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95 CAPITOLO IV Am…n†, N…hid, Hibah voci di donne in E|k† y… Šahraz…d e nella produzione letteraria femminile araba periferica. Finora si è analizzata la complessità del movimento femminista che ha portato e continua a portare sulla scena numerose donne intenzionate a liberarsi dal guscio in cui sono racchiuse e ad aprire nuovi orizzonti che facciano ottenere loro una maggiore visibilità e soprattutto quei diritti che sono stati negati in merito alla società patriarcale. Ogni Paese arabo ha dato vita a movimenti femministi tra loro diversi per l’evoluzione storica, così come anche per le idee e le loro pratiche odierne, sebbene condividano diversi fattori storici e politici, tra cui il legame con il movimento nazionalistico, quello con il processo di modernizzazione e sviluppo e le tensioni tra laici e religiosi. Tuttavia, le diverse vicissitudini storiche come anche le ideologie e le metodologie odierne, giustificano le differenze tra i movimenti per l’emancipazione femminile dei singoli Paesi. Ad esempio, i n Egitto, nazione che potrebbe considerarsi la Terra in cui queste organizzazioni sono nate per prime per la presenza di grandi personalità che si sono cimentate nella questione sin dalla fine del XIX secolo, il movimento viene marcato dagli effetti del comportamento ambiguo degli Stati nei confronti delle organizzazioni, dalla crescita della società civile, dalle restrizioni che gli vengono imposte, dalle pressioni internazionali e dalle aspirazioni delle organizzazioni donatrici, come altresì dalla crescente

Amani, Nahed, Hebbah voci di donne in Ehky ya Shaharazade e nella produzione letteraria femminile araba periferica

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CAPITOLO IV

Am…n†, N…hid, Hibah voci di donne in E|k† y… Šahraz…d e nella

produzione letteraria femminile araba periferica.

Finora si è analizzata la complessità del movimento femminista che ha

portato e continua a portare sulla scena numerose donne intenzionate a

liberarsi dal guscio in cui sono racchiuse e ad aprire nuovi orizzonti che

facciano ottenere loro una maggiore visibilità e soprattutto quei diritti che

sono stati negati in merito alla società patriarcale. Ogni Paese arabo ha dato

vita a movimenti femministi tra loro diversi per l’evoluzione storica, così

come anche per le idee e le loro pratiche odierne, sebbene condividano

diversi fattori storici e politici, tra cui il legame con il movimento

nazionalistico, quello con il processo di modernizzazione e sviluppo e le

tensioni tra laici e religiosi. Tuttavia, le diverse vicissitudini storiche come

anche le ideologie e le metodologie odierne, giustificano le differenze tra i

movimenti per l’emancipazione femminile dei singoli Paesi. Ad esempio, in

Egitto, nazione che potrebbe considerarsi la Terra in cui queste

organizzazioni sono nate per prime per la presenza di grandi personalità che

si sono cimentate nella questione sin dalla fine del XIX secolo, il

movimento viene marcato dagli effetti del comportamento ambiguo degli

Stati nei confronti delle organizzazioni, dalla crescita della società civile,

dalle restrizioni che gli vengono imposte, dalle pressioni internazionali e

dalle aspirazioni delle organizzazioni donatrici, come altresì dalla crescente

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influenza degli islamisti1. Sulla base di questi presupposti, soffermiamoci,

dunque, sul movimento femminile egiziano dalle origini sino ai giorni

nostri, prendendone in considerazione anche gli effetti e le conseguenze che,

nel corso del tempo, hanno rafforzato la coscienza delle donne autoctone

sino a renderle attive partecipi della Rivoluzione del 2011 che ha portato

alla caduta di Mu|ammad ðusn† Sayyid Ibr…h†m Mub…rak (Hosni Mubarak)

ma che, nello stesso tempo, non ha completamente liberato dalle catene

della subordinazione le protagoniste di Ehk† y… Šahraz…d e tante altre donne.

Tra di loro, numerosissime scrittrici, non solo egiziane, che continuano a

parlare e reclamare i propri diritti per mezzo della scrittura.

4.1 Il movimento femminile in Egitto: dalle origini agli anni Ottanta.

Il movimento delle donne in Egitto sembra trarre le sue origini dalla

Rivoluzione del 19192 e dalla creazione della al-Itti|…d al-Nis…’† al-Mi¡r†, la

prima unione femminista egiziana (UFE), fondata da Hudà al-Ša‘raw† nel

1923, che rivendicava soprattutto diritti politici per le donne, oltre a quello

all’istruzione secondaria di secondo grado, ma anche universitaria, e al

lavoro, e mirava a dei cambiamenti riguardanti le Leggi sullo Statuto

1 Nadje S. Al-Ali, The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey,

in “Civil Society and Social Movements Programme Paper Number 5”, April 2002, United

Nations Research Institute for Social Development, pp. 1-3. 2 Poco prima dello scoppio del Primo Conflitto Mondiale nel 1914, la Gran Bretagna

decise di trasformare l’Egitto in un protettorato e depose il khedivé ‘Abb…s Hilm† II (Abbas

Hilmi II) Durante la guerra, il movimento nazionalista non si era ribellato, convinto che,

alla fine della conflitto, la Gran Bretagna avrebbe concesso l’indipendenza al Paese.

Successivamente, nel 1919, a Parigi, una delegazione del movimento nazionalista premette

su Londra per vedere riconosciuti i diritti dell’Egitto, ma dopo aver ricevuto una risposta

negativa, il popolo egiziano insorse in quella che ha preso il nome della “Rivoluzione del

1919” e che gli inglesi, colpiti dalla profonda maturità della coscienza nazionale, non

riuscirono a contrastare. Fu così che dopo tre anni di disordini, nel 1922, Londra dichiarò

l’Egitto una monarchia indipendente, il cui monarca fu Fu’…d, ultimo discendente di

Mu|ammad ‘Al†. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1789-2006), cit., pp.

79-83.

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Personale, in particolare sul divorzio e sulla poligamia. La nascita di queste

prime organizzazioni per i diritti delle donne in Egitto si deve al pensiero

dei grandi riformatori moderni della fine del XIX secolo, tra cui ßam…l al-

D†n al-AfÐ…n†3 e Mu|ammad ‘Abduh4 che, come Qas†m Am†n, invocavano

una riforma radicale della società e non solo della condizione della donna,

entrambi fattori strettamente connessi con il progresso della Nazione. Già

nel 1892 ad Alessandria venne fondata “al-Fat…h” (La ragazza), la prima

rivista femminile, diretta da Hind Nawfal5 che sin dall’editoriale d’esordio,

dimostrò il suo impegno per l’emancipazione femminile nell’ambito

dell’istruzione e della cultura. Col passare del tempo, quindi, la donna ha

iniziato ad essere presente in tutti settori, da quello sociale a quello politico,

tanto da prendere parte anche alla Rivoluzione del 19196. Tuttavia, pur se

inizialmente, i nazionalisti uomini hanno ben accettato l’attivismo delle

3 ßam…l al-D†n al-AfÐ…n† (1838-1897) è stato uno scrittore e un riformatore politico,

nonché uno dei principali fautori del panislamismo, inteso come unificazione dei popoli

musulmani contro la dominazione occidentale. È stato, inoltre, uno degli esponenti della

salafiyyah, corrente riformista che si proponeva di adattare l’isl…m all’epoca moderna, ma

senza rinunciare, però, ai genuini valori dei primi musulmani. La sua attività riflette la

concezione innovativa e l’interpretazione unica del pensiero islamico. Ha preso in prestito,

combinato e sviluppato diversi temi della tradizione religiosa islamica per creare un nuovo

sistema di pensiero politico e religioso. Isabella Camera d’Afflitto, Letteratura araba

contemporanea. Dalla nahÿah a oggi, cit., pp. 34-35. Si consulti anche il sito:

www.oxfordislamicstudies.com. 4 Mu|ammad ‘Abduh (1849-1905) è stato un erudito, un esperto in materie religiose, un

giurista e un riformatore liberale egiziano. Anch’egli, come al-AfÐ…n†, uno dei principali

fautori del panislamismo ed esponente della salafiyyah. Alla fine del XIX secolo, ha

guidato un movimento di riforma degli insegnamenti e delle istituzioni islamiche nel

mondo moderno in Egitto e in altri Paesi islamici. Ibidem. 5 Hind Nawfal (1860-1920), scrittrice di origini siriane emigrata in Egitto. Nel 1892, fonda

ad Alessandria la rivista “al-Fat…h” (La ragazza), diretta da suo padre Nas†m Nawfal, che

viene considerata la prima rivista araba scritta da donne e che verrà pubblicata fino al 1924.

