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Per delle biografie dell'imperatore Giuliano

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Studi sul Mondo Antico

STUSMA3

Serie diretta da Arnaldo Marcone

Il volume viene pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre.

Volume stampato con un contributo del Dipartimento di Scienze umane dell’Università Europea di Roma.

L’imperatore GiulianoRealtà storica e rappresentazione

a cura di Arnaldo Marcone

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LE MONNIERu n i v e r s i t à

L’imperatore GiulianoRealtà storica e rappresentazione

a cura di Arnaldo Marcone

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© 2015 Mondadori Education S.p.A., MilanoTutti i diritti riservati

ISBN 978-88-00-74586-4

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per l’Italia. L’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre a mezzo fotocopie una porzione non superiore a un decimo del pre-sente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate all’Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell’ingegno (AIDRO), via delle Erbe 2, 20121 Milano, telefono e fax 02/809506.

Realizzazione editorialeCoordinamento redazionale Alessandro MongattiRedazione Alessandro MongattiImpaginazione Laura PanigaraProgetto grafico Walter Sardonini/SocialDesign Srl, FirenzeProgetto copertina Alfredo La Posta

Prima edizione Le Monnier Università Luglio 2015www.mondadorieducation.itRistampa

5 4 3 2 1 2015 2016 2017 2018 2019La realizzazione di un libro comporta per l’Autore e la redazione un attento lavoro di revisione e controllo sulle informazioni contenute nel testo, sull’iconografia e sul rapporto che intercorre tra testo e immagine. Nonostante il costante perfezionamento delle procedure di controllo, sappiamo che è quasi impossibile pubblicare un libro del tutto privo di errori o refusi. Per questa ragione ringraziamo fin d’ora i lettori che li vorranno indicare alla Casa Editrice.

Le Monnier UniversitàMondadori EducationViale Manfredo Fanti, 51/53 – 50137 FirenzeTel. 055.50.83.223 – Fax 055.50.83.240www.mondadorieducation.itMail [email protected]

Nell’eventualità che passi antologici, citazioni o illustrazioni di competenza altrui siano riprodotti in questo volume, l’editore è a disposizione degli aventi diritto che non si sono potuti reperire. L’editore porrà inoltre rimedio, in caso di cortese segnalazione, a eventuali non voluti errori e/o omissioni nei riferimenti relativi.

Linea Grafica – Città di Castello (Perugia)Stampato in Italia – Printed in Italy – Luglio 2015

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indice

Premessa VII

Capitolo 1. Per delle biografie dell’imperatore Giuliano, di Ignazio Tantillo 1

Capitolo 2. i ritratti dell’imperatore Giuliano, di Fabio Guidetti 12

Capitolo 3. Giuliano e la memoria politica della tetrarchia, di Umberto Roberto 50

Capitolo 4. Testimonianze di un’amicizia: il carteggio fra Libanio e Giuliano, di Andrea Pellizzari 63

Capitolo 5. Giuliano cesare panegirista di costanzo ii, di Alessandro Pagliara 87

Capitolo 6. Giuliano e l’arte della ‘nobile menzogna’ (Or. 7, Contro il Cinico Eraclio), di Maria Carmen De Vita 119

Capitolo 7. La Lettera a Temistio di Giuliano imperatore e il dibattito filosofico nel iV secolo, di Riccardo Chiaradonna 149

Capitolo 8. il principe Ormisda alla corte romana tra costantino e Giuliano, di Laura Mecella 172

Capitolo 9. Giuliano, la scuola, i cristiani: note sul dibattito recente, di Giovanni A. Cecconi 204

Capitolo 10. Paideia greca e religione in iscrizioni dell’età di Giuliano, di Gianfranco Agosti 223

Capitolo 11. «il nuovo empedocle». A proposito di Temistio Or. 5, 79b, di Augusto Guida 240

Capitolo 12. Giuliano: da apostata a l’Apostata (Sul buon uso dell’apostasia), di Osvalda Andrei 252

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VI Indice

Capitolo 13. Ancora su Giuliano imperatore nella letteratura siriaca, di Riccardo Contini 284

Capitolo 14. Giuliano l’Apostata in Giovanni Antiocheno, di Stefano Trovato 306

Capitolo 15. ierone, Giuliano e la fine della storia nel dibattito tra Alexandre Kojève e Leo Strauss, di Arnaldo Marcone 325

