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Bari 2014 Centro Interuniversitario di Studi sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo E S T R A T T O Insulae Diomedeae Collana di ricerche storiche e archeologiche 23

J. Żelazowski, E. Gasparini, \"Edilizia residenziale tardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi\", in P. Pensabene, C. Sfameni (a cura di), Atti del I Convegno del

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Bari 2014

Centro Interuniversitario di Studi sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo

E S T R A T T O

Insulae DiomedeaeCollana di ricerche storiche e archeologiche

23

© 2014 Edipuglia srl

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LA VILLA RESTAURATA E I NUOVI STUDI SULL’EDILIZIA RESIDENZIALE TARDOANTICA - ISBN 978-88-7228-723-1 - © 2014 Edipuglia srl - www. edipuglia.it303

Ptolemais, nella Cirenaica occidentale, è una città portualedi stampo ellenistico, estesa su quasi 300 ettari tra il mare e iprimi pendii del Gebel Akhdar (fig. 1). Fondata forse già daTolomeo I verso la fine del IV sec. a.C. sul sito del porto diBarke, vecchia colonia greca dell’entroterra, sembra che lacittà fosse stata dotata del piano urbanistico definitivo soltantopiù tardi, durante il II sec. a.C. 1. Vissuta per secoli all’ombradella grandiosa Cirene, divenne la capitale della provinciadella Libya Superior e godé di un periodo di massimo svi-luppo politico ed economico dai tempi dei tetrarchi almenofino all’attività di Sinesio di Cirene, vescovo della città al-l’inizio del V sec. d.C., malgrado i numerosi terremoti e le cre-scenti incursioni delle popolazioni nomadi 2. In seguito, dopoun periodo di decadenza nella seconda metà del V sec. d.C.,segnato dalla perdita del ruolo amministrativo e dallo spopo-lamento menzionato da Procopio di Cesarea, si registrò unarinascita della città ai tempi di Giustiniano fino all’arrivo degliarabi verso la metà del VII sec. d.C. 3.

L’area di Ptolemais è particolarmente attraente per la ri-cerca topografica, perché dopo un periodo quasi millenariodi storia della città, non fu edificata nei secoli successivi:anche se entro le mura furono creati campi agricoli e pascoli,oppure, all’inizio del Novecento, fortificazioni italiane, lerovine di Ptolemais furono risparmiate dagli insediamentiposteriori arabi, italiani e libici e si delineano chiaramentesul terreno, offrendoci un quadro del tutto eccezionale dellacittà nell’ultimo periodo della sua esistenza 4. Di conse-guenza Ptolemais costituisce un esempio molto importanteper la ricerca sull’ultimo periodo della storia delle città an-

tiche, chiamate Late Ancient cities 5, e in realtà, prendendoin considerazione il carattere civico del mondo greco-ro-mano, per la ricerca sulla sua decadenza. Questa fase del-l’edilizia urbana è particolarmente visibile a Ptolemais nonsoltanto grazie alla mancanza di trasformazioni successive,ma anche perché la città visse il massimo sviluppo nellatarda antichità come capitale della provincia nel IV e neiprimi decenni del V sec. d.C. In questo periodo la vitalitàdei centri dell’amministrazione imperiale civica e militare,a differenza di quanto si riscontra nelle altre città, spesso ab-bandonate alle proprie sorti, costituisce un fenomeno bennoto sia in Oriente che in Occidente 6.

La ricerca topografica polacca a Ptolemais ha registratola chiusura dei percorsi stradali, l’abbandono graduale degliedifici pubblici, testimoni già inutilizzati della vita dell’or-ganismo socio-politico della città, la rinuncia alle mura cit-tadine per sistemi di fortificazione più limitati, destinati adifendere gruppi di abitanti più ristretti 7. Tuttavia è signifi-cativo che la quasi millenaria esistenza della città non abbiacomportato cambiamenti urbanistici significativi. In veritàsi possono osservare nella tarda antichità deviazioni dallaoriginale pianta ellenistica, soprattutto nella sua parte occi-dentale, dove l’esempio migliore è rappresentato dall’ubi-cazione della c.d. Basilica occidentale 8. Nondimeno ladisposizione generale della città non cambiò e mancanoquartieri con diverso orientamento, mancano strade e iso-lati sistemati secondo diversi principi. Ciò si perpetua, nel-l’organizzazione del territorio, fino al punto che anche icampi moderni dei beduini ai piedi del Gebel Akhdar ri-

1 Żelazowski 2012a; Małkowski, Żelazowski 2012.2 Roques 1987, 85-92.3 Roques 1996; Reynolds 2001.4 Kraeling 1962, 22-32; Ward-Perkins, Goodchild 2003, 178-181.5 Liebeschuetz 2001, 1-11.

6 Ivi, 29-63.7 Misiewicz, Małkowski, Muszyńska 2008; Małkowski 2009; Mi-

siewicz, Małkowski, Muszyńska 2010; Misiewicz 2012. 8 Ward-Perkins, Goodchild 2003, 181-191; Misiewicz 2009-2010,

35-36; Kaniszewski 2009-2010; Carra Bonacasa 2009.

