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CAPITOLO IV
Am…n†, N…hid, Hibah voci di donne in E|k† y… Šahraz…d e nella
produzione letteraria femminile araba periferica.
Finora si è analizzata la complessità del movimento femminista che ha
portato e continua a portare sulla scena numerose donne intenzionate a
liberarsi dal guscio in cui sono racchiuse e ad aprire nuovi orizzonti che
facciano ottenere loro una maggiore visibilità e soprattutto quei diritti che
sono stati negati in merito alla società patriarcale. Ogni Paese arabo ha dato
vita a movimenti femministi tra loro diversi per l’evoluzione storica, così
come anche per le idee e le loro pratiche odierne, sebbene condividano
diversi fattori storici e politici, tra cui il legame con il movimento
nazionalistico, quello con il processo di modernizzazione e sviluppo e le
tensioni tra laici e religiosi. Tuttavia, le diverse vicissitudini storiche come
anche le ideologie e le metodologie odierne, giustificano le differenze tra i
movimenti per l’emancipazione femminile dei singoli Paesi. Ad esempio, in
Egitto, nazione che potrebbe considerarsi la Terra in cui queste
organizzazioni sono nate per prime per la presenza di grandi personalità che
si sono cimentate nella questione sin dalla fine del XIX secolo, il
movimento viene marcato dagli effetti del comportamento ambiguo degli
Stati nei confronti delle organizzazioni, dalla crescita della società civile,
dalle restrizioni che gli vengono imposte, dalle pressioni internazionali e
dalle aspirazioni delle organizzazioni donatrici, come altresì dalla crescente
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influenza degli islamisti1. Sulla base di questi presupposti, soffermiamoci,
dunque, sul movimento femminile egiziano dalle origini sino ai giorni
nostri, prendendone in considerazione anche gli effetti e le conseguenze che,
nel corso del tempo, hanno rafforzato la coscienza delle donne autoctone
sino a renderle attive partecipi della Rivoluzione del 2011 che ha portato
alla caduta di Mu|ammad ðusn† Sayyid Ibr…h†m Mub…rak (Hosni Mubarak)
ma che, nello stesso tempo, non ha completamente liberato dalle catene
della subordinazione le protagoniste di Ehk† y… Šahraz…d e tante altre donne.
Tra di loro, numerosissime scrittrici, non solo egiziane, che continuano a
parlare e reclamare i propri diritti per mezzo della scrittura.
4.1 Il movimento femminile in Egitto: dalle origini agli anni Ottanta.
Il movimento delle donne in Egitto sembra trarre le sue origini dalla
Rivoluzione del 19192 e dalla creazione della al-Itti|…d al-Nis…’† al-Mi¡r†, la
prima unione femminista egiziana (UFE), fondata da Hudà al-Ša‘raw† nel
1923, che rivendicava soprattutto diritti politici per le donne, oltre a quello
all’istruzione secondaria di secondo grado, ma anche universitaria, e al
lavoro, e mirava a dei cambiamenti riguardanti le Leggi sullo Statuto
1 Nadje S. Al-Ali, The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey,
in “Civil Society and Social Movements Programme Paper Number 5”, April 2002, United
Nations Research Institute for Social Development, pp. 1-3. 2 Poco prima dello scoppio del Primo Conflitto Mondiale nel 1914, la Gran Bretagna
decise di trasformare l’Egitto in un protettorato e depose il khedivé ‘Abb…s Hilm† II (Abbas
Hilmi II) Durante la guerra, il movimento nazionalista non si era ribellato, convinto che,
alla fine della conflitto, la Gran Bretagna avrebbe concesso l’indipendenza al Paese.
Successivamente, nel 1919, a Parigi, una delegazione del movimento nazionalista premette
su Londra per vedere riconosciuti i diritti dell’Egitto, ma dopo aver ricevuto una risposta
negativa, il popolo egiziano insorse in quella che ha preso il nome della “Rivoluzione del
1919” e che gli inglesi, colpiti dalla profonda maturità della coscienza nazionale, non
riuscirono a contrastare. Fu così che dopo tre anni di disordini, nel 1922, Londra dichiarò
l’Egitto una monarchia indipendente, il cui monarca fu Fu’…d, ultimo discendente di
Mu|ammad ‘Al†. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1789-2006), cit., pp.
79-83.
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Personale, in particolare sul divorzio e sulla poligamia. La nascita di queste
prime organizzazioni per i diritti delle donne in Egitto si deve al pensiero
dei grandi riformatori moderni della fine del XIX secolo, tra cui ßam…l al-
D†n al-AfÐ…n†3 e Mu|ammad ‘Abduh4 che, come Qas†m Am†n, invocavano
una riforma radicale della società e non solo della condizione della donna,
entrambi fattori strettamente connessi con il progresso della Nazione. Già
nel 1892 ad Alessandria venne fondata “al-Fat…h” (La ragazza), la prima
rivista femminile, diretta da Hind Nawfal5 che sin dall’editoriale d’esordio,
dimostrò il suo impegno per l’emancipazione femminile nell’ambito
dell’istruzione e della cultura. Col passare del tempo, quindi, la donna ha
iniziato ad essere presente in tutti settori, da quello sociale a quello politico,
tanto da prendere parte anche alla Rivoluzione del 19196. Tuttavia, pur se
inizialmente, i nazionalisti uomini hanno ben accettato l’attivismo delle
3 ßam…l al-D†n al-AfÐ…n† (1838-1897) è stato uno scrittore e un riformatore politico,
nonché uno dei principali fautori del panislamismo, inteso come unificazione dei popoli
musulmani contro la dominazione occidentale. È stato, inoltre, uno degli esponenti della
salafiyyah, corrente riformista che si proponeva di adattare l’isl…m all’epoca moderna, ma
senza rinunciare, però, ai genuini valori dei primi musulmani. La sua attività riflette la
concezione innovativa e l’interpretazione unica del pensiero islamico. Ha preso in prestito,
combinato e sviluppato diversi temi della tradizione religiosa islamica per creare un nuovo
sistema di pensiero politico e religioso. Isabella Camera d’Afflitto, Letteratura araba
contemporanea. Dalla nahÿah a oggi, cit., pp. 34-35. Si consulti anche il sito:
www.oxfordislamicstudies.com. 4 Mu|ammad ‘Abduh (1849-1905) è stato un erudito, un esperto in materie religiose, un
giurista e un riformatore liberale egiziano. Anch’egli, come al-AfÐ…n†, uno dei principali
fautori del panislamismo ed esponente della salafiyyah. Alla fine del XIX secolo, ha
guidato un movimento di riforma degli insegnamenti e delle istituzioni islamiche nel
mondo moderno in Egitto e in altri Paesi islamici. Ibidem. 5 Hind Nawfal (1860-1920), scrittrice di origini siriane emigrata in Egitto. Nel 1892, fonda
ad Alessandria la rivista “al-Fat…h” (La ragazza), diretta da suo padre Nas†m Nawfal, che
viene considerata la prima rivista araba scritta da donne e che verrà pubblicata fino al 1924.
Sua madre, Maryam Na||…s, è stata l’autrice del primo dizionario biografico delle donne
scritto da una donna in lingua araba. Ivi, pp. 36; 186; si consulti anche il seguente sito:
www.Mideast&N.AfricaEncyclopedia.com. 6 Nel 1919, in seguito alla risposta negativa ottenuta dai britannici dopo che la delegazione
di nazionalisti (Wafd) guidati da Sa‘d ZaÐl™l chiese a Londra di riconoscere alcuni diritti
all’Egitto, il popolo egiziano insorse in quella che prese il nome di “La Rivoluzione del
1919” e che portò, dopo tre anni di rivendicazioni, nel 1922, alla dichiarazione dell’Egitto
come monarchia indipendente. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798-
2006), cit., pp. 79-80.
