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I grandi leoni del tempio di Soknopaios. Lo scavo archeologico dell’Università del Salento a Dime (Fayyum-Egitto)

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n. 1, gennaio 2013

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n. 1in questo numero:

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9Premio Springboard Uk-Italy consegnato a MRS

8«Decifrare un testo è come stabilire un conta o con la persona vissuta secoli fa»

UniSalento a INTUR 2012,la Fiera internazionale del turismo di Valladolid 10Voto ele ronico: nel Salento si sperimenta il modello messicano

“ERC Star ng Grant” al proge o “NANO-JETS”

Scienza delle Costruzioni così si impara: divertendosi!

I nostri ricercatori: Karl Gerhard Hempel

3I grandi leoni del tempio di Soknopaios

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Periodico mensile telematico | numero 1 - anno 3Periodico fondato nel 2010Registro Stampa del Tribunale di Lecceal n. 1071 del 10 novembre 2010

© Università del Salento | www.unisalento.itpiazza Tancredi, 7| 73100 Lecce - Italiatelefono 0832 291111numero verde 800 504167

Direttore editorialeDomenico LaforgiaDirettore responsabileLoredana De VitisCoordinamento redazionalePatrizia GuidaConsulente redazionaleGrazia PaianoGraficaPaola D’Amico

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I grandi leoni del tempio di Soknopaios

Lo scavo archeologico dell’Università del Salento a Dime (Fayyum, Egitto)

L’Università del Salento è impegnata in scavi archeologici in Egi o già dal 1993, anno in cui il Centro di Studi Papirologici nella persona del suo dire ore, Mario Capasso, decise di impegnarsi nella ricerca sul campo in si di epoca greco-romana del Fayyum. Da allora sono passa 20 anni, durante i quali il Centro di Studi ha collaborato a vamente nello scavo dell’an ca Bakchias, ha restaurato numerosi papiri del Mu-seo Egizio e dell’Università di Ain Shams del Cairo, dal 2001 ha intrapreso un nuovo scavo a Dime es-Seba, l’an ca Sokno-paiou Nesos.Il sito si trova nel deserto a nord del Birket Qarun, un grande lago oggi salato che delimita a nord la depressione del Fayyum, una regione agricola situata nel deserto occidentale egiziano, a circa 80 km a sud-ovest del Cairo. Ogni anno la Missione, dire a dai professo-

ri Mario Capasso e Paola Davoli, lavora per oltre un mese sul sito con un team internazionale composto da specialis e studen , archeologi, egi ologi e papirologi. La Missione archeologica ha fi no ad ora realiz-zato una planimetria scien fi ca del centro abitato, rilevando con Total

Sta on tu gli edifi ci visibili sulla superfi cie, le curve di livello del kom, che ha un’estensione di 650 x 350 m circa e un’altezza complessi-va di una decina di metri. La collina sulla quale sorge Dime è infa solo in parte di origine naturale. Oggi

sappiamo infa che l’insediamento, fondato nel III secolo a.C., è stato più volte insabbiato e ricostruito su sé stesso fi no al suo defi ni vo abbandono avvenuto nella metà del III secolo d.C. per mo vi ancora igno . Solo il tempio sorge su una collina naturale. Ad esso conduceva

una strada basolata (dro-mos) ancora conservata quasi intera-mente, che dall’estremità meridionale dell’abitato saliva verso il santuario. Questo era racchiuso da alte mura in ma oni crudi ancora ben conservate e alte più di 13 metri. Il tem-pio era il mo-tore culturale ed economico della piccola

ci à, essendo sede di un importan-te culto di una divinità dalla forma di coccodrillo chiamato Soknopaios. Nel corso delle numerose feste che si celebravano durante l’anno le statue delle divinità uscivano in processione lungo la via sacra, il

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dromos, che era stato costruito in modo da essere più alto rispe o alle vie circostan di circa 3 metri. Ciò faceva sì che le processioni fossero ben visibili anche a distanza, su una sorta di palcoscenico lungo circa 400 metri costellato di monumen , statue e chioschi con colonne.Il tempio del dio è ora completa-mente in luce grazie agli scavi con-do tra il 2003 e il 2012: di esso si conserva solo il piano terreno, dato che i blocchi di calcare con cui era costruito sono sta porta via nel corso dei secoli per essere riu liz-za altrove. Nonostante il pesante smantellamento delle stru ure murarie e i ricorren scavi clandes -ni, il tempio ha res tuito un grande numero di ogge , di tes e di da , che consentono di avere un’idea ab-bastanza precisa della vita religiosa e civile che si svolgeva tra le mura del temenos. Tra i materiali rinve-nu vi sono numerosi frammen di statue, alcune delle quali a gran-dezza naturale, raffi guran divinità e personaggi maschili e femminili, tra cui forse anche due sovrani

