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Costruire nel costruito

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Indice

Bilancio del processo formativo pag. 2Costruire nel costruito: come rapportarsi con la preesistenza

Laboratorio di Progettazione I pag. 3Progetto per la nuova biblioteca di Porta Vigentina a Milano

Laboratorio di Progettazione II pag. 7Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendenti a Borgo Rubone, Bernate Ticino (MI)

Laboratorio di Progettazione III pag. 11Il centro culturale di Rubattino, vivere la memoria industriale ed agricola: valorizzazione dell’ex Innocenti a Lambrate, Milano

Laboratorio di Progettazione Urbanistica pag. 15UnforkettableMI: progetto di riqualificazione urbana della periferia nord est di Milano

Esperienza di Tirocinio pag. 19presso il CISA Palladio a Vicenza

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“La conservazione è un aspetto vitale della storia e come tale va affrontato, ben sapendo che quest’ultima non è uno sguardo al passato,

ma un’attenzione a vigilare sulla memoria. È premessa per costruire il futuro”

John Ruskin, Le Sette Lampade dell’Architettura

La disciplina del restauro architettonico ha iniziato ad avere una certa forma di codificazione solo a partire dalla fine del XVIII secolo, con la scoperta dei resti archeologici degli scavi di Pompei e di Ercolano. Le prime formulazioni vanno attribuite a teorici come Quatremère de Quincy, John Ruskin e Viollet Le Duc che, pur partendo da premesse divergenti, giungono a conclusioni tra loro simili.

Nel suo Dizionario Storico, Quatremère de Quincy ritiene che l’intervento di restauro vada effettuato in maniera semplificata, così da consentire la distinguibilità tra le parti antiche e le nuove; un principio che, soprattutto in campo archeologico, ha ancora oggi una sua validità. Il teorico ritiene, inoltre, che i monumenti non vadano spogliati delle proprie opere d’arte e che altresì queste vadano conservate in situ, permettendone una fruizione più completa. Per Ruskin, invece, è fondamentale analizzare la costruzione e il suo rapporto con l’ambiente circostante, ponendo particolare attenzione verso i materiali ed il loro utilizzo dato che anche l’architettura è un organismo vivente; la conser-vazione dei monumenti è fondamentale perché raccorda il passato con il presente, aiutando a costruire il futuro; nel caso in cui un edificio sia troppo degradato è preferibile la sua fine rispetto all’invadenza degli interventi che altrimenti si dovrebbero effettuare. Viollet Le Duc è il primo a fornire nei suoi scritti una “lezione di metodo” e a prendersi concretamente carico delle operazioni da eseguire durante un intervento su un manufatto. William Morris, d’altra parte, riprende i concetti espressi da Ruskin, sostenendo la necessità di conservare i monumenti con tutte le loro stratificazioni, nelle quali si può leggerne la storia. Alfonso Rubbiani introduce il restauro stilistico: impronterà i suoi interventi ad una imitazione appunto in stile e, qualora manchino alcune parti, le completerà avvalendosi del “consiglio offerto dall’esperienza storica e dall’analogia degli esempi”. Camillo Boito è il primo a formulare quella che è considerata la prima vera Carta del Restauro (1883): si pone in parte in continuità con le teorie di Le Duc e in parte recupera i precetti di Ruskin e Morris. Ritiene che, nell’ordine, sia preferibile consolidare un’opera piuttosto che ripararla e ripararla piuttosto che restaurarla, evitando il più possibile le aggiunte e le innovazioni. L’esponente della Scuola di Vienna Alois Riegl teorizza l’esistenza del Kunstwollen, ossia l’idea che ogni epoca abbia una precisa ed esclusiva “volontà d’arte” che ci permette di comprendere, analizzare ed intervenire sull’opera in esame. Gustavo Giovannoni, infine, riprende i principi contenuti nel documento di Boito del 1883 e redige nel 1931 la Carta di Atene: rivolge la sua attenzione verso ogni tipo di opera, arrivando a considerare anche i tessuti urbani antichi; pur consapevole dell’artificiosità delle classificazioni, distingue i tipi di intervento in base alla loro natura e portata. Afferma che il lavoro del restauratore è faticoso e difficile, perché è silenzioso e paziente, analitico, di sacrificio e abnegazione nei confronti dell’opera d’arte.

Date queste premesse, che riguardano l’approccio da tenere di fronte ad un bene architettonico considerato di pregio storico, come si può operare in maniera corretta e coerente quando si costruisce nel costruito?

