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LA GENTRIFICAZIONE Strumenti ed effetti Indice: 1. Introduzione 2. Significato del termine Gentrificazione 3. Case studies : Melbourne/Sidney e Rotterdam 4. San Lorenzo 5. Conclusioni

Gentrificazione:strumenti ed effetti, studio sul quartiere romano di San Lorenzo

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LA GENTRIFICAZIONEStrumenti ed effetti

Indice:

1. Introduzione 2. Significato del termine Gentrificazione3. Case studies : Melbourne/Sidney e Rotterdam4. San Lorenzo5. Conclusioni

1 Introduzione

Quando nell'agosto 2010 il Sindaco di Roma, Giovanni Alemanno,propose di radere al suolo il quartiere periferico di Tor Bella Monaca peruna successiva ricostruzione presso gli adiacenti terreni, motivò laproposta con la seguente affermazione: “Bisogna avere.... il coraggio didare nuova dignità urbanistica alle periferie”1.La proposta fu avanzata in occasione della partecipazione del Sindaco aldibattito "Estetica delle città", nell'ambito della manifestazione CortinaIncontra, a Cortina.Dopo alcuni giorni anche il presidente del VIII Municipio, MassimilianoLorenzotti, sotto la cui competenza ricade Tor Bella Monaca, condivise esuffragò la posizione di Alemanno con l'affermazione: “É necessarioresponsabilizzare chi ci abita realizzando case a riscatto e non più casepubbliche che tutti si sentono autorizzati a sporcare e distruggere"2.Alemanno e Lorenzotti convenivano quindi sulla necessità di riqualificareTor Bella Monaca attraverso investimenti pubblici e privati, qualiinfrastrutture, servizi ed edilizia privata.Studiosi, attivisti e movimenti sociali utilizzano il termine Gentrificazioneper indicare quell'insieme di cambiamenti socio-culturali in un'area urbanatradizionalmente popolare o abitata dalla classe lavoratrice, risultantidall'acquisto di immobili da parte della classe media.Secondo questa corrente di pensiero, gli investimenti pubblici e privati (iprincipali attori della riqualificazione) sono uno dei cardini dellagentrificazione, che sebbene arricchisca un quartiere, non rende fruibilequesto arricchimento ai suoi residenti originari.Quest'ultimi sono invece spesso costretti ad abbandonare la loro residenzaa causa della incapacità economica di poter continuare a vivere nelquartiere, dove gli investimenti comportano quale logica conseguenza unsignificativo aumento del costo della vita.

Il mio interesse per la gentrificazione ha radici in una serie di cambiamentidemografici che notai durante il 2014, inerenti principalmente alcuneattività ed esercizi commerciali di Grønland, un quartiere di Oslo in1 http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/tor_bella_monaca_alemanno_demolirla_ricostruirla_sara_rivoluzione_d_

ottobre-179009.html

2 Ibidem.

Norvegia.

Grønland è un quartiere con un elevato tasso di immigrazione, i cuiresidenti sono principalmente provenienti dai Paesi arabi ed africani.Il quartiere è da molte tempo considerato dai Media e dalla popolazionenorvegese una zona problematica; il tasso alto di disoccupazione, lospaccio di stupefacenti, i numerosi eventi vandalici e di violenza, sono gliargomenti per il quale il quartiere viene menzionato da giornali e TV.Nonostante questa pessima fama, il quartiere è comunque frequentato damolti norvegesi, in quanto caratterizzato da una numerosa presenza diesercizi commerciali, in particolare negozi di generi alimentaricaratterizzati da prezzi della merce inferiori a quelli dei supermercatitradizionali norvegesi; questi negozi, spesso gestiti da famiglie turche ocurde, si trovano a pochi minuti dalla stazione ferroviaria di Oslo e dalcentro città.Durante il periodo trascorso in Norvegia, ho percorso frequentemente lestrade del quartiere, spesso trovandomi ad essere l'unico europeooccidentale presente in esercizi commerciali gestiti da eritrei, somali,turchi o libanesi.All'inizio dell'estate 2014, rimasi particolarmente colpito quando notaiche, di fronte un bar gestito da somali, era stata aperta una caffetteriafrequentata principalmente da studenti norvegesi e lavoratori svedesi;seguirono dopo qualche mese altre attività commerciali, per cuicaffetterie, locali e ristoranti soppiantarono in poco tempo Kebab House evecchi Pub.La nuova clientela principalmente composta da giovani norvegesi,tradizionalmente residente nei bei quartieri di Oslo ovest, stimolò alcuneriflessioni sulle motivazioni per le quali questi esponenti di una classemedia, benestante , frequentasse Grønland.Per altro, insieme ad una crescente presenza di nuove attivitàcommerciali, iniziava una migrazione di nuovi residenti norvegesi nelquartiere; quali erano le motivazioni di questo cambiamento?

Lo studio della Gentrificazione si occupa di dare una risposta alle cause eagli effetti delle migrazioni urbane; il termine Gentrificazione fu coniatola prima volta nel 19643 e venne ampiamente trattato nelle pubblicazioni diRuth Glass (1912–1990) , famosa sociologa inglese.

3 Ruth Glass, London : aspects of change, MacGibbon & Kee, London, 1964.

Le sue ricerche si occuparono dei cambiamenti demografici in atto aLondra, principalmente ad Islington, quartiere in cui la sociologiarisiedeva; Ruth Glass studiò la migrazione di molti lavoratori della Cityverso Islington, vicinissimo al centro finanziario della città.Molti importanti sociologi si sono dedicati allo studio ed all'analisi dellagentrificazione; questa tesi si occupa della teoria della gentrificazioneformulata da Ruth Glass e Neil Smith (1954-2012), ed esponesuccessivamente tre ricerche su processi di gentrificazione attualmente inessere.La prima ricerca fu condotta da Rowland Atkinson sulla gentrificazione diMelbourne e Sidney; la ricerca fu pubblicata nel 2011 per la AustralianHousing and Urban Reseach Institute4 e si occupava degli spostamenti dipersone e famiglie operaie dai quartieri gentrificati verso le periferie, delleconseguenze psicologiche e dei tentativi delle Autorità di difenderel'identità socio-culturale di questi quartieri con l'adozione di programmi diedilizia popolare.Gli autori della seconda ricerca furono Justus Uitemark e Jan WillemDuyvendak; pubblicata nel 20065, essa è di grande interesse in quantoanalizza il ruolo dello Stato nell'avviare e portare avanti un processo digentrificazione come forma di controllo sociale nei quartieri problematicidi Rotterdam.

La terza ricerca si è interessata alle condizioni sociali e demografiche delquartiere San Lorenzo di Roma, scelto sia per la sua vicinanza allaUniversità la Sapienza che per la sua decennale frequentazione da parte dellaureando.La movida notturna ed il conseguente degrado causato dai frequentatori notturni dei numerosi locali ed esercizi commerciali, è da più di un decennio una presenza costante delle cronache romane; diverse associazioni di residenti hanno richiesto alle forze dell'ordine un controllo più efficace per contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti, e far rispettare gli orari stabiliti per la vendita di alcolici. San Lorenzo è stato un quartiere storicamente proletario e per una lunga parte della sua esistenza ha visto una considerevole parte della sua 4 http://www.ahuri.edu.au/downloads/publications/EvRevReports/AHURI_Final_Report_No160_Gentrification_and

_displacement_the_household_impacts_of_neighbourhood_change.pdf

5 https://www.researchgate.net/publication/23539735_Gentrification_As_a_Governmental_Strategy_Social_Control_and_Social_Cohesion_in_Hoogvliet_Rotterdam

popolazione dedicarsi ad attività illegali.Negli anni '70 la apertura di sedi politiche della sinistra extraparlamentare, che in questo modo si inserii nel tessuto sociale del quartiere, rese San Lorenzo una zona sicura per le attività dei gruppi extraparlamentari, specialmente per “levarsi dalle calcagne” la polizia dopo i cortei per il centro di Roma.Non stupisce quindi che, dagli anni 70 in poi, il numero di studenti e dipendenti del polo universitario residenti a San Lorenzo sia aumentato considerevolmente, per cui anche grazie alla continua emigrazione di abitanti autoctoni verso le nuove periferie sulla via Tiburtina o ad est (Pigneto, Centocelle), ha cio' contribuito a rendere il polo universitario come la principale attività di reddito del quartiere, sostituendo lo storico Scalo Merci.Gli esercizi commerciali iniziarono quindi a rivolgersi ad una clientela composta per la maggior parte da studenti e non da un proletariato.

L'interesse del sottoscritto verso il fenomeno della immigrazione/emigrazione presente a San Lorenzo ha origine da una serie di cambiamenti osservati in un arco di tempo particolarmente breve.All'incrocio tra via dei Latini e via degli Umbri si trova il bar “Dei brutti”,un bar che dall'inizio del 2012 ha modificato la clientela abituale , precedentemente composta da lavoratori dipendenti, studenti politicizzati ed altri clienti appartenenti a sottoculture giovanili quali i Skinhead.Una persona che si trovasse oggi a bere un aperitivo nel bar, troverebbe unambiente decisamente diverso da quello appena descritto; oggi la clientela è principalmente costituita da studenti, solitamente fuori sede, molto poco attivi politicamente o totalmente disinteressati, coppie di giovani e meno giovani che trasformano questo angolo di San Lorenzo in un locale degno di Ponte Milvio. Questo cambiamento è spesso rilevabile in altri locali del quartiere e ciò dimostra quanto il tessuto sociale di San Lorenzo sia cambiato negli anni, da quartiere operaio a quartiere della movida.

La ricerca sociologica è stata condotta con una serie di interviste a residenti ed ex-residenti del quartiere.Ad essi è stato sottoposto un breve questionario sulla propria percezione del quartiere e su altri dati quali reddito, tipo di occupazione, etc.

Sono state poste delle domande mirate per meglio rilevare le opinione degli intervistati (per esempio se un intervistato è vissuto fin dalla nascita aSan Lorenzo e se critica le attuali condizioni di vicinato, se in passato tali rapporti erano migliori e i possibili motivi del peggioramento)La quasi totalità dei intervistati si è mostrata molto disponibile; il tempo medio concesso al sottoscritto per porre domande ed ascoltare le opinioni espresse è stato in media di 5-10 minuti.I dati raccolti non possono essere considerate significativi, in quanto raccolti principalmente nella parte “alta” di San Lorenzo (cioè quella che confina con la via Tiburtina); tuttavia le opinioni e i commenti si fanno notare per essere in gran parte concordanti sui temi principali trattati nelle conversazioni.La ricerca è divisa in due parti; nella prima verrà data una breve introduzione sulla storia del quartiere, nella seconda parte verranno analizzate le conversazioni avute con gli intervistati e infine verranno presentate le debite conclusioni.

