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41 Prevenzione Oggi gennaio - marzo 2008 IL MONITORAGGIO DELLE CONDIZIONI DI SALUTE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO: UN’INDAGINE PILOTA RELATIVA AL VENETO Giuseppe Mastrangelo 1 , Gianluca Marangi 3 , Patrizia Carassai 8 , Sergio Perticaroli 13 , Giuseppe Campo 2 , Danilo Bontadi 4 , Alberto Baldasseroni 5 , Michele Bertani 7 , Eugenio Capodicasa 4 , Claudia Carletti 9 , Federico Cattani 9 , Vittorio Cenci 6 , Diego de Merich 2 , Lia De Zorzi 10 , Giuseppe Di Loreto 10 , Massimo Dini 11 , Emanuela Fadda 1 , Antonio Leva 2 , Elisabetta Maier 5 , Vita Marzia 4 , Giulio Mattioni 11 , Maddalena Mazzi 4 , Pietro Mazzoccoli 3 , Carlo Melegari 7 , Antonietta Mundo 11 , Roberto Noceta 9 , Gianfranco Ortolani 12 , Pietro Antonio Patané 4 , Massimo Piccioni 10 , Gianfranco Priolo 1 , Angela Sartori 9 , Luca Scoizzato 1 , Antonella Sereno 9 , Luisa Silva 12 , Paola Torri 4 ,Giorgia Tornieri 7 , Luciano Marchiori 3 1 Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica 2 Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro (ISPESL), Dipartimento Processi Organizzativi, Roma 3 Unità locale socio-sanitaria (ULSS) 20, Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti di Lavoro, Verona 4 Studio GOMI, Gruppo Operatori Medicina Industriale, Padova 5 Cerimp Toscana 6 Pronto Soccorso, Ospedale di San Bonifacio, Verona 7 Centro Studi Immigrazione (Cestim), Verona 8 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Coordinamento Regionale Medico Legale Veneto, Venezia 9 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Direzione Centrale Sistemi Informativi e Telecomunicazioni, Roma 10 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Coordinamento Generale Medico Legale, Roma 11 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Coordinamento Generale Statistico Attuariale, Roma 12 Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), Roma 13 Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro (ISPESL), ex Dipartimento Documentazione, Informazione e Formazione, Roma. (Parole chiave: monitoraggio, condizioni di lavoro, stress, salute, sicurezza) L’articolo costituisce una sintesi originale dei risultati della ricerca pubblicata in extenso sul Supplemento di Fogli d’Informazione numero 2 anno 2006 dal titolo “Indagine pilota conoscitiva sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro relativa ad una realtà regionale: Veneto” disponibile anche online sul sito dell’Ispesl, presso l’url seguente: http://www.ispesl.it/informazione/argomenti/rapportoVeneto.pdf La stessa indagine è stata recentemente pubblicata con ulteriori approfondimenti sul Supplemento numero 1 anno 2008 della rivista “La Medicina del Lavoro”. SINTESI CONTESTO - Attivare un sistema di monitoraggio sulla salute e sicurezza dei lavoratori pone da subito alcune questioni fondamentali riguardanti l’oggetto del monitoraggio stesso, la conduzione dell’indagine, il tipo di informazione che se ne intende ricavare e le modalità di comunicazione. In ambito europeo si osserva un’ampia varietà di approcci per tali sistemi di monitoraggio, che mirano a descrivere le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori a differenti livelli, da BOW PO/base indexing: EUOSHA - OSH: Salute e infortuni [OSH: 46401A] CIS: Sicurezza e igiene del lavoro [CIS: A] NACE - ATECO: Amministrazione pubblica [ATECO:75]; Attività di organizzazioni associative [ATECO: 91] Vol. 4, n. 1, 41- 60

IL MONITORAGGIO DELLE CONDIZIONI DI SALUTE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO: UN'INDAGINE PILOTA RELATIVA AL VENETO

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IL MONITORAGGIO DELLE CONDIZIONI DI SALUTE ESICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO: UN’INDAGINEPILOTA RELATIVA AL VENETO

Giuseppe Mastrangelo 1, Gianluca Marangi 3 , Patrizia Carassai 8 , Sergio Perticaroli 1 3 , Giuseppe Campo 2 ,Danilo Bontadi 4 , Alberto Baldasseroni 5 , Michele Bertani 7 , Eugenio Capodicasa 4 , Claudia Carletti 9 ,Federico Cattani 9 , Vittorio Cenci 6 , Diego de Merich 2 , Lia De Zorzi 1 0 , Giuseppe Di Loreto 1 0 , MassimoDini 1 1 , Emanuela Fadda 1 , Antonio Leva 2 , Elisabetta Maier 5 , Vita Marzia 4 , Giulio Mattioni 1 1 , MaddalenaMazzi 4 , Pietro Mazzoccoli 3 , Carlo Melegari 7 , Antonietta Mundo 1 1 , Roberto Noceta 9 , GianfrancoOrtolani 1 2 , Pietro Antonio Patané 4 , Massimo Piccioni 1 0 , Gianfranco Priolo 1 , Angela Sartori 9 , LucaScoizzato 1 , Antonella Sereno 9 , Luisa Silva 12, Paola Torri 4 ,Giorgia Tornieri 7 , Luciano Marchiori3

1 Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Medicina Ambientale e Sanità Pubblica2 Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro (ISPESL), Dipartimento Processi Organizzativi, Roma3 Unità locale socio-sanitaria (ULSS) 20, Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza Ambienti di Lavoro, Verona4 Studio GOMI, Gruppo Operatori Medicina Industriale, Padova 5 Cerimp Toscana 6 Pronto Soccorso, Ospedale di San Bonifacio, Verona7 Centro Studi Immigrazione (Cestim), Verona8 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Coordinamento Regionale Medico Legale Veneto, Venezia9 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Direzione Centrale Sistemi Informativi e Telecomunicazioni, Roma10 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Coordinamento Generale Medico Legale, Roma11 Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), Coordinamento Generale Statistico Attuariale, Roma12 Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), Roma13 Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro (ISPESL), ex Dipartimento Documentazione, Informazione e Formazione,

Roma.

(Parole chiave: monitoraggio, condizioni di lavoro, stress, salute, sicurezza)

L’articolo costituisce una sintesi originale dei risultati della ricerca pubblicata in extenso sulSupplemento di Fogli d’Informazione numero 2 anno 2006 dal titolo “Indagine pilotaconoscitiva sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro relativa ad una realtàregionale: Veneto” disponibile anche online sul sito dell’Ispesl, presso l’url seguente:http://www.ispesl.it/informazione/argomenti/rapportoVeneto.pdfLa stessa indagine è stata recentemente pubblicata con ulteriori approfondimenti sulSupplemento numero 1 anno 2008 della rivista “La Medicina del Lavoro”.