Sua madre, Maryam Na||…s, è stata l’autrice del primo dizionario biografico delle donne

scritto da una donna in lingua araba. Ivi, pp. 36; 186; si consulti anche il seguente sito:

www.Mideast&N.AfricaEncyclopedia.com. 6 Nel 1919, in seguito alla risposta negativa ottenuta dai britannici dopo che la delegazione

di nazionalisti (Wafd) guidati da Sa‘d ZaÐl™l chiese a Londra di riconoscere alcuni diritti

all’Egitto, il popolo egiziano insorse in quella che prese il nome di “La Rivoluzione del

1919” e che portò, dopo tre anni di rivendicazioni, nel 1922, alla dichiarazione dell’Egitto

come monarchia indipendente. Cfr. Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798-

2006), cit., pp. 79-80.

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donne per la liberazione nazionale, il carattere patriarcale del nazionalismo

stesso non ha tardato a manifestarsi: infatti, nella Costituzione promulgata

nel 1923, non c’è stato alcun riferimento ai diritti politici delle donne e tanto

meno a leggi che ne sancissero l’uguaglianza con gli uomini. Nonostante si

pensi che il movimento e l’attivismo femminili si identifichino con l’UFE di

Hudà al-Ša‘raw†, Nadje al-Ali, docente di gender studies presso la SOAS

(Scuola di Studi Africani e Orientali) dell’Università di Londra, sostiene,

invece, che il movimento delle donne trovi la sua massima espressione nel

periodo di tempo che va dal 1945 al 19597. Nel 1946, Durriyyah Šaf†q

(Doria Shafik)8 fonda una rivista dal titolo “Bint al-N†l” (Figlia del Nilo)

che racchiude due elementi molto rilevanti con l’intento di sottolineare una

forte identificazione egiziana: l’importanza del fiume che, per la scrittrice,

rappresenta “una persona viva”, l’insostituibile presenza della madre,

metonimia dell’Egitto durante gli anni vissuti fuori, e l’utilizzo della lingua

araba e non del francese, considerata la lingua d’élite sociale, per

7 Nadje S. Al-Ali, The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey,

cit., p. 6. 8 Doria Shafik nasce in Egitto nel 1908 a Man¡™rah (Mansura). È autrice di articoli,

romanzi e saggi. A dodici anni, dopo la morte della madre, è costretta a trasferirsi ad

Alessandria per vivere con il padre, dove entra in contatto con un mondo cosmopolita e

inizia a sentir parlare di Hudà al-Ša‘r…w† e delle vittorie del movimento femminista

egiziano. Nel 1947, alla morte di Hudà, inizia a farsi strada in lei il desiderio di assumere la

leadership della lotta femminista e di entrare nell’arena politica egiziana e così, dopo aver

fondato nel 1946, la sua rivista “Bint al-N†l”, Doria condurrà numerose battaglie in nome

dell’emancipazione della donna egiziana, soprattutto per l’acquisizione dei diritti politici

considerata dalla scrittrice l’unico modo per raggiungere davvero l’uguaglianza dei sessi e

porre fine al monopolio maschile. Da questo momento in poi, dà avvio ad un’estenuante

lotta per far entrare le donne in Parlamento e, dopo aver fondato l’Unione Bint al-N†l

(Itti|…d al-N†l), la prima vera e propria organizzazione femminile egiziana a rivendicare in

maniera chiara, diretta e proficua i diritti politici per la donna, si presenta, pur se

illegalmente, alle elezioni. Tuttavia, con la Rivoluzione dei Liberi Ufficiali del 1952, il

Partito viene sciolto e Doria e le sue compagne perdono ogni speranza di partecipare alla

vita politica; la situazione peggiora con l’ascesa del Presidente ‘Abd al-N…¡ir, finché nel

1956 la sua rivista, la sua casa editrice e i suoi scritti vengono chiusi. Muore nel 1975. Su di

Lei si veda l’articolo di Alessandra Fani, L’attualità del pensiero di Doria Shafik (1908-

1975) nelle dinamiche dell’attivismo femminile egiziano contemporaneo, in “La rivista di

arablit”, anno II, n.4, novembre/dicembre 2012, cit., pp. 43-45, www.arablit.it.

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raggiungere le donne egiziane senza alcuna differenza di classe9.

Successivamente, nel 1948, crea un gruppo o, meglio, un autentico partito

di donne il cui scopo è principalmente quello di reclamare pieni diritti

politici per le donne, tra cui il voto, oltre alla promozione di programmi

mirati all’incremento dei servizi culturali, sanitari e sociali tra i poveri, alla

tutela della maternità e della cura dei figli. Questo movimento, considerato

un mélange di carità, di una crescente consapevolezza femminile e di

protesta politica, non è stato l’unico, ma ce ne sono stati altri sviluppati in

questi anni nella terra delle piramidi, tra cui il Laºnat al-Š…bb…t (Il

Comitato delle Giovani Ragazze), fondato da S†zah Nabaraw†, l’ideatrice de

“L’Egyptienne” il giornale in lingua francese dell’Unione Femminista

Egiziana, uscito dal 1925 al 1940 e la già menzionata Società delle Donne

Musulmane di Zaynab al-Ýaz…l†.

Con la Rivoluzione dei Liberi Ufficiali del 1952, che ha sancito

l’abrogazione della Costituzione egiziana, la nazionalizzazione della stampa

e l’abolizione dei partiti politici, culminando con la presa del potere di

ßam…l ‘Abd al-N…¡ir, l’attivismo femminista subisce una battuta d’arresto.

Nonostante ciò, la posizione delle donne nell’epoca nasseriana, va incontro

a importanti cambiamenti, dovuti al maggiore impegno da parte del delle

associazioni e del Governo per l’egalitarismo sociale che concede loro più

opportunità e diritti, ovviamente, entro i limiti stabiliti da quest’ultimo.

Anzitutto, va ricordato che la Costituzione del 1956, come altresì la sua

versione rettificata del 1963, dichiarava l’uguaglianza degli egiziani davanti

alla legge, indipendentemente dal sesso, e conteneva delle riforme sulle

leggi del lavoro, al fine di garantire posti nei settori statali a coloro che

erano diplomati o laureati senza differenza di sesso. Inoltre, nel 1956, lo

Stato ha concesso alle donne il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni

100

politiche, e ha riformato il sistema educativo per incrementare il numero

degli iscritti sia delle scuola primaria sia di quella secondaria che, così vide

l’iscrizione di numerose donne. Naturalmente, anche in questo caso, non

poteva mancare il rovescio della medaglia: se da un lato lo Stato egiziano

portò grandi risultati per le donne in materia di istruzione, occupazione e

mobilità sociale, dall’altro le donne restavano ancorate alle Leggi sullo

Statuto Personale degli anni ‘20 e ‘30. Inoltre, se sotto la dittatura di ‘Abd

al-N…¡ir erano diventate economicamente indipendenti dalle loro famiglie,

esse venivano, però, sempre condizionate dallo Stato nell’impiego, così

anche nei servizi sociali importanti quali l’istruzione, la salute e nella

rappresentanza politica. Successivamente, negli anni Settanta, con l’avvento

di Mu|ammad Anwar al-S…d…t (Sadat) il ruolo dello Stato come agente

economico e sociale del cambiamento si ridusse a causa del ritiro delle

politiche di uguaglianza sociale e di pari opportunità, del decentramento

delle decisioni economiche e della crescente presenza del settore privato;

non solo si abbandonarono tutti i progetti nasseriani per il conseguimento

dell’uguaglianza di genere, ma si accrebbe notevolmente il divario tra ricchi

e poveri. Nonostante ciò, fu proprio sotto questo Governo che le Leggi sullo

Statuto Personale vennero modificate a favore delle donne. Infatti, anche se

la loro precedente integrazione nell’economia del Paese venne sostituita da

un alto tasso di disoccupazione e dalla disparità di diritti in ambito

lavorativo, a causa della migrazione per lavoro, molte donne furono

costrette ad assumere mansioni precedentemente svolte dai mariti,

acquisendo così una maggiore autonomia. Purtroppo, però, le continue

pressioni economiche sulle donne della classe operaia diedero adito a

discorsi conservatori che proclamavano il ritorno alla vita domestica. Fu la

moglie del Presidente, ߆h…n (Jihan) che propose la riforma delle Leggi

sullo Statuto Personale, poi etichettate come Le Leggi di ߆h…n. Queste

101

concessero alle donne maggiori diritti nel matrimonio, nella poligamia e

nella tutela dei figli in caso di divorzio; quindi vennero implementate nel

1979 dal Decreto Presidenziale e da un’altra legge sui cambiamenti per la

rappresentanza delle donne in Parlamento. Malgrado questi mutamenti, con

cui il Presidente credeva di incoraggiare una coalizione laica tra uomini e

donne sul fronte interno, oltre ad accrescere la sua immagine a livello

internazionale per ottenere un maggiore sostegno economico e politico

soprattutto dagli USA, le donne, come era già successo con ‘Abd al-N…¡ir,

non ebbero delle organizzazioni indipendenti che le rappresentassero,

restando soggette così alle esigenze dello Stato.

4.1.1 Il movimento femminista egiziano contemporaneo.

Alla morte di al-S…d…t, nel 1981 sale al potere Mub…rak che, nei primi anni

del regime, cerca di stabilizzare e consolidare lo Stato. Nel 1985, modifica

nuovamente le Leggi sullo Statuto Personale del 1979, considerate anti-

islamiche dagli islamisti, negando molti dei diritti acquisiti precedentemente

dalle donne, anche se poi, alcuni di tali diritti verranno ripristinati. Le

continue pressioni degli islamisti spingono il regime di Mub…rak a legiferare

contro le donne, prendendo delle posizioni più conservatrici nei loro

confronti e diminuendo il supporto per la loro rappresentanza politica.

D’altra parte, però, viene contrastato dalla crescente richiesta che il Governo

egiziano aderisca alle Convenzioni delle Nazioni Unite, riguardanti i diritti

delle donne e dal riemergere dell’attivismo femminista legato

principalmente alla battaglia per la contraccezione e contro la mutilazione

genitale femminile. Il 1994, con la Conferenza Internazionale sulla

Popolazione e sullo Sviluppo, viene considerato un punto di svolta

102

importante per la creazione di una piattaforma femminista fondata su un

concreto progetto di lavoro e non solo sull’ideologia. I preparativi per la

CIPS, come anche questa stessa, hanno creato un ampio spazio per molte

donne attiviste in Egitto per affrontare argomenti taboo quali l’aborto, la

violenza, i diritti sulla procreazione e per discutere di questioni d’interesse

comune tali l’uguaglianza davanti alla Legge, la partecipazione politica, le

leggi sulla nazionalità con donne di diverse ideologie politiche10. Pur se la

politica del Presidente viene considerata a favore della democrazia, non

sono certo mancate delle misure repressive contro le attiviste e non solo

contro i gruppi militanti islamici e comunisti. Continuano a restare in vigore

alcune Leggi, già emanate sotto la dittatura nasseriana, che disciplinano

l’istituzione delle organizzazioni volontarie, le associazioni e le

organizzazioni sotto la supervisione del Ministero degli Affari Sociali, a cui

è consentito concedere la licenza di sciogliere le organizzazioni private, in

caso siano coinvolte in attività politiche religiose. Inoltre, è richiesta

l’approvazione del Ministero degli Interni per tenere incontri pubblici,

raduni e marce di protesta.

Il movimento delle donne in Egitto oggi è molto variegato, sia per le attività

che per i quadri istituzionali. Sono presenti sia diversi comitati di donne

collegati con i partiti politici, con le organizzazioni professionali e con

centri per i diritti umani, sia un certo numero di donne intellettuali che

lavorano liberamente o affiliate con dei gruppi specifici oppure collaborano

a dei progetti. Alcune delle organizzazioni delle donne indipendenti sono

M™’assasat al-mar’ah al-Þad†dah/l… mus…wamah ‘alà |uq™q al-nis…’ (Il

Centro di Ricerca per la modernizzazione della donna) e R…bi¥at al-mar’ah

al-‘arabiyyah (L’Alleanza della donna araba). Quest’ultima è registrata

10 Nadje S. Al-Ali, The Women’s Movement in Egypt, with Selected References to Turkey,

cit., p. 11.

103

come ONG presso il Ministero degli Affari Sociali, mentre l’altra ha evitato

di sottostare alle rigide norme del Ministero, registrandosi come società non

a scopo di lucro o centro di ricerca. Nonostante queste differenze, le

organizzazioni delle donne, nonché le singole attiviste, sono accomunate

dall’impegno profuso nell’estensione e nel mantenimento dei diritti civili e

dell’uguaglianza sancita davanti alla legge, da un orientamento laico e dalla

crescente preoccupazione nei confronti della militanza islamica, che è

variegata tanto quanto le posizioni laiche. Iniziano a farsi strada anche le

donne attiviste islamiche che sono riuscite a far ascoltare la propria voce,

criticando e cercando di sfidare la controparte maschile che mal interpreta la

religione islamica a favore di una visione patriarcale. Esse sottolineano che

l’Islam è compatibile con gli standard delle Nazioni Unite riguardanti i

diritti delle donne, considerando responsabili della discriminazione delle

donne le tradizioni preislamiche.

4.1.2 Gli obiettivi del movimento femminista egiziano.

Gli scopi principali del movimento sono strettamente connessi con la

modernizzazione e lo sviluppo. Questi vanno dalla riduzione della povertà e

dell’analfabetismo all’incremento del numero delle donne ad avere accesso

all’istruzione, al lavoro, all’assistenza sanitaria e alla partecipazione

politica, mirando ad un’autentica sensibilizzazione della coscienza

femminista. Inoltre, negli ultimi anni, sono stati discusse principalmente

tematiche precedentemente trascurate, quali i diritti alla procreazione e la

violenza contro le donne. È proprio la questione controversa della violenza a

rappresentare il fulcro di ciò che si è tralasciato per molto tempo, ossia le

forme di oppressione all’interno della casa e della famiglia che, però, molto

spesso, viene sminuita non solo dagli uomini conservatori e progressisti, ma

104

anche dalle stesse attiviste che preferiscono trattarne altre. Ciò nonostante,

le attiviste si sono impegnate nella ricerca delle diverse forme di violenza

contro le donne, tra cui gli stupri, la violenza domestica da parte del marito

e gli abusi fisici e verbali, promuovendo le proprie campagne anche tramite

i network. Ogni movimento si differenzia nelle attività: vengono avviati

progetti per la produzione del reddito e programmi per il prestito, per

l’assistenza legale, workshop, campagne contro la mutilazione genitale

femminile e per modificare le leggi esistenti, in particolare quello dello

Statuto Personale, conferenze per la sensibilizzazione contro la violenza

delle donne; vengono pubblicati libri, riviste, articoli etc... Un grosso

problema di queste campagne è dato dalla mancanza di specifici obiettivi

istituzionali che ostacolano l’attuazione effettiva dei provvedimenti sia per

l’ambiguità e il disinteresse dello Stato, sia a causa della mancanza di

solidarietà tra le stesse attiviste, sebbene sia evidente ormai che queste

ultime non stiano combattendo soltanto per i diritti delle donne, ma lottano

anche contro la crescente autorità politica delle forze religiose conservative

e contro uno Stato vittima delle pressioni islamiste e della comunità

internazionale. L’impatto dei programmi internazionali sull’attivismo delle

donne in Egitto è stato notevole e ha portato a conseguenze negative e

positive insieme: uno degli effetti negativi è la competizione delle

organizzazioni donatrici internazionali per quanto riguarda i finanziamenti

produce rivalità e corruzione, acuendo le divisioni tra le stesse attiviste.

