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La principessa delle rocce DRAMATIS PERSONAE Tre uomini bestia combattenti (Fortebraccio) Uomo con mantello (Luciano Monceri) Uomo bestia parlante (Michele Serafini) Choncobàr, cavaliere errante (Stefano Tosoni) Viola, Principessa delle Rocce (Pamela Olivieri) Clarisse, Dama di compagnia di Viola (Wendi Farinelli) Fata Coleen, spirito dei racconti e delle parole (Silvia Bertini) Narratore/narratrice (Cesare Catà)

La principessa delle rocce. Fiaba d'amore infranto

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La principessa delle rocce

DRAMATIS PERSONAE

Tre uomini bestia combattenti (Fortebraccio)

Uomo con mantello (Luciano Monceri)

Uomo bestia parlante (Michele Serafini)

Choncobàr, cavaliere errante (Stefano Tosoni)

Viola, Principessa delle Rocce (Pamela Olivieri)

Clarisse, Dama di compagnia di Viola (Wendi Farinelli)

Fata Coleen, spirito dei racconti e delle parole (Silvia Bertini)

Narratore/narratrice (Cesare Catà)

Prologo

intro musica che sfuma sotto il prologo del Narratore

NARRATORE

"C'era una volta un cavaliere errante che si trovava ad attraversare il bosco diMeschia". Con queste parole inizia la vera storia che vi racconta di questo luogo.Molti dicono che i grandi massi nel bosco di Meschia siano caduti qui da chissàdove, forse per capriccio o gioco dei ciclopi e inventano strane storie. Non

ascoltate. No, non ascoltate. Per sapere come i grandi massi siano comparsi quidovete seguire un'altra vicenda. Questa che andremo a narrare. E' La storia di unadama e del suo amore. La storia di Viola, conosciuta oggi come la Principessa

delle rocce e del cavaliere errante Choncobàr.

In tempi lontani, troppo lontani per averne coscienza, la terra di Meschia vennemaledetta per non si sa quale ragione e gli abitanti caddero vittime di un crudeledestino: chiunque si fosse innamorato in queste lande, si sarebbe trasformato inalbero, avvinghiato al suo innamorato, si è vero, ma pur sempre albero immobile.

Guardate questo castagno: da forse mille anni racconta l'ultimo abbraccio di Ortise Maddalena. Oppure - cosa ancor peggiore - nel caso in cui l'amore non fosse statocorrisposto, o lo sventurato o la sventurata fossero stati abbandonati, questi si

sarebbero trasformati in pietra. Facendosi tutt'uno con il loro inscalfibiledolore. E tanto più grande sarebbe stato il dolore, tanto più grande il masso cheavrebbe per sempre imprigionato l'innamorato deluso. Ecco questa è Meschia, lo

scrigno di un segreto terribile. La gente col tempo chiuse, per motivi disopravvivenza, il cuore all'amore, ma a volte i lacci del sentimento sono più forti

di ogni sano ragionamento. E così ancora oggi il bosco si allarga e i massi sisovrappongono. Molti hanno provato a ribellarsi alla maledizione caduta sul boscodi Meschia ma senza successo. Si dice che solo il fiore di pollibastro rende immune

gli innamorati alla maledizione. Ma nessuno l'ha mai trovato. Si dice che forsecresce sotto le cime innevate dei monti della Sibilla, nelle gole più aspre, ma perraggiungerle occorre traversare un bosco temibile, pieno di ostacoli e pericoliinsormontabili. Il cavaliere errante Conchobar pur di amare la sua dama di nomeViola ha osato traversare quel bosco per cercare il pollibastro. Ma da tempo

nessuno ha più notizia di lui. I più credono che sia morto.

Scena1

Conchobar urlando viene sbattuto violentemente dalla sommità di una roccia e lasciato a penzoloni con le manilegate da tre uomini bestia armati.

Dall'alto gli uomini bestia lo insultano e gli sputano sopra. A guidare gli uomini bestia una figura inquietanteavvolta in un mantello

CONCHOBARNon potete tenermi qui!

1° UOMO BESTIASolo per poco (risata sguaiata)!

UOMO COL MANTELLOUrla...Urla quanto ti pare, ma tanto qui non ti può ascoltare nessuno. Non hai

scampo cavaliere. E' inutile fare il duro ché tempo tre, quattro ore, ci penserà ilfuoco a renderti tenero.

I TRE UOMINI BESTIACi penserà il fuoco a renderti tenero! (ridono)

CONCHOBAR (disperato)Nooo! Ascoltatemi! Vi chiedo di lasciarmi andare. Posso pagarvi; sono un cavaliere;ho dell'oro, nascosto in una tana di talpe nel bosco. Molto oro. Ma vi prego, voi

dovete lasciarmi andare!

UOMO COL MANTELLOAh ah ah! Che ce ne facciamo del tuo oro. (punzecchiandolo con una lancia) A noi

solola tua carne bianca interessa.

I TRE UOMINI BESTIASì, la tua carne bianca! (ridono)

CONCHOBAR

Ma voi non capite. Io devo andare. Guardatemi negli occhi. Non è per me che iovoglio vivere. L'uomo che vedete davanti a voi è un uomo innamorato.

UOMO COL MANTELLOInnamorato?

CONCHOBARSiete delle bestie! Lasciatemi, lasciatemi! Che siate maledetti! Io mi chiamo

Chonchobar, nessun uomo, nessuna terra, nessun mostro mi ha mai ucciso; ora io vigiuro, sul mio onore, che la pagherete per quello che fate. Spiriti dei trapassati,

datemi la forza! Io devo tornare da lei, la pagherete, lo giuro!

(risate degli uomini bestia che sfumano)

NARRATOREMa delle parole di Choncobar gli uomini bestia della tribù dei Suaràch se neinfischiavano. Lo guardavano e lo vedevano già sbudellato e spellato, i suoipolpacci e i suoi avambracci ad arrostire sul fuoco e le sue ossa da spolpareavidamente. Le parole del cavaliere cadevano nel vento come sassi assurdamente

lasciati cascare da un burrone, nel buio.

INTERMEZZO MUSICALE con cambio atmosfera musica da corte

Scena 2balcone centrale come un terrazzo del palazzo. Clarisse sta aiutando Viola a mettere il bustino

CLARISSEMia Signora, io credo che ormai dovreste cominciare ad accettare l'idea che lui non

tornerà.

VIOLATornerà, Clarisse. Io so che tornerà da me. Io l'ho conosciuto, e non era un sogno.

CLARISSEEppure sono troppi i pericoli per il viaggio che affronta, e nessuno, dico nessuno

ha mai trovato il fiore del pollibastro. Forse quel fiore neanche esiste.

VIOLAMa non capisci che così sarebbe tutto assurdo?

CLARISSETutto logico, direi io. Un uomo ruba il tuo cuore e si perde nei boschi. Capita

tutti giorni e, da quel che dicono i racconti, in tutti i mondi.

VIOLATu hai présente un compasso?

CLARISSEQuello che usavamo da bambine per fare cerchi perfetti?

VIOLAPrecisamente. Tu allargavi e stringevi il compasso per fare una circonferenza più omeno grande, ma poi i due bracci, quando il cerchio era compiuto, tornavano sempreuniti. Io so che per me e il mio cavaliere è la stessa cosa. Per quanto sia vastoil raggio della circonferenza che per qualche istante ci separa, lui tornerà sempre

da me.

CLARISSE E la maledizione degli alberi torti? E ancor peggio quella delle pietre? E' cosìche volete finire? Voi sapete che se l'incantesimo del fiore non funziona, anchevoi finirete così - trasformati, al termine di questi anni, in rami secchi, muti

per sempre? Non vi fa paura, mia signora Viola?

VIOLAIn realtà non troppo, Clarisse. Per tanti anni io mi ero guardata nello specchio.

Vi avevo visto la coscienziosa figlia di suo padre, che senza innamorarsi sisarebbe salvata dalla maledizione del bosco sposando chi mio padre mi avrebbe

indicato. Come quasi tutti, da quanto la maledizione si abbatté sul bosco. Ma poi,incontrando lui, ho visto qualcosa di diverso.

CLARISSEQualcosa di tremendo

VIOLAQualcosa di stupendo. Forse non c'è destino migliore che essere davvero amati per

qualche anno, anche se poi l'eternità è una tortura.

CLARISSESubire una tortura eterna per la compagnia di uomo che dura qualche anno? Mi sembrauna follia. Tra l'altro ho visto il tuo cavaliere, e non mi sembra neanche il più

bello che sia passato per Meschia quest'estate.

VIOLA Per me lo è. Per me è la creatura più bella che sia mai stata creata con carne esangue. Preferisco soffrire tutta l'eternità insieme a lui, che essere infelice in

questa vita senza di lui.

CLARISSEE se non tornasse? Potrebbero averlo fatto a pezzi i roditori giganti del bosco, osbranato i lupi. O ancor peggio potrebbero averlo catturato gli uomini bestia. Lorosono cannibali della tribù di Suaràch. E voi sapete, mia signora, cosa fanno alle

loro prede.

NARRATOREStavolta Viola non rispose. Lei sapeva che in fondo era possibile. Sì, in effettiConchobar poteva non tornare mai più. Eppure lei sentiva in cuore che il suo uomonon era morto. Se lo sentiva respirare dentro il proprio respiro. Sentiva il suobattito nel battito del proprio cuore. Se lo sentiva in grembo come fosse suamadre. E si sentiva al suo fianco. Come se tutti e due dovessero rinascere di

nuovo, come due gemelli. Se solo il tempo avesse fatto da ostetrico al destino. Sesolo lui fosse tornato in tempo, ahimè, se lui fosse tornato in tempo.

CLARISSEE poi, adesso che ci ripenso, ma non ci vedo proprio il senso. Un cavaliere con cuihai parlato pochi minuti ti fa mettere in crisi per l’eternità? Io dico che amandoun cavaliere solo perdi tutti quelli che verranno dopo di lui. Figuriamoci poi se

per un solo cavaliere possa valere la pena farsi trasformare in un alberorinsecchito. Ah, se la mia signora Viola m’ascoltasse! Bella com’è, potrebbe avereai suoi piedi ogni sera uno spasimante diverso. E poi, quando dovesse non farcelapiù, perché comunque alla fine pure lei dovrà stancarsi, ci sono sempre io perdarle una mano con i cavalieri rimasti insoddisfatti. E non c’è pericolo che

m’innamori, io. Io albero non ci diventerò mai, perché degli uomini mi piaccionosoprattutto i rami ma non quelli secchi, bensì quelli robusti e vigorosi! (risata

grassa e maliziosa)

Scena 3

CONCHOBARLasciatemi andare, assassini! Animali!

UOMO COL MANTELLOStrila, strilla scemo. Che poi quando ti mastichiamo non puoi parlare più.

TUTTI GLI UOMINI BESTIAquando ti mastichiamo non puoi parlare più ! (ridono)

UOMO COL MANTELLOVoi! Andate nella boscaglia a predente qualche spezie per condire lo spezzatino che

faremo con questo cavaliere innamorato.

TUTTI GLI ARMIGERIUno spezzatino di cavaliere innamorato! (ridono)

UOMO COL MANTELLOIo invece resterò qui di piantone. Cavaliere... cercherò di non mangiarti crudo

come ho fatto lo scorso mese con quel frate.Ma quel frate era così grasso che si scioglieva in bocca pure crudo!

TUTTI GLI UOMINI BESTIA (allontanandosi)Si scioglieva in bocca pure crudo! (ridono)

NARRATORENon è lungo il viaggio dagli uomini alla bestie. La sola differenza è il

riconoscimento, nelle cose, d'una scintilla di bellezza. Gli uomini bestia che trapoche ore si sarebbero pappati il cavaliere Conchobar erano diversi da lui solo

perché non vedevano altro senso nelle cose che la fame. Mentre lui si disperava, leloro risa si diffondevano nell'aria come ciechi pipistrelli in cerca d'una preda.

CONCHOBARAh! Dove andate! Tornate qui! Tornate qui!

UOMO COL MANTELLOSilenzio stupido! A nulla serve la tua disperazione.

CONCHOBAR Ah! Sanguina, sole! Se quelle nuvole lassù fossero montagne, e il buco immenso del

cielo quello incandescente di un vulcano, aspetterei che la luce mi venisseincontro come fosse lava per incenerirmi. Oddio! Quand'ero bambino mi piaceva

guardare i salmoni che correvano controcorrente, nel fiume. Quello che non ce lafaceva, stranamente, era sempre il più brillante. Sembrava che la luce lo avessecarezzato, e gli avesse spiegato che è inutile risalire le acque. Vorrei anch'iostendermi qui, ora, sfinito perché non si può risalire il flusso dei giorni, farmiingoiare dalla luce, scendere a capofitto nel mare. Perché non sono due le vite che

il destino concede agli uomini e alle donne, anche se dovrebbe essere così.Dovremmo morire una volta, per poi rinascere e vivere solo per ciò che conta. Ma il

tempo non si inchina mai; abbiamo solo una possibilità. E io l'ho mancata.

NARRATORE Conchobar si lasciò andare rassegnato e abbandonò il suo corpo come quando da

bambino si dondolava dagli alberi. Come se i suoi ricordi, e forse anche l'interouniverso, potessero diventare un grembo protettivo. E, così, farlo essere come

prima che fosse al mondo. Come se mettendosi così potesse non essere, eannullandosi sperare di rinascere. Sì, perché mentre il tramonto tingeva di porporail bosco, Conchobar sperava di morire; e lui non vedeva il sole declinare a ovest

con la lentezza di un lacrima.

CONCHOBAR (come farneticando nel sogno)Lei mi manca. Mi manca più della mia spada, che se ora avessi ancora al mio fiancomi sentirei invincibile. Mi manca come una pozione magica che salva la vita. La suaassenza è come se avessi fatto cadere tutta la pozione a terra. Questo braccio, cheavrebbe dovuto vincere ogni insidia; e la mia abilità col ferro, che avrebbe dovutofarmi sorpassare ogni regno - hanno fallito. Io l'ho abbandonata. Mi sono fattocatturare e morirò qua, sventrato vivo, e poi arrostito e poi masticato da una

tribù di selvaggi! Possano tutti gli spiriti perdonarmi. Amore mio, amore mio, mimanchi. Vorrei morire, e ancor più vorrei essere ancora dato alla luce dal grembo

di mia madre e vivere solo per baciare, ancora un'ultima volta, le labbra di LadyViola.

FATA COLEEN (uscendo dalla penombra sottostante)Quando la luna stava sospirando agli uccelli, ti ho sentito gridare.

Cantino dove più vogliono il pavone e il chiurlo, io desidero con tutto me stesso le sue dolci, tenere parole d’affetto,

perché le strade non hanno una fine, e non c’è un luogo in cui consista la miamente.

La luna pallida color del miele tra un attimo poggerà bassa sulle collinesonnacchiose, e tu così, stendendoti fetale, ti addormenterai sul solitario colle

dei ruscelli di Meschia. Nessun ramo è inaridito per il vento d’inverno;

i rami inaridirono perché narrasti loro il tuo sogno. Io conosco i sentieri di foglie che le streghe intraprendono

se sono coronate di perle e di orecchini di lana,e il loro sorriso segreto, che si sprigiona dal profondo del lago;

io conosco il luogo in cui si disperde la luce pallida, laddove le fate dai piedidi capra avvolgono e svolgono le loro danze sulla luce diventa gelida.

Nessun ramo è inaridito per il vento d’inverno;i rami inaridirono perché narrasti loro il tuo sogno.

NARRATORELa voce che Conchobar sentì distintamente gli sembrò all'inizio un'allucinazione.La sete, il tormento, la disperazione, potevano avergli tirato un brutto scherzo.Pensò che stava per morire, e che era diventato matto. Poi guardò meglio e siaccorse che quella figura femminile, che spuntava tra le fronde, non era un

abbaglio.

CONCHOBAR Sei reale?

FATA COLEENMolto più del tuo dolore, se è questo che mi chiedi, cavaliere.

CONCHOBARChi sei?

FATA COLEENSono perché tu mi hai invocata. Io, se davvero vuoi saperlo, sono un granuloincandescente che abita l'abisso. Se un uomo, come te, riesce a soffrire per

un'altra creatura così profondamente come ora accade a te, io risalgo le correntidella vita e, dai regni invisibili dietro le cascate d'oro, compaio di fronte ai

suoi occhi per guidarlo.

CONCHOBARPer guidarlo, dove?

FATA COLEEN

Alla conquista del suo sogno. Tu sei innamorato, non è vero?

CONCHOBARSi mylady. La ragazza che ho perduto...

FATA COLEENLady Viola

CONCHOBARSì, Lady Viola…

FATA COLEENQuasi tutto coloro che mi evocano dal paese misterioso delle lacrime hanno il cuoresquarciato dall'amore. Ma l'amore, cavaliere, fu bandito da questi boschi molti

secoli prima che tu nascesti..

CONCHOBARLo so. E anche la mia dama lo sapeva. Ma quando ci guardammo negli occhi, non fu

solo nostra la volontà d'innamorarci.