Indice dei passi citati 337

Indice dei nomi 343

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In questo volume sono raccolti quindici contributi che corrispondono ad altrettante lezioni che sono state tenute nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre nella primavera del 2014. Si tratta di un tentativo innovativo di rilettura, che si vorrebbe completa e articolata, dell’opera di Giuliano, una figura fondamentale e contro­versa di imperatore tardoantico che ha goduto di un intenso ritorno d’interesse da parte di storici e letterati negli ultimi decenni. Indagati in modo approfondito sono stati, in particolare, il suo pensiero filosofico, la sua cultura così come la sua tecnica retorica alla luce della concreta azione politica e religiosa da lui posta in atto. Si è cercato di spiegare la strategia perseguita da Giuliano nel corso del suo breve regno e la ragione del suo insuc­cesso finale. Un particolare significato ha avuto la riconsiderazione delle fonti iconografi­che. Si deve segnalare infine come nel volume trovi posto una valutazione originale della fortuna di Giuliano nella storiografia bizantina, nella letteratura siriaca e nel pensiero politico contemporaneo.

Questa iniziativa ha avuto il sostegno del Dipartimento di Studi Umanistici del­l’Università Roma Tre tanto nella fase preliminare di svolgimento delle lezioni quanto per la realizzazione della stampa del volume. Per questo un sentito ringraziamento va al Direttore, il professor Mario De Nonno, per quanto ha fatto per il successo dell’iniziativa, così come alla Segreteria del Dipartimento e al suo personale tecnico­amministrativo. Un ringraziamento è dovuto anche all’Università Europea di Roma per il sostegno dato alla stampa del libro e al professor Umberto Roberto che l’ha propiziato.

Una volta di più deve essere ringraziato il dr. Alessandro Mongatti, della Casa Editrice Le Monnier di Firenze, per la generosa disponibilità con cui ha accolto il libro.

Un ringraziamento merita infine la dr. Donatella Tamagno per la competente col­laborazione da lei fornita nella revisione dei testi e nell’allestimento degli indici.

Arnaldo Marcone

Premessa

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L’interesse intorno all’imperatore Flavio Claudio Giuliano, Giuliano l’Aposta-ta, Giuliano il ‘traditore’, non sembra volersi affievolire. La sua personalità, la sua bre-ve esperienza di regno continuano a esser oggetto di ricerca da parte di storici, filolo-gi, studiosi di filosofia antica. Pur lontana dal raggiungere il numero di monografie sovrabbondante (e che pure non cessa di accrescersi ogni anno) su imperatori come Augusto, la produzione di lavori, spesso di libri, dedicati a Giuliano è davvero sor-prendente, tanto più se si considera l’esigua durata della sua permanenza al potere.

Si può ritenere che la vivacità dell’interesse per Giuliano debba molto al proli-ferare degli studi sul mondo e la società tardoantica in generale, e più in particolare sui problemi legati al tramonto del paganesimo, della tolleranza e dell’intolleranza religiosa; o financo all’interesse, pure intramontabile, per la figura di Costantino, lo zio e l’anti-modello di Giuliano, di cui sono stati di recente celebrati alcuni anniver-sari con convegni e tavole rotonde in tutto il mondo.

Ciò è vero, ma solo in parte. Giuliano continua ad attirare studiosi accademici, pubblicisti e ciarlatani per ragioni in buona parte indipendenti da quelle sopra evoca-te. Nonostante molto si sia fatto per liberarci del peso di una tradizione che per secoli ha guardato all’ultimo dei costantinidi con sentimenti contrastanti, ne ha misurato l’azione attraverso la lente deformante dall’ammirazione più passionale e incondizio-nata, ovvero dell’odio più feroce 1; nonostante ci si sia sforzati per restituire Giuliano al mondo in cui egli visse, per collegare le sue scelte politiche ai problemi della socie-tà del IV secolo, per inquadrare la sua formazione negli ambienti culturali, filosofi-ci e religiosi dell’Oriente tardoellenistico; nonostante tutto ciò, Giuliano continua a essere troppo spesso dipinto – esplicitamente o implicitamente – come un outsider, un uomo che non comprese e quindi trascese il suo tempo, il paladino di una cau-sa perduta. Insomma una figura per certi versi universale, o un oggetto storico a sé.

1 Basti qui un rimando ai volumi curati da Braun ‒ Richer 1978. Renucci 2000, p. 6 scrive: «il est frappant de constater que les seize siècles qui nous séparent de lui commencent à peine à apporter un peu de sérénité dans les débats».