Infatti, spesso, alcuni progetti e campagne non sono stati duraturi, perché si

sono rivelati più una risposta alla disponibilità dei finanziamenti piuttosto

che ai problemi locali. Un effetto positivo è dato, invece, dall’efficienza

delle attività relative all’assistenza sanitaria, ai diritti produttivi, alle

questioni legali e di sviluppo, che trovano riscontro nei progetti e nelle

pubblicazioni delle attiviste odierne. Per quanto riguardo lo Stato egiziano,

105

l’evoluzione del suo ruolo e delle politiche esercitate verso le questioni

femminili sono andati di pari passo con le continue sollecitazioni che le

donne hanno esercitato su di esso per rispondere alle loro richieste e

necessità. L’atteggiamento dello Stato egiziano è ambiguo, se da un lato

offre delle risorse ai movimenti delle donne, dall’altro, rappresenta anche

una minaccia, per questo le attiviste devono lavorare sia contro che

attraverso l’istituzione a seconda della natura e delle politiche di questo11.

La natura frammentata dello Stato postcoloniale egiziano, le politiche

differenti dei regimi, le divisioni interne, come anche le relazioni con gli

altri movimenti internazionali sono la causa delle relazioni instabili che le

donne attiviste hanno instaurato con lo Stato, il quale potrebbe sia sfidare i

rapporti di genere già esistenti, riformando, ad esempio, le leggi

conservatrici dello Statuto Personale e garantendo alle donne maggiori

diritti nel matrimonio, nel divorzio e nella tutela dei figli, oppure, rivelarsi

un nemico che rinforza le relazioni oppressive di genere, eliminando le leggi

per il miglioramento. Attualmente, però, lo Stato sta cercando di ostacolare

e danneggiare seriamente il movimento delle donne egiziane, che

continuano imperterrite la loro corsa ad ostacoli che le rende parte

integrante della società civile sino a farle scendere in Piazza Ta|r†r per

partecipare alla cacciata di Mubarak, denominato dal popolo il Faraone,

avvenuta l’11 febbraio 2011, come è successo a Sara, Fatma, Hoda e Nesma

alcune delle protagoniste di Horreya! La rivoluzione delle donne egiziane.

Se non ora quando?12 .

11 Ivi, p. 19. 12 Sulla rivoluzione egiziana, si veda Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La

rivoluzione delle donne egiziane. Se non ora quando?, Editori Internazionali Riuniti,

Ariccia (RM) 2012; ‘Ala al-Aswani, La rivoluzione egiziana, Feltrinelli, Milano 2011;

Hussein Mahmoud, I giornali egiziani come strumento del sistema politico: dalle elezioni

false alla rivoluzioni dei giovani, in Itinerari di culture 2, a cura di Elvira Falivene, Sanab

Obad, Carmen Saggiorno, Paola Viviani, Loffredo Editore, Napoli 2012, pp. 239-256. Si

106

4.2 La forza delle donne nella Rivoluzione del 2011.

Il 25 gennaio 2011, il popolo egiziano, ormai stanco, oppresso, disperato,

calpestato e senza più dignità, scende in Piazza Ta|r†r per manifestare

contro il regime trentennale del Presidente Mubarak, divenuto ormai troppo

conservatore e antidemocratico. Sono state le torture e gli assassinii che

hanno fatto della terra egiziana un bagno di sangue, insieme all’aumento

della povertà e del tasso di disoccupazione, alla diminuzione dei diritti

civili, sociali e politici a portare a una reazione di massa. Su internet,

attraverso i network, iniziano a diffondersi slogan in cui tutti si riconoscono

“‘Ayš, ðurriyyah, ‘Ad…lah iÞtim…‘iyyah (Pane, libertà e giustizia sociale!)13.

È proprio questo motto ad accomunare gli egiziani che, spinti dal desiderio

di rovesciare il regime, iniziano a manifestare per diciotto giorni, finché l’11

febbraio il Presidente è costretto a dimettersi. I manifestanti affrontano le

repressioni della polizia, dei servizi segreti e dei cecchini; un’intera

generazione di giovani, spezzando definitivamente le catene delle

trentennali Leggi d’emergenza che vietavano al popolo di riunirsi nelle

strade per manifestare, si ribella per liberarsi dal dittatore, anche a costo di

perdere la vita in favore del ripristino della democrazia. Ciò che stupisce è

la massiccia presenza di numerose donne, fondamentale durante la

rivoluzione; donne coraggiose, forti, che rompono il silenzio, prendendo

parte attivamente alle proteste e sfilano, guidando la rivolta nelle strade,

nelle piazze e sui ponti per rivendicare quella libertà che è stata loro negata

vedano anche i vari articoli pubblicati su “La rivista di Arablit,” n° I, giugno 2011,

www.arablit.it. 13 Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La rivoluzione delle donen egiziane. Se nn

ora, quando?, cit., p. 44.

107

per troppo tempo, subendo persino stupri e violenze. Donne stanche di

subire, spinte dalla voglia di un cambiamento radicale, al fine di ottenere un

miglioramento delle condizioni della società nella sua totalità, come Sara,

24 anni, che, nonostante le continue pressioni dei genitori a non scendere in

Piazza, si sente in dovere di aderire alla manifestazione. Così anche Fatma,

46 anni, donna ostinata contro tutte le convenzioni sociali e religiose in cui è

intrappolato il Paese, che come sua madre, Hudà Badr…n (Hoda Badran)14, si

batte da una vita per i diritti delle donne e dei bambini e vede nella

partecipazione alla rivolta il concretizzarsi del suo agire politico. Poi c’è

Nesma, giornalista di 27 anni, che, a causa del suo lavoro, si ritrova a

scendere in strada. Quella strada affollata da venditrici ambulanti di

fazzoletti di carta, bambini di strada, mendicanti, studenti, disoccupati,

intellettuali e artisti. Giovani e vecchi, musulmani e cristiani, uomini e

donne, accomunati da un unico obiettivo, quello di far cadere un regime

avido, corrotto, cieco e sordo, ostacolati dalla polizia che reagisce con

bastoni e manganelli. La stessa Nesma viene afferrata da un poliziotto che

inizia a molestarla, come succede a tante altre ragazze, ma viene liberata da

un manifestante che la solleva. I poliziotti tentano di sedare la rivolta con

violenza, ma, dietro ciascuna divisa, si nasconde un uomo che non ha avuto

la possibilità di studiare, che proviene da un povero villaggio remoto

dell’Egitto, addestrato ad eseguire gli ordini senza pensare al fine di

guadagnare al massimo duecento lire egiziane, un po’ di pane e formaggio e

un alloggio in caserma15. La loro furia è incontenibile e iniziano a partire le

cariche contro i manifestanti, che rendono quella protesta un bagno di

14 Hudà Badr…n è la presidentessa de R…bi¥…t al-mar’ah al-‘arabiyyah e de al-Itti|…d al-

Nis…’† al-Mi¡r† (Unione Femminista Egiziana). È, inoltre, il Primo Presidente della

Commissione dei Diritti del Fanciullo presso il Centro delle Nazioni Unite per i diritti

umani, oltre ad essere, tra le altre attività, residente rappresentativo dell’Unicef per lo Sri

Lanka e le Maldive. Si veda: www.islamuswest.org. 15 Valeria Brigida, Carmine Cartolano, Horreya! La rivoluzione delle donne egiziane. Se

non ora quando?, cit., p. 62.