tolemaici. Mol i mobili e gli ogge u lizza nelle cerimonie, come naoi in legno decora con tarsie in vetro policromo, naoi in pietra, altarini per bruciare incensi e profumi. Nel tempio erano sicuramente custodi anche ogge preziosi, come dimo-stra la presenza di sei cripte na-scoste so o ai pavimen di alcune stanze. Tu e purtroppo sono state trovate già violate e quindi private dei loro contenu . La Missione salen na sta ora, tra l’altro, procedendo al restauro delle statue e degli altri materiali rinve-nu , che certamente forniranno un quadro preciso di quanto era in uso nel tempio prima che esso venisse defi ni vamente chiuso e abbando-nato. Nel momento in cui il sito ven-ne abbandonato dalla popolazione anche il tempio fu probabilmente chiuso, ma non privato completa-mente delle sue suppelle li. Que-ste vennero riu lizzate o fracassate durante una fase di rioccupazione del tempio, avvenuta tra il IV e gli inizi del VII secolo. In quel periodo la comunità viveva solo all’interno

del recinto templare e aveva tra-sformato il santuario in un edifi cio u lizzato per altri scopi ancora non del tu o chiari. È evidente comun-que che anche allora doveva trat-tarsi di un edifi cio importante, dato che alcuni suoi pavimen vennero restaura e che uno nuovo, realiz-zato con an chi monumen , venne approntato davan al suo ingresso laterale. L’ipotesi su cui s amo lavorando è che potrebbe essersi tra ato di una comunità monas ca, dato che altre popolavano la zona nello stesso periodo, bas pensare all’eremitaggio noto come Deir Abu Lifa, nei pressi del tempio di Qasr el-Sagha. Si tra a di un’importante scoperta, poiché fi no ad ora gli stu-diosi erano convin che Soknopaiou Nesos fosse stata completamente disabitata a par re dalla metà del III secolo d.C., quando ancora a sud del lago vi erano numerose e fl oride comunità agricole. La presenza inol-tre di una comunità cris ana a Dime aprirebbe nuove prospe ve nello studio della diff usione del cris ane-simo nel Fayyum. È questa una delle

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ul me scoperte eff e uate dalla Mis-sione durante l’ul mo anno di scavo (2010), insieme con un importante archivio di ostraka demo ci sfuggi ai preceden scavatori, materiali che si vanno ad aggiungere alle cen naia di papiri ed ostraka greci, demo ci e fi gura da noi rinvenu nel corso delle Campagne prece-den . L’ul ma campagna di scavo, conclu-sasi il 10 dicembre scorso, non è sta-ta priva di sorprese e di interessan scoperte, che contribuiscono in ma-niera signifi ca va alla comprensione della stru ura archite onica del tempio. Lo scavo ha indagato l’area esterna al santuario, lungo il suo muro ovest, concludendo di fa o l’indagine del tempio vero e pro-prio. Un pavimento in grandi lastre di calcare grigio locale è stato posto in luce lungo tu o il lato occidenta-le: si è perfe amente conservato, al contrario del pavimento ad est che è stato completamente aspor-tato, grazie alla presenza su di esso

di uno spesso e durissimo strato di calce gessosa risultante dalle a vità di demolizione dell’edifi cio, che nes-suno scavatore ha mai perforato in precedenza. In questo stesso strato gessoso sono sta rinvenu nume-rosi elemen archite onici abban-dona sul posto dai demolitori. Essi non erano ritenu idonei per un riu- lizzo oppure erano troppo pesan

per essere trasporta . Tra ques vi sono due gruppi di grandi blocchi per nen a due gronde: ciascun gruppo era cos tuito da un blocco con canale a di scolo delle acque, ovvero la grondaia vera e propria, un blocco decorato con la parte an stante di un grande leone a pro-tezione dell’apertura della grondaia, che doveva essere appoggiato sopra la canale a, e un grande, pesante blocco di supporto che reggeva i due preceden fortemente agget-tan dal muro del tempio. I due gruppi di blocchi sono sta trova là dove sono cadu dall’alto del te o e hanno quindi mantenuto una con-

nessione contestuale di grande inte-resse. Le due statue archite oniche raffi gurano due leoni di dimensioni e fa ezze diff eren , entrambi per-fe amente conserva . L’ecceziona-lità del ritrovamento riguarda non solo la raffi nata fa ura dei leoni, le loro grandi dimensioni (il loro peso s mato è di 1,8 e 2,2 tonnellate) e l’o mo stato di conservazione, ma sopra u o il fa o che essi fossero presen in un tempio di provincia quale è quello di Soknopaiou Nesos. Tali grondaie decorate sono infa ben note grazie ai grandi templi greco-romani dell’Alto Egi o, come ad esempio Dendera, Edfu, Philae, le cui dimensioni erano circa doppie di quelle del nostro santuario. Il rin-venimento dei blocchi monumentali interi ma ormai divel dal contesto murario in cui erano inseri con-sente inoltre un’analisi stru urale e tecnica altrimen impossibile. Piu osto insolito, o almeno tale ci appare dai confron no , è l’im-piego di leoni decora vi di diversa