SINTESI

CONTESTO - Attivare un sistema di monitoraggio sulla salute e sicurezza dei lavoratori poneda subito alcune questioni fondamentali riguardanti l’oggetto del monitoraggio stesso, laconduzione dell’indagine, il tipo di informazione che se ne intende ricavare e le modalità dicomunicazione.In ambito europeo si osserva un’ampia varietà di approcci per tali sistemi di monitoraggio,che mirano a descrivere le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori a differenti livelli, da

BOW PO/base indexing:

EUOSHA - OSH: Salute e infortuni [OSH: 46401A]CIS: Sicurezza e igiene del lavoro [CIS: A]NACE - ATECO: Amministrazione pubblica [ATECO:75]; Attività di organizzazioni associative [ATECO: 91]

Vol. 4, n. 1, 41- 60

quello aziendale a quello nazionale. Una rassegna delle esperienze condotte in Europa haevidenziato come una singola fonte di dati non possa fornire una completa ed adeguatadescrizione della salute e sicurezza dei lavoratori (SSL).OBIETTIVI - L’obiettivo della presente ricerca, promossa dall’Istituto Superiore per la Prevenzionee la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) in collaborazione con la Direzione per la Prevenzione dellaRegione Veneto e con il contributo di Enti ed Istituti nazionali (tra gli altri Università di Padova,INPS e INAIL), è stato sperimentare un modello di indagine che permettesse di fornire un quadrocomplessivo delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori di una regione italiana, qualestudio pilota per la costituzione di un sistema di monitoraggio su scala nazionale. Il Veneto èstato scelto come regione pilota per la presenza sul territorio di un’ampia gamma di attivitàlavorative, oltre che per le vaste dimensioni demografiche ed economiche.METODI - In particolare la ricerca consiste nella sperimentazione di un approcciometodologico complessivo per l’analisi delle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti dilavoro e si compone di cinque indagini riguardanti i seguenti aspetti:

• Percezione dei rischi professionali, delle condizioni di salute e delle azioni adottate per laprevenzione.

• Relazione tra stress, infortuni sul lavoro e assenze per malattia.• Approccio qualitativo sugli infortuni dei lavoratori irregolari extracomunitari.• Assenze dal lavoro per malattia.• Andamento degli infortuni, delle inabilità e delle assenze dal lavoro per malattia.

RISULTATI - In conclusione, la lettura dei dati rilevati dal sistema di monitoraggio sperimentatoin Veneto ha messo in nuova luce aspetti che non emergevano con sufficiente chiarezza dallesingole fonti di informazione, ha posto l’accento sulle criticità delle fonti di dati ufficialirelativamente ai fenomeni legati all’evoluzione del mercato del lavoro ed ha dettagliato leproblematiche di alcuni rischi emergenti partendo da un quadro di ordine generale. Lacadenza periodica del monitoraggio, oltre alla raccolta integrata delle informazioni,costituisce un requisito minimale per la tempestività e l’efficacia del sistema stesso.

INTRODUZIONE

Attivare un sistema di monitoraggio sulla salute e sicurezza dei lavoratori pone da subitoalcune questioni fondamentali riguardanti l’oggetto del monitoraggio stesso, la conduzionedell’indagine, il tipo di informazione che se ne intende ricavare e le modalità di comunicazione.In ambito europeo si osserva un’ampia varietà di approcci per tali sistemi di monitoraggio,che mirano a descrivere le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori a differenti livelli, daquello aziendale a quello nazionale. Una rassegna delle esperienze condotte in Europa haevidenziato come una singola fonte di dati non possa fornire una completa ed adeguatadescrizione della salute e sicurezza dei lavoratori (SSL).Le differenze nei sistemi di monitoraggio europei riguardano le scelte degli indicatori disalute, la descrizione degli ambienti di lavoro, l’analisi del livello delle misure di prevenzione.In alcuni casi, i metodi “tradizionali” della raccolta di dati, incentrati soprattutto su malattie einfortuni lavorativi, sono stati integrati da nuove iniziative che mirano a collegare leinformazioni di diverse fonti, per raggiungere l’obiettivo di un’immagine più completapossibile e, nello stesso tempo, efficace per determinare tempestivamente i cosiddetti allarmipreventivi, nonché le risoluzioni possibili.Su questa linea, l’Agenzia europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, che analizza iprincipali problemi di salute dei lavoratori, ha dato vita ad un Osservatorio dei rischi. TaleOsservatorio [1] integra le informazioni disponibili per offrire un’ampia visione dei temitrattati, attraverso gli archivi e le indagini esistenti nei Paesi dell’Unione europea (UE). La

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Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro (Eurofound)conduce invece una specifica indagine dal titolo “Indagine europea sulle condizioni dilavoro” (ESWC), a carattere periodico, tramite questionario rivolto ai lavoratori, che sipropone di verificare direttamente le condizioni di salute dei lavoratori [2]. L’obiettivo della presente ricerca, promossa dall’Istituto Superiore per la Prevenzione e laSicurezza del Lavoro (ISPESL) in collaborazione con la Direzione per la Prevenzione dellaRegione Veneto e con il contributo di Enti ed Istituti nazionali (tra gli altri Università di Padova,INPS e INAIL), è stato sperimentare un modello di indagine che permettesse di fornire unquadro complessivo delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori di una regioneitaliana, quale studio pilota per la costituzione di un sistema di monitoraggio su scalanazionale. Il Veneto è stato scelto come regione pilota per la presenza sul territorio diun’ampia gamma di attività lavorative, oltre che per le vaste dimensioni demografiche edeconomiche, come si desume dalla Figura 1 e dalla Tabella 1.

Figura 1 - Distribuzione degli addetti per macrosettore economico, nell’Unione europeae nel Veneto

Fonte: Ue - Terza indagine europea sulle condizioni di lavoro (Fondazione Europea per il Miglioramento delleCondizioni di Vita e di Lavoro)Veneto - Nostra elaborazione

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Unione europea, indagine 2000 Veneto, indagine 2005

agricolturaindustriaservizi

agricolturaindustriaservizi

30% 37%

60%

5% 3%

65%

Tabella 1 - Industria e Servizi - Distribuzione degli addetti per settore economico in Veneto

* comprende: attività dei servizi connesse all’agricoltura e zootecnia non rientranti nel campo di osservazione delCensimento dell’agricoltura; caccia e cattura di animali per allevamento e ripopolamento di selvaggina e serviziconnessi; aziende di utilizzazione di foreste e di boschi, consorzi di forestazione e rimboschimento e servizi connessi;pesca, piscicoltura e servizi connessi.

Fonte: 7° e 8° Censimento generale dell’industria e dei servizi (Istat)

Il sistema di monitoraggio della SSL in Veneto è stato articolato in base a cinque filoni diindagine, tra loro integrati secondo una strategia che da una prima visione di caratteregenerale, consentisse di approfondire con maggior dettaglio alcuni temi. Il tutto attraversol’uso contestuale di due indagini ad hoc (una di ordine generale ed un’altra mirata su unfattore di rischio emergente), un’analisi qualitativa su tema specifico per riconsiderare ciò cherisulta dalle statistiche ufficiali, la rilettura di archivi a carattere amministrativo ma contenentidati utili per il monitoraggio stesso. Il punto di partenza è stata la Terza indagine europea sulle condizioni di lavoro condotta daEurofound nei 15 Stati dell’Unione europea nel 2000. Si è deciso di effettuare uno studio similareper i lavoratori del Veneto al fine di ottenere un quadro d’insieme dei rischi lavorativi, dellecondizioni di salute e delle azioni adottate per la prevenzione. È stata poi avviata una secondaindagine attraverso un questionario ad hoc per approfondire uno dei maggiori fattori di rischioevidenziati dalla prima ricognizione generale: lo stress lavorativo. Un terzo studio è consistito inun’analisi qualitativa degli infortuni occorsi a lavoratori extracomunitari irregolari, quale riscontrodella statistiche ufficiali su tale tema. Gli ultimi due studi hanno consentito un reimpiego dei datiin possesso dell’INPS e dell’INAIL apportando un ulteriore contributo informativo alle banchedati esistenti, soprattutto per le statistiche sulle assenze per malattia dei lavoratori. I cinque filoni di indagine hanno costituito il modello di monitoraggio della SSL sperimentatonella regione Veneto. La presentazione che segue ha, dunque, una doppia valenza: da un latoper i risultati offerti da ciascuno studio in sé, dall’altro per la visione articolata delleproblematiche connesse alla salute dei lavoratori che traspare dall’approccio integrato delleindagini all’interno di un unico sistema.

