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Nuove frontiere per la Storia di genere COLLANA SCIENTIFICA DELL’UNIVERSITÀ DI SALERNO

Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell'Agro Picentino

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Nuove frontiere

per la Storia di genere

COLLANA SCIENTIFICA DELL’UNIVERSITÀ DI SALERNO

Nuove frontiereper la Storia di genere

Volume II

a cura diLaura Guidi e Maria Rosaria Pelizzari

in co-edizione con

Proprietà letteraria riservata

© Università degli Studi di Salerno

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di

adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfi lm e le copie

fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa

in qualsivoglia forma senza l’ autorizzazione scritta dell’ Editore, a eccezione di brevi

citazioni incorporate in recensioni o per altri usi non commerciali permessi dalla

legge sul copyright. Per richieste di permessi contattare in forma scritta

l’ Editore al seguente indirizzo:

[email protected]

ISBN: 978-88-6844-000-8

Prima edizione: dicembre 2013

Comitato scientifi co: Aurelio Musi (Presidente), Natale Ammaturo, Laura Bazzicalupo,

Vitale Cardone, Giorgia Iovino, Mirella Vera Mafrici, Gisella Maiello, Laura Solidoro,

Concetto Paolo Vinci, Antonio Vitolo, Paola Volpe, Giuseppa Zanichelli

Responsabile della sezione di studi storici: Mirella Vera Mafrici

È previsto il referaggio anonimo

Sommario

Volume II Parte II. – Spazi e ruoli

I. Archeologia delle differenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13a cura di Mariassunta Cuozzo e Alessandro Guidi

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

Mariassunta Cuozzo e Alessandro Guidi

1. L’etnicità nella documentazione archeologica delle necropoli italiane

dell’età del ferro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

Alessandro Guidi

2. Classi di età, indicatori di ruolo e metodi

di analisi delle necropoli protostoriche nell’area tirrenica . . . . . . . . . . 37

Andrea Ziff erero

3. Maschile e femminile: dinamiche di genere nel Latium vetus

in epoca protostorica attraverso l’analisi delle sepolture infantili . . . . . . 59

Anna Maria Bietti Sestieri, Anna De Santis, Loretana Salvadei

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino . . . 77

Luca Cerchiai, Teresa Cinquantaquattro, Carmine Pellegrino

II. Possedere, gestire, governare:capacità patrimoniale e potere femminile nei secoli IX e X . . . . . . 95a cura di Tiziana Lazzari

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97

Tiziana Lazzari

1. Il patrimonio di Angelberga e la sua dislocazione territoriale . . . . . . . 105

Roberta Cimino

2. Ageltrude, l’altra regina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111

Paola Guglielmotti

6

Nuove frontiere per la Storia di genere – Volume II

3. Il dotario della regina Matilde di Sassonia e i confl itti con i fi gli Ottone

ed Enrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119

Giovanni Isabella

III. Ruoli e funzioni delle donne nelle minoranze dal Medioevoall’età contemporanea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127a cura di Ilaria Pavan e Alessandra Veronese

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129

Ilaria Pavan e Alessandra Veronese

1. La conversione di donne ebree a Firenze in età moderna . . . . . . . . . . 137

Samuela Marconcini

2. Tra mobilità e stanzialità. Le donne zingare nel Mediterraneo moderno . . 143

Elisa Novi Chavarria

3. Intimate Strangers: Slave Women as Wetnurses in Medieval Genoa . . . . 149

Christoph Cluse

4. Donne delle minoranze a Roma nel Rinascimento: ruoli, legami,

comportamenti. Prime ricerche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157

Anna Esposito

5. Essere “ebree”: la specifi cità triestina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165

Silva Bon

IV. Concealed faith or double identity?“Marranism” in the 19th and 20th centuries . . . . . . . . . . . . . . . . 173a cura di Paola Ferruta, Anna Dorothea Ludewig, Hannah Lotte Lund

Introduction . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175

Paola Ferruta, Anna Dorothea Ludewig, Hannah Lotte Lund

1. “Th ose who are afraid of water…” – Conversion as controversial

and conversational topic in the Berlin Jewish Salons around 1800 . . . . . 181

Hannah Lotte Lund

2. 19th Century Jewish Universalism and female social Commitment

from a French-German entangled Perspective . . . . . . . . . . . . . . . 187

Paola Ferruta

3. Marranism and identity construction

in Nineteenth and Twentieth-century German-Jewish literature . . . . . . 197

Anna Dorothea Ludewig

7

Sommario

V. Culture e pratiche femminili tra lavoro e sindacato . . . . . . . . . 205a cura di Gloria Chianese

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 207

Gloria Chianese

1. La “doppia fatica” delle donne: lavoro e famiglia.

Uno sguardo fra storia e memoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215

Maria Grazia Ruggerini

2. Lo scaff ale nascosto. Storie di lavoratrici insegnanti . . . . . . . . . . . . 221

Aurora Delmonaco

3. Le impiegate e il sindacato tra gli anni Cinquanta e Sessanta . . . . . . . 229

Emilia Taglialatela

4. Militanti e dirigenti del Novecento: tre biografi e di sindacaliste . . . . . . 237

Maria Paola Del Rossi

5. Le leghe femminili e il movimento operaio tra diffi denza e inclusione.

Il caso della Federazione tessile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 245