2 Significato del termine Gentrificazione

2.1 Ruth Glass

“One by one, many of the working class quarters have been invaded by themiddle class - upper and lower ... Once this process of 'gentrification' starts ina district it goes on rapidly until all or most of the working class occupiers are

displaced and the whole social character of the district is changed “ Ruth Glass6

Con il termine Gentrificazione ci si riferisce alla migrazione di nuoviresidenti della classe media, caratterizzati da un elevato potere reddituale,verso quartieri abitati da famiglie e individui della classe lavoratrice(working class) caratterizzati da un reddito inferiore.Il primo studio di questo fenomeno fu condotto dalla sociologa ingleseRuth Glass agli inizi degli anni '60 del secolo scorso; Glass analizzò icambiamenti intercorsi alla composizione demografica ed ai prezzi dellecase della città di Londra, principalmente le modifiche avvenute nelquartiere Islington.Alla fine della seconda guerra mondiale, Londra presentava una strutturasociale ben delineata con un centro città abitato dalla classe media, ed unamoltitudine di quartieri operai intorno, l'area denominata Outer London, acui peraltro appartiene il quartiere di Islington.Il termine Gentrificazione deriva dalla parola Gentry (people of gentlebirth), termine che indicava la piccola borghesia agraria inglese; Glassreinterpretò il termine includendovi gli esponenti della classe media e laloro lenta espansione nei quartieri operai di Londra.

6 Ruth Glass, London : aspects of change, MacGibbon & Kee, London, 1964.

Osservando la mappa di Londra, risulta evidente la vicinanza di Islingtonalla City, e la ridotta superficie di quest'ultima rispetto agli altri quartieri;dalla fine degli anni '50 il quartiere di Islington fu soggetto ad una costantemigrazione dei lavoratori della City, attratti dal quartiere per due principalifattori, la vicinanza al posto di lavoro e il minor costo della vita. La presenza sempre più numerosa di giovani esponenti della classe media condusse inevitabilmente ad un continuo aumento dei prezzi delle case, costringendo quindi i residenti più poveri e le minoranze etniche ad abbandonare la loro comunità, rendendo sempre piu' appetibile il quartiereper le famiglie abbienti (processo di sradicamento).

Per comprendere al meglio la Gentrificazione si pensi a una fontana cheeroga acqua in più vasi; l'acqua che rappresenta la domanda immobiliaredella classe media si concentra in prima battuta nel primo vaso, ma conl'aumentare dei prezzi il vaso si riempie e l'acqua fuoriesce, andando ariempire il vaso adiacente.Non è difficile quindi comprendere come anche quartieri diversi, qualiHackney e Stoke Newington7, che non erano la prima scelta comeIslington, furono gentrificati dalla classe media.Questi cambiamenti socio-demografici sono stati oggetto di una grandequantità di saggi e ricerche, portate avanti principalmente da sociologiamericani ed inglesi, nei cui Paesi il processo è comparso prima degli altri.In quelle città' i cambiamenti causati dalla gentrificazione sono benvisibili, ed hanno cambiato la composizione sociale e di classe di interiquartieri; tali cambiamenti vennero spesso ritenuti dalle Istituzioni locali egovernative come positivi processi di rigenerazione, utilizzando iltermine Gentrificazione con una accezione positiva al contrario delpensiero di Ruth Glass.La sociologa era profondamente influenzata dal pensiero Marxista econsiderava la gentrificazione come un simbolo delle diseguaglianze edelle ingiustizie provocate dalle politiche e dal mercato immobiliarecapitalista; la creazione di ambienti urbani ad uso riservato della classesociale detentrice di capitale avvenne a scapito delle comunità e dellefamiglie della classe lavoratrice.Quali furono i fattori che facilitarono le migrazioni della classe media inquartieri tradizionalmente operai?Di certo l'aumento dei giovani adulti nella popolazione, l'elevata offerta diposti di lavoro ad alta specializzazione nel centro città , il costo proibitivodella vita in periferia e quello più basso in città, il desiderio di eliminare oridurre gli spostamenti lavoro-casa e l'accessibilità agli svaghi urbani;anche il cattivo stato di conservazione delle case in centro, per le quali nerisultava meno oneroso le ristrutturazioni che l' acquisto o la costruzione dinuove case in periferia risultò un fattore importante.

7 http://www.ft.com/cms/s/0/e3042586-1511-11e5-9509-00144feabdc0.html

2.2 Neil Smith e la Rent Gap Theory Un importante contributo allo studio della gentrificazione è quelloapportato dal sociologo Neil Smith; egli nasce nel 1954 a Leith in Scoziama cresce nella piccola città operaia di Dalkeith vicino ad Edimburgo,dove studierà Geografia interessandosi allo sviluppo urbano.Il suo contributo principale allo studio della Gentrificazione è laformulazione della Rent Gap Theory formulata per la prima volta in unapubblicazione di Neil Smith del 19798.La teoria è basata essenzialmente sulla misurazione della differenza tra ilvalore reale di un quartiere e il suo valore potenziale al "miglior uso";quando il gap complessivo è elevato, si ritiene che il quartiere subirà unagentrificazione, in quanto i privati identificheranno questa differenza comeun'opportunità economica; l'aumento dei prezzi delle abitazioni è quindiuna causale e non un effetto della gentrificazione.Un contributo alla Rent Gap Theory venne dal sociologo svedese Clark nel19959, che incluse tra le cause di formazione del gap le pressionieconomiche iniziali nel disinvestire in un quartiere, in quanto il valore delquartiere si allontanava dal suo valore potenziale al "migliore uso" fino aquando il valore risultava essere cosi basso da essere "destinato" ad esseregentrificato.La Rent Gap Theory presentava la gentrificazione non più solo come unprocesso di consumo, bensì come un processo di produzione, dando vitanegli anni '80 ad un aspro dibattito tra gli esponenti delle due diverseposizioni.Per la Consumption-side perspective la gentrificazione era un' effetto delcambiamento culturale e sociale della società moderna, per cui il passaggioda una società industriale ad una società di servizi aveva indotto lamigrazione di un elevato numero di professionisti (i Gentrifier), attiratidalla vita cittadina e stanchi della monotonia dei sobborghi urbani.I sociologi della Production-side perspective enfatizzavano invece il ruolodel capitale e degli agenti privati e pubblici nel creare spazi gentrificabili:in una ricerca del 2005, “Gentrification before Gentrification: the plight ofPilsen in Chicago”, John Betancour esaminò un processo di

8 Neil Smith, Toward a Theory of Gentrification A Back to the City Movement by Capital, not People", Journal of theAmerican Planning Association 45 (4): 538–48, 1979

9 http://www.sfu.ca/geog452spring00/project3/m_rent.html

gentrificazione di questo tipo analizzando il quartiere Pilsen di Chicago10.Secondo Betancour gli investitori privati avevano utilizzato il fascino dellacultura messicana per promuovere la gentrificazione del quartiere; Pilsenera infatti un quartiere di Chicago che all'inizio del 2000 era caratterizzatodalla presenza di una numerosa comunità messicana-statunitense.La posizione del quartiere, vicina al centro di Chicago, rese quest'area attraente per investitori privati e pubblici; la costruzione del nuovo campusuniversitario della University of Illinoise of Chicago, fu la prima di una serie di investimenti privati e pubblici nell'area, che ne promosse l'immagine.La Città di Chicago iniziò a promuovere Pilsen con un piano diinvestimenti nel settore turistico; il quartiere venne definito come “cuoredella cultura messicana nel midwest”, un quartiere esotico, “kitsch”, incontinuo movimento, rendendone non solo desiderabile la visita turisticama addirittura la residenza.A seguito di queste politiche di promozione, il potential ground rentaumentò notevolmente, rendendo proficuo l'investimento dei privati sulterritorio; gli investimenti furono indirizzati nella conversione degliappartamenti della classe lavoratrice ad appartamenti per la classe media,per la costruzione di negozi e di nuovi complessi residenziali.Studi successivi sull'argomento hanno provveduto a validare entrambe leprospettive; citando le parole di Tom Slater, discepolo di Neil Smith: “Itdoes not matter whether production or consumption is viewed as moreimportant in driving gentrification, so long as neither is completelyignored”11.

10 http://s3.amazonaws.com/zanran_storage/www.uic.edu/ContentPages/5278471.pdf11 Slater, T, 'Gentrification of the City' in G. Bridge and S. Watson, The New Companion to the City (Oxford:

Blackwell) p 575, 2011.

3 Case studies : M elbourne/Sidney e Rotterdam

3.1 Melbourne e Sidney.

Le prime ricerche sul fenomeno della gentrificazione in Australia furonocondotte dalla Center for Urban Researcgh and Action, che nel 1977pubblicò uno studio che evidenziava come il 45% degli abitanti deiquartieri centrali di Melbourne fossero stati costretti a cambiare residenzaa causa dell'aumento del canone di locazione12.La migrazione della classe lavoratrice ai margini delle città divenne con iltempo sempre più comune, ed è difficile quantificare il numerocomplessivo delle persone dislocate dalla gentrificazione: tale migrazionenon solo ha reso difficile trovare manodopera non qualificata nei quartiericentrali ma ha gravi effetti sulla salute di chi deve emigrare da un quartieree una comunità in cui è cresciuto.La ricerca del sociologo Atkinson e collaboratori sulla gentrificazione inAustralia esamina i grandi cambiamenti in atto nelle due città principalidel Paese, Sidney e Melbourne; entrambe sono attualmente oggetto digrandi trasformazioni della composizione socio-demografica dei loroquartieri centrali, trasformazioni per le quali Atkinson si pone duedomande: 1. Quale è il costo sociale ed economico che le comunità dei quartierigentrificati stanno pagando?2. Qual è la risposta dello Stato e del governo federale nella richiesta dialloggi a prezzi accessibili (Affordable Housing)?