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Settore economico 1991 2001

Agricoltura e pesca * 11.230 14.325

Industria estrattiva 1.982 2.302

Industria manifatturiera 621.665 647.483

Energia, gas e acqua 3.567 4.320

Costruzioni 131.361 149.843

Commercio e riparazioni 284.000 306.457

Alberghi e pubblici esercizi 72.132 87.106

Trasporti e comunicazioni 51.207 69.459

Credito e assicurazioni 31.367 48.365

Altri servizi 150.792 251.184

Totale 1.359.303 1.580.844

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L’INDAGINE: I CINQUE STUDI

STUDIO 1: Percezione dei rischi professionali, delle condizioni di salute edelle azioni adottate per la prevenzione.

INTRODUZIONE

Il punto di partenza è stato il proposito di ottenere un quadro d’insieme relativo al Veneto deirischi lavorativi, delle condizioni di salute e delle azioni adottate per la prevenzione. Ci si èbasati, quindi, sulla metodologia dell’indagine condotta dalla Fondazione Europea per ilMiglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro (Eurofound) nei 15 Stati dell’Unioneeuropea nel 2000 [3].

1. METODI

Il campione è stato estratto dalla lista regionale di utenti telefonici, mediante uncampionamento in due fasi. Nella prima fase è stato selezionato un campione casuale diutenti telefonici: è stata intervistata la persona (lavoratore dipendente o autonomo con etàcompresa tra 15-64 anni) la cui data di compleanno era più vicina alla data dell’intervista.Come nello studio condotto da Eurofound, pensionati, invalidi, disoccupati, casalinghe,studenti, ecc. sono stati esclusi e i lavoratori non-europei inclusi, a condizione che potesseroessere intervistati in italiano. Dopo aver intervistato i primi 2.858 soggetti, nella seconda fase,per riequilibrare la composizione per età e sesso all’interno del campione, è stato modificatoil criterio di selezione dei componenti del nucleo familiare: è stato infatti intervistato ilcomponente della classe di età e sesso di interesse. Se questa persona era temporaneamenteassente, si prendeva un appuntamento per realizzare l’intervista su telefono fisso oppure sichiedeva il numero di telefono cellulare e si contattava il lavoratore al cellulare. L’utente delnumero estratto veniva cercato telefonicamente almeno quattro volte in caso di non risposta,prima di considerare “decaduto” il contatto. Il questionario completo utilizzato da Eurofound per la ESWC (Indagine europea sullecondizioni di lavoro) [4] presenta, in realtà, una struttura non appropriata ad un’intervistatelefonica a causa della sua lunghezza e, pertanto, è stata costruita una sua versione ridottain cui sono state incluse 30 domande. Il questionario è stato somministrato con metodologia“computer-assisted telephone interview”. Gli intervistatori sono stati adeguatamente formati.La rilevazione è iniziata a gennaio-febbraio 2005 e si è conclusa a luglio 2005. La duratadell’intervista è stata di circa 10 minuti. Sono stati intervistati 5.108 soggetti.

2. RISULTATI

I sintomi riferiti, in ordine decrescente di prevalenza, sono: stress (27%), mal di schiena (18%),affaticamento generale (12%), dolori agli arti superiori (7%), mal di testa (6%), problemi di vista(5%), ansia (5%), dolori agli arti inferiori (4%), irritabilità (4%), problemi di udito (2%), problemi diinsonnia (2%), difficoltà respiratorie (1%), problemi dermatologici (1%), allergie (1%), mal distomaco (1%), traumi (0.5%), malattie cardiache (0.3%). Ad eccezione dello stress, tutti gliindicatori di cattiva salute nel Veneto sono due o tre volte inferiori rispetto a quelli registrati nellaUE da Eurofound nel 2000. “Il mio lavoro migliora la mia salute”, dichiarano 251 lavoratori (5%).I fattori lavorativi associati sono: l’opportunità di qualificazione, l’autonomia decisionalenell’organizzare il lavoro, il supporto dei colleghi, la soddisfazione per il lavoro svolto. Tuttavia,malgrado la prevalenza di malattia sia più bassa, la prevalenza di assenze dal lavoro per malattiaè più alta nel Veneto rispetto a quanto osservato da Eurofound nel 2000. Queste differenze

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arrivano a quadruplicarsi per le assenze brevi, inferiori a 5 giorni. In merito ai fattori di rischiopercepiti (Tabella 2), i lavoratori hanno riferito di essere esposti per più di un quarto deltempo di lavoro a vibrazioni (20%), rumore (19%), inalazione di vapori, fumi, polveri, sostanzepericolose (18%), movimenti ripetitivi (50%), posizioni dolorose/stancanti (46%), ritmi dilavoro elevati e tempi di lavoro ristretti (60%). L’esposizione a fattori di rischio fisici ènotevolmente più bassa nel Veneto rispetto alla UE, mentre vi sono minime differenze suiritmi di lavoro elevati.

Tabella 2 - Esposizione a fattori fisici, chimici ed organizzativi negli ambienti di lavoro -Percentuale di coloro che dichiarano di essere esposti al fattore per più di 1/4 del tempo dilavoro

Fonte: UE - Terza indagine europea sulle condizioni di lavoro 2000 (Fondazione Europea per il Miglioramento delle

Condizioni di Vita e di Lavoro)

Veneto - Nostra elaborazione

L’analisi per comparto lavorativo ha evidenziato che:

• i rischi professionali tradizionali (rumore, vibrazioni, temperature elevate o basse, inalazioneo manipolazione di sostanze pericolose, radiazioni) sono frequenti in agricoltura, in quasi tuttii comparti industriali e solo in due comparti del terziario, fra cui sanità e altri servizi sociali;

• i fattori di rischio ergonomici sono riportati in quasi tutti i comparti industriali e inagricoltura, ma anche nel terziario, tra cui sanità ed altri servizi sociali;

• ritmi di lavoro elevati, tempi di lavoro ristretti, esigenze del lavoro superiori alle propriecapacità sono, invece, più frequenti nel terziario rispetto all’industria e all’agricoltura;

• l’orario settimanale di lavoro è maggiore nell’industria e agricoltura rispetto al terziario,invece, il lavoro a turni (svolto di notte, di sabato o domenica) è più frequente nei servizi;

• riguardo alle azioni adottate per la prevenzione, l’informazione sui rischi e la disponibilitàdi dispositivi individuali di protezione sono le due azioni preventive più frequentementeadottate nell’industria, mentre i corsi di formazione sono più frequenti nel settore terziario;

• la percentuale di coloro che sono soddisfatti del proprio lavoro è mediamente pari a 87%,più alta nel terziario e più bassa nell’industria.

Dei lavoratori intervistati, il 78% ha riferito di essere molto/abbastanza informato sui rischi, il 29%usa dispositivi individuali di protezione personale, l’88% dichiara di essere molto/abbastanzasoddisfatto del proprio lavoro.