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dimensione e s le sullo stesso muro del tempio. Essi diff eriscono in maniera sostanziale anche nella rea-lizzazione del po di raccordo con il paramento murario, tanto da sugge-rire una loro manifa ura da parte di scultori diversi, forse addiri ura in tempi diff eren . La resa s lis ca del leone di dimensioni maggiori è di po naturalis co, con un tra amen-

to morbido delle superfi ci e una cer-ta a enzione per le cara eris che fi siche del leone, come ad esempio la criniera, disposta su piani diversi, l’accurata resa dell’occhio e dell’area orbitale così come della base delle vibrisse nella rima naso-labiale. Tali de agli erano certamente poco o nulla percepibili data l’altezza a cui doveva essere collocato il leone sul muro.Completamente diverso è la scultu-ra di minori dimensioni, il cui s le è certamente più schema co e pri-vilegia la resa dei tra soma ci del felino per mezzo di for dislivelli che creano chiaroscuri più apprezzabili

in distanza. Ciò non signifi ca che la scultura sia priva di de agli fi sio-gnomici, ma essi sono accentua e schema ci, certamente meglio visi-bili in distanza. Si no no ad esempio i grandi occhi a mandorla, il naso largo e pia o e le troppo numerose linee di base delle vibrisse. Anche la resa delle zampe anteriori con dita separate da incavi crea dal bulino, a formare cavità profonde e buie, è completamente diversa dal caso precedente e sembra denotare uno stato di allerta, con zampe in tensio-ne e ar gli in vista. Poten zampe muscolose dotate di lunghi ar gli sono ben realizzate anche nell’altra scultura.Il tempio di Soknopaios è menzio-nato nei papiri di epoca romana come un santuario di primo rango e la qualità, oltre alla dimensione, delle sculture appena ritrovate tes monia la grande cura e perizia con cui il tempio venne costruito. Le maestranze impiegate forse non erano locali: la qualità della scultura

non ha confron nelle numerose altre rappresentazioni di leoni e sfi ngi trovate in altri si del Fayyum. Solo il tempio di Qasr Qarun (l’an -ca Dionysias, anch’essa nel Fayyum), molto simile nelle dimensioni e nello s le a quello di Dime, aveva analoghe grondaie decorate, ma purtroppo non si sono conservate altre anto bene.Il Centro di Studi Papirologici, che quest’anno celebra il ventesimo anno dalla sua fondazione, ha pubblicato il primo volume dedicato ai risulta dello scavo archeologico a Soknopaiou Nesos, a cura di M. Capasso e P. Davoli (Soknopaiou Nesos Project I (2003-2009), Pisa-Roma 2012). Una tavola rotonda internazionale dedicata al tempio di Soknopaios sarà organizzata nell’ot-tobre 2013 presso il nostro Ateneo.

Paola DavoliDocente di Egi ologia

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«Decifrare un testo è come stabilire un contatto con la persona vissuta secoli fa»

Il professor Mario Capasso, ordi-nario di Papirologia all’Università del Salento, ha fondato e dirige il Centro di studi papirologici e il Museo papirologico dell’Ateneo. Delegato ai Musei dal 2008 e Pre-sidente nazionale dell’Associazione di Cultura classica, è dire ore - con Paola Davoli - della missione arche-ologica UniSalento a Dime (Fayyum, Egi o). Lo abbiamo intervistato per Il Bolle no.

Professor Capasso, il suo è un mes ere che coincide così chiara-mente con una grande passione che viene naturale par re dalla più ovvia delle domande. Com’è cominciata?«Ho cominciato seriamente a pensare di dedicarmi al mes ere di papirologo frequentando i corsi di Papirologia all’Università di Napoli, negli anni Se anta del secolo scor-so: mi aff ascinava il conta o dire o con il testo an co, la sfi da, se posso usare questo termine abusato, che la sua decifrazione in qualche modo lancia a colui che ha il compito di decifrarlo. Decifrare per la prima volta un testo è stabilire un conta o dire o con colui che lo ha scri o o fa o scrivere, una persona vissuta mol secoli fa».

In vent’anni di scavi, abbiamo visto scoprire al suo gruppo di lavoro nu-merosi reper importan in modo costante. Quali sono i segre di una così prolifi ca a vità di ricerca?«Non ci sono segre in questo mes ere: occorrono passione, entusiasmo, abnegazione, fi ducia. Quando sono impegnato in Egi o per l’annuale Campagna di Scavo, mi sveglio al ma no pensando che quel giorno sarà un gran giorno, un giorno di una grande scoperta. Poi magari la grande scoperta non si verifi ca, ma quale altro lavoro può defi nirsi altre anto esaltante?».

Come descriverebbe l’emozione della più recente scoperta? Si prova sempre lo stesso sen mento?«L’emozione che si prova nello sco-prire un ogge o importante, che sia un papiro o una statua, è qualco-sa di ele rizzante, una sorta di eufo-ria, che ripaga dei tan sacrifi ci che questo nostro mes ere ci impone. La scoperta dei due leoni è stato un momento esaltante, per noi dello staff , ma anche per gli operai, umili contadini che per poche lire egi-ziane al giorno svolgono un lavoro certamente fa coso, ma che sono orgogliosamente consapevoli del loro ruolo».

Parliamo della recente conferma alla presidenza nazionale dell’Asso-ciazione di Cultura Classica. Di cosa si occupa, in de aglio, l’associazio-ne?«L’AICC, nata nel 1897, si prefi gge di tutelare e divulgare le nostre gloriose tradizioni classiche. Orga-nizza congressi, gare di greco e di la no, seminari, conferenze, viaggi di studio. Sopra u o vigila affi nché le nostre discipline classiche sia-no adeguatamente rappresentate nell’ordinamento scolas co e in quello universitario».