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2 Ignazio Tantillo

Si aggiunga che vari fattori fanno sì che Giuliano si presti, meglio di qualsia-si altro imperatore romano, a una trattazione di tipo biografico: la quantità di fonti disponibili, il fatto che molte siano autobiografiche, l’indiscutibile fascino dell’ul-timo difensore del mondo antico, la sua drammatica vicenda personale – dal trau-ma dell’uccisione della famiglia, alla vita da recluso, alla morte prematura – il for-midabile ritratto che ne hanno lasciato i testimoni antichi, autori di primo piano quali Libanio, Ammiano Marcellino, Gregorio di Nazianzo. Quest’uomo inquieto, costantemente bisognoso di conferme e di metter alla prova il proprio destino, bra-moso di raccogliere il favore degli altri, affetto da vari sintomi di nevrosi, ora schivo, ora troppo loquace e persino esibizionista, ossessionato dal confronto tra sé e i suoi modelli, d’altronde non facilmente conciliabili tra loro (il filosofo tardoantico e il civilis princeps come quel Marco Aurelio a cui aspirava assomigliare): quest’uomo, si diceva, è perfetto per una biografia.

Ciò è solo parzialmente un bene. Appena cinque anni fa, il compianto Jean Bouffartigue, fine e acuto interprete di Giuliano (Bouffartigue 2009), denunciava l’‘inflazione’ di biografie giulianee (nove ne contava tra il 1976 e il 2009) e si pone-va una domanda centrale: il proliferare di questo genere storiografico è davvero un segno di vitalità degli studi? Queste biografie hanno aggiunto qualcosa alla nostra conoscenza? Più in generale, senza mai perder di vista il caso specifico di Giuliano, Bouffartigue si interrogava sul rapporto tra approccio biografico e analisi storica, cer-cando di capire soprattutto se quest’ultima avesse sofferto della preferenza accorda-ta al modello biografico. In un certo senso è così: secondo la definizione classica – antica – la biografia non mira tanto alla conoscenza dei fatti storici ma si propone di illustrare l’ethos del personaggio che pone al centro della propria analisi; e sebbene la biografia non sia intesa più così dai moderni, nondimeno, anch’essi indulgono trop-po spesso in descrizioni del profilo psicologico di Giuliano ed eccedono nell’attribu-irgli sentimenti e convinzioni andando ben oltre quanto consentono di fare le fon-ti. È il rischio dello ‘psicologismo’, denunciato anche da Arnaldo Marcone 2. Nelle forme più estreme, e ‘rozze’, questo può significare voler interpretare l’esperienza di Giuliano alla luce di categorie psicologiche se non addirittura psicanalitiche: la pau-ra, la vanità, la frustrazione, il rancore e la brama di riscatto, la nevrosi; magari perfi-no spiegando questi aspetti caratteriali o le loro supposte manifestazioni (tic nervosi, eloquio imperfetto, goffaggine) con i traumi infantili o la sottomissione a precettori ottusi e malevoli.

Se simili derive psicologiste possono essere agevolmente evitate, difficile o finan-co utopistica appare la possibilità di liberarsi del tutto dalla tentazione di un approccio ‘biografico’. Ritengo cioè inevitabile, data la natura delle nostre fonti, che lo storico sarà sempre portato a leggere i singoli momenti e scelte della vita giulianea alla luce di una esperienza di vita, psicologica e culturale, che egli riterrà di poter almeno in parte rico-struire. Lo studioso di Giuliano dovrà far sempre i conti con questo problema e riusci-rà tanto meglio quanto più si mostrerà cosciente delle insidie che lo attendono. In altre

2 Marcone 1994, p. 10.

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3Per delle biografie dell’imperatore Giuliano

parole, lo studio di Giuliano, da qualunque punto e con qualsiasi specializzazione lo si intraprenda, richiede allo storico un supplemento di consapevolezza.

Dal 2009 non mi risulta siano uscite altre biografie, ma alcune delle biogra-fie più vecchie sono state riedite o tradotte in altre lingue 3. Sono apparse però altre monografie in cui spesso la narrazione biografica fornisce una linea guida. Senza pretesa di esaustività, si segnalano qui alcuni titoli che hanno attirato la mia atten-zione. Alla politica religiosa di Giuliano è dedicata la monografia di Federico Fatti (Fatti 2010) che rivede sostanzialmente l’immagine di un imperatore che agisce mosso sempre e unicamente da un’implacabile odio per la Chiesa cristiana 4; men-tre centrato sul rapporto tra Gregorio e Giuliano è il volume di Susanna Elm (Elm 2012). Della filosofia di Giuliano e della sua traduzione in ambito politico si occupa-no i libri di Maria Carmen De Vita (De Vita 2011) e quello, miscellaneo, a cura di Christian Schäfer (Schäfer 2008). Alessandro Pagliara ha affrontato in uno lavoro ricco di spunti alcuni testi di Giuliano Cesare (Pagliara 2012) e il Giuliano scritto-re, in tutte le sue versioni, è oggetto di una serie contributi presentati a un convegno tenutosi a Cardiff nel 2009 a cura di N. Baker-Brian e S. Tougher (Baker-Brian ‒ Tougher 2012). Anche la fortuna e la ricezione di Giuliano non smettono di affascinare: si segnalano a questo proposito il recente libro di P. Célérier (Célérier 2013); quello, dedicato alla ricezione di Giuliano nel XVII secolo, del già menzio-nato Alessandro Pagliara (Pagliara 2010); e infine il volume di Stefano Conti e Arianna Doria (Conti – Doria 2005, non segnalato da Bouffartigue).