Edilizia residenziale tardoantica a Ptolemais:topografia e apparati decorativi

di Jerzy Zelazowski*, Eleonora Gasparini**

* Istituto di Archeologia, Università di Varsavia ([email protected])** Sapienza - Università di Roma ([email protected])

AbstractThis paper focuses on late antique urban housing at Ptolemais, in Libya. This city represents a relevant case study, since its urban andarchitectural evolution enjoyed an innovative period between the middle and the end of the third century AD. This was the result of a newpolitical reorganization which made the city the capital of the province of Libya Superior, embracing the western side of Cyrenaica. Therenewed city had large public buildings, but the architectural and social developments are better documented by examining thesurrounding domestic dwellings. It was through them that the urban élite wished to demonstrate their own power as being on a par withthose in larger and more influential cities elsewhere in the Empire. The analysis takes into account topographical issues, not only theorientation and the dimension of the insulae, but also the impressive display of wall and floor decoration still preserved in some domesticbuildings.

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1. - Pianta generale di Ptolemais elaborata da W. Małkowski (5. Basilica Occidentale, 8. Casa delle Quattro Stagioni, 12. Casa di Paolo,17. Casa della Triconchos, 18. Casa della Piccola Triconchos, 21. Palazzo delle Colonne, 32. Quartiere Generale del Dux, 33. FortezzaOrientale 36. Casa di Leukaktios).

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Edilizia residenziale tardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi

spettano l’impianto originale dellacittà antica.

Questo profilo storico-topogra-fico sembra trovare riscontri anchenell’edilizia residenziale a Ptole-mais, conosciuta attraverso una de-cina di esempi di edifici grazie aglisforzi di varie missioni archeologi-che. Ben noto è innanzi tutto il fa-moso Palazzo delle Colonne, unastraordinaria residenza urbana chedal tardo ellenismo alessandrino ri-mase in uso fino al IV sec. d.C.,conservando per secoli l’impiantooriginale, con l’aggiunta però diterme e tabernae 9. Anche se ecce-zionale per diversi elementi, questasontuosa dimora che occupa la metàdello stretto e lungo isolato (36,5 x182,5 m), caratteristico di tutta lacittà, offre un tipico esempio dellacasa greca a peristilio con percorsoche dalla strada, attraverso un ve-stibolo, conduceva direttamente alcortile con grandi sale di ricevi-mento. Ci sono altre testimonianzedi questo tipo di case, per esempiola c.d. Casa delle Quattro Stagioniscavata dalla missione americanadi C.H. Kraeling 10, abitazioni chepermettono di considerare la casa aperistilio come una soluzione abi-tativa tradizionale a Ptolemais an-che nell’età romana 11.

A questo punto conviene ricor-dare pure la Casa di Leukaktios (fig.2), negli ultimi anni scavata dallamissione polacca, che risale so-stanzialmente al III sec. d.C. 12, mache stranamente cadde in rovinaproprio nel periodo in cui Ptolemaisdiventò capitale della provincia,come del resto il sopracitato Pa-lazzo delle Colonne e la Casadelle Quattro Stagioni. Pure quiabbiamo una dimora, anche se di medie dimensioni, con-centrata, per la parte rappresentativa, attorno a un peristiliotetrastilo con diverse sale di ricevimento. Tuttavia l’accessoal cortile sembra spostato in profondità e razionato così che

dalla strada occidentale si entra attraverso un vestibolo in unpiccolo patio con sacrario nell’angolo e una piccola esedra diricevimento dei clienti non ammessi più all’interno. Questopercorso, che pare tipicamente romano, in certo modo pre-

9 Pesce 1950; Stucchi 1975, 216-219, 300-304; McKenzie 2007,95, 98; Bonacasa 2009.

10 Kraeling 1962, 119-139; Stucchi 1975, 222-224.

11 Lauter 1971; Stucchi 1975, 142-149, 215-227, 297-315; Spinola1996; Bejor 1998.

12 Żelazowski 2012b.

2. - Pianta della Casa di Leukaktios elaborata da W. Małkowski.

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annuncia la sistemazione degli ingressi delle case di Ptole-mais in uso nella tarda antichità 13.

Nel IV sec. d.C. a Ptolemais sorgono sontuose dimore ur-bane caratterizzate dall’adattamento delle domus già esistentialle nuove esigenze dei proprietari, soprattutto con la siste-mazione delle sale di rappresentanza con appositi apparatidecorativi. Per esempio nelle case a peristilio scavate da R.G.Goodchild e J.B. Ward-Perkins 14 lungo il cardo orientale sipossono notare le sale di notevoli dimensioni collocate vi-cino all’ingresso, che permettevano lo svolgimento delleudienze senza far accedere gli ospiti nel peristilio, all’internodegli edifici. A volte per trovare spazio per tali trasforma-zioni bisognava rinunciare a file di ambienti, oppure addi-rittura affacciarsi sulle strade, come sembra fosse anche perla Casa di Paulus situata nelle vicinanze dell’Arco di Co-stantino 15. Soltanto nelle dimore come la Casa delle QuattroStagioni si poteva sistemare una sala di rappresentanza, inpiù a ipocausto, senza doverne cambiare la struttura 16. Ri-spetto alla modesta esedra della Casa di Leukaktios questesale per le udienze di forma molto allungata testimonianonon soltanto la ricchezza dei proprietari, ma forse anche lospostamento dell’attività politica dagli spazi pubblici dellacittà dentro le case dei potenti, che gradualmente sostitui-scono le istituzioni cittadine 17. Queste aule situate in prossi-mità dell’ingresso sembrano costituire un adattamentosemplice, ma ritenuto necessario, che tuttavia non cambiavaimpianti e percorsi generali nelle case. Tra le modifiche bi-sognerebbe anche considerare l’utilizzo in queste aule delc.d. arco siriaco, noto già in precedenza nelle case di Ptole-mais, e che possiamo rintracciare nella fase tardoantica dellaCasa della Triconchos 18.