Cosa della classicità crede che man-chi di più?«Delle tante defi nizioni che si pos-sono dare della classicità mi piace quella che vuole che la classicità è il rispe o per l’uomo, la fi ducia nella centralità dell’ individuo, del suo pensiero, dei suoi sen men , della sua libertà. Al giorno d’oggi si tende a perdere di vista tu o questo, che rappresenta il grande insegnamento lasciatoci dagli an chi».

In un panorama di sempre più scarsi fi nanziamen per la ricerca scien fi ca, quanto soff re la ricerca “umanis ca” rispe o a quella – per esempio - con applicazioni per l’industria?

INTERVISTA

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«La ricerca umanis ca soff re mol- ssimo rispe o a quella scien fi -

ca, che, va de o, pure non gode di o ma salute, ma certo dispone di più risorse. Si tra a di una situa-zione non solo italiana ma certo in Italia, che è la culla della cultura umanis ca e che riserva una percentuale irrisoria, appena lo 0,19% del PIL per la tutela del suo patrimonio culturale, noi umanis viviamo una situazione che non esito a defi nire dramma ca».

Lei lavora con giovani ricercatori e ricercatrici e tan appassiona . Qual è l’augurio che si sen rebbe di rivolgere?«Che con la fi ne di questa deva-stante crisi internazionale i fondi messi a disposizione delle Univer-sità possano tornare almeno a li-velli decorosi, in modo che ques giovani possano concretamente sperare di dedicarsi serenamente alle loro ricerche: abbiamo già perso più di una generazione di giovani eccellen ; considero que-sto una sorta di peccato mortale verso di essi ma anche verso il futuro dell’Italia».

Loredana De Vi s

Consegnato nei giorni scorsi presso la Borsa Italiana a Milano il premio “Springboard Uk-Italy” alla MRS - Material Recovery System, spin-off UniSalento. La giovane azienda avrà la possibilità di trascorrere sei mesi in un incubatore “SETSquared” nel Regno Unito, con la concessione di spazi fisici, l’aiuto di un pool di esperti come

mentori per l’impresa, l’accesso a un panel per definire strategie di mercato e alla rete “SETSquared” degli Stati Uniti per una visione del mercato USA, due sessioni di formazione sul diritto con la “Gregory Rowcliffe Milners” e l’accesso ad almeno uno dei Roadshow internazionali di Intesa Sanpaolo Start-up Initiative.

Premio Springboard Uk-Italy consegnato a MRS

Uni

Sale

ntoS

tore

il merchandising di UniSalento e’ In vendita online e presso le officine cantelmo

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L’esperienza che noi studen del corso di laurea ma-gistrale in Ges one delle a vità turis che e culturali abbiamo potuto fare all’interno della Fiera di Valladolid, tenutasi nei giorni dal 21 al 25 novembre 2012, è stata una splendida occasione per accrescere e raff orzare il valore del percorso forma vo universitario da noi svol-to. È stata un’opportunità che ha consen to sul campo di misurare capacità, inizia va, intraprendenza, aspi-razioni e interessi, oltre integrare e arricchire l’azione forma va. Fondamentali sono sta sia il sostegno del Dipar men-to e del Re ore che la collaborazione da parte dell’as-sociazione UdU, nella persona di Andrea Giordano, per la stesura del proge o. Altre anto importante è stata l’a vità di coordinamento svolta dal professor Gennaro Loio ne. Quest’ul mo, avendo avviato e consolidato il

gemellaggio tra l’Università del Salento e l’Università di Valladolid, ha anche stre o rappor di collaborazione con le Is tuzioni presen nella ci à spagnola. È stato signifi ca vo, infa , constatare come il Presidente della Regione, il Presidente della Fiera e il Sindaco della Ci à abbiano apprezzato le nostre modalità di promuovere sia l’off erta culturale dell’Università del Salento che quella turis ca del territorio. Questo aspe o è stato più volte dimostrato durante le giornate in fi era proprio dalla visita delle stesse autorità allo stand da noi alle-s to. Va so olineato, inoltre, come le ricadute posi ve di tali rappor abbiano consen to delle agevolazioni nell’o enere lo stand fi eris co, a cos contenu e com-pleto di espositori. Per quanto concerne l’informa va culturale, il materiale distribuito è stato fornito dall’Università, quello rela vo

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la promozione del terri-torio (opuscoli, depliant, car ne geografi che) è stato donato da aziende della provincia di Lecce e del capoluogo salen no, oltre che da associazioni culturali e proloco. Il tut-to reclutato dagli studen partecipan alla fi era. La presenza nel padiglio-ne di “INTUR” è stata

garan ta dalle 8.30 sino alle 20.30. Al pubblico interes-sato venivano date informazioni precise in lingua spa-gnola concernen l’off erta universitaria, distribuendo al contempo gli opuscoli illustra vi delle località salen ne, con spiegazioni riguardan il territorio. Abbastanza a ra o e interessato si è rivelato il pubblico spagnolo anche verso gli ogge di carta pesta leccese, espos nella vetrina. Anche per l’ogge s ca venivano date informazioni in lingua spagnola, rela ve alle modalità di lavorazione della stessa. Il Salento con la sua Università è stata l’unica realtà rappresenta va italiana all’interno del padiglione fi eris co. Mol i giovani che si sono avvi-cina allo stand per chiedere informazioni. Della nostra presenza hanno parlato anche le testate giornalis che locali e regionali.Quanto descri o so olinea come tale esperienza sia