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Fattori di rischio UE Veneto2000 % 2005 %

Tempi di lavoro ristretti 60 58

Ritmi di lavoro elevati 56 59

Posizioni dolorose o stancanti 47 46

Movimenti ripetitivi della mano o del braccio 31 50

Rumori così forti da dover alzare la voce per parlare alla gente 29 19

Vibrazioni provocate da utensili a mano, macchinari, ecc. 24 20

Temperature tali da far sudare anche se non si lavora 23 13

Respirare vapori, fumi, polveri, sostanze pericolose, materiale infettivo, ecc. 22 18

Basse temperature sia all’interno dei locali, che all’esterno 21 9

Essere a contatto o manipolare sostanze o materiali pericolosi 16 12

Radiazioni come raggi X, radioattività, saldatore ad arco, raggi laser 6 6

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3. CONCLUSIONI

Lo studio ha evidenziato, accanto ai rischi lavorativi tradizionali, altri aspetti delle condizioni dilavoro: posture, movimentazione di carichi, movimenti ripetitivi, turni ed eccessivi carichi dilavoro sul piano psichico e cognitivo. Questi ultimi fattori sono difficili da investigare per il fattoche sono diffusi più nel terziario (in cui gli addetti sono dispersi nel territorio) rispetto all’industria (dove gli operai sono concentrati nelle fabbriche), e sono più difficili da misurarerispetto ai fattori di rischio di natura chimico-fisica. Questi fattori di rischio, inoltre, si associanoa sofferenze psicopatologiche, aspecifiche sotto il profilo clinico ed eziologico, che sono moltopiù difficili da diagnosticare rispetto alle alterazioni di natura organica. Tutte queste difficoltàpossono aver impedito l’approfondimento e persino il riconoscimento di questi problemi. Lo studio aveva l’intento di fornire una panoramica della situazione e dei problemi cheriguardano la popolazione attiva nel Veneto, con la finalità prevalente di fornire indicazionisulla necessità di indagini più approfondite su specifici argomenti. Pertanto, per raggiungereun quadro più approfondito, lo studio è stato completato da altre indagini e altre sorgentid’informazione che saranno presentate di seguito.

STUDIO 2: Relazione tra stress, infortuni sul lavoro e assenze per malattia

INTRODUZIONE

Lo stress lavorativo percepito è un problema di salute frequente (28%), sia nella ricerca quidescritta sia in quella di Eurofound del 2000, ed è correlato, secondo Karasek [5], con unaelevato impegno psicologico (carichi, pressione, ritmi, monotonia, sforzi: job demand, (JD)) econ un basso livello di libertà decisionale (decision latitude, DL). Nella Regione Veneto nonsono mai state condotte indagini sulla diffusione e sugli effetti dello stress negli ambienti dilavoro. Lo studio si propone di indagare, in aziende di diversa dimensione che operano in varicomparti lavorativi, il grado di stress occupazionale e l’associazione di questo con infortuni,assenteismo e cambi di mansione per motivi di salute.

1. METODI

Sono stati esaminati 2.174 soggetti, dipendenti di 30 aziende di diversa dimensione cheoperano nei comparti lavorativi, sia dell’industria sia del terziario, più frequenti nel Veneto. Ilquestionario di Karasek [6] è stato somministrato dal medico competente dell’azienda nelcorso delle visite di sorveglianza sanitaria. Prima dell’intervista, il soggetto è stato classificatodal medico in base a eventi occorsi negli ultimi 12 mesi: infortunio sul lavoro, assenza dallavoro per malattia per 10 giorni consecutivi (o più), cambio di mansione dovuta a malattia. Incaso di evento, il lavoratore era invitato a focalizzare l’attenzione sugli aspetti dell’ambientedi lavoro di natura psicosociale occorsi prima dell’evento; in caso contrario, il lavoratore erainvitato a riferire le circostanze del lavoro attuale. Pertanto, anche se il disegno dello studioera trasversale, è stato possibile indagare la successione temporale tra stress psicosociale einfortuni sul lavoro, assenze prolungate dal lavoro per malattia e cambio di mansione permalattia. In vista dell’incertezza su quali malattie siano oggi da considerare di origineprofessionale, la malattia non era ulteriormente specificata. Il periodo di rilevazione è stato damaggio 2004 a giugno 2005. Nell’intento di caratterizzare la relazione esposizione-risposta tra ciascuna delle duedimensioni che caratterizzano l’ambiente psicosociale di lavoro (JD e DL) e il rischio diinfortunio o assenza per malattia (Figura 2), sono stati trovati i terzili di JD e DL, in rapporto

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ai quali la popolazione esaminata è stata suddivisa in tre gruppi di uguale dimensione convalori crescenti dei corrispondenti indicatori. Sono state quindi create variabili di tipo dummyper esprimere l’andamento del rischio di infortunio sul lavoro e assenza per malattia inrelazione ai due aspetti di crescente disagio psicosociale. Per avere il controllo completo sullevariabili di confondimento, sono stati forzati a entrare tutti gli altri indicatori di rischio studiatinel modello di regressione logistica multipla mediante il quale è stato stimato il cosiddettorapporto incrociato (odds ratio, OR) con l’intervallo di confidenza (IC) al 95%.

Figura 2 - Modello “job strain” di Karasek, 1979

Fonte: Stress e burnout: un problema crescente per i lavoratori non manuali, Federazione internazionale dei sindacati

metalmeccanici (IMF), 2002

2. RISULTATI

La frequenza di coloro che hanno espresso un elevato stress da lavoro (high strain) è pari al27% dell’intero campione di 2.174 lavoratori. Il rischio di stress da lavoro è maggiore nelledonne rispetto agli uomini, nei soggetti che consumano psicofarmaci (saltuariamente oabitualmente) rispetto a coloro che non ne fanno uso, nei non-fumatori rispetto ai fumatori.Non vi sono invece differenze significative per età, scolarità, paese di origine e consumo dialcol. I più elevati rischi di stress sono stati riferiti dagli addetti del commercio e del compartosocio-sanitario, in particolare da commessi e cassieri di negozi, da infermieri e tecnici sanitari,da tintori e stampatori di tessuti. Il rischio di stress lavorativo, inoltre, è più elevato neilavoratori che patiscono un infortunio sul lavoro o un’assenza per motivi di salute.Controllando i possibili fattori di confondimento mediante l’analisi della regressione logisticamultipla, il rischio di infortunio sul lavoro aumenta con l’aumento di JD: OR=1.00, 1.42 (IC:0.85-2.37) e 2.29 (IC: 1.35-3.89) nel primo, secondo e terzo terzile rispettivamente. Aumentapoi, anche se in misura minore, con la riduzione della DL: OR=1.00, 1.08 (IC: 0.65-1.78) e 1.62(IC: 1.02-2.58) nel terzo, secondo e primo terzile. Il rischio di assenza per malattia aumenta conl’aumento di JD [OR=1.00, 1.07 (IC: 0.75-1.53) e 1.49 (IC: 1.02-2.17) nel primo, secondo e terzoterzile] e soprattutto con la riduzione di JD [OR=1.00, 1.27 (IC: 0.89-1.80) e 1.57 (IC: 1.11-2.21)nel terzo, secondo e primo terzile].

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(controllo)

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Fatto pari a 100% l’insieme dei fattori di rischio per le assenza dal lavoro per malattia, 9% èattribuibile ad elevato impegno psicologico, 14% a bassa libertà decisionale, 8% al fumo, 6%al consumo abituale di psicofarmaci, 37% a tutti questi fattori contemporaneamente. Fattopari a 100% l’insieme dei fattori di rischio degli infortuni sul lavoro, 22% è ascrivibile a elevatoimpegno psicologico, 15% a bassa libertà decisionale, 28% al fumo, 22% al consumo di alcol.Il rischio attribuibile a fumo e alcol è 50% (22+28), il rischio attribuibile a stress 38% (23+15), ilrischio attribuibile a tutti questi fattori 88% (50+38).