È interessante notare che questo elemento architettonico,testimoniato nell’architettura pubblica a Cirene dalla secondametà del II sec. d.C., trova anche il suo utilizzo già in quel-l’epoca nell’edilizia privata. Tralasciando il caso discutibiledella Casa di Giasone Magno, a Ptolemais nella Casa di Leu-kaktios il c.d. arco siriaco, una monumentale entrata con co-lonne tortili e vive policromie, era situato sul lato nord deltriclinio occidentale, nella sala più sontuosa per il mosaicodionisiaco e la decorazione pittorica ideata da un costoso pic-tor imaginarius, dalla quale sala si accedeva a un piccolo lo-cale annesso, forse lastricato. Questa citazione d’architetturapubblica tutto sommato di difficile spiegazione compareanche nello stesso contesto della contemporanea Casa delle

Quattro Stagioni, confermando la sua diffusione a Ptolemaisprima dell’età tardoantica 19.

Gli adattamenti delle case dimostrano una certa continuitànel quadro architettonico della città, per la quale il passaggioverso la tarda antichità non determinò, a quanto pare, segni dirottura con il passato, anche se le sale a triconchos testimo-niate nelle residenze segnano le mode architettoniche deitempi nuovi. Diverse però sembrano le dimore del VI sec.d.C. che ormai non tengono conto del tessuto urbano prece-dente e costituiscono strutture autonome, di carattere difen-sivo, sparse sul territorio della città, come ci insegna il notoesempio del Quartiere del Dux, oppure la Fortezza Orien-tale 20. Le tradizionali case a peristilio sembrano svanire e i ri-manenti cortili perdono le funzioni rappresentative. Tuttaviagli scavi, cominciati soltanto nella parte nord dell’isolato “po-lacco”, dove si profila una dimora del VI sec. d.C. con grandeaula absidata che costituisce l’asse e punto centrale di tuttaquesta residenza, priva di cortile, ci offrono un ultimo esem-pio delle trasformazioni tardoantiche, all’interno della lungaevoluzione verso la fine di una città antica 21.

(J. Z.)

L’edilizia residenziale a Ptolemais offre svariati esempidelle decorazioni inserite nell’ambito di progetti di ristrut-turazione messi in atto in età tardoantica. Gli edifici noti gra-zie agli scavi svolti a varie riprese a partire dalla metà delsecolo scorso presentano infatti elementi consistenti soprat-tutto in pavimenti e colonne in marmo che sottolineavano lezone di rappresentanza destinate alle attività pubbliche chei proprietari, membri della classe dirigente provinciale,ormai svolgevano negli spazi privati delle proprie grandi di-more 22.

I casi più significativi che presentiamo consistono nelladecorazione della Casa della Triconchos e della Casa diPaolo, mentre un capitolo a parte, su cui pure ci soffer-miamo, è costituito dall’opus sectile a poliemblemata dellaCasa delle Quattro Stagioni.

La prima considerazione è che, nei rinnovati spazi do-mestici, i peristili vengono mantenuti in pietra locale, con-servando la forma architettonica, diffusissima in Cirenaica,del colonnato con pilastri a cuore angolari, mentre il marmoviene impiegato negli elementi che sottolineavano le parti in-novative e rappresentative, quali le sale triclinari e le aule dirappresentanza.

Nella Casa della Triconchos si è ricostruita una struttura

13 Baldini Lippolis 2001, 69-72.14 Little 1985; Ward-Perkins, Little, Mattingly 1986; Baldini Lip-

polis 2001, 315-319 (Tolemaide 2-4); Gasparini 2009, 159-169.15 Kraeling 1962, 140-160; Stucchi 1975, 220-221, 304-305; Lavan

1999, 158-159; Gasparini 2009, 170-171; in generale Baldini Lippo-lis 2001, 105; Baldini Lippolis 2005, 79-82; Baldini Lippolis 2007,209-212.

16 Kraeling 1962, 135-136; Baldini Lippolis 2001, 315 (Tolemaide 1).17 Gasparini 2009.18 Ward-Perkins, Little, Mattingly 1986, 133-134.19 Rekowska 2012, 171-176; Żelazowski 2012b, 126-129.20 Kraeling 1962, 100-107; Stucchi 1975, 455-457.21 Jastrzębowska 2009, 233-235; Żelazowski 2012b, 131.22 Gasparini 2009, 157-186.