Fiorella Imprenti

6. Giulia Civita Franceschi e l’esperimento educativo della Nave Asilo

“Caracciolo” (1913-1928): una memoria da recuperare . . . . . . . . . . . 253

Maria Antonietta Selvaggio

VI. Genere e migrazioni nell’Italia del Novecento . . . . . . . . . . . 261a cura di Maria Rosaria De Rosa

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263

Maria Rosaria De Rosa

1. Donne e uomini nell’emigrazione da Avellino:

un confronto tra periodo liberale e periodo repubblicano . . . . . . . . . . 267

Nicola Guarino

2. Migrazioni interne e radicamento in città.

Esperienze di vicinato femminile nella Torino del boom economico . . . . . 275

Anna Badino

3. Le garanzie altrove. Le immigrate e il credito bancario

(Napoli, 1950-1960) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 283

Maria Rosaria De Rosa

4. Clandestinità e procedure di regolarizzazione. Italiani e italiane

in Francia (1945-1957) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 291

Rocco Potenza

8

Nuove frontiere per la Storia di genere – Volume II

VII. Vita quotidiana e cultura materiale nell’Italia del dopoguerra . . . 297a cura di Fabio Dei e Laura Savelli

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299

Laura Savelli e Fabio Dei

1. Vita quotidiana e ruoli di genere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 307

Laura Savelli

2. Oggetti inalienabili: memoria e identità delle famiglie attraverso

la cultura materiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 315

Matteo Aria, Fabio Dei

3. Storie straordinarie di oggetti ordinari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 323

Matteo Aria e Silvia Bernardi

4. Esposizioni fotografi che in famiglia: cronistorie visive e spazi domestici . . 333

Sabina Giorgi

5. Processi di demercifi cazione nella cultura domestica . . . . . . . . . . . . 341

Linda Cafarelli e Cinzia Ciardiello

VIII. Gli spazi delle donne nella criminalità organizzata meridionaletra XIX e XXI secolo: ruoli, pratiche, identità . . . . . . . . . . . . . 351Gabriella Gribaudi e Marcella Marmo

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 353

Gabriella Gribaudi e Marcella Marmo

1. Racconti al femminile di Cosa Nostra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 363

Alessandra Dino

2. Donne di ’ndrangheta: tra esclusione formale e partecipazione di fatto.

Il caso della faida di Seminara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 371

Ombretta Ingrascì

3. Sorelle d’omertà. Le donne, il carcere, la mafi a nelle storie

di alcune protagoniste della Sacra Corona Unita . . . . . . . . . . . . . . 379

Monica Massari

4. La rima amore/onore di Pupetta Maresca . . . . . . . . . . . . . . . . . 387

Marcella Marmo

5. Donne di camorra e identità di genere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 395

Gabriella Gribaudi

6. L’emergenza rosa. Dati e suggestioni sulle donne di camorra . . . . . . . . 403

Anna Maria Zaccaria

9

Sommario

7. Donne violente e donne criminali a Napoli nelle fonti

di polizia giudiziaria (1888-1894) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 409

Antonella Migliaccio e Iolanda Napolitano

8. Gli spazi delle donne nella criminalità organizzata meridionale

tra XIX e XXI secolo: ruoli, pratiche, identità . . . . . . . . . . . . . . . 417

Renate Siebert

Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 423

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazionidi genere nell’Agro Picentino

Luca Cerchiai, Teresa Cinquantaquattro, Carmine Pellegrino

Premessa

Il grande insediamento etrusco-campano identifi cato in corrispondenza dell’at-

tuale comune di Pontecagnano costituisce una delle più notevoli testimonianze

nell’ambito dell’archeologia italica e un caso privilegiato nella ricerca archeologica

in Campania115 grazie a un’attenta politica di tutela e a un sistematico programma

di ricerca intrapreso dalla Soprintendenza archeologica di Salerno in collaborazio-

ne con diverse Università e istituzioni italiane e straniere116.

Nell’ambito di tale progetto di ricerca a partire dalla fi ne degli anni Sessanta

è stata portata avanti l’esplorazione intensiva delle vaste necropoli che hanno re-

stituito fi no ad oggi quasi 10.000 tombe databili principalmente tra il IX e il III

sec. a.C. e contemporaneamente sono stati identifi cati i limiti dell’abitato antico

proteggendone con vincoli l’area centrale117.

Le necropoli di Pontecagnano off rono un osservatorio privilegiato di ricerca e

sperimentazione metodologica. In particolare, negli ultimi anni lo sviluppo di un

programma di ricognizione sistematica dei contesti tombali ha permesso la verifi ca

e l’ampliamento della documentazione precedente, arricchendo di nuovi spunti il

quadro disponibile e favorendo non solo la revisione degli aspetti di carattere tipo-

115 Nell’ambito del testo la premessa si deve a L. Cerchiai; i paragrafi 1 e 2 si devono rispettivamente

a T. Cinquantaquattro e C. Pellegrino.

116 Tra le diverse istituzioni coinvolte basti ricordare, in primo luogo, l’opera da oltre trent’anni

svolta dall’Università degli Studi l’Orientale di Napoli e dall’Università degli Studi di Salerno. A

queste istituzioni si sono affi ancati nel corso del tempo studiosi danesi (anni Ottanta-Novanta) e

negli ultimi anni l’Università degli Studi del Molise.

117 Cerchiai, L. Gli antichi popoli della Campania, Roma, Carocci, 2010.

78

I. Archeologia delle diff erenze

cronologico, ma anche l’approfondimento delle complesse dinamiche ideologiche

che presiedono alle strategie di rappresentazione collettiva nelle necropoli.

Come hanno dimostrato studi recenti, l’analisi sistematica delle necropoli ri-

vela l’esistenza, soprattutto in alcune fasi, di un sistema di rappresentazione fune-

raria complesso, non monolitico, al cui interno fattori normativi condivisi dall’in-

tera comunità si affi ancano alla valorizzazione di molteplici diff erenze connesse a

gruppi sociali o parti di essi e rivelate nel costume funerario dalle articolazioni di

status, genere, età e in alcuni casi anche da elementi riconducibili a dinamiche di

carattere etnico-sociale che si pongono talvolta in palese contrasto con le norme

comunitarie118.

Un momento cruciale è costituito dal passaggio tra la Prima Età del Ferro e

la fase Orientalizzante (seconda metà VIII sec. a.C.) che coincide, come è noto,

in Campania, con la ridefi nizione degli assetti e dei rapporti tra centri indigeni o

etruschizzati e la componente greca di Pithekoussai e Cuma: la transizione avviene

nel centro picentino all’insegna di una accentuata e intenzionale discontinuità

che investe le dinamiche territoriali, l’espressione funeraria e, forse, comporta, in

alcuni casi una accentuazione di dinamiche di carattere etnico-sociale.

Nell’ambito di questo complesso processo di transizione la rappresentazione

sociale delineata dall’analisi dei comportamenti funerari sembra dominata da una

accentuata dialettica tra norme condivise a livello collettivo e particolarismi di

gruppi o individui percepibili nella moltiplicazione delle diff erenze e delle artico-

lazioni nelle necropoli.

