesso pro-gressivo, dialogo appena ormulato, talvolta un corpo acorpo che si compie tra il Dio vivente e la nostra uma-nit (). la dimensione mistagogica della liturgia cheoggi chiede di essere messa in rilievo41.
Linsieme delle azioni liturgiche costituisce lhumusincui allo stesso tempo la verit di ede proessata, latto diede ormulato sia personalmente sia comunitariamente,il contenuto della ede attualizzato, lecclesialit della e-de maniestata, la storicit della ede realizzata42.
39 Cost. SacrosanctumConcilium, 7.40 Giovanni Paolo ii,Vicesimus quintus annus, 7.41 C. daGens, Comprendre et servir la liturgie de lglise, in aa.
vv., La liturgie, lieu thologique, Paris 1999, 234-235. C. a.CaPrioli,Liturgia luogo educativo e rivelativo della ede, inaa.
vv.,Liturgia epiania del mistero, Roma 2003, 17-29.42 a. M. triaCCa,Prsentation,inaa. vv.,La liturgie expression de
la oi. Conrences St. Serge. XXV.me Semaine dtudes Liturgi-ques, Roma 1979, 7.
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La liturgia, secondo laermazione di Papa Pio XI, lorgano pi importante del magistero ordinario e dida-scalia della Chiesa43. Tuttavia essa non si esaurisce inuna dottrina: essa dogma atto preghiera, esperienzaspirituale vissuta della ede proclamata. La ormulazioneconcettuale che riveste la ede superata dalla realt mi-sterica e dallevento ai quali la liturgia si rierisce e checerca di esprimere, perch il mistero che vi si celebra tra-scende i riti e le ormule che lo enunciano44. Dove vie-
ne annunciata la sua gloria, l presente il Signore45.I tratti principali per comprendere la liturgia dal punto
di vista teologico scaturiscono dalla tematica ondamen-tale della presenza di Cristo nella Chiesa. Il Signore vivenella comunione dei edeli e si rende presente soprattut-to nei momenti principali della liturgia, ossia nei sacra-
menti. Cristo aerma santAmbrogio tutto per noi.Se vuoi curare una erita, egli medico; se sei riarso dal-la ebbre, ontana; se sei oppresso dalliniquit, giu-stizia; se hai bisogno di aiuto, orza; se temi la morte, vita; se desideri il cielo, via; se uggi le tenebre, luce;se cerchi cibo, alimento. Dunque gustate e vedete co-
me dolce il Signore: beato luomo che spera in lui46.La liturgia pu essere considerata come luogo teo-
logico per il supplemento di esperienza che essa d al-la espressione della ede. Questo aspetto esistenziale a
43 Documenta Pontifcia ad Instaurationem liturgicam spectan-tia (1903-1953), I, a cura dia. BuGnini, Roma 1953, 70s.
44 F. P. taMBurrino,Ecumenismo, in aa. vv.,Nuovo Dizionario diLiturgia, II ed., 621.
45 Didach, 4, 1.46 De Virginitate, 16, 99. Il vescovo di Milano adopera i nomi del
Verbo incarnato quando parla dei riti maggiori della liturgia:il Signore, nel battesimo e nellEucaristia, appare come sposodellanima e della Chiesa (De Sacramentis V, 2, 5) e, nel De
paenitentia, come medico e buon pastore (De paenit., I, 6,27ss).
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considerare la liturgia come onte in cui vive e da cui siattinge la ede genuina della Chiesa soprattutto nella di-mensione attivo-soggettiva (
fdes qua creditur). Il rap-
porto tra liturgia e dogma descritto anche dalla senten-za di Prospero di Aquitania assurto ad assioma teologi-co, secondo cui la regola della preghiera determini laregola della ede: legem credendi statuat lex supplican-di47. La liturgia, con le sue orme eucologiche e i suoiriti, da considerare come norma di giudizio e onte di
conoscenza teologica48. Bisogna, tuttavia, tener presenteche il rapporto ra la lex orandie la lex credendi reci-proco. La preghiera cristiana non indica soltanto ci chetutti i edeli devono credere: anche la stessa ede co-mune a regolare la preghiera di tutti49. La liturgia, con-tinuamente regolata dalla Parola di Dio, alimentata dal-
la ede apostolica e sostenuta dalla comunione di edecon la tradizione delle generazioni passate, luogo er-meneutico della ede, nel senso che essa esplicita la e-de divina espressa nelle enunciazioni dogmatiche, la avivere e la ortifca nei credenti.
Negli orientamenti pastorali dei Vescovi italiani per il
primo decennio del Duemila si aerma che la trasmis-sione della ede nella Chiesa contemporanea trova nel-la liturgia un luogo importante, ma se ne vede anche ladifcolt dovuta a una insufciente trasmissione del ve-ro senso della liturgia cristiana.
Nonostante i tantissimi benefci apportati dalla rior-
ma liturgica del Concilio Vaticano II, spesso uno dei pro-
47 denzinGer-sChnMetzer, Enchiridion Symbolorum, ed. XXXII,Freiburg i. B. 1963, n. 246.
48 l. sCheFFCzyk, Lex orandi - lex credendi: la liturgia, norma diede, in Musicae sacrae ministerium, 33 (1996) 14-23.
49 B. studer, Verso la regula fdei. La teologia sacramentaria nel-let patristica, inaa. vv., Corso di teologia sacramentaria, I,Brescia 2000, 80.
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blemi pi difcili oggi proprio la trasmissione del ve-ro senso della liturgia cristiana. Si constata qua e l unacerta stanchezza e anche la tentazione di tornare a vec-chi ormalismi o di avventurarsi alla ricerca ingenua del-lo spettacolare. Pare, talvolta, che levento sacramenta-le non venga colto. Di qui lurgenza di esplicitare la ri-levanza della liturgia quale luogo educativo e rivelati-vo, acendone emergere la dignit e lorientamento ver-so ledifcazione del Regno. La celebrazione eucaristica
chiede molto al sacerdote che presiede lassemblea e vasostenuta con una robusta ormazione liturgica dei ede-li. Serve una liturgia insieme seria, semplice e bella, chesia veicolo del mistero, rimanendo al tempo stesso in-telligibile, capace di narrare la perenne alleanza di Diocon gli uomini50.
Viene riaermato, cos, il ruolo della liturgia come laprima e ondamentale scuola del mistero di Cristo e del-la Chiesa, luogo di esperienza e di trasmissione dei ge-sti divini di salvezza51.
50 ConFerenza ePisCoPale italiana, Comunicare il Vangelo in unmondo che cambia, 49.
51 G. Boselli,Liturgia e trasmissione della ede oggi, Bose 2008, 1-24.F. G. BraMBilla,Nella lex orandi la lex credendi della Chiesa, in
aa. vv., Liturgia epiania del mistero, cit., 71-88.
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Per approondire la rifessione
Uno dei problemi pi difcili, oggi, nella Chiesa la trasmissione del vero senso della liturgia cristiana.
1. Sembra che alle giovani generazioni non sia sta-to sufcientemente trasmesso il signifcato della li-turgia e delle sue varie espressioni. Questo interro-
gativo interpella, in particolare, il modo con cui stata condotta in questi anni la pastorale giova-nile.
2. A che cosa sono stati educati i giovani, se non si riusciti a educarli anche al vero senso della litur-
gia cristiana?
3. Qual la qualit di una trasmissione della edeche non giunge a trasmettere il senso della litur-
gia, sapendo che la preghiera il primo atto dellaede?
4. Quali liturgie sono state loro proposte e atte vivere
ordinariamente dalla comunit di appartenenza,domenica dopo domenica, al punto da non avercomunicato il vero senso della liturgia?