Come si può notare, vi è una forte partecipazione di studiosi italiani, pratica-mente tutti giovani. A questo proposito vorrei introdurre alcune considerazioni su un fenomeno che appartiene in buona parte al mondo della comunicazione divulgativa, ma che lo storico serio farebbe molto male a snobbare. Mi riferisco alla presenza di Giuliano in internet. Nei limiti del possibile (trattandosi di un campo vastissimo), ho cercare di seguire con attenzione e con regolarità la rappresentazione di Giuliano sulla rete nel corso degli ultimi cinque anni. Il materiale è abbondante; per la sua quantità e per la sua varietà meriterebbe uno studio specifico. Si va da pagine che ne tratteggiano una raffigurazione semplificata, ‘popolare’, romanzata (spesso queste pagine si ripren-dono vicendevolmente, semplificandosi, riassumendosi, plagiandosi), a contributi che si avvicinano a studi seri o lo sono davvero, passando per una gamma di vie inter-medie; profili critici di Giuliano o della sua esperienza di governo si trovano in siti d’ispirazione religiosa (per lo più americani) dove talora si fanno valere argomenti che neanche il più fanatico degli avversari cristiani dell’Apostata avrebbe immaginato di

3 Merita di esser ricordata la traduzione in rumeno della biografia di Bowersock, con il titolo Iulian Apostatul (Bowersock 2009).

4 Questa consapevolezza si rileva anche in ambiti di studi diversi da quello propriamente storico: per esempio la necessità di adottare una prospettiva più sfumata è avvertita quasi come princi-pio metodologico nel libro di Emilio Germino dedicato alla legislazione sulla scuola e la cultura (Germino 2004) che insiste sulle sua finalità etico-culturali, più che religiose.

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4 Ignazio Tantillo

poter usare 5; ritratti invece più positivi, o apologetici, si troveranno in pagine dedicate all’esoterismo 6. Qui mi occuperò dei profili biografici accessibili su internet (non con-sidero le voci delle versioni elettroniche delle enciclopedie tradizionali) e in particola-re di quello più importante, cui spesso ricorriamo anche noi, la voce per Wikipedia.

La voce ‘Giuliano’ in Wikipedia è compilata in 52 lingue, tra cui latino, espe-ranto e interlingua 7. Può sembrar tanto, ma non lo è, se si confronta Giuliano con Carlo Magno, la cui voce è stata compilata in 120 lingue, o con le 126 lingue in cui è redatta quella di Augusto, o infine – e questo non avrebbe fatto piacere al nostro Giuliano – con le 100 lingue della voce ‘Costantino’. La voce italiana – su cui mi concentro – è di 192.495 byte, più del doppio di quella inglese (80.146 byte) e di quella in tedesco (71.668 byte), oltre il triplo di quella in francese (49.594 byte), il quadruplo di quella in spagnolo (36.463 byte). Una voce lunga, come segnalano gli stessi addetti ai lavori, i quali tuttavia le aggiudicano l’etichetta di ‘voce di qualità’ (neutra, documentata, equilibrata) 8.

Questo perché i compilatori italiani sono, in generale, grafomani e prolissi? No. Se si confronta la voce italiana ‘Giuliano’ con le voci in lingua italiana relative ad altri sovrani ci si rende conto infatti che le cose stanno diversamente. Essa risulta lunga oltre il doppio di quella di Costantino (74.417 byte; in inglese 141.000; in francese 42.000; in tedesco 147.000); quasi il triplo di quella di Carlo Magno (69.945 byte; in inglese 127.000; in francese 151.000; in tedesco 102.000); e finalmente equiva-lente a quella di Augusto (199.000 byte; in inglese 127.000; in francese 46.000; in tedesco 88.000). Inoltre, la voce italiana è corredata da ottimi link, che in molti casi fungono da note, apparati o appendici. C’è un collegamento per ‘Mardonius’, ben fatto; uno per le ‘Campagne galliche di Giuliano’ (che esiste solo per la versione ita-liana), corredato da cartine inedite. Considerando i suoi ampliamenti ipertestuali, la voce ‘Giuliano’ nella nostra lingua costituisce perciò una piccola monografia. Ci sono punti discutibili, o non discussi a sufficienza, come il problema del mitraismo e del suo ruolo nella visione religiosa di Giuliano, ruolo enfatizzato, come è noto, da Franz Cumont (e di riflesso da Joseph Bidez), ma che oggi si tende a ridimensiona-re. C’è un’esagerazione – basata su riferimenti insufficienti o non pertinenti – delle difficoltà dell’impresa persiana, presentata come obiettivo utopistico e velleitario. Ma nella sostanza si tratta di una lettura raccomandabile, e di uno strumento utile e pre-ciso. Insomma, l’ampiezza di questa voce e delle sue ramificazioni ipertestuali in lin-gua italiana colpisce. Si tenga conto che la diffusione di internet è, nel nostro paese,