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donne per la liberazione nazionale, il carattere patriarcale del nazionalismo
stesso non ha tardato a manifestarsi: infatti, nella Costituzione promulgata
nel 1923, non c’è stato alcun riferimento ai diritti politici delle donne e tanto
meno a leggi che ne sancissero l’uguaglianza con gli uomini. Nonostante si
pensi che il movimento e l’attivismo femminili si identifichino con l’UFE di
Hudà al-Ša‘raw†, Nadje al-Ali, docente di gender studies presso la SOAS
(Scuola di Studi Africani e Orientali) dell’Università di Londra, sostiene,
invece, che il movimento delle donne trovi la sua massima espressione nel
periodo di tempo che va dal 1945 al 19597. Nel 1946, Durriyyah Šaf†q
(Doria Shafik)8 fonda una rivista dal titolo “Bint al-N†l” (Figlia del Nilo)
che racchiude due elementi molto rilevanti con l’intento di sottolineare una
forte identificazione egiziana: l’importanza del fiume che, per la scrittrice,
rappresenta “una persona viva”, l’insostituibile presenza della madre,
metonimia dell’Egitto durante gli anni vissuti fuori, e l’utilizzo della lingua
araba e non del francese, considerata la lingua d’élite sociale, per
7 Nadje S. Al-Ali, The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey,
cit., p. 6. 8 Doria Shafik nasce in Egitto nel 1908 a Man¡™rah (Mansura). È autrice di articoli,
romanzi e saggi. A dodici anni, dopo la morte della madre, è costretta a trasferirsi ad
Alessandria per vivere con il padre, dove entra in contatto con un mondo cosmopolita e
inizia a sentir parlare di Hudà al-Ša‘r…w† e delle vittorie del movimento femminista
egiziano. Nel 1947, alla morte di Hudà, inizia a farsi strada in lei il desiderio di assumere la
leadership della lotta femminista e di entrare nell’arena politica egiziana e così, dopo aver
fondato nel 1946, la sua rivista “Bint al-N†l”, Doria condurrà numerose battaglie in nome
dell’emancipazione della donna egiziana, soprattutto per l’acquisizione dei diritti politici
considerata dalla scrittrice l’unico modo per raggiungere davvero l’uguaglianza dei sessi e
porre fine al monopolio maschile. Da questo momento in poi, dà avvio ad un’estenuante
lotta per far entrare le donne in Parlamento e, dopo aver fondato l’Unione Bint al-N†l
(Itti|…d al-N†l), la prima vera e propria organizzazione femminile egiziana a rivendicare in
maniera chiara, diretta e proficua i diritti politici per la donna, si presenta, pur se
illegalmente, alle elezioni. Tuttavia, con la Rivoluzione dei Liberi Ufficiali del 1952, il
Partito viene sciolto e Doria e le sue compagne perdono ogni speranza di partecipare alla
vita politica; la situazione peggiora con l’ascesa del Presidente ‘Abd al-N…¡ir, finché nel
1956 la sua rivista, la sua casa editrice e i suoi scritti vengono chiusi. Muore nel 1975. Su di
Lei si veda l’articolo di Alessandra Fani, L’attualità del pensiero di Doria Shafik (1908-
1975) nelle dinamiche dell’attivismo femminile egiziano contemporaneo, in “La rivista di
arablit”, anno II, n.4, novembre/dicembre 2012, cit., pp. 43-45, www.arablit.it.
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raggiungere le donne egiziane senza alcuna differenza di classe9.
Successivamente, nel 1948, crea un gruppo o, meglio, un autentico partito
di donne il cui scopo è principalmente quello di reclamare pieni diritti
politici per le donne, tra cui il voto, oltre alla promozione di programmi
mirati all’incremento dei servizi culturali, sanitari e sociali tra i poveri, alla
tutela della maternità e della cura dei figli. Questo movimento, considerato
un mélange di carità, di una crescente consapevolezza femminile e di
protesta politica, non è stato l’unico, ma ce ne sono stati altri sviluppati in
questi anni nella terra delle piramidi, tra cui il Laºnat al-Š…bb…t (Il
Comitato delle Giovani Ragazze), fondato da S†zah Nabaraw†, l’ideatrice de
“L’Egyptienne” il giornale in lingua francese dell’Unione Femminista
Egiziana, uscito dal 1925 al 1940 e la già menzionata Società delle Donne
Musulmane di Zaynab al-Ýaz…l†.
Con la Rivoluzione dei Liberi Ufficiali del 1952, che ha sancito
l’abrogazione della Costituzione egiziana, la nazionalizzazione della stampa
e l’abolizione dei partiti politici, culminando con la presa del potere di
ßam…l ‘Abd al-N…¡ir, l’attivismo femminista subisce una battuta d’arresto.
Nonostante ciò, la posizione delle donne nell’epoca nasseriana, va incontro
a importanti cambiamenti, dovuti al maggiore impegno da parte del delle
associazioni e del Governo per l’egalitarismo sociale che concede loro più
opportunità e diritti, ovviamente, entro i limiti stabiliti da quest’ultimo.
Anzitutto, va ricordato che la Costituzione del 1956, come altresì la sua
versione rettificata del 1963, dichiarava l’uguaglianza degli egiziani davanti
alla legge, indipendentemente dal sesso, e conteneva delle riforme sulle
leggi del lavoro, al fine di garantire posti nei settori statali a coloro che
erano diplomati o laureati senza differenza di sesso. Inoltre, nel 1956, lo
Stato ha concesso alle donne il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni
100
politiche, e ha riformato il sistema educativo per incrementare il numero
degli iscritti sia delle scuola primaria sia di quella secondaria che, così vide
l’iscrizione di numerose donne. Naturalmente, anche in questo caso, non
poteva mancare il rovescio della medaglia: se da un lato lo Stato egiziano
portò grandi risultati per le donne in materia di istruzione, occupazione e
mobilità sociale, dall’altro le donne restavano ancorate alle Leggi sullo
Statuto Personale degli anni ‘20 e ‘30. Inoltre, se sotto la dittatura di ‘Abd
al-N…¡ir erano diventate economicamente indipendenti dalle loro famiglie,
esse venivano, però, sempre condizionate dallo Stato nell’impiego, così
anche nei servizi sociali importanti quali l’istruzione, la salute e nella
rappresentanza politica. Successivamente, negli anni Settanta, con l’avvento
di Mu|ammad Anwar al-S…d…t (Sadat) il ruolo dello Stato come agente
economico e sociale del cambiamento si ridusse a causa del ritiro delle
politiche di uguaglianza sociale e di pari opportunità, del decentramento
delle decisioni economiche e della crescente presenza del settore privato;
non solo si abbandonarono tutti i progetti nasseriani per il conseguimento
dell’uguaglianza di genere, ma si accrebbe notevolmente il divario tra ricchi
e poveri. Nonostante ciò, fu proprio sotto questo Governo che le Leggi sullo
Statuto Personale vennero modificate a favore delle donne. Infatti, anche se
la loro precedente integrazione nell’economia del Paese venne sostituita da
un alto tasso di disoccupazione e dalla disparità di diritti in ambito
lavorativo, a causa della migrazione per lavoro, molte donne furono
costrette ad assumere mansioni precedentemente svolte dai mariti,
acquisendo così una maggiore autonomia. Purtroppo, però, le continue
pressioni economiche sulle donne della classe operaia diedero adito a
discorsi conservatori che proclamavano il ritorno alla vita domestica. Fu la
moglie del Presidente, ߆h…n (Jihan) che propose la riforma delle Leggi
sullo Statuto Personale, poi etichettate come Le Leggi di ߆h…n. Queste
101
concessero alle donne maggiori diritti nel matrimonio, nella poligamia e
nella tutela dei figli in caso di divorzio; quindi vennero implementate nel
1979 dal Decreto Presidenziale e da un’altra legge sui cambiamenti per la
rappresentanza delle donne in Parlamento. Malgrado questi mutamenti, con
cui il Presidente credeva di incoraggiare una coalizione laica tra uomini e
donne sul fronte interno, oltre ad accrescere la sua immagine a livello
internazionale per ottenere un maggiore sostegno economico e politico
soprattutto dagli USA, le donne, come era già successo con ‘Abd al-N…¡ir,
non ebbero delle organizzazioni indipendenti che le rappresentassero,
restando soggette così alle esigenze dello Stato.