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2.Orientamenti per rinnovare la vita liturgica
La liturgia non altro che lopera salvifca di Cristoche si realizza mediante i riti e le preghiere. Per questo,san Leone Magno aermava: Ci che era visibile nel no-stro Redentore passato nei sacramenti: Quod itaque Re-
demptoris nostri conspicuum uit, in sacramenta transi-vit52. Ci che Ges ece in orma storica durante la suavita terrena, continua a arlo sacramentalmente nella li-turgia della Chiesa. La Costituzione conciliare aerma lostesso concetto in questi termini: La liturgia, mediante laquale () si attua lopera della nostra redenzione, con-tribuisce in sommo grado a che i edeli esprimano nel-la loro vita e maniestino agli altri il mistero di Cristo ela genuina natura della vera Chiesa53. Questo il moti-vo per cui la liturgia sempre stata considerata il cuorestesso di tutta la vita della Chiesa; anzi essa la vita del-la Chiesa54.
2.1 il Signore (Gv 21, 7)
Nelle maniestazioni del Signore risorto colpisce laperspicacia del discepolo che Ges amava: alle primeluci dellalba Ges si presenta sulle rive del lago di Ti-beriade. Ai discepoli delusi per aver aticato invano tutta
la notte ordina di gettare la rete dalla parte destra dellabarca che, inopinatamente, si riempie di pesci. Il disce-polo riconosce: il Signore. Questo incontro con il Ri-
52 Sermo 74, 2.53 Cost. Sacrosanctum Concilium, 2.54 r. t. taFt, The Liturgy in the Lie o the Church, in Logos: A
Journal o Eastern Christian Studies, 40 (1999) 187.
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sorto si verifca in ogni celebrazione liturgica. La orzadellazione pastorale incentrata nella liturgia deve tende-re a ar vivere il mistero pasquale (
Mysterium paschalevivendo exprimatur), nel quale il Figlio di Dio, incarna-to e attosi obbediente fno alla morte di croce, talmen-te esaltato nella risurrezione e nella ascensione, da po-ter comunicare al mondo la sua vita divina, perch tut-ti gli uomini, morti al peccato e confgurati a Cristo, nonvivano pi per se stessi, ma per colui che mor e risusci-
t per essi55.Un compito particolare del rinnovamento liturgico
consiste nella necessit di comprendere pienamente lacentralit del mistero attorno al quale e a ripartire dalquale pu scaturire una autentica partecipazione allazio-ne cultuale della Chiesa. La partecipazione attiva, inatti,
pu essere annoverata tra gli aspetti interpretativi on-damentali che hanno animato la riorma del Vaticano IIe che ancora non mancano di porre problemi alla pa-storale56.
Limpegno pi grave in vista di tale partecipazione quello di ar vivere il mistero, cio di renderlo il pi pos-sibile accessibile a tutti come momento rivelativo e pe-netrante nella vita dei edeli. Il mistero celebrato, inatti,si onda su una realt di Chiesa in cui Capo e corpo so-no un tuttuno, secondo la visione patristica, impegnan-do tutti a lasciarsi trasormare da Cristo e a trasmetterneagli altri lesperienza vissuta.
SantAgostino lo esprime in maniera emblematica aproposito della Eucaristia: Noi siamo diventati suo cor-po e, per la sua misericordia, quel che riceviamo lo sia-
55 Inter Oecumenici, 6, (26 settembre 1964), inEnchiridionVati-canum, II, 216.
56 o. vezzosi, Trasmettere la ede a partire dal mistero celebrato,inaa. vv., La trasmissione della ede, Brescia 2007, 303.
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mo (quod accipimus, nos sumus). Questo ci che ave-te ricevuto. Come vedete dunque che esprime unit tuttoquello che stato atto, cos anche voi siete uno, aman-dovi, mantenendo lunit della ede, lunit della speran-za, lindivisibilit della carit. E anche voi ormai nel no-me di Cristo siete conuiti in un certo senso nel calicedel Signore. Siete dunque qui sulla mensa, siete qui nelcalice. Tutto questo lo siete insieme con noi. Insieme in-atti ne prendiamo, insieme ne beviamo, perch insie-
me viviamo57.Il cuore della partecipazione , pertanto, il totale coin-
volgimento nella dinamica celebrativa, come richiede laCostituzione conciliare: di grande importanza che iedeli comprendano acilmente i segni dei sacramenti, esi accostino con somma diligenza a quei sacramenti che
sono stati istituiti per nutrire la vita cristiana58.
Cercando di andare oltre una certa mentalit non deltutto superata, che la liturgia sia il luogo, lo strumento at-traverso il quale si distribuiscono alla gente i meriti cheCristo aveva capitalizzati con la croce, necessario risco-prire la connessione tra liturgia e Ges Cristo, centro del-la storia della salvezza59, secondo linsegnamento conci-liare che la liturgia presenza di Cristo60.
Rierendosi allapparizione pasquale del Risorto sullavia di Emmaus, J. Ratzinger aerma: Qui abbiamo unachiara allusione ai due elementi basilari della liturgia cri-stiana primitiva, che si compone appunto di liturgia dellaParola (lettura e spiegazione della s. Scrittura) e razioneeucaristica del pane. In tal modo, levangelista lascia ca-
57 S.aGostino, Serm. 229, 1-2.58 Cost. Sacrosanctum Concilium, 59.59 G. BonaCCorso, La comunit inpreghiera. Rito ed evento di
salvezza, in Credere Oggi26 (2006) 26.60 Cost. Sacrosanctum Concilium, 7.
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pire che lincontro con il Risorto viene a collocarsi su unpiano totalmente nuovo utilizzando le cire dei dati li-turgici, egli tenta di descrivere lindescrivibile. Ci d cosuna teologia della risurrezione e al contempo una teolo-gia della liturgia: il Risorto si incontra nella Parola e nelsacramento; lazione liturgica la maniera in cui egli sirende a noipercepibile,riconoscibile come il Vivente61.
Ad ogni sosta liturgica, se stata piena lintelligenza
del mistero, i partecipanti saranno scossi nellintimo, sen-tiranno ardere il cuore nel petto e invocheranno: Restacon noi, Signore (Lc 24, 29).
2.2 La forza salvica della Parola
nota laermazione della Costituzione conciliare, se-condo cui nel celebrare la liturgia di massima impor-tanza la sacra Scrittura62, non solo per un criterio quanti-tativo, perch da essa sono tratte le letture e i salmi. Lin-dicazione riguarda qualcosa di pi proondo. Vi si in-culca, inatti, che la riorma, il progresso e ladattamen-to della sacra liturgia passa necessariamente attraversolamorevole conoscenza, saporosa e viva, della Scrittu-ra, perch dal suo aato e dal suo spirito (ex eius aa-tu instintuque) permeata leucologia, in tutte le sue va-rie orme letterarie. Dalla Scrittura, inoltre, prendono si-gnifcato le azioni e i simboli liturgici. Il sistema espres-sivo-comunicativo che associa ordinatamente il linguag-
gio verbale a quello non verbale, composto dal sistemadei segni e dai codici63 maniesta il rapporto intrinseco
61 J. ratzinGer,Introduzione al Cristianesimo. Lezioni sul simboloapostolico, ed. XV, Brescia 2007, 299.
62 Cost. Sacrosanctum Concilium, 24.63 C. G. venturi,I linguaggi della liturgia, inRivista di Pastorale
Liturgica, n. 269, 2008, 15-23.
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tra Scrittura e linguaggio liturgico per quanto riguarda,ad esempio, la struttura liturgico-celebrativa, la ormadella Prece eucaristica64, il rapporto tra mensa della Pa-rola e mensa del segno sacramentale, la dipendenza con-cettuale e verbale della eucologia dai testi biblici.