5 Cfr. p. es. W. Jackson in https://www.christiancourier.com/articles/876-strange-case-of-julian-the-apostate-the; http://www.christianity.com/church/church-history/timeline/301-600/julian-the-apostate-couldnt-defeat-christ-11629670.html.

6 L’interesse per Giuliano in questo ambito ha radici antiche e ben più nobili. Nel secolo scorso, un impulso importante è stato impresso dalle lezioni di Rudolf Steiner intorno alla figura di questo imperatore degli anni Venti. Si tratta oggi talora di produzioni legate alla cultura di destra.

7 Questo dato e quelli che seguono sono stati raccolti nel gennaio 2014.8 Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:Qualità/Monitoraggio_voci.

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5Per delle biografie dell’imperatore Giuliano

più bassa di quella che si ha in Francia, Germania o Regno Unito. Questa ampiezza dimostra che l’interesse accademico per Giuliano è condiviso in altri ambiti, non per forza quello scientifico universitario (anche se posso immaginare che talora a redigere o correggere queste voci siano studiosi inquadrati in istituti di ricerca); non è privo di interesse insomma che la forte presenza italiana o italofona nel definire il Giuliano sulla rete trovi un parallelo nella produzione bibliografica scientifica su Giuliano del nostro paese. Perché poi in Italia Giuliano interessi di più che altrove non è un pro-blema che si debba approfondire in questa sede.

Ma torniamo all’attuale fiorire degli studi giulianei nel mondo che ci è più familiare. Esso non si giustifica né con l’organizzazione di qualche importante even-to culturale (come una mostra), né con nuove importanti acquisizioni documenta-rie. Certo, alcuni aspetti dell’esperienza giulianea sono oggi meglio contestualizzabili grazie al progredire delle nostre conoscenze o al vivacizzarsi del dibattito in ambiti strettamente collegati: Costantino, il neoplatonismo, il paganesimo tardo. Rispetto a venti anni fa, disponiamo di un maggior numero di strumenti. Per limitarci spe-cificatamente al nostro imperatore, si può ricordare che alla ritrattistica di Giuliano è stata finalmente dedicata una monografia, quella di T. Fleck (Fleck 2008), che fa chiarezza su una serie di attribuzioni tradizionali. Stefano Conti ha reso dispo-nibile in un unico e agevole volume la documentazione epigrafica relativa a questo imperatore (Conti 2004). C’è poco da aggiungere ad integrazione di questo pre-gevole studio 9: Denis Feissel ha migliorato la lettura di un editto giulianeo perve-nutoci anche nella sua forma epigrafica 10; nel 2010 è stata data notizia di un milia-rio dalle vicinanze di Serdica (che riproduce il testo interessante di un esemplare già conosciuto 11) e di una nuova base di statua con dedica onoraria da Uchi Maius, in Proconsolare 12. Nel 2012 è stata pubblicata invece una iscrizione dalla Germania Secunda, oggi scomparsa ma di cui resta la trascrizione fattane al momento della scoperta (nel 1924-1925), si tratta del primo documento epigrafico (miliari a par-te) da questa regione, e sembra attestare l’attività restauratrice in ambito edilizio di Giuliano Cesare 13. E soprattutto – forse tra le cose più interessanti – Klaus Hallof ha pubblicato nel 2000 una curiosa dedica da Samo che ci riporta nell’ambiente neo-platonico in cui era maturata la coscienza filosofica di Giuliano. Egli vi è celebrato per la sua agneia (in questo caso da intendersi probabilmente come purezza rituale e non nel senso in cui compare negli elogi dei governatori tardi, cioè di integrità 14), per

9 Vd. anche Salway 2012, pp. 137-157.10 Feissel 2000, pp. 315-337.11 AE 2010, 1459, Gurmazovo.12 Gavini ‒ Khanoussi ‒ Mastino 2012, pp. 2819-2823: D(omino) n(ostro) Flavio / Claudio Iuli /a-

no Invicto / nobilissimo / principi Au / gusto r(es) p(ublica) col(oniae) / Uchitano / rum Maio / rum devota / n(umini) m(aiestati)q(ue) / eius.

