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1 Stefano Giannetti Il processo creativo basso-medievale: l’analisi del disegno di San Francesco ad Arezzo In: Stefano Bertocci, Sandro Parrinello. Architettura eremitica: sistemi progettuali e paesaggi culturali: atti del terzo convegno internazionale di studi, Camaldoli, 21-23 settembre 2012. Firen- ze: Edifir, 2012 p. 290-297 ISBN - 978-88-7970-580-6 Ad Arezzo è conservata una planimetria del complesso conventuale di San Francesco risalente alla seconda metà del Trecento. Il disegno si trova all’Archivio Capitolare (Carte di varia provenienza, pergamena n.873) e misura cm 55,4 x 39,5. Esso è delineato a inchiostro bruno su pergamena; lo stato di conservazione è buono [...]. In alcuni punti si evidenziano cancellature e correzioni, le didascalie appartengono a diverse mani. Si tratta dell’unica pianta completa di un convento di epoca medievale conser- vata in Italia, e il suo interesse principale è proprio in relazione alla progettualità delle chiese e degli edifici conventuali degli ordini mendicanti, argomento sul quale solo recentemente si è iniziato a porre attenzione e che ancora rimane in gran parte sconosciuto quanto a caratteristiche metrologiche e, spesso, proporzio- nali degli edifici1 1 . (ASCANI 1997) Premessa Il presente studio vuole essere un contributo alla ricerca che riguarda il disegno del convento di San Francesco ad Arez- zo, facendo chiarezza, il più possibile, sulla natura stessa del disegno. Il campo d’azione nel quale la ricerca si è mossa è quello che va dal rilievo al disegno di architettura. All’interno di questo campo sono stati immessi i contenuti già elaborati da altri studiosi riguardo al tema, e, svolgendo la ricerca alternativamente tra disegno e rilievo, sono state estratte alcune osservazioni, sia riguardo al caso particolare, sia di carattere più generale. Il disegno: prima osservazione Il disegno oggetto di studio raffigura lo sviluppo di un intero complesso conventuale articolato intorno a tre chiostri: due quadrati maggiori, uguali fra di loro, e uno minore a nord 2 . La chiesa si sviluppa lungo il fianco est del convento. Lungo l’altro fianco della chiesa una stretta striscia di terreno accoglie il cimitero. Il grafico è stato ridisegnato in ogni sua parte utilizzando solamente le quote indicate sulla pergamena. Nel ridisegnarlo, 1 La datazione della pergamena è incerta. Il Salmi notò che l’attuale chiesa ha, lungo i fianchi, dei grandi archi tamponati che fanno intendere la prosecuzione della costruzione in un transetto. Ritenendo che questo fosse il primo progetto e non trovandone traccia nella pergamena, egli ha supposto che questa rappresenti il progetto dell’intero convento e, contemporaneamente, un progetto ridimensionato della chiesa basato sul rilievo dello stato di avanzamento dei lavori di costruzione a quel punto avviati. (SALMI 1951, SALMI 1960). 2 Per descrivere la pergamena si utilizzeranno i punti cardinali così come sono nel convento reale.

Il processo creativo basso medievale: l'analisi del disegno di San Francesco ad Arezzo

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Stefano Giannetti

Il processo creativo basso-medievale: l’analisi del disegno di San Francesco ad Arezzo

In: Stefano Bertocci, Sandro Parrinello. Architettura eremitica: sistemi progettuali e paesaggi culturali: atti del terzo convegno internazionale di studi, Camaldoli, 21-23 settembre 2012. Firen-ze: Edifir, 2012 p. 290-297ISBN - 978-88-7970-580-6

Ad Arezzo è conservata una planimetria del complesso conventuale di San

Francesco risalente alla seconda metà del Trecento. Il disegno si trova all’Archivio

Capitolare (Carte di varia provenienza, pergamena n.873) e misura cm 55,4 x

39,5. Esso è delineato a inchiostro bruno su pergamena; lo stato di conservazione

è buono [...]. In alcuni punti si evidenziano cancellature e correzioni, le didascalie

appartengono a diverse mani.