La stessa articolazione ondamentale di ogni celebra-zione sacramentale in due parti, comprendenti la pro-clamazione della Parola e il segno sacramentale, deriva
dal concetto biblico di alleanza, che attraversa lAnticoe il Nuovo Testamento, dove si descrive il rapporto traDio e luomo. Il rito biblico dellalleanza non descrit-to nella sua completezza da nessun brano biblico, ma sesi raccolgono tutti gli elementi che ne parlano si pu inqualche modo ricomporre. Il rito biblico dellalleanza composto da due elementi principali: dalla proclamazio-
ne del documento dellalleanza e dal sacrifcio pacifcoin cui i contraenti, Dio e il suo popolo, sono pienamen-te partecipi con la comunione della vittima (pasto sacri-fcale). Questa bipartizione presente anche nella cele-brazione sacramentale dove la liturgia della Parola pren-de il posto della proclamazione del documento dellal-
leanza e il segno sacramentale prende il posto del sacri-fcio pacifco. NellEucaristia la struttura dellalleanza molto pi evidente che non negli altri sacramenti, per-ch c anche la partecipazione al sacrifcio attraverso lacomunione sacramentale. Il linguaggio strutturale dellaliturgia il linguaggio biblico dellalleanza65.
Un approondimento e un aggiornamento liturgicodovranno consistere nel ritrovare e valorizzare lhumus
64 C. C.Giraudo, La struttura letteraria della prece eucaristica.Saggio sulla genesi letteraria di unaorma, Roma 1981; e. Maz-za,Lanaora eucaristica. Studi sulle origini, Roma 1992.
65 r. de zan, Scrittura e linguaggio liturgico, in Rivista di pasto-rale liturgica, n. 269, 2008, 5.
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biblico di tutta la liturgia, dalla sua proonda radice (lestrutture) e dalle sue espressioni celebrative essenziali(rapporto tra liturgia della Parola e liturgia del sacramen-to) fno alla maniestazione pi immediata (Bibbia ridet-ta nelleucologia). La Scrittura la onte primaria del lin-guaggio liturgico, non solo per laspetto verbale, ma an-che per il sistema dei segni, dei riti e dei simboli66.
2.3 La liturgia azione della ChiesaLa Chiesa prende orma dalla comunione intra-trini-
taria ed costituita popolo radunato nellunit del Pa-dre, del Figlio e dello Spirito Santo67. La liturgia gene-ra la compagnia della ede e della vita: in essa i molti di-ventano lunico Corpo del Signore, vivente nel tempo. Il
senso della Chiesa si nutre perci alle sorgenti dellespe-rienza del mistero, che la liturgia, evento dellingressodelleternit nel tempo: chi vive la liturgia ama la Chiesa,e chi ama la Chiesa vive veramente la liturgia (). La li-turgia dunque il luogo in cui la Trinit eterno even-to dellAmore entra nelle umili e quotidiane storie del-
lesodo umano, e queste a loro volta entrano liberamen-te e sempre pi proondamente nel mistero delle rela-zioni divine68.
Nel cammino del popolo di Dio solo la comunit deicredenti, raccolti in unit dallo Spirito Santo, in Cristosommo ed eterno sacerdote, capace di rendere culto
a Dio, poich il Redentore sacramentalmente presen-te divenendo la onte della sua vitalit. Da una parte
66 C. Bartolini, Le radici bibliche del linguaggio liturgico, inaa.vv., Liturgia epiania del mistero, cit., 31-57.
67 s. CiPriano,De Orat. Dom., 23.68 B. Forte,Il senso teologico della liturgia, inaa. vv., Temi di teo-
logia dal Vaticano II ad oggi, Citt del Vaticano 2005, 454-455.
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la Chiesa che a il mistero della celebrazione, dallaltra attraverso la liturgia che si edifca il Corpo di Cristo neltempo e nello spazio. La liturgia della Chiesa che provie-ne dalla persona del Cristo espande le sue energie pa-squali nelle sue membra.
La Chiesa si edifca con lunione a Cristo: in tal mo-do la liturgia viene ad essere il principio costitutivo del-la Chiesa e, mentre ne spiega la natura, ne indica lori-
gine69
.Anzitutto, si pu aermare lorigine liturgica della co-
munit cristiana. La liturgia a la Chiesa: la celebrazione la onte dellesperienza spirituale e della missione del-la comunit cristiana. Lanteriorit delle celebrazioni ri-spetto alla chiesa risulta dal atto che il Cristo, presente
tra i suoi, a i sacramenti con i quali invia lo Spirito chegenera la Chiesa. I sacramenti anno esistere la Chiesapoich dicono in atto che Cristo che la tiene in piedi,dandole tutta la sua consistenza.
La sacramentalit della Chiesa rutto dellazione diCristo. I sacramenti celebrano il primato della grazia e il
dispiegarsi dellazione divina della Ss. Trinit da cui sca-turisce la Chiesa e nella quale la Chiesa vive continua-mente.
Le azioni liturgiche pongono in luce che Cristo si ma-niesta in modo incessante alla sua Chiesa e ne sono lacontinua garanzia. Il potere cultuale dellassemblea pro-
viene dalla eettiva ricezione di determinati sacramenti,quali il battesimo e la conermazione, il ministero ordi-nato e, in particolare, il presbiterato e lepiscopato, checoneriscono una consacrazione liturgica. Questo da-to permette di compiere in modo efcace gli atti cultua-li. Nel culto il cristiano riscopre la propria identit imme-
69 a. donGhi,Liturgia e vita ecclesiale, Milano 1991, 35.
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desimandosi in modo pi vivo nellitinerario storico-sal-vifco del popolo di Dio.
Daltra parte, la Chiesa a la liturgia: la comunit riu-nita nel nome del Signore a dare attualit allevento pa-squale70.
Le celebrazioni, per il atto di essere altrettante epia-nie della Chiesa (SC 26) e per il atto di qualifcarla cometale, suppongono, anzi esigono di emanare dalla Chie-
sa stessa in quanto Corpo di Cristo e di averla come sog-getto agente visibile del loro eettuarsi. La Chiesa, essen-do in se stessa mysterium, pu auto-esprimersi e auto-realizzarsi nel modo pi adeguato attraverso quelle sueazioni che sono a loro volta costitutivamente mysteria,vale a dire le celebrazioni liturgiche. Cos autoesprimen-
dosi, la Chiesa aerma se stessa come soggetto persona-le delle azioni liturgiche. Ed per questo che la Chiesa,popolo di Dio e Corpo di Cristo e resta, sempre e do-vunque, nella sua integrit e totalit, il soggetto ontolo-gicamente uno e identico delle singole e molteplici ce-lebrazioni liturgiche. Ci sempre, ovviamente, in unio-ne e in dipendenza del Cristo, soggetto primario e tra-scendente71.
La Chiesa si defnisce come linsieme dei convocati di-scepoli del Signore. Colui che chiama Dio e scopo del-la convocazione di ormare un popolo cultuale che siincontri per lodare Dio e per riempire di tale glorifcazio-ne tutta la sua vita. La Chiesa si raduna come popolo di
70 C.a. M. triaCCa, La perennit dellassioma: Ecclesia acit li-turgiam et liturgia acit ecclesiam. Osmosi tra pensiero dei Pa-dri e preghiera liturgica, in aa. vv., Ecclesiologia e catechesi
patristica, Roma 1982, 255-294.71 a. Pistoia, Lassemblea come soggetto della celebrazione: una
verifca sui praenotanda e sui modi celebrativi dei nuovi libriliturgici, inaa. vv., Ecclesiologia e liturgia, Casale Monerrato1982, 91.
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Dio per celebrare il memoriale dei misteri, per rendereil culto in spirito e verit, per vivere il quotidiano in at-teggiamento cultuale ed eucaristico. nella celebrazio-ne che la Chiesa si sente convocata, animata, convertita,purifcata, rinnovata, alimentata, sviluppata. Ogni Chiesadeve necessariamente celebrare per non venir meno al-la propria identit72. Ad ogni evento celebrativo la Chie-sa prende sempre pi coscienza di che cosa essa sia, an-che in rapporto alla sua unzione di sacramento univer-
sale di salvezza per il genere umano73.
2.4 La partecipazione attiva, consapevole, piena
Dalla visione della liturgia come esperienza celebra-tiva in prospettiva ecclesiale e comunionale scaturita
anche la riscoperta del valore della partecipazione attiva.La costituzione conciliare sulla liturgia ha indicato talepartecipazione come principio ispiratore e direttivo del-la Sacrosanctum Concilium: si tratta di una componenteessenziale della dinamica dellassemblea liturgica perchsi possa realizzare in modo pienamente ruttuoso il mi-
stero cultuale. La riorma della liturgia stata curata perassicurare maggiormente al popolo cristiano labbondan-te tesoro di grazie che la sacra liturgia racchiude (). Intale riorma, lordinamento dei testi e dei riti devesserecondotto in modo che le sante realt, da esse signifcate,siano espresse pi chiaramente, il popolo cristiano possa
capirne pi acilmente il senso, e possa parteciparvi conuna celebrazione piena, attiva e comunitaria74.
nella natura stessa della redenzione che luomo nonpossa accogliere il dono della salvezza che viene da Dio
72 a. donGhi, Liturgia e vita ecclesiale, cit., 38.73 C. Cost. Lumen Gentium, 48.74 Cost. Sacrosanctum Concilium, 21.
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se non coinvolgendo tutta la sua persona nella dinami-ca celebrativa per assumerne i valori e i contenuti. Par-tecipazione signifca anzitutto presenza e coinvolgimen-to allevento salvifco celebrato. I gesti, le parole, gli og-getti, i luoghi e i tempi, diventano segni mediante i qua-li il mistero della salvezza si maniesta e si comunica al-la comunit ecclesiale e alle singole persone. Lespres-sione esterna del culto lo spazio in cui si incarna il mi-stero pasquale e i cristiani vengono raggiunti e coinvol-
ti nel processo di salvezza.Tuttavia sarebbe erroneo ridurre questa stessa parteci-
pazione attiva a qualcosa di esterno, di sensibile, di pe-rierico che non riuscisse a penetrare nelle proondit diquesto valore. Dopo oltre quarantanni di tentativi e diesperimenti, sappiamo bene che la partecipazione attiva
non consiste in espedienti umani per rendere meno noio-se le celebrazioni liturgiche, n si ottiene in una sorta dicoinvolgimento comunitario secondo cui tutti devono a-re qualcosa. Se guardiamo lo sorzo che si prodotto inquesti anni post-conciliari, possiamo notare come in alcu-ne circostanze la partecipazione attiva sia stata abusata e
canalizzata solo in vista del raggiungimento di una parteci-pazione attiva di tipo perierico. sempre presente la ten-tazione di vedere la partecipazione come un atto esterno,ritualistico e ormale. Una tale interpretazione disattendele intenzioni e le speranze della riorma liturgica.
Laltra grande difcolt alla partecipazione quella di
ar diventare lio un noi. Lindividualismo contempora-neo non ci predispone certo a entrare in un popolo,ben sapendo che piacque a Dio di santifcare e salvaregli uomini non individualmente e senza alcun legame traloro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo ricono-scesse nella verit e santamente lo servisse75.
75 Cost. Lumen Gentium, 9.
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Certamente, questo non signifca che noi non avremorelazioni personali con Dio. Ma sperimentiamo che que-sta relazione personale nella comunione della Chiesa,nella conormit alla ede della Chiesa. Ad ogni celebra-zione liturgica il popolo di Dio, gerarchicamente ordina-to, chiamato a riunirsi insieme, sotto la presidenza delministro che agisce nella persona di Cristo, in una assem-blea, in cui sono presenti e agiscono secondo la propriacompetenza i vari ministeri e i carismi.
La partecipazione di ognuno e di tutto il popolo nonesclude nessuno, ma non identica per tutti nelle un-zioni allinterno della celebrazione. Per quanto concernela partecipazione alla celebrazione eucaristica, ad esem-pio, detto: La natura del sacerdozio ministeriale, che proprio del vescovo e del presbitero, in quanto oro-
no il sacrifcio nella persona di Cristo e presiedono las-semblea del popolo santo, posta in luce, nella ormastessa del rito, dal posto eminente del sacerdote e dal-la sua unzione (). Questa natura del sacerdozio mini-steriale mette a sua volta in luce unaltra realt di grandeimportanza: il sacerdozio regale dei edeli, il cui sacrif-
co spirituale raggiunge la sua piena realizzazione attra-verso il ministero del vescovo e dei presbiteri, in unio-ne con il sacrifcio di Cristo, unico mediatore. La celebra-zione dellEucaristia inatti azione di tutta la Chiesa. Inessa ciascuno compie soltanto, ma integralmente, quel-lo che gli compete, tenuto conto del posto che occupa
nel popolo di Dio76
.Questi principi dissipano ogni ambiguit sul signifca-
to dellespressione popolo che celebra e soggetto del-la celebrazione, senza rinnegare n la vera uguaglianza
76 Missale Romanum, ed. III, Institutio Generalis Missalis Roma-ni, 4-5.
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nella dignit e nellagire dei battezzati77, n quanto de-riva specifcamente dal sacerdozio ministeriale. Il mini-stero dei sacerdoti che hanno ricevuto il sacramento del-lOrdine, nelleconomia della salvezza scelta da Cristo,maniesta che lEucaristia, da loro celebrata, un donoche supera radicalmente il potere dellassemblea ed co-munque insostituibile per collegare validamente la con-sacrazione eucaristica al sacrifcio della croce e allultimacena. Lassemblea che si riunisce per la celebrazione del-
lEucaristia necessita assolutamente di un sacerdote ordi-nato che la presieda per poter essere veramente assem-blea eucaristica. Daltra parte, lassemblea non in gra-do di darsi da sola il ministro ordinato78.
Tuttavia, la partecipazione rappresenta un dovere pre-cipuo e positivo di tutta lassemblea, secondo lespres-
sione della Costituzione sulla liturgia: ardente deside-rio della madre Chiesa che tutti i edeli vengano ormatia quella piena, consapevole e attiva partecipazione allecelebrazioni liturgiche, che richiesta dalla natura stessadella liturgia e alla quale il popolo cristiano, stirpe elet-ta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di acquisto
(1 Pt 2, 9) ha diritto e dovere in orza del battesimo79.Una tale aermazione trova la sua aermazione nel mi-stero della iniziazione cristiana, realizzatasi nel battesi-mo, cresima ed eucaristia, e dellappartenenza alla Chie-sa, popolo sacerdotale.
Se ogni cristiano in quanto battezzato, ha il diritto e il
dovere di partecipare attivamente alle azioni liturgiche,una simile vocazione rappresenta la prima e indispensa-bile onte del genuino spirito cristiano.
77 Codex Iuris Canonici, can. 208.78 Giovanni Paolo ii, Lett. Enc.Ecclesia de Eucaristia, 29; c. Cost.
Sacrosanctum Concilium, 26; 28.79 Cost. Sacrosanctum Concilium, 14.
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Di ronte a un valore cos alto si avverte che suscitaree sostenere questa partecipazione uno dei compiti on-damentali di chi ha, in seno al popolo di Dio, la unzio-ne di educare alla ede e di aprire i canali della trasmis-sione della vita divina ai credenti.
Gli aspetti che qualifcano la partecipazione attiva deiedeli alla liturgia sono posti in luce dal sostantivo (par-tecipazione) e dagli aggettivi che lo qualifcano. Il so-
stantivo partecipazione signifca, letteralmente, pren-dere o are la propria parte. Si tratta di una presa di co-scienza positiva, che esprime il carattere dinamico e at-tivo. Ognuno deve avere chiara coscienza della propriaposizione vocazionale e del proprio ministero nella Chie-sa ed esprimerli nellassemblea celebrante non solo nelrito, ma anche e soprattutto nel mistero di Cristo.
La partecipazione deve essere piena e consapevole.Ovviamente, si tratta di un livello ben diverso della me-ra assistenza. Essa implica che i edeli si accostino allasacra liturgia con retta intenzione di animo, conorminola loro mente alle parole che pronunziano e cooperinocon la grazia divina per non riceverla invano80. Si trat-ta di una attiva partecipazione sia interna sia esterna81:per ottenerla necessario siano avorite le acclamazio-ni dei edeli, le risposte, la salmodia, le antione, i can-ti, come pure le azioni, i gesti e latteggiamento del cor-po, tenendo in debito conto anche il sacro silenzio82.La partecipazione attiva tiene conto anche della variet
di et, condizione, genere di vita e grado di cultura reli-giosa83. Poich la liturgia la onte primaria della vita cri-stiana, la meta della partecipazione attiva in tutta lazio-
80 Cost. Sacrosanctum Concilium, 11.81 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 19.82 Cost. Sacrosanctum Concilium, 30.83 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 19.
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ne ormativa svolta dai pastori di anime devessere otte-nuta mediante una adeguata ormazione84. Il vero signi-fcato della consapevolezza nellagire liturgico compren-de limmersione nelle proondit spirituali della contem-plazione e la conoscenza secondo le caratteristiche del-lo studio e della ricerca.
La partecipazione non si erma al coinvolgimentoesterno nellazione liturgica e neppure ad una compren-
sione intellettuale dei dati relativi alla storia e alla teolo-gia del rito, ma postula una proonda vita interiore. Lacelebrazione liturgica , insieme, presenza viva e salvif-ca del Signore nel mistero celebrato, incontro con il Ri-sorto, pubblica conessione della ede. Partecipare si-gnifca entrare nel mistero di Cristo e uscirne rinnova-ti. Una vera partecipazione attiva alla liturgia compor-
ta lemergere delle ricchezze che lo Spirito ha semina-to e coltivato nel cuore dei credenti. La struttura dialogi-ca della liturgia comporta una loro proonda sintonia inCristo e nello Spirito Santo con il Padre e senza un cuoreeducato quotidianamente allazione della SS. Trinit essidifcilmente potranno vivere in modo econdo la dina-
mica dellazione liturgica. La carenza di vivacit spiritua-le si traduce in una povert celebrativa85.
La partecipazione, infne, include un raccordo tra lavita quotidiana e eriale e il mistero che si celebra. Imembri dellassemblea liturgica non ricevono nellattodella celebrazione la loro ministerialit, ma la vivono so-
stanzialmente nella concreta esistenza cristiana e la espri-mono nellassemblea celebrante. Se uno, ad esempio, nelvivere la sua vita cristiana si occupa del ministero dellaParola in diversi modi e a diversi livelli, ovvio che nellaliturgia esprima questo suo ministero, leggendo le Scrit-
84 C. Cost. Sacrosanctum Concilium, 14.85 a. donGhi, Liturgia e vita ecclesiale, cit., 72.
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ture; se uno, invece, nella sua comunit parrocchiale sioccupa della carit, questa sua attivit caritativa la espri-mer nella liturgia occupandosi della raccolta delle o-erte, perch la liturgia la maniestazione della Chiesa.Ognuno, insomma, dovrebbe esprimere nella liturgia ciche di atto vive nella comunit cristiana. C un rappor-to tra quello che si a nella vita e quello che si esprimenellassemblea. La comunit, lassemblea sancisce, garan-tisce, convalida, conerma questo ministero86.
A maggior ragione, quanti hanno ricevuto i ministe-ri istituiti e quelli ordinati, coneriti in origine durante lacelebrazione eucaristica, devono esprimere la loro par-tecipazione vivendo nel culto il loro ministero specifco.La partecipazione attiva al rito espressione sacramenta-le della vita vissuta. E, per altro verso, la partecipazione
alla liturgia svolgendovi un ministero, impegna ad eser-citarlo poi nella vita.
86 i. sCiColone,La partecipazione, chiamata dellassemblea al mi-stero di Cristo, inaa.vv., La partecipazione liturgica, Pompei1992, 21.
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Per approondire la rifessione
1. La situazione attuale delle nostre comunit ci o-re, in molti casi, lesperienza positiva di una par-tecipazione che cresciuta nel tempo. Possiamochiederci se la riscoperta del valore della parteci-
pazione abbia prodotto una maturazione spiritua-le della comunit.
2. Possiamo domandarci in quale misura lespressio-ne esterna della partecipazione mediante gesti, pa-role, riti, simboli, movimenti sia riuscita a coinvol-
gere i edeli in un processo di interiorizzazione edi partecipazione al mistero di Cristo celebrato.
3. Lesperienza ci dimostra come in alcune circostan-ze la partecipazione attiva sia stata abusata e ca-nalizzata solo in vista del raggiungimento di uncoinvolgimento di tipo perierico, ritualistico e or-male.
4. In particolare, il primo pericolo che minaccia didistorcere la partecipazione liturgica lattivismocaratteristico della cultura contemporanea. In unmondo trepidante, il grande rischio quello di giu-dicare il valore delle persone dal grado della loroattivit. Questo rischio pu toccare la liturgia con
una sorta di contagio attivista: bisogna che tuttiacciano tutto. Si vedono, cos, delle assemblee chesi sfatano a cantare, perch non c distinzionetra il ritornello che tocca a tutti e i versetti che ri-
guardano il solista o il coro. Altri appiattiscono lapreghiera afdando a tutti i edeli una orazione il
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cui testo non chiaramente atto per la recita col-lettiva. Laltro pericolo la spinta democratica:
si vorrebbe nellassemblea cristiana un egualita-rismo che livella e pretende che tutti acciano tut-to. necessario restituire alla liturgia la variet ela verit dei ruoli, perch la Chiesa in preghiera un Corpo con membra dierenti, gerarchicamen-te strutturato, vitalmente unito e interdipendente.
5. Per la Chiesa, celebrare non un ritualismo inevi-tabile. costruire ledifcio di pietre vive, che sonoi singoli credenti, ogni comunit. Nella celebrazio-ne liturgica si educa la ede. In essa si costruisce laChiesa. Per suo mezzo viene modellata la vita delcredente, raggiungendo cos una delle fnalit che
si era proposto il Concilio: ar crescere ogni gior-no la vita cristiana dei edeli.
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3.Il futuro del rinnovamento liturgico
Mentre trascorrono i decenni e si sono sviluppate nel-la Chiesa Cattolica varie orme di attuazione della Co-stituzione conciliare sulla liturgia, necessario ritorna-re sempre allo scopo ondamentale che i Padri concilia-
ri si erano proposto87
. Sappiamo che la Costituzione sul-la liturgia non stato solo il punto di partenza di tutte leacquisizioni del Concilio Vaticano II, ma ne quasi uncompendio e una proezia88.
La riorma dinsieme della liturgia, attuata nel perio-do post-conciliare sotto la vigile e prudente guida del-
la Sede Apostolica, rispondeva ad una speranza genera-le di tutta la Chiesa. Connessa con il rinnovamento bi-blico, con il movimento ecumenico, con lo slancio mis-sionario, con la ricerca ecclesiologica, la riorma liturgi-ca doveva contribuire al rinnovamento globale di tuttala Chiesa. Esiste, inatti, un legame strettissimo e orga-nico tra il rinnovamento della liturgia e il rinnovamen-to di tutta la vita della Chiesa. La Chiesa non solo agisce,ma si esprime anche nella liturgia e dalla liturgia attingele orze per la vita89.
Lapplicazione della riorma liturgica ha urtato controdifcolt dovute soprattutto a un contesto poco avore-
vole, caratterizzato da una privatizzazione dellambitoreligioso, da un rifuto di ogni istituzione, da una mino-re visibilit della Chiesa nella societ, da una rimessa inquestione della ede personale. Il passaggio da una sem-
87 Cost. Sacrosanctum Concilium, 1.88 Giovanni Paolo ii, Lett. Apost. Vicesimus Quintus Annus, 2.89 Giovanni Paolo ii, Lett. Apost.Dominicae Cenae, 13.
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plice assistenza spesso passiva e muta, a una parteci-pazione pi piena e attiva ha suscitato reazioni contrad-dittorie. Alcuni hanno accolto i nuovi libri con una cer-ta indierenza o senza cercar di capire n di ar capire imotivi dei cambiamenti. Altri, purtroppo, si sono ripiega-ti in maniera unilaterale ed esclusiva sulle orme liturgi-che precedenti intese da alcuni di essi come unica garan-zia di sicurezza nella ede. Altri, infne, hanno promossoinnovazioni antasiose, allontanandosi dalle norme date
dallautorit della Sede Apostolica o dai vescovi, pertur-bando cos lunit della Chiesa e la piet dei edeli, ur-tando talvolta addirittura contro i dati della ede90.
In questa panoramica, che sostanzialmente consolidaoggi gli stessi atteggiamenti di ieri, c chi si pone unadomanda pi radicale: Luomo doggi pu comprendere
lo spirito della liturgia? Leuoria del movimento liturgi-co, in molti paesi, ha ceduto il posto al disinganno, alladelusione e alla rustrazione. N valgono gli espedientidi una creativit a getto continuo a ridestare lattenzionedei partecipanti. Spesso, la legge interiore dellincontrocon il Dio vivo e vero sostituita dai criteri dellintratte-
nimento. Si osserva una proonda discrepanza ra la li-turgia ufciale e la ricezione carente della sua istanza piproonda, che lincontro con Cristo crocifsso e risortonel mistero celebrato. Si mette in discussione la capaci-t liturgica delluomo moderno, provato dalla crisi del-lidea sacramentale.
Luomo moderno, orgiato dal secolarismo e da unambiente immanentista e tecnicizzato, non comprendepi i singoli riti e gesti della liturgia. La crisi non si risol-ve con mutamenti estetici e passatempi pedagogici ().Il problema proondo e riguarda la comprensione che
90 Giovanni Paolo ii, Lett. Apost. Vicesimus Quintus Annus, 11.
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luomo moderno ha di s e del mondo e del suo rap-porto stravolto con Dio. Nella mentalit media del seco-larismo e dellimmanentismo le idee ondamentali del-la liturgia trovano difcilmente un accesso91. Non si po-ne solo la questione del ondamento antropologico del-la capacit simbolica delluomo, ma anche quella anco-ra pi importante della sua capacit di trascendenza chesi esprime e si compie nel simbolismo delle parole e deisegni liturgici. Pu comprendere e adottare il linguaggio
liturgico solo chi comprende i concetti principali del diree dellagire nella loro natura di Parola di Dio, che operain chi crede, secondo le categorie della rivelazione e del-la storia della salvezza, impiegate dalla liturgia per espri-mere la comunione reale ra Dio e luomo nel misterocristiano celebrato dalla Chiesa.
A queste difcolt di ondo e ad altre, colte nelloriz-zonte dellintera Chiesa contemporanea, d voce lo stes-so Papa Benedetto XVI, quando ha richiamato in modomolto orte la responsabilit di quei pastori, edeli e co-munit che hanno travisato e snaturato con molti abusie arbitri la riorma liturgica post-conciliare. In molti luo-
ghi non si celebrava in modo edele alle prescrizioni delnuovo Messale, ma esso veniva addirittura inteso comeunautorizzazione o perfno un obbligo alla creativit, laquale port spesso a deormazioni della liturgia al limi-te del sopportabile92.
Sarebbe ingiusto presentare la stessa riorma liturgica
post-conciliare a partire dagli abusi: i libri liturgici nonhanno lo scopo principale di contrastare le applicazioni
91 G. l. Mller, Luomo di oggi pu comprendere lo spirito dellaliturgia?, in aa.vv., Temi di teologia dal Vaticano II ad oggi,cit., 457-459.
92 Benedetto Xvi,Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presenta-re il Motu Proprio Summorum Pontifcum sulluso della litur-
gia romana anteriore alla riorma del 1970(7 luglio 2007).
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erronee dei principi liturgici e, tanto meno, possono es-sere considerati, essi stessi, come la onte degli abusi93.Si pu acilmente documentare come la ricezione del-la riorma liturgica post-conciliare sia avvenuta ovunquein maniera positiva e ruttuosa. Non si deve dimentica-re che i pastori e il popolo cristiano, nella loro grandemaggioranza, hanno accolto la riorma liturgica in unospirito di obbedienza e di gioioso ervore. Giovanni Pao-lo II era convinto che per questo bisogna rendere grazie
a Dio per il passaggio dello Spirito nella Chiesa, qual stato il rinnovamento liturgico (). Accanto a questi be-nefci della riorma liturgica, bisogna riconoscere e de-plorare alcune deviazioni, pi o meno gravi, nella appli-cazione di essa94.
Tuttavia, non si pu pensare, oggi, di are il punto
della riorma liturgica nella Chiesa cattolica, senza unesame di coscienza e la dolorosa constatazione che gran-di passi sono stati atti, ma spesso uori strada. Le mano-missioni arbitrarie, guidate da individualismo, da creati-vit esagerata, da incompetenza, spesso toccano i testi li-turgici, i ruoli ministeriali, il linguaggio specifco della li-
turgia, che si esprime con riti e simboli propri. Non pos-siamo negare che molti guasti si sono perpetrati a sca-pito della qualit, della verit e della sacralit delle cele-brazioni liturgiche.
Abbiamo, ora, lopportunit di ricuperare lo spirito ge-nuino della riorma liturgica e la edelt alla orma auten-
tica del rito romano, approondendo la ormazione deipastori, dei collaboratori nei ministeri e dei edeli con lostudio, la catechesi e la mistagogia.
93 C. P. Prtot,Former la liturgie et ormer par la liturgie: pointsde repres et hypothse de travail, in La Maison-Dieu, n. 253,2008, 39-40.
94 Giovanni Paolo ii, Lett. Apost. Vicesimus Quintus Annus, 12-13.
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3.1 La formazione biblica e liturgica
Il compito pi urgente quello della ormazione delpopolo di Dio, dei pastori e dei edeli. La CostituzioneSacrosanctum Concilium lo aveva gi sottolineato: Nonsi pu sperare la realizzazione di tutto ci (la partecipa-zione piena e attiva di tutto il popolo) se gli stessi pastoridi anime non siano penetrati, essi per primi, dello spiritoe della orza della liturgia e non ne diventino maestri95.
Per quanto concerne i ministri ordinati, la ormazio-ne liturgica deve cominciare nei seminari e nelle case diormazione e continuare lungo tutto larco della vita sa-cerdotale. Saranno essi a curare la ormazione dei laici,specialmente di coloro che sono chiamati ad assumereresponsabilit sempre pi notevoli nella comunit.
Il mistero di Cristo devessere il punto di partenza o,meglio, il contenuto di questo momento ormativo. Inat-ti, la liturgia celebra ed esprime il mistero di Cristo, qua-le mistero di salvezza che si realizza oggi nella Chiesa:tutto il passato e tutto il uturo dalla storia della salvez-za si concentrano nel presente delle celebrazioni liturgi-
che96
. Si tratta di dare il senso della presenza e dellazio-ne di Cristo nella liturgia e, quindi, dellannuncio del mi-stero. Questo presuppone che i edeli siano tali non solodi nome, ma anche di atto e che lazione ormativa pos-sa contare su un contesto di ede gi attuale.