12 Center for Urban Researcgh and Action, Displaced: A study of Housing Conflict in Melbourne s Inner city, 1977.

3.1 Melbourne e Sidney.

I quartieri di Melbourne scelti per la ricerca furono Maribyrnong eNorthcote, entrambi i quartieri si trovano dieci chilometri dalla CentralBusiness District (CBD) della città.Pur non essendo vicini, essi erano caratterizzati negli anni '90 da una realtàsocio-economica molto simile; abitati principalmente da persone apparteneclasse lavoratrice, nel periodo tra 1996 al 2006 furono caratterizzati da unaumento sensibile di residenti professionisti, manager, amministratorilaureati con un bachelor (dal 14% al 27%): era evidente che la vicinanzadella CBD induceva gli esponenti della classe media ad acquisireproprieta' causando un marcato aumento del costo delle abitazioni.I quartieri oggetto della ricerca relativa alla città di Sidney furonoMarrickville e Concord; le loro composizioni demografiche e socialierano simili a quelle dei quartieri di Melbourne e similmente nel periodotra il 1996 e il 2006 furono caratterizzati da un aumento marcato diabitanti della classe media.La ricerca si basa sulle testimonianze dirette delle persone residenti neiquartieri di Melbourne e Sidney, migrate in seguito alla gentrificazione.

3.2 Costi sociali ed economici

La gentrificazione provoca una sensibile pressione economica sui residenticon basso reddito (proprietari ed affittuari) tramite diversi meccanismi; ilpiù importante è ovviamente l'aumento del costo degli affitti, motivatodall'adeguamento dei prezzi da parte dei proprietari, alla capacità redditualidei nuovi acquirenti della classe media.A conferma di quanto sopra, tutti i partecipanti alla ricerca hanno dovutolasciare la propria comunità, soggetti a forti pressioni quali richiestemensili di adeguamento del canone di locazione; la maggior parte degliintervistati hanno evidenziato la responsabilità dei Tenant's Landlords (iproprietari degli edifici/appartamenti), spesso criticando la mancanza dicontrollo nel mercato dei prezzi delle case da parte dello Stato, esibendospesso frustrazione e rabbia.“I think it should be illegal to have [the price war thing]. I think really it’sone of the factors in our area that pushes the prices up (...)I can see veryfew people that can afford that sort of carry-on. And I think it putspressure on families and (…) I think that they should bloody stop it. (A11,

Melbourne)”La Tenants Union di Melbourne rende ben visibile il problema:“The common misconception that people have is that you can challenge arent increase if it’s significantly bigger than your current rent. That’s nottrue, it is market-based. So the assessment we would make is, at the end ofthe increase, is this still within the market parameters? And quite often itis” (A12, policy-maker, Melbourne, Tenant’s Union Victoria).La pressione economica ha un'effetto indotto sulle altre spese e sullacondizione psicologica degli inquilini, spesso costretti a mantenere unbasso profilo per paura che il Landlord possa aumentare il costo dell'affitto.Ciò rende difficile che l'inquilino possa sentirsi confortevole in casa, egli èspesso angosciato dall'idea di essere costretto ad abbandonare la propriaabitazione davanti ad un eccessivo aumento del canone di locazione econseguentemente i suoi rapporti con la comunità si deteriorano; che sensoha stabilire dei rapporti di conoscenza se quei stessi rapporti sono soggettialla capacità di pagare un affitto?

3.3 Subire la gentrificazione

Molti degli intervistati testimoniano come l'esperienza di venire “Pricedout” dai quartieri e dalle comunità dove hanno vissuto sia stata una delleesperienze più negative della loro vita, e delle loro successive difficoltà nelricomporre la propria vita quotidiana, in una strada diversa, tra personesconosciute.Per molte delle persone costrette a lasciare il proprio quartiere lagentrificazione ha contribuito alla perdita della diversità e dell'autenticitàdelle aree in cui erano cresciuti.“I feel a bit sad about it, to be honest with you (…) having been in thatarea (Leichhardt) for such a long time in my life, (...)I’ve seen it becomejust so gentrified and so yuppiefied that it’s really quite becomehomogenised as well. That’s the saddest thing of all. And the fact that youjust don’t see too many different faces in the crowd anymore. What itmeans also is that those migrant groups have had to move out and go tocheaper places to live because it’s now too expensive to rent in those areas(B4, Sydney)”Bisogna inoltre considerare che per molte generazioni della stessafamiglia, che vivevano spesso a poche strade l'una dall'altra, il ritrovarsi inquartieri dall'altra parte di Melbourne e Sidney, rende complicato l'incontrocon parenti, che nelle famiglie della classe lavoratrice sono di solito lepersone con cui si passa il tempo libero.La ricerca di una nuova casa era spesso difficile, molti cercavano ditrovare un appartamento nei quartieri confinanti a quello d'origine solo perpoi trovarvi in atto gli stessi processi di gentrificazione che avevanocausato la loro migrazione, costringendoli a spostarsi di nuovo. Le difficoltà che incontravano non erano solo causate dalla gentrificazionecome fenomeno di migrazione urbana, ma anche dalla mancanza di ediliziapopolare; sia Melbourne che Sidney erano state interessate da tradizionaliforme di gentrificazione collegate all'espansione del settore dei servizi,all'aumento del numero di lavoratori specializzati ed alla domanda diimmobili; questa pressione si era fatta particolarmente sentire nei quartiericonfinanti con il centro città.

3.4 Politiche di governo

Sebbene le amministrazioni locali australiane non avessero il dovere di provvedere ad appartamenti di edilizia popolare per i ceti sociali più deboli, diverse autorità locali dei quartieri soggetti a gentrificazione di Melbourne e Sidney implementarono politiche abitative atte ad incoraggiare la costruzione di edilizia popolare e in due casi parteciparono direttamente alla costruzione di tali abitazioni.Il Marrevick Council di Sidney pubblicò nel 2009 un documento intitolato “Affordable Housing Strategy”13 in cui fu elaborata una nuova politica abitativa locale; il consiglio poteva proporre piani urbanistici e collaborare con costruttori privati, ma non aveva il potere di implementare tali piani in quanto la partecipazione dei costruttori era su base volontaria.In un intervista condotta dai ricercatori con un membro del consiglio di Moreland, Melbourne, fu appurato che la mancanza di poteri coercitivi nei confronti dei costruttori privati era fonte di frustrazione in molti consigli locali, unita ad una radicata convinzione che fosse compito dello Stato e non dei consigli comunali provvedere all'edilizia popolare.Lo Stato Australiano ha infatti la responsabilità di provvedere ai diritti fondamentali del cittadino, tra cui compare il diritto ad una casa, di cui si occupa la Department of Social Services (DSS) con il programma National Rental Affordability Scheme (NRAS).La NRAS consiste in un contributo di 8000 dollari australiani per abitazione che viene garantito ai fornitori di alloggi ogni anno per dieci anni, a condizione che le abitazioni vengano affittate a cittadini appartenenti alle fasce sociali piu deboli e che il costo dell affitto rimanga almeno del 20% al di sotto dei prezzi del mercato.Nello stato del New South Wales, in cui strova Sidney, fu attivato nel 2009La State Enviroment Planing Policy (SEPP) che, pur non esplicitamente implementato per contrastare la gentrificazione, cercava di promuovere la costruzione di edilizia popolare dentro Sidney, un territorio dove gli incentivi finanziari del NRAS non potevano bastare.La SEPP si distingueva dal NRAS poichè finanziava direttamente la costruzione delle abitazioni e non i locatori, potendo quindi risultare decisiva nell'offerta di abitazioni di edilizia popolare nella città di Sidney.Un ulteriore passo avanti fu effettuato dal governo dello stato del Victoria, 13 http://www.cityofsydney.nsw.gov.au/__data/assets/pdf_file/0010/127369/affordable_rental_housing_strategy_amen

dments_FINAL_180510.pdf

dove si trova Melbourne, con il piano urbanistico Melbourne 2030 del 200314.Il piano Melbourne 2003 fu arricchito nel 2006 dal Direction Six, incentrato sulla costruzione di nuovi edifici per assicurare la disponibilità di affitti a basso costo ai lavoratori non qualificati della città, che con i cambiamenti demografici dei ultimi anni erano stati costretti a trasferirsi nelle periferie.Un esempio di costruzione di nuovi edifici di questo tipo fu la costruzione di un edificio nell'area del porto (Dockland), il 60% degli appartamenti fu affittato ai lavoratori non qualificati di Melbourne.

Secondo Atkinson la gentrificazione aveva chiaramente modificato la demografia delle due metropoli e aveva colpito particolarmente coloro che non erano capaci di far fronte agli shock economici derivati dal continuo aumento dei prezzi del mercato immobiliare.Gli intervistati erano tutti impauriti dall'idea di dover abbandonare le loro case, e chi invece era già stato costretto a farlo non nascondeva la tristezza nell'aver abbandonato quartieri in cui erano cresciuti e che amavano, e la loro rabbia verso il mercato immobiliare e i locatori.Per molti intervistati il settore privato era incapace di fornire abitazioni a prezzi accessibili, mentre lo Stato era poco presente nell assicurare un diritto ai suoi cittadini.

14 http://www.dtpli.vic.gov.au/__data/assets/pdf_file/0005/228299/2030_complete.pdf

3.Rotterdam

“Gentrification as a governmental strategy: social control and social cohesion in Hoogvliet, Rotterdam” è il titolo di uno studio pubblicato da Justus Utemark e Jan Willem Duyvendak per la Amsterdam School of Social Science Research (ASSSR) nel 2006.La ricerca si occupava dei cambiamenti nelle politiche abitative della città olandese di Rotterdam e di come le istituzioni pubbliche, lo Stato e le Housing Associations abbiano promosso la gentrificazione nei quartieri disagiati della città, quali ad esempio Hoogvliet.Negli ultimi venti anni le politiche abitative di Rotterdam sono state oggetto di grandi trasformazioni, che i due ricercatori suddividono in tre fasi.Nella prima fase, dagli anni '50 alla fine degli anni '80, il governo nazionale finanziò la spesa sostenuta dalle amministrazioni comunali per la costruzione di edilizia popolare, considerata dalle varie amministrazioni social democratiche che si susseguirono a Rotterdam un servizio essenziale; vennero costituiti enti pubblici, denominate Housing Associations, che avevano il compito di agire come intermediari tra l'amministrazione comunale ed i residenti, rappresentando gli interessi di questi ultimi.La seconda fase iniziò dalla fine degli anni '80 e terminò nei primi anni del2000; nel 1989 le Housing Associations smisero di ricevere finanziamenti pubblici ma ottennero più poteri nella formulazione di progetti di edilizia privata e pubblica, diventando di fatto delle associazioni private che perseguivano ancora uno scopo pubblico.Questa apertura verso il mercato corrispondeva ad una crescente scetticismo del governo verso l' edilizia popolare; secondo il governo essa era strettamente collegata con il disordine sociale, per cui i quartieri popolari con la concentrazione di famiglie e individui delle classi piu' deboli erano considerati i meno vivibili.Per questo motivo il governo iniziò ad incoraggiare la costruzione di appartamenti privati, allo scopo di ottenere una composizione sociale più bilanciata in ogni quartiere.

Nella terza fase, iniziata nei primi del 2000 e ancora in atto, si assiste ad un drastico cambiamento urbano: l'edilizia popolare viene screditata per cui nel comune di Rotterdam vennero demolite annualmente circa 4000 abitazioni di edilizia popolari e costruite circa 3000 nuove abitazioni private.In un documento ufficiale della City of Rotterdam viene testè citato: “(our aim is to)...attract desired households to problem areas”; la nuova politica abitativa non è piu solo una prerogativa dei partiti di destra che vinsero le elezioni amministrative nel 2002 ma anche del Labour Party dopo la vittoria nell'elezioni amministrative del 2006.

3.1 Hoogvliet

Sino al 1950 Hoogvliet fu un un piccolo villaggio a sud-ovest di Rotterdam, con poche migliaia di abitanti dediti per la maggior parte alla pesca.Nel 1930 l'ampliamento del porto di Rotterdam comportò un aumentò della domanda di abitazioni nell'area; per questo motivo la città di Rotterdam decise di annettere Hoogvliet con l' obiettivo di trasformare il villaggio in quartiere periferico per classe lavoratrice.Furono intrapresi diversi piani urbanistici per modernizzare il quartiere edanche aziende private come la Shell contribuirono alle spese per la costruzione di condomini e parchi; dopo la seconda guerra mondiale il quartiere fu completato e poteva a ragione essere ritenuto un classico esempio di pianificazione urbana Keynesiana, con un patrimonio immobiliare che risultava costituito per il 70 % da appartamenti di ediliziapopolare.La stabilità sociale e finanziaria di Hoogvliet fu profondamente minacciatadai colpi della recessione economica degli anni '80: la chiusura di diverse fabbriche creò infatti sacche di disoccupazione tra i lavoratori industriali e i lavoratori poco qualificati; queste nuove condizioni di insicurezza sociale, alimentarono una sottocultura di giovani disoccupati dediti ad atti vandalici e spaccio di sostanze stupefacenti, purtroppo spesso protagonisti di articoli di cronaca nera e servizi televisivi sensazionalistici, per cui il quartiere di Hoogvliet fu ritenuto un ghetto.Una particolare area del quartiere, Nieuw Engeland, fu una delle piu' svantaggiate poiché ben 900 abitazioni su un totale di 1200 erano di proprietà pubblica; al fine di opporsi ad una lenta decadenza dell' area, diversi abitanti uniti da un profondo legame emotivo con Nieuw Engeland e da ottimi rapporti di vicinato, proposero la formulazione di un nuovo piano urbanistico.A tale piano collaborarono il comitato locale Kennet bestaat niet con la Housing Association Hoogvliet, ed il partito locale IBP (Initiatiefgroep Boomgaardshoek en Platen); il piano prevedeva la demolizione di circa 1000 abitazioni pubbliche e private che si trovavano in condizioni fatiscenti con un miglioramento che non avveniva a scapito delle fasce sociali piu' deboli e che non si interessava alla soluzione dei problemi sociali in essere.

L'amministrazione comunale di Rotterdam decise di attuare il piano ma ció avvenne solo parzialmente poichè furono demolite solo 400 abitazionie per le restanti 600 si optò per una massiccia ristrutturazione.Furono costruite 222 nuove abitazioni, insufficienti agli abitanti dell'area, per cui ben il 75% dei residenti delle case demolite fu costretto ad' abbandonare l' area; sebbene il piano non si interessasse della soluzione delle problematiche sociali, si assistette ad un abbandono di molti residentiresponsabili di attività' criminali in altri luoghi.Quali furono le reazioni degli abitanti di Nieuw Engeland a questi mutamenti urbanistici e demografici ?

3.2 Perdita d identità

Due ricercatori della Amsterdam School for Social Science, Uitermark e Duvvendak, si occuparono di analizzare le reazioni degli abitanti di Nieuw Engeland a seguito dei profondi mutamenti demografici e urbanisti che coinvolsero il quartiere negli anni 90.Furono generati due studi, entrambi eseguiti tramite una serie di interviste con gli abitanti dell'area, il primo nel 1998 ed il secondo nel 2005.Nello studio del 1998, furono condotte sette interviste con i soggetti istituzionali interessati dal processo di ristrutturazione urbana, quali gli assistenti sociali della Welfare Foundation Hoogvliet, i membri dello staff della Housing Association Hoogvliet e del consiglio comunale, la polizia locale, i rappresentanti del consiglio dei residenti BNE e un rappresentantedella BOOT, l associazione dei residenti proprietari.Secondo i due ricercatori i soggetti istituzionali “ ...no longer perceived housing as a provison that could be improved but rather as a mechanism for selecting certain types of residents”.Tra gli intervistati istituzionali , l'associazione BOOT affermava che si dovesse mettere in atto un processo di gentrificazione per provocare l abbandono dal quartiere delle minoranze etniche (considerate spesso fonte di problemi e di delinquenza) e favorire l acquisto di abitazioni da parte della classe media. “The renewal is going to slow (…). A lot of nuisance is caused by the Antilleans. The cause of decline is the influx of less adapted people”Oltre ai soggetti sopracitati, furono condotte interviste anche con alcuni abitanti dell'area, in particolare quelli che si erano costituiti in un associazione e che avevano promosso per primi il piano urbanistico.Questi abitanti, fortemente legati tra di loro e a Nieuw Engeland, rimasero però delusi dal ridimensionamento del piano urbanistico da parte del comune di Rotterdam, e negli anni successivi molti di loro abbandonarono l' area o avanzarono proposte di demolizione piu' radicali.Ad esempio, la decisione del comune di Rotterdam di non procedere alla demolizione del complesso dei palazzi popolari De Waaier, fu una delle principali cause di questa delusione; sebbene molti intervistati convenissero che la sicurezza nell'area fosse migliorata, l 'esistenza stessa di De Waaier e le attività criminali collegate contribuivano a diffamare la reputazione di Nieuw Engeland.

La Housing Association Hoogvliet ed il comune di Rotterdam ammisero un parziale fallimento del piano urbanistico, proponendo di conseguenza un nuovo piano di demolizioni che avrebbero portato ai risultati sperati, cioè l' ordine sociale attraverso l' esclusione e la dispersione.“The operation has failed. A few blocks of new housing is not enough to upgrade the neighbourhood. It might have worked if De Waaier had also been demolished before the completation of the new houses”A queste politiche di gentrificazione di Nieuw Engeland e Hoogvliet fecero opposizione gli assistenti sociali e la polizia locale che proposero una strategia alternativa alla gentrificazione; essi erano molto critici riguardo le drastiche soluzioni elaborate dagli altri soggetti istituzionali e ritenevano la cooperazione degli abitanti come corretta soluzione per i problemi di Nieuw Engeland, e non certamente la gentrificazione.Gli assistenti sociali e la polizia locale cercarono di creare luoghi di incontro atti a rafforzare i legami e i rapporti tra abitanti, visti come unicheforme di contrasto possibili ai comportamenti criminali.In conclusione, otto anni dopo le demolizioni, i soggetti istituzionali proponevano due opposte strategie : una che cercava di cambiare la composizione demografica dell'area attraendo esponenti della classe media, e l'altra che cercava di creare un legame d' appartenenza tra vecchi e nuovi abitanti. C' è da dire che i tentativi di rafforzare i legami nella comunità furono vanificati dagli effetti delle demolizioni delle social housing; se inizialmente infatti le demolizioni apparivano come la soluzione piu' efficace e concreta, subito dopo esse furono causa di forti tensioni tra gli abitanti degli appartamenti da demolire e gli abitanti che si aspettavano un beneficio da tali operazioni.Questa contrapposizione produsse situazioni di conflitto sociale tra i due tipi di residenti a cui il comune di Rotterdam rispose con un' ulteriore piano di demolizioni, implementando di fatto la gentrificazione dell'area.

A dimostrazione della radicalizzazione di questi conflitti sociali, i due ricercatori redissero un questionario che fu inviato a più di 800 abitanti di Nieuw Engeland; agli intervistati fu chiesto di esprimere un proprio giudizio riguardo a dei parametri sociali quali la coesione, la vivibilità, la reputazione dell'area.

I due ricercatori ottennero 216 questionari compilati che furono oggetto di analisi.

TABLE 1. Perceived changes in the neighbourhood due to restructuring, according to long-term stayers (n à 216) in Nieuw Engeland and in percentages (1998)

Indicators Better The same Worse Net changedSocial cohesion 4 71 25 -21

Social involvment 4 76 20 -16

Population composition 16 59 25 -9

Neighbourhood facilities 17 60 23 -6

Social atmosphere 17 62 21 -4

Neighbourhood reputation 35 42 23 +12

Liveability 47 40 13 +34

La tabella 1 evidenzia come la vivibilità fosse aumentata a discapito della coesione sociale e di come i rapporti di vicinato peggiorarono in seguito aicambiamenti urbanistici e demografici.Il peso dei rapporti sociali, base dei tentativi iniziali di recupero dell'area, era diminuito e cio' rendeva poco probabile il fatto che un azione collettivapotesse trovare una soluzione alternativa ai processi di gentrificazione. --Nel 1999 proseguirono le demolizioni, non solo in Nieuw Engeland, ma bensi' in tutta Hoogvliet.