FATA COLEEN(ride) Ah, certo. Fu soprattutto nostra. E' nel mondo invisibile che le creaturemortali si innamorano. Ma non lo sai? Ora però, cavaliere, sei in una tremenda

situazione. Se non evadi presto, i selvaggi ti faranno alla brace, e io non potròpiù aiutarti.

CONCHOBARMa come posso salvarmi? Non ho più con me neanche la mia spada.

FATA COLEENMa hai la parola. Sappi, cavaliere, che non c'è spada più forte. Ora ascoltami

bene. Guarda quel goffo carceriere addormentato che dovrebbe farti da piantone. Ciòche io posso fare, sfiorando le sue tempie, è instillargli nella mente la curiosità

per le parole. Il desiderio di sentire storie. Non appena si sveglierà, moriràdalla voglia di sentire la tua. E se sarai bravo a raccontarla, io dico che ti

lascerà scappare. Anzi, farà di tutto per salvarti.

CONCHOBARParole che cambiano il mondo e la mente degli uomini? Ma quale magia è questa?

FATA COLEEN Cavaliere, io sono lo spirito che sorge dagli abissi dove le parole e le cose sonoperfettamente intimi. Chi nella sua vita mi sfiora, si innamora del linguaggio. Ditutto ciò che è nella mente. Io faccio perdere la testa per le parole. Io sono la

bellezza della storie. Ma ora taci, e guarda.

La fata si avvicina al carceriere addormentato e gli pone le mani sulle tempie

FATA COLEEN (poesia)

Io conosco il paese di sogno dove i cigni a cerchi volano in coppie legate da catene d’oro, cantando nel loro volo.Laggiù, vagano un cavaliere e la sua dama, e il loro amore li ha resi così felici e disperati, così sordi e ciechi

di saggezza, che loro vagheranno, sino a che il tempo non somiglierà a un rosabianca.

Io conosco quel paese, e lo conoscono il pavone e il chiurlo sul colle dei ruscellidi Meschia.

Questa storia...

UOMO COL MANTELLOChe succede, chi mi sveglia?

NARRATOREImprovvisamente quel barbaro carceriere si era ridestato. E, dopo aver punzecchiatoun paio di volte Conchobar con la punta della spada, gli aveva intimato di parlare.Incuriosito, per qualcosa che gli era nato dentro il cuore, di sentirlo raccontare.

Ora la sua mente bramava sentire una storia d'amore. Più della fame, eranoimportanti le parole (durante questa battuta e per le successive due Conchobar viene riportato a terra e

liberato. Recupera la spada)

CONCHOBAR e FATA COLEENIl sole era sorto da poco sul bosco maledetto di Meschia. Io vagavo tra i gigantidi pietra e l'erba rugiadosa del mattino. Fu un rumore di passi farmi voltare in

direzione della luce; sferrai la mia spada, ma improvvisamente vidi...

NARRATOREConchobar parla e, mentre parla, in lui parla la Fata Coleen, spirito delle storiee delle parole; e il bruto carceriere, come per un miracolo, sembra incantato daquella storia d'amore. Una storia commovente, la meraviglia antica e sempre nuova

di un ragazzo che vede una ragazza, e senza poter farci niente si innamora

Scena 4

Conchobar e Viola camminano lentamente l'uno verso l'altra

CONCHOBARAvevo vagato per buona parte delle terre conosciute, e visto cose e creature che

pochi conoscono. Draghi, stelle di fiamme che precipitano, uomini dal voltoannerito dal sole e i grandi eserciti di civiltà remote. Avevo viaggiato e

affrontato pericoli tremendi, avevo scorto di lontano i riflessi delle cascated'oro che delimitano il mondo; avevo visto le mura bianche e splendide della grandecittà di Ascoli. Ma mai, nessuna meraviglia o terrore mi aveva inchiodato come lo

sguardo che mi ha trafitto quando quella ragazza mi ha guardato.

VIOLAIo l'avevo visto il sole che si alza lento sopra l’Adriatico in una mattina disettembre; le rondini fare corone verso l’infinito, forando le nuvole con una

perfezione di dolcezza; la luna precipitare verso l’alto come per un urlo di gioia,

d’estate; e la neve, quasi fosse acqua in abito da sposa, abbracciare di biancoogni cosa. Io sapevo cosa significava essere in vita. Eppure l'ho scopertoall’improvviso, un giorno di primavera, nel bosco di Meschia. L’ho saputo in

quell’istante, quando lui mi ha guardata. Mi sono vista riflessa nel suo sguardo,e, per la prima volta in vita mia, mi sono riconosciuta, scoprendo chi ero.

Scoprendo che ero. Quell’istante, quel giorno, quel giorno di luglio, nel bosco diMeschia, quando lui scese da cavallo e camminò, nobile e bellissimo, quasi ferendo

il mondo al suo passaggio.Mentre si aggirava tra i giganti di pietra del tempo passato, non immaginava cheuno sguardo di ragazza avrebbe potuto paralizzarlo più del fiato di fiamma di un

drago.

CONCHOBARSiete sola, mia Signora?

Viola fa per andaresene

CONCHOBARNon temete la mia presenza, e perdonate se ardisco parlarvi, pur non conoscendovi

VIOLALui mi guardava: come non avesse la forza di dire nulla. Come se la spada che portava a fianco non servisse più a niente. A un tratto si sentiva vulnerabile, creatura fragile e sola, sputata come un granello di calore nell’universo senza fine.

CONCHOBARRiconosco qualcosa di così familiare, nel vostro sguardo, mia Signora.

VIOLAEppure sono certa di non avervi mai incontrato sino ad oggi. Chi siete?

CONCHOBARSono un cavaliere. Attraverso il bosco di Meschia diretto alle grandi pianure d'Aso

che precedono il mare.

VIOLAUn cavaliere. Un cavaliere errante?

CONCHOBARSì, mia signora. Al vostro servizio

VIOLAPer questo non avevo mai visto il vostro volto prima d'ora. Voi non appartenete a

questi boschi.

CONCHOBARNo non appartengo a nessun luogo. Io vago, dove vogliono condurmi il vento, il mio

cavallo e il destino.

CONCHOBARLibero e fiero, immagino.

CONCHOBARLibero, senz'altro. Fiero cerco di esserlo quanto più mi è concesso.

VIOLAE qui, nella gioia del suo sguardo, riconobbi un dolore, una mancanza. E forse fulì, che senza accorgercene, perdemmo entrambi la testa. Perché cosa vuol dire

innamorarsi, se non scambiarsi reciprocamente proprio ciò che non si ha, la propriamancanza?

CONCHOBARSiete sola, mia signora?

VIOLANo, non sono sola. Non è mai prudente attraversare da sola queste terre. Mio fratello e altre dame mi accompagnano; ora sostano appena di là di quegli alberi.Ma sarei stata più sincera se avessi detto che ero sola. Perché forse per la prima volta in vita mia, in quel momento mi sentìi davvero sola. Perché per la prima volta ho percepito la solitudine profonda che vivono tutti gli esseri terrestri. E soltanto guardare negli occhi scuri, nobili e belli quel Cavaliere mi dava conforto. Come se fra noi vi fosse un intimità profonda, eterna, che esisteva da prima di conoscerci. E che forse era nata prima che i nostri corpi nascessero.

CONCHOBARQual è il nome che vi è stato dato, mia Signora?

VIOLAViola è il nome che mi è stato dato.

CONCHOBARViola...

VIOLALui ripeteva fra sé il mio nome, dopo che glielo dissi come se dolcemente stessetornandogli alla mente un passato immemorabile, qualcosa che aveva scordatonascendo. Per me fu lo stesso, non appena ho sentito risuonare, fra le sue labbrache sbattevano vigorose, il rumore del suo nome.

VIOLA e CONCHOBARConchobar

VIOLACredo che mi stiano chiamando, mio Signore, è tempo che io vada.

CONCHOBAR

Lasciate che vi accompagni per un breve tratto di strada.

VIOLAE così fece

CONCHOBARMa né io né lei sapevamo che ormai eravamo spacciati.

VIOLAImprovvisamente ci sentivamo uniti, l'uno il mondo dell'altra.

CONCHOBARMa l'incantesimo gettato sul bosco di Meschia proibiva d'innamorarsi in questi

luoghi.

VIOLAMa noi che potevamo saperne, non l'avevamo mica deciso noi.

CONCHOBAREppure così accadde. E, come successo a tanti, nei secoli, il nostro destino

sarebbe stato tremendo. Trasformati in alberi intrecciati, se avessimo continuatoad amarci.

VIOLAOppure, se uno dei due avesse abbandonato l'altro, questi si sarebbe salvato. Ma

l'abbandonato si sarebbe trasformato in un sasso gigante.

CONCHOBARGigante come il suo dolore di abbandonato

VIOLAA meno che, come da sempre ripetono gli anziani, non avessimo trovato il perduto

fiore del pollibastro.

CONCHOBARQuello che alcuni chiamano il fiore dalle mille foglie.

VIOLAE il cui profumo, si dice, può salvare gli innamorati dalla morte. Però quel fioresi trovava solo oltre i prati abitati dai roditori giganti, dai grandi lupi, e

dalle tribù di uomini bestie cannibali, che nessuno osava attraversare.

CONCHOBARMa un cavaliere innamorato sfida l'impossibile. E così partii. Riuscii a

raggiungere gli aspri contrafforti dei monti della Sibilla e trovai il fiore, chemisi nella mia bisaccia. Ma nel viaggio di ritorno al limitare del bosco di Meschia

venni imprigionato. Imprigionato e catturato per essere mangiato.

E non c'era tempo, non c'era più tempo. Perché, trascorsi trenta giorni,un'innamorata abbandonata si tramuta in sasso. E allora nulla può più riportarla in

vita. E io avevo ancora soltanto un giorno.

VIOLA e CONCHOBARTremenda, tremenda maledizione del bosco di Meschia.

Scena 5

NARRATOREE il miracolo avviene. Più forte della spada, la parola penetrava la pelle

dell'armigero cannibale che ascoltava la perduta storia d'amore di Conchobar; ilsuo amore si trasformava in racconto incantato, e lui veniva rapito. Decideva di

liberarlo, perché mai, mai il suo cuore aveva percepito qualcosa di così bello comequel sentimento sofferente patito da quel cavaliere. E improvvisamente non sentivapiù la fame, e Conchobar per lui era più di una preda da scuoiare. E suoi occhiimprovvisamente brillavano, come stelle spente improvvisamente inondate d'una

mistica luce.

Gli uomini bestia rientrano in scena

PRIMO UOMO BESTIASpezie prese! Lega la preda che noi accendiamo il fuoco. Ma dove sta l'umano?

UOMO COL MANTELLOL'umano è uscito

PRIMO UOMO BESTIAMa come hai fatto a fartelo scappare?

UOMO MANTELLONon mi è scappato: l'ho lasciato andare.

PRIMO UOMO BESTIACome? Ma che dici, oh! Qui si deve mangiare. Io ho preso le spezie, che ci faccio

ora.

UOMO MANTELLOQuell'uomo non era da mangiare, smettila.

PRIMO UOMO BESTIAMa sei diventato matto? Io dico un'altra cosa. Che te lo sei spazzolato da solocome la volta scorsa! Ma stavolta la paghi. Ah, ma eccolo, il cavaliere…è ancora

intero..ed è ancora vivo. Ma levati, allora, qua io ho fame.

UOMO MANTELLOFermo t'avverto, non lo toccare!

PRIMO UOMO BESTIAMa falla finita, cretino, qua io fame! fatti da parte o ti scanno!

UOMO MANTELLOFermo!

colluttazione

uOMO MANTELLOScappa, cavaliere! Scappa sinché sei in tempo!

IL'uomo col mantello lascia scappare Conchobar.Lotta armata tra l'uomo col mantello e gli altri tre. Infine il terzo armigero soccombe, ma Conchobar riesce a

scappare via.

UOMO COL MANTELLOScappa! Scappa! Hai poco tempo

INTERMEZZO MUSICALE che continua sotto il dialogo successivo

Scena 6Conchobar e Coleen nel mezzo del bosco

CONCHOBARIo non sono mai stato legato a nessun luogo, ma in questo mi sono sentito a casa.

Di certo perché ho incontrato Lady Viola.

FATA COLEENOppure il contrario.

CONCHOBARChe intendi?

FATA COLEENChe forse hai trovato lei perché questo era il luogo, il tempo, in cui avresti

dovuto incontrarla. Nulla accade a caso.

CONCHOBARNeanche innamorarsi?

FATA COLEENTe l'ho detto: siamo soprattutto noi, popolo invisibile di là delle cascate d'oroche cingono il mondo, a farvi innamorare. Voi recitate una parte. Potete recitarla

bene o male, ma la scriviamo noi.

CONCHOBAR

Eppure prima che incontrassi Viola il mio ruolo nel mondo era ben diverso. Senzaalcun legame, vagavo per le terre selvagge con la sola orgogliosa compagnia della

mia spada.

FATA COLEENMa poi hai scoperto un legame che ti ha reso libero.

CONCHOBAREsatto: non avrei saputo dirlo meglio.

FATA COLEENLo so. E' da me, dal mio sguardo lucente che cadono nella tua mente tutti i tuoi

pensieri d'amore.

CONCHOBARQuanto manca per giungere da lei?

FATA COLEENCredo cinque ore di cammino. Siamo già entrati nel bosco di Meschia da un pezzo.

CONCHOBARE' un luogo inquietante. Non saprei dire se siano più terrificanti i massi gigantidi coloro che sono stati abbandonati, o gli alberi intrecciati di coloro che si

siano amati.

FATA COLEENE' una domanda interessante. Ma una cosa è certa. A voi non è dato evitare di

morire. Tutt'al più potete cercare di scegliere come farlo. E la vicenda della vitad'un uomo è tutta qua, scegliere quale strada fare per arrivare alla morte.

CONCHOBARLo so. Ma ora ho con me il fiore, e questo cambia tutto.

FATA COLEENPuoi sperarlo.

CONCHOBARChe intendi, Spirito?

FATA COLEENChe anzitutto nessuno ha mai visto il pollibastro per poi poterlo raccontare. Se

quello che hai trovato sulle cime fosse solo un'erbaccia con molte foglie?

CONCHOBARMa somiglia perfettamente alla descrizione fattane da sempre dagli anziani. Questo

dev'essere il fiore che ci salva, che ci permetterà di amarci.

FATA COLEENMa non puoi esserne certo, perciò.

CONCHOBARNo, non posso. Posso solo sperarlo.

FATA COLEENQuello che dicevo, appunto. L'amore è sempre una scommessa. Una scommessa

maledetta. E poi c'è dell'altro.

CONCHOBAR Altro? Cos'altro? Parla.

FATA COLEENTu stai correndo da lei, rischiando e sacrificando la tua vita, per lei. Perché

credi che lei ti ami.

CONCHOBARIo so che lei mi ama.

FATA COLEENLo sai?

CONCHOBARNe sono certo come del fatto che il sole sorgerà domani.

FATA COLEENPiù giusto, sarebbe dire che lo sai come sai che il mondo finisce oltre le cascated'oro. Te l'hanno detto, ma non potrai mai saperlo. Forse mille anni fa gli uominicredevano che non vi fosse mondo oltre gli alberi di Meschia, non essendoci mai

stati.

CONCHOBARMa occorre crederlo.

FATA COLEENIo ho sempre saputo che un cavaliere errante non crede nulla, senza averlo vissuto.

CONCHOBARQuesto è il nostro principio.

FATA COLEENUn principio che tradisci accettando senza prove che lei t'ami?

CONCHOBARNon c'è modo di provare l'amore.

FATA COLEEN

Questo è l'errore. Un modo c'è.

CONCHOBARCome?

FATA COLEENLo sai già. La maledizione del bosco di Meschia dice che un'innamorata, se

abbandonata, diviene pietra gigante, grande come il suo dolore, al trentesimogiorno in cui resta sola. Sono trascorse ventinove notti dalla tua partenza in

cerca del pollibastro. Se tardando, domani, non la troverai fatta di sasso, lei nonti amava. Quasi sempre, l'amore è un abbaglio.

CONCHOBARChe vuoi dire?

FATA COLEENChe voi uomini non vi innamorate di quella persona, non è di quella persona cheavete mancanza, bensì della sensazione che provate con lei. Della storia stupenda

che vi nasce in testa. Ma quella persona c'entra poco.

CONCHOBARE questo non è amore?

FATA COLEEN(ride) Certo che no. E' un mio racconto, o un racconto d'altri spiriti delle parole.

La maggior parte degli uomini e delle donne si sono a fianco l'un l'altra, mapotrebbero essere dovunque, con chiunque altro. E infatti sono pochissimi coloroche, davvero amandosi, si trasformano in alberi torti abbracciati, come quelli chequi costeggiano il bosco. E ancor meno sono coloro che si tramutarono in sassi

essendo abbandonati. Casi rari. Amori veri.

CONCHOBAR E' un dubbio tremendo, e non c'è soluzione. Se non rischiare che lei si faccia

davvero di sasso per l’eternità è tremendo.

FATA COLEENE c'è ancora dell'altro.

CONCHOBARDell'altro? Cosa può esserci ancora di così tremendo?

