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FRANCESCO FORTINO L’ARTE A QUATTRO DIMENSIONI 1935-2013

Francesco Fortino (1935-2013). L'arte a quattro dimensioni. Catalogo delle mostre, Vogogna, 15 giugno - 12 ottobre 2014

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FRANCESCO FORTINO

L’ARTE A QUATTRO DIMENSIONI

1935-2013

Associazione Culturale Ossola Inferiore Comune di Vogogna

Parco Nazionale Valgrande

Carta Europea del Turismo Sostenibile

Francesco Fortino. 1935 - 2013L’arte a quattro dimensioni

Catalogo delle mostre:

Franceso Fortino (1935 - 2013). Opere scultoree nei cortili del castelloVogogna, castello Visconteo 15 giugno - 12 ottobre 2014

Franceso Fortino (1935 - 2013). Retrospettiva di un artista vogogneseVogogna, palazzo Pretorio 13 settembre - 12 ottobre 2014

Mostre organizzate dall’Associazione Culturale Ossola Inferiore

Catalogo:

Progetto grafico, impaginazione, testi e fotografie: Paolo Volorio

In copertina: Opera n. 10, acrilico su tela, cm. 110x90 - 2009in questa pagina: Nudo femminile, incisione seppia, cm. 28x38nella pagina seguente: Composizione astratta, acquerello su carta, cm. 33x24in quarta di copertina: quattro studi per Interazioni, legno in parte verniciato

Francesco Fortino (1935 - 2013)

L’arte a quattro dimensioni

1. Senza titolo, acrilico su juta, cm. 97,5x64,5 - 1969.

2. Banghok Crane, acrilico su juta, cm. 71x50.

3. Opera n. 16, acrilico, legno e metallo su tavola, cm. 60x90 - 1980.

Può apparire quantomeno insolito che il titolo di questa retrospettiva di Francesco Fortino (San Basile, Cosenza, 14/1/1935 – Vogogna, 22/11/2013) tratti di un’arte a quat-tro dimensioni. Le forme, qualun-que esse siano, artistiche o meno, possiedono tre dimensioni spaziali, mentre la quarta, il tempo, risulta di difficile rappresentazione, anche se l’espressione artistica, tanto moder-na quanto contemporanea, anno-vera movimenti ed artisti che hanno cercato di rendere il dato temporale attraverso il movimento: in partico-lare il Futurismo, esperienza a cui, non a caso, Fortino ha guardato con interesse traendone spunto per alcuni suoi dipinti.E invece nell’opera di Fortino l’ap-proccio quadrimensionale è pre-gnante, ed assume differenti con-notazioni, interessando tanto il dato espressivo quanto le modalità

tecniche. Abbiamo già in altra occa-sione, interpretando le sue sculture ‘informali’, parlato di una ‘quarta’ di-mensione, ravvisabile nella scultura dello spazio, ottenuta attraverso un processo di straordinario interesse che coinvolge direttamente il fruito-re e le sue alchimie percettive: non a caso l’artista le titolava, fin dalle prime opere, Interazioni, nel palese intento di far interagire lo spettatore come parziale creatore dell’opera. Aspetto, questo, di alto interesse, che ha caratterizzato il suo pensie-ro in tutta la carriera, e sul quale torneremo.Quattro dimensioni espressive ha praticato Fortino nella sua esperien-za estetica: pittura, scultura, grafica e fotografia. L’anonimo autore di un articolo comparso sul periodico “La voce della Dora” del 19801, quando l’artista risiedeva e lavorava ad Alpi-gnano, sottolineava come lui e suo

fratello costruissero personalmente gli strumenti di lavoro, “interessan-tissimi per la loro originalità e sem-plicità: una macchina fotografica co-struita a mano con cursori in legno, torchi e presse per stampare, stru-menti per formare, fino alla piccola fonderia per bronzo, terre e resine”. Una prassi di produzione artistica quindi vissuta nella piena consape-volezza che l’artista è soprattutto ar-tifex, artefice, e che l’opera è il risul-tato non solo della concezione ma anche e specialmente della concre-tizzazione di quest’ultima attraverso il saper fare, il quale cresce e si svi-luppa attraverso la sperimentazione e la padronanza delle tecniche.La ricerca, la sperimentazione sono stati il leitmotiv dell’opera di Fortino: egli stesso affermava, nel medesi-mo articolo, che la sua produzione “non è fine a se stessa, ma una se-rie di momenti di ricerca. Il suo è un

“L’arte è una sensazione che l’artista prova verso la natura e con umiltà e modi diversi cerca di interpretare e trasmettere agli altri”.