stata par colarmente signifi ca va, di completamento allo studio e all’approfondimento, oltre che a promuo-vere la conoscenza di altre realtà operan nel se ore. Speriamo che questa prima esperienza possa indurre a sostenere la partecipazione degli studen universitari ad altri even simili, dove è possibile accrescere anche le proprie capacità relazionali a livello internazionale. Ci si augura, inoltre, che le Is tuzioni territoriali come la Regione, la Provincia e gli en locali per il futuro pos-sano interagire con l’Università supportando l’azione mirata alla promozione del prodo o territorio, consa-pevoli che lo stesso può essere compe vo al livello internazionale.

Carmen Di GirolamoMaurizio Greco

Giovanni GuariniMicaela Lepore

Maria Ausilia MaglioneBeatrice Musca

Valen na VerardiFlavia Rubino

UniSalento a INTUR 2012,la Fiera internazionale

del turismo di Valladolid

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Il proge o “Salento eVo ng 2013” (www.salentoevo ng.it) nasce da un’idea del professor Marco Manca-rella, vice dire ore del Laboratorio di eGovernment (LeG) dell’Univer-sità del Salento, ed è fi nalizzato alla realizzazione di una sperimentazio-ne in due Comuni salen ni (Mar -gnano e Melpignano) del sistema di votazione ele ronica messicano. L’obie vo è quello di applicare le tecnologie ICT in ambito ele orale pubblico, giungendo a confi gurare contes innova vi di voto ele roni-co (eVo ng).Il voto ele ronico rappresenta un nuovo approccio all’‘espressione della preferenza’, e può confi gurarsi in diff eren modalità, tra le quali internet o i sistemi off -line, a raver-so so ware open source o so ware proprietari, sistemi di cri ografi a avanza eccetera. Il proge o in ques one concerne il sistema di ‘voto ele ronico semplice’, vale a dire quello espresso tramite un computer che può essere installato in un seggio e non essere connesso alla Rete internet. Messico e Brasile sono paesi leader nel se ore del voto ele ronico semplice anche se con for diff erenze organizza ve e tecnologiche tra loro. Infa , il sistema di voto ele ronico brasi-liano presuppone l’esistenza di una banca da biometrica dei ci adini (impronte digitali), tale da validare il voto stesso. Il sistema di voto mes-

sicano, invece, non presuppone tale banca da biometrica e, pertanto, si propone come il sistema più facil-mente esportabile all’estero, alla luce anche dell’o mo esito delle elezioni svoltesi nella Repubblica federale messicana nel luglio 2012, le prime ad aver testato con valore

legale nel Paese centro-americano un sistema di eVo ng (precisamente in tre distre dello Stato di Jalisco). Il professor Marco Mancarella, docente di Informa ca giuridica e Informa ca della Pubblica Ammi-nistrazione presso l’Università del Salento, ha partecipato al tes ng messicano in qualità di Osservatore internazionale, nominato dall’Ins -

tuto Electoral y de Par cipación Ciu-dadana del Estado de Jalisco (IEPC). Al suo rientro in Italia, ha cos tuito uno staff di ricerca di natura inter-disciplinare in collaborazione con l’IEPC messicano e con altri partner territoriali, dando vita al Proge o “Salento eVo ng 2013” che, in data 29 novembre 2012, ha o enuto specifi co nulla osta da parte del Ministro dell’Interno do oressa Annmaria Cancellieri.La sperimentazione dell’urna elet-tronica, da realizzarsi nei prossimi mesi a seguito della fi rma del proto-collo uffi ciale tra i partner avvenuta nel mese di dicembre presso la Prefe ura di Lecce, rappresenta il primo esempio al mondo di trasfe-rimento di know-how, tecnologico e organizza vo, da uno Stato che ha già testato il sistema eVo ng con valore legale ad un altro Stato.Dal punto di vista giuridico, il siste-ma di evo ng messicano rispe a pienamente i principi standard in tema di voto sanci a livello cos -tuzionale nella maggior parte degli Sta al mondo: suff ragio universa-le, eguaglianza di voto, libertà del suff ragio, segretezza e personalità del voto.L’idea proge uale di avviare una sperimentazione dell’urna ele ro-nica messicana mira a sensibilizza-re i ci adini al tema dell’eVo ng rispe ando i principi decreta dalla Cos tuzione in tema di voto, oltre

