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Laura Chinellato, Maria Teresa Costantini, Davide Manzato L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHE E LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI Estratto da FORUM IULH Annuario del Museo Archeologico di Cividale del Friuli anno XXXII (2008)

L'altare di Ratchis: il restauro, le indagini scientifiche e le acquisizioni tridimensionali

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Laura Chinellato, Maria Teresa Costantini, Davide Manzato

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO,LE INDAGINI SCIENTIFICHE

E LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

Estratto da FORUM IULHAnnuario del Museo Archeologico di Cividale del Friuli

anno XXXII (2008)

LAURA CHINELLATO, MARIA TERESA COSTANTINI, DAVIDE MANZATO

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHEE LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

Ogni intervento conservativo è prassi metodologica che tocca intimamente lecorde dell'opera d'arte: quelle istanze che Cesare Brandi definì fisica, storica edestetica.1 Tale azione è funzionale alla rimozione delle cause che minano l'integritàdell 'opera e alla valorizzazione della stessa, ed implica sempre un privilegiato dia-logo tra operatori coinvolti e manufatto. Induce, inoltre, alla riscoperta dell'operaed all'acquisizione di nuovi saperi per una trasmissione responsabile e coscientedell'oggetto al futuro.Intervenire dal punto di vista conservativo significa, quindi, agire sulla fisicità,sulla storia e sull'estetica dell'opera. Il primo punto spetta principalmente alrestauratore, ma egli è, ad ogni modo, solo una delle professionalità coinvolte.Infatti, ogni restauro è il risultato di un serrato ed interdisciplinare confronto tramolteplici entità e professionisti: tra il committente, la Soprintendenza e gli ope-ratori, quali il chimico, il geologo, l'architetto, lo storico dell'arte, i restauratori equanti altri si ritenga necessario coinvolgere per ogni specifico caso.2Così è avvenuto anche per l'intervento conservativo dell'altare di Ratchis, pre-stigioso manufatto longobardo, realizzato tra il 737 e il 744, e che, custodito nelMuseo Cristiano di Cividale, si presenta oggi nel nuovo allestimento che lo sopra-eleva dal suolo di tre gradini, a sintetica allusione della collocazione presbiterialeche esso dovette avere in origine.3Il restauro, deciso in funzione della recente ristrutturazione del Museo Cristiano,su iniziativa di mons. Guido Genero4 si è potuto attuare, in primo luogo, grazieall'interessamento e alla sensibilità della Soprintendenza, che ha seguito il lavoronella persona della dottoressa Maria Chiara Cadore. L'iniziativa si è avvalsa, inseguito, della collaborazione della Curia Arcivescovile di Udine e della Regione,che ha sostenuto il progetto economicamente.5 L'intervento conservativo è statocoordinato ed eseguito dalla ditta Esedra, coadiuvata da Alessandro Prìncivalleper le analisi scientifiche, e da Davide Manzato per il rilievo metrico tridimen-sionale.Determinante per l'avvio dei lavori, iniziati nell'autunno dello scorso anno, durantele ultime battute della ristrutturazione del Museo Cristiano curata dall'architetto Giu-lio Avon, è stata la fiducia delle istituzioni concessa alle autrici del presente scrittoche anni fa segnalarono l'allarmante stato di conservazione della prestigiosa opera

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longobarda.6 L'urgenza di un intervento conservativo emerse, infatti, come la puntadi un iceberg, durante lo studio dell'altare compiuto agli inizi del 2000, i cui aspettipiù affascinanti sono stati pubblicati in un precedente numero di questa rivista.7L'azione conservativa operata sul manufatto ha affrontato tre importanti snoditra loro concatenati e consequenziali: un attento e preliminare studio della super-fìcie che, confrontato con le fonti d'archivio e storiografi che emerse durante laricerca storico-artistica, è approdato alla definizione dello stato di conservazionedell'opera; in secondo luogo, la documentazione dell'altare in loto mediantel'ausilio di diversificate strumentazioni; infine, la fase operativa del restauro cheha fornito anche ulteriori puntualizzazionì alla ricerca sull'originaria policromia,avviata dalla scrivente.Nella fase di documentazione rientra il rilevamento metrico con Scanner 3D illu-strato nel presente contributo da Davide Manzato e attuato con innovativi sistemitecnologici.s Criterio guida dell'intervento conservativo, rispondente ai modernidettami di tutela di un'opera d'arte, è stato quello della minima invasività e mas-sima valorizzazione dell'opera. Una valorizzazione che non intende restituireun'improbabile giovinezza all'opera, bensì dignità alla sua vecchiaia e leggibi-lità alle sue pieghe: una fruizione quanto più piacevole all'occhio di chi osserva,chiunque egli sia.L'altare, scrupolosamente restaurato e collocato all'interno del nuovo allestimentodel Museo Cristiano, dialoga ora col pubblico con rinnovata energia ed interpretafelicemente il moderno concetto di tutela delle opere d'arte: tutela come salva-guardia e valorizzazione. Una valorizzazione che non si conclude con l'interventoconservativo, ma che da esso ha, piuttosto, inizio.

L.C.

Intervento di restauroStato di conservazione: osservazioni preliminari.Le complesse dinamiche dei fattori di degrado che hanno influenzato la conserva-zione dell'ara di Ratchis sono state ricostruite a partire dalla ricca documentazioneraccolta da Laura Chinellato." Gli studi storici, i documenti d'archivio, l'analisi deiriferimenti fotografici, hanno fornito numerosi elementi di valutazione sia sullacollocazione e sugli spostamenti, sia sull'apprezzamento dell'aspetto policromodell'opera. Prima della valorizzazione ottocentesca dell'arte primitiva e barbarica,l'altare era stato conservato e reimpiegato per il suo valore puramente liturgico. Lastessa variazione della dedicazione dell'altare a santa Massima e la copertura par-ziale delle lastre con paliotti lignei aveva occultato ogni traccia di riferimento sto-rico al committente e al dedicatario originario dell'opera.10 Tuttavia, grazie a questoriutilizzo, molta parte della policromia si era conservata. Per contro, nel corso deldiciannovesimo secolo, la rinnovata considerazione del manufatto si era concentratasul significato storico dell'epigrafe mentre, riguardo agli aspetti puramente artistici,è stato esclusivamente il modellato plastico ad attirare l'attenzione degli specialisti.Nel complesso degli studi storico-artistici sono stati riscontrati marginali, ma pernoi preziosi, accenni alla policromia,11 che sulla scia dell'estetica purista neoclas-sica è stata in genere ignorata se non del tutto eliminata (sorte condivisa dalla stra-grande maggioranza delle opere antiche dipinte). Fino agli inizi del secolo scorso,

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Fio. 1. Cividale, chiesa di San Martino. