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TumoriTumore o neoplasia: popolazione cellulare di nuova formazione che, quasi sempre, ha preso origine da una sola cellula somatica dell'organismo, colpita da una serie di alterazioni genomiche trasmesse alle cellule figlie
Tumore = tumefazioneNeoplasia = neoformazioneCancro = dal latino cancer (granchio) per le propaggini che hanno le masse tumoraliOncologia = studio della 'massa' tumorale
Alterazioni genomiche cancerogene
strutturali: mutazioni
funzionali: alterazioni del controllo sulla trascrizione genica
Il cancro è una malattia genetica non ereditaria:
Diagnosi precoce
I tumori hanno un periodo di latenza, generalmente molto lungo, che precede la comparsa della sintomatologia
Perchè da una unica cellula cancerosa si formi un tumore clinicamente evidenziabile è necessaria la formazione di una massa neoplastica costituita da almeno 109-1010 cellule tumorali (1-10 g di peso)
Il tempo necessario perchè un tumore duplichi il proprio volume è tanto più breve quanto più numerose sono le cellule che lo costituiscono
Figure 7-12 Biologia della crescita tumorale. Il panello a sinistra illustra lo sviluppo preclinico di un tumore. E' evidente che quando viene rilevato il tumore questo ha già svolto numerosi cicli di raddoppiamento cellulare. Il pannello a sinistra illustra l'evoluzione clonale dei tumori e la generazione dell'eterogeneità delle cellule tumorali. Nuovi sottocloni hanno origine dai
discendenti della cellula che ha avuto la trasforamzione iniziale e con il procedere della massa tumorale questa si viene ad arricchire di varianti che hanno maggiori capacità di evadere le difese dell'ospite ed invadere altri tessuti.
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Eziologia e patogenesi
Cause esogene o ambientali:
Agenti chimici Agenti fisici Agenti biologici
Cause endogene:
Mutazioni ereditarie Mutazioni casuali Squilibri ormonali Agenti mutageni
Alla base della patogenesi del tumore ci sono le mutazioni di determinati geni che controllano la proliferazione e la morte cellulare programmata. Le cause di mutazioni possono essere:
Principali tappe evolutive Iniziazione: mutazioni che trasformano una cellula
somatica in una cellula neoplastica latente Promozione: altri danni genomici causano la
moltiplicazione della cellula neoplastica Progressione: ulteriori mutazioni conferiscono invasività e
metastatizzazione ad alcune cellule della massa neoplastica
FRAGILITA' GENOMICA: quando le mutazioni genetiche vanno a colpire enzimi coinvolti nel processo di riparazione del DNA
Figure 7-27 Simplified scheme of the molecular basis of cancer.
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Tumori benigni Le cellule sono caratterizzate da autonomia
moltiplicativa ma hanno caratteristiche morfologiche e funzionali inalterate
Hanno una crescita più lenta e localizzata nel sito di insorgenza
Sintomatologia: Compressione degli organi adiacenti Eccesso di funzione (produzione di ormoni da parte
di ghiandole endocrine per esempio)
Tumori maligni Le cellule sono atipiche dal punto di vista morfologico e
funzionale Accrescimento rapido Presentano invasività neoplastica Sono in grado di formare tumori secondari a distanza
(metastasi) Sono soggetti a recidiva Danno luogo a cachessia neoplastica (rilasciano TNF una
citochina che causa progressivo e rapido decadimento)
Metodi di diagnosi Diagnostica per immagini (radiografia, tomografia assiale
computerizzata, risonanza magnetica, mammografia)
Esame istologico (prelievo chirurgico o agoaspirazione)
Analisi immunologiche Analisi di biologia molecolare Tecniche endoscopiche Esame citologico (PAP test, esame urine, espettorato etc.)
Classificazione Tumori epiteliali
Benigni: polipo, papilloma, verruca
Maligni: epiteliomi o carcinomi
Tumori dell'epitelio ghiandolare
Benigni: adenomi
Maligni: adenocarcinomi
Tumori connettivali
Benigni: tumori mesenchimali, suffisso -oma (fibroma)
Maligni: sarcomi
Tumori del sistema melanoforo
Benigni: nevi
Maligni: melanomi
Tumori del tessuto emopoietico:
Leucemie: tumori del midollo osseo
Linfomi: tumori dei linfociti maturi
Gradazione Grado di differenziazione Attività proliferativa Aspetto morfologico
Stadiazione
Dimensioni (T1-T4) Stato dei linfonodi regionali e juxtaregionali (N) Presenza di metastasi (M)
I geni colpevoli
Geni che se mutati possono portare a formazione di tumori sono:
gli oncogèni, i geni oncosoppressori e i geni coinvolti nella riparazione del DNA.
Oncogèni
Geni recanti mutazioni attivanti che concorrono alla genesi e sviluppo di tumori
Si comportano da geni dominanti
Sono stati scoperti inizialmente in retrovirus oncògeni
Vengono indicati con acronimi di tre lettere (es. ras, src, bcl, myc) mentre il loro prodotto genico o proteina con la lettera p seguita da un numero corrispondente al peso in kDa della proteina (p60, p98)
o dalle stesse tre lettere con la prima maiuscola (Ras, Src, Bcl, Myc)
Figure 7-32 Modello d'azione dell'oncogene RAS. RAS è una proteina ancorata alla membrana plasmatica (da un gruppo farnesile) dal lato del citosol. Quando una cellula normale viene stimolata
a proliferare attraverso un recettore di crescita, la proteina RAS inattiva (legata a GDP) viene attivata (e si lega a GTP). RAS attiva complessa la proteina RAF e stimola la via delle chinasi a
trasmettere segnali al nucleo. SI inattiva da sola idrolizzando la molecola di GTP a GDP. La proteina RAS mutante è permanentemente attiva perchè ha una mutazione che la rende incapace
di idrolizzare GTP.Downloaded from: Robbins & Cotran Pathologic Basis of Disease (on 16 April 2007 05:23 PM)
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Geni oncosoppressori
Geni recanti mutazioni inattivanti che concorrono alla genesi e sviluppo di tumori
Si comportano da geni recessivi (ecc. nel caso siano attivi in forma multimerica per es.
l'oncosoppressore Tp53 presente nel 75% dei tumori umani)
Figure 7-37 Ruolo della proteina p53 nel mantenimento
dell'integrità del genoma. L'attivazione della p53 normale da danni al DNA o da ipossia
porta all'arresto del ciclo cellulare in fase G1 e induzione degli enzimi che riparano il DNA. Se il DNA viene riparato la
cellula procede con il suo ciclo cellulare, se invece l'operazione
di riparo fallisce allora p53 induce l'attivazione di BAX un gene che promuove l'apoptosi. In cellule
con perdite o mutazioni della p53 il danno al DNA non induce
arresto cellulare e riparo del DNA e perciò le cellule con danni
genetici possono proliverare e dar luogo, nel peggiore dei casi,
a neoplasmi maligni.
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Dopo la fase G1 il ciclo cellulare può venire
bloccato dalla proteina p53, codificata dal gene oncosoppressore Tp53.
p53 viene attivata in presenza di danni al DNA, quindi a sua volta attiva la trascrizione di proteine che arrestano la proliferazione cellulare. Tra queste la p21
che inibisce le CDK proteine che controllano le varie fasi del ciclo cellulare.
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BRCA1, BRCA2 e RAD51 riparano il DNA attraverso una
ricombinazione priva di errori.
Mutazioni presenti in questi geni indicano una propensione al cancro al
seno precoce.
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Geni coinvolti nella riparazione del DNA
Figure 7-31 Localizzazione subcellulare e funzione delle maggiori classi di geni associati al cancro. Gli oncogeni sono colorati in rosso, gli
oncosoppressori in blu, i geni della riparazione del DNA in verde, i geni che regolano l'apoptosi in arancio.
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Perchè da una cellula si sviluppi un tumore si devono accumulare mutazioni che conferiscono le seguenti caratteristiche, comuni a tutti i tipi di cancro:
1. acquisizione dell'autonomia moltiplicativa per sopravvenuta incapacità a sottostare ai meccanismi regolatori della proliferazione cellulare;
2. riduzione o perdita della possibilità di andare incontro a morte cellulare programmata (apoptosi) (es.: perdita della proteina p53);
3. acquisizione della capacità di replicazione illimitata per effetto dell'espressione della telomerasi;
4. angiogenesi: vengono prodotte delle citochine mitogenetiche che provocano la formazione di nuovi vasi sanguigni per fornire ossigeno e fattori nutritivi alle cellule tumorali;
5. riduzione o perdita della capacità differenziativa con conseguente perdita delle proteine di adesione alle altre cellule; adesione alla membrana basale; rilascio di enzimi che degradano la matrice extracellulare.
6.A questo punto le cellule tumorali sono in grado di entrare in circolo sanguigno/lifatico e a seconda delle loro proteine di superficie possono aderire ad altri tessuti e dare luogo a tumori secondari (metastasi)
Tappe evolutive di un tumore
1 Alterazioni della proliferazione cellulare
Può essere dovuta a
- protooncogèni che codificano per proteine coinvolte nell'avanzamento del ciclo (fattori di crescita e loro recettori, fattori di trascrizione, cicline, CDK...)
- sovraregolazione di proteine coinvolte nell'avanzamento del ciclo
- oncosoppressori che codificano per proteine coinvolte nell'arresto del ciclo
- delezione o silenziamento di geni codificanti per proteine coinvolte nell'arresto del ciclo
2 Perdita della morte cellulare programmata nelle cellule neoplastiche
Il gene bcl-2 codifica per una proteina della superficie dei mitocondri che blocca il processo apoptotico. Favorendo
la sopravvivenza cellulare è coinvolto in numerose trasformazioni neoplastiche (linfomi sopratutto).
Causa anche resistenza ai farmaci chemioterapici.
Numerosi virus oncogeni umani codificano per varianti della proteina Bcl-2.
L'inattivazione della proteina p53 comporta la mancanza di repressione di Bcl-2 (antiapoptotica) e di attivazione di
BAX (proapoptotica).
La morte indotta da TNF e può risultare inibita per la mancanza nella cellula neoplastica di recettori di tali
fattori.
3. L'immortalizzazione
Nelle cellule normali ciascuna divisione mitotica comporta un accorciamento dei telomeri, sequenze nucleotidiche presenti alle estremità dei cromosomi e
necessarie per la loro duplicazione.
L'enzima telomerasi che catalizza la formazione delle sequenze nucleotidiche telomeriche normalmente poco o per nulla espresso nelle cellule viene
sovraespresso nelle cellule tumorali. Grazie all'enzima telomerasi dopo ogni divisione mitotica i telomeri vengono
ricostruiti e la cellula può continuare a dividersi.
TELOMERASI (terminal nucleotidil transferasi)
La telomerasi fornisce un “primer artificiale”, grazie ad un RNA templato incorporato nell’enzima, responsabile della sequenza ripetuta dei telomeri. Questo ribonucleoenzima presenta regioni di similarità con le trascrittasi inverse dei retrovirus.
Figure 7-40 Risposte della cellula all'accorciamento dei telomeri.
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4. Angiogenesi tumoraleQuando il tumore supera una certa dimensione la fornitura di ossigeno e nutrienti diventa insufficiente.Il tumore continua ad espandersi se compare e viene selezionato un fenotipo angiogenetico ossia delle cellule che producono e secernono citochine mitogeniche (es. VEGF, fattore di crescita endoteliale vascolare).
IPOSSIA PROTEINE CHINASI SAPKStress Activated Protein Kinases
TRASCRIZIONE DI FATTORI ANGIOGENETICI
Sono stati studiati diversi farmaci antitumorali che inibiscono l'azione dei fattori angiogenetici (es anti-VEGF) o che hanno attività antivascolare (provocano la distruzione dei piccoli vasi sanguigni).
Oltre alla formazione di nuovi vasi sanguigni si ha il rimodellamento del tessuto connettivo, e si possono avere fenomeni di DESMOPLASIA (iperformazione di tessuto fibroso). La crescita del tessuto connettivo è indotta da fattori di crescita tra i quali il TGF.
La riduzione della differenziazione porta a perdita delle proteine di adesione intercell.
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5. Sequenze di eventi nel processo di invasione
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Quindi le cellule si attaccano alla membrana basale tramite recettori per la laminina
6. Sequenze di eventi nel processo di invasione
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Secernono enzimi proteolitici (collagenasi, attivatori del plasminogeno)
6. Sequenze di eventi nel processo di invasione
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Segue la degradazione della membrana basale e la migrazione della cellula tumorale.
6. Sequenze di eventi nel processo di invasione
In figura: la cascata metastatica. Illustrazione schematica dei passaggi che
portano alla diffuzione di un tumore.
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6.
MetastatizzazioneIl fenotipo metastatico non è attribuibile a
un singolo gene ma a più geni che conferiscono alle cellule tumorali entrate in circolo la capacità di arrestarsi in un
determinato sito, grazie all'espressione di determinate molecole di adesione, e di
sopravvivere resistendo alle difese immunitarie dell'ospite.
Ogni tipo di tumore ha un organotropismo caratteristico.
Figure 7-27 Schem semplificato delle basi molecolari del cancro.
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Sistema immunitario e tumori Il sistema immunitario può riconoscere ed eliminare le cellule tumorali I tumori che stimolano maggiomente il sistema immunitario sono quelli di
origine virale I vaccini contro i virus dell'epatite B e del papilloma sono anche vaccini anti-
tumorali (rispettivamente contro il carcinoma epatico e carcinomi ano-genitali)
Il processo flogistico è un fattore di rischio per l'insorgenza di tumori (per aumento produzione di citochine mitogeniche)
Per combattere i tumori vengono usate anche terapie immunologiche:
Vaccini Stimolazione delle autodifese con citochine (IFN, IL-2) Immunotossine: anticorpi monoclonali coniugati a tossine, contro
specifici antigeni tumorali Espansione clonale e riiniezione nel paziente di infociti T estratti da
tumori Espansione clonale e riiniezione di linfociti dal sangue periferico del
paziente trattati con IL-2 e con cellule tumorali dal materiale operatorio
Figure 7-52 Antigeni tumorali riconosciuti dalle cellule T CD8
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Figure 7-53 Meccanismi con i quali il tumore evade il sistema immunitario.
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Ereditarietà e tumori
Alcuni tipi di tumori (1-5%) hanno un SUBSTRATO EREDITARIOossia viene trasmesso dai genitori ai figli un fattore che predispone alla trasformazione neoplastica.
Generalmente viene trasmesso una mutazione ad un gene oncosopressore.
Figure 7-35 Patogenesi del neuroblastoma.
Due mutazoni del locus RB nel cromosoma 13q14 portano alla
proliferazione neoplastica delle cellule della retina.
Nella forma familiare, tutte le cellule somatiche
ereditano un gene RB mutante da un parente
portatore.
La seconda mutazione compare dopo la nascita in una delle cellule della
retina.Nella forma sporadica entrambe le mutazioni
nel locus RB compaiono dopo la nascita.
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Cancerogenesi da agenti chimici
La maggior parte dei cancerogeni chimici sono genotossici Ciascun cancerogeno chimico è caratterizzato da una dose soglia ed è però un 'tossico di sommazione' La cancerogenesi chimica è un processo multifasico (somma di mutazioni successive) Se si somministra all'animale/cellula una dose inferiore a quella soglia l'animale non sviluppa tumore Vi sono sostanze non cancerogene che sono co-cancerogeni: se somministrate insieme a cancerogeni ne abbassano la dose soglia L'azione cancerogena di un composto si somma a quella di altri: sincancerogenesi
Le sostanze cancerogene per l'uomo lo sono anche negli animali e nelle cellule in coltura. Ogni composto chimico di nuova sintesi viene perciò sottoposto a prove di cancerogenesi sperimentale.Dati ottenuti da analisi di carcenogenesi chimica:
Figure 7-49 Schema generale di eventi nella carcinogenesi
chimica. Nota che i promotori causano un espansione clonale della cellula mutata portando ad
un clone preneoplastico. L'ulteriore proliferazione indotta da promotori o altri fattori causa
un accumulo di ulteriori mutazioni e l'emergere di un tumore
maligno.
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Cancerogenesi da agenti biologici
Virus OncoDNA virus Retrovirus
Batteri che causano infezioni persistenti Helicobacter pylori causa cancro allo stomaco
Parassiti La Fascicola epatica causa carcinomi alla vescica e
al colon
Figure 7-23 Cancer incidence and mortality by site and sex. Excludes basal cell and squamous cell skin cancers and in situ carcinomas, except urinary bladder. (Adapted from
Jemal A, et al: Cancer statistics, 2003. CA Cancer J Clin 53:5, 2003.)
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Figure 7-23 Cancer incidence and mortality by site and sex. Excludes basal cell and squamous cell skin cancers and in situ carcinomas, except urinary bladder. (Adapted from
Jemal A, et al: Cancer statistics, 2003. CA Cancer J Clin 53:5, 2003.)
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Figure 7-24 Age-adjusted cancer death rates for selected sites in the United States, adjusted for the 2000 U.S. population. (Adapted from Jemal A, et al: Cancer statistics, 2003. CA
Cancer J Clin 53:5, 2003.)
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FEMALE MALE
Figure 7-25 The change in incidence of various cancers with
migration from Japan to the United States provides evidence that the occurrence of cancers is related to
components of the environment that differ in the two countries. The incidence of each kind of cancer is expressed as the ratio of the death
rate in the population being considered to that in a hypothetical population of California whites with
the same age distribution; the death rates for whites are thus defined as 1. The death rates
among immigrants and immigrants' sons tend consistently toward
California norms. (From Cairns J: The cancer problem. In Readings from Scientific American-Cancer Biology. New York, WH
Freeman, 1986, p. 13.)
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