13 Rothehöfer ‒ Hollaender 2012, pp. 153-160. Il testo, problematico, è ricostruito dagli edi-tori come segue: D(ominus) n(oster) Fl(avius) Cl(audius) Iulianus n(obilissimus) Caes(ar) / restitu-tor orb(is) adque / fel(icitatis) tempor(um) reparator / CAES V co(n)s(ul) III.

14 Su questo significato (nei corrispondenti esempi in latino si ha castitas), Robert 1948, pp. 39-40.

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6 Ignazio Tantillo

la eutaxia che garantisce al mondo, e vi compare con l’epiteto erculeo, fino ad allo-ra inedito per un imperatore romano, di kallinikos (l’iscrizione è discussa in maniera più particolareggiata da Gianfranco Agosti in questo stesso volume) 15.

Eppure chi scrive ritiene che Giuliano, o almeno alcuni aspetti della sua poli-tica e della sua personalità dal punto di vista culturale e filosofico, meritino ancora un approfondimento o una riconsiderazione critica. Non pretendo certo qui indica-re quale siano linee d’indagine lungo le quali dovrebbe muoversi in futuro la ricer-ca; mi limito a suggerirne alcune, quelle che riesco a immaginare in base alle mie conoscenze, all’esperienza e la sensibilità che ho maturato. Quello che propongo è di conseguenza un quadro molto parziale delle possibilità che si offrono allo studioso che si avvicini a Giuliano.

Il rapporto tra Giuliano e Costantino. Per comprendere Giuliano è indispen-sabile mettere a fuoco questo rapporto. Giuliano non si capisce senza Costantino e suo figlio Costanzo, così come il regno di questi due è chiarito da quello di Giuliano. Non si tratta solo, o non tanto, di illustrare in che modo in cui egli guar-dò a Costantino, come lo giudicò. Ma soprattutto di capire in che misura egli fu un principe costantiniano, fu l’erede di suo zio. Quali elementi della concezione costan-tiniana del ruolo imperiale, della sua origine, del destino della famiglia siano parte della cultura e del modo di pensare di Giuliano, quali egli invece rigettò, quali infi-ne egli non riuscì a metabolizzare né in un senso né nell’altro. Tutta la sua vicenda e tutti i suoi scritti mostrano che egli si confrontò continuamente con l’esperienza costantiniana e costantinide; questo confronto, articolato su più piani, lo portò a una personale rielaborazione di alcuni temi cari dell’ideologia della sua famiglia: l’idea della predestinazione della stirpe e l’ereditarietà della funzione imperiale nell’impero costantiniano, per esempio. Lo storico non dovrebbe mai perdere di vista la comples-sa rete di rapporti che legava Giuliano a Costantino e alla sua famiglia, rete all’inter-no della quale egli – Giuliano uomo, politico, religioso – si dibatté per l’intera sua esistenza, e nella quale finalmente rimase impigliato.

Se non si tratta quindi di ridurre Giuliano all’Anti-Costantino, consapevole antagonista del primo principe cristiano, non si tratta neanche di isolare la critica e l’opposizione giulianea a Costantino, magari motivandola attraverso le summenzio-nate categorie psicologistiche. L’opposizione a Costantino è un sentimento diffuso alla metà del IV secolo, in forme diverse e in ambienti molto distanti tra loro, cer-to non solo tra i filosofi neoplatonici di Efeso e i loro allievi, o tra quelli di Libanio. La politica di Costantino, il turbatore delle leggi come lo definiva Giuliano, non solo aveva spiazzato gli uomini del suo tempo, ma aveva colpito una molteplicità di interessi. Del sentimento anti-costantiniano sfortunatamente abbiamo poche tracce nelle testimonianze contemporanee: quelle che abbiamo sono però sufficientemen-te eloquenti (si pensi alla critica di Costantino in un trattato, quale il De rebus belli-cis, indirizzato a un imperatore, forse proprio Costanzo): nel quadro di una genera-le tendenza, che domina i primi due terzi del IV secolo, a misurare tutto col metro

15 IG XII 6.1, 427; Tantillo 2011 (vd. infra, p. 227).

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7Per delle biografie dell’imperatore Giuliano

dell’esperienza costantiniana, questa opposizione poteva configurarsi in modi diversi. Talora giudizi esplicitamente critici non escludevano, e anzi si accompagnavano, a valutazioni positive o addirittura all’esaltazione di altri aspetti del principato costan-tiniano: basti pensare a Magnenzio, che da una parte si vuole un nuovo Costantino, dall’altra fonda la propria immagine sul ribaltamento dei principi ispiratori della politica costantiniana continuata da Costante. I toni di Giuliano sono più accesi, talvolta rabbiosi, ma sarebbe sbagliato isolare il suo accanimento, che dava voce a varie categorie di persone.