Si tratta dell’unica pianta completa di un convento di epoca medievale conser-

vata in Italia, e il suo interesse principale è proprio in relazione alla progettualità

delle chiese e degli edifici conventuali degli ordini mendicanti, argomento sul

quale solo recentemente si è iniziato a porre attenzione e che ancora rimane in

gran parte sconosciuto quanto a caratteristiche metrologiche e, spesso, proporzio-

nali degli edifici11. (ASCANI 1997)

Premessa

Il presente studio vuole essere un contributo alla ricerca che riguarda il disegno del convento di San Francesco ad Arez-

zo, facendo chiarezza, il più possibile, sulla natura stessa del disegno. Il campo d’azione nel quale la ricerca si è mossa è

quello che va dal rilievo al disegno di architettura. All’interno di questo campo sono stati immessi i contenuti già elaborati

da altri studiosi riguardo al tema, e, svolgendo la ricerca alternativamente tra disegno e rilievo, sono state estratte alcune

osservazioni, sia riguardo al caso particolare, sia di carattere più generale.

Il disegno: prima osservazione

Il disegno oggetto di studio raffigura lo sviluppo di un intero complesso conventuale articolato intorno a tre chiostri:

due quadrati maggiori, uguali fra di loro, e uno minore a nord2. La chiesa si sviluppa lungo il fianco est del convento.

Lungo l’altro fianco della chiesa una stretta striscia di terreno accoglie il cimitero.

Il grafico è stato ridisegnato in ogni sua parte utilizzando solamente le quote indicate sulla pergamena. Nel ridisegnarlo,

1 La datazione della pergamena è incerta. Il Salmi notò che l’attuale chiesa ha, lungo i fianchi, dei grandi archi tamponati che fanno intendere la prosecuzione della costruzione in un transetto. Ritenendo che questo fosse il primo progetto e non trovandone traccia nella pergamena, egli ha supposto che questa rappresenti il progetto dell’intero convento e, contemporaneamente, un progetto ridimensionato della chiesa basato sul rilievo dello stato di avanzamento dei lavori di costruzione a quel punto avviati. (SALMI 1951, SALMI 1960).

2 Per descrivere la pergamena si utilizzeranno i punti cardinali così come sono nel convento reale.

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pur non prendendo in esame l’unità di misura3, si è potuto constatare che i muri occupano lo spazio di un’unità. Il resto

delle misure, scritte in numeri romani, non hanno destato particolari difficoltà e hanno permesso un ridisegno privo di

lacune. Per capire la coerenza delle quote è emblematico un caso: la longitudo del refettorio, apparentemente di 40 braccia,

e interpretata così da altri (BORGHERINI 2001), è l’unica misura che dopo la b di brachia e prima del numero, riporta

il segno di 1/2 (Steffens 1910), utilizzato anche in altre parti della pianta. La quota così scritta indicherebbe una misura di

39,5 braccia, rendendo coerente la larghezza totale del convento della parte a nord con quella della parte a sud dei chiostri,

entrambe pari a 144 braccia.

Sovrapponendo il ridisegno alla pergamena è stato possibile apprezzare il ritiro che quest’ultima ha subìto nelle diverse

zone, e, dopo aver adattato la scansione dell’originale al ridisegno (fig.1), sono state completate le parti della pianta non

direttamente quotate. Dopo questa operazione si è notato che una sola quota, riportata sulla pergamena con la prima gra-

fia4, non ha permesso una modifica del disegno coerente. Questa è la larghezza del cimitero ad est del convento. Infatti la

pergamena riporta come misura quella di 9,5 braccia, ma, dopo aver compiuto le giuste deformazioni, è possibile misurare

con una certa sicurezza la larghezza di questo spazio al lordo dei muri in 7,5 braccia.