Nel mio percorso accademico ho sempre cercato di valorizzare e dare importanza al vissuto storico proprio dei luoghi identificati come aree di intervento, cercando di utilizzare l’atteggiamento di volta in volta più indicato a metterne in risalto i pregi.

Nello specifico, nel progetto del laboratorio del primo anno, il pregio storico del luogo era dato dalla presenza dell’ex Monastero di San Bernardo al Vigentino e, in particolare, dai resti delle cappelle dell’adiacente chiesa, crollata nel 1970, che andavano incorporati nel nuovo edificio. Abbiamo deciso di mettere in mostra le cappelle, rendendole il proscenio della biblioteca: vi si affacciano, infatti, la scalinata trasparente e le sale lettura del primo piano. Inoltre, i materiali utilizzati, il vetro e la pietra, danno risalto e valorizzano le rovine, avvolgendole quasi a guisa di una preziosa teca. Come avviene in alcuni interventi dell’architetto Rafael Moneo, tra gli altri il Palazzo dei Re di Pamplona, le tecniche utilizzate non hanno un fine imitativo, ma utilizzano l’antichità come una sorta di grammatica architettonica per realizzare un’opera con una propria dignità e cifra stilistica. Dunque, in questo caso, l’antico è stato incorporato nel nuovo ed esposto al suo interno come un’opera d’arte in un museo.

Nel caso in cui non sia possibile, invece, recuperare il manufatto poiché in condizioni di eccessivo degrado è preferibile - come auspicava Ruskin - porre fine alla sua esistenza e donargli una nuova vita, come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri. È questo il caso del progetto per una casa socio-riabilitativa a Borgo Rubone: i resti dell’antica cittadella medioevale versavano in una condizione di totale abbandono e pertanto, per donare nuova dimora ai Geni del luogo, abbiamo optato per una ricostruzione degli edifici sul sedime di quelli originari. Anche in questo caso i materiali e le tecniche utilizzati hanno valorizzato - senza esserne una pura imitazione - le costruzioni dell’antico borgo, restituendo loro una nuova funzione, coerente alla totalità del progetto e rispettosa del luogo.

Durante il laboratorio di progettazione del terzo anno ho avuto a che fare con rovine dell’archeologia industriale, in particolare con il cosiddetto “Palazzo di Cristallo”, l’ex fabbrica Innocenti in zona Rubattino a Milano. Trattandosi di un reperto storico di diversa natura rispetto ai precedenti, ho ritenuto più opportuno modificare il tipo di approccio: mi sono domandata quale fosse il Genio del luogo e in che modo potesse rivivere nel mio nuovo progetto. Analizzando la storia del manufatto mi sono resa conto che il Genius Loci - quello descritto da Norberg-Schulz nel suo omonimo saggio - fosse proprio l’industria, anche intesa nel senso arcaico del termine, e mi è sembrato giusto porla al centro dell’intervento realizzando un Museo dell’Innocenti. Per ricordare il lavoro degli operai ho pensato di introdurre all’interno di una navata a tutta altezza una ricostruzione della catena di montaggio originale; per restituire, in parte, la funzione di un tempo, ho inserito in un apposito spazio una piccola officina per riparare i veicoli storici. Con questi espedienti spero di esser riuscita a far rivivere la memoria industriale.

“Costruire nel costruito” significa soprattutto inserire un intervento significativo - o una serie di interventi - all’interno di un tessuto urbano frazionato e disconnesso, ren-dendolo omogeneo e coerente. L’area di progetto del laboratorio di urbanistica - la periferia nord est di Milano compresa tra la Martesana e la Stazione Centrale - presentava numerose problematiche relative al frazionamento della città: il protagonista dell’intervento è stato il cavalcavia ferroviario che, nello stato di fatto, era un elemento di cesura ma, grazie ad una attenta progettazione, è riuscito a dare continuità al tessuto urbano. Abbiamo cercato di rendere il viadotto, un elemento di pregio estetico, il proscenio di questa parte di città, un luogo in ritrovarsi, in cui “succede qualcosa”, donandogli una nuova vita e un nuovo scopo.