108

sangue e spingono nuovamente Nesma nelle mani di un altro poliziotto che

l’afferra per picchiarla, ma, anche questa volta, viene salvata da un ragazzo

che la libera dalle sue grinfie e le permette di fuggire per rifugiarsi in un

negozio: è atterrita, spaventata, con le lacrime agli occhi, ma salva.

Impossibile lasciare inosservata la significativa presenza di Hoda Badran

con sua figlia Fatma alla rivolta, che colpita dal coraggio delle donne

manifestanti, vede realizzare uno dei suoi più grandi sogni, quello di vedere

le donne sfidare la mentalità maschilista e ottusa che considera una

prostituta, una donna che discute giorno e notte di politica con gli uomini in

pubblico16. Oltre alle suddette protagoniste di Horreya!, sono state numerose

le donne che, al pari dell’uomo, hanno pagato con il sangue il prezzo della

rivoluzione, che sono state ferite, picchiate, uccise; non c’è niente che non

abbiano fatto, sono scese in piazza a manifestare fianco a fianco con essi,

reclamando giustizia e libertà, e questa è stata la loro più grande rivincita.

4.4 Alcune voci di donne dalla periferia del mondo arabo.

Sinora, in questa sezione, ci siamo soffermati sull’Egitto e sulle varie

personalità che hanno dato vita ai vari movimenti per l’emancipazione

femminile in questo Paese, sino ad arrivare alla partecipazione delle donne

alla Rivoluzione del 2011. Tuttavia, la questione femminile non riguarda

solo la terra egiziana, ma anche altri Paesi del mondo arabo, sino a quelli

più periferici, in cui sono state tante le scrittrici che ne hanno fatto il fulcro

della loro personale produzione letteraria.

16 Ivi, p. 96.

109

In Arabia Saudita, ad esempio, spiccano Raº…’ ‘ƒlim (Raja Alim)17e Laylà

al-ßuhn† (Laila al-ßuhni). Quest’ultima, nata a Tébuk nel 1969, laureata in

pedagogia, vive e insegna a Medina presso la Facoltà femminile

dell’Università nel suo romanzo al-Firdaws al-Yab…b (Il Paradiso

Perduto,1998), tradotto in italiano con Il canto perduto18, racconta la storia

Sab…’, attraverso cui vengono affrontate tematiche importanti come i

rapporti sessuali tra i giovani e l’aborto. La ragazza è incinta, una

condizione alquanto sconveniente per chi come lei è nubile, ma la cosa

ancora più scottante è che il padre del bambino non è che il fidanzato della

sua migliore amica ³aliÿah. L’intera vicenda è scandita dal conflitto tra una

passione amorosa e una grande amicizia che si sviluppa a Gedda, la città

saudita che non solo offre l’ambientazione alla storia, ma si compenetra con

la protagonista in lotta contro l’intera società. Raº…’ ‘ƒlim, invece, scrive

delle opere impregnate di magia e leggende popolari in cui le donne

combattono contro uomini e demoni, e lo fa ricorrendo ad uno stile

artificioso e metaforico. Nel 2002 scrive un romanzo in lingua inglese dal

titolo Fatma, a Novel of Arabia; La protagonista, Fatma, è una giovane

contadina che s’imbatte involontariamente in un viaggio di trasformazione il

giorno del suo matrimonio con un ammaestratore di serpenti. Dopo essere

stata morsa da uno dei serpenti, la giovane si trasforma da ragazza innocente

a donna supersensuale, capace di gestire con straordinaria abilità i serpenti

del marito. Inizia dunque a viaggiare con loro alla scoperta di alcuni regni

oltre qualsiasi esperienza umana. Durante uno di questi viaggi, incontra il

17 Raº…’ ‘ƒlim (Raja Alem) è nata nel 1963 a La Mecca. È una delle più famose, lette e

tradotte scrittrici saudite che ha composto romanzi, pezzi teatrali, una biografia e diversi

racconti per adulti e bambini; vive da tempo tra Arabia Saudita e Europa e ha ricevuto

numerosi riconoscimenti, tra i quali, il prestigioso International Prize for Arabic Fiction con

Mu|ammad al-Aš‘ar† per il romanzo ¦awq al-|am…mah (Il collare della colomba, 2010).

Paola Viviani, Intrighi a La Mecca nel recente romanzo di Raº…’ ‘ƒlim, ¦awq al-|am…mah

(Il collare della colomba), in “La rivista di Arablit”, n.I, giugno 2011, pp. 197-200,

www.arablit.it. 18 Laila al-Guhni, Il Canto perduto, traduzione di F. Addabbo, Illisso, Nuoro 2007.

110

principe Taray con cui nasce un’alchimia che porta i due a lottare insieme in

alcuni rituali, in cui, tra le altre cose, Fatma viene inghiottita dalle fiamme e

si scioglie in un liquido d’oro. Il romanzo rappresenta il percorso di una

donna verso l’estasi, una visione d’incanto, in questo mondo, e di

compimento, nell’altro. Un altro romanzo della scrittrice è il già citato ¦awq

al-|am…mah, vincitore dell’Arabic Booker Prize in cui la scrittrice associa le

donne alle numerose colombe che popolano la città di La Mecca, simbolo

del divino, dell’amore e della bellezza. Nell’antico quartiere di Ab™ al-Ru’™s

viene ritrovato per strada il cadavere di una giovane e le indagini sulla sua

morte vengono affidate a N…¡ir al-Qa|¥…n† che s’imbatte nel diario di un

folle, Y™suf, ritenuto il principale sospettato. Nel frattempo, scompare

improvvisamente anche una seconda giovane, ‘ƒ’išah, una maestra dello

stesso quartiere, e, attraverso il suo computer, N…¡ir trova delle lettere della

donna scritte ad un uomo tedesco in cui ella parla della sua condizione in

Arabia Saudita, esprimendo tutta la delusione nei confronti dell’ambiente

circostante, della situazione socio-politica del Paese e della città di La

Mecca, nonché delle costrizioni a cui deve sottostare. L’opera va

interpretata come la celebrazione della città santa per l’Isl…m che, a causa di

uomini depravati e senza scrupoli, in preda all’affarismo e al desiderio di

potere, rischia di perdere la bellezza e la genuinità di un tempo. Con questo

romanzo la scrittrice invita il pubblico a non permettere che ciò avvenga,

denunciando gli aspetti più oscuri quali la dilagante corruzione e lo

sfruttamento della donna19. Nel Kuwait, si distingue l’irachena Laylà al-

‘Utm…n (Laila al-Otman) (1945), che dopo essersi diplomata all’Istituto

Superiore, nel 1965, inizia a lavorare per le telecomunicazioni e il

giornalismo. Il suo primo volume di racconti brevi appare nel 1976.

19Paola Viviani, Intrighi a La Mecca nel recente romanzo di Raº…’ ‘ƒlim, ¦awq al-

|am…mah (Il collare della colomba), cit., pp.197-200.

111

Successivamente, scrive diversi romanzi e raccolte di racconti, tra cui al-

Mar’ah wa ‘l-qi¥¥ah (La donna e la gatta, 1985) con cui denuncia una certa

società araba fatta di arroganza e violenza, in cui la donna viene sottomessa,

nonostante l’apparente modernità, e Wasmiyyah ta²ruº min al-ba|r

(Wasmiyya esce dal mare, 1986). La narrazione è il resoconto di tutte le

ingiustizie presenti nella società kuwaitiana, raccontate attraverso gli occhi

di una donna che vede nel mare l’unico rifugio per chi tenta di evadere da

una realtà troppo stretta.