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che a focalizzare l’a enzione su un sistema all’avanguardia in tema di democrazia e partecipazione.L’urna ele ronica è un disposi vo a raverso il quale è possibile rice-vere e contare, ele ronicamente, i vo espressi a raverso il sistema touch screen. L’urna è cos tuita da due ulteriori elemen : a) la stampante interna, che produce una ricevuta cartacea contenente esclusivamente il nome del votato, visualizzabile dal votante per pochi secondi, e che viene custodita in un contenitore sigillato interno all’urna ele ronica; a seguito di contestazio-ni, il contenitore può essere aperto dal solo Presidente di seggio; b) la ba eria, che, con le sue cinque ore di autonomia, sopperisce ad even-

tuali blackout. Pertanto, l’urna elet-tronica risulta essere uno strumento di supporto all’a vità ele orale sia per la fase di espressione del voto che per quella di scru nio. Inoltre, è dotata di segnale ca in braille e di supporto audio con un jack audio per fornire assistenza alle persone con limitazioni visive.È uno strumento dalle cara eris -che senza dubbio innova ve e che ha la capacità di apportare benefi ci concre riguardan la certezza e l’immediatezza della diff usione dei risulta ele orali, la riduzione dei cos , i benefi ci ambientali, l’uso sociale (u lizzo in altri esercizi ele orali e di consultazione). Altri vantaggi ineriscono alla riduzione delle unità impiegate per le opera-

zioni di voto, all’eliminazione del materiale cartaceo e delle ma te copia ve, allo snellimento delle procedure (eliminando le fasi di verifi ca e auten cazione delle schede ele orali), all’eliminazione totale delle schede nulle.La sperimentazione ha il fi ne ul mo di giungere a un proto- po di urna ele ronica tale da

rispondere non solo alle esigenze norma ve italiane ma anche, in progress, agli obblighi di leg-ge presen nei maggiori Paesi europei che hanno già intrapreso la strada dell’eVo ng. Ragione per la quale il LeG ha intenzione di giungere nel 2013, sempre in ambito proge uale, alla stesura

di una proposta di Risoluzione del Parlamento Europeo in tema di voto ele ronico.Le parole chiave del proge o sono: democrazia, partecipazione, inno-vazione, risparmio economico. Con il voto ele ronico, in conclusione, si raff orza il diri o di voto.

Marco MancarellaProfessore aggregato di Informa ca giuridica

e Informa ca della Pubblica Amministrazione Corso di Laura in Scienze poli che e delle

Relazioni internazionali

Un progetto Un progetto del Laboratorio del Laboratorio di eGovernment di eGovernment UniSalento UniSalento per “rafforzare per “rafforzare il diritto di voto”il diritto di voto”

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IL GRUPPO: Il gruppo coordinato dal Prof. Dario Pisignano presso il Dipar mento di Matema ca e Fisica “Ennio De Giorgi” e NNL dell’Is -tuto Nanoscienze del CNR studia e sviluppa tecnologie litografi che avanzate e processi di nanotecnolo-gia su materiali di origine organica e biologica, fl uidi e polimeri, realizza nanostru ure e disposi vi fotonici, nanoele ronici e microfl uidici, e si occupa dello studio delle interazio-ni tra i materiali soffi ci ed i sistemi biologici mediante programmi di ricerca altamente interdisciplinari. Il gruppo consta a ualmente di circa quindici ricercatori (fi sici, biologi, ingegneri ecc.) e lavora su diversi proge di ricerca fi nanzia a livello regionale, nazionale ed europeo.

Applicazione di nanofibre polimeriche a dispositivi laser

innovativi: con questo obiettivo è stato interamente finanziato

dallo European Research Council per complessivi 1,5 milioni di

euro il progetto “NANO-JETS”. Il progetto, che avrà durata quinquennale e si occuperà

di “Nanofibre polimeriche di prossima generazione: dai getti

elettrificati all’optoelettronica ibrida”, è coordinato dal

professor Dario Pisignano del Dipartimento di Matematica

e Fisica “Ennio De Giorgi” dell’Università del Salento e vedrà lavorare in sinergia lo

stesso Dipartimento e l’Istituto Nanoscienze del CNR presso

il Laboratorio Nazionale di Nanotecnologie di Lecce.

“ERC Starting Grant” al

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l progetto “NANO-JETS”

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IL PROGETTO DI RICERCA: Le nanofi bre polimeriche sono fi lamen so lissimi, del diame-tro di alcune decine di nanometri, dunque migliaia di volte più so li di un capello. Queste stru ure sono altamente fl essibili ed off rono la possibilità di aumentare enorme-mente la superfi cie ingegnerizzata di un materiale, fi no a ordini di grandezza di migliaia di metri quadri per grammo (in pra ca un campo da calcio per grammo…). Il proge o “NANO-JETS” ha come obie vo fondamentale l’applicazione delle nanofi bre polimeriche all’interno di nuovi disposi vi per la fotonica, ed in par colare di disposi vi laser innova vi. A questo scopo, per con-sen re la realizzazione di nanofi bre altamente controllate per quanto riguarda composizione chimica e proprietà fi siche, il proge o vuole aff rontare alcuni problemi ancora irrisol nell’ambito delle tecnologie di produzione dei nanomateriali. La tecnica sviluppata in “NANO-JETS” è l’electrospinning, o ele rofi latura, che consiste nell’applicare un inten-so campo ele rico ad una soluzione polimerica, la quale viene in tal modo estrusa fi no a formare dei fi lamen di polimero che possono essere raccol ed impiega per una