Il rilievo: seconda osservazione

Ai primi quesiti posti dal disegno è stata cercata risposta nel rilievo. Questo, da subito, ha fatto emergere una diffor-

mità sostanziale tra la porzione del convento tuttora esistente5 e la chiesa. Infatti, analizzando le misure della sagrestia e

dell’antico capitolo è possibile notare che queste sono ben descrivibili in braccia da panno fiorentine, coincidenti, in que-

sto modo, con le quote segnate sulla pergamena (fig.5). Anche il chiostro antistante, seppure modificato, ha la profondità

della campata attuale pari a circa 7,5 braccia, coincidente con quella del disegno. E’ possibile verificare queste osservazioni

sovrapponendo direttamente la pianta della pergamena con il rilievo del convento scalato in braccia fiorentine (fig.4). Da

questa sovrapposizione si può notare come altre parti del convento attuale coincidono in gran parte con il disegno della

pergamena. Tra queste, la più importante da notare, è la coincidenza del muro opposto all’attuale convento, rispetto alla

corte interna, con quello dell’antico refettorio6. Misurando sul rilievo la distanza di questo dal muro esterno del capitolo,

essa risulta pari a 31,78 metri uguali a 54,5 braccia: mezzo braccio in meno della quota segnata sulla pergamena7.

Analizzando il resto del rilievo, mediante l’utilizzo del braccio fiorentino, si nota che la chiesa attuale è descrivibile con

numeri interi. Questa è larga circa 17,21 metri, uguali a 29,5 braccia, e lunga, dalla parete di fondo dell’aula alla contro-

3 Questa è riportata come brachia scritta per intero lungo il muro perimetrale della chiesa e abbreviata in b barrato tutte le altre volte. Per la lettura di tutte le scritte e i numeri, e per un’analisi più dettagliata della pergamena, si rimanda allo studio, più aggiornato e completo, di Borgherini (BORGHERINI 2001).

4 L’autore non sa su cosa si basa l’attribuzione delle grafie e delle mani da parte di Borgherini (Borgherini 2001), tuttavia ritiene che la sequenza debba essere invertita. Le ventotto quote scritte con la destinazione d’uso occupano la maggior parte del convento e tutta la chiesa. Tra queste vi è l’unica quota che riporta la dicitura brachia per esteso. L’unica parte in cui non è presente questa mano è quella cancellata e ridisegnata nella quale compare la seconda.

5 Il convento tuttora esistente occupa un’ala (a sud) con direzione perpendicolare alla chiesa. Del vecchio convento si possono ri-conoscere con sicurezza: la sagrestia (che ha agli angoli un accenno di costoloni di una volta a crociera); il capitolo (attualmente adibito a cappella), riconoscibile dal triforio tamponato. Il convento è stato oggetto di numerosi stravolgimenti (tra cui la parziale demolizione) per realizzare l’attuale via Guido Monaco e la piazza antistante la chiesa (Franchetti Pardo 1986, Centauro 1990). Tuttavia questa area è riconosciuta anche da Centauro come la parte originale del convento (fig.2) (CENTAURO 1990).

6 Questo muro viene attribuito all’antico convento anche da Centauro (fig.2) (Centauro 1990).

7 Dal rilievo si nota che lo spessore dei muri si discosta dalla dimensione teorica di 1 braccio segnata sulla pergamena. Ciò costringe ad una rilettura meno rigida del disegno ed invita ad un’analisi comparata con il rilievo che non si può esaurire in queste poche righe.

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2/ Planimetria del complesso conventuale di San Francesco ad Arezzo con evidenziati in nero i muri considerati originali del periodo medievale (CENTAURO 1996)

3/ Fotografia del basamento della colonna posta in piazza Grande ad Arezzo su cui è riportata l’unità di misura aretina (sopra) messa a confronto con il Braccio fiorentino (sotto).