Francesco Fortino

passaggio culturale attraverso l’evo-luzione del concetto ‘arte e società’, un cammino che non percorre da solo, ma inserito in una società in continuo movimento, senza cano-ni fissi ma estremamente mutevoli, come mutevoli sono i fermenti socia-li in tutti i campi dell’attività umana. Mi parla del meccanismo, o meglio del dinamismo del figurativo: la figu-razione artistica non è il fossilizzarsi sulla produzione di un oggetto per bello che sia, è un anello di una pro-gressione di ricerca e di formazione senza limiti”.

Francesco Fortino giunge in Pie-monte poco più che ventenne per lavorare in una grande azienda, e dal 1960 si stabilisce ad Alpigna-no, piccolo centro nella immediata periferia della grande Torino indu-striale. Una Torino nella quale il fer-mento artistico è vitalissimo; egli ha già provato a dare espressione al suo spirito estetico da autodidatta, “giovanissimo dipingendo preferibil-mente fiori e paesaggi, utilizzando più istinto che tecnica”2. Alcune di

queste opere sono state riprodotte nel terzo volume di Arte Italiana per il mondo, e testimoniano di una ricer-

ma almeno in una tela (del 1980 e non in mostra) rappresentante quat-tro figure umane e due cavalli ram-panti, è evidentissimo l’influsso di Mario Micheletti, che in quegli anni riscuoteva grande successo anche in ambito internazionale. Altrettanto di rilevante interesse, non solo documentario, è un lavoro risalente al 1969 (fig. 1) orientato a un astrattismo geometrico in forme elementari, specie tondi e rettangoli,

ca ancora embrionale ma dai con-notati già chiaramente definiti. Da subito frequenta gli studi di diversi artisti torinesi3 “teso alla ricerca e alla elaborazione di nuovi dati figurali da inserire, in seguito, quando la sua mano diventerà più sciolta, in una nuova concezione dello spazio”4. Non è possibile individuare in questo scritto quali artisti abbia frequentato,

che caratterizzava l’opera del quasi coetaneo Paolo Righi5; e soprattutto alcuni piccoli bronzi con figure sof-ferenti e mitologiche (che però sono probabilmente da far risalire al perio-do tra il 1978 ed il 1980), direttamen-te debitrici delle modalità espressive

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di Adriano Alloati .Fortino era dunque in quegli anni alla ricerca di una nuova concezio-ne dello spazio: ma si può trattare lo spazio senza sperimentare la forma tridimensionale? Alla risposta nega-tiva Fortino fa seguire la decisione di iscriversi al Liceo Artistico e poi al corso di Scultura dell’Accademia Al-bertina, che frequenta nell’anno ac-cademico 1977-1978, conseguen-do nel settembre il diploma con votazioni davvero lusinghiere6.Gli anni tra il ’78 e l’80 devono es-sere stati quanto mai intensi: alla produzione di sculture prettamente figurative l’artista dovette affiancare una via del tutto informale, avendo già ben definito il concetto che sta alla base delle sue Interazioni, os-sia delle sue sculture ‘partecipati-ve’. Intervistato “dice di essere uno scultore e di avere lasciato la pittura fin dal tempi dell’Accademia; pro-duce però paesaggi su tela, quadri astratti, serigrafie, acqueforti, pan-nelli semoventi, strutture in legno, in marmo, in gesso, quadrimensio-nali”; alle sue opere non appone

titolo perché esso “condiziona il visitatore che deve invece godere della massima libertà nell’interpreta-zione dell’opera”7. Libertà non solo interpretativa, ma anche partecipati-va: alcune opere (che non abbiamo più, ma che l’articolo riproduce in due esemplari) comprendono parti mobili “che il visitatore può muove-

prontate ad una ricerca geometrico-compositiva di forme elementari lenticolari e circolari: la tela Banghok Crane (fig. 2) e il singolare Opera n. 16 (questa datata al 1980), che travalica il carattere bidimensionale del quadro per sconfinare in quello plastico della scultura; si tratta sicu-ramente uno di quei ‘pannelli semo-venti’ già citati, direttamente figliato dalle Interazioni (fig. 3). Sono queste le opere che Fortino propone nel nuovo sodalizio Gruppo “Opera ‘80”, costituito con Eduardo Rodà e Ferruccio d’Angelo, il quale si propone al pubblico in una mostra al sodalizio d’Arte Centroparete di Torino, dal 23 maggio al 1 giugno 1980.Quella mostra è occasione per rendere conto della sua ricerca nel campo della sperimentazione tecni-ca in massima libertà, fuori dai det-tami della moda e dal manierismo “per andare verso motivi d’espres-sione i più vicini possibile alla realtà della vita di tutti i giorni”. Chiarissima è la sua concezione aperta dell’ar-te: “pittura, scultura, grafica, ecc.