Per passare all’ambito prettamente politico, c’è un aspetto dell’azione di Giuliano che meriterebbe nuova attenzione, quello della politica municipale. Non ovviamente che essa e le sue conseguenze non siano state esaminate in preceden-za. Si avverte però la necessità di riprendere il dossier focalizzando l’attenzione non sull’analisi delle fonti giuridiche, bensì sulle testimonianze che testimoniano la rice-zione a livello locale di tale politica. A tale fine è necessario concentrarsi soprattutto sulle fonti epigrafiche. La famosa costituzione di Giuliano sulle città, probabilmente indirizzata ai prefetti al pretorio, ci è giunta spezzettata in una serie di titoli del teo-dosiano e del giustinianeo. Essa fu presto abrogata, ma non bisogna sottovalutarne l’impatto sulla lunga durata: i successori di Giuliano si guardarono bene dal ritorna-re alla situazione precedente e dal privare le città di tutte le proprie risorse. Qualche tempo fa, misurando statisticamente le attestazioni, mi è stato possibile rilevare che i monumenti onorari dedicati a Giuliano nelle province africane dalle autorità muni-cipali sono eccezionalmente numerosi 16: in quest’area – fondamentale dal punto di vista documentario in quanto in essa si conservò l’uso di iscrivere su pietra e di eri-gere statue – nel breve corso del suo regno fu eretta una quantità impressionante di statue, in termini relativi più di quelle erette per qualsiasi altro imperatore (Severo e Caracalla esclusi). Sempre in quest’ottica (cioè tenendo presente degli usi epigra-fici sulla lunga durata) l’album municipale di Timgad, che si data proprio sotto Giuliano, ci appare un documento straordinario: che le autorità di una città d’Afri-ca, dove è del tutto inusuale trascrivere su pietra i testi normativi, abbiano deciso di incidere un documento che mostrava il richiamo dei decurioni divenuti clerici agli obblighi municipali è – in sé – un fatto su cui gli studiosi della politica municipale dovrebbero riflettere.

Infine il rapporto tra Giuliano e le aristocrazie occidentali, e più in particolare con quella romana. Naturalmente il problema va analizzato a vari livelli. Si è appena detto dell’accoglienza della politica giulianea a livello municipale, e quindi il gradi-mento delle élites locali, in Africa: in Italia, altra regione dove si era conservata l’abi-tudine di incidere iscrizioni pubbliche, le dediche a Giuliano non sono altrettanto numerose e dicono di meno, ma meriterebbero un riesame. Il vecchio problema poi dei suoi rapporti con l’aristocrazia senatoriale necessita a mio avviso di esser ricon-

16 Tantillo c.d.s.; il grafico è stato nel frattempo pubblicato in Tantillo 2010, p. 187. Lepelley 1979, pp. 61-72 ricollegava la rinascita edilizia dei primi anni del regno di Valentiniano e Valen-te all’inversione di tendenza avviata con Giuliano.

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siderato. Tutti ricordano la reazione unanime dei senatori alla lettura dell’orazione di Giuliano che conteneva una violenta invettiva contro il cugino Costanzo II: essi avrebbero richiamato il Cesare a mostrare rispetto per colui che lo aveva messo al suo posto 17. In realtà non sappiamo molto dei suoi rapporti con il senato, di cui egli pro-clamò di sentirsi membro 18. L’indagine prosopografica, anche in considerazione della brevità del regno e del poco tempo che egli ebbe per designare i propri funzionari e governatori, non fornisce indicazioni conclusive. Se alcuni dei senatori romani che si schierano con lui erano suoi familiari (Vulcacius Rufinus, Valerius Maximus), non sarebbe prudente speculare sulla designazione di Turcius Apronianus alla prefettura urbana, o di Pretestato al proconsolato di Acaia. Nei fasti di questi anni non figu-rano altri personaggi di spicco del senato. In ogni caso, è innegabile 19 che i senatori romani non conservarono un ricordo entusiastico di questa figura. Secondo Bidez – e il suo giudizio è stato seguito tante volte – i senatori non amavano questo paga-no orientale; si tratterebbe di un opposizione culturale e religiosa (cultus numinum superstitiosus lo dice l’autore dell’Epitome). Credo che questa valutazione sia condi-visibile, anche se necessiterebbe di esser precisata alla luce del dibattito attuale sugli ‘ultimi pagani di Roma’. Credo anche, tuttavia, che questa valutazione vada inte-grata tenendo conto di un altro aspetto fondamentale, di un pregiudizio, comun-que di natura non solo culturale, ma politica. Giuliano è il figlio di un romano, ma è un greco. È nato a Costantinopoli, ma soprattutto è stato cresciuto in Oriente, la sua cultura è tutta greca e conosce male il latino. Ed è il primo ‘greco’ che abbia regnato sull’impero dei romani: come osserva Paul Veyne, che parla di ‘tacita inter-dizione’, Roma non ha mai voluto imperatori greci 20. Ci sono stati africani di ori-gine punica, e orientali, delle zone marginali della grecità quali la Siria, la Palestina o l’Arabia 21. E gli imperatori di Bisanzio saranno ancora per la maggioranza latini fino al VI secolo, o provenienti da regioni periferiche e solo parzialmente grecizza-te, come l’Isauria. Si tratta di una constatazione semplice, banale, ma su cui – come talora avviene – non si è forse riflettuto abbastanza. Ammiano Marcellino (XIX 4, 3) racconta che l’esercito guidato da Giuliano in Gallia, di fronte ad alcune difficol-