vas ssima gamma di applicazioni (oltre alla fotonica, la nanoelet-tronica, l’ingegneria ssutale, la fi ltrazione ad al ssima effi cienza, la catalisi ed il tessile high-tech). L’aspe o prezioso di questo metodo è che, a diff erenza della maggior parte delle altre tecniche di produ-zione di nanopar celle, consente di produrre nanostru ure in quan tà rela vamente abbondan , median-te processi con nui della durata di molte ore e dunque compa bili con i requisi della produzione indu-striale.Una pia aforma tecnologica stra-tegica dunque, che può avere un impa o posi vo su svaria se ori produ vi di grande importanza in ambito regionale, nazionale ed Europeo, il che è uno dei mo vi per cui lo European Research Council ha deciso di inves re in questa dire-zione. Tu avia, la tecnica è com-plessa sul piano pra co per l’ampio numero di parametri da cui dipende il processo di produzione, e richiede che siano sviluppa nuovi approcci sperimentali e nuovi modelli che possano garan re una realizzazione altamente accurata di nanofi bre.Nel proge o l’ele rofi latura verrà ulteriormente migliorata e studiata per mezzo di tecniche di imaging

ad al ssima risoluzione temporale (metodi usa fi nora ad esempio in campo militare), oltre che nuovi metodi di simulazione numerica. Inoltre le proprietà o che delle nanofi bre o enute per mezzo di questa tecnologia verranno studiate e indirizzate all’o enimento di di-sposi vi laser di nuova generazione. La possibilità di controllare in modo effi cace stru ura, composizione e proprietà dei nuovi materiali sarà dunque alla base della realizzazio-ne di nuove sorgen di luce, con ricadute che si prevedono vaste ed interse oriali, dalla fi sica di base all’ingegneria dei nanomateriali. La maggior parte del budget ricevu-to dall’European Research Council sarà inves to nella formazione di personale scien fi co di alta spe-cializzazione, do orandi di ricerca e ricercatori. Obie vo specifi co dell’inves mento ERC è infa la formazione di un team dedicato di giovani ricercatori presso il Labora-torio Nazionale di Nanotecnologie, in quello che vuole anche essere un raff orzamento virtuoso di condivi-sione degli strumen della ricerca e delle sinergie tra le eccellenze scien fi che presen sul territorio.

Immagine di nanofibre polimeriche prodotte presso il gruppo del Prof.

Pisignano presso il Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi”

e l’Istituto Nanoscienze del CNR

Leonardo Mariella - Marco TarantinoCenni di statistica descrittiva e statistica inferenzialeUn approccio didattico multimediale

Cosimo De MitriSchede di Matematica per le prove di ingresso e per i precorsi

Cosimo De MitriEsercizi di Analisi II/III

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Donatella PorriniPolitiche economiche, dei mercati e dell’ambiente

Vito SpadaLa crisi difficile Paolo Sansò

Sulla pelle di GaiaCompendio di Geografia Fisica e Geomorfologia

A cura di Fernando Greco - Antonio De Mauro

Questioni di diritto privato 1

Marco Piccinno

a cura di

Ti incontro o ti contatto?

I preadolescenti ai tempi di facebook

Donatella Porrini

Politiche economiche, dei mercati

e dell’ambiente

Seconda edizione

Marilena Gorgoni

Il sistema risarcitorio del danno alla persona

Lezioni di diritto civile

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Donatella PorriniPolitiche economiche dei m

Vito SpadaLa crisi difficile

Cosimoo De MitriEsercizi di Analisi II////IIIIIII

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Costruire il modello in scala di un ponte incollando fra loro spaghe e buca ni. Non è una stranezza, ma una gara che si ene in parecchi Atenei degli Sta Uni , do-cumentata anche da vari fi lma facilmente reperibili su YouTube. Oltreoceano vi è infa una tradizione consolidata che porta gli studen a imparare divertendosi, me-diante la realizzazione di piccoli esperimen di vario genere. La Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento da tempo si dis ngue grazie a varie inizia ve di questo genere. Il Salento Racing Team, per esempio, partecipa a vamente a una compe- zione nazionale ed Europea tra le Università costruendo ogni due anni un nuovo

proto po con cui gareggiare, partendo dall’idea e realizzando tu i componen della ve ura.Quest’anno, nell’ambito della dida ca dei corsi di Scienza delle Costruzioni tenu dai professori

Giorgio Zavarise e Laura De Lorenzis, è stato dato il via a un nuovo esperimen-to, mirato a comprendere il comportamento delle stru ure so o l’azione dei carichi. Si tra a, per l’appunto, di costruire un ponte u lizzando comune pasta, picamente nei forma di spaghe o buca ni, unendo il tu o con colla a cal-

do. Le stru ure così realizzate verranno so oposte a un carico via via crescen-te, fi no a ro ura. Vincerà ovviamente chi realizza il ponte che regge il carico maggiore.L’inizia va, una delle prime in Italia di questo genere, ha destato parecchio in-teresse, e la partecipazione è stata quindi allargata a tu gli studen , nonché (con graduatoria a parte) anche a tu i Laurea della Facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento. L’esposizione dei modelli e le prove di resistenza avranno luogo il 22 marzo alle ore 10 presso l’Edifi co “Angelo Rizzo”.

Scienza delle Costruzioni così si impara: divertendosi!

Comprendere il comportamento delle strutture sotto l’azione dei carichi con la “Spaghetti Bridge Competition”

Tutti i dettagli dell’iniziativa e il regolamento per chi volesse partecipare possono essere scaricati alla pagina personale del professor Zavarise (www.unisalento.it/people/giorgio.zavarise), alla voce “materiale didattico”.