4.1.1 Il movimento femminista egiziano contemporaneo.
Alla morte di al-S…d…t, nel 1981 sale al potere Mub…rak che, nei primi anni
del regime, cerca di stabilizzare e consolidare lo Stato. Nel 1985, modifica
nuovamente le Leggi sullo Statuto Personale del 1979, considerate anti-
islamiche dagli islamisti, negando molti dei diritti acquisiti precedentemente
dalle donne, anche se poi, alcuni di tali diritti verranno ripristinati. Le
continue pressioni degli islamisti spingono il regime di Mub…rak a legiferare
contro le donne, prendendo delle posizioni più conservatrici nei loro
confronti e diminuendo il supporto per la loro rappresentanza politica.
D’altra parte, però, viene contrastato dalla crescente richiesta che il Governo
egiziano aderisca alle Convenzioni delle Nazioni Unite, riguardanti i diritti
delle donne e dal riemergere dell’attivismo femminista legato
principalmente alla battaglia per la contraccezione e contro la mutilazione
genitale femminile. Il 1994, con la Conferenza Internazionale sulla
Popolazione e sullo Sviluppo, viene considerato un punto di svolta
102
importante per la creazione di una piattaforma femminista fondata su un
concreto progetto di lavoro e non solo sull’ideologia. I preparativi per la
CIPS, come anche questa stessa, hanno creato un ampio spazio per molte
donne attiviste in Egitto per affrontare argomenti taboo quali l’aborto, la
violenza, i diritti sulla procreazione e per discutere di questioni d’interesse
comune tali l’uguaglianza davanti alla Legge, la partecipazione politica, le
leggi sulla nazionalità con donne di diverse ideologie politiche10. Pur se la
politica del Presidente viene considerata a favore della democrazia, non
sono certo mancate delle misure repressive contro le attiviste e non solo
contro i gruppi militanti islamici e comunisti. Continuano a restare in vigore
alcune Leggi, già emanate sotto la dittatura nasseriana, che disciplinano
l’istituzione delle organizzazioni volontarie, le associazioni e le
organizzazioni sotto la supervisione del Ministero degli Affari Sociali, a cui
è consentito concedere la licenza di sciogliere le organizzazioni private, in
caso siano coinvolte in attività politiche religiose. Inoltre, è richiesta
l’approvazione del Ministero degli Interni per tenere incontri pubblici,
raduni e marce di protesta.
Il movimento delle donne in Egitto oggi è molto variegato, sia per le attività
che per i quadri istituzionali. Sono presenti sia diversi comitati di donne
collegati con i partiti politici, con le organizzazioni professionali e con
centri per i diritti umani, sia un certo numero di donne intellettuali che
lavorano liberamente o affiliate con dei gruppi specifici oppure collaborano
a dei progetti. Alcune delle organizzazioni delle donne indipendenti sono
M™’assasat al-mar’ah al-Þad†dah/l… mus…wamah ‘alà |uq™q al-nis…’ (Il
Centro di Ricerca per la modernizzazione della donna) e R…bi¥at al-mar’ah
al-‘arabiyyah (L’Alleanza della donna araba). Quest’ultima è registrata
10 Nadje S. Al-Ali, The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey,
cit., p. 11.
103
come ONG presso il Ministero degli Affari Sociali, mentre l’altra ha evitato
di sottostare alle rigide norme del Ministero, registrandosi come società non
a scopo di lucro o centro di ricerca. Nonostante queste differenze, le
organizzazioni delle donne, nonché le singole attiviste, sono accomunate
dall’impegno profuso nell’estensione e nel mantenimento dei diritti civili e
dell’uguaglianza sancita davanti alla legge, da un orientamento laico e dalla
crescente preoccupazione nei confronti della militanza islamica, che è
variegata tanto quanto le posizioni laiche. Iniziano a farsi strada anche le
donne attiviste islamiche che sono riuscite a far ascoltare la propria voce,
criticando e cercando di sfidare la controparte maschile che mal interpreta la
religione islamica a favore di una visione patriarcale. Esse sottolineano che
l’Islam è compatibile con gli standard delle Nazioni Unite riguardanti i
diritti delle donne, considerando responsabili della discriminazione delle
donne le tradizioni preislamiche.
4.1.2 Gli obiettivi del movimento femminista egiziano.
Gli scopi principali del movimento sono strettamente connessi con la
modernizzazione e lo sviluppo. Questi vanno dalla riduzione della povertà e
dell’analfabetismo all’incremento del numero delle donne ad avere accesso
all’istruzione, al lavoro, all’assistenza sanitaria e alla partecipazione
politica, mirando ad un’autentica sensibilizzazione della coscienza
femminista. Inoltre, negli ultimi anni, sono stati discusse principalmente
tematiche precedentemente trascurate, quali i diritti alla procreazione e la
violenza contro le donne. È proprio la questione controversa della violenza a
rappresentare il fulcro di ciò che si è tralasciato per molto tempo, ossia le
forme di oppressione all’interno della casa e della famiglia che, però, molto
spesso, viene sminuita non solo dagli uomini conservatori e progressisti, ma
104
anche dalle stesse attiviste che preferiscono trattarne altre. Ciò nonostante,
le attiviste si sono impegnate nella ricerca delle diverse forme di violenza
contro le donne, tra cui gli stupri, la violenza domestica da parte del marito
e gli abusi fisici e verbali, promuovendo le proprie campagne anche tramite
i network. Ogni movimento si differenzia nelle attività: vengono avviati
progetti per la produzione del reddito e programmi per il prestito, per
l’assistenza legale, workshop, campagne contro la mutilazione genitale
femminile e per modificare le leggi esistenti, in particolare quello dello
Statuto Personale, conferenze per la sensibilizzazione contro la violenza
delle donne; vengono pubblicati libri, riviste, articoli etc... Un grosso
problema di queste campagne è dato dalla mancanza di specifici obiettivi
istituzionali che ostacolano l’attuazione effettiva dei provvedimenti sia per
l’ambiguità e il disinteresse dello Stato, sia a causa della mancanza di
solidarietà tra le stesse attiviste, sebbene sia evidente ormai che queste
ultime non stiano combattendo soltanto per i diritti delle donne, ma lottano
anche contro la crescente autorità politica delle forze religiose conservative
e contro uno Stato vittima delle pressioni islamiste e della comunità
internazionale. L’impatto dei programmi internazionali sull’attivismo delle
donne in Egitto è stato notevole e ha portato a conseguenze negative e
positive insieme: uno degli effetti negativi è la competizione delle
organizzazioni donatrici internazionali per quanto riguarda i finanziamenti
produce rivalità e corruzione, acuendo le divisioni tra le stesse attiviste.
Infatti, spesso, alcuni progetti e campagne non sono stati duraturi, perché si
sono rivelati più una risposta alla disponibilità dei finanziamenti piuttosto
che ai problemi locali. Un effetto positivo è dato, invece, dall’efficienza
delle attività relative all’assistenza sanitaria, ai diritti produttivi, alle
questioni legali e di sviluppo, che trovano riscontro nei progetti e nelle
pubblicazioni delle attiviste odierne. Per quanto riguardo lo Stato egiziano,
105
l’evoluzione del suo ruolo e delle politiche esercitate verso le questioni
femminili sono andati di pari passo con le continue sollecitazioni che le
donne hanno esercitato su di esso per rispondere alle loro richieste e
necessità. L’atteggiamento dello Stato egiziano è ambiguo, se da un lato
offre delle risorse ai movimenti delle donne, dall’altro, rappresenta anche
una minaccia, per questo le attiviste devono lavorare sia contro che
attraverso l’istituzione a seconda della natura e delle politiche di questo11.