Le pagine che seguono sono dedicate alla valutazione di alcuni aspetti del

costume funerario che richiamano risvolti di carattere etnico-sociale e delle dina-

miche sociali a essi sottese, nell’ambito di una complessa intersezione con fattori

connessi al genere e alla classe d’età degli individui sepolti.

1. Pontecagnano e l’Agro Picentino

Come è stato anticipato nella premessa, Pontecagnano e l’Agro Picentino rappre-

sentano un contesto privilegiato per approfondire i fenomeni di interazione e di

mobilità che possono verifi carsi in ambiti territoriali caratterizzati dalla compre-

senza di aspetti culturali diversifi cati.

Nei decenni di passaggio tra la Prima Età del Ferro e l’Orientalizzante emer-

gono nella piana del Picentino e nell’entroterra collinare una serie di insediamenti

118 Cuozzo, M. Reinventando la tradizione. Immaginario sociale, ideologie e rappresentazione nelle

necropoli orientalizzanti di Pontecagnano, Paestum, Pandemos, 2003; Cerchiai, L. Gli antichi

popoli cit.

79

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

che, con peculiarità proprie, segnalano un nuovo assetto del territorio intorno al

centro villanoviano di Pontecagnano (Fig. 1).

Il quadro risulta ancora piuttosto frammentario, ma tale da evidenziare, in

particolare per i siti attestati lungo la valle del Picentino, la presenza di com-

ponenti indigene riconducibili, almeno in parte, all’orizzonte culturale irpino di

“Oliveto Citra-Cairano”119. Tale presenza, fi nora indiziata da singoli rinvenimenti

nelle necropoli di Monte Vetrano, il sito che controlla da Nord l’accesso alla piana

del Sele, e in maniera più consistente a S. Maria a Vico – dove però le attestazioni

non sembrano precedenti ai decenni di passaggio tra l’VIII e il VII sec. a.C. –, si

spiega all’interno di una complessiva riorganizzazione del territorio nel momento

in cui Pontecagnano, centro in crescente ascesa sullo scenario tirrenico, da un lato

agevola lo stanziamento lungo la valle fl uviale di nuclei di popolazione funzionali

al controllo del territorio e delle risorse dell’interno (Monte Vetrano, S. Maria a

Vico), dall’altro, marca il possesso della portualità costiera attraverso lo stanzia-

mento di Casella120.

Per quanto riguarda Pontecagnano, il modo esemplare con cui sono stati re-

gistrati i dati delle necropoli sin dall’avvio delle indagini sistematiche, agli inizi

degli anni Sessanta, consente accentuati livelli di approfondimento nello studio

della documentazione funeraria, da quelli più generali connessi alle dinamiche di

sviluppo delle necropoli e alle forme di aggregazione delle sepolture, agli aspetti

più specifi ci connessi, ad esempio, alla disposizione del defunto e del corredo,

119 Cinquantaquattro, T. Pontecagnano. II.6. L’Agro Picentino e la necropoli di località Casella, (AION

ArchStAnt, quad. 13), Napoli, Annali Istituto Orientale, 2001, pp. 119 ss.; Ead., “Montevetrano

(SA). Strutture del territorio e popolamento dell’Agro Picentino tra l’Età del Ferro e il periodo Orie-

talizzante”, in Nava, M.L. (a cura di) Archeologia preventiva. Esperienze a confronto, (Atti dell’incontro

di studio, Salerno 2009), Lavello, Osanna Edizioni, 2011, p. 109. Per una sintesi sulla cultura di

“Oliveto Citra-Cairano”: Bailo Modesti, G. “Oliveto-Cairano: l’emergere di un potere politico”, in

Gnoli, G.; Vernant, J.P. (a cura di) La mort, les morts dans les sociétés anciennes, Cambridge-Paris,

Cambridge University Press-Maison des Sciences de l’Homme, 1982, pp. 241-256; Id., “L’età del

ferro”, in Pescatori Colucci, G.; Cuozzo, E.; Barra, F. Storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia, Pratola

Serra (AV), Sellino & Barra Editori, 1996, pp. 33-48.

120 Sulla connotazione culturale di questi insediamenti e sulla distinzione tra il sistema “costiero”

e i siti dell’entroterra collinare cfr. Cinquantaquattro, T. Pontecagnano. II.6 cit., pp. 124 ss. Diver-

samente si pone la ricostruzione proposta in Bailo Modesti, G.; Gobbi, A. “Le genti delle dune e

del mare, le tribù delle colline: egemonia dei centri etruschi e ristrutturazione del mondo indigeno

in Campania nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.”, in Negroni Catacchio, N. (a cura di) L’alba

dell’Etruria. Fenomeni di continuità e trasformazione nei secoli XII-VIII a.C. Ricerche e scavi, (Atti del

IX Incontro di Studi sulla Preistoria e Protostoria in Etruria, Valentano-Pitigliano 2008), Milano,

2010, pp. 487-509, dove si tende a leggere il fenomeno come unitario, ma sulla base di elementi non

sempre certi – ad esempio le associazioni nella necropoli dell’Arenosola in prop. Campione – e con

un punto di vista poco attento all’articolazione diacronica.

80

I. Archeologia delle diff erenze

oppure alle forme di ritualità e di culto funerario non direttamente connesse alla

sepoltura121.

L’analisi delle necropoli dell’Orientalizzante Antico e Medio ha evidenziato

l’accentuato particolarismo dei gruppi elitari che, a livello più macroscopico, si

manifesta nella coesistenza/contrapposizione tra il modello del “principe-eroe” di

matrice greca, valorizzato da B. d’Agostino e L. Cerchiai a proposito delle tombe

926, 928 e 4461, e quello, proposto da M. Cuozzo, incentrato sull’esaltazione

della fi gura femminile ed esemplifi cato dalla T. 2465122.