BibliografiaS. Casiello (a cura di), La cultura del restauro, Marsilio, Venezia 1996, pp 13-34R. Moneo, Costruire nel costruito, Allemandi & C, Torino 2007John Ruskin, Le sette lampade dell’architettura, Jaca Book, Milano 1982C. Norberg Schulz, Genius loci. Paesaggio, ambiente, architettura, Mondadori Electa, Firenze 1979

Planivolumetrico con ombre inserimento della copertura dell'edificio di progetto - Scala 1:500

Schema costruzione planimetrica Schema zone servite e zone serventi Schema muri costruiti e muri abbattuti

Valentina Altieri - Giada Cattaneo - Marica Loparco Tavola 3

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Progetto per la nuova biblioteca di Porta Vigentina a Milano

Il progetto si inserisce nella Milano romana, tra Corso di Porta Vigentina e Via Quadronno. Nel porre l’edificio all’interno dell’isolato si è tenuto conto dell’allineamento con la direzione del marciapiede – che segue l’inusuale inclinazione della strada – e quella della biblioteca preesistente: il distacco tra l’edificio storico e quello di progetto è quindi meno marcato e l’affiancamento risulta nell’insieme armonico e coerente. All’interno del progetto sono stati incorporati i resti della Chiesa di San Bernardino crollata nel 1970, in particolare le tre cappelle della navata destra. Il passo orizzontale adottato per costruire il nuovo edificio è appunto la larghezza delle cappelle, che si ripete in maniera modulare per sei volte.Abbiamo scelto di adottare tre altezze diverse in base alle funzioni svolte all’interno dell’edificio: in questo modo viene ripreso lo “spirito” della chiesa e delle sue tre navate – che a loro volta avevano altezze diverse. Per far percepire al fruitore la luminosità e l’ampiezza del luogo, abbiamo deciso di rendere i parapetti e le scale interamente trasparenti: in questo modo ci si può affacciare dalle sale studio del primo piano e osservare dall’alto le cappelle.I volumi principali sono due: uno zoccolo basso che contiene tutte le funzioni ed un volume superiore che costituisce le aule studio e contiene l’ampia altezza della sala conferenze. Lo zoccolo inferiore arriva fino al marcapiano dell’edificio così da raccordare le facciate dei due edifici.Dal momento che la biblioteca attuale ha spazi ristretti abbiamo optato per una ridistribuzione delle funzioni, lasciando la “biblioteca dei ragazzi” nella sua attuale sede; dall’in-gresso si può accedere direttamente alla sala conferenze mentre al piano superiore vi sono le luminose sale studio. L’ampio ingresso ottagonale ha la funzione di raccordare il prospetto non ortogonale con l’ingresso vero e proprio della sala, che è invece parallelo all’edificio preesistente: il visitatore entra nel lato sinistro dell’ottagono ed esce da quello orizzontale, trovandosi di fronte alla grande sala conferenze del piano terra. La luce zenitale accoglie i fruitori.Abbiamo salvaguardato il giardino riadattandolo in base agli spazi occupati dal nuovo edificio: con il suo disegno semplice ed essenziale è l’ideale per chi ama leggere all’aria aperta in un luogo tranquillo.

1. La facciata principale è allineata con Corso di Porta Vigentina mentre gli altri prospetti con l’edificio preesiste. Il progetto prevede due blocchi sovrapposti.

2. Viene inserita sul blocco superiore una seconda altezza che ricostruisce la navata della chiesa.

3. Viene inserita sul blocco superiore un’aula a tutta altezza per ricordare la forma della chiesa preesistente

4. Il blocco superiore si arretra per creare delle sale studio più compatte al primopiano e più ampie e dotate di un corridoioal pian terreno.

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Evoluzione del progettoAllineamento stradale Allineamento edifici esistenti

Costruzione planimetrica Spazi serviti Spazi serventi Muri costruiti Muri demoliti

Planivolumetrico

Pianta del piano terra convento e edificio di progetto - Scala1:100

Valentina Altieri - Giada Cattaneo - Marica Loparco Tavola 5

N

4Pianta piano terra - Scala 1:200

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+ 0.17

05.4 +

+ 9.00

+ 4.50

+ 9.00+ 10.23

+ 3.60

Pianta a quota 5.00 Pianta delle copertureValentina Altieri - Giada Cattaneo - Marica Loparco Tavola 6

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+ 0.17

05.4 +

+ 9.00

+ 4.50

+ 9.00+ 10.23

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Pianta a quota 5.00 Pianta delle copertureValentina Altieri - Giada Cattaneo - Marica Loparco Tavola 6

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Valentina Altieri - Giada Cattaneo - Marica Loparco Tavola 7

Pianta primo piano, copertura, prospetti orientale e settentrionale - Scala 1:100

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Valentina Altieri - Giada Cattaneo - Marica Loparco Tavola 7