3. CONCLUSIONI

Oltre a consentire la possibilità di prevedere le conseguenze negative sulla salute dei lavoratori(ad esempio infortuni sul lavoro, assenze per malattia) derivanti dall’esposizione a condizioni distress (job strain), il modello di Karasek introduce un altro elemento innovativo: i vantaggi intermini di comportamenti organizzativi positivi (motivazione verso l’apprendimentoorganizzativo e l’innovazione) a seguito di una progettazione delle condizioni lavorative nellamodalità active. Il modello è infatti fortemente applicativo, proprio perché finalizzatoall’attuazione di interventi di riprogettazione dei compiti lavorativi (job redesign). Pertanto, inalcune aziende in cui sono documentati presenza ed effetti di disagio psicosociale, si dovràcercare di promuovere un miglioramento dell’organizzazione del lavoro attraverso la strategiadel focus group, con la partecipazione di rappresentanti dell’azienda e dei lavoratori, medicicompetenti, psicologi ed altri ricercatori. Un incremento con l’età e con il fumo del rischio di infortuni sul lavoro è poi stato osservatonel Maastricht Cohort Study on Fatigue at Work, uno studio prospettico su una coorte di7.051 lavoratori dipendenti di 45 compagnie e organizzazioni in Olanda [7]. In tale indagine,inoltre, il rischio relativo di infortunio sul lavoro era 1.91 (IC: 1.21-3.02) nel sottogruppo conpiù alto livello di job demand, mentre l’influenza di decision latitude non era piùstatisticamente significativa dopo l’aggiustamento per i fattori di confondimento. Nellostesso studio, il rischio relativo di assenze prolungate dal lavoro per malattia era 1.69 (IC: 1.22-2.38) nel gruppo con più basso livello di decision latitude [8]. Mentre il 90% degli infortuni non è attribuibile a malfunzionamento di macchine, l’approccioalla prevenzione degli infortuni sul lavoro è invece ancora basato su controlli tecnico-ingegneristici e aspetti amministrativi.

STUDIO 3: Approccio qualitativo sugli infortuni dei lavoratori irregolariextracomunitari

INTRODUZIONE

Solo il 2% dei 5000 lavoratori intervistati nello primo studio della ricerca ha riferito di nonessere nato in Italia. La bassa percentuale di risposta potrebbe creare una distorsione in senso“ottimistico” (optimistic bias) se questi lavoratori avessero condizioni di lavoro peggiori deglialtri. L’obiettivo di questo studio è dare visibilità ad un fenomeno di difficile individuazione edanalisi. Data la natura problematica e sensibile dell’argomento affrontato, è stata realizzataun’indagine esplorativa e di tipo qualitativo [9].

1. METODI

Sono stati analizzati i verbali di Pronto Soccorso (PS) dell’Ospedale di San Bonifacio di Veronadel 2004, relativi a non italiani che hanno dichiarato l’evento come “altro accidentale” (quindicome non avvenuto in ambiente lavorativo). Le schede sospette sono quelle che hanno:

49

a) anamnesi incongruente con la natura dell’evento (le schede riportano il nome dell’aziendain cui lavora l’infortunato);

b) anamnesi incongruente con la natura dell’evento (le schede non hanno indicazionisull’azienda);

c) diagnosi riportata in modo incompleto o parziale, a causa dell’allontanamento del pazientedal Pronto Soccorso.

Sono state inoltre raccolte le testimonianze di “osservatori privilegiati” (rappresentantisindacali delle categorie a maggiore rischio infortunistico: edilizia e metalmeccanica) e lestorie di vita di alcuni lavoratori immigrati che hanno subìto infortuni sul lavoro.

2. RISULTATI

Nel totale delle schede riferite a “paziente straniero” e “natura dell’evento accidentale”(secondo i verbali del PS), le diagnosi più frequenti sono: traumi e ferite (oltre 200), fratturee contusioni (oltre 50), lombalgie e distorsioni (31 casi), infortuni all’occhio con diagnosi chefanno supporre un’attività edilizia o un utilizzo di saldatrici e fresatrici senza adeguataprotezione (congiuntivite attinica, abrasioni corneali, corpi estranei e congiuntivite da calce:54 casi).Durante i colloqui con i rappresentanti sindacali e con quei lavoratori infortunati che avevanodichiarato che l’infortunio non fosse avvenuto sul lavoro, è stato possibile delineare i diversipercorsi che si possono verificare quando un lavoratore straniero si infortuna (Figura 3). Èstato inoltre possibile per alcuni casi di infortunio ricostruire la dinamica dell’evento, grazieanche alla collaborazione di avvocati e operatori del Servizio di Prevenzione Igiene eSicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal).

3. CONCLUSIONIIl percorso della ricerca ha reso plausibile l’ipotesi che non tutti gli infortuni sul lavoro deilavoratori stranieri sono visibili nelle statistiche ufficiali dell’INAIL (Figura 4). L’Osservatorio delVeneto sul lavoro sommerso indica che vi sono oltre 14.000 lavoratori immigrati non regolari,trovati nelle visite ispettive dell’INPS e del Ministero del Lavoro nelle province venete nelperiodo 2000-2003. Se il tasso di infortuni fosse simile a quello dei lavoratori immigratiregolari (pari a circa 65 infortuni denunciati per 1.000 assicurati, secondo i dati INAIL) gliinfortuni dei lavoratori immigrati irregolari sarebbero nel Veneto più di 900 all’anno; inoltre sipuò presumere che questi lavoratori siano più concentrati nell’edilizia e nell’industria deimetalli, attività ad alto rischio infortunistico.

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Figura 3 - Analisi dei possibili iter susseguenti ad un infortunio sul lavoro subito da unimmigrato

Figura 4 - Schede di un Pronto Soccorso relative a stranieri infortunati, catalogateufficialmente nella categoria evento “altro accidentale” (non avvenuto in ambiente lavorativo)

Fonte: Nostra elaborazione su informazioni tratte dai verbali di Pronto Soccorso dell’Ospedale di S. Bonifacio

(VR), anno 2004

51

EventoInfortunio professionale

subito da lavoratore non italiano

Ha il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro

Si può rivolgere a:

Ha il permesso di soggiorno Non ha il contratto di lavoro

Si può rivolgere a:

Non ha il permesso di soggiornoSi può rivolgere a:

Medico di base

• denuncia INAILoppure

• dichiara l’evento come domesticoe chiede riposo per “malattia”

oppure si rivolge a

Guardia medica

• denuncia INAILoppure

• dichiara l’evento come domesticoe chiede riposo per “malattia”

oppure si rivolge a

Pronto soccorso

• denuncia INAILoppure

• dichiara l’evento come domesticoe chiede riposo per “malattia”

Guardia medica

• dichiara l’evento come domestico usa tessera STP

oppure • dichiara l’evento come domestico

usa false generalità

oppure si rivolge a

Pronto soccorso• dichiara l’evento come domestico

usa tessera STP oppure

• dichiara l’evento come domesticousa false generalità

Medico di base• dichiara l’evento come domestico

oppure si rivolge a

Guardia medica• dichiara l’evento come domestico

oppure si rivolge a

Pronto soccorso• dichiara l’evento come domestico

schede “regolari”

nome azienda indicato anche seinfortunio domestico

anamnesi incongruenti (senzariferimenti ad azienda)

pazienti allontanatisi dal PS prima delcompletamento scheda

65%

21%

11%

3%

STUDIO 4: Assenze dal lavoro per malattia

INTRODUZIONENel primo studio la percentuale di coloro che avevano riferito di non aver effettuato assenzeper malattia negli ultimi dodici mesi era del 45%, mentre nella ESWC del 2000 talepercentuale era quasi doppia (80%): in particolare, per le assenze di durata inferiore a cinquegiorni era quattro volte maggiore, per le assenze con durata dai sei ai venti giorni era tre voltemaggiore, mentre era simile per assenze più lunghe di venti giorni. Sorprendentemente,quindi, le assenze per malattia seguivano un andamento opposto a quello delle condizioni disalute, che nell’indagine sul Veneto risultavano migliori di quelle rilevate in Europa. Questofenomeno richiedeva ulteriori approfondimenti: si poteva ipotizzare che in molti casi il veromotivo della “assenza per malattia” non fosse effettivamente la “malattia”. A questo scopo,si è realizzato uno studio in cui i dati di fonte INPS sulle assenze dal lavoro sono descritti permacro-area (agricoltura, artigianato, industria, terziario), comparto produttivo, qualificaprofessionale (operai e impiegati), classi di età, sesso e anno di calendario (1997-2002).