L’individuazione di una serie di “segni” che assumono un signifi cato di carat-

tere “etnico”123 ha consentito di riscontrare l’integrazione all’interno dei sepolcreti

di gruppi estesi riconducibili alla facies di “Oliveto Citra-Cairano”. Si tratta so-

prattutto di ornamenti (Fig. 2.A-B), in particolare dei bracciali “ad arco infl esso”

caratteristici della cultura irpina, cui possono essere aggiunti i pendagli triangolari

o “a omega”. Non meno signifi cativo, anche se per molti aspetti più problematico,

è il repertorio vascolare (Figg. 2.C, 3), in cui sembra spesso assumere una valenza

di “segno” l’anforetta ad anse complesse, e poi lo scodellone con anse a pettine o

lunata, l’askòs.

121 Pellegrino, C. “Continuità/discontinuità tra Età del Ferro e Orientalizzante nella necropoli oc-

cidentale di Pontecagnano”, in AION ArchStAnt, n. 6 (n.s.), 1999, pp. 35-62; Id., La necropoli occi-

dentale di Pontecagnano. Uso dello spazio, gerarchie sociali, distinzioni di sesso ed età nel periodo orienta-

lizzante e arcaico, (Tesi di dottorato in Archeologia-Etruscologia, Università “La Sapienza” di Roma,

a.a. 2003); Cuozzo, M. Reinventando la tradizione cit.; Ead., “Ripetere, selezionare, distinguere nelle

necropoli di Pontecagnano. Il caso della tomba 4461”, in AION ArchStAnt, n. 11-12 (n.s.), 2004-

2005, pp. 145-154; Pellegrino, C. “Ritualità e forme di culto funerario tra VI e V sec. a.C.”, in AION

ArchStAnt, n. 11-12 (n.s.), 2004-2005, pp. 167-224; Bonaudo, R.; Cuozzo, M.; Mugione, E. et al.

“Le necropoli di Pontecagnano: studi recenti”, in Bonaudo, R.; Cerchiai, L.; Pellegrino, C. (a cura

di) Tra Etruria, Lazio e Magna Grecia: indagini sulle necropoli, (Atti dell’Incontro di Studio, Fisciano

2009), Paestum, Pandemos, 2009, pp. 169-208; Cuozzo, M.; Pellegrino, C. “Rappresentazione e in-

terpretazione: prospettive e problemi nella lettura delle necropoli”, in L’écriture et l’espace de la mort,

(Atti del Convegno, Roma 2009), in corso di stampa.

122 d’Agostino, B. “Tombe principesche dell’orientalizzante antico da Pontecagnano”, in Monumenti

Antichi, n. 49 (serie misc. 2.1), 1977, pp. 9-110; Cerchiai, L. “Una tomba principesca del periodo

orientalizzante antico a Pontecagnano”, in Studi Etruschi, n. 53 (n.s.), 1985 (1987), pp. 27-42;

Cuozzo, M. Reinventando la tradizione cit., pp. 199 ss.

123 Cuozzo, M. “Orizzonti teorici e interpretativi, tra percorsi di matrice francese, archeologia post-

processuale e tendenze italiane: considerazioni e indirizzi di ricerca per lo studio delle necropoli”, in

Terrenato, N. (a cura di) Archeologia teorica, (X Ciclo di Lezioni sulla Ricerca Applicata in Archeo-

logia, Certosa di Pontegnano 1999), Firenze, 2000, pp. 323-360.

81

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

2. Dinamiche etnico-sociali, articolazioni di genere

La presenza di singole sepolture o di interi gruppi di matrice irpina nelle ne-

cropoli di Pontecagnano consente oggi di aff ermare come l’ipotesi degli scambi

matrimoniali, proposta in un primo momento sulla base della più immediata

riconoscibilità a livello funerario della componente femminile – in virtù soprat-

tutto della parure ornamentale –, sia solo una delle possibili forme di integrazio-

ne intervenute nel complesso rapporto tra l’insediamento etrusco e le comunità

limitrofe124.

L’acquisizione del diritto alla sepoltura formale da parte di interi gruppi allo-

geni, dimostrato per la necropoli orientale, è stato verifi cato anche nella necropoli

occidentale del Picentino, evidenziando come questi fenomeni di integrazione,

tutt’altro che isolati, caratterizzino in maniera diff usa il tessuto sepolcrale a partire

dalla fi ne dell’VIII sec. a.C. (Fig. 4).

Le attestazioni forse più antiche provengono da uno scavo al margine nord-

orientale della necropoli (ex-Biblioteca) (Fig. 5.A)125. La T. 3879, databile entro la

fi ne dell’VIII sec. a.C., accoglieva la deposizione di una bambina (h. m 1 ca.) nel-

la cui parure si distingue un bracciale ad arco infl esso e altri ornamenti di bronzo

ricorrenti nell’ambito culturale irpino, come la goliera con estremità a rotolo e il

pendaglio “a batacchio”126. Analoghi “segni” si riscontrano nel corredo vascolare: nel

repertorio d’impasto sono indicativi lo scodellone ad ansa lunata, il boccale e forse

una brocchetta con collo cilindrico e con labbro fortemente svasato, che si associano

a una brocca d’argilla depurata a decorazione bicroma ricollegabile alla produzione

dell’area enotria, in particolare al Vallo di Diano (Fig. 7.H)127. Signifi cante è anche

la disposizione dei vasi ai lati del corpo, a diff erenza del costume diff uso a Ponte-

124 Cuozzo, M. Reinventando la tradizione cit., pp. 219 ss.; Ead., “Ancient Campania. Cultural in-

teraction, political borders and geographical boundaries”, in Bradley, G.; Isayev, E.; Riva, C. (a cura

di) Ancient Italy. Regions without boundaries, Exeter, University of Exeter Press, 2007, pp. 224-267.

125 I dati sulla prop. Biblioteca sono tratti da De Chiara, G. Pontecagnano – La necropoli in prop.

Biblioteca, (Tesi di Laurea discussa presso l’Università degli Studi di Salerno, a.a. 2001-2002).

126 Tra le fi bule è da segnalare la presenza di un esemplare ad arco ingrossato e staff a simmetrica che

rimanda ancora alla Prima Età del Ferro (d’Agostino, B.; Gastaldi, P. [a cura di] Pontecagnano. II. La

necropoli del Picentino. 1. Le tombe della Prima Età del Ferro, [AION ArchStAnt, quad. 5], Napoli,

1988, tipo 32C4), a conferma della datazione della tomba entro gli inizi dell’Orientalizzate suggerita

dal resto del corredo.