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Edilizia residenziale tardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi

a peristilio su due piani, con ordini misti (il colonnato ionicosorregge una trabeazione dorica) 23. Tale impianto subì nelIV sec. d.C. le modifiche che diedero alla residenza unaspetto nuovo e particolarmente prestigioso. Con questo pro-getto di monumentalizzazione furono inserite, sul lato nord-orientale del peristilio, due grandi aule absidate, una dellequali ha determinato la denominazione della casa (fig. 3).

L’accesso alla nuova aula sarebbe avvenuto attraverso unvestibolo comunicante con l’ambiente tramite un passaggiotripartito da due colonne tortili, sulle quali si sarebbe impo-stato un arco siriaco, ovvero un elemento che tipicamentesottolineava l’ingresso a zone di prestigio 24.

Il pavimento della tricora, soprelevato di un gradino dalpiano del peristilio ed ulteriormente rialzato presso l’ab-side nord, è costituito per il corpo centrale e per la stessaabside nord da lastroni di pietra, mentre non si conservaquello delle due absidi laterali, per le quali si è ipotizzatoun mosaico o un opus sectile. Si conserva invece pressol’abside il pavimento marmoreo dell’aula a pianta basili-cale. Esso si inserisce nella tipologia dei sectilia medi amodulo quadrato-reticolare ossia aventi un allettamento ot-tenuto dalla ripetizione di formelle quadrate contenenti un

intarsio geometrico che sviluppa un disegno ritmico viva-cizzato attraverso l’inversione dei tipi marmorei usati nel-l’intarsio 25. Il motivo nel nostro caso prevede quadrati inverde antico accostati a ottagoni in iassense brecciato congli spazi di risulta occupati da losanghe e triangoli in gialloantico. Al centro, gli ottagoni sono campiti, in modo alter-nato, da tondi in verde antico incorniciati da un listello ingiallo antico e da due diversi tipi di fiori a quattro petalirealizzati di nuovo con lo iassense brecciato ed il giallo an-tico. La curva dell’abside infine è sottolineata da una fa-scia semicircolare campita con un motivo ad onda in gialloantico e cipollino, incorniciata da altri tre listelli degli stessimarmi.

Con la ristrutturazione tardoantica l’utilizzo del marmo sitradusse anche nell’inserimento di colonne poste nello spi-golo tra muro rettilineo ed abside, le quali erano composte dafusti tortili in bigio antico e basi e capitelli in proconnesio(fig. 4).

Questi ultimi sono ben inquadrabili nel tipo corinzio asia-tico ad acanto spinoso che ritroviamo ampiamente utilizzatiin età severiana nelle Grandi Terme di Cirene insieme siacon fusti in cipollino sia con gli stessi elementi tortili in

23 Ward Perkins, Little, Mattingly 1986, 109-153.24 Ivi, 133.25 Guidobaldi, Guiglia Guidobaldi 1983, 59-69, in particolare p. 68

fig. 16 F e G: esempi rispettivamente da Villa Adriana e dalla casa delRilievo di Telefo di Ercolano. In Guidobaldi 1985 si citano anche lavilla tiberiana di Capri, (ora nella chiesa di S. Stefano) (fig. 1F) e villaAdriana presso la Biblioteca Latina (fig. 1G).

3. - Casa della Triconchos, pianta (Ward-Perkins, Little, Mattingly 1986 con rielaborazione di T. Bonanni) con localizzazione degli opera secti-lia (foto E. Gasparini).

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bigio 26. A Ptolemais, tra la fine del III e l’inizio del IV se-colo, con il nuovo status di capitale provinciale, una com-mittenza pubblica mise in atto dei programmi dimonumetalizzazione del centro cittadino che previdero lacreazione di un arco a tre fornici e di un complesso termalein cui la decorazione si basa principalmente sugli stessi fustiin bigio associati a basi e capitelli in proconnesio: possiamodunque ipotizzare che essi costituissero a quell’epoca mate-riali di reimpiego già presenti in Cirenaica ed oggetto di ac-quisto in grande stock forse proprio da Cirene, dove,contemporaneamente, si assisteva all’abbandono di alcunimonumenti caduti in disuso a seguito del terremoto che colpìla regione alla metà del III secolo 27. Il riscontro di tali ele-menti nella Casa della Triconchos mostra come rimanenze dicolonne marmoree giunte in città furono incluse anche neiprogetti di ristrutturazione degli edifici privati, senza dovernecessariamente ricorrere, come si è verificato nella storiadegli studi, alla data del terremoto del 365 per un terminuspost quem dei lavori di ampliamento 28.