Anche lo Yemen, dal canto suo, vanta una fiorente produzione letteraria

femminile; sono diverse le scrittrici che meritano di essere ricordate, perché

considerate le pioniere di movimenti di rivendicazioni dei diritti delle

donne. Tra di loro Nab†lah al-Zubayr20,“una tra le voci più importanti,

interessanti, influenti e innovative dell’universo letterario yemenita

femminile”21. Le vicissitudini della sua vita sono state uno sprone alla

creatività artistica. Esse hanno trovato ampio spazio nei suoi simbolici

racconti, in cui l’autrice critica aspramente le ingiustizie di una società

maschilista e patriarcale quale quella yemenita di cui anch’essa è stata

vittima. Tra le sue produzioni, ricordiamo la raccolta di racconti dal titolo

Raqa¡at f† ‘l-sa²r (Danzava tra le rocce, 2003) in cui si sofferma

principalmente sul confronto tra l’uomo e la donna. L’essere femminile non

è visto, però, come il debole, che non ha altra scelta che soccombere al

proprio stato di sottomissione all’uomo, ma ne viene celebrata la forza

20 Nab†lah Mu|sin al-Zubayr (Nabila al-Zubayr) è nata nel 1964 ad al-Hejrah, un piccolo

villaggio, ma vive nella capitale San’a sin da quando aveva sei anni, dove ha creato la

Fondazione della Cultura e del Dialogo tra Civiltà. È laureata in psicologia e nel 1994 è

stata eletta Presidentessa dell’Unione degli Scrittori Yemeniti. Ha vinto nel 2001 il Premio

Naº†b Ma|f™©per il Romanzo e il Racconto con il suo primo romanzo, Inna-hu ºasad† (È il

mio corpo). Cfr. Nab†lah al-Zubayr, Inna-hu ºasad† , Qu¡™r al-Äaq…h, al-Q…hirah,2000. 21 Paola Viviani, “Poetica nella narrativa di Nab†lah al-Zubayr”, in AA.VV. Lo Yemen

raccontato dagli scrittori e dalle scrittrici, p.63. Si veda anche “Una cravatta di seta pura” in

AA.VV. Perle dello Yemen a cura di Maria Avino e Isabella Camera d’Afflitto, Jouvence,

Roma, 2009, trad. di P. Viviani, pp.199-201.

112

d’animo, il coraggio, che spinto dalla volontà e dalla determinazione, si

presenta più forte e più audace dell’uomo. Tuttavia, questo non vuol dire

che la scrittrice vuole dimostrare la debolezza dell’uomo, ma cerca piuttosto

un confronto di genere che vede sia l’uomo che la donna misurarsi con la

società e la sua evoluzione. Tra le altre scrittrici yemenite, non va

dimenticata N…diyah al-Kawkab…n†22 che, come al-Zubayr, si batte per

l’emancipazione femminile, dando vita a raccolte di racconti che hanno

come protagoniste le donne e la loro volontà di affermazione. Tra i suoi

ultimi lavori, ricordiamo il romanzo autobiografico ðubb laysa ill…

(Nient’altro che amore, 2006), la cui protagonista è una donna yemenita che

racconta la sua vita e le sue lotte contro le avversità, le restrizioni imposte

dalla società e le delusioni d’amore, finché si realizza come desidera.

Se, da un lato, le donne continuano ad essere considerate solo delle Barbie

velate con cui gli uomini giocano, non vanno sicuramente trascurati gli

approcci di tutte queste scrittrici, che cercano attraverso la loro penna, di

dare voce alle loro urla sorde di libertà. Ancora oggi, purtroppo, pur se con

notevoli miglioramenti, in tutti i Paesi del mondo arabo le donne non

possono essere definite completamente libere: la strada da percorrere è

ancora lunga, come testimoniano le protagoniste del film di Na¡rall…h.

22 “Nadia al-Kawkabani è nata a Taizz nel 1972 e ha conseguito il Dottorato di architettura

presso l’Università del Cairo con una tesi sul rapporto tra architettura e globalizzazione.

Vincitrice di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio del Presidente della Repubblica per

i giovani nel 2001, è autrice di varie raccolte di racconti, fra le quali annoveriamo Zafrat al-

yasmìn (Il gemito del gelsomino) del 2001, Dahragiàt (Ruzzoloni) del 2002 e Taqshìr al-

ghaym (La raschiatura delle nubi) del 2004. Nel 2006 ha pubblicato un romanzo

autobiografico, Hubb laysa illà (Nient’altro che amore), in corso di traduzione presso la

casa editrice Ilisso di Nuoro. È una delle personalità di spicco del panorama letterario

yemenita. Insegna all’Università di San‘a”. Da: www.arablit.it.; AA.VV., Perle dello

Yemen, a cura di Maria Avino e Isabella Camera d’Afflitto; N…diyah al-Kawkab…n†, Verso

una visione più ampia in AA.VV., Lo Yemen raccontato dalle scrittrici e dagli scrittori, a

cura di Isabella Camera d’Afflitto, Editrice Orientalia, Roma 2010, pp. 213-218.

113

4.3 L’antitesi: Am…n†, N…hid, Hibah: le protagoniste di E|k† y… Šahraz…d.

La presenza delle donne che affollano le strade nella rivoluzione egiziana è

sicuramente indice di un passo importante nella storia del movimento

femminista, ma la realtà è molto più complessa di quanto possa sembrare. Il

“gigante addormentato”, come viene chiamato l’Egitto, nonostante qualche

notevole miglioramento, è ancora velato, dello stesso velo di cui parla

Am…n†, la prima donna ospite del talk show di Hibah in E|k† ya Šahraz…d:

به! تي ؟محج وق صر دل فة ان م شاي تى به : ان ه

ون كل و ل ش ل حجاب ف حجاب و حجاب و ك ال يض ب هار أب ان ي : ي أمان

ماش عر ق ش يحط عال لي ب حجاب ال ان ال و ك كرة… ل لى ف و ع

د[…] قي جدي ب ي رأس ب يحط عال لي ب حجاب ال ال ف

Hibah: Trovi che l’Egitto in questo momento sia velato?

Am…n†: Eccome... con mille e un velo. Ogni velo ha un pensiero, forma e colore...

Se il velo che si porta sui capelli è fatto di stoffa, quello che si porta sulla testa, è

fatto di ferro [...]23

Il velo di cui parla Am…n† è quello della ragione che, come una saracinesca,

chiude il pensiero e blocca le menti degli individui, ancorati al

tradizionalismo e al conservatorismo che impedisce all’Egitto di progredire,

di cambiare, di crescere al fine di garantire un miglioramento delle

condizioni della società nella sua globalità, soprattutto di quelle della donna,

non ancora completamente libera dalla mentalità maschilista e retrograda

che continua ad opporsi ad un’autentica emancipazione. Di conseguenza, si

23 Yusr† Na¡rall…h, E|k† y… Šahraz…d, shot n° 214, pp. 36-37, [Appendice, Racconta,

Šahraz…d , p. 205].

114

resta immobili, fermi, imprigionati nelle vecchie convinzioni sociali che

prevedono una netta divisione dei ruoli, collocando la donna in una

posizione di sottomissione e subordinazione all’uomo e che fanno affondare

sempre di più il Paese, risucchiato nelle sabbie mobili dell’ignoranza e

dell’egoismo patriarcale. Nonostante l’Egitto indossi la maschera della

modernità, al suo interno nasconde un carattere tradizionalistico e

conservatore che culmina nelle divisioni di genere ed è fondato non solo

sulla reclusione e marginalizzazione femminile, ma anche sulla superiorità

maschile di cui molti uomini sono fermamente convinti, sebbene si sia

dimostrato quanto queste ideologie siano infondate, ma che, purtroppo, non

sono state ancora debellate. La stessa Am…n† preferisce la castità al ruolo

della moglie islamica, rifiutando di sposare A|mad, un uomo distinto,

accattivante, ma che vuole privarla della sua libertà, imponendole delle

condizioni:

ح صري ضح و ون وا أحمد: احب اك

ت ا ري ي: ي امان

حجاب ال تزمي ب ل احمد: أول حاجة عاوزك ت

A|mad: Mi piace essere chiaro e sincero.

Am…n†: Me lo auguro.

A|mad: Per prima cosa, vorrei che indossassi il velo24.