FATA COLEENUna volta tornato da lei, che lei e tu vi amiate o meno, io sparirò al tuo sguardo.Se la prenderai come tua sposa, finiranno tutte le storie. Perché dovrai vivere la

tua.

CONCHOBARNon ti vedrò più? Mai più proverò quello che ho provato quando l'ho vista la prima

volta?

FATA COLEENMai più. Io sparirò così come sono apparsa.

CONCHOBARMa cosa dovrei fare, ora? Tornare subito da lei per salvarla, o aspettare chediventi sasso per avere la certezza del suo amore? O addirittura smettere di

cercarla, per continuare a sentire la tua voce.

FATA COLEENMi spiace: ma sta solo a te, davvero solo a te, la scelta.

Scena 7Conchobar si presenta di fronte a Viola

NARRATOREViolento è lo schianto di un uccello che cade a terra trafitto da una freccia.

Conchobàr ha sentito le storie meravigliose dello spirito della Fata Coneel, e nonvuole separersene. In una notte illune, durante il loro viaggio, si sono baciati.Uno spirito fatato e un uomo. Un bacio che Conchobar non aveva mai provato, fattodi tanta passione e bellezza. Per un istante, e poi per molti, ha dubitato di

Viola. Poi ha quasi smesso di pensarla. Poi, i racconti dello spirito della Fatadelle parole gli sono apparsi qualcosa di troppo bello per essere perso.

VIOLASei tu. Lo sapevo Ho sentito i tuoi passi prima di sentirne il rumore. Amore mio,

hai il fiore?

CONCHOBARIl fiore c'è. Ma tu perché non sei sasso?

VIOLAMio signore?

CONCHOBARHo detto: perché non sei sasso?

VIOLAPerché tu sei giunto in tempo.

COLEENNon crederle: il termine dei giorni è già trascorso. Lei dovrebbe ormai essere

sasso.

CONCHOBARTu dici che io sia in tempo. Io dico invece che forse qui c'è qualcuno che mente. E

qualcuno che è stato ingannato.

VIOLAMa che dici, mio signore, come puoi pensare una cosa così?

CLARISSEIo milady ve lo dicevo. Dicevo che questo cavaliere tutta questa intelligenza non

la dimostrava

CONCHOBARMia signora, sono certo che inizialmente voi siate state sincera, ma il vostro

cuore ha mentito tanto a voi quanto a me. E il fatto che l’incantesimo non vi abbiamutato neanche in un piccolo sassolino, è segno che per me non provate alcun

dolore.

VIOLAMa soltanto perché avevo fede nel vostro ritorno, mio signore. Io sono certa che

mai due creature hanno creato qualcosa di così bello come il nostro amore.

FATA COLEENMa più belle saranno le parole che ascolterai da me, Conchobar.

CONCHOBARMa vi sono ancora altri viaggi, che mi attendono. Altri visi

FATA COLEENAltri baci, i miei baci.

CONCHOBARAltri baci.

NARRATOREViola non può rispondere. Non ha la forza. È come congelata in uno spasmo di

terrore che le ghiaccia le parole in gola.

FATA COLEENNeanche una parola per trattenerti.

CONCHOBARNeanche una parola per trattenermi, mia signora? Bene, ora ho capito. E per fortuna

l’ho capito in tempo, prima di perdere tutto, per voi.

Coleen e Conchobar escono.

CLARISSEMia Signora, parlatemi, siete più bianca della luce della luna.

VIOLANon c’è più nulla da dire, Clarisse. Ora c’è solo la pena. Quella di soffrire il

desiderio di non vivere con lui, per tutta la mia vita

Scena 9CONCHOBAR

E ora dove andremo?

FATA COLEENDove vuoi. Possiamo andare dove ci pare. E puoi ascoltare da me ogni storia. Storie

tristi, se sarai triste, storie allegre, se sarai allegro.

CONCHOBARDimmi di quegli alberi torti, là.

FATA COLEENLei veniva da, lontanissimo, dal mare. Per sfuggire alla furia delle onde rimase ariva. Ma la tempesta sembrava non finire mai. Allora si spogliò della sua pelle difoca e assunse l'aspetto di una donna bellissima dai capelli rossi. Ma quando latempesta terminò, e andò a cercare dove la pelle di foca, qualche predone l'avevarubata. Ma si gettò lo stesso in mare, per poter tornare a casa. Ben presto la

corrente vinse le sue membra ormai solo umane, e affondò.

CONCHOBARE come andò a finire, morì?

FATA COLEENNo, non morì. Stava per farlo, ma un pescatore, spintosi più al largo del

solito,tirò su la sua rete e tra molti pesci e conchiglie, vide questa ragazza.

CONCHOBARA volte sono misteriose e bellissime le trame del destino. E che successe, quando

si videro?

Si innamorarono con tutta la forza di cui è capace l'amore. Il suo popolo e la suafamiglia rinnegarono il pescatore, per aver sposato una creatura delle acque.

Allora scapparono via, il più lontano possibile. Giunsero qui, al bosco di Meschia.Non sapevano della maledizione. E quando il loro tempo giunse, dopo sessantadue

anni di tenero amore, la maledizione li trasformò in quei rami che vedi.

CONCHOBARUna storia stupenda. E quegli altri due alberi, là?

FATA COLEENQuella è la storia di un cavaliere e di una dama, come poteva essere la tua. Unalady di nome Elaine era prigioniera in una stanza per volere di una strega. Nonpoteva guardare fuori dalla sua finestra, o sarebbe morta. Allora pose un grandespecchio nella sua stanza, e da questo ammirava il mondo, che lei descriveva

tessendolo con fili colorati in un telaio. Un giorno nello specchio apparve lafigura del cavaliere a cavallo. Lei si voltò verso il mondo vero e lo chiamò contutto il fiato che aveva in petto. Ma, per la maledizione che aveva su di sé,

svenne all'istante per aver guardato fuori.