Vista prospettica da Corso di Porta Vigentina, sezioni trasversale e longitudinale - Scala 1:100

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Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendenti a Borgo Rubone, Bernate Ticino (MI)

Abbiamo scelto di occuparci del tema della casa collettiva e in particolare della casa socio-riabilitativa perché ci interessava studiare le interazioni tra la vita in comunità e l’architettura e come questa possa coadiuvarla ed esserne al servizio. La nostra idea è quella di creare due comunità semi-indipendenti, composte da trenta membri ciascuna, che possano usufruire dello stesso terreno e degli ambienti comuni. Il progetto si colloca a Borgo Rubone, frazione di Bernate Ticino, un antico borgo di fondazione medioevale che sorge su una sorta di isola all’interno del Naviglio Grande. La zona si presenta in stato di abbandono: alcuni edifici sono stati abbattuti e ricostruiti mentre altri possono essere restaurati; attualmente sono ancora presenti la torre medioevale, la chiesa e un altro rudere. Abbiamo deciso di mantenere e di risistemare la chiesa e la torre, che ospiterà gli uffici; in questo modo pensiamo di restituire dignità ai manufatti che ora versano in stato di abbandono. Per quanto riguarda l’organizzazione dell’area abbiamo pensato di riproporre la corte del borgo “chiudendola” all’interno delle residenze. Gli edifici della corte riprendono il sedime di quelli precedenti e ospitano le funzioni comuni: la mensa e la cucina, la biblioteca e la sala lettura, gli uffici e la sala riunioni, la palestra e gli spogliatoi, i laboratori e le aree relax. Il portico con la copertura a sbalzo racchiude la piscina, che ha sia scopo estetico sia funzionale, in quanto è una vera e propria piscina semi-olimpionica. Le residenze si configurano come due paia di bracci ortogonali che “racchiudono” il borgo: una è semi-interrata, mentre l’altra è al piano terra; esse includono le camere dei pazienti e le due degli educatori; i bagni sono in comune per permettere ai ragazzi di pulirli a turno. Un percorso con un ponte porta alla zona dei campi, in cui si coltivano piante aromatiche e fiori, per uso personale e per la vendita. I materiali utilizzati sono naturali per non turbare l’ambiente circostante: gli edifici della corte sono rivestiti in pietra nella parte esterna, mentre l’interno è vetrato per fornire molta luce agli spazi comuni; le residenze sono in mattoni per riprendere il rivestimento del borgo antico. Passeggiando sulla riva opposta si potrà osservare un complesso che si inserisce in maniera armonica nella natura del territorio.

1. Residenze2. Chiesa3. Mensa/biblioteca4. Laboratori5. Spogliatoi6. Palestra/sala relax7. Uffici8. Piscina9. Deposito10. Serra

Edifici che riprendono l’antico sedime Edifici di progetto Inserimento del progetto nell’ortofoto dell’area di Borgo Rubone

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Allineamenti Vista volumetrica del progetto

Carta Tecnica Comunale

8Planivolumetrico, prospetto meridionale - Scala 1:500

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Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 6 - Prospetti e sezione - Scala 1:200

B

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Prospetto ovest

Prospetto sud

Sezione B-B'

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 6 - Prospetti e sezione - Scala 1:200

B

B'

Prospetto ovest

Prospetto sud

Sezione B-B'

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 5 - Prospetti e sezione - Scala 1:200

Prospetto est

Prospetto nord

Sezione A-A'

A

A'

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 5 - Prospetti e sezione - Scala 1:200

Prospetto est

Prospetto nord

Sezione A-A'

A

A'

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 6 - Prospetti e sezione - Scala 1:200

B

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Prospetto ovest

Prospetto sud

Sezione B-B'

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 5 - Prospetti e sezione - Scala 1:200

Prospetto est

Prospetto nord

Sezione A-A'

A

A'

Pianta piano terra, primo piano, prospetti, sezioni - Scala 1:200

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Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12

Tavola artistica 2 Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12

Tavola artistica 1 Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Vista aerofotogrammetrica del borgo e dei campi agricoli Fotogrammetrico dello stato precedente del borgo Fotogrammetrico dello stato attuale del borgo

Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12 - Prof. G. Iacometti, F. Floridia, I. Moia

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 9 - Render di progetto

Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Vista aerofotogrammetrica del borgo e dei campi agricoli Fotogrammetrico dello stato precedente del borgo Fotogrammetrico dello stato attuale del borgo

Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12 - Prof. G. Iacometti, F. Floridia, I. Moia