La natura frammentata dello Stato postcoloniale egiziano, le politiche
differenti dei regimi, le divisioni interne, come anche le relazioni con gli
altri movimenti internazionali sono la causa delle relazioni instabili che le
donne attiviste hanno instaurato con lo Stato, il quale potrebbe sia sfidare i
rapporti di genere già esistenti, riformando, ad esempio, le leggi
conservatrici dello Statuto Personale e garantendo alle donne maggiori
diritti nel matrimonio, nel divorzio e nella tutela dei figli, oppure, rivelarsi
un nemico che rinforza le relazioni oppressive di genere, eliminando le leggi
per il miglioramento. Attualmente, però, lo Stato sta cercando di ostacolare
e danneggiare seriamente il movimento delle donne egiziane, che
continuano imperterrite la loro corsa ad ostacoli che le rende parte
integrante della società civile sino a farle scendere in Piazza Ta|r†r per
partecipare alla cacciata di Mubarak, denominato dal popolo il Faraone,
avvenuta l’11 febbraio 2011, come è successo a Sara, Fatma, Hoda e Nesma
alcune delle protagoniste di Horreya! La rivoluzione delle donne egiziane.
Se non ora quando?12 .
11 Ivi, p. 19. 12 Sulla rivoluzione egiziana, si veda Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La
rivoluzione delle donne egiziane. Se non ora quando?, Editori Internazionali Riuniti,
Ariccia (RM) 2012; ‘Ala al-Aswani, La rivoluzione egiziana, Feltrinelli, Milano 2011;
Hussein Mahmoud, I giornali egiziani come strumento del sistema politico: dalle elezioni
false alla rivoluzioni dei giovani, in Itinerari di culture 2, a cura di Elvira Falivene, Sanab
Obad, Carmen Saggiorno, Paola Viviani, Loffredo Editore, Napoli 2012, pp. 239-256. Si
106
4.2 La forza delle donne nella Rivoluzione del 2011.
Il 25 gennaio 2011, il popolo egiziano, ormai stanco, oppresso, disperato,
calpestato e senza più dignità, scende in Piazza Ta|r†r per manifestare
contro il regime trentennale del Presidente Mubarak, divenuto ormai troppo
conservatore e antidemocratico. Sono state le torture e gli assassinii che
hanno fatto della terra egiziana un bagno di sangue, insieme all’aumento
della povertà e del tasso di disoccupazione, alla diminuzione dei diritti
civili, sociali e politici a portare a una reazione di massa. Su internet,
attraverso i network, iniziano a diffondersi slogan in cui tutti si riconoscono
“‘Ayš, ðurriyyah, ‘Ad…lah iÞtim…‘iyyah (Pane, libertà e giustizia sociale!)13.
È proprio questo motto ad accomunare gli egiziani che, spinti dal desiderio
di rovesciare il regime, iniziano a manifestare per diciotto giorni, finché l’11
febbraio il Presidente è costretto a dimettersi. I manifestanti affrontano le
repressioni della polizia, dei servizi segreti e dei cecchini; un’intera
generazione di giovani, spezzando definitivamente le catene delle
trentennali Leggi d’emergenza che vietavano al popolo di riunirsi nelle
strade per manifestare, si ribella per liberarsi dal dittatore, anche a costo di
perdere la vita in favore del ripristino della democrazia. Ciò che stupisce è
la massiccia presenza di numerose donne, fondamentale durante la
rivoluzione; donne coraggiose, forti, che rompono il silenzio, prendendo
parte attivamente alle proteste e sfilano, guidando la rivolta nelle strade,
nelle piazze e sui ponti per rivendicare quella libertà che è stata loro negata
vedano anche i vari articoli pubblicati su “La rivista di Arablit,” n° I, giugno 2011,
www.arablit.it. 13 Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La rivoluzione delle donen egiziane. Se nn
ora, quando?, cit., p. 44.
107
per troppo tempo, subendo persino stupri e violenze. Donne stanche di
subire, spinte dalla voglia di un cambiamento radicale, al fine di ottenere un
miglioramento delle condizioni della società nella sua totalità, come Sara,
24 anni, che, nonostante le continue pressioni dei genitori a non scendere in
Piazza, si sente in dovere di aderire alla manifestazione. Così anche Fatma,
46 anni, donna ostinata contro tutte le convenzioni sociali e religiose in cui è
intrappolato il Paese, che come sua madre, Hudà Badr…n (Hoda Badran)14, si
batte da una vita per i diritti delle donne e dei bambini e vede nella
partecipazione alla rivolta il concretizzarsi del suo agire politico. Poi c’è
Nesma, giornalista di 27 anni, che, a causa del suo lavoro, si ritrova a
scendere in strada. Quella strada affollata da venditrici ambulanti di
fazzoletti di carta, bambini di strada, mendicanti, studenti, disoccupati,
intellettuali e artisti. Giovani e vecchi, musulmani e cristiani, uomini e
donne, accomunati da un unico obiettivo, quello di far cadere un regime
avido, corrotto, cieco e sordo, ostacolati dalla polizia che reagisce con
bastoni e manganelli. La stessa Nesma viene afferrata da un poliziotto che
inizia a molestarla, come succede a tante altre ragazze, ma viene liberata da
un manifestante che la solleva. I poliziotti tentano di sedare la rivolta con
violenza, ma, dietro ciascuna divisa, si nasconde un uomo che non ha avuto
la possibilità di studiare, che proviene da un povero villaggio remoto
dell’Egitto, addestrato ad eseguire gli ordini senza pensare al fine di
guadagnare al massimo duecento lire egiziane, un po’ di pane e formaggio e
un alloggio in caserma15. La loro furia è incontenibile e iniziano a partire le
cariche contro i manifestanti, che rendono quella protesta un bagno di
14 Hudà Badr…n è la presidentessa de R…bi¥…t al-mar’ah al-‘arabiyyah e de al-Itti|…d al-
Nis…’† al-Mi¡r† (Unione Femminista Egiziana). È, inoltre, il Primo Presidente della
Commissione dei Diritti del Fanciullo presso il Centro delle Nazioni Unite per i diritti
umani, oltre ad essere, tra le altre attività, residente rappresentativo dell’Unicef per lo Sri
Lanka e le Maldive. Si veda: www.islamuswest.org. 15 Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La rivoluzione delle donne egiziane. Se
non ora quando?, cit., p. 62.
108
sangue e spingono nuovamente Nesma nelle mani di un altro poliziotto che
l’afferra per picchiarla, ma, anche questa volta, viene salvata da un ragazzo
che la libera dalle sue grinfie e le permette di fuggire per rifugiarsi in un
negozio: è atterrita, spaventata, con le lacrime agli occhi, ma salva.
Impossibile lasciare inosservata la significativa presenza di Hoda Badran
con sua figlia Fatma alla rivolta, che colpita dal coraggio delle donne
manifestanti, vede realizzare uno dei suoi più grandi sogni, quello di vedere
le donne sfidare la mentalità maschilista e ottusa che considera una
prostituta, una donna che discute giorno e notte di politica con gli uomini in
pubblico16. Oltre alle suddette protagoniste di Horreya!, sono state numerose
le donne che, al pari dell’uomo, hanno pagato con il sangue il prezzo della
rivoluzione, che sono state ferite, picchiate, uccise; non c’è niente che non
abbiano fatto, sono scese in piazza a manifestare fianco a fianco con essi,
reclamando giustizia e libertà, e questa è stata la loro più grande rivincita.