3.3 15 anni dopo

Nel 2005, esattamente 15 anni dopo le prime demolizioni , i ricercatori Utemark e Duyvendak tornarono ad intervistare i soggetti istituzionali e gliabitanti di Nieuw Engeland.L' evento piu' importante relativo al processo di ristrutturazione che si era avuto in quegli anni fu la demolizione di De Waaier, simbolo della decadenza di Nieuw Engeland; fu quindi interessante rilevare a posteriori che,nonostante la demolizione del complesso edilizio, le critiche sulla composizione sociale ed etnica erano rimaste le stesse rilevate negli anni '90.Sono di particolare interesse le osservazioni di un impiegato comunale:“The Nieuw Engeland you researched some years ago represents a good example of how you should not do it. The social rented blocks with lower classes have remained and so the place is still a mess. (…) in Digna Johanna (un quartiere confinante con Hoogvliet) it has been done in the right way.It has a mix of owner-occupied and social rented housing” e quelle di un membro della Woonbron Hoogvliet Housing Association:“The residents should be more diverse in terms of income and background.A onesided compositon of the people causes problems. (…) Owner-occupied houses offer advantages: the residents are usually more involved with the neighborhood. That is why we mix.”.La presenza di minoranze etniche quali Turchi, Marocchini e Antillesi e la mancata integrazione con i nativi olandesi costituiva, secondo molti dei soggetti istituzionali intervistati, una delle cause della mancata coesione sociale.A conferma di ciò, si rilevò in quegli anni una scarsa partecipazione dei nativi olandesi agli eventi promossi dal comune di Rotterdam.Citando un poliziotto locale:“You can organise all you like in this neighbourhood. But then you are told: the Antilleans are there, so we won t come. So then it just becomes another Antillean party. I myself go to these initiatives but there are only afew whites”.Secondo la Housing Association e la BOOT, i problemi di Nieuw Engeland si sarebbero potuti risolvere solo favorendo la vendita di appartamenti a piccoli proprietari.

“Owner occupied housing should be radically promoted; otherwise this neighbourhood will turn into a ghetto. Already we are on the verge of becoming caught in a downward spiral. If no action is undertaken now, thewhite and affluent households will leave the neighborhood en masse”Secondo la BOOT i piccoli proprietari, più attivi e coinvolti degli affittuari, erano piu propensi ad istituitire rapporti di vicinato.I due ricercatori cercarono una conferma a questa teoria. inviando due questionari a 981 abitanti dei quartieri di Digna Johanna e Westpunt.Questi quartieri erano ritenuti dagli agenti istituzionali favorevoli alla gentrificazione, esempi di una corretta politica abitativa, avendo anche essi subito una serie di demolizioni delle social housing e una massiccia immigrazione di esponenti della classe media.Dei 981 questionari inviati, 448 furono restituiti compilati e successivamente analizzati.

TABLE 2. Involvement of renters vs homeowners, in percentage. The table depicts the share of respondents who answered affirmatively to the corresponding question (source: own research).

Indicators Renters (192) Homeowners(256)

Total (448)

Tenure 42,9 57,1 100,0

Collective action with other residents (in the past year)

6,4 8,7 7,7

Active member of a neighbourhood association 6,8 11,7 9,6

Has offered help to neighbours in last two months 60,0 64,7 62,7

TABLE 3. Involvement of original longtime residents vs newcomers, in percentages. The table depicts the share of respondents who answered affirmatively to the corresponding question (source: own research).

Indicators Longtime stayers (257)

Newcomers (191)

Total (448)

Home owners 48,2 69,1 57,1

Renters 51,8 30,9 42,9

Collective action with other residents (in the past year)

7,2 8,4 7,7

Active member of a neighbourhood association 14,4 3,1 9,6

Has offered help to neighbours in last two months 68,3 55,1 63,7

Una prima lettura dei dati riportati nella tabella 2 sembrava indicare che i

piccoli proprietari erano effettivamente più coinvolti nella vita sociale del quartiere rispetto agli affittuari, ma in nessuno dei quattro indicatori vi era una grande differenza tra affittuari e proprietari.Analizzando la tabella 3 i due ricercatori rilevarono il dato, ancora piu interessante, relativo alle differenze nei comportamenti tra i residenti di lunga data ed i nuovi arrivati; in primis si rilevò che il 14,4 % dei residenti di lunga data era stato membro attivo di una associazione di quartiere, al contrario solo il 3,1 % dei nuovi arrivati ne aveva fatto parte.Poi si rilevò che mentre il 55,1 % dei nuovi residenti aveva offerto il proprio aiuto ad altri vicini nei due mesi precedenti alla ricezione del questionario, questa percentuale saliva al 68,3 % nel caso dei residenti di lunga data.Trattandosi di due questionari relativi a due quartieri confinanti con Hoogvliet e Nieuw Engeland, essi potevano essere di aiuto solo come strumenti complementari alla comprensione dei mutamenti che erano in corso a Nieuw Engeland; le interviste con gli abitanti di Hoogvliet confermarono che molti residenti vedevano la ristrutturazione/gentrificazione come la principale causa nella crisi dei rapporti sociali e di vicinato.Secondo gli abitanti di Nieuw Engeland, la gentrificazione nei quartieri riduceva i rapporti sociali, per cui si creavano quartieri in cui i residenti evitavano di stabilire rapporti con membri di altri gruppi etnici o altre classi sociali.I due ricercatori olandesi conclusero che l' interesse degli agenti istituzionali fautori della gentrificazione era mirato a promuovere l'acquisto di abitazioni da parte dei piccoli proprietari; quest' ultimi infatti, non erano interessati a contribuire alla vita sociale del quartiere, anzi, erano del tutto disinteressati .Come teorizzato da Tom Slater (2004) e da Robson e Butler (2001)15 ,la gentrificazione di un quartiere produceva una situazione detta “tettonica sociale”, in cui i rapporti tra i gruppi sociali ed etnici si muovevano su diversi piani paralleli che di integrativo avevano ben poco.Secondo Uitermark e Duyvendak, i soggetti istituzionali avevano promosso la gentrificazione di Hoogvliet non per un interesse economico nè per i residenti; attrarre la classe media nel quartiere era l'unico modo per “civilizzare” (civilise) il quartiere.

15 Butler, T. and G. Robson (2001) Social capital, gentrification and neighbourhood change in London: a comparison of three south London neighbourhoods. Urban Studies 38, 2145–62

4. SAN LORENZO.

Il quartiere di San Lorenzo fu costituito tra il 1880 e il 1888, quale conseguenza della febbre edilizia che colpì Roma subito dopo la proclamazione della città a Capitale d'Italia. Una delle prime testimonianze sulla costituzione del quartiere, e sui suoi abitanti, ci viene fornita da Maria Montessori; lavorava per l'Istituto Romano dei Beni Stabili e nel 1904 fu partecipe ad un tentativo di risanamento edilizio all'interno di San Lorenzo.La Montessori ci fornisce una cruda descrizione sulle condizioni delle casedel quartiere, con la quasi totalità delle abitazioni costruite in poco tempo ein malo modo per poter usufruire delle sovvenzioni da Banche e Istituti. La crisi edilizia del '88-'90 lasciò la maggior parte delle case disabitate per lungo tempo, per cui quando si fece pressante il bisogno di abitazioni i proprietari degli immobili furono restii nello spendere ulteriori capitali per risanare gli edifici.Questo degrado contribuì a rendere il quartiere luogo di abitazione per le fasce piu deboli e povere della capitale; non era affatto raro che in una singola stanza alloggiassero fino a 11 individui.Il subaffitto divenne una pratica comune; a titolo di esempio una evacuazione di un edificio al numero 100 in via Tiburtina, avvenuto nel 1913, portò in strada dalle 400 alle 800 persone.I primi abitanti di San Lorenzo furono i lavoratori edili occupati nella edificazione di Roma Capitale e persone costrette ad abbandonare i vecchi rioni, in quanto sventrati per costruirvi ministeri e costruzioni moderne come il Vittoriano.Dalla toponomastica di San Lorenzo possiamo ricavare le origini dei primiabitanti del quartiere, quali: via dei Volsci, via dei Sardi, via dei Marsi, via dei Lucani, via dei Apuli.La presenza di molti emarginati costantemente al limite della microcriminalità, testimoniata dalla documentazione della Polizia relativa alla presenza di circa 2.000 pregiudicati, 80 ammoniti e moltissimi minorenni “traviati”, testimoniava l'esistenza di un profondo disagio sociale.Questo numero elevato di emarginati era in gran parte formato dalla preponderanza non romana della popolazione di San Lorenzo, privi di

radici e ammortizzatori sociali.A questo primo nucleo di edili si affiancarono gradualmente diversi artigiani, quali quelli impiegati nell'attività cimiteriali presso il vicino Cimitero del Verano ( marmisti, fotografi in ceramica, fiorai, etc..) sia altri quali fabbri, falegnami, tipografi, sarti, etc che apriranno le prime piccole fabbriche.Tra queste ultime segnaliamo il birrificio Paszkosky (1902) e il pastificio Cerere (1905), oggi “riqualificato” come Museo di Arte Moderna.

In un periodo in cui l'industrializzazione di Roma non coincise con la nascita di grandi fabbriche, la stazione Termini e il suo scalo merci diederolavoro a molti sanlorenzini.In questi primi decenni del '900 la popolazione del quartiere era un campione di tutte le attività del proletariato romano; San Lorenzo si caratterizzò per la presenza di gruppi sociali, slegati tra loro, che condividevano una profonda insoddisfazione per la propria condizione sociale.La struttura chiusa del quartiere, delimitato ad ovest dalla stazione Termini, a nord dal Policlinico , ad est dal Verano e a sud dallo scalo merciSan Lorenzo, contribui inoltre ad una forte identificazione tra gli abitanti e il quartiere stesso.La storica Lidia Piccioni, che nei suoi studi sul quartiere trascrisse le testimonianze dei vecchi di San Lorenzo negli anni 60, raccolse testimonianze di questa forte identificazione con il quartiere: “Io piazza Vittorio l'ho vista a diciotto anni, io ho cominciato a evade dal quartiere quando...dopo che so entrati gli americani”16.

Per i primi quarant'anni della sua storia le condizioni igieniche del quartiere rimasero tra le peggiori della città di Roma; l'insoddisfazione e lacoscienza della propria situazione sociale fece crescere nel quartiere quellamentalità ribelle, anti-autoritaria che ha caratterizzato San Lorenzo fino ai giorni nostri.Nei primi anni del novecento si rileva un particolare radicamento di un anarchismo popolano, costituito da canzoni, citazioni, discussioni alla osteria; questo anarchismo, più anti-autoritario che ideologico, sebbene minato negli anni dalla comparsa di partiti e movimenti socialisti ben 16 Lidia Piccioni, San Lorenzo: Un quartiere romano durante il fascismo, Edizioni di Storia e Letteratura, 1984

organizzati, rimase come idea di “contrapposizione istintiva al potere” trovando una casa nel 1910, quando venne inaugurata la sezione Tiburtina dell'associazione “Giordano Bruno” di Borgo.Pochi mesi dopo la sua fondazione, diversi giovani appartenenti alla sezione anarchica disturbano ripetutamente la processione dell'Immacolatadel 1910 ;i fatti dell' 8 dicembre indussero un forte impegno nel sociale daparte della Chiesa e degli anarchici ( e successivamente dei socialisti) per ingraziarsi i favori degli abitanti del quartiere; verranno create squadre di calcio, tornei e altri svaghi cui lo Stato non riusciva (o non aveva interesse)ad erogare.

La Prima Guerra Mondiale provocò un radicale cambiamento del mercato del lavoro e della struttura della classe operaia romana; nelle sole industrie ausiliari si passò da circa 5.000 operai nel 1916 a 12.000 nel 1918, e ben 8.000 donne romane trovano occupazione nei laboratori sociali che fornivano indumenti ai soldati.Per aiutare le madri impegnate nello sforzo bellico, le congregazioni religiose del quartiere, quali le “Consolatrici”, organizzarono asili, doposcuola e laboratori di taglio e cucito, i primi “servizi pubblici”.Diverse donne di San Lorenzo furono assunte nell' ATM (Azienda Tranviaria Municipale) come “bigliettaie”, un fatto che portò ad una prima rottura nella mentalità collettiva, addirittura osteggiata dall'Unione Socialista Romana ed uno degli argomenti preferiti dai tanti stornellatori romani.

La fine della Prima Guerra Mondiale e gli anni che precedettero la dittatura fascista videro un parziale miglioramento delle condizioni sanitarie del quartiere; furono costruiti diversi edifici a sinistra della via Tiburtina, la “nuova” San Lorenzo, e il sovraffollamento diminuì.

Pur restando uno dei quartieri più poveri di Roma, diverse famiglie erano riuscite a liberarsi dalla povertà più misera; se ancora c'erano molti sottoproletari, specialmente nei borghetti del quartiere, si erano moltiplicate le attività commerciali a conduzione famigliare, e nuove fabbriche erano state aperte; molti abitanti di San Lorenzo adesso potevanoconcedersi gite ai Castelli o ad Ostia.

L'arrivo del fascismo erose molte delle conquiste sociali ed economiche del proletariato italiano, e molti quartieri romani subirono le nefaste conseguenze della dittatura di Mussolini.San Lorenzo si era contraddistinta per essere una roccaforte di “rossi” durante il biennio nero; tre scontri tra sanlorenzini e fascisti, tra il novembre 1921 e l'ottobre 1922, costarono la vita a diverse persone e portarono il regime fascista a trattare duramente gli abitanti del quartiere negli anni a venire.Il primo episodio durò ben 5 giorni, dal 9 al 13 novembre, in cui la popolazione con l'aiuto degli Arditi del popolo, riuscì a cacciare le squadracce fasciste da Roma dove si erano riunite per il loro congresso nazionale.Il secondo episodio, avvenuto il 24 maggio 1922, fu provocato dalla esequie pubbliche per il fascista Enrico Toti, che doveva passare per il quartiere per arrivare al Verano; vi furono di nuovo scontri in tutto San Lorenzo che culminarono con la distruzione delle sedi anarchiche e socialiste da parte dei squadristi e delle Guardie Regie.L'ultimo episodio avvenne il 30 ottobre 1922 quando la colonna abruzzese dei squadristi di Giuseppe Bottai decise di raggiungere gli altri fascisti perla Marcia su Roma, attraversando, in segno di sfida, il quartiere “rosso”; questa volta gli scontri finirono con la ritirata della colonna abruzzese verso il sottopassaggio di San Bibiana.

Un mese dopo i fascisti erano al potere ed iniziò per il quartiere una repressione durata venti anni; vennero colpiti fin da subito i lavoratori dipendenti, moltissimi sanlorenzini vennero licenziati in quanto “sovversivi” e antifascisti, furono forti le pressioni tese a riportare le donne nella case e a non impegnarsi nelle “faccende da uomini”.La crisi economica che caratterizzerò il mondo occidentale negli anni '30 colpì anche l'Italia; i sanlorenzini però, abituati a standart di vita ben al di sotto del resto dei quartieri romani, spesso non se ne resero conto come si evince dalle interviste condotte da Lidia Piccioni.

L'entrata nel secondo conflitto mondiale non videro le folle di Piazza Venezia festeggiare per via dei Volsci o via dei Marsi, e il bombardamento del 19 luglio 1943 diventò, per la sua carica distruttiva, un simbolo, una sintesi ideale di ciò che venti anni di fascismo avevano significato per San

Lorenzo e la sua popolazione.Dopo il bombardamento avvenne una prima trasformazione del tessuto sociale di San Lorenzo; nel secondo dopoguerra e successivamente duranteil periodo del boom economico, furono molti i giovani che abbandonaronole case in cui erano cresciuti per spostarsi verso i rioni o verso i quartieri residenziali di Centocelle e Tor Sapienza.Scomparirono i borghetti dei più poveri ed emarginati, le osterie furono riqualificate a taverne e ristoranti, il nuovo benessere rese datate quelle strutture collettive create quasi settanta anni prima per far fronte comune alla povertà.

Tra il 1980 e il 1991 si assistette ad una diminuzione della popolazione residente, che passò dai 16.887 abitanti del 1980 ad un totale di 13.053 abitanti nel 1991, una diminuzione di oltre il 60% rispetto ai 32.206 del 1951.Analizzando questo dato è interessante evidenziare la presenza degli studenti che abitavano nel quartiere, circa 1000 domiciliati, cioè quasi l'8%della popolazione residente; rilevante anche la presenza degli addetti universitari, circa 350 domiciliati, tra personale docente e non docente.Questi dati confermarono il peso sempre più crescente dell'università sulla vita, sull'economia, e sui rapporti sociali del quartiere ,e confermarono come l'università e gli istituti di ricerca ad esso collegati siano stati capaci di sostituirsi allo scalo ferroviario come principale fonte di lavoro del quartiere17.

17 Marcello Pazzaglini, Il quartiere San Lorenzo a Roma: storia e recupero, Roma, Gestedil, 1994.

4.2 LE INTERVISTE

Il questionario è stato diviso in due parti: nella prima parte sono state inserite domande di natura demografica atte a presentare le caratteristiche dell'intervistato, mentre nella seconda parte le domande sono focalizzate sul quartiere e su alcuni aspetti legati al benessere abitativo.48 intervistati hanno completato il questionario.

Nome: Data di nascita: Sesso: M FStato civile: - Sposato - Nubile/Celibe -Divorziato/a-Vedovo/a-Convivente

Livello di istruzione: Professione: Reddito mensile:- Nessuno - Libero professionista - più di 1500- Primaria - Lavoratore dipendente - tra i 1200 e i 1500- Secondaria inferiore - Studente - tra i 800 e i 1200- Secondaria superiore - Disoccupato - tra i 600 e i 800- Universitaria - In pensione - meno di 600- Post Universitaria - Casalinga - altro (specificare)

In che tipo di abitazione risiede?- Casa, casale, villa, villino, casa a schiera- Unifamiliare, cioè senza muri in comune con altre abitazioni- Plurifamiliare, cioè con muri in comune con altre abitazioni- Appartamento in edificio- Altro tipo di abitazione (specificare) :

Tabella.1.

Da quanti anni risiede a San Lorenzo ? Da 1 a 5 anni (16-33,3%)

Da 5 a 15 anni(4-8,4%)

Da più di 15 anni(28-58,3%)

É proprietario o affittuario dell'abitazione in cuirisiede ?

Proprietario(20-41,6 %)

Affittuario(28-58,3%)

Come si trova nel quartiere? Male(16-33,4%)

Bene(28-50%)

Molto bene(8-16,6%)

Come definirebbe il suo rapporto con i suoi vicini ?

Pessimo(4-8,4%)

Decente(16-33,3%)

Buono(28-58,3%)

Partecipa ad attività promosse dalle associazioni presenti nel quartiere?

Si(16-33,4%)

No(32-66,6%)

Ha offerto il proprio aiuto ai suoi vicini negli ultimi due mesi ?

Si(36-75%)

No(12-25%)

4.2.1 Dati Demografici

- Sesso:Su 48 intervistati (100%) 24 sono di sesso femminile (50%) e 24 di sesso maschile (50%).- Età:4 intervistati hanno tra i 16 e i 25 anni (8,4%), 24 hanno tra i 25 e 45 anni (50%), 8 tra i 45 e 60 anni (16,6%) e 12 più di 60 anni (25%)- Istruzione:Tutti gli intervistati hanno conseguito la licenza elementare, 12 si sono fermati alla scuola primaria (25%), 4 hanno finito la scuola secondaria inferiore (8,4%) e 12 la scuola secondaria superiore (25%), mentre chi ha avuto un percorso universitario sono ben 20 (41%), di questi 8 hanno continuato in studi post-universitari (il 16,6%).-Professione:Dei 48 intervistati 4 sono liberi professionisti (8,4%), 24 sono lavoratori dipendenti (50%), 4 sono studenti (8,4%), 4 i disoccupati (8,4%), 4 le casalinghe (8,4%) e 8 i pensionati (16,4%)-Reddito:Oltre ai dati riguardanti l'istruzione, un altro dato che aiuta a capire come sia cambiata la demografia del quartiere è quella del reddito; chi pensa che San Lorenzo sia ancora un quartiere prettamente proletario rimarrebbe colpito nel sapere che 32 persone su 48 hanno un reddito superiore ai 800 euro mensili; 4 intervistati guadagnano tra i 800 e 1200 mensili (8,4%), ben 20 guadagnano tra i 1200 e i 1500 (il 41,6%) e 8 hanno un reddito superiore ai 1500 (16,6%).Delle 16 persone con un reddito mensile pari o minore di 600 euro (il 33,4%) 8 sono pensionati (vale a dire il 66,7% di questa ultima categoria), che abitano quasi tutti in appartamenti di proprietà o nelle case popolari.-Abitazione:Tutti gli intervistati abitano in un appartamento in edificio (100%)