127 L’inquadramento tipologico della brocchetta d’impasto è reso problematico dall’estrema fram-

mentarietà dell’esemplare; un confronto può essere forse istituito con un esemplare di argilla da

Oliveto Citra, in d’Agostino, B. “Oliveto Citra. – Necropoli arcaica in località Turni”, in NSc, n. 18

(s. VIII), 1964, p. 76, n. 14, fi g. 36.

La brocca può essere avvicinata alla forma 2A di Yntema, D. Th e matt-painted pottery of southern Italy,

Galatina, Congedo, 1990, pp. 125 ss., fi g. 99.

82

I. Archeologia delle diff erenze

cagnano, che privilegia la zona ai piedi del defunto o le gambe, e che trova invece

riscontro, ad esempio, nelle necropoli di S. Maria a Vico e Montecorvino Rovella128.

Espliciti rimandi alla facies di “Oliveto Citra-Cairano” si hanno in altre due

sepolture databili entro l’Orientalizzante antico, pertinenti a una donna adulta (T.

3875) e una bambina (T. 3890), entrambe caratterizzate dal ricorso dei bracciali

ad arco infl esso. Nel corredo vascolare della donna, distribuito ai piedi e ai lati

del corpo, si segnalano una serie di forme in impasto non tornito – boccale, askòs confi gurato, scodellone carenato con ansa a maniglia, un’anforetta “tipo Ponteca-

gnano”, alcune scodelle con e senza ansa verticale –; in impasto fi ne è realizzato

un’oinochoe con ansa tortile e complessa decorazione sul corpo che, come vedre-

mo, rientra in una produzione documentata in analoghi nuclei funerari di Ponte-

cagnano e a S. Maria a Vico. Meno caratterizzato è il repertorio vascolare della T.

3890, in cui si segnala la presenza del boccale d’impasto.

Un’ulteriore suggestione scaturisce dal rinvenimento di una cuspide di lancia in

ferro tra i ciottoli della copertura della T. 3875, probabilmente riferibile all’off erta

dell’arma, confi ccata a guisa di sema sulla tomba, secondo un rituale inconsueto a

Pontecagnano, ma ricorrente, ad esempio, nella necropoli irpina di Bisaccia129.

Il dato costituisce un ulteriore elemento per inquadrare la presenza di que-

ste sepolture e ricostruirne il nucleo di pertinenza, probabilmente comprensivo

anche di fi gure maschili, che non traspaiono in maniera altrettanto evidente a

livello funerario in questo stadio ancora preliminare di analisi130. Resta da valuta-

re, ad esempio, l’integrazione all’interno del nucleo della sepoltura di un adulto

deposto rannicchiato sul fi anco destro, accompagnato solo da un’anforetta “tipo

Pontecagnano” collocata di fronte alla testa (T. 3878): l’assenza di ornamenti può

rimandare al costume maschile, mentre il seppellimento in posizione rannicchiata,

caratteristico di un ampio comprensorio territoriale che dalla Basilicata interna si

estende fi no alla Daunia, è comunque presente nella confi nante area irpina inte-

ressata dalla facies di “Oliveto Citra-Cairano”131.

128 Per Pontecagnano cfr. Cuozzo, M. Reinventando la tradizione cit., passim. Per S. Maria a Vico e

Montecorvino Rovella cfr. Cinquantaquattro, T. Pontecagnano. II.6 cit, pp. 102, 108-109, fi g. 44.

129 Bailo Modesti, G. “Oliveto-Cairano: l’emergere di un potere politico”, in Gnoli, G.; Vernant,

J.P. (a cura di) La mort cit. pp. 245-246. La presenza della cuspide di lancia in sepolture femminili

è documentata anche negli insediamenti di Monte Vetrano e Arenosola (Bailo Modesti, G.; Gobbi,

A. Le genti delle dune cit., pp. 497-498, nota 34), dove però non risulta ancora approfondito il loro

signifi cato in rapporto al rituale funerario e, in particolare, alla loro posizione nel contesto tombale.

130 Pesano, in particolare, l’assenza delle analisi antropologiche e il pessimo stato di conservazione

del vasellame ceramico, non ancora restaurato, e nel caso dell’impasto spesso ridotto a minuti fram-

menti.

131 Colucci Pescatori, G. “Cairano (Avellino). – Tombe dell’età del Ferro”, in Nsc, n. 25 (s. VIII),

1971, pp. 481-537, ad esempio le TT. XV e XIX.

83

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

Un’analoga provenienza dall’area medio-ofantina, o dalla contigua zona dau-

na, è stata evidenziata per un gruppo sepolto nei primi decenni del VII sec. a.C.

sul versante opposto della necropoli (prop. Gaeta) (fi g. 5.B)132. In esso sono state

distinte alcune sepolture femminili caratterizzate dalla deposizione supino-rattrat-

ta del corpo (TT. 6032, 6071 e forse 6033)133, in un caso associata a ornamenti

tipici della facies di “Oliveto Citra-Cairano”, come i bracciali ad arco infl esso, i sal-

taleoni, gli orecchini in fi lo di bronzo raddoppiato. Si segnala, come nel caso dello

scavo della ex-Biblioteca, la disposizione del corredo ceramico, che è collocato ai

lati del corpo, presso la testa o le braccia.

I casi degli scavi della ex-Biblioteca e della prop. Gaeta si discostano sensibil-

mente da quello emerso nella necropoli orientale di S. Antonio, dove le sepolture

tipo “Oliveto Citra-Cairano” mostrano rilevanti manifestazioni di esibizione fu-

neraria, sia attraverso la sontuosa parure ornamentale, sia nel complesso di segni

di prestigio connessi all’accentuazione dell’aspetto materno e del ruolo della fi gura

femminile nell’ambito familiare134.