17 Amm. Marc. XXI 10, 7: «iamque altius se extollens et numquam credens ad concordiam provo-cari posse Constantium, orationem acrem et invectivam, probra quaedam in eum explanantem et vitia, scripserat ad senatum. Quae cum Tertullo administrante adhuc praefecturam recitaren-tur in curia, eminuit nobilitatis cum speciosa fiducia benignitas grata. Exclamatum est enim in unum cunctorum sententia congruente “auctori tuo reverentiam rogamus”».

18 CTh. IX 2, 1: «ius senatorum et auctoritatem eius ordinis, in quo nos quoque ipsos esse nume-ramus, necesse est ab omni iniuria defendere».

19 Non sono convinto delle conclusioni di Ehling 2001 per cui la rinascita pagana della seconda metà del IV secolo collegata ai nomi dei Simmachi, dei Nicomachi e dei Pretestati avrebbe avu-to come punto d’inizio e come catalizzatore la «heidnische Regierung Julians».

20 Veyne 2005, p. 197. Veyne non considera il caso di Giuliano come un’eccezione, e insiste sul fatto che la sua famiglia era di origine illirica e che egli si dice ‘Romano’, ma fa fatica a definirne l’identità (Veyne 2005, nota 121).

21 I discendenti di Giulia Domna; Avidio Cassio; Filippo.

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9Per delle biografie dell’imperatore Giuliano

tà di approvvigionamento, esternò il suo disprezzo per le origini del suo condottie-ro: «frugibus enim nondum etiam maturis miles, expensis quae portabat, nusquam reperiens victus, extrema minitans Iulianum conpellationibus incessebat et probris, Asianum appellans Graeculum et fallacem et specie sapientiae stolidum». La noti-zia del soldato Ammiano è degna di fede. Questa esplosione di risentimento che si esprime attingendo a un luogo comune anti-greco è interessante. Il pregiudizio insi-to in questa protesta non apparteneva ai soli militari della frontiera renana. La paro-la graeculus, con un senso chiaramente dispregiativo come qui, appare solo in due autori contemporanei di Ammiano: il redattore delle biografie della Historia Augusta e quello dell’Epitome (che derivano forse da una fonte comune); in entrambi casi è riferito all’imperatore Adriano, eccessivamente versato nella cultura ellenica e troppo ‘greco’ nei modi 22. Non è irrilevante che quest’uso decisamente negativo di graecu-lus, sia proprio di autori vicini agli ambienti tradizionalisti 23. In ogni caso l’aneddoto ammianeo è rivelatore. Non bisogna sottovalutare il sospetto con cui tanto le élites quanto il resto dei sudditi latinofoni e romani accolsero questa novità politica: più che il suo neoplatonismo, incomprensibile alla maggioranza, più che la sua religiosi-tà esotica, più che la distanza culturale, a impedire o ostacolare l’idillio tra il senato pagano e il restauratore del paganesimo potrebbe aver inciso una diffidenza che trae origine da un pregiudizio tradizionale di tipo morale e politico.

Ignazio TantilloUniversità di Cassino e del Lazio Meridionale

22 Epit. 14, 1: «a plerisque Graeculus appelatus est»; SHA Hadr. 1, 5: «imbutusque inpensius Grae-cis studiis, ingenio eius sic ad ea declinante, ut a nonnullis Graeculus diceretur».

23 Cfr. Dubuisson 1991, p. 329 dove si recensiscono queste tre occorrenze tra le poche chiaramen-te peggiorative.

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