4.2.2 Indicazioni Sociali:

Avendo illustrato i numeri e le percentuali della tabella, ci limiteremo ad analizzare i dati più interessanti dei rapporti di vicinato e di permanenza nel quartiere.Tra chi risiede da più di 15 anni nel quartiere, ben 12 su 28 (il 42, 9%) si trova male nel quartiere, mentre solo 4 persone (14%) dichiara di trovarsi molto bene; gli intervistati appartenenti a questa categoria sono quegli che lamentano maggiormente la decadenza del quartiere-paese in cui erano cresciuti o nel quale hanno vissuto per tanti anni.Al contrario, chi risiede a San Lorenzo da 1 a 5 anni, ha in larga maggioranza una visione positiva del quartiere: 12 su 16 (il 75%) si trovano bene, solo 4 (25%) si trovano male e tra questi residenti si noti che4 sono studenti che svolgono lavori part-time e il cui principale supporto economico sono i genitori, mentre i restanti 12 hanno tutti redditi superioriai 1200 euro.Addirittura tra i 4 intervistati che risiedono nel quartiere dai 5 ai 15 anni, il reddito è sempre superiore ai 1500 euro, e tutti si trovano molto bene nelquartiere (un 100% del tutto inverosimile, ma come precisato questa ricerca ha deficit statistici, rivelandosi più che altro un termometro dei conflitti e condizioni sociali, di cui parleremo in seguito)

4.3 Le voci dei residenti

I rapporti con gli studenti

“Non ci sono conflitti tra studenti e noi...anzi...molti anziani si prendono cura degli studenti e viceversa”

La totalità degli intervistati non ha espresso opinioni negative sugli studenti, il che ha rappresentato per il sottoscritto una grande sorpresa. Troppe volte il degrado di San Lorenzo è stato collegato alla loro presenza,ma è chiaro che sono gli studenti che non abitano nel quartiere a creare schiamazzi e a finanziare lo spaccio di droga.Citando un altro intervistato: “quelli te dicono bongiorno, bonasera, studiano e dormono”.

I rapporti con le associazioni e le organizzazioni politiche presenti nel quartiere

Dei sedici intervistati che partecipano ad attività organizzate da associazioni presenti nel quartiere, la quasi totalità ha dichiarato di non essere parte attiva in queste associazioni, usufruendo semplicemente dei servizi offerti.Solo due persone sono attive nelle associazioni del quartiere.Dalle discussioni avute con i residenti è emerso una sostanziale alienazione dall'impegno politico che ha tradizionalmente contraddistinto il quartiere (partiti politici di sinistra ed movimenti antagonisti) ; il motivo principale è un percepito distaccamento di queste realtà politiche-sociali dai problemi quotidiani degli abitanti.

“Si creano spazi in contrasto con la necessità dei abitanti più anziani, a favore di quelli più giovani”

A dimostrazione di come non solo i tanti locali presenti nel quartiere, ma anche le realtà politiche e sociali abbiano un maggior interesse a rivolgersi ad un bacino di consumatori più giovane, più numeroso e più benestante.Bisogna aggiungere che lo spostamento del quartiere dal III municipio di Roma al II, ha influenzato non poco il peso politico dei voti sanlorenzini,

quantificabili in poco più di 7.000, mentre solo il quartiere Trieste ne conta50.000.La seguente intervista con una casalinga prossima alla pensione con una forte militanza politica, serve a spiegare quel senso di alienazione che affligge molti sanlorenzini nei confronti di associazioni e organizzazioni, edei problemi causati dall'accorpamento nel II municipio.

D: Lei che rapporto ha con via dei volsci?.R: Guarda, via dei volsci, il 32 tu dici?.D: il 32, la radio, l ex libreria.R: si libreria, radio onda rossa...guarda il 32, il 32 c'ha pure avuto dei consiglieri al comune, devo dire che se non altro si impegnavano per il quartiere(...)adesso che non ce stanno piu e che hanno riunito il quartiere san lorenzo no...l'hanno messo nel secondo municipio con piazza bologna...D: perché prima stava al...?.R: Prima stava co piazza Bologna, quartiere Italia.D: quindi stava al terzo municipio? Quando è che lo hanno spostato al secondo municipio ?.R: eh, saranno tre quattro anni, dall ultimo diciamo...l ultimo...D: ah e quindi(...) cambiando municipio è cambiato il peso politico di..R: ovviamente si! Anzi...e certo perché prima...diciamo la realtà era piazza Bologna, quartiere Italia e San Lorenzo, quindi bene o male ci conoscevamo tutti, nel senso che tutte le realta politichesi conoscevano(...) Quando c hanno riunito l ultima volta co tutti quartieri piu importanti...Parioli, Trieste...ovviamente (...)se qui se devono spende du soldi se spendono la e non qui.(....).D :(...) secondo lei il fatto che oggi ci sia...meno coesione...cioè non ci sia nessuno che riesca a rappresentare il quartiere, è collegata al fatto che si sono perse certe realtà?.R: ovviamente si (...) prima c'era...un substrato politico forte(...)c'era quelllo che era rimasto del partito comunista(...) Rifondazione(...) c'era pure la sezione dell Anpi (..)poi c è il PD che era moltopiu agguerrito(...)adesso non se capisce manco loro che stanno a fa, quindi voglio dire, tutte ste realtà(...) poi s è sfasciato tutto(...) la chiesa (in Piazza dell Immacolata Nda) è ricominciata ad esse attiva adesso perché c è un parroco che comunque s è dato molto da fa, sennò era morto tutto.

I rapporti con la movida

“Prima se stava peggio, mo c'è si la caciara, ma prima, quando ero giovane, ce stava a malavita”

Molti intervistati hanno separato la movida, intesa come divertimento e schiamazzi, dal degrado causato da bottiglie rotte e altri rifiuti che gli abitanti devono ogni mattina spazzare via con l'aiuto dell'AMA.

“Alla fine siete giovani, ve dovete divertì, ai miei tempi facevamo pure de peggio...anzi, alla fine il quartiere è vivo grazie ai giovani, però non c'hanno rispetto”

A disturbare i sanlorenzini non è tanto il rumore , che d'altronde ha storicamente contraddistinto un quartiere pieno di osterie e di microcriminalità, o la vita notturna, che anzi spesso crea occasioni di incontro anche per i più anziani, per esempio tramite concerti in piazza.Il problema è il disinteresse verso il quartiere da parte dei consumatori nonresidenti, cioè la grande maggioranza.

“L'utenza del quartiere è scesa molto. Se prima c'erano anche le famiglie io adesso vedo per la maggior parte studenti come te”

Un consumatore giovane e scollegato dal tessuto sociale del quartiere in cui si trova, non ha interesse nel tutelarne l'immagine e ciò provoca un forte conflitto tra residenti e consumatori.

I prezzi delle case

20 intervistati hanno dichiarato di vivere in appartamenti di proprietà mentre il restante 28 è in affitto, 4 degli intervistati in affitto abitano nelle case popolari del quartiere, situate in Via dei Corsi.Comune a tutti i quartieri romani è il problema della indipendenza economica dei giovani, costretti nella quasi totalità dei casi ad abitare con igenitori o a spostarsi in periferia per trovare delle abitazioni

“(...) la gente giovane col prezzo delle case, non d'affitto, ma d'acquisto delle case a gente se ne è annata, sfratti eccetera (…) quindi gente di San Lorenzo, ragazzi di San Lorenzo ce ne stanno pochi perché se me chiedi 300 000 euro pe du camere in cucina è chiaro che me la vado a comprà a Ponte di nona, primo, secondo molti se ne so andati per scelta e poi è un quartiere che sta diventando un po invivibile per i giovani...cioè vojo di, ce vengono da fori ma poi chi sta dentro non trova spazi”

A questi problemi si aggiungono l'aumento degli affitti che ha portato molte famiglie a dovere abbandonare San Lorenzo, altre invece sono state sfrattate e recentemente si era addirittura aperta la possibilità che le case popolari presenti in Via dei Corsi vengano vendute, una possibilità fortunatamente rientrata, anche se solo per il momento.

Sul tema degli sfratti si pronuncia Alessandro S., intervistato in Via dei Marsi, sfrattato con la famiglia nel 2004 a 27 anni:“A noi c'hanno sfrattato perché mica riuscivamo a pagà a fine mese, che mi nonno qua c'è nato, ma mica semo l 'unici, io de sfrattati ne conosco, c'hanno sfrattato perché conviene più avecce cinque studenti che te pagano trecento euro pe na camera che na famija de operai”

Le parole dell'intervistato servono per fare due osservazioni.La prima è l'aumento dei prezzi delle case nei primi anni del 2000, diretti spesso a riqualificare un appartamento in una serie di stanze da affittare agli studenti; un ironico ritorno al sovraffollamento che aveva caratterizzato San Lorenzo nei primi decenni, causato prima dalla povertà, oggi dalle nuove opportunità di guadagno rappresentato dagli studenti.La seconda è la forzata emigrazione di molte famiglie operaie, della classe lavoratrice, incapaci di far fronte alle nuove richieste dei proprietari degli stabili. La perdita di identità del quartiere

Come accennato precedentemente, la continua emigrazioni di famiglie sanlorenzine operaie al di fuori dei confini del quartiere è andato di pari passo con l'arrivo di studenti ed esponenti della classe media.Ciò ha accelerato la perdita d'identità di San Lorenzo, ben descritta da un marmista nato e cresciuto prima in Via dei Lucani e successivamente trasferitosi nelle case popolari di Via dei Corsi:

“Una volta ci conoscevamo tutti, la porta de casa nun la chiudevamo mai, mo io coi vicini del mio palazzo ce dico bongiorno e bonasera e manco merisponnono, è cambiato tutto, è cambiato”

Il passaggio da un quartiere omogeneo ad un quartiere eterogeneo è stato un processo lento e non improvviso, negli anni 90 la presenza di studenti e lavoratori della vicina università La Sapienza si assestava sul 10% dei residenti, ma il passare degli anni, la scomparsa di molti anziani e l'impossibilità di molti sanlorenzini di far fronte ai nuovi prezzi abitativi haportato una continua diminuzione nella percentuale dei sanlorenzini stessi.