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 9 - Render di progetto

Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Vista aerofotogrammetrica del borgo e dei campi agricoli Fotogrammetrico dello stato precedente del borgo Fotogrammetrico dello stato attuale del borgo

Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12 - Prof. G. Iacometti, F. Floridia, I. Moia

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 9 - Render di progetto

Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Vista aerofotogrammetrica del borgo e dei campi agricoli Fotogrammetrico dello stato precedente del borgo Fotogrammetrico dello stato attuale del borgo

Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12 - Prof. G. Iacometti, F. Floridia, I. Moia

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 9 - Render di progetto

Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Vista aerofotogrammetrica del borgo e dei campi agricoli Fotogrammetrico dello stato precedente del borgo Fotogrammetrico dello stato attuale del borgo

Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura - A.A. 2012/2013Laboratorio di Progettazione A12 - Prof. G. Iacometti, F. Floridia, I. Moia

Progetto per una casa socio-riabilitativa per tossicodipendentiTavola 9 - Render di progetto

Giada Cattaneo 777605 Federica Lainati 779506Stefano Di Gennaro 779778 Marica Loparco 777594

Render e tavole artistiche

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Il centro culturale di Rubattino, vivere la memoria industriale ed agricola: valorizzazione dell’ex Innocenti a Lambrate, Milano

Il nostro progetto si inserisce nell’ex area industriale Innocenti, una zona dell’est milanese confinante con Segrate. L’intervento mira a riqualificare il cosiddetto “Palazzo di cristallo”, ovvero lo stabilimento principale del complesso, restituendogli nuove funzioni che tuttavia onorino la memoria del luogo; l’Orto Botanico infatti riecheggia il paesaggio rurale che caratterizzava l’area fino agli anni Quaranta, il Museo dell’Innocenti quella immediatamente successiva, ovvero quella dominata dalla presenza dell’industria auto-mobilistica. Lo scopo non è soltanto quello di preservare il passato, quanto piuttosto di riviverlo in chiave più moderna. L’accesso privilegiato avviene dal parco recentemente realizzato dall’architetto Andreas Kipar in modo indirizza re il visitatore tramite il disegno del verde in una corte centrale che lo accoglie a seguito di un lieve pendio. Tale corte è ispirata dall’aspetto che assume l’edificio al giorno d’oggi: una rovina industriale, una sorta di moderno Piranesi, in cui la natura divora l’imponente struttura architettonica. Si tratta di uno spazio volutamente scenografico, all’aperto, connotato come luogo dello stare. La corte infatti è disegnata da un impianto a “C”, ispirato al museo d’arte Kimbell di Louis Kahn: le ali sono rappresentate dal museo e dall’orto botanico, mentre la corte è chiusa da un corpo centrale che prende spunto dal Club Rusakov di Melnikov a Mosca, ed ospita appunto un grande luogo di ritrovo con caffetteria, sale per l’associazionismo, spazi per attività di svago individuale e collettivo e bookshop/biblioteca. La copertura è pensata come praticabile da adottare come solarium o come cinema estivo all’aperto. Il tema della natura è ripreso nel parco sul retro dell’edificio, che ha l’intento di chiudere il percorso verde nascente dal quartiere Rubattino. L’aspetto dell’imponente edificio che vi si trova immerso ricorda volutamente quello che doveva essere quando la grande macchina dell’Innocenti era ancora in funzione; il tema di fatto rimanda a quello delle grandi esposizioni, in particolare quella che si è tenuta a Londra all’interno del Crystal Palace. In particolare spicca in altezza la navata rivolta ad est, fedele memoria del luogo dal punto di vista architettonico, vetrina di una memoria sia agricola che industriale dal punto di vista della funzione ospitata al suo interno nella parte dell’orto botanico. Mantenere l’elevata altezza dell’edificio per noi è fondamentale anche dal punto di vista della visibilità rispetto all’intorno e alla visuale dalla limitrofa tangenziale. Gli accessi sono da tre lati: oltre che dal parco vi si può accedere sia da via Rubattino sia da via Caduti di Marcinelle, entrambi dotati di parcheggi a raso. Dal punto di vista dei materiali di rivestimento abbiamo usato prevalentemente calcestruzzo, ferro e vetro e mattoni, proprio per un intento di continuità con la preesistenza.