1. METODIPer la realizzazione di questo studio è stato necessario da un lato definire la banca-dati deilavoratori dipendenti iscritti alle gestioni INPS ed assicurati contro le malattie (dipendenti diagricoltura, industria, artigianato e terziario, esclusi i dipendenti della pubblicaamministrazione, che sono assicurati presso l’Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendentidell’Amministrazione Pubblica, INPDAP), dall’altro determinare quanti di questi assicuratiavessero documentato assenze dal lavoro per malattia nel periodo di riferimento (1997- 2002).Usando il totale degli assicurati, gli eventi (assenze dal lavoro per malattia) e i malati (soggettiche si sono assentati dal lavoro per malattia) sono stati costruiti i seguenti indicatori:

• eventi/assicurati, che è un tasso di densità di incidenza;• malati/assicurati, che è un tasso di incidenza cumulativa.

Solo il tasso malati/assicurati è stato sottoposto ad analisi statistica e non il tassoeventi/assicurati, per il fatto che, per quest’ultimo, il numeratore superava il denominatore inqualche circostanza. L’eccessiva numerosità del numeratore (malati) rispetto al denominatore(assicurati) ha suggerito di utilizzare un modello di regressione binomiale in cui la variabiledipendente è costituita dal numero di malati e le variabili indipendenti da:

• il numero di assicurati; • il sesso (variabile dicotomica: M=1; F=0); • l’età (le 6 classi di età sono state ricodificate in 5 variabili dummy, con la classe “≤19 anni”

considerata come gruppo di riferimento a rischio convenzionale pari a 1); • il comparto (i 27 comparti sono stati ricodificati in 26 variabili dummy; con il gruppo di

riferimento formato dal comparto “costruzione prodotti in metallo, istallazione di macchinee materiale meccanico - macroarea artigianato”);

• gli anni di calendario (i 6 anni di calendario, dal 1997 al 2002, sono stati ricodificati in 5variabili dummy, con anno di riferimento corrispondente al 1997).

Con l’analisi di regressione binomiale si sono stimati l’odds ratio (OR) e l’intervallo diconfidenza (IC) al 95%. In un secondo modello di regressione binomiale, sono stati analizzatisoltanto i dati dei comparti nei quali vi erano operai ed impiegati. In questo caso, il compartodi riferimento (a rischio convenzionale pari a 1) è stato quello dei “trasporti e comunicazioni- macroarea industria e qualifica professionale impiegato”, perché in questo comparto ladifferenza tra operai e impiegati del tasso di incidenza cumulativa è minima. Sono stateottenute stime di OR e IC in tutti gli altri comparti, separatamente per operai e impiegati, alnetto dell’influenza del sesso, età e anni di calendario.

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2. RISULTATI

Uno dei primi dati emersi dallo studio è che il trend temporale relativo agli assicurati mostraun significativo incremento dell’occupazione nella regione. Tale incremento è reale, in quantonel periodo di osservazione (1997 - 2002) non sono intervenute modifiche normative cheabbiano allargato la tutela assicurativa previdenziale ad altre categorie di lavoratoriprecedentemente non tutelati. Nell’arco temporale in esame, la popolazione dei lavoratoriassicurati presso l’INPS del Veneto è qualitativamente mutata, sia per l’incremento dellaquota femminile, sia per l’invecchiamento. Inoltre, il quadro occupazionale veneto ha viratoverso la deindustrializzazione, in favore del terziario. È questo il settore verso cui si stannoorientando le classi più giovani, mentre i lavoratori dell’industria e dell’artigianato sonomediamente più anziani. L’incremento occupazionale registrato nel settore agricolo, che pureriguarda i più giovani d’età, è verosimilmente da collegare all’incremento di assicurati diprovenienza extracomunitaria.Nel periodo di osservazione, il rapporto tra numero di malati (con almeno un episodio diassenza per malattia all’anno) e assicurati è pari a 43% (45% nello studio 1). I risultati del primo modello di analisi della regressione binomiale (Tabella 3) indicano, tramitel’OR, che le assenze per malattia:

• sono inferiori del 16% negli uomini rispetto alle donne;• raggiungono il picco nella classe “20-29 anni” per poi scendere nella classe “60 anni o più”

sino ad un valore inferiore a quello della classe di riferimento (“19 anni o meno”);• raggiungono il valore più alto nel 1999 e decrescono lentamente negli anni successivi.

I risultati del secondo modello confermano che nel periodo 1997-2002 il tasso di incidenzacumulativa (rapporto malati/assicurati) scende mediamente del 1.6% all’anno e raggiunge ilvalore più basso nell’ agricoltura. Gli OR nei comparti dell’artigianato, inoltre, sono più bassirispetto a quelli dell’industria. A parità di comparto, poi, nell’artigianato il tasso di incidenzacumulativa è sempre inferiore a quello dell’industria (con deficit che variano da -25 a -61%, aseconda del comparto) e l’OR è sempre inferiore negli operai rispetto agli impiegati (condeficit che varia da -7 a -37%).

Dall’analisi del trend temporale emerge che il tasso malati/assicurati, dopo aver raggiunto unpicco nel 1999, tende a ridursi.

3. CONCLUSIONI

I risultati confermano le percentuali di assenze per malattia tra i lavoratori della regione chegià il primo studio aveva evidenziato. Nel settore industriale, il numero degli episodi diassenza per malattia globalmente considerato supera il numero degli assicurati nelle età tra i20 ed i 39 anni; ogni lavoratore delle età più produttive subisce uno o più episodi di malattiaall’anno. Le donne mostrano una maggiore tendenza ad ammalarsi dei colleghi uomini. Il tasso d’incidenza (eventi/assicurati) evidenzia una grande differenza tra settori economici perquanto concerne le assenze per malattia delle donne ed anche una difformità tra i due sessi.Non vi sono, comunque, studi recenti che riportino dati per un confronto e non esistenemmeno un accordo internazionale sulla costruzione di indicatori volti a indagare ilfenomeno [10].

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Tabella 3 - Soggetti che si sono assentati dal lavoro per malattia - Modello di regressionebinomiale

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Odds Intervallo di confidenzaratio (p = 0.05)

Sesso

Sesso (M = 1) 0.84 0.84 0.84

Età

20 - 29 anni 1.72 1.70 1.7430 - 39 anni 1.64 1.62 1.6540 - 49 anni 1.39 1.37 1.4050 - 59 anni 1.35 1.34 1.3760 e oltre 0.98 0.96 1.00

Macrosettore economico

Agricoltura 0.47 0.46 0.47

Disaggregazione Industria

Costruzione di veicoli, mezzi di trasporto, strumenti, ecc. 2.08 2.05 2.12Costruzione, installazione e riparazione computer e simili 2.19 2.16 2.22Costruzione prodotti in metallo, installazione macchine 1.99 1.97 2.01Edilizia e impiantistica 1.21 1.19 1.23Energia, estrazione, chimica e fibre 1.80 1.79 1.82Legno, mobili, carta, gomma, altro 1.75 1.73 1.77Prodotti alimentari, zucchero, bevande e tabacco 1.24 1.22 1.26Riparazione beni di consumo e veicoli 1.56 1.51 1.60Tessili, pelli, cuoio, calzature, abbigliamento 1.46 1.44 1.48Trasporti e attività connesse, comunicazioni 0.99 0.98 1.00