In momenti successivi, poi, si sarebbero attuate ancheforme ulteriori di reimpiego, poiché alcuni edifici pubblici,

come mostra la storia dell’arco trifornice e delle terme, ven-nero parzialmente smontati a partire dall’inizio del V secolo ecomunque prima dell’età di Giustiniano 29. Tale seconda dina-mica può essere individuata nella Casa di Paolo, anch’essaprospettante sulla via monumentale 30 (fig. 5). Nella casa siebbe un’importante ristrutturazione che la storia degli studicolloca in un momento compreso tra l’età di Graziano e lametà del V secolo 31, ma che a nostro avviso potrebbe esseregià anticipata all’inizio del IV secolo, in collegamento con lacreazione dell’arco e in generale con i lavori che interessa-rono in quel momento tale settore urbano. Tuttavia sicura-mente più tardi sono gli interventi connessi con il personaggiodi rango consolare il cui nome è poi rimasto definitivamentelegato all’edificio. Paolo compare in un’iscrizione incisa su diuna delle lastre di pietra che pavimentano la grande aula diudienza della casa e nella titolatura egli viene definito mega-loprepestatos, ossia magnificentissimus, titolo che non vienenormalmente applicato ai governatori fino all’età di Giusti-niano 32. Si potrebbe dunque ipotizzare che il programma edi-lizio e il ruolo pubblico dell’edificio nascano ai tempi in cui lacittà era capitale provinciale, ma che ulteriori modifiche siano

26 Pensabene 2006, 237-238, figg. 19, 20, 21, Id. 2007, 551-590. Glistessi capitelli erano presenti a Cirene anche nella fase severiana del pe-ristilio del Market theatre (Ward-Perkins, Gibson 1976-1977, 337-338).

27 Fondamentale a questo proposito la storia dei teatri di Cirene, chevide ripetuti spostamenti della decorazione in marmo da un edificio al-l’altro e dunque la movimentazione di materiali di importazione già pre-senti in Cirenaica. Sul tema si veda, da ultimo, Ensoli 2012, 111-114, masoprattutto Pensabene 2006, 231-243. La fine della vita del Teatro 2 e lacreazione del Teatro 3 in particolare sarebbe proprio coincisa con la se-conda metà del III secolo, momento in cui dovremmo ipotizzare la crea-zione di uno o più depositi, utilizzabili di lì a poco anche per i progettidi monumentalizzazione della nuova capitale Ptolemais. In più si con-sideri che le Terme della Myrtousa, che ben potrebbero essere entrate in

questo processo di smantellamento, videro una fase importante di mar-morizzazione in età severiana, mentre poche sono le modifiche indivi-duate per i decenni successivi, prima del nuovo assetto bizantino (traqueste l’apertura di un muro del frigidario e la sua sostituzione con duecolonne, per annettere il vano al passaggio palestra-apodyterium: Pen-sabene 2007, 551-590 e in particolare 559).

28 Ward Perkins, Little, Mattingly 1986, 109-153.29 Per l’Arco: Stucchi 1975, 340, nota 2; Goodchild 1976, 216-228.

Per le Terme: Kraeling 1962, 175; Oliverio 1936, 252, n. 513; SEGIX, 2, n. 365; Stucchi 1975, Stucchi 1975, 348-349 e 468.

30 Stucchi 1975, 147, 220-221, 305; Kraeling 1962, 140-160.31 Ibidem.32 Kraeling 1962, 141, 159 e 211-212, tav. LIII b.

4. - Capitelli corinzi ad acanto spinoso presenti nella Casa della Triconchos (a sinistra) e presso l’Arco di Costantino (a destra) (foto E. Gasparini).

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Edilizia residenziale tardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi

intervenute anche in seguito, continuando la casa ad ospitarepersonaggi dell’élite cittadina come Paolo.

Proponiamo di associare a questa fase di VI secolo la de-corazione visibile nell’unica sala indagata del settore residen-ziale, ossia un ambiente al centro di un lato del peristilio, chepresenta colonne tortili in bigio antico le quali sorreggevanoforse un arco siriaco, scandendo in due parti la sala. All’internodi tale ambiente le colonne compaiono insieme ad un pavi-mento marmoreo a mattonelle quadrate di iassense, proconne-sio e cipollino.

Si tratta di un opus sectile geometrico a piccoli elementi,ossia con dimensioni modulari inferiori al piede romano, chegeneralmente compongono pannelli campiti con motivi itera-tivi e a sviluppo aperto, troncati da fasce marmoree. Tale par-ticolare impaginazione del tessuto decorativo, articolato inspecchiature quadrate o rettangolari, appare consolidato nel Vsecolo attestandosi ampiamente ancora nel VI. La diffusionedel motivo nella pars orientalis dell’impero abbraccia un’areaassai vasta giungendo anche in centri molto distanti dalla costacome a Sardi, dove il pavimento del Ginnasio, con i suoi oltre90 riquadri, dimostra come anche vastissime superfici potes-sero essere decorate da questo tipo di opus sectile 33.

In Cirenaica numerosi sono i monumenti sia pubblici cheprivati datati allo scorcio del IV o al principio del V secoloche presentano esempi di tali pavimentazioni: ricordiamo an-cora le terme di Ptolemais 34, ma anche gli edifici ecclesiasticidi Latrun 35 e di Cirene 36, mentre, per restare in ambito resi-denziale, un importante riferimento si rinviene a Cirene nelpavimento di uno dei lati del peristilio della casa di Esichio37.

A Ptolemais nel secondo quarto del VI sec. d.C., con l’ab-bandono di vari settori delle terme pubbliche, tra cui proprioil grande frigidario con vasca ottagonale realizzato alla finedel IV secolo, parte dei marmi, sia in forma di colonne chedi lastrine pavimentali, si resero disponibili per operazioni dispoglio, venendo dunque forse acquistati e reimpiegati daPaolo nella sua non distante residenza.