4.4 Alcune voci di donne dalla periferia del mondo arabo.
Sinora, in questa sezione, ci siamo soffermati sull’Egitto e sulle varie
personalità che hanno dato vita ai vari movimenti per l’emancipazione
femminile in questo Paese, sino ad arrivare alla partecipazione delle donne
alla Rivoluzione del 2011. Tuttavia, la questione femminile non riguarda
solo la terra egiziana, ma anche altri Paesi del mondo arabo, sino a quelli
più periferici, in cui sono state tante le scrittrici che ne hanno fatto il fulcro
della loro personale produzione letteraria.
16 Ivi, p. 96.
109
In Arabia Saudita, ad esempio, spiccano Raº…’ ‘ƒlim (Raja Alim)17e Laylà
al-ßuhn† (Laila al-ßuhni). Quest’ultima, nata a Tébuk nel 1969, laureata in
pedagogia, vive e insegna a Medina presso la Facoltà femminile
dell’Università nel suo romanzo al-Firdaws al-Yab…b (Il Paradiso
Perduto,1998), tradotto in italiano con Il canto perduto18, racconta la storia
Sab…’, attraverso cui vengono affrontate tematiche importanti come i
rapporti sessuali tra i giovani e l’aborto. La ragazza è incinta, una
condizione alquanto sconveniente per chi come lei è nubile, ma la cosa
ancora più scottante è che il padre del bambino non è che il fidanzato della
sua migliore amica ³aliÿah. L’intera vicenda è scandita dal conflitto tra una
passione amorosa e una grande amicizia che si sviluppa a Gedda, la città
saudita che non solo offre l’ambientazione alla storia, ma si compenetra con
la protagonista in lotta contro l’intera società. Raº…’ ‘ƒlim, invece, scrive
delle opere impregnate di magia e leggende popolari in cui le donne
combattono contro uomini e demoni, e lo fa ricorrendo ad uno stile
artificioso e metaforico. Nel 2002 scrive un romanzo in lingua inglese dal
titolo Fatma, a Novel of Arabia; La protagonista, Fatma, è una giovane
contadina che s’imbatte involontariamente in un viaggio di trasformazione il
giorno del suo matrimonio con un ammaestratore di serpenti. Dopo essere
stata morsa da uno dei serpenti, la giovane si trasforma da ragazza innocente
a donna supersensuale, capace di gestire con straordinaria abilità i serpenti
del marito. Inizia dunque a viaggiare con loro alla scoperta di alcuni regni
oltre qualsiasi esperienza umana. Durante uno di questi viaggi, incontra il
17 Raº…’ ‘ƒlim (Raja Alem) è nata nel 1963 a La Mecca. È una delle più famose, lette e
tradotte scrittrici saudite che ha composto romanzi, pezzi teatrali, una biografia e diversi
racconti per adulti e bambini; vive da tempo tra Arabia Saudita e Europa e ha ricevuto
numerosi riconoscimenti, tra i quali, il prestigioso International Prize for Arabic Fiction con
Mu|ammad al-Aš‘ar† per il romanzo ¦awq al-|am…mah (Il collare della colomba, 2010).
Paola Viviani, Intrighi a La Mecca nel recente romanzo di Raº…’ ‘ƒlim, ¦awq al-|am…mah
(Il collare della colomba), in “La rivista di Arablit”, n.I, giugno 2011, pp. 197-200,
www.arablit.it. 18 Laila al-Guhni, Il Canto perduto, traduzione di F. Addabbo, Illisso, Nuoro 2007.
110
principe Taray con cui nasce un’alchimia che porta i due a lottare insieme in
alcuni rituali, in cui, tra le altre cose, Fatma viene inghiottita dalle fiamme e
si scioglie in un liquido d’oro. Il romanzo rappresenta il percorso di una
donna verso l’estasi, una visione d’incanto, in questo mondo, e di
compimento, nell’altro. Un altro romanzo della scrittrice è il già citato ¦awq
al-|am…mah, vincitore dell’Arabic Booker Prize in cui la scrittrice associa le
donne alle numerose colombe che popolano la città di La Mecca, simbolo
del divino, dell’amore e della bellezza. Nell’antico quartiere di Ab™ al-Ru’™s
viene ritrovato per strada il cadavere di una giovane e le indagini sulla sua
morte vengono affidate a N…¡ir al-Qa|¥…n† che s’imbatte nel diario di un
folle, Y™suf, ritenuto il principale sospettato. Nel frattempo, scompare
improvvisamente anche una seconda giovane, ‘ƒ’išah, una maestra dello
stesso quartiere, e, attraverso il suo computer, N…¡ir trova delle lettere della
donna scritte ad un uomo tedesco in cui ella parla della sua condizione in
Arabia Saudita, esprimendo tutta la delusione nei confronti dell’ambiente
circostante, della situazione socio-politica del Paese e della città di La
Mecca, nonché delle costrizioni a cui deve sottostare. L’opera va
interpretata come la celebrazione della città santa per l’Isl…m che, a causa di
uomini depravati e senza scrupoli, in preda all’affarismo e al desiderio di
potere, rischia di perdere la bellezza e la genuinità di un tempo. Con questo
romanzo la scrittrice invita il pubblico a non permettere che ciò avvenga,
denunciando gli aspetti più oscuri quali la dilagante corruzione e lo
sfruttamento della donna19. Nel Kuwait, si distingue l’irachena Laylà al-
‘Utm…n (Laila al-Otman) (1945), che dopo essersi diplomata all’Istituto
Superiore, nel 1965, inizia a lavorare per le telecomunicazioni e il
giornalismo. Il suo primo volume di racconti brevi appare nel 1976.
19Paola Viviani, Intrighi a La Mecca nel recente romanzo di Raº…’ ‘ƒlim, ¦awq al-
|am…mah (Il collare della colomba), cit., pp.197-200.
111
Successivamente, scrive diversi romanzi e raccolte di racconti, tra cui al-
Mar’ah wa ‘l-qi¥¥ah (La donna e la gatta, 1985) con cui denuncia una certa
società araba fatta di arroganza e violenza, in cui la donna viene sottomessa,
nonostante l’apparente modernità, e Wasmiyyah ta²ruº min al-ba|r
(Wasmiyya esce dal mare, 1986). La narrazione è il resoconto di tutte le
ingiustizie presenti nella società kuwaitiana, raccontate attraverso gli occhi
di una donna che vede nel mare l’unico rifugio per chi tenta di evadere da
una realtà troppo stretta.
Anche lo Yemen, dal canto suo, vanta una fiorente produzione letteraria
femminile; sono diverse le scrittrici che meritano di essere ricordate, perché
considerate le pioniere di movimenti di rivendicazioni dei diritti delle
donne. Tra di loro Nab†lah al-Zubayr20,“una tra le voci più importanti,
interessanti, influenti e innovative dell’universo letterario yemenita
femminile”21. Le vicissitudini della sua vita sono state uno sprone alla
creatività artistica. Esse hanno trovato ampio spazio nei suoi simbolici
racconti, in cui l’autrice critica aspramente le ingiustizie di una società
maschilista e patriarcale quale quella yemenita di cui anch’essa è stata
vittima. Tra le sue produzioni, ricordiamo la raccolta di racconti dal titolo
Raqa¡at f† ‘l-sa²r (Danzava tra le rocce, 2003) in cui si sofferma
principalmente sul confronto tra l’uomo e la donna. L’essere femminile non
è visto, però, come il debole, che non ha altra scelta che soccombere al
proprio stato di sottomissione all’uomo, ma ne viene celebrata la forza
20 Nab†lah Mu|sin al-Zubayr (Nabila al-Zubayr) è nata nel 1964 ad al-Hejrah, un piccolo
villaggio, ma vive nella capitale San’a sin da quando aveva sei anni, dove ha creato la
Fondazione della Cultura e del Dialogo tra Civiltà. È laureata in psicologia e nel 1994 è
stata eletta Presidentessa dell’Unione degli Scrittori Yemeniti. Ha vinto nel 2001 il Premio
Naº†b Ma|f™©per il Romanzo e il Racconto con il suo primo romanzo, Inna-hu ºasad† (È il
mio corpo). Cfr. Nab†lah al-Zubayr, Inna-hu ºasad† , Qu¡™r al-Äaq…h, al-Q…hirah,2000. 21 Paola Viviani, “Poetica nella narrativa di Nab†lah al-Zubayr”, in AA.VV. Lo Yemen
raccontato dagli scrittori e dalle scrittrici, p.63. Si veda anche “Una cravatta di seta pura” in
AA.VV. Perle dello Yemen a cura di Maria Avino e Isabella Camera d’Afflitto, Jouvence,
Roma, 2009, trad. di P. Viviani, pp.199-201.