“Siamo rimasti 4 gatti, il resto so tutti studenti”

4.4 I nuovi abitanti

I rapporti con i vecchi abitanti e le associazioni e le organizzazioni politiche presenti nel quartiere

San Lorenzo ha rappresentato fino agli anni 90 il principale punto di incontro dei movimenti antagonisti ed extraparlamentari della sinistra romana; vi sono attualmente diverse occupazioni e centri sociali autogestitiche si sono appropriati di spazi inutilizzati riconvertendoli in palestre, sale da cinema, eccetera.La partecipazione attiva ad associazioni e organizzazioni da parte dei nuovi residenti è stata riscontrata, tra I soggetti intervistati, solo da parte di una professoressa universitaria, membro della associazione culturale La G.R.U (Germogli di Rinascita Urbana).Parlando con gli studenti intervistati nel quartiere, tutti fuori-sede, si è notato uno scarsissimo interesse verso tutte le realtà politiche presenti a San Lorenzo, critiche che si sono mosse anche contro la palestra popolare di Via dei Volsci, che secondo un intervistato

“ (…) non propone alla fine prezzi tanti popolari rispetto alle altre in cui sono state, vado alla palestra della sapienza e spendo di meno”

Il disinteresse verso il substrato politico del quartiere è anche motivato dalla eccessiva “internazionalizzazione” di organizzazioni e partiti, accusati di agire poco localmente.

Se precedentemente ho evidenziato di come non vi siano conflitti tra i residenti di lunga data e i studenti, ciò non vale tra sanlorenzini e nuovi residenti della classe media.Tutti e 16 gli intervistati che risiedono nel quartiere da meno di 5 anni hanno redditi superiori ai 1200 euro, rappresentando il 57% degli intervistati che ha dichiarato di avere tale reddito; solo altre 12 persone hanno dichiarato di guadagnare oltre 1200 euro.

Questa nuova emigrazione di esponenti della classe media segue le stesse coordinate di precedenti “imborghesimenti”, cioè di Trastevere e di Testaccio, di cui parlerò più a fondo in seguito.

Essere studenti a San Lorenzo

Nelle giornate passate a San Lorenzo, intervistando i residenti e camminando per le vie di un quartiere troppe volte visto solo di notte, si respira solo lontanamente quell'aria di paese ricordata dai più anziani; tuttavia l'auto identificazione come “sanlorenzini” e i rapporti personali sono certamente più sentiti che in altri quartieri della capitale, ove ci si identifica oramai semplicemente come “romani”.Lo studente che si sposta all'interno di San Lorenzo lo fa tendenzialmente per stare più vicino all'università e per i prezzi delle camere in affitto, i suoi rapporti con i sanlorenzini sono limitati, e raramente vi è in lui un interesse a stabilirsi nel quartiere dopo il conseguimento degli studi.Alla trasformazione da quartiere operaio a quartiere universitario ha fatto seguito la frammentazione sociale e la perdita della concezione del quartiere come una comunità omogenea; non è raro sentire gli abitanti del quartiere utilizzare termini quali “sangue d'enea” o “romani da sette generazioni” per identificarsi, e utilizzando “quelli” o “calabresi” per indicare gli studenti.

Tra gli studenti intervistati, nessuno aveva rapporti con le associazioni o i partiti presenti a San Lorenzo; uno studente praticava pugilato e alla domanda se conoscesse la Palestra popolare del quartiere ha risposto affermativamente, ma che preferiva andare al CUS (Centro Universitario Sportivo) per i prezzi “più popolari che la palestra popolare”.Vi è dunque una separazione sia dal substrato politico del quartiere che dai sanlorenzini stessi.

5. Conclusioni

Fra le numerose ricerche e testi che hanno contribuito allo sviluppo della sociologia urbana, il primo libro pubblicato nel 1962 dal sociologo tedesco– americano Herbert Gans “Urban Villagers: Group and Class in the Life of Italian-Americans”, occupa certamente un posto di primo piano.Il testo è stato uno dei primi libri a criticare le demolizioni dei quartieri etnici e la loro riqualificazione da “slums”, a quartieri adatti ai bisogni della crescente classe media dell'America Keynesiana.Gans era critico verso sociologi, contemporanei o precedenti, che avevanouna visione della città molto negativa; nel 1938 Louis Wirth aveva descritto la realtà urbana come un bombardamento dei sensi, in cui i suoni,gli odori ed i comportamenti di migliaia di estranei provocavano spesso una sorta d'intontimento, che unito all'erosione dei legami tra le persone, produceva anomia.Secondo Gans la vita era vissuta sopratutto in piccoli gruppi: la famiglia, gli amici, i vicini etc..., intorno ai quali si costruivano mondi sociali che avevano il compito di isolare le persone che ne facevano parte dall'ambiente urbano, resistendo all'erosione descritta da Wirth.I quartieri della classe lavoratrice hanno da sempre rappresentato delle enclavi urbane in cui i gruppi primari ( famiglia, circoli di amici etc...) hanno continuato ad avere un ruolo importante nella vita sociale degli individui; la gentrificazione rappresenta la distruzione di queste realtà, spesso ultime custodi della cultura popolare della città.Il degrado di certi quartieri centrali e periferici delle città deve certamente essere contrastato con azioni di riqualificazione atte a rendere il territorio piu fruibile al cittadino, ma come abbiamo visto nelle due ricerche presentate, gli investimenti necessitano di un rientro economico, solitamente raggiunto a spesa di quei cittadini per i quali la riqualificazione avrebbe dovuto migliorarne la condizione.

In questa tesi abbiamo analizzato tre casi: Hoogvliet, Melbourne e Sidney e il quartiere romano di San Lorenzo.A Hoogvliet la gentrificazione è stata promossa dallo stato e da agenti istituzionali sia privati che pubblici con lo scopo di controllare una realtà

urbana ricca di comportamenti devianti, i successi sono arrivati a fronte di un grande costo, la perdita di quella coesione sociale che aveva caratterizzato il quartiere e l'erosione dei gruppi primari.In Australia il potenziale guadagno economico ha portato a continui aumenti nei prezzi delle abitazioni, costringendo i residenti a dover emigrare al di fuori del territorio, cercando spesso, a dimostrazione della forte coesione sociale che aveva caratterizzato i quartieri poi gentrificati, ditrovare una nuova abitazione il piu vicino possibile.Nel caso australiano, nelle città di Melbourne e Sidney, ai rincari del mercato immobiliare si è cercato di rispondere , a livello locale, con la promozione e il finanziamento di nuove costruzioni, in cui una percentualedelle abitazioni è stata destinata alle fasce deboli; questi programmi non hanno avuto però grande successo e sono stati complessivamente insufficienti.

Per Hoogvliet e Melbourne e Sidney lo studente ha potuto beneficiare di una vasta letteratura anglosassone sul tema della gentrificazione, al contrario per San Lorenzo ci si è misurati con un deficit tutto italiano.La letteratura italiana offre poco a chi si vuole avvicinare allo studio dei processi di gentrificazione in atto nelle città della nostra penisola. Gentrification di Giovanni Semi18 è uno dei primi libri in italiano che trattal 'argomento nella sua evoluzione storica, pubblicato nel 2015, 50 anni dopo la comparsa del termine Gentrification ad opera di Ruth Glass.Se cerchiamo libri o ricerche che tentino di analizzare casi italiani lo scenario è a dir poco agghiacciante; Irene Ranaldi con il suo Testaccio: Daquartiere operaio a Village della capitale19 del 2012 è fino ad oggi l'unico libro che si occupa esaustivamente di un caso italiano ed è stato uno dei pochi testi con cui lo studente si è potuto confrontare.Testaccio è stato infatti l'ultimo rione romano edificato, costruito negli stessi anni in cui San Lorenzo, primo quartiere di Roma, vide i natali; entrambi vennero edificati dopo il 1880.

La seguente tesi è partita da un presupposto oggettivo: la demografia del quartiere negli ultimi venti anni è cambiata drammaticamente, con una percentuale crescente della popolazione rappresentata da studenti ed esponenti della classe media; ma basta questo per affermare che San

18 Giovanni Semi, Gentrification: Tutte le città come Disneyland?, Il Mulino, 201519 Irene Ranaldi, Testaccio: Da quartiere operaio a village della capitale, FrancoAngeli, 2012.

Lorenzo stia subendo un processo di gentrificazione? Irene Ranaldi, parlando del Testaccio, scrive:

“Il rione è, di fatto, abitato da due comunità che convivono, o meglio, co-esistono parallelamente.Da una parte, quasi in senso fisico, le famiglie dei “nativi” testaccini, che abitano il rione più o meno dalla fondazione e che si sono tramandati, di generazione in generazione, l'abitazione popolare, e i gentrifier, i nuovi arrivati, che hanno una visione contemporanea dell'altra e sfruttano appieno le grandi opportunità di fruizione culturale, alcune delle quali neonate o emergenti”20

San Lorenzo si trova come Testaccio divisa in due; citando le parole di unaintervistata: “ Si creano spazi in contrasto con la necessità dei abitanti piùanziani, a favore di quelli più giovani” dove per anziani la intervistata pare voler indicare i sanlorenzini tutti, vecchi e giovani.La massiccia presenza di studenti e di nuovi residenti-consumatori della classe media ha avuto un impatto decisivo a livello economico, con una conseguente incremento degli affitti e minor disponibilità di alloggi per la popolazione residente.Non più un quartiere operaio, malavitoso, poco desiderato; San Lorenzo è oggi descritto come un quartiere aperto, giovane, multiculturale dove aprono nuovi locali che attirano un consumatore ben diverso da chi ci vive,da cui scompaiono artigiani ed esercizi commerciali storici, il tessuto sociale e il senso di comunità.

Nel lavoro esposto, si è tentato di dare al lettore gli strumenti necessari allacomprensione di un fenomeno complesso e spesso senza confini ben delineati; la globalizzazione che ha facilitato il contatto tra culture differenti, creato città multietniche, promosso il dialogo tra diversi usi e costumi, ha purtroppo eroso ulteriormente l'identità del singolo, la sua ideadi appartenere a una società omogena.Riqualificare un quartiere non può, ne dovrebbe, essere uno strumento attraverso il quale il pubblico o il privato creano nuove fonti di investimento a spesa della classe lavoratrice o, specialmente nel caso italiano, della popolazione originaria.La ristrutturazione di un quartiere non può non avere per la società civile 20 Irene Ranaldi, Testaccio: Da quartiere operaio a village della capitale, FrancoAngeli, 2012.

un ruolo di primo piano nella difesa dei diritti del cittadino; il controllo delmercato immobiliare locale attraverso strumenti quali gli affitti calmierati, sarebbe senza dubbio auspicabile.In conclusione i processi di gentrificazione non possono essere visti esclusivamente come migrazioni di classi sociali all'interno delle città, ma come processi di erosione sociale delle culture uniche, delle realtà urbane che si sono sviluppate con la crescita delle città stesse.

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