Il fatto che la stessa tipologia di opus sectile geometrico apiccoli elementi sia presente anche nella casa della Triconchos,nell’aula absidata presso il lato sud del peristilio 38, dove si os-servano mattonelle in proconnesio, bigio venato, cipollino eiassense (fig. 3), attesta la lunga continuità di vita innanzituttodella città, come testimoniato anche dalla costruzione di un te-trapilo sulla via monumentale nel V o anche all’inizio del VIsecolo 39, e poi in particolare di talune dimore, che, dopo il tra-

33 Guidobaldi, Guiglia Guidobaldi 1983, 262-348.34 Kraeling 1962, 163, fig. 58.35 Widrig 1978, 106 e 118.36 Bonacasa Carra, Morfino, Scirè 2010, 156-160.

37 Gasparini 2012, 2837-2854.38 Ward Perkins, Little, Mattingly 1986, 127 fig. 11.39 Pensabene 2009, 187-192.

5. - Casa di Paolo, pianta (Kraeling 1962) con localizzazione dell’opus sectile e delle colonne del triclinio (foto E. Gasparini).

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Jerzy Zelazowski, Eleonora Gasparini

sferimento della capitale ad Apollonia - Sozousa alla metà delV secolo, ancora avevano ricchi proprietari impegnati in pro-getti architettonici di autorappresentazione.

A margine del quadro delineato, vorremmo soffermarci sudi una problematica che riguarda un altro esempio di decora-zione di ambito privato, presente nel triclinio della Casa delle

Quattro Stagioni di Ptolemais 40, ovvero un opus sectile pavi-mentale a schema unitario pluristellato esteso al settore cen-trale dell’ambiente, nella tipologia che prevede“poliemblemata” entro uno schema reticolare a semplici fascemarmoree 41 (fig. 6).

Questo pavimento ha purtroppo subito forti danni rispettoallo stato di conservazione al tempo degli scavi degli anni’50. Sulla base delle foto di archivio 42 è tuttavia possibile ri-costruire uno schema di 9 emblemata con lato di 3 piedi alcui interno i motivi geometrici, costruiti attorno a tondi cen-trali, prevedono l’utilizzo della breccia di Sciro, del rossoantico, del nero antico nonché dell’africano, dello iassensebrecciato e del bigio antico.

Il tipo di pavimentazione è ben noto in Cirenaica grazie aidue celebri esempi della casa di Giasone Magno a Cirene 43,nonché grazie ad un sectile della Casa W di Berenice 44.

Simili decorazioni sono attestate sia nelle province orien-tali, come a Salonicco, Sardi o ad Alessandria 45, sia in quelleoccidentali come a Italica, in Hispania, dove nella Casa de laExedra si conserva un pavimento accostabile in modo abba-stanza puntuale a quello di Berenice, sia per la disposizioneche per le dimensioni ed i motivi dei riquadri 46.

Anche senza tenere conto dei casi in cui gli emblematafurono reimpiegati in contesti di V e VI secolo, come nellebasiliche di Apollonia 47 e di Ras el Hilal 48, i confronti ri-mandano abbastanza uniformemente alla tarda antichità, co-sicché ci si è posti il problema se inserire anche i pavimentidella Cirenaica in un orizzonte cronologico almeno di fine IIIo di inizio IV secolo. Tuttavia analizzando i tre edifici di Ci-rene, Ptolemais e Berenice sono emersi vari elementi legatialla storia specifica dei contesti che inducono a non datare isectilia oltre la metà del III secolo.

All’interno del panorama tipologico, i nostri casi sem-brerebbero collocarsi dunque in un lasso cronologico piùalto, rappresentando esempi di manifatture di pregio che po-trebbero testimoniare l’esistenza in loco di un’officina spe-cializzata – riflesso di un momento di particolare creativitàdella Cirenaica durante il III secolo – la quale avrebbe di-stribuito i propri prodotti nei vari centri della provincia.

Queste considerazioni si rafforzano ulteriormente alla lucedelle scoperte di recente effettuate dalla Missione archeolo-gica polacca a Ptolemais: nei contesti domestici indagati ilmomento di maggiore slancio edilizio si colloca nella primametà del III secolo, pur emergendo anche nell’insula di Leu-kaktios una lunga storia occupazionale che arriva sino all’etàbizantina 49.

(E.G.)

40 Kraeling 1962, 119-139.41 Guidobaldi 2005, 809-821.42 Kraeling, 1962, plate LIX, B.43 Gasparini 2010, 247-261.44 Michaelides 1998, 63-70, figg. 62, 75-87, 89, tavv. IX-XV.

45 Guidobaldi, 2005, 815-816 con bibl. specifica.46 Pérez Olmedo 1996; Eadem 1999, 651-659, pl. 262, 1-2.47 Widrig, Goodchild 1960, 70-90, tavv. XXVIII a, b e XXXII; Stuc-

chi,1975, 392, fig. 396.48 Harrison 1964, 13-14, tavv. VIII b, c.49 Żelazowski 2012b, 121-156.