Disaggregazione Artigianato

Costruzione di veicoli, mezzi di trasporto, strumenti, ecc. 0.82 0.79 0.85Costruzione, installazione e riparazione computer e simili 1.03 1.00 1.05Edilizia e impiantistica 0.91 0.90 0.92Energia, estrazione, chimica e fibre 1.07 1.04 1.09Legno, mobili, carta, gomma, altro 0.95 0.94 0.96Prodotti alimentari, zucchero, bevande e tabacco 0.55 0.54 0.56Riparazione beni di consumo e veicoli 0.91 0.89 0.93Tessili, pelli, cuoio, calzature, abbigliamento 0.79 0.78 0.80Trasporti e attività connesse, comunicazioni 0.62 0.60 0.63Istruzione, sanità e altri servizi 0.66 0.65 0.68

Disaggregazione Terziario

Istruzione, sanità e altri servizi 1.02 1.01 1.04Ausiliari finanziari e altri servizi per le imprese 1.02 1.01 1.04Commercio al minuto 1.00 0.98 1.01Commercio ingrosso e intermediari del commercio 1.10 1.08 1.12Pubblici esercizi ed esercizi alberghieri 0.45 0.44 0.45

Anno

1998 1.05 1.05 1.06

1999 1.19 1.18 1.19

2000 1.04 1.03 1.04

2001 0.98 0.97 0.98

2002 0.97 0.96 0.97

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STUDIO 5: Andamento degli infortuni, delle inabilità e delle assenze dallavoro per malattia

INTRODUZIONE

Nel primo studio il mantenimento di una buona salute risulta positivamente correlato con lasoddisfazione per il lavoro (p-trend = 0.0073), la possibilità di relazioni amichevoli con i colleghidi lavoro, l’opportunità fornita dal lavoro di aumentare la propria professionalità (p-trend =0.0001), la possibilità di adeguare il lavoro alle proprie esigenze (p-trend = 0.0000). Invece, nonè correlata l’informazione sui rischi (p-trend = 0.0926), mentre la formazione (p-trend = 0.0317)e l’uso di dispositivi individuali di protezione (p-trend = 0.0008) sono correlati negativamente.È da ricordare che queste ultime tre circostanze (informazione, formazione ed uso di d.p.i.)sono obbligatorie per legge (D.Lgs. 626/94 per la prevenzione di infortuni e malattieprofessionali).La legislazione italiana prevede l’erogazione di prestazioni monetarie ai lavoratori in caso diinfortunio sul lavoro, assenza dal lavoro per malattia, di invalidità (nei casi di riduzione dialmeno un terzo della capacità lavorativa dovuta a cause non-professionali) e inabilità (nei casidi totale incapacità al lavoro non dovuta a cause professionali). Per gli infortuni sul lavoro,l’indennizzo è corrisposto dall’INAIL. Tutte le altre prestazioni sono erogate dall’INPS, che usaa questo scopo i contributi versati dal datore di lavoro per ciascun lavoratore dipendente. Gliarchivi INPS contengono, pertanto, informazioni sui lavoratori in riferimento alla loro storialavorativa (i vari datori di lavoro, specificati per categoria) e patologica (le assenze permalattia, le invalidità e le inabilità). Gli infortuni sul lavoro sono dovuti a cause professionali, icasi di invalidità ed inabilità a cause extra-professionali, mentre le assenze dal lavoro permalattia possono essere dovute in parte a cause professionali, in parte a cause nonprofessionali.Nel tempo si è assistito alla riduzione degli infortuni, ad un andamento stabile delle invaliditàed oscillatorio delle assenze dal lavoro, dovuto probabilmente all’applicazione del D.Lgs.626/94.Lo scopo del presente studio è pertanto indagare, attraverso l’andamento temporale di tretassi standardizzati di incidenza nell’industria, l’efficacia della legislazione volta aregolamentare il sistema di gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro.

1. METODI

I numeratori del tasso di infortuni sul lavoro, disaggregati per sesso, età ed anni di calendario,sono stati forniti dall’INAIL e si riferiscono agli infortuni occorsi ai lavoratori dell’industria delVeneto dal 1994 al 2002. L’archivio dell’INAIL non contiene dati sugli addetti, che costituisconoi denominatori dei tassi di infortuni. I denominatori, quindi, come anche numeratori edenominatori per i tassi di invalidità pensionabile e per i tassi delle assenze per malattia, sonostati forniti dall’INPS. I dati disponibili riguardano il periodo 1994-2002 per infortuni einabilità/invalidità ed il periodo 1997-2002 per assenze dal lavoro per malattia. I tassi sono stati standardizzati per età e sesso, in ciascun anno dal 1994 al 2002, con il metododiretto, considerando come popolazione standard la media dal 1994 al 2002 dei dipendentidell’industria nel Veneto in ciascun sesso e nelle diverse classi di età.I tassi-anno specifici, standardizzati per sesso ed età ed espressi come tassi di incidenza per1.000 addetti, sono stati analizzati con il programma Joinpoint regression [11], che consentedi verificare se l’apparente cambiamento nel tempo di un tasso standardizzato èstatisticamente significativo. Lo stesso programma fornisce i grafici e la stima di variazionemedia annua percentuale (APC - annual percent change); se la regressione è espressa da una spezzata, la APC è calcolata per ogni segmento.

55

2. RISULTATI

I risultati del programma di Joinpoint regression (Figure 5-7) mostrano che per gli infortuni sullavoro il modello significativo è quello con 0 joinpoint, rappresentato da una retta conandamento crescente nel tempo. Il valore della APC indica che il tasso di infortuni sul lavorostandardizzato per età e sesso nell’industria del Veneto è aumentato dello 0.4% all’anno nelperiodo considerato (dal 1994 al 2002). Anche per il tasso di inabilità/invalidità il modellosignificativo è quello con 0 joinpoint ed il valore della APC indica una riduzione media annuadel 2.6%. Infine, per quanto riguarda il tasso di assenze dal lavoro per malattia, il modellosignificativo mostra 3 joinpoint, con quattro segmenti. Dopo un aumento sino al 1999, il tassomostra una tendenza alla riduzione negli anni più recenti.

Figura 5 - Infortuni sul lavoro (Industria, Veneto) - Tassi standardizzati per età e sessoJoinpoint regression

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0,0571994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

All: 0 Joinpoint

Observed

APC - 0,43

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Figura 6 - Invalidità o inabilità (Industria, Veneto) – Tassi standardizzati per età e sessoJoinpoint regression

Figura 7 - Assenze dal lavoro per malattia (Industria, Veneto) – Tassi standardizzati peretà e sesso Joinpoint regression

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0,002

0,002

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0,001

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0,001

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1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002