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facciata, esattamente 53,68 metri uguali a 92 braccia. Al lordo dei muri, che hanno uno spessore di 1,75 braccia come

nella pergamena, la chiesa è larga 33 braccia e lunga, compresa la facciata, 110 braccia. La chiesa inferiore è larga 16,54 e

lunga 20,14 metri che corrispondono rispettivamente a 28 + 1/3 braccia e a 34,5 braccia.

Da queste misure ne consegue che la chiesa rappresentata sulla pergamena è più piccola dell’attuale sia nella parte su-

periore che in quella inferiore. Per controprova, andando a sovrapporre la pergamena, opportunamente scalata al fine di

ottenere la larghezza della chiesa attuale (fig.6), ovvero andando a supporre come unità di misura quella individuata dai

precedenti studi8 (ASCANI 1997; BORGHERINI 2001), si può osservare che le proporzioni sono le stesse, eccezione

fatta per la lunghezza totale, che è maggiore nella chiesa rappresentata sulla pergamena. Inoltre, a margine di questo ope-

razione, si osserva l’eccessiva dimensione che avrebbe avuto il convento, il quale, in questo modo, si sarebbe sovrapposto

abbondantemente allo spazio degli edifici antistanti la piazza, alcuni dei quali medievali.

Questa osservazione darebbe risposta al quesito lasciato insoluto dai precedenti studi circa l’unità di misura adottata e,

contemporaneamente, sposterebbe la data del disegno a prima della costruzione dell’edificio attuale (compresa la chiesa

inferiore9), avviata nell’ultimo decennio del XIII secolo10.

Il disegno: terza osservazione

Una volta individuata l’unità di misura e il periodo storico, è stato possibile inquadrare la pergamena in un orizzonte

culturale più preciso. Sulla scorta dei precedenti studi effettuati dallo stesso autore, si è notato come la chiesa rappresentata

sulla pergamena ha le sue misure in proporzione con quelle di Santa Maria Novella11 (GIANNETTI 2011).

Quest’ultima, e il grande convento, trovano la loro ragione nei rapporti definiti tra le superfici degli spazi che li com-

pongono (BARTOLI, 2009).

La chiesa della pergamena è suddivisa in 4 aree: il sagrato all’esterno (ben disegnato e profondo 7,5 braccia); lo spazio

per l’assemblea (comprendente parte della facciata a nord e delimitato dal tramezzo a sud) di superficie lorda pari a uno

staioro esatto (55 x 30 = 1650 braccia quadre12); lo spazio quadrato per i frati con il coro al centro, comprendente il tra-

mezzo in basso e i tre gradini in alto, pari a 30 braccia di lato; lo spazio dell’altare, che, al lordo dei muri, è profondo 17,5

braccia. La lunghezza complessiva della chiesa equivale a 110 braccia che, moltiplicate per le 30 della larghezza, descrivono

un’area complessiva di 2 staiora. A queste si può aggiungere l’area occupata dal cimitero che, con la sua larghezza di 7,5

braccia, porta l’intera somma a 2,5 staiora esatte.

La lunghezza di 110 braccia è congeniale al calcolo della superficie proprio nella modalità prediletta dalla cultura me-

8 Quasi tutti gli studi precedenti hanno cercato l’unità di misura confrontando il disegno, considerato un rilievo della chiesa in costruzione, con la chiesa attuale. In particolare Ascani ha ipotizzato un’unità di 64,8cm (ASCANI 1997), la Borgherini di 64 cm circa (BORGHERINI 2001). Entrambi non hanno trovato un’unità confrontabile con quelle locali.

9 Sulla base degli studi elaborati da G. Centauro (Centauro 1990) si può affermare che la posizione del preesistente vicolo, e la con-seguente ipotesi di una chiesa iniziale più corta, risulterebbe coerente con la chiesa più piccola della pergamena. Questo avvalora la tesi del disegno della pergamena quale primo disegno del complesso, coerente con le dimensioni delle donazioni dei Cacciaconti, e poi ingrandito forse a seguito di una maggiore disponibilità di terreno.