6. - Casa delle Quattro Stagioni, pianta (Kraeling 1962) con localizza-zione dell’opus sectile del triclinio, riprodotto in un’immagine deglianni ’50 (Kraeling 1962) e nello stato di conservazione attuale (foto E.Gasparini).

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Edilizia residenziale tardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi

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Introduzionedi Patrizio Pensabene e Carla Sfameni

1. LA VILLA DI PIAZZA ARMERINA: I NUOVI SCAVI

E GLI INTERVENTI DI RESTAURO

Patrizio Pensabene, Nuove scoperte alla Villa del Casaledi Piazza Armerina: magazzini, terme e fornaci

Guido Meli, Presentazione dei risultati del restauro e degliinterventi di musealizzazione

2. CONTINUITÀ E DISCONTINUITÀ NELL’EDILIZIA RESIDENZIALE TARDOANTICA

IN SICILIA

Premessadi Paolo Barresi

Lorenzo Guzzardi, Nuove scoperte nel Siracusano

Roger J.A. Wilson, La villa tardoromana di Caddeddi (SR)sul fiume Tellaro e i suoi mosaici

Giovanni Di Stefano, Kaukana: architetture private e pub-bliche del quartiere vandalo

Roger J.A. Wilson, Punta Secca (‘Kaukana’): i risultatidegli scavi canadesi 2008-2010

Paolo Barresi, Continuità degli schemi architettonici delleville marittime di età imperiale nelle ville tardoantiche

Carmela Ariano, I mosaici geometrici di Piazza Armerina:gli influssi degli schemi italici

Carmela Bonanno, La villa romana di Gerace e altri inse-diamenti residenziali nel territorio ennese

Roger J.A. Wilson, La villa romana di Gerace: primi ri-sultati della ricerca geofisica

Rosario P.A. Patané, Quid quartum? Arare. Per l’archeo-logia dell’ambiente nella Sicilia centro-orientale

Maria Serena Rizzo, Maria Concetta Parello, Abitare adAgrigentum in età tardoantica ed altomedievale

Valentina Caminneci, Abitare sul mare. L’insediamento co-stiero nella Sicilia occidentale in età tardoantica

Rossella Giglio, Lilibeo tardoantica e medievale: note sullecaratteristiche dello spazio urbano

Cristina Soraci, La «ragguardevole proprietà» di Melaniae Piniano: nuove ricerche

Mario Mazza, Sicilia tra Occidente e Oriente: villae, vil-laggi e comunità di villaggio nell’economia agraria della Tarda Antichità

3. EDILIZIA RESIDENZIALE E POTERE PUBBLICO

Premessadi Isabella Baldini

Isabella Baldini, Palatia, praetoria ed episcopia: alcune os-servazioni

Maria G. Parani, Icons of Power: Images of Palaces in LateAntique Art

Giulia Marsili, La committenza architettonica attraverso imarchi dei marmorari: il caso del Palazzo di Antiocoa Costantinopoli

Burcu Ceylan, Episcopeia as a reflection of the image ofthe bishop

Denis Sami, “And build a new church there faithful to Godand the bishop’s palace that you want”. The Seventh-Cen-tury Life of Bishop Gregory and the Bishop-Residence ofAgrigento

Debora Pellacchia, I “Bagni del clero”. Edilizia termalenel quartiere episcopale ravennate (V-IX secolo)

Sonia Gutiérrez Lloret, Julia Sarabia Bautista, L’episcopiodel Tolmo de Minateda (Albacete, Spagna). Architettura efunzione degli ambienti tra la fine del VI e l’inizio dell’VIIIsecolo

Gian Pietro Brogiolo, Alexandra Chavarría Arnau, Villae,praetoria e aedes publicae tardoantichi in Italia settentrio-nale: riflessioni a partire da alcune ricerche recenti

Riccardo Villicich, La villa teodericiana di Galeata: risul-tati e prospettive dopo le recenti campagne di scavo

4. EDILIZIA RESIDENZIALE E PROGRAMMI ARCHITETTONICI

E DECORATIVI

Premessa di Patrizio Pensabene e Carla Sfameni

Mariarosaria Barbera, Marina Magnani Cianetti, Salvo Bar-rano, Da Massenzio a Costantino: le indagini in corso nelc.d. tempio di Minerva Medica

Rita Volpe, Vivere nel Suburbio di Roma in età tardoantica

Enrico Gallocchio, Aule tardoantiche a pianta basilicale:considerazioni architettoniche e decorative a partire dal-l’esempio della Villa del Casale

Carmelo G. Malacrino, I nuclei termali delle ville romanecalabresi fra il II e il IV secolo d.C.: Roggiano Gravina, Mal-vito e Casignana

Jerzy Zelazowski, Eleonora Gasparini, Edilizia residenzialetardoantica a Ptolemais: topografia e apparati decorativi

Grażyna Bąkowska-Czerner, Continuità d’uso e trasfor-mazioni delle abitazioni a Marina El-Alamein in età tar-doantica

Rafał Czerner, Trasformazione della decorazione architet-tonica di Marina El-Alamein in età tardoantica

Carla Sfameni, Tra culto e decorazione: aspetti di “reli-gione domestica” in età tardoantica