All: 0 Joinpoint

Observed

APC - 2,56

anno

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0,515

0,510

0,505

1997 1998 1999 2000 2001 2002

All: 0 Joinpoint

Observed

APC 1 - 2,98

APC 2 - 6,83

APC 3 - 7,15

APC 4 - 1,03

tass

o

anno

3. CONCLUSIONI

Non esistono dati per un confronto sui dati relativi all’andamento standardizzato degli infortunie neppure degli altri due indicatori (invalidità/inabilità e assenze per malattia) e la scarsità diindagini è stata una delle motivazioni che hanno condotto al presente studio. Esso è infatti ilprimo in Italia che riporta i tassi standardizzati contemporaneamente per età e sesso conriferimento agli infortuni sul lavoro, alle assenze per malattia ed alle invalidità/inabilità deilavoratori dell’industria. I risultati mostrano un quadro epidemiologico di difficile interpretazione.Un’ipotesi plausibile è che l’aumento degli infortuni sul lavoro nel periodo di osservazione siadovuto all’incremento di lavoratori extracomunitari nelle fabbriche e al riconoscimento degliinfortuni in itinere a partire dal 2000, per effetto dei cambiamenti normativi. Entrambi questifenomeni potrebbero aver contribuito ad aumentare un tasso altrimenti in discesa, come sipalesa dal 2002. D’altra parte, questo stesso quadro potrebbe indurre a considerazioni relativeall’insufficiente efficacia della legislazione in materia, anche se non è possibile, ovviamente,conoscere quale sarebbe stato il trend nel contesto del quadro normativo antecedente. Nell’ambito della prevenzione negli ambienti di lavoro, l’approccio metodologico è oggibasato su controlli tecnico-ingegneristici e su aspetti formali, a scapito di interventi pianificatidi contrasto ai principali fattori di rischio e di verifica dell’efficacia del sistema di gestione disicurezza aziendale. Secondo un recente studio [12], un programma efficace di riduzione degliinfortuni nell’industria dovrebbe andare, però, oltre l’applicazione dei tradizionali metodi(job-related ergonomic risk factors) ed includere fattori legati allo stile di vita personale qualiil fumo, il sovrappeso e l’abuso di alcol. Sembra quindi opportuno affiancare all’interventotecnico-ispettivo un intervento pluridisciplinare, centrato sulle caratteristiche della persona edell’azienda. In effetti, si è dimostrato che, nei luoghi di lavoro in cui vengono promosseiniziative per la promozione della salute (e, tra esse, le campagne per la disassuefazione dalfumo sembrano avere la maggiore efficacia) si riducono contemporaneamente il rischioinfortunistico, le assenze dal lavoro per malattia, le invalidità e le inabilità [13,14].

CONCLUSIONI RELATIVE AL PROGETTO NEL SUO INSIEME

I cambiamenti nell'organizzazione del lavoro (ed in particolare modalità più flessibili diorganizzazione dell'orario di lavoro ed una gestione delle risorse umane più individuale emaggiormente orientata al risultato) hanno un'incidenza profonda sui problemi legati allasalute sul luogo di lavoro o, più in generale, sul benessere del lavoratore.Un sistema di monitoraggio della salute e della sicurezza dei lavoratori dovrebbe associare traloro le informazioni di diverse fonti per avere un quadro quanto più possibile completo edefficace nell’individuare tempestivamente i cosiddetti early warning, nonché le soluzioni possibili.Obiettivo della ricerca è stato di sperimentare un modello di monitoraggio, da riproporre perun’indagine ad hoc su scala nazionale, che permetta di fornire un quadro complessivo dellecondizioni di salute e sicurezza dei lavoratori di una regione italiana, il Veneto, scelta comeregione-pilota.La ricerca si proponeva, quindi, di fornire il know-how per l’indagine su scala nazionale, chedovrà stabilire le priorità di intervento relative a settori economici, attività professionali,gruppi a rischio, ecc. Dovrà anche individuare e valutare i parametri per la misurazionedell'adeguatezza e della qualità degli interventi di prevenzione, effettuati dalle Asl e dagli altrienti ed operatori del settore. In accordo con tali obiettivi, la ricerca ha approfondito le seguenti tematiche:

• la percezione dei rischi (da esposizione a fattori fisici, chimici, biologici ed ergonomici);

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• i fattori psicosociali ed organizzativi, i rischi emergenti derivanti da nuove forme di lavoro,lo stato di salute e le azioni adottate per la prevenzione (sorveglianza sanitaria, formazionedei lavoratori, ecc.);

• le condizioni di sicurezza sul lavoro (attraverso i dati attualmente disponibili relativi ainfortuni sul lavoro e malattie professionali, con particolare attenzione ai disturbi muscolo-scheletrici ed ai danni da rumore);

• le altre patologie correlate al lavoro (dati di fonte SPISAL); • le assenze dal lavoro per malattia (dati di fonte INPS);• le questioni di sicurezza connesse all’inserimento di lavoratori stranieri.

Dalla ricerca è emerso che i principali problemi di salute per i lavoratori del Veneto riguardanolo stress (27%), seguito dal mal di schiena (18%) e dal dolore agli arti (11%). Anchenell’indagine condotta nel 2000 in ambito europeo da Eurofound, lo stress è risultato essereuno tra i principali problemi di salute, secondo solo al mal di schiena.In merito ai fattori di rischio percepiti, accanto a quelli tradizionali di tipo fisico e chimico(vibrazioni, rumore, inalazione di vapori fumi, polveri, sostanze pericolose), sono statievidenziati altri aspetti, riguardanti le condizioni di lavoro: posture, movimentazione dei carichi,movimenti ripetitivi, turni, eccessive richieste sul piano psichico e cognitivo.La diffusione e gli effetti dello stress negli ambienti di lavoro sono stati quindi indagatimediante il questionario di Karasek: la frequenza di high strain (ovvero la percezione di vivereuna condizione lavorativa con elevata pressione psicologica, unitamente ad un basso poteredecisionale) è pari al 27% del campione. Il rischio di high strain è risultato maggiore nelledonne, nei soggetti che consumano psicofarmaci e nei non-fumatori; non vi sono differenzerispetto all’età, alla scolarità, al paese di origine e al consumo di alcol. I più elevati rischi distress sono stati riferiti dagli addetti del commercio e del comparto socio-sanitario, neisoggetti con più di 10 anni di anzianità nella mansione e nei lavoratori che hanno riferito uninfortunio sul lavoro o un’assenza per motivi di salute. Per quel che riguarda la sicurezza sul lavoro dei lavoratori stranieri, la ricerca si è sviluppataattraverso tre canali: i verbali di un Pronto Soccorso della provincia di Verona, le testimonianzedi alcuni sindacalisti (in qualità di osservatori privilegiati) e la raccolta mirata di alcuni casi dilavoratori infortunati. Cercando di dare visibilità ad un fenomeno di cui si sente talvolta parlarema che risulta di difficile analisi, la ricerca ha rafforzato l’ipotesi di partenza che non tutti gliinfortuni sul lavoro degli extracomunitari sono visibili nelle statistiche ufficiali dell’INAIL.L’analisi dei dati dell’INPS sulle assenze dal lavoro per malattia nel periodo 1997-2002evidenzia che esse sono proporzionalmente più basse nei comparti dell’artigianato e traoperai ed hanno un picco nella classe d’età “20-29 anni”. Le donne mostrano una maggioretendenza ad ammalarsi: il tasso d’incidenza (eventi/assicurati) evidenzia una netta differenzatra i due sessi, in particolare nell’industria. L’analisi dei tassi di inabilità/invalidità lavorativa dal 1994 al 2002 delinea un rischio di invaliditàsignificativamente maggiore nei lavoratori dipendenti dell’artigianato, dell’industria e delterziario rispetto ai lavoratori autonomi. I comparti a maggiore rischio di invalidità sonorisultati l’edilizia e l’impiantistica (sia di tipo industriale sia di tipo artigianale), seguita daltessile (come attività industriale). Infine, l’analisi dei tassi standardizzati per età e sesso dal 1994 al 2002 sottolinea la riduzionedel tasso di inabilità/invalidità e (negli anni più recenti) del tasso di assenze per malattia e,infine, un aumento del tasso di infortuni sul lavoro, che potrebbe essere motivato conl’incremento di lavoratori extracomunitari nelle fabbriche e con i cambiamenti normativiriguardanti gli infortuni in itinere.In conclusione, la lettura dei dati rilevati dal sistema di monitoraggio sperimentato in Venetoha messo in nuova luce aspetti che non emergevano con sufficiente chiarezza dalle singolefonti di informazione, ha posto l’accento sulle criticità delle fonti di dati ufficiali relativamente

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ai fenomeni legati all’evoluzione del mercato del lavoro ed ha dettagliato le problematiche dialcuni rischi emergenti partendo da un quadro di ordine generale. La cadenza periodica delmonitoraggio, oltre alla raccolta integrata delle informazioni, costituisce un requisitominimale per la tempestività e l’efficacia del sistema stesso.

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