La dimensione del mistero, oggetto di proposta e di
annuncio, quella storico-salvifca, che presuppone laconoscenza delle categorie bibliche e liturgiche della co-municazione.
Il programma ormativo prevede un punto di parten-
95 Cost. Sacrosanctum Concilium, 14.96 ConFerenza ePisCoPale italiana,Il Rinnovamento della catechesi,
(2 ebbraio 1970), 114.
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za comune tanto per la ormazione biblica, quanto perquella liturgica. Per avviare la riorma, il progresso eladattamento della sacra liturgia necessario che vengaincoraggiata quella soave e viva dipendenza dalla sacraScrittura che la venerabile tradizione dei riti sia orientaliche occidentali attesta97.
Dallaato biblico e dallo spirito delle Scritture per-meata tutta leucologia liturgica e prendono signifcato le
azioni e i simboli. Si pu dire che la struttura biblica in-nerva quella liturgica ed la radice della stessa preghie-ra eucaristica98.
La meta pastorale pi importante costituita dal or-mare assemblee celebranti. Non possiamo commisuraretutta la ricchezza di ede che si esprime nei testi liturgici
alla povert dellassemblea concreta che celebra. Siamoincaricati, attraverso i testi, con una necessaria mistago-gia, ad elevare questa assemblea perch accia un passoavanti nella ede, per andare oltre le sue stesse possibili-t e spingerla avanti perch non si appiattisca. Lobietti-vo arrivare a celebrazioni vissute, perch la liturgia siaun avvenimento in cui lassemblea coinvolta, con cuiesprime la sua ede, in cui le parole sgorgano dal vivodel cuore; persone che non sono l a recitare preghiere,ma a pregare davvero; non sono l ad eseguire canti, maa pregare cantando99.
Insieme alla ormazione biblica, necessaria la or-mazione alla preghiera, in modo che nelle nostre as-semblee ci siano uomini di preghiera che aiutino altri a
97 Cost. Sacrosanctum Concilium, 24.98 C. r. de zan, Scrittura e linguaggio liturgico, cit., 4.99 C. M. MaGrassi,La liturgia in Italia a venti anni dalla riorma,
in aa.vv., Concilio e riorma liturgica, cit., 21. G. Boselli, Lamistagogia per entrare nel mistero, inaa. vv.,Liturgia epianiadel mistero, cit., 89-101.
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pregare e a credere. nella preghiera, cio nella strut-tura dialogica della liturgia, nella ede e nello Spirito,che levento liturgico giunge a un vero grado di consa-pevolezza.
La consapevolezza non si erma a un dato razionale,ma postula una proonda vita interiore. La celebrazio-ne liturgica una pubblica conessione di ede. La par-tecipazione attiva comporta consapevolezza e interiori-
t; comporta non solo la sincerit nel atto che si dice ciche pensa, ma nel atto che si cerca di pensare ci chesi dice: e questa esperienza la chiamiamo contempla-zione. Le celebrazioni liturgiche avvengono nel tempodella Chiesa, la quale ha la caratteristica di essere nellostesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di real-t invisibili, ardente nellazione e dedita alla contempla-
zione, presente nel mondo eppure pellegrina; tutto que-sto in modo che quanto in essa umano sia subordina-to al divino, il visibile allinvisibile, lazione alla contem-plazione, la realt presente alla citt utura verso la qua-le siamo incamminati100.
La ormazione liturgica, per assicurare un buon equi-librio nella concezione stessa di liturgia, deve coniuga-re la ormazione alla liturgia con la ormazione nellaliturgia101. Questa ormazione anche educazione allospirito comunitario. Se le azioni liturgiche appartengonoallintero corpo della Chiesa, lo maniestano e lo implica-no, i singoli membri vi sono interessati secondo la diver-
100 Cost. Sacrosanctum Concilium, 2.101 P. Prtot,Former la liturgie et ormer par la liturgie, art. cit.,
42: Il aut conjuguer ormation la liturgie et ormation parla liturgie: maintenir le lien entre ces deux voies est essentielpour assurer un bon quilibre de la conception mme de laliturgie. C. anche G. CavaGnoli, Culmen et ons in rapportoalla spiritualit e alla pastorale, inaa. vv., Liturgia e spiritua-lit, Roma 1992, 60-63.
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sit degli stati e devono essere ormati a svolgere la pro-pria parte secondo le norme stabilite e con ordine102.
La preerenza per le celebrazioni comunitarie, soprat-tutto dellEucaristia, non rappresenta una semplice sceltarituale, ma un compito educativo-ormativo ineludibile.Un caso emblematico quello che concerne la inizia-zione dei anciulli alla vita liturgica della comunit. Lapartecipazione alle azioni liturgiche, nelle quali i ede-
li riuniti celebrano il mistero pasquale, un atto di co-s grande importanza, che senza di esso sarebbe impen-sabile una vita pienamente cristiana; naturale, quindi,che da un obiettivo cos ondamentale non possa pre-scindere la ormazione cristiana dei anciulli. La Chiesa,che battezza i bambini, fduciosa nei doni che in questosacramento si ricevono, deve ar s che i edeli battezzati
crescano nella comunione con Cristo e con i ratelli; se-gno e pegno insieme di questa comunione la parteci-pazione alla mensa eucaristica, a cui i anciulli vengonopreparati, e pi intensamente ormati, a rendersi contodel suo signifcato103.
Questa aermazione sottolinea come la vita liturgicadella comunit cristiana, tra tutte le espressioni possibi-li, sia quella che d il massimo sviluppo alla comunionecon Cristo e con i ratelli, che ha il momento normativoe plasmante nella celebrazione eucaristica.
Di straordinaria importanza la catechesi sulla Eucari-stia, perch essa, mentre mira a ar comprendere il signi-fcato della Messa attraverso i principali riti e preghiere,anche per quello che si rierisce alla partecipazione al-la vita della Chiesa, d un contributo essenziale alla or-
102 Cost. Sacrosanctum Concilium, 29.103 s. ConGreGatio Pro Cultu divino, Directorium Pueros bapti-
zatos de Missis cum pueris, 8, in Enchiridion Vaticanum, IV,1710-1711.
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mazione dello spirito ecclesiale, perch non possibileche si ormi una comunit cristiana, se non avendo comeradice e come cardine la celebrazione dellEucaristia, dal-la quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educa-zione tendente a ormare lo spirito di comunit104.
Oltre lazione essenziale della celebrazione eucaristi-ca e degli altri sacramenti, un ruolo particolare per or-mare la mente e il cuore dei cristiani costituito dal-
la partecipazione alla Liturgia delle Ore. Inatti, coloroche vi partecipano danno incremento al popolo di Dioin virt di una misteriosa econdit apostolica; il lavoroapostolico, inatti, ordinato a che tutti, diventati fgli diDio, mediante la ede e il battesimo, si riuniscano in as-semblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sa-crifcio e alla mensa del Signore (). A loro volta, le let-
ture e le preghiere della Liturgia delle Ore costituisconouna genuina onte di vita cristiana. Tale vita si nutre allamensa della sacra Scrittura e con le parole dei santi, ma rinvigorita dalla preghiera. Solo il Signore, inatti, sen-za il quale non possiamo ar nulla, da noi pregato, pudare efcacia e sviluppo alle nostre opere105.