5. EDILIZIA RESIDENZIALE E PRODUZIONE

Premessa di Giuliano Volpe

Roberta Giuliani, Edilizia residenziale e spazi del lavoro edella produzione nelle città di Puglia e Basilicata tra Tar-

INDICE DEL VOLUME

doantico e Altomedioevo: riflessioni a partire da alcunicasi di studio

Maria Turchiano, Edilizia residenziale e spazi del lavoro edella produzione nelle ville di Puglia e Basilicata tra Tar-doantico e Altomedioevo: riflessioni a partire da alcunicasi di studio

Marisa Corrente, Vincenza Distasi, Maria Grazia Liseno,Stato della ricerca sull’architettura rurale e gli assetti deltardoantico nella Puglia settentrionale

Marisa Corrente, Maria Cioce, Piccoli e medi insediamentirurali dell’Apulia centro-settentrionale nell’età tardoan-tica

Gianluca Mastrocinque, Spazio residenziale e spazio pro-duttivo ad Egnazia (Fasano-BR) in età tardoantica

Paola Galetti, Strutture del paesaggio: spazi domestici eproduttivi dell’edilizia residenziale tardoantica e altomedievale tra pensiero agronomico e organizzazioneeconomico-insediativa

6. EDILIZIA RESIDENZIALE IN HISPANIA: PALAZZI E GRANDI RESIDENZE

Premisa di Isabel Rodà de Llanza

Ricardo Mar, Arnau Perich, Casa y ciudad en la Hispaniatardoantigua. La evolución de los modelos tipológicos

Josep Maria Macias Solé, El territorio y la ciudad de Ta-rraco

Julia Beltrán de Heredia Bercero, Edilizia residenziale tar-doantica a Barcellona: i palatia di Barcino

Virginia García-Entero, Carmen Fernández Ochoa, YolandaPeña Cervantes, Eva Zarco Martínez, La evolución arqui-tectónica del edificio palacial de Carranque (Toledo,España). Primeros avances

Cesáreo Pérez González, Olivia V. Reyes Hernando, La re-sidenza di Coca (Segovia)

Carmen Fernández Ochoa, Fernando Gil Sendino, La villaromana de Veranes (Gijón, Asturias)

José-Antonio Abásolo, Actuaciones arqueológicas en la“nueva Olmeda” (2005-2009)

Miguel Angel Valero Tévar, El triclinium de la villa de No-heda (Villar de Domingo García, Cuenca)

Rafael Hidalgo Prieto, Aspetti dell’interpretazione del com-plesso palatino di Cercadilla a Cordova

7. LA VILLA DI PIAZZA ARMERINA: NUOVI SCAVI E NUOVE RICERCHE

Premessadi Patrizio Pensabene e Paolo Barresi

Chiara Carloni, Diego Piay Augusto, Le terme meridionali:nuovi scavi 2010-2012. L’evoluzione del frigidarium

Francesca Verde, Reperti numismatici dal frigidarium delleterme meridionali

Rossana Scavone, I resti faunistici del frigidarium delleterme meridionali della villa di Piazza Armerina: analisipreliminare

Lourdes Girón Anguiozar, Eleonora Maria Cirrone, Le termemeridionali: nuovi scavi 2010-2012. Studio preliminare deimateriali dal settore settentrionale e dal frigidarium

Chiara Carloni, Francesco Puzzo, Maximilian Ventura, Leterme meridionali: il calidarium e le fasi di riutilizzo in etàmedievale

Antonio Alfano, Simona Arrabito, Sebastiano Muratore, Inuovi scavi alla Villa del Casale. L’area ad oriente delleterme meridionali

Patrizio Pensabene, Lorenzo González De Andrés, JavierAtienza Fuente, La Villa del Casale en Piazza Armerina:cálculo volumétrico y análisis tipológico de los mármolesde revestimiento y de los elementos arquitectónicos

Antonio Alfano, Simona Arrabito, Sebastiano Muratore, LaVilla del Casale e l’insediamento di Sofiana: un SIT per laviabilità tra il tardoantico ed il medioevo

8. RESTAURO E CONSERVAZIONE

Premessa di Daniela Esposito

Daniela Esposito, Architettura, ruderi e paesaggio. Prote-zione: forme e significati. Alcune riflessioni

Paolo Vitti, Materia o forma del manufatto antico: cosa sitrasmetterà alla nostra progenie?

Francesca Condò, L’effimero necessario. L’uso delle fontidocumentarie nella “ricostruzione” materiale e virtuale disistemi archeologici complessi

Fausto Carmelo Nigrelli, Maria Rosaria Vitale, Dalla Villa alpaesaggio. Il tema della protezione e della musealizzazionedel sito archeologico di Piazza Armerina fra esigenze con-servative, concezione del paesaggio e pianificazione delterritorio

Beatrice A. Vivio, Materia e forma del restauro archeolo-gico

Anelinda Di Muzio, Strutture protettive: architettura perl’archeologia. Criteri di progettazione

Gianfranco Dimitri, Ilaria Pecoraro, Insediamenti elleni-stico-romani fra Campomarino e Monacizzo (Taranto):problemi di lettura e di conservazione

Considerazioni conclusivedi Roger J.A. Wilson

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