10 La data di costruzione dell’edificio attuale è incerta. Almeno due documenti sono importanti per capire le vicende iniziali. Un documento del 1290 contiene l’invito del Consiglio Comunale rivolto ai francescani ad insediarsi infra muros civitatis (la sede precedente era collocata a Poggio del Sole), e un altro dello stesso anno che contiene la donazione dei Cacciaconti di una domus et casamenti positi [...] in populo abbacie S. Flore. (SALMI 1960, CENTAURO 1990)

11 Quest’ultima chiesa, pur essendo domenicana, a parere dell’autore, che ha collaborato nel gruppo di ricerca al rilievo della chiesa e del suo convento (BARTOLI 2009), è da tenere in considerazione data la sua natura di maggiore e più antica chiesa di un ordine mendicante del territorio toscano.

12 La misura dello staioro è dedotta dagli studi di M.T. Bartoli (BARTOLI 2007)

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dievale: a strisce o linee larghe (Høyrup, 1995). In questo modo, ogni “striscia” larga 15 braccia, avrebbe delineato un’area

pari ad uno staioro. È interessante notare, inoltre, come le 66 pertiche quadre13, necessarie a comporre lo staioro, siano

modulate di volta in volta in 6 x 11 o 3 x 22.

Per quanto riguarda il convento, come notato in altri studi (BORGHERINI 2001), coesistono nella pergamena diver-

se modifiche che rendono incerta la distinzione delle fasi progettuali. Come appare disegnato nella versione definitiva, il

convento è largo complessivamente 144 braccia, alle quali è possibile sommare le 40,5 della chiesa, e lungo 136 braccia.

L’area totale del complesso, perciò, è di 25092 braccia quadre. Per ottenere le 1000 pertiche quadre andrebbe tolta una

striscia di muro larga 2/3 di braccio in una direzione o 1/2 braccio nell’altra.

Il rilievo: quarta osservazione

Nella chiesa attuale la larghezza al netto dei muri è di 29,5 braccia. Dividendo 1650 per 29,5 si ottiene la misura di

56 braccia: 32,67 metri. Ponendo il tramezzo, di un braccio di spessore, a questa distanza dalla controfacciata questo

poggerebbe proprio sopra il muro di confine della basilica inferiore.

Da questa linea, alla parete di fondo dell’aula rimangono 36 braccia, che descrivono un’area pari a 1062 braccia quadre.

In questo punto la larghezza al netto dei muri, comprese le cappelle laterali14, è di 36+2/3, per una superficie complessiva

di 1320 braccia quadre. Questa, sommata all’area netta di 330 braccia quadre delle cappelle di fondo15, porta l’area com-

plessiva della zona oltre il tramezzo alla misura di uno staioro, come quella destinata all’assemblea. Quella che nel progetto

era la superficie lorda, nell’edificio costruito diventa la superficie netta.

La chiesa costruita, al lordo dei muri, che hanno uno spessore di 1,75 braccia, come nel progetto, è larga 33 braccia

e lunga 110, compresa la facciata. Se alla larghezza di 33 braccia si aggiunge quella di 7,5 braccia delle cappelle laterali,

l’intero blocco misura al lordo dei muri 40,5 braccia, quanto segnato nella pergamena come somma di 30 della chiesa e

10,5 del cimitero a seguito del primo allargamento.

A questo punto, compiendo lo stesso raffronto con la porzione di convento tuttora esistente, oltre a notare la coerenza

delle misure al netto dei muri, come già accennato, ad un’analisi più approfondita è possibile notare che lo spessore dei

muri si discosta dalla dimensione teorica di 1 braccio disegnata sulla pergamena. Questa osservazione, coerente con gli

studi effettuati dallo stesso autore nelle architetture coeve, costringe ad una rilettura meno rigida del progetto e invita ad

un’analisi comparata con il rilievo che non si può esaurire in queste poche righe.