Senza dubbio, la ormazione liturgica avviene primadi tutto nellatto del celebrare e nella intelligenza deglielementi rituali. In origine, quando azioni, simboli, ge-sti e parole erano, per lassemblea celebrante, qualco-sa di vivo e parlante, pi acilmente erano in relazionecon lesperienza di vita. Partecipando ad una celebrazio-
ne liturgica i cristiani ne comprendevano anche il signi-fcato semplicemente guardando, ascoltando, agendo,in un determinato clima e ambiente: era una ormazio-
104 Decr. PresbyterorumOrdinis, 6; s. ConGreGatio rituuM, Istru-zioneEucharisticum Mysterium (1967) 3, inEnchiridion Vati-canum, II, 1086-1093.
105 Institutio Generalis LiturgiaeHorarum, 18.
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ne unzionale. Tuttavia, anche nella Chiesa antica era-no sempre necessari una ormazione e un insegnamen-to sullazione invisibile di Dio operante nellevento ce-lebrativo. Era questo lo scopo delle catechesi mistagogi-che106. Esse avvenivano in connessione con la celebra-zione dei sacramenti della iniziazione cristiana ed eranostrettamente unite allo svolgimento liturgico, allo scopodi dare ai edeli una pi piena conoscenza del misterocelebrato e suscitare in loro un impegno consapevole e
sincero ad assumere nella vita i comportamenti pi cor-rispondenti ai riti celebrati.
Il metodo mistagogico conserva una sua validit e nonmancano pastori che lo ripropongono oggi107.
I problemi che oggi incidono maggiormente nella or-
mazione liturgica derivano dal contesto ecclesiale e so-cio-culturale. In particolare, pesano due attori: la disso-ciazione tra vita e culto e il dualismo tra religiosit popo-lare e liturgia. La mentalit delluomo tecnico, contrasse-gnata dallefcientismo, si trova in difcolt a cogliere ivalori inerenti alluniverso simbolico, cui appartiene an-che il mondo della liturgia. Inoltre, in molti ambienti pe-sa il retaggio di una scissione tra la religiosit popolare ela liturgia della Chiesa. Su questo argomento, proporre-mo pi avanti qualche riessione appropriata.
3.2 Alcune linee operative
Nel contesto delle nostre comunit cristiane, la litur-gia sar opera della Chiesa, quando vi corrisponder una
106 C. e. Mazza,La mistagogia: una teologia della liturgia in epocapatristica, Roma 1988.
107 C. M. MaGrassi, Celebrare oggi: senso e obiettivi di un incontro,in Celebrare oggi, cit., 26; c. F. CaCuCCi, La Mistagogia. Una
scelta pastorale, Bologna 2006.
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esperienza vissuta, convincente e credibile. Si impone,anzitutto, di ricostruire un tessuto ecclesiale vivo e attivonellattuale compagine sociale che si confgura come ci-vilt di massa, in cui i credenti si trovano in situazionedi diaspora, talvolta di emarginazione e di isolamento.
3.2.1 Ricostruire il tessuto ecclesiale
La comunit dei credenti deve diventare una realtben visibile, termine di rierimento concreto e vitale ri-spetto allambiente circostante, elemento di richiamo perquanti sono ancora in una situazione di ricerca o stan-no riscoprendo la loro vocazione di battezzati e la loroidentit cristiana.
indispensabile che la riappropriazione della espe-rienza ecclesiale avvenga nel contesto di comunit piristrette e concrete rispetto alla diocesi e alla Chiesa uni-versale. Limpegno di rigenerazione ecclesiale deve coin-volgere anzitutto le parrocchie, dando rilievo agli ele-menti che anno riscoprire la vita comunitaria: la cono-scenza interpersonale, lincontro di preparazione alle ce-
lebrazioni domenicali e estive, le occasioni di specialecollegamento di servizi resi alla comunit per la pasto-rale amiliare, le associazioni caritative, i gruppi biblici, igruppi di malati con i loro amiliari, i gruppi di cateche-si. In seno a queste piccole unit di servizio della par-rocchia pi acilmente potr maturare la conoscenza e il
desiderio di vivere e lavorare insieme.
3.2.2 La comunit e i gruppi
Un discorso speciale meritano le aggregazioni laica-li della parrocchia. Nellambito di queste unit pi pic-
cole, se sono veri gruppi di Chiesa, nasce spontaneo il
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bisogno di are spazio al momento liturgico. Si potran-no alternare momenti celebrativi e incontri di studio e diriessione. La liturgia compresa e vissuta allinterno delgruppo come esperienza di Chiesa, contribuir a ar cre-scere e maturare la coscienza ecclesiale del gruppo stes-so e, nello stesso tempo, lo aiuter a sentirsi parte delcorpo totale di Cristo, nel momento che ne celebra e neattualizza il mistero.
3.2.3 Dare spazio ad una catechesi liturgica
Perch le azioni liturgiche possano esplicare eettiva-mente lefcacia e i valori ormativi, necessario guidaread un approondimento sistematico del atto liturgico neivari aspetti ed elementi: signifcato degli elementi ritua-
li, approondimento dei testi eucologici, cenni culturalisulla storia e la ormazione dei singoli riti, aspetti simbo-lici e antropologici, espressione gestuale e corporea, at-teggiamenti di silenzio, ascolto, risposta, guida agli ele-menti ondamentali della preghiera cristiana.
Un rilievo particolare avr il discorso a contenuto teo-
logico, orientato a ar cogliere globalmente il senso del-la storia della salvezza e del mistero di Cristo di cui si alanamnesi nella liturgia. Qui si innesta il discorso cate-chistico relativo alla propria vocazione come modella-ta dalla liturgia, in connessione con la chiamata alla edee allesercizio del sacerdozio battesimale.
Una ormazione catechistico-sistematica dovrebbecomprendere anche la spiegazione del contenuto antro-pologico della liturgia. Introdurre, cio, alla conoscen-za e comprensione del linguaggio e del mondo simboli-co. Nella liturgia, presa come linguaggio rituale, parla-no, comunicano il corpo con la variet dei gesti, le per-
sone che vengono di volta in volta coinvolte nel rito, gli
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LETTERA PASTORALE
oggetti usati nelle diverse celebrazioni o nelle sequen-ze rituali, i vestiti e i colori, i fori e le piante, i muri conle loro linee architettoniche, la distribuzione degli spa-zi e il loro orientamento, le immagini e le statue, i tempie le ore della giornata e dellanno (). Tutti i sensi ven-gono coinvolti e sollecitati a partecipare per dare e rice-vere messaggi108. La liturgia, nellesperienza del popolocristiano, un universo di segni ognuno dei quali, con lasua specifcit ci introduce nel mistero di Cristo. Si tratta
di un complesso di simboli nel quale si distingue un tri-plice livello: un livello antropologico universale, un livel-lo biblico (in speciale relazione con le parole e le azionidi Cristo) e un livello culturale, dipendente dallinussodei vari ambienti ed epoche culturali.
3.2.4 La dimensione estetica della liturgia
Il rito e il simbolo hanno un veicolo privilegiato dicomunicazione nellarte in tutte le sue orme. Le nostrechiese e il loro patrimonio di arredi sacri in esse conte-nuto sono la testimonianza pi chiara della considerazio-ne che larte e il bello hanno avuto nel corso dei secolipassati. Costruite in legno, in mattoni, in pietra o in ce-mento, le chiese sono edifci certamente simili alle altrecostruzioni dello stesso tempo, ma considerevoli per leloro dimensioni, lo stile architettonico, luso di materialiscelti, le decorazioni esterne e soprattutto interne.
La maggior parte delle chiese del passato conserva il se-gno di ci che hanno deposto le generazioni, nonostante ledilapidazioni seguite e la negligenza nel custodirle. Dopo ilConcilio, per un complesso di attori, tra i quali una ricer-ca semplicistica di essere vicini al popolo e una ignoranza
108 G. venturi, I linguaggi della liturgia, in Rivista di PastoraleLiturgica, n. 269, 2008, 15.
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Liturgia evento di salvezza
del vero carattere estetico del linguaggio liturgico, sono sta-te prodotte chiese per lo pi semp
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