CONCHOBARFinsce male questa storia?

FATA COLEENNo. Il suo cavaliere giunse in tempo. La portò sul suo cavallo, addormentata. Sifermarono nel bosco di Meschia per bere acqua ad una fonte. E quell'acqua la

risvegliò. Il cavaliere pensò allora che questo bosco fosse un luogo benevolo ebenedetto in cui poter fermarsi. Ma dopo molti anni di tenerissimo amore i due

divennero quegli alberi che vedi.

NARRATOREMa quest'ultima storia scosse il cavaliere Conchobar. Aveva passato giorni di

grande contentezza con la Fata Coleen. Aveva adorato le sue storie e adorato i suoibaci. Ma un turbamento più grande, improvvisamente, lo abitava. I suoi occhi sifecero grigi, come cristalli distrutti bagnati dalla pioggia. Un pensiero non gliusciva più dalla testa. Quale fosse la sua storia. Mentre incantato ascoltava ilracconto di quegli amori, da cui avrebbe dovuto sentirsi felice d'essere scampato,si chiese quale racconto della sua vita si sarebbe potuto fare. E non ne trovònessuno. Semplicemente, la sua storia non c'era. E quando, dopo uno dei baci più

lunghi con Coleen, Conchobàr la guardò nel profondo degli occhi magici, e le chiese

CONCHOBAR"raccontami un'altra storia. Ma stavolta dovrà essere la nostra storia questa che

stiamo vivendo".

NARRATOREe lei non rispose nulla, rimanendo muta e terrorizzata - lui scappò via di corsa.Via, di corsa, tra alberi, foreste e sassi immensi. Immensi come il suo rimpianto.

Verso Viola, verso la sua vita. Verso la sua vera storia.

INTERMEZZO MUSICALE che continua sotto il monologo di Viola

Scena 10

VIOLA (durante questa battuta Viola diventa roccia)Amore mio, dove sarai ora? Perso in qualche spasmo, tra pensieri senza me riempitadi te che ti riempiono la testa, seguirai una strada alla cui fine non ci sono io.Ma tu sei il mio mondo, quello che io ho seguito più di ogni cosa. E se tu non seiqui non può esserci mondo. Perciò senza te io non ho più un mondo in cui stare. Michiedo cosa ne sarà di me. E tu non mi rispondi. E questo silenzio è la riposta.Non mi resta nulla, nulla se non la certezza dell'amore che ho provato. Non mi

resta nulla, se non il mio dolore. A nient'altro mi concederò mai, perché a te hopromesso la mia anima. Questo mio dolore è il tuo servo, la tua proiezione, l'unicaparte di me che rimane presso me. E allora io non voglio nient'altro oltre questo

dolore, segno estremo della tua presenza. Ora tutto il cielo è un imbuto nero nero,un vortice terrificante che risucchia, un tunnel in cui cado verso l’alto, per unfurore annichilente. Ho nostalgia di essere niente. Della pace che si prova quando

non si respira. Abbracciami, morte calda che porti via con te le creature dalrespiro della vita. Portami a prima, prima che esistessi e che il mondo si movesse,

prima che il destino volesse. Amore mio, amore mio, perché, cattivo, mi haiabbandonata? Voglio regredire a prima che fossi una donna, per essere una bimba. Eda bimba divenire solo un fiato, e poi un’immagine complicata nell'universo primache si espanda, e poi nulla, rugiada bianca sparsa silenziosamente nella brezza delmattino. Più forte del dolore, dove le stelle non luccicano, il buio divarica sestesso e mi ingloba, mi esaurisce, mi estingue, come la grandine che in agostoentra dentro l’Adriatico e si disperde. Io sarò per sempre accanto a te, per

sempre, mio cavaliere. Non ho nessuna voglia di morire. Nessun suicida ne ha mai avuta. Ma ora gli angelisono scappati, e le loro ali, come falene furiose, mi frullano nel cervello in unritornello assurdo. Senza te, mi si apre nel cuore una ferita da cui uscirà lavita, amore mio. Conchobar, tu hai avuto la mia anima tra le mani. Perciò avrai

sempre un pezzetto di me presso di te.Ciao mio cavaliere, mio amore infinito tenero e tremendo, mia risposta

all’assurdità del mondo, ciao. Ciao ciao stupida vita che da lui mi hai separata.Ciao mio Cavaliere, amore mio adorato.

NARRATOREOra sapete perché sassi immensi giacciono immobili come giganti tra i prati del

bosco di Meschia. Non ascoltate le favole di chi racconta che questi sianometeoriti caduti dai cieli, o residui di attrezzi di ciclopi, o pezzi staccati dimontagna. Chi conosce la vera storia sa che in questi sassi sono imprigionati idolori immensi di amori distrutti. Questi sassi sono gli abbandonati. Se fatesilenzio, tra i massi di Meschia, sentirete dei gemiti uscire volando dalle

pietrose pareti oranti, trasudanti le brame d'amori persi, la disperazione d'unavita non vissuta.

Se la vista vi turba troppo, volgete lo sguardo agli alberi contorti tra loro, e ilbosco di Meschia vi mostrerà i segni di un amore che non trascorre, di un

sentimento che vince il tempo, la morte. Tra quei rami torti intrecciati, riconoscerete grandi spiriti passati. Tra i massigiganti, invece cercate tra tutti il più grande: segno senza tempo del più grandedolore che abbia mai squarciato l'aria di questo bosco. Il dolore per un'assenzache niente consola, la tristezza di una dama abbandonata, la principessa delle

rocce chiamata Viola.

Scena 11

Conchobar ritorna solo sulla scena. Invoca Viola, trova solo sassi. Si inginocchia, disperato. Tenta vanamente di abbracciare un masso.

Fine su musica