Risulta immediatamente evidente la deviazione forzata del corso del Lambro avvenuta tra il 1914 ed il 1939, periodo in cui la zona ha subito una forte industrializzazione con l’insediamento di importanti poli produttivi, prima su tutti l’In-nocenti. Si nota facilmente come il tracciato delle strade presenti già nel XIX secolo sia rimasto in taluni casi invariato e che alcuni nuclei abitati che si collocavano lungo essi si siano sviluppati, diventando in epoca moderna parti integranti del comune milanese mantenendo tuttavia una identità di quartiere, come Lambrate stessa ed Ortica, oppure Redecesio, oggi frazione del co-mune di Segrate.

LambroCampiEdifici

RoggeStradaCanali

Area di ProgettoLambro CanalizzatoStrada FerrataNuclei Insediativi

Sede IstituzionaleScuolaEdificio di cultoAttività sportive

UniversitàCentro di ricercaIndustrieGrande distribuzione

Verde ParcoVerde AgricoloVerde Boschivo

FerroviaTangenzialeStrada ProvincialeVia Rubattino

1. Lambrate Inferiore2. Lambrate Superiore3. Casoretto

Analisi del contesto urbano Planivolumetrico

Confronto tra i tracciati agricoli nel Catasto Lombardo-Veneto (1854-58) e il disegno aerofotogrammetrico attuale dell’area di progetto

12Pianta piano terra, sezione longitudinale, prospetto sud-orientale - Scala 1:500

13Pianta primo piano , sezione trasversale, prospetto sud-occidentale - Scala 1:200

1. Ingresso2. Riproduzione catena di montaggio3. Sale di riproduzione video4. Salette multimediali5. “Le Macchine del Tempo”6. Officina per veicoli d’epoca7. Bookshop8. Spazio per mostre temporanee

2. Riproduzione catena di montaggio2.1. Passerella sopraelevata9. Aule didattiche10. Terrazzo

14Assonometria

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UnforkettableMI: progetto di riqualificazione urbana della periferia nord est di Milano

L’intervento si propone di riqualificare alcune aree situate nel nord est di Milano. Dopo le opportune analisi a scala territoriale - volte a conoscere e comprendere le problema-tiche e i punti di forza della zona da tutti i punti di vista - siamo entrate nel merito del progetto. Esso si sviluppa tra il “podio” della Stazione Centrale, le due aree comprese tra i binari prospicienti Viale Monza, l’isolato compreso tra Via Padova e Via Palmanova e prosegue lungo il Naviglio, includendo Cargo Hi Tech, il Parco della Martesana, Villa Finzi e gli spazi disegnati dai binari presso Via Sammartini. Si configura come una sorta di anello chiuso che trasforma gli elementi di cesura che attualmente sono percepiti come margini - il viadotto e la Martesana - in connessioni e punti di forza. Il fil rouge dell’intervento è dunque ricucire le parti della città che ad oggi non dialogano.La locomotiva dell’intervento è il food farming, inserito sotto al “podio”: il suo ingresso su Viale Monza è incorniciato da due torri adibite ad uffici e residenze. Sul fronte opposto si trova l’Agrimercato, un luogo di interazione, scambio e vendita. La piazza retrostante il mercato ospita bar, ristoranti ed altri luoghi commerciali, i quali si affacciano su un frutteto posto al centro. Proseguendo il viadotto ferroviario si giunge al Dipartimento di Agraria, il quale si pone come cerniera tra due parti di città prima divise da questo margine. È un complesso in grado di fondere il vecchio e il nuovo: alcuni edifici di pregio estetico sono stati riqualificati e adibiti ad aule studio, mentre le nuove costruzioni si integrano perfettamente con il contesto. La parte che si armonizza maggiormente con l’esistente è la biblioteca, che si trova al di sotto dei binari e crea un ambiente unico e suggestivo. Lungo il naviglio abbiamo rilevato una zona che ospita una funzione di prestigio non adeguatamente valorizzata dal contesto, Cargo HighTech. Per restituire a questa ex fabbrica il merito che le spetta abbiamo riqualificato l’area inserendo aree verdi in cui sostare. Riproponiamo la fusione tra vecchio e nuovo inserendo spazi per esposizioni temporanee sia all’interno dell’edificio posto a ridosso della Martesana sia all’interno dei padiglioni di nuova costruzione. Per dare visibilità all’ingresso di Cargo abbiamo posto una torre residenziale con commercio al piede. Seguendo il fil rouge del progetto, è stata posta una piazza urbana ribassata rispetto al livello della città che indirizza lo sguardo del fruitore verso il naviglio e il nuovo volto di Cargo. La pista ciclabile nel progetto, ora presente solo sul lato sud-est, è posta su entrambe le sponde e prosegue verso il nuovo Parco della Martesana, nel quale si attraversano svariate situazioni. Il visitatore può proseguire lungo il percorso ciclopedonale, sostare nel parco oppure dedicarsi all’attività sportiva, grazie alla presenza di campi da calcio e da basket ma anche di attrezzature per il fitness all’aria aperta. I confini del parco sono stati definiti da edifici residenziali con commercio al piede. Le due sponde sono state trattate in maniera differente: su quella nord ovest si trova un centro benessere adiacente ad un belvedere, al di sotto del quale prosegue la pista ciclabile. Un nodo importante della zona è creato da un edificio che sovrasta e abbraccia il naviglio, adibito a centro di ricerca e laboratori ludici. Prima di incontrare Viale Monza è presente un percorso fitness attrezzato. Per quanto riguarda il Parco di Villa Finzi, volevamo indicarlo come una possibile meta per trascorrere il tempo libero alla ricerca delle tradizioni: abbiamo, infatti, reso visitabile il Tempio della Notte, una ex ghiacciaia ipogea arricchita da colonne - un unicum nel suo genere a Milano. Un’altra caratteristica peculiare della Villa nell’Ottocento era la presenza del Fontanile Acqualunga che attraversava il parco. L’idea è quella di rievocare il canale creando un laghetto artificiale. Secondo noi un altro aspetto importante da migliorare è la fruibilità alle diverse ore del giorno, soprattutto la sera. Per questo abbiamo inserito nell’esedra di ingresso da Viale Monza alcuni locali.La pista ciclabile, più avanti, incontra altre situazioni disegnate dalla ferrovia, la quale delimita a nord ovest il Parco Sammartini. Questo accoglie un orto botanico e un giardino di inverno. Una particolarità del luogo è un percorso didattico ribassato all’aperto. La ferrovia diventa protagonista del paesaggio perché diventa un passaggio obbligato per poter accedere alle diverse aree. Abbiamo inoltre inserito nella biforcazione del viadotto dei bar. È presente un ulteriore accesso al food farming dal Parco Sammartini attraverso un ponte sulla Martesana.