re, congegni che può azionare par-tecipando direttamente all’opera, poiché la partecipazione è uno dei presupposti del rapporto visitatore-artista”.A questo periodo risalgono cer-tamente due opere in mostra, im-

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non devono rimanere espressione culturale esclusiva dell’autore, ma possono e devono tendere ad es-sere un fatto culturale per tutti”; non a caso tra i suoi desideri v’è quello di aprire una scuola per trasmettere conoscenza e tecnica a giovani che si affacciano al mondo dell’espres-sione estetica. Partecipazione e sperimentazione: sono questi i due pilastri fondamen-tali dell’opera di Fortino. E per speri-mentazione egli non intendeva solo l’applicazione di differenti tecniche espressive, ma anche una estrema libertà stilistica, la possibilità di spa-ziare senza vincoli ‘manieristici’ nei linguaggi e nei soggetti della storia dell’arte, di cui aveva una conoscen-za profonda e chiara.Allora sia nell’ambito torinese che in quello ossolano, ove si trasferisce nel 1994, Francesco ha offerto tanto opere astratte cariche di un dinami-smo monocentrico di forma e colore che attinge chiaramente alla speri-mentazione futurista e post-futurista (come in Opera n. 10, Opera n. 11, Opera n. 12 e Labirinto del 2008-

2009), quanto lavori prettamente informali (fig. 6 e 7) dove nuclei ar-ticolatissimi di grumi di colore resti-tuiscono uno spazio caratterizzato da un movimento (e dal tempo, cioè dalla quarta dimensione) accen-tuato per mezzo contorti ‘nastri’ in chiare tonalità, che come fruste, te-stimoniano della frenesia nella realtà contemporanea. Soggetti, questi ul-timi, che aprono ad una linea speri-mentale di estremo interesse, dove assurgono al ruolo di rappresentanti dello spazio antiumano ‘contempo-raneo’ a cui l’artista contrappone un ‘umanesimo’ dichiaratamente espresso con l’inserimento, nella composizione, tanto di nudi classi-ci quanto di noti ritratti femminili di dame rinascimentali (come la Belle Ferroniére di Leonardo) (fig. 5), dei quali restano schizzi preparatori a matita di grande suggestione (fig. 4).Il potere ‘rigenerante’ della classici-tà, anche nella sua reinterpretazione rinascimentale, caratterizza un inte-ressante nucleo di busti (fig. 13, 14, 15) – dei quali è purtroppo impos-

sibile stabilire la datazione precisa – tanto maschili quanto femminili, realizzati in gesso successivamen-te dorato, patinato o colorato, o in legno, dai quali traspare la grande maestria di Fortino, tanto nella tec-nica quanto nella resa espressiva di volti, sia assorti in una platonica calma, sia colti da una improvvisa emozione interiore, assurgendo così a rappresentazione dei moti dell’ani-mo, piuttosto che dell’effigiato.Estremamente interessante è un’In-terazione (fig. 11-12) ottenuta at-traverso la scultura in un tronco di un inquietante, tormentato, volto maschile, sotto il cui mento Fortino ha intagliato un uovo – forma dal significato alchemico quanto mai complesso – che, a guisa di cuore scoperto, sporge in tutta la sua pla-sticità da un incavo trattato a corolla di fiore. Ai lati della testa maschile, lasciata al naturale, si librano due ampie e variopinte ali di farfalla dalla dominante azzurra del cielo libero, le quali costituiscono una sorta di scrigno del retro della scultura, lavo-rato a guisa di strumento musicale a

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corda. Scopriamo allora che il con-sueto rosone dello strumento musi-cale si apre invece ad uovo, quello stesso che il suono interiore dello spirito tormentato, simboleggiato dalle corde, ha estroflesso sul lato frontale della scultura. Forse non conosceremo mai a fondo il portato significante ultimo di questa scultura così coinvolgente, ma resta il fatto che essa condensa moltissime so-luzioni formali e tecniche di Fortino. In particolare una coppia di tele del 1998, Composizione e Opera n. 3 (fig. 9, 10), nelle quali egli raffigura proprio il soggetto della farfalla: nel-la prima l’insetto è rappresentato fuso con uno sfondo di campiture informali policrome, cui mi piace attribuire il ruolo di rappresentazio-ne del caotico ma rutilante mondo contemporaneo, nel quale l’anima-farfalla è, con ingenua gioia, com-pletamente coinvolta. Ben diverso invece il tono di Opera n. 3: la gio-ia policroma ha lasciato il posto ad un’atmosfera spenta verde-bluastra, dove le allegre e corpose campiture di colore di un apparentemente ru-