Ciò può essere indubbiamente legato a scelte connesse al rituale funerario, ma

può essere altresì il rifl esso dei livelli diff erenziati in cui può realizzarsi il processo

di integrazione all’interno della comunità pontecagnanese. In questa prospettiva

rappresenta un elemento di complessità all’interno della prop. Gaeta la presenza

di una delle più antiche iscrizioni etrusche restituite dall’insediamento135. Si tratta

di un alfabetario comprendente le prime tre lettere, databile entro il terzo quarto

del VII sec. e proveniente dalla sepoltura di un infante (T. 6034), che non mostra

segni distintivi dal punto di vista “etnico”, quantunque in stretta relazione topo-

grafi ca con sepolture supino-rattratte risalenti alla generazione precedente (TT.

6032 e 6033)136.

In questo caso, è forse lecito chiedersi se non traspaia il tentativo di esibire

l’acquisizione della scrittura in virtù del carattere di prestigio che essa doveva ri-

132 Cinquantaquattro, T.; Cuozzo, M. “Relazione tra l’area daunia e medio-ofantina e la Campania.

Nuovi apporti archeologici”, in Pietropaolo, L. (a cura di) Sformate immagini di bronzo. Il Carrello

di Lucera tra VIII e VII sec. a.C., (Atti del convegno, Lucera 2000), Foggia, Claudio Grenzi Editore,

2002, pp. 132-138; Ead., “Elementi medio-adriatici dalla necropoli di Pontecagnano (SA)”, in I

Piceni e l’Italia medio-adriatica, (Atti del XXII Convegno Internazionale di Studi Etruschi ed Italici,

Ascoli Piceno-Teramo-Ancona 2000), Pisa-Roma 2003, pp. 261-267.

133 Per il tipo di deposizione della T. 6033 si veda Cuozzo, M.; Pellegrino, C. Rappresentazione cit.

134 Cuozzo, M. Orizzonti teorici cit., pp. 344 ss.; Cuozzo, M. Reinventando la tradizione cit., pp. 133 ss.

135 Cinquantaquattro, T. “Un nuovo alfabetario dall’Etruria campana: testimonianze di uso della

scrittura a Pontecagnano nel periodo orientalizzante”, in AION ArchStAnt, n. 11-12 (n.s.), 2004-

2005, pp. 155-165; Ead., in Rivista di Epigrafi a Etrusca (Studi Etruschi), n. 71 (s. III), 2005 (2007),

pp. 205-211.

136 Cuozzo, M.; Pellegrino, C. Rappresentazione cit.

84

I. Archeologia delle diff erenze

vestire nel corso del VII sec., e se essa non fosse sentita come uno strumento per

rivendicare l’integrazione nella comunità “etrusca”, secondo un modello che trova

più ampi riscontri in relazione alla successiva documentazione epigrafi ca di Pon-

tecagnano, con particolare riferimento al periodo compreso tra l’avanzato VI e il

pieno V sec. a.C.137.

Non mancano, comunque, nella necropoli occidentale del Picentino sepoltu-

re femminili emergenti e, al tempo stesso, riconducibili all’orizzonte culturale di

“Oliveto Citra-Cairano”. È il caso, ad esempio, di una sepoltura rinvenuta in un

recente scavo a Sud-Est di Via R. Sanzio (T. 9211), nello scavo della Promenade Archéologique (fi g. 4), caratterizzata da una articolato abbigliamento funerario che

rimanda all’orizzonte culturale irpino, comprensivo di bracciali ad arco infl esso e

di un complesso copriveste in bronzo di tipo piceno che scendeva dalla cintura138.

Immediatamente a Sud si collocano le tombe scavate da B. d’Agostino in

proprietà Erra III databili nel secondo quarto del VII sec. a.C. (Fig. 5.C): la sepol-

tura di una donna (T. 1827/1850), con bracciali ad arco infl esso, askòs e boccale

d’impasto, cui si aggiunge l’olla d’argilla con anse a piattello (Fig. 7.G), e quella di

un ragazzo di 12 anni (T. 1811), contrassegnato dall’attributo della lancia, in cui

ricorrono il boccale e lo scodellone con ansa lunata e apici confi gurati (Fig. 7.I)139.

Appena più a Sud si colloca lo scavo eff ettuato nel 1935 da A. Marzullo (pro-

prietà Bassano – palazzina 2), i cui materiali sono conservati al Museo Provinciale

di Salerno (fi g. 5.D)140. In almeno tre sepolture ricorrono bracciali ad arco infl es-

so (TT. 1/1935, 6/1935, 7/1935); più diff usi sono invece specifi ci tipi vascolari

come l’anforetta ad anse complesse, il boccale-poppatoio (Fig. 7.C), lo scodellone

ansato, l’anfora con il collo a imbuto (Fig. 7.B), le grandi olle da derrate in argilla

depurata di tradizione indigena.

In quasi tutte le sepolture del nucleo funerario è presente una specifi ca produ-

zione d’impasto caratterizzata dalla profusione della decorazione plastica. Si tratta

soprattutto di oinochoai (Fig. 7.F), che con una decorazione più semplifi cata tro-

vano ampio riscontro nel resto delle necropoli di Pontecagnano, ma non mancano

137 Pellegrino, C. “Pontecagnano: la scrittura e l’onomastica in una comunità etrusca di frontiera”,

in Della Fina, G. (a cura di) La colonizzazione etrusca in Italia, (Atti del XV Convegno Internazionale

di Studi sulla Storia e l’Archeologia dell’Etruria, Orvieto 2007), Roma, Edizioni Quasar, 2008, pp.

423-463; Cuozzo, M.; Pellegrino, C. Rappresentazione cit.

138 Un doveroso ringraziamento va alla dott. A. Iacoe, direttrice del Museo Archeologico Nazionale

di Pontecagnano, e alla dott. T. Grimaldi, che ha eseguito lo scavo, alle quali devo le informazioni sul

rinvenimento e la disponibilità a farne cenno in questa sede.

139 Bonaudo, R. Le necropoli cit., p. 183, nota 58.

140 Cerrato, A. Pontecagnano: la necropoli orientalizzante in prop. Bassano – Scavi museo provinciale

1935 (Tesi di Laurea discussa presso l’Università degli Studi di Salerno, a.a. 1997-1998).

85

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

altre forme vascolari come piattelli e coppe su piede (Fig. 7.D). Nello stesso tipo

d’impasto, infi ne, sono realizzate scodelloni e anforette che rientrano nelle tipo-

logie più consuete a Pontecagnano, a volte integrate da particolari desunti dal

repertorio culturale irpino (T. 6/1935; Fig. 7.E).