1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015

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Sistema delle acque in Lombardia

Timeline dell’evoluzione progettuale

Raggi verdi milanesi Evoluzione degli spazi verdiRaggio verde 1 (Bicocca-Martesana)

Fiume Lambro

Parco Lambro

Ottagono

Via Melchiorre Gioia

Naviglio MartesanaBicocca

Villa Torretta

Planimetria generale

Parco Nord

PARCO TROTTER SISTEMA DEI NAVIGLI LOMBARDI

SISTEMA DEL VERDE LUNGO LA MARTESANAUNFORKETABLE MI

Continuare la rivitalizzazione al di sotto del viadotto attraverso l’inserimento di spazi per attività sportive indoor comunicanti con il Parco Trotter

2020

2025

2030

2015

Riqualificazione di aree in disuso lungo tutto il percorso delnaviglio

Ricollegare l’intera rete dei navigli tramite un percorso ciclopedonale

R1

MILANO

Como

VareseLecco

Bergamo

Cassano D’AddaTurbigo

Sondrio

Monza

Mantova

Brescia

CremonaPavia

Lodi

16

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31

5

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7

8

Mercati a km0

Agri-mercato

G.A.S. Acquisto solidale

0 5 10 20

Produttore Venditore Compratore

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4

5

EURO-KG

COSTO

GUADAGNO

Costo 0,60 cent Euro-kg

Prezzo finale 1.60 Euro-kg

Distanza

Tempo impiegato

10 kmmeno di 1 km

meno di 1 ora meno di 1 ora

Schema funzionale

Come si genera il prezzo per 1 kg di lattuga

Attività milanesi a KM 0

Pianta piano terra, prospetti e vista del “Triangolo” - Scala 1:500

17

0 5 10 20

FACOLTA’ DI AGRARIA

MILANO

EUROPA

5° U

nivers

ità di G

and (BE

LGIO)

3° Politecnico Federale di Zurigo (SVIZZERA)

4° U

niversit

à di Copenaghen (DANIMARCA)

2° Università di Reading (REGNO UNITO)

1° Università di Wagening (OLANDA)

ITALIA

FACOLTA’ DI AGRARIA

MILANO

5° U

nivers

ità di P

erugia 3° Università di Bologna

4° Un

iver

sità di Udine

2° Università di Modena e Reggio Emilia

1° Università di Torino

Facoltà di Agraria in Europa e in Italia

CARGO HI-TECH

Pianta piano terra, pianta piano tipo e prospetti della Facoltà di Agraria - Scala 1:500 Planivolumetrico, schema funzionale, prospetto e vista del Parco di Cargo Hi-Tech - Scala 1:500