112
d’animo, il coraggio, che spinto dalla volontà e dalla determinazione, si
presenta più forte e più audace dell’uomo. Tuttavia, questo non vuol dire
che la scrittrice vuole dimostrare la debolezza dell’uomo, ma cerca piuttosto
un confronto di genere che vede sia l’uomo che la donna misurarsi con la
società e la sua evoluzione. Tra le altre scrittrici yemenite, non va
dimenticata N…diyah al-Kawkab…n†22 che, come al-Zubayr, si batte per
l’emancipazione femminile, dando vita a raccolte di racconti che hanno
come protagoniste le donne e la loro volontà di affermazione. Tra i suoi
ultimi lavori, ricordiamo il romanzo autobiografico ðubb laysa ill…
(Nient’altro che amore, 2006), la cui protagonista è una donna yemenita che
racconta la sua vita e le sue lotte contro le avversità, le restrizioni imposte
dalla società e le delusioni d’amore, finché si realizza come desidera.
Se, da un lato, le donne continuano ad essere considerate solo delle Barbie
velate con cui gli uomini giocano, non vanno sicuramente trascurati gli
approcci di tutte queste scrittrici, che cercano attraverso la loro penna, di
dare voce alle loro urla sorde di libertà. Ancora oggi, purtroppo, pur se con
notevoli miglioramenti, in tutti i Paesi del mondo arabo le donne non
possono essere definite completamente libere: la strada da percorrere è
ancora lunga, come testimoniano le protagoniste del film di Na¡rall…h.
22 “Nadia al-Kawkabani è nata a Taizz nel 1972 e ha conseguito il Dottorato di architettura
presso l’Università del Cairo con una tesi sul rapporto tra architettura e globalizzazione.
Vincitrice di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio del Presidente della Repubblica per
i giovani nel 2001, è autrice di varie raccolte di racconti, fra le quali annoveriamo Zafrat al-
yasmìn (Il gemito del gelsomino) del 2001, Dahragiàt (Ruzzoloni) del 2002 e Taqshìr al-
ghaym (La raschiatura delle nubi) del 2004. Nel 2006 ha pubblicato un romanzo
autobiografico, Hubb laysa illà (Nient’altro che amore), in corso di traduzione presso la
casa editrice Ilisso di Nuoro. È una delle personalità di spicco del panorama letterario
yemenita. Insegna all’Università di San‘a”. Da: www.arablit.it.; AA.VV., Perle dello
Yemen, a cura di Maria Avino e Isabella Camera d’Afflitto; N…diyah al-Kawkab…n†, Verso
una visione più ampia in AA.VV., Lo Yemen raccontato dalle scrittrici e dagli scrittori, a
cura di Isabella Camera d’Afflitto, Editrice Orientalia, Roma 2010, pp. 213-218.
113
4.3 L’antitesi: Am…n†, N…hid, Hibah: le protagoniste di E|k† y… Šahraz…d.
La presenza delle donne che affollano le strade nella rivoluzione egiziana è
sicuramente indice di un passo importante nella storia del movimento
femminista, ma la realtà è molto più complessa di quanto possa sembrare. Il
“gigante addormentato”, come viene chiamato l’Egitto, nonostante qualche
notevole miglioramento, è ancora velato, dello stesso velo di cui parla
Am…n†, la prima donna ospite del talk show di Hibah in E|k† ya Šahraz…d:
به! تي ؟محج وق صر دل فة ان م شاي تى به : ان ه
ون كل و ل ش ل حجاب ف حجاب و حجاب و ك ال يض ب هار أب ان ي : ي أمان
ماش عر ق ش يحط عال لي ب حجاب ال ان ال و ك كرة… ل لى ف و ع
د[…] قي جدي ب ي رأس ب يحط عال لي ب حجاب ال ال ف
Hibah: Trovi che l’Egitto in questo momento sia velato?
Am…n†: Eccome... con mille e un velo. Ogni velo ha un pensiero, forma e colore...
Se il velo che si porta sui capelli è fatto di stoffa, quello che si porta sulla testa, è
fatto di ferro [...]23
Il velo di cui parla Am…n† è quello della ragione che, come una saracinesca,
chiude il pensiero e blocca le menti degli individui, ancorati al
tradizionalismo e al conservatorismo che impedisce all’Egitto di progredire,
di cambiare, di crescere al fine di garantire un miglioramento delle
condizioni della società nella sua globalità, soprattutto di quelle della donna,
non ancora completamente libera dalla mentalità maschilista e retrograda
che continua ad opporsi ad un’autentica emancipazione. Di conseguenza, si
23 Yusr† Na¡rall…h, E|k† y… Šahraz…d, shot n° 214, pp. 36-37, [Appendice, Racconta,
Šahraz…d , p. 205].
114
resta immobili, fermi, imprigionati nelle vecchie convinzioni sociali che
prevedono una netta divisione dei ruoli, collocando la donna in una
posizione di sottomissione e subordinazione all’uomo e che fanno affondare
sempre di più il Paese, risucchiato nelle sabbie mobili dell’ignoranza e
dell’egoismo patriarcale. Nonostante l’Egitto indossi la maschera della
modernità, al suo interno nasconde un carattere tradizionalistico e
conservatore che culmina nelle divisioni di genere ed è fondato non solo
sulla reclusione e marginalizzazione femminile, ma anche sulla superiorità
maschile di cui molti uomini sono fermamente convinti, sebbene si sia
dimostrato quanto queste ideologie siano infondate, ma che, purtroppo, non
sono state ancora debellate. La stessa Am…n† preferisce la castità al ruolo
della moglie islamica, rifiutando di sposare A|mad, un uomo distinto,
accattivante, ma che vuole privarla della sua libertà, imponendole delle
condizioni:
ح صري ضح و ون وا أحمد: احب اك
ت ا ري ي: ي امان
حجاب ال تزمي ب ل احمد: أول حاجة عاوزك ت
A|mad: Mi piace essere chiaro e sincero.
Am…n†: Me lo auguro.
A|mad: Per prima cosa, vorrei che indossassi il velo24.
La prima condizione che A|mad impone ad Am…n† riguarda il velo; essa,
come tante donne, ha deciso di non indossarlo, in quanto, come si è già
24 Ivi, p. 43, shot n° 265 [Ivi., p. 218].
115
detto, come si evince da talune interpretazioni del dettato coranico, non c’è
nulla che davvero lo prescriva. L’uomo, tuttavia, non accetta questa libertà
di scelta e le impone la sua volontà: questo, però, è solo l’inizio di una serie
di obblighi a cui la ragazza dovrebbe, secondo lui, sottostare, la cui
menzione le farà prendere consapevolezza della propria dignità tanto da
indurla a rifiutare il matrimonio.