tilante realtà sono diventate secchi segni bicromi appena incurvati, e dove solo una lama di luce rappre-senta l’ancora di riposo e fiducia; il tutto poi è reso di un’intensità pene-trante dall’emergenza parziale di un profondo sguardo femminile trac-ciato a monocromo sull’ala di destra della grande farfalla: le ali sono poi inquietamente solcate da una ra-gnatela di vene, come le ritroviamo nella Interazione che abbiamo poco fa descritto.Il potere pregnante ed evocatore dell’anima che gli occhi possiedono è, in unione col tema della farfalla, uno dei soggetti privilegiati nell’ope-ra grafica – incisioni, acqueforti e se-rigrafie – di Fortino; assieme a quello dei volti e dei nudi femminili, spesso in interazione con geometrici corpi monocromi (preferibilmente tondi, ma non solo): non si tratta natural-mente di ‘ripetizioni in minore’ delle esplorazioni condotte nella pittura, ma invece di opere che testimonia-no la ricerca delle possibilità espres-sive dello strumento grafico; il quale, nella sua essenzialità, se non può

avvalersi della ricchezza tonale del colore (in Fortino quasi sempre otte-nuto con acrilico, tecnica difficile per la sua rapida asciugatura che non consente ripensamenti), è tuttavia in grado di sfruttare appieno la poten-za del segno.

Francesco Fortino amava definirsi, piuttosto che artista, “lavoratore che opera nel campo artistico”: ossia, esattamente, quello che un artista deve essere, e che Egli fu per tutta la vita. Paolo Volorio1 Così lavora un artista. L’opera di Francesco Forti-no, in La voce della Dora, 10 novembre 1980.2 Stefano Viridis, Il tempo libero tra torchi e sculture, in rivista non individuata (ritaglio conservato presso il suo archivio): rubrica ‘cronache di Alpignano’.3 Fortino Francesco, in Arte Italiana per il mondo, Torino, Celit, 1976, vol. 3, pp. 1370-1371.4 Ibidem, p. 1370.5 Righi era classe 1931, di Piombino ma trasferito a Torino. Cfr. Arte Italiana per il mondo, Torino, Celit, 1974, vol 1, pp. 586-587.6 Riporto i voti nelle varie materie: Scultura, 30 e lode/30 - Anatomia artistica 30/30 - Storia dell’arte 28/30 - Modellistica 30/30 - Tecniche della fotogra-fia 28/30 - Tecniche grafiche speciali 30/30 - Tec-niche della fonderia 30 e lode/30 - Tecniche del marmo 30 e lode/30.7 Articolo cit. alla nota 1.

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4. Studio per Astratto con figura fem-minile, matita su carta, cm. 10x24.

5. Astratto con figura femminile (La belle Ferroniére), acrilico su tavola, cm. 100x100.

6. Senza titolo, acrilico su tavola, cm. 100x100. 7. Semza titolo, acrilico su tavola, cm. 100x100 - 2011.

10. Opera n. 3, olio su tela, cm. 80x65 - 1998.

9. Composizione, olio su tela, cm. 80x65 - 1998.

8. Senza titolo, acrilico su tela, cm. 60x70 - 2012.

11-12. Interazione, legno e acciaio, acrilico, cm. 60x54x32.

13. Busto maschile, gesso patinato, cm. 23x19x42.

14. Busto maschile, gesso dorato, cm. 36x27x40.

15. Giovinetta, legno, cm. 17x19x31.

16. Studio per busto femminile, matita su carta, cm. 24x34.

17. Busto femminile, serigrafia su carta, cm. 50x70.

18. Senza titolo, serigrafia su carta, cm. 50x70.

19. Senza titolo, serigrafia su carta, cm. 50x70 (prova 2 di 3).

20. Senzatitolo, acquerello e olio su carta, cm. 76x56,5.

Mostre ed esposizioni:

Promotrice delle Belle Arti, Torino

Circolo Mondo Giovanile, Torino

Kings International Academy of Arts, TorinoPremio internazionale di pittura, Galleria “Il Trebbio”, Chivasso (TO)

Opera 80, Sodalizio d’Arte e Cultura Centroparete, Torino, 23 maggio - 1 giugno 1980

Sala Comunale, Alpignano (TO)

Susa (TO)

Centro culturale Cantalupa, Cantalupa (TO)

Galleria del Po, Collegno (TO)

8a Rassegna d’arte incisoria, Palazzo Pretorio, VogognaGalleria Labor Art, PiedimuleraArte Contemporanea - Interazioni, Centro Culturale ‘La Fabbrica’, Villadossola, 24 ottobre - 1 novembre 2009Scultura contemporanea tra le mura del Borgo, Vogogna, 7-22 maggio 2011

Milano Arte. Flussi Contemporanei. Zonak, Milano, 2-8 giugno 2012

Galleria Studio Ambre Italia, Milano, 9 - 31 maggio 2013Ossola Pub, Domodossola, 2013