18Planivolumetrico, sezioni e vista del Parco Martesana - Scala 1:500 Planivolumetrico, sezioni e vista del Parco Sammartini - Scala 1:500

Schema funzionale di Villa Finzi

19

Esperienza di tirocinio presso il CISA Palladio a Vicenza

Il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio è un centro di ricerca fondato a Vicenza nel 1958 che si occupa di storia dell’architettura. Tra le varie attività si occupa della digitalizzazione dell’archivio delle fabbriche palladiane ed in particolare del database delle tecniche costruttive. In ciascuna scheda, corredata di foto e indicazione planimetrica, viene descritta in maniera dettagliata ogni parte di ciascuna villa, la sua tecnica costruttiva ed i materiali che la compongono. Il database è strutturato in modo da poter facilmente confrontare le tecniche ed i materiali delle stesse parti in fabbriche differenti. Per ogni edificio vi è inoltre l’inquadramento territoriale, la storia e la cronologia dei restauri, completi di indicazioni bibliografiche e d’archivio. Durante la mia esperienza mi sono occupata nello specifico di Villa Pisani a Bagnolo, Villa Poiana e Villa Pisani a Montagnana: attraverso le indicazioni della dottoressa Damiana Paternò, l’assegnista di ricerca, ho potuto svolgere diverse attività nell’ambito della compilazione del database delle tecniche costruttive. Ho avuto la possibilità di visitare le suddette fabbriche di farne un rilevo fotografico accurato, nonché di prendere appunti sui dettagli materici e costruttivi. Ho, inoltre, redatto a CAD i disegni dei rilievi geometrici di Villa Pisani a Montagnana e Villa Pisani a Bagnolo, preparando con cura i k-plan da inserire nel database. Ho coadiuvato la tutor durante le ricerche di archivio presso la Soprintendenza di Verona cercando materiale utile all’approfondimento delle ville in esame. Ho contribuito, infine, alla descrizione delle schede delle pavimentazioni di Villa Pisani a Montagnana e di Villa Poiana e delle notizie storiche, dell’iter di restauro, degli elementi architettonici, delle scale, delle finiture e degli impianti storici di Villa Pisani a Bagnolo. Nell’ambito della mostra “Jefferson e Palladio, come costruire un nuovo mondo” ho eseguito i disegni per le mascherine illustrative di alcune opere architettoniche di Thomas Jefferson, Monticello, Pavilion III, Pavilion V e Pavilion VII.Posso affermare con certezza che l’esperienza presso la Fondazione sia stata positiva sotto tutti i punti di vista, soprattutto per la mia crescita formativa e professionale. Ho potuto vedere da vicino come si svolge la ricerca storica e archivistica sull’architettura del passato, quale sia nel concreto l’iter per il restauro di un bene architettonico, quali errori vadano evitati per rispettare il più possibile la compatibilità con i materiali originali e come essi venissero lavorati ed accostati nel sedicesimo secolo.

Esempio di scheda per database (Villa Pisani a Bagnolo)

REPORT 1 (ELEMENTI ARCHITETTONICI)

RIFERIMENTO PARTEPiano terra, ambienti PT07/PT06, PT07/PT08, PT02/PT01, PT02/PT03

TIPOPorta

MATERIALEPietra calcarea locale

DESCRIZIONE TECNICA COSTRUTTIVAPorte monumentali al piano terra le cui architravi e spalle sono costituite ciascuna da due blocchi monolitici affiancati che interessano l’intero spessore murario. I blocchi di pietra sono sagomati internamente per formare il limbello della porta. Tali elementi presentano modanature da entrambi i lati ed una cornice terminale modanata da uno dei due. Nell’ambiente PT02 (porte PT02/PT03 e PT02/PT11) l’architrave è sagomato ad assecondare la forma rotonda dell’abside. In alcuni punti è sono ancora riscontrabili segni di lavorazione a gradina.

K-map Villa Pisani a Bagnolo K-map Villa Pisani a Montagnana

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Monticello prospetto nord-est Pavilion III Pavilion VII Pavilion V

Disegni per la mostra Jefferson e Palladio, come costruire un mondo nuovo presso il Palladio Museum

PietraMattone intonacatoLegno intonacatoMattone rosso