Il disegno: conclusioni

Altro quesito che nasce dall’individuazione dell’unità di misura è la definizione della scala di rappresentazione. I pre-

cedenti studi, unanimemente, confrontando le quote della pergamena con la chiesa costruita, sono giunti ad una scala di

1:300 circa. Va detto che l’individuazione della scala è difficile in una pergamena di sette secoli. Tuttavia, dovendo scegliere

13 Una pertica quadrata equivale a un quadrato di 5 braccia di lato (BARTOLI 2007)

14 La presenza di queste cappelle non è attestata nel corso della costruzione dell’edificio. Salmi vede in queste il transetto non realizza-to testimoniato dai grande arcone tuttora visibile all’interno all’esterno (SALMI). Centauro, almeno nella parte bassa dell’edificio, afferma che queste appartengono alla prima fase della costruzione (CENTAURO 1990). Nei lavori di restauro del Tavanti queste sono state oggetto di rimaneggiamenti che rendono incerata la loro conformazione (CENTAURO 1990). Tuttavia queste hanno la larghezza proporzionale con quella del cimitero del progetto della pergamena.

15 Di queste si conosce con certezza la data di costruzione, che coincide con gli espropri dei terreni. Tuttavia nonostante la diluizione nel tempo della costruzione di queste e di quelle laterali è interessante notare come queste abbiamo le stesse proporzioni del pro-getto originale.

74/ Sovrapposizione del ridisegno della pergamena (in verde) al rilievo del complesso scalato in braccia fiorentine

84/ Particolare della sovrapposizione del ridisegno della pergamena (in verde) al rilievo del complesso scalato in braccia fiorentine

un’area nella pergamena in cui il ritiro fosse minimo, si è misurata la profondità dei due chiostri quotati in 55 braccia.

Questa misura in un chiostro è pari a 11,9 cm e nell’altro a 12 cm esatti. Procedendo per esclusione, poiché la pergamena

si è sicuramente ritirata e non il contrario, si può affermare che la scala più grande individuata è di 1:266 braccia.

Gli studi effettuati sui disegni trecenteschi hanno evidenziato che, per l’individuazione corretta della scala, è necessario

un confronto con lo scalimetro utilizzato dal disegnatore in quel periodo (BARTOLI, 2007). Quello basato sul braccio

fiorentino era suddiviso in 240 denari. La scala più plausibile, quindi, sarebbe proprio quella di 1:240, nella quale 10

denari sono uguali a 10 braccia, ma questa è da escludere per l’osservazione sul ritiro della pergamena. A questo punto ri-

mangono le scale nelle quali 8 denari o 9 denari sono uguali a 10 braccia. La prima coincide con una scala di 1:300, l’altra

ad una scala di 1:266,6 periodico. Quest’ultima coinciderebbe perfettamente con le misure prese e sarebbe molto vicina

alle altre presenti sul disegno. Come analizzato, il disegno è ben descrivibile mediante un modulo di 5 braccia di lato, che

in questa scala coinciderebbe con una griglia di lato pari a 4,5 denari (1 cm circa).

In conclusione, dall’analisi comparata appena svolta, oltre alle osservazioni già elencate, emerge che: la pergamena

riporta un disegno a scala urbana, nel quale i muri assumono un ruolo simbolico, mentre sono chiare le funzioni e le super-

fici complessive dei singoli vani e dell’edificio in generale; i contenuti di questo disegno, adeguati alla scala, permangono

e vengono interpretati durante tutto il processo costruttivo, ben oltre il tempo dell’attività di un solo progettista, senza

essere modificati nella sostanza.

5/ Sovrapposizione del ridisegno della pergamena (in marrone) al rilievo del complesso scalato nell'unità di misura ipotizzata dagli studi precedenti

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Bibliografia

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Pergamena del progetto del convento di San Francesco ad Arezzo

15. Archivio Capitolare di Arezzo, fondo Ex Archivis Variis, capsa V, n°873.