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n. 1, gennaio 2013

il merchandising di UniSalento e’ In vendita online e presso le officine cantelmo

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a cura di Pietro Marchetti

Questa rubrica è dedicata ai ricercatori dell’Università del Salento. Oggi conosciamo Karl Gerhard Hempel ricercatore del Dipartimento di Studi Umanistici

Karl Gerhard Hempel è nato nel 1965 nato a Münster (Ves alia) , dove è vissuto fi no al 1970. Dal 1970 al 1984 ha vissuto ad Aachen (Aquisgrana), dove il padre Karl August Hempel, fi sico, è professore alla Facoltà di Ingegneria Ele ronica del Politecnico (RWTH). La ma-turità è del 1984, presso il Kaiser-Karls-Gymnasium di Aachen, dove ha studiato la no, greco, ebraico, inglese, francese, russo. Di tradurre dal russo è poi incaricato tra il 1984 e il 1985, durante il servizio militare nella Marina Militare Tedesca a Eckernförde e Flensburg.Gli studi universitari cominciano tra il 1985 e il 1987: studia archeologia classica, storia an ca, fi lologia greca e la na all’Università di Bonn. Tra il 1987 e il 1988

con nua gli studi all’Università degli studi e alla Scuo-la Normale Superiore di Pisa, sostenendo esami - tra l’altro – coi professori S. Se s e U. Laffi . Tra l’’88 e il ‘95, Karl Gerhard Hempel completa gli studi all’Università di Monaco di Baviera con il professor P. Zanker.Tra il 1991 e il 1995 partecipa a un proge o di ricerca sulla necropoli ellenis ca di Taranto con varie borse di studio per un periodo complessivo di 30 mesi (Gerda Henkel S ung, Düsseldorf; DAAD Bonn); nel 1991 o ene il magister ar um (materie di base: archeolo-gia classica, greco e la no; tesi su “Tombe ellenis che contenen monete provenien dalla necropoli di Taran-to”), e nel 1995 il do orato di ricerca (materie di base: archeologia classica, greco e la no; tesi su “La necropoli di Taranto nel II e I sec. a. C.: studi sulla cultura mate-riale”). Tra il 1991 e il 1996 partecipa regolarmente nei mesi es vi a campagne di scavo dell’Is tuto Archeolo-gico Germanico (direzione di sondaggi stra grafi ci nei si di Selinunte e di Siracusa; pubblicazione dei risulta ) e tra il 1996 e il ‘97 o ene una borsa di studio post-do orato (“Reises pendium”), conferita dall’Is tuto Archeologico Germanico (viaggio di studio a scopo scien fi co per il Mediterraneo, con riguardo ai vari si con rilevanza archeologica).Tra il 1995 e il 2001 insegna conversazione in tedesco presso il liceo linguis co “Maria Ausiliatrice” di Taran-to, l’is tuto Tecnico per le A vità sociali “Principessa Maria Pia” di Taranto e il liceo classico statale “Tito Livio” di Mar na Franca (Taranto). Nel fra empo, tra il 1998 e il 2001, lavora come collaboratore ed esperto di madrelingua presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, Facoltà di Giurisprudenza a Santa Maria Capua Vetere (CE). Tra il 2001 e il 2002 insegna come esperto e collaboratore linguis co di madrelingua presso l’Uni-versità degli Studi di Urbino, Facoltà di Lingue.Tra il 2002 e il 2007 è ricercatore presso l’Università degli Studi di Messina, per il se ore scien fi co-disci-

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plinare L-LIN/14 “lingua e traduzione – lingua tedesca” (insegnamen principalmente nel corso di “tradu ori ed interpre ”) e dal novembre 2007 è ricercatore presso l’Università del Salento nello stesso se ore disciplinare. Tiene insegnamen in vari corsi di laurea: tradu ori-interpre (STML), lingue e le erature stranie-re, comunicazione interculturale, specialis che, magi-strali, master, TFA.Dal 1998 si occupa di traduzioni professionali dall’ita-liano al tedesco, dal tedesco all’italiano e dall’inglese al tedesco per conto di agenzie tedesche, italiane e statunitensi.A ualmente conduce ricerche sui problemi rela vi alla traduzione tecnica italiano-tedesco e viceversa (ma-nuali d’istruzione per l’uso, breve ), su quelli della

traduzione e comunicazione specializzata in campo umanis co (traduzione di tes di archeologia, storia, storia dell’arte), sul mul linguismo nella comunicazione scien fi ca internazionale (sopra u o in campo uma-nis co; l’uso di lingue diverse dall’inglese nelle varie discipline, problema che rela ve all’anglofonia), sulla variazione linguis ca del tedesco: varietà standard; la situazione linguis ca in Alto Adige, e sulla storia della traduzione dal la no/greco verso il tedesco durante l’epoca dell’Umanesimo.Sposato con Carlo a Peluso e papà di Chris an, Julia e Michael, Karl Gerhard Hempel col va l’hobby dei viaggi e della fotografi a (collezione di diaposi ve, sopra u o a cara ere archeologico).

Karl Gerhard Hempel