La ricorrenza di questo tipo di produzione ceramica, oltre che la stessa di-

slocazione, consente di inserire nello stesso nucleo funerario la T. 17/1935, ve-

rosimilmente pertinente a un maschio adulto per la presenza nel corredo della

cuspide di lancia e della tipica fi bula ad arco serpeggiante del tipo a “drago”. Il

livello della sepoltura è segnalato dai resti di una bacino a orlo perlinato e da una

coppa emisferica di bronzo, nonché da un cratere su piede di tradizione tardo-

geometrica (Fig. 7.A)141, che le caratteristiche dell’impasto e la tipica decorazione

a costolature del piede consente di inserire nella stessa produzione peculiare del

nucleo funerario.

Il repertorio ceramico restituito dal nucleo scavato da A. Marzullo trova

puntuale riscontro nell’insediamento di S. Maria a Vico, situato nell’immediato

entroterra picentino, che si struttura alla fi ne dell’VIII sec. e che mostra nella

produzione materiale caratteri ibridi in parte riconducibili alla facies di “Oliveto

Citra-Cairano”142. La registrazione di fenomeni di ibridismo che emergono nella

produzione vascolare, già segnalati da B. d’Agostino143, mostra la complessità delle

relazioni che intercorrono tra Pontecagnano e le comunità irpine, e pone in ma-

niera problematica una serie di interrogativi che investono non solo il signifi cato

delle scelte legate alle selezione di particolari forme nei corredi funerari, ma anche

l’organizzazione e il funzionamento delle offi cine artigianali.

Un ulteriore gruppo connesso all’orizzonte culturale di “Oliveto Citra-Caira-

no” è documentato in un settore sepolcrale che si sviluppa lungo la strada che dal

guado del Picentino conduceva all’abitato (prop. Sabbato I) (Fig. 4)144.

Nella parte occidentale (Fig. 6) un nucleo di sepolture si struttura intono

alla metà del VII sec. intorno a una coppia di giovani armati di lancia, mostran-

do nell’Orientalizzante Recente livelli diff usi di esibizione, forse senza eguali nel

141 La forma è ispirata agli esemplari pitecusani ( Buchner, G.; Ridgway, D. Pithekoussai I. La ne-

cropoli: tombe 1-723 scavate dal 1952 al 1961, [Monumenti antichi, serie mon. 4], Roma, 1993,

passim), che giungono anche presso le comunità indigene campane, come dimostrano i rinvenimenti

di Calatia (T. 194) e S. Valentino Torio (T. 168) per i quali si veda, da ultimo, Cerchiai, L. Gli antichi

popoli della Campania. Archeologia e Storia, Roma, Carocci, 2010, p. 51, con bibliografi a. Il cratere

di Pontecagnano si distingue per le costolature del piede che costituiscono uno dei tratti distintivi di

questa produzione d’impasto.

142 Cinquantaquattro, T. Pontecagnano. II.6 cit., pp. 102 ss.

143 d’Agostino, B. in Parise Badoni, F. (a cura di) Ceramiche d’impasto dell’età orientalizzante in

Italia. Dizionario terminologico, Roma, Fratelli Palombi Editori, 2000, p. 36.

144 Bonaudo, R. Le necropoli cit., pp. 180 ss.

86

I. Archeologia delle diff erenze

resto della necropoli. Nella parte sud-occidentale, un nucleo funerario diverso si

organizza contemporaneamente intorno a una coppia di tombe presso il limite

Sud-Est dello scavo (TT. 1877 e 1894). Non si conservano i resti ossei, ma le

dimensioni delle fosse, la profusione e il tipo di ornamenti consente di attribuire

le sepolture a donne di età giovanile o adulta. Il costume funerario mostra diversi

segni che rimandano alla facies irpina145: oltre ai singoli elementi della parure or-

namentale e del corredo ceramico, è opportuno sottolineare in questo caso anche

la disposizione del corredo vascolare, che nel caso della T. 1894 si allinea lungo

tutto il corpo, secondo l’uso già evidenziato nelle sepolture della ex-Biblioteca e di

Gaeta; se poi si considera la posizione degli ornamenti, decentrati lungo la sponda

della fossa, sul lato del corredo, raccolti in posizione anomala per una deposizione

supina, si può forse ipotizzare anche la deposizione rannicchiata della defunta.

Analoga connotazione culturale traspare nello sviluppo successivo del gruppo,

restituito dalle tombe dell’Orientalizzante recente poste immediatamente a nord,

lungo la strada. I “segni” si manifestano in maniera puntuale nell’ambito di un

costume funerario coerente con gli usi di questa fase, forse selezionati per richia-

mare in maniera simbolica l’origine del gruppo, in un contesto ormai di piena

integrazione.

In questa prospettiva, particolarmente indicativa è la presenza del bracciale

ad arco infl esso nella tomba di infante 1712, ma non meno rilevanti sono i “se-

gni” selezionati in due sepolture di donne adulte (TT. 1900 e 1895), la prima

con anforetta ad anse complesse e boccale d’argilla d’importazione probabilmente

dall’area medio-ofantina (fi g. 7.L), la seconda con un’anforetta d’impasto impor-

tata dall’area campana146.

Per concludere, la diff usa presenza di tombe e nuclei funerari riconducibi-

li all’orizzonte culturale di “Oliveto Citra-Cairano” rivela accentuate e variegate

forme di integrazione all’interno della compagine pontecagnanese, il che sollecita

un’ulteriore rifl essione sulla composizione complessiva della comunità e sulle re-

lative dinamiche di strutturazione nel corso dell’Orientalizzante. Particolare inte-

resse riveste il momento iniziale del fenomeno, che va inquadrato da un lato nel

contesto del popolamento dell’Agro Picentino nei decenni a cavallo della metà

145 Ivi, p. 181, fi g. 3.

146 Il boccale è confrontabile con gli esemplari appena più recenti da Lavello, ugualmente caratteriz-

zati dall’ansa sormontante, in Giorgi, M.; Martinelli, S.; Osanna, M. et al. Forentum I. Le necropoli

di Lavello, Lavello, Edizioni Osanna Venosa, 1988, pp. 149-150 (attingitoio tipo 1). Nella T. 1895

si segnala anche una brocca d’impasto a collo sub-cilindrico che trova puntuale confronto con un

esemplare da collezione probabilmente proveniente da S. Maria a Vico ( Cinquantaquattro, T. Pon-

tecagnano. II.6 cit., tav. 30.15).