ة كن االدار لزوجة… ل لق ل ة حق مط يذي ف ن ت يت ال ب أحمد :ادارة ال
تي تاع ية ب س يا س ال
فاهمة ش ي: م امان
لمي ع ال ب يت ا ب ال تم ف يرة ت ب رة او ك غري ص يش اي ف ني م ع أحمد: ي
يخ ب لط طاطس ل لو ب ي ترى ك ش ت و ه تى ل ح
A|mad: La gestione della casa è un diritto che spetta alla moglie, mentre la
gestione politica spetta a me.
Am…n†: Non capisco.
A|mad: Significa che non c’è nessuna cosa grande o piccola che si possa fare
senza il mio permesso., persino se hai bisogno di un kilo di patate per cucinare25.
Come si evince da queste battute, A|mad appare convinto della sua
superiorità e si appropria di un potere decisionale che non dovrebbe spettare
solo a lui, bensì essere condiviso dalla donna. Al fine di un’equità sociale,
infatti, entrambi dovrebbero provvedere alle questioni familiari, condividere
le responsabilità e decidere insieme sul da farsi, ma, purtroppo, la ragione è
velata, offuscata, e continua a restare in ammollo in una concezione che,
seppur errata, è troppo radicata per poter essere estirpata con facilità.
25 Ivi, p. 44, shot n° 269 [Ivi, p. 220].
116
Tuttavia, contrariamente a quanto A|mad si aspetti, Am…n† è diversa dalle
altre donne plagiate dal profondo maschilismo sociale e non cede, ma,
attraverso un espediente, riesce a fuggire dalla trappola del cacciatore in cui
si era impigliata.
ل عاوزه قاب م ال س ف قدمه… ب له و ه ع ا هم ات دا ان لي ف ل ال ي: ك أمان
ي اه ؟؟ قدم ل ت ت ه اعرف ان
عا ب كة ط ب ش مهر و ال احمد: ال
ة ترك ش م شة ال ي ع ي ال ياة ف ح ي ال صدي ف صدي ق ق ش ي : م امان
قي جوزك ب احمد: ه
قي جوزك !!؟ ب نى اه ه ع ي: ي امان
قي جوزك!! ب نى ه ع احمد: ي
بل اه و ت راجل اه ى ... ان شرن عا ا …ت نام معاي نى ت ع ي : ي […] أمان
فرض ني خدامة و ت ل غ ش سي و ت لو اخذ ف ني عاوز ت ع بل… ي هللا اه
جواز و ال قي جوزي… ل ب ت ي ه قول ل شروط أمك و ت شروطك و يا ل ع
لي راجل ال تار ال قى اخ قي من ح ب ر ي سراي لى ال وم ع ير ن يهوش غ ماف
ا عرااا ا راجل ي ا… ي نام معاي ي
شان ل ة… ع نون ست دي مج دا… ال فت ك ش ا عمري ما ال … ان الال أحمد :
ة… نون تى مج ة … ان نون ها مج ير جوازالن تى من غ وق ة دل غاي عده ل دا ق ك
Am…n†: Farò tutto quello di cui abbiamo parlato, ma tu, in cambio cosa mi offri?!!
A|mad: La dote e i gioielli naturalmente.
Am…n†: Non intendo questo... Voglio dire nella vita, nella convivenza.
A|mad: Diventerò tuo marito.
117
Am…n†: Che vuol dire che diventerai mio marito??!
A|mad: Vuol dire che diventerò tuo marito!!!
[...] Am…n†: Significa dormire con me, coccolarmi... sei un uomo stupido! Vuol
dire che vuoi solo prendere i miei soldi, farmi fare la domestica, impormi le tue
condizioni e quelle di tua madre e mi dici che sarai mio marito... Se il matrimonio
deve essere solo dormire nello stesso letto, allora, è mio diritto scegliere chi
dormirà con me! Vergognati, diavolo!!
A|mad: No, no, no... Io non ci posso credere questa donna è pazza, ecco perché
non ha ancora trovato marito, perché sei pazza! Pazza!26.
Una semplice domanda è ciò che smaschera A|mad: cosa significhi
diventare un marito. Am…n† vorrebbe una risposta consona alle sue
aspettative, un uomo che le dimostri giorno dopo giorno fiducia, stima,
affetto e amore, ma non ottiene nulla di tutto questo. L’uomo è solo un
dittatore, il cui unico interesse è quello di privare la donna della sua libertà,
di renderla l’angelo del focolare, dedito solo alle faccende domestiche e alla
cura dell’anziana madre, impossessandosi addirittura del suo stipendio in
modo da gestire tutte le spese, senza permetterle di concedersi alcune
esigenze personali, come, ad esempio, il parrucchiere. Qualsiasi donna,
ormai rassegnata a vivere in questa condizione di subordinazione,
accetterebbe, ma non Am…n†. Il suo rifiuto, però, le costa il ricovero in una
clinica psichiatrica, perché considerata pazza, come, ad esempio, altri
intellettuali e scrittori che, convinti delle proprie idee, rifiutano ciò che
dovrebbe essere la normalità e vengono etichettati dalla società come folli,
malati o psicologicamente instabili. Eppure, Am…n† non è pazza, non è
malata, è solo coraggiosa e ribelle. Dotata di una forza d’animo che sfida
ogni imposizione e restrizione sociale, lotta per il suo essere donna contro
un sistema corrotto e contaminato. Questa stessa forza che non trova spazio
in N…hid, l’altra protagonista del film, l’odontoiatra di buona famiglia che
26 Ivi, pp. 46-47, shot nn. 284-294 [Ivi., pp. 226-228].
118
invece, cade nelle reti del suo impostore e, inebriata dai discorsi del suo
Romeo, non si accorge del vero interesse dell’uomo: il suo denaro.
ن شهري ي ى حامل ف بة ان ب س اهد: [...] ن
ني؟ تاعك دا م حمل ب ين ان ال ن اهد اعرف م ا ن ك اه ي قول ل أدهم: ب
نت ن ج ت ات اهد: أن ن
فش. ل خ يم ما ب ق ا راجل ع أدهم: أن
[...] N…hid: Sono incinta di due mesi.
Adham: Chi ti dice che io sia il padre?
N…hid: Sei ingiusto!!
Adham: Sono un uomo sterile che non può avere figli27.
L’incontenibile avidità di denaro di Adham lo spinge ad accusare N…hid di
aspettare un figlio da un altro uomo, sebbene sappia che la donna non ha
mai avuto rapporti con nessun altro e ne ha conferma dalla rottura
dell’imene durante il rapporto sessuale. Le dice falsamente che è sterile,
approfittando della situazione per ricattarla:
اهد تورة ن ا دك ك ي بات ل أدهم: ط
بت ث كن ي نووى مم حمض ال فش دي ال ل تخ ب ت م ك ان ة ان كاي اهد:ح ن
نك ني دا اب ط ي ب لي ف ك ال دل أك ين ي ن ج ك ان ال ذل أك قة… و ي ي ق ح ال
وه ت أب فل… ان ط ا عاوزه ال … ان
27 Ivi, p. 72-73, shot nn. 434-436 [Ivi, p.241-242].
119
يها ل بك ع س ه و هاح بر ها اهان ت ي هع ان كالم دا ت ي ال ررت و ك أدهم :ل
سوة ق ب
ني ق ل الص ط اه: خ دن
لة اه ك ش قي ب ي خون زوجها ب ست ت ما ال ة ل تي عارف […] أدهم: ان
ضط ؟ ال ت عاوز اه ب اهد: ان ن
ية. ن يون ج ل أدهم: 3 م
Adham: La tua richiesta, dottoressa N…hid.
N…hid: Per questa storia che non puoi avere figli... il test del DNA potrebbe
dimostrare la verità e rassicurarti che il bambino che porto in grembo è tuo figlio.