La prima condizione che A|mad impone ad Am…n† riguarda il velo; essa,

come tante donne, ha deciso di non indossarlo, in quanto, come si è già

24 Ivi, p. 43, shot n° 265 [Ivi., p. 218].

115

detto, come si evince da talune interpretazioni del dettato coranico, non c’è

nulla che davvero lo prescriva. L’uomo, tuttavia, non accetta questa libertà

di scelta e le impone la sua volontà: questo, però, è solo l’inizio di una serie

di obblighi a cui la ragazza dovrebbe, secondo lui, sottostare, la cui

menzione le farà prendere consapevolezza della propria dignità tanto da

indurla a rifiutare il matrimonio.

ة كن االدار لزوجة… ل لق ل ة حق مط يذي ف ن ت يت ال ب أحمد :ادارة ال

تي تاع ية ب س يا س ال

فاهمة ش ي: م امان

لمي ع ال ب يت ا ب ال تم ف يرة ت ب رة او ك غري ص يش اي ف ني م ع أحمد: ي

يخ ب لط طاطس ل لو ب ي ترى ك ش ت و ه تى ل ح

A|mad: La gestione della casa è un diritto che spetta alla moglie, mentre la

gestione politica spetta a me.

Am…n†: Non capisco.

A|mad: Significa che non c’è nessuna cosa grande o piccola che si possa fare

senza il mio permesso., persino se hai bisogno di un kilo di patate per cucinare25.

Come si evince da queste battute, A|mad appare convinto della sua

superiorità e si appropria di un potere decisionale che non dovrebbe spettare

solo a lui, bensì essere condiviso dalla donna. Al fine di un’equità sociale,

infatti, entrambi dovrebbero provvedere alle questioni familiari, condividere

le responsabilità e decidere insieme sul da farsi, ma, purtroppo, la ragione è

velata, offuscata, e continua a restare in ammollo in una concezione che,

seppur errata, è troppo radicata per poter essere estirpata con facilità.

25 Ivi, p. 44, shot n° 269 [Ivi, p. 220].

116

Tuttavia, contrariamente a quanto A|mad si aspetti, Am…n† è diversa dalle

altre donne plagiate dal profondo maschilismo sociale e non cede, ma,

attraverso un espediente, riesce a fuggire dalla trappola del cacciatore in cui

si era impigliata.

ل عاوزه قاب م ال س ف قدمه… ب له و ه ع ا هم ات دا ان لي ف ل ال ي: ك أمان

ي اه ؟؟ قدم ل ت ت ه اعرف ان

عا ب كة ط ب ش مهر و ال احمد: ال

ة ترك ش م شة ال ي ع ي ال ياة ف ح ي ال صدي ف صدي ق ق ش ي : م امان

قي جوزك ب احمد: ه

قي جوزك !!؟ ب نى اه ه ع ي: ي امان

قي جوزك!! ب نى ه ع احمد: ي

بل اه و ت راجل اه ى ... ان شرن عا ا …ت نام معاي نى ت ع ي : ي […] أمان

فرض ني خدامة و ت ل غ ش سي و ت لو اخذ ف ني عاوز ت ع بل… ي هللا اه

جواز و ال قي جوزي… ل ب ت ي ه قول ل شروط أمك و ت شروطك و يا ل ع

لي راجل ال تار ال قى اخ قي من ح ب ر ي سراي لى ال وم ع ير ن يهوش غ ماف

ا عرااا ا راجل ي ا… ي نام معاي ي

شان ل ة… ع نون ست دي مج دا… ال فت ك ش ا عمري ما ال … ان الال أحمد :

ة… نون تى مج ة … ان نون ها مج ير جوازالن تى من غ وق ة دل غاي عده ل دا ق ك

Am…n†: Farò tutto quello di cui abbiamo parlato, ma tu, in cambio cosa mi offri?!!

A|mad: La dote e i gioielli naturalmente.

Am…n†: Non intendo questo... Voglio dire nella vita, nella convivenza.

A|mad: Diventerò tuo marito.

117

Am…n†: Che vuol dire che diventerai mio marito??!

A|mad: Vuol dire che diventerò tuo marito!!!

[...] Am…n†: Significa dormire con me, coccolarmi... sei un uomo stupido! Vuol

dire che vuoi solo prendere i miei soldi, farmi fare la domestica, impormi le tue

condizioni e quelle di tua madre e mi dici che sarai mio marito... Se il matrimonio

deve essere solo dormire nello stesso letto, allora, è mio diritto scegliere chi

dormirà con me! Vergognati, diavolo!!

A|mad: No, no, no... Io non ci posso credere questa donna è pazza, ecco perché

non ha ancora trovato marito, perché sei pazza! Pazza!26.

Una semplice domanda è ciò che smaschera A|mad: cosa significhi

diventare un marito. Am…n† vorrebbe una risposta consona alle sue

aspettative, un uomo che le dimostri giorno dopo giorno fiducia, stima,

affetto e amore, ma non ottiene nulla di tutto questo. L’uomo è solo un

dittatore, il cui unico interesse è quello di privare la donna della sua libertà,

di renderla l’angelo del focolare, dedito solo alle faccende domestiche e alla

cura dell’anziana madre, impossessandosi addirittura del suo stipendio in

modo da gestire tutte le spese, senza permetterle di concedersi alcune

esigenze personali, come, ad esempio, il parrucchiere. Qualsiasi donna,

ormai rassegnata a vivere in questa condizione di subordinazione,

accetterebbe, ma non Am…n†. Il suo rifiuto, però, le costa il ricovero in una

clinica psichiatrica, perché considerata pazza, come, ad esempio, altri

intellettuali e scrittori che, convinti delle proprie idee, rifiutano ciò che

dovrebbe essere la normalità e vengono etichettati dalla società come folli,

malati o psicologicamente instabili. Eppure, Am…n† non è pazza, non è

malata, è solo coraggiosa e ribelle. Dotata di una forza d’animo che sfida

ogni imposizione e restrizione sociale, lotta per il suo essere donna contro

un sistema corrotto e contaminato. Questa stessa forza che non trova spazio

in N…hid, l’altra protagonista del film, l’odontoiatra di buona famiglia che

26 Ivi, pp. 46-47, shot nn. 284-294 [Ivi., pp. 226-228].

118

invece, cade nelle reti del suo impostore e, inebriata dai discorsi del suo

Romeo, non si accorge del vero interesse dell’uomo: il suo denaro.

ن شهري ي ى حامل ف بة ان ب س اهد: [...] ن

ني؟ تاعك دا م حمل ب ين ان ال ن اهد اعرف م ا ن ك اه ي قول ل أدهم: ب

نت ن ج ت ات اهد: أن ن

فش. ل خ يم ما ب ق ا راجل ع أدهم: أن

[...] N…hid: Sono incinta di due mesi.

Adham: Chi ti dice che io sia il padre?

N…hid: Sei ingiusto!!

Adham: Sono un uomo sterile che non può avere figli27.

L’incontenibile avidità di denaro di Adham lo spinge ad accusare N…hid di

aspettare un figlio da un altro uomo, sebbene sappia che la donna non ha

mai avuto rapporti con nessun altro e ne ha conferma dalla rottura

dell’imene durante il rapporto sessuale. Le dice falsamente che è sterile,

approfittando della situazione per ricattarla:

اهد تورة ن ا دك ك ي بات ل أدهم: ط

بت ث كن ي نووى مم حمض ال فش دي ال ل تخ ب ت م ك ان ة ان كاي اهد:ح ن

نك ني دا اب ط ي ب لي ف ك ال دل أك ين ي ن ج ك ان ال ذل أك قة… و ي ي ق ح ال

وه ت أب فل… ان ط ا عاوزه ال … ان

27 Ivi, p. 72-73, shot nn. 434-436 [Ivi, p.241-242].

119

يها ل بك ع س ه و هاح بر ها اهان ت ي هع ان كالم دا ت ي ال ررت و ك أدهم :ل

سوة ق ب

ني ق ل الص ط اه: خ دن

لة اه ك ش قي ب ي خون زوجها ب ست ت ما ال ة ل تي عارف […] أدهم: ان

ضط ؟ ال ت عاوز اه ب اهد: ان ن

ية. ن يون ج ل أدهم: 3 م

Adham: La tua richiesta, dottoressa N…hid.