87

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

dell’VIII sec. a.C., dall’altro va inserito nel più radicale processo di ristrutturazio-

ne dell’insediamento all’inizio dell’Orientalizzante.

Il quadro di conoscenze si è notevolmente arricchito negli ultimi anni grazie ai

rinvenimenti di Monte Vetrano147, che si colloca a nord del Picentino (fi g. 1), in una

posizione strategica eccezionale, a controllo della valle del fi ume, nonché allo sbocco

della Valle del Grancano, che conduce verso Fratte e la Campania settentrionale.

I dati della cultura materiale forniscono per Monte Vetrano un quadro com-

plesso, in cui emergono aspetti culturali diff erenti da quelli di Pontecagnano e al-

cune analogie con la necropoli di Casella, l’insediamento posto a controllo dell’ap-

prodo lagunare del “Lago Piccolo”, del quale è stata scavata parte della necropoli

databile negli ultimi decenni dell’VIII secolo148.

A Monte Vetrano i rapporti con i gruppi di facies “Oliveto Citra-Cairano”

sono esemplifi cati da alcuni singoli elementi, come l’anforetta ad anse complesse

dalla T. 114149. Nelle necropoli sono inoltre presenti ceramiche, armamenti e armi

che rimandano alla zona enotria, nonché importazioni da Capua e dalla Valle del

Sarno.

Ma la natura dell’insediamento e la sua apertura agli scambi è evidenziata

soprattutto dalle importazioni greche e orientali. Si segnala, ad esempio, lo sca-

rabeo del Lyre-Player Group edito da L. Cerchiai150 e il lebete di bronzo della T.

111, identico ad esemplari di Eretria151: il contenitore è utilizzato per contenere i

resti di un’incinerazione femminile, con una coppa a chevrons bruciata durante il

rituale, il che evidenzia il grado di apertura dell’insediamento a modelli ideologici

di stampo ellenico già a livello di terzo quarto dell’VIII sec. a.C.

Lo sviluppo di Casella e Monte Vetrano si inquadra nell’ambito del sistema di

relazioni che si sviluppa sulle coste campane in seguito allo stabilizzarsi della pre-

senza greca. In base ai dati al momento noti, pare altresì interessante evidenziare il

ristretto arco cronologico in cui si consuma la loro esistenza, considerando che essi

non sembrano protrarsi oltre l’inizio dell’Orientalizzante: sembrano, cioè, esaurirsi

in concomitanza con il processo di riorganizzazione dell’insediamento di Ponteca-

147 Su Montevetrano cfr. Cinquantaquattro, T. Pontecagnano. II.6 cit., pp. 95 ss., fi g. 36. Per i

rinvenimenti più recenti si veda Cerchiai, L.; Rossi, A.; Santoriello, A. “Area del Termovalorizzatore

di Salerno: le indagini di archeologia preventiva e i risultati dello scavo”, in Nava, M.L. Archeologia

preventiva cit., con bibliografi a; Cinquantaquattro, T. Montevetrano (SA) cit.

148 Cinquantaquattro, T. Pontecagnano. II.6 cit.

149 Cerchiai, L.; Rossi, A.; Santoriello, A. “Area del Termovalorizzatore di Salerno: le indagini di

archeologia preventiva e i risultati dello scavo” cit., fi gg. 18.A-B e 21.B.

150 Cerchiai, L.; Nava, M.L. “Uno scarabeo del Lyre Group da Monte Vetrano (Salerno)”, in AION

ArchStAnt, n. 15-16 (n.s.), 2008-2009, pp. 97-104.

151 Cerchiai, L.; Rossi, A.; Santoriello, A. “Area del Termovalorizzatore di Salerno: le indagini di

archeologia preventiva e i risultati dello scavo” cit.

88

I. Archeologia delle diff erenze

gnano, segnalato dalla completa dismissione delle necropoli della Prima Età del Fer-

ro, sostituite da nuovi ed estesi sepolcreti più a ridosso dell’abitato di età storica152.

Con tutta la prudenza del caso, e in attesa che siano portate a conoscenza le

numerose tombe inedite da Monte Vetrano, pare verosimile che la ristrutturazione

di Pontecagnano al passaggio all’Orientalizzante si inserisca in un processo di am-

pia portata, che comporta la defi nitiva rottura dei precedenti equilibri, e in cui il

riassetto della comunità su basi economiche e sociali rinnovate si accompagna alla

defi nizione di un nuovo rapporto con il territorio circostante.

Figura 1. La fascia costiera salernitana. In grigio i cordoni dunari fossili.

152 Bonaudo, R. Le necropoli cit., pp. 172-174.

89

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

Figura 2. Ornamenti tipici della facies di “Oliveto Citra-Cairano” a Pontecagnano (da

Cuozzo, Orizzonti teorici, cit., fi g. 8).

90

I. Archeologia delle diff erenze

Figura 3. Servizi vascolari della facies di “Oliveto Citra-Cairano” a Pontecagnano (da Cuoz-

zo, Orizzonti teorici, cit., fi g. 8).

91

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

Figura 4. La necropoli di Piazza Risorgimento (elaborazione da Bonaudo, Le necropoli,

cit., tav. 5).

92

I. Archeologia delle diff erenze

Figura 5.A: prop ex-Biblioteca; B: prop. Gaeta; C: prop. Erra III; D: prop. Bassano 1935

– palazzina II.

Figigura 6. prop. Sabbato I: il settore a ridosso della strada (da Bonaudo, Le necropoli, cit.,

tav. 6.A).

93

4. Dinamiche etnico-sociali e articolazioni di genere nell’Agro Picentino

Figura 7. A: T. 17/1935; B: T. 6/1935; C: T. 7/1935; D: T. 2/1935; E: T. 6/1935; F: T.

17/1935; G: T. 1850; H: T. 3879; I: T. 1811; L: T. 1900.