Io voglio questo bambino e tu sei suo padre.
Adham: Se mi ripetessi di nuovo queste parole, potrei considerarle un insulto,
facendotela pagare con crudeltà.
N…hid: È finita, dammi il divorzio!
Adham: Tu sai cosa succede quando una donna tradisce il marito?
N…hid: Cosa vuoi esattamente?
Adham: Tre milioni [di lire egiziane]28.
N…hid, da medico qual è, chiede ad Adham di fare il test del DNA per
togliersi ogni dubbio, ma l’uomo, insensibile alla richiesta della donna, che
lo avrebbe certamente smascherato, non le lascia altra scelta che chiedergli
il divorzio. La risposta di Adham è spietata e meschina: col pretesto del
falso tradimento, pretende un risarcimento di tre milioni di lire egiziane,
mandandola in rovina. N…hid, ormai sola, affonda nella disperazione,
decidendo di abortire per non vedere riflesso in suo figlio il volto di
quell’essere che le ha rovinato la vita e non merita nemmeno di essere
definito uomo. La storia di N…hid non pone l’accento solo sulla meschinità e
28 Ivi, pp. 73-74, shot nn. 440-441 [Ivi, p.244].
120
l’arroganza dell’uomo, che considera la donna una creatura debole che
crede di poter manovrare a suo piacimento con l’inganno, ma evidenzia
come l’intero sistema sia marcio, soprattutto in ambito politico. La donna,
dopo aver subito un processo, priva di speranza, caduta in un pozzo senza
fondo dal quale è difficile risalire, in tutta la solitudine della sua casa, sente
nominare in televisione il nome di Adham nella formazione del Consiglio
dei Ministri. Perplessa e ancora più delusa, scende in strada con uno
striscione:
ه“ ال ال تهم و ف نظ ساس ل لى أي أ تاروهم ع تخ ”ب
Vengono scelti sulla base della loro lealtà o no?29.
Allo stesso modo di Am…n†, N…hid, nonostante le sollecitazioni della polizia
a liberare la strada e ad andarsene, resta imperterrita, alzando lo striscione e
ponendo una domanda, che, questa volta, non è rivolta solo ad un uomo,
bensì all’intero popolo egiziano sottomesso al potere. Una domanda che
resta nuovamente senza risposta, è l’omertà a trionfare. Il marciume, la
corruzione, la falsità sono elementi interni al sistema, di conseguenza, come
può un Paese come l’Egitto, in cui esistono ancora le divisioni di genere sui
treni, progredire e risolvere delle questioni importanti, tra cui
l’emancipazione della donna, se i primi depravati sono i politici?!
Non dimentichiamo Hibah, la conduttrice del programma, che,
apparentemente, sembra vivere in un universo completamente differente da
quello delle altre donne, conducendo una vita coniugale felice, libera da
imposizioni e costrizioni; eppure, poco alla volta, attraverso le narrazioni
29 Ivi, p. 75, shot n° 450 [Ivi, p. 247].
121
delle sue ospiti, diventa consapevole di essere anche ella stessa uno
strumento nelle mani del marito Kar†m.
لمش اه ع ت عمل اه و م ك ت قول لك ي غ ش ي فع حد ف ن به: ي [...] ه
ت عادي جدا وق ووه طول ال م: ي ري ك
نا ان محدش ق ف ل ات االو بي ف ي ب ا ح دا ي بل ك نا ق س اح بة : ب […]ه
ال اه؟ ي… و تان غل ال ش ي تخدل ف ي
ك قول ا ب صح… ان تي بي ان ي ب ا ح صح ي تى م: ان ري […]ك
لي ب ق ت س لك و م ب ق ت س م يرة ل ص ترة ق ف س ل ب
ني أن ع فة ي شاي ا س أن لك ب ب ق ت س لي… طا… م ب ق ت س بة: م ه
ية ب ع ش يك اجح … ل في ن صح قي ب ك ت لك أن ب ق ت س م
بك. ح ترمك… ت تح ك… ب قرال ت ناس ب ال
[...] Hibah: È possibile che qualcuno ti dica cosa fare e cosa non fare?
Kar†m: Sì, sempre. È normalissimo.
[...] Hibah: Ma noi, caro, eravamo d’accordo che nessuno si sarebbe intromesso nel
lavoro dell’altro... o no?
[...] Kar†m: Cara, tu hai ragione, hai ragione... dico solo per un po’ di tempo, per il
tuo futuro e per il mio.
Hibah: Il mio futuro...bah... il tuo futuro. Credo che tu voglia più diventare un
giornalista di successo, avere popolarità tra la gente che ti legge, ti rispetta, ti
ama30.
Kar†m, mosso dall’ambizione di diventare capo redattore del giornale per
cui lavora, al fin di ottenere la promozione, viene obbligato dai suoi capi ad
esortare la moglie a cambiare gli argomenti del suo programma di carattere
politico. La donna, non abituata a sottostare agli ordini, inizialmente
30 Ivi, pp. 18-19, shot n°n. 96-100 [Ivi, pp. 196-197].
122
tentenna, rinfacciandogli che questa richiesta non è affatto a beneficio di
entrambi, come il marito vuole farle credere, ma dipende solo dalla
bramosia di successo dell’uomo, che si sente inferiore, dal punto di vista
professionale rispetto alla moglie.
فة ي ض ا قة موت ان ل له ع ا واك قي مش ادعاء ان ي ق بة:[…] دا ح ه
صور نت ات ة عمري ما ك ضروب م قهورة ال م فة ال ي ض ا ال امج أن برن ال
ظاهرة ان س ال ة ب حاي حول ل ناس ات ات ال كاي كى ح اح لي ب ا ال ان ان
ك ذل صل و ل ا روح ف نا ن صمم ان اح مخرج م سن من حد ال محدش أح
صل. وا صل و ن ا ف
Hibah: [...] Questo è la realtà, non è una finzione... Sono io l’ospite del programma,
l’ospite frustrata e picchiata della mia vita; non avrei mai potuto immaginare che
io, che racconto storie di donne, mi sarei trasformata in una storia. Ma nessuno è
meglio dell’altro... Dalla regia mi dicono di mandare la pubblicità, andiamo in
pausa e poi torniamo31.
Questa incessante ricerca del successo porta Kar†m, furioso di non aver
ottenuto la tanto attesa promozione, a picchiare Hibah con violenza,
ritenendola la principale responsabile del suo fallimento professionale. La
donna, con un invidiabile coraggio, si rialza e va in onda con un paio di
occhiali scuri, e, dopo averli tolti, rendendo così pubblica la sua storia,
mostra da temeraria, quasi piangendo, il suo volto pestato. Anche la
presentatrice, dunque, altro non è che un capro espiatorio del maschilismo
sociale in cui l’uomo resta colui che prevale in ogni ambito.
بواب يش ال ف به: م ه
31 Ivi, p. 77, shot n° 462 [Ivi, p. 251].
123
Hibah: Non ci sono porte!!32
Questa frase, che viene pronunciata da Hibah all’inizio del film, dopo
essersi svegliata da un incubo, esplicita una pura verità: non c’è via d’uscita.
Le porte assenti, infatti, indicano che, nonostante dei notevoli miglioramenti
per la condizione femminile che si sono susseguiti nel corso del tempo, le
porte per un’autentica emancipazione sono ancora chiuse e che se prima
non si modificano le menti ottuse degli individui, ancora troppo fissate nel
tradizionalismo e nell’egoismo patriarcale, le donne non potranno mai
uscire e spogliarsi definitivamente da quelle vesti ossessive in cui sono
relegate, venendo, quindi, inghiottite dai mulinelli di una società
strumentalizzata nelle mani di menti stolte e velate, che non lasciano via di
scampo.
32 Ivi, p. 8, shot n° 42 [Ivi, p. 178].