N…hid: Per questa storia che non puoi avere figli... il test del DNA potrebbe

dimostrare la verità e rassicurarti che il bambino che porto in grembo è tuo figlio.

Io voglio questo bambino e tu sei suo padre.

Adham: Se mi ripetessi di nuovo queste parole, potrei considerarle un insulto,

facendotela pagare con crudeltà.

N…hid: È finita, dammi il divorzio!

Adham: Tu sai cosa succede quando una donna tradisce il marito?

N…hid: Cosa vuoi esattamente?

Adham: Tre milioni [di lire egiziane]28.

N…hid, da medico qual è, chiede ad Adham di fare il test del DNA per

togliersi ogni dubbio, ma l’uomo, insensibile alla richiesta della donna, che

lo avrebbe certamente smascherato, non le lascia altra scelta che chiedergli

il divorzio. La risposta di Adham è spietata e meschina: col pretesto del

falso tradimento, pretende un risarcimento di tre milioni di lire egiziane,

mandandola in rovina. N…hid, ormai sola, affonda nella disperazione,

decidendo di abortire per non vedere riflesso in suo figlio il volto di

quell’essere che le ha rovinato la vita e non merita nemmeno di essere

definito uomo. La storia di N…hid non pone l’accento solo sulla meschinità e

28 Ivi, pp. 73-74, shot nn. 440-441 [Ivi, p.244].

120

l’arroganza dell’uomo, che considera la donna una creatura debole che

crede di poter manovrare a suo piacimento con l’inganno, ma evidenzia

come l’intero sistema sia marcio, soprattutto in ambito politico. La donna,

dopo aver subito un processo, priva di speranza, caduta in un pozzo senza

fondo dal quale è difficile risalire, in tutta la solitudine della sua casa, sente

nominare in televisione il nome di Adham nella formazione del Consiglio

dei Ministri. Perplessa e ancora più delusa, scende in strada con uno

striscione:

ه“ ال ال تهم و ف نظ ساس ل لى أي أ تاروهم ع تخ ”ب

Vengono scelti sulla base della loro lealtà o no?29.

Allo stesso modo di Am…n†, N…hid, nonostante le sollecitazioni della polizia

a liberare la strada e ad andarsene, resta imperterrita, alzando lo striscione e

ponendo una domanda, che, questa volta, non è rivolta solo ad un uomo,

bensì all’intero popolo egiziano sottomesso al potere. Una domanda che

resta nuovamente senza risposta, è l’omertà a trionfare. Il marciume, la

corruzione, la falsità sono elementi interni al sistema, di conseguenza, come

può un Paese come l’Egitto, in cui esistono ancora le divisioni di genere sui

treni, progredire e risolvere delle questioni importanti, tra cui

l’emancipazione della donna, se i primi depravati sono i politici?!

Non dimentichiamo Hibah, la conduttrice del programma, che,

apparentemente, sembra vivere in un universo completamente differente da

quello delle altre donne, conducendo una vita coniugale felice, libera da

imposizioni e costrizioni; eppure, poco alla volta, attraverso le narrazioni

29 Ivi, p. 75, shot n° 450 [Ivi, p. 247].

121

delle sue ospiti, diventa consapevole di essere anche ella stessa uno

strumento nelle mani del marito Kar†m.

لمش اه ع ت عمل اه و م ك ت قول لك ي غ ش ي فع حد ف ن به: ي [...] ه

ت عادي جدا وق ووه طول ال م: ي ري ك

نا ان محدش ق ف ل ات االو بي ف ي ب ا ح دا ي بل ك نا ق س اح بة : ب […]ه

ال اه؟ ي… و تان غل ال ش ي تخدل ف ي

ك قول ا ب صح… ان تي بي ان ي ب ا ح صح ي تى م: ان ري […]ك

لي ب ق ت س لك و م ب ق ت س م يرة ل ص ترة ق ف س ل ب

ني أن ع فة ي شاي ا س أن لك ب ب ق ت س لي… طا… م ب ق ت س بة: م ه

ية ب ع ش يك اجح … ل في ن صح قي ب ك ت لك أن ب ق ت س م

بك. ح ترمك… ت تح ك… ب قرال ت ناس ب ال

[...] Hibah: È possibile che qualcuno ti dica cosa fare e cosa non fare?

Kar†m: Sì, sempre. È normalissimo.

[...] Hibah: Ma noi, caro, eravamo d’accordo che nessuno si sarebbe intromesso nel

lavoro dell’altro... o no?

[...] Kar†m: Cara, tu hai ragione, hai ragione... dico solo per un po’ di tempo, per il

tuo futuro e per il mio.

Hibah: Il mio futuro...bah... il tuo futuro. Credo che tu voglia più diventare un

giornalista di successo, avere popolarità tra la gente che ti legge, ti rispetta, ti

ama30.

Kar†m, mosso dall’ambizione di diventare capo redattore del giornale per

cui lavora, al fin di ottenere la promozione, viene obbligato dai suoi capi ad

esortare la moglie a cambiare gli argomenti del suo programma di carattere

politico. La donna, non abituata a sottostare agli ordini, inizialmente

30 Ivi, pp. 18-19, shot n°n. 96-100 [Ivi, pp. 196-197].

122

tentenna, rinfacciandogli che questa richiesta non è affatto a beneficio di

entrambi, come il marito vuole farle credere, ma dipende solo dalla

bramosia di successo dell’uomo, che si sente inferiore, dal punto di vista

professionale rispetto alla moglie.

فة ي ض ا قة موت ان ل له ع ا واك قي مش ادعاء ان ي ق بة:[…] دا ح ه

صور نت ات ة عمري ما ك ضروب م قهورة ال م فة ال ي ض ا ال امج أن برن ال

ظاهرة ان س ال ة ب حاي حول ل ناس ات ات ال كاي كى ح اح لي ب ا ال ان ان

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Hibah: [...] Questo è la realtà, non è una finzione... Sono io l’ospite del programma,

l’ospite frustrata e picchiata della mia vita; non avrei mai potuto immaginare che

io, che racconto storie di donne, mi sarei trasformata in una storia. Ma nessuno è

meglio dell’altro... Dalla regia mi dicono di mandare la pubblicità, andiamo in

pausa e poi torniamo31.

Questa incessante ricerca del successo porta Kar†m, furioso di non aver

ottenuto la tanto attesa promozione, a picchiare Hibah con violenza,

ritenendola la principale responsabile del suo fallimento professionale. La

donna, con un invidiabile coraggio, si rialza e va in onda con un paio di

occhiali scuri, e, dopo averli tolti, rendendo così pubblica la sua storia,

mostra da temeraria, quasi piangendo, il suo volto pestato. Anche la

presentatrice, dunque, altro non è che un capro espiatorio del maschilismo

sociale in cui l’uomo resta colui che prevale in ogni ambito.

بواب يش ال ف به: م ه

31 Ivi, p. 77, shot n° 462 [Ivi, p. 251].

123

Hibah: Non ci sono porte!!32

Questa frase, che viene pronunciata da Hibah all’inizio del film, dopo

essersi svegliata da un incubo, esplicita una pura verità: non c’è via d’uscita.

Le porte assenti, infatti, indicano che, nonostante dei notevoli miglioramenti

per la condizione femminile che si sono susseguiti nel corso del tempo, le

porte per un’autentica emancipazione sono ancora chiuse e che se prima

non si modificano le menti ottuse degli individui, ancora troppo fissate nel

tradizionalismo e nell’egoismo patriarcale, le donne non potranno mai

uscire e spogliarsi definitivamente da quelle vesti ossessive in cui sono

relegate, venendo, quindi, inghiottite dai mulinelli di una società

strumentalizzata nelle mani di menti stolte e velate, che non lasciano via di

scampo.

32 Ivi, p. 8, shot n° 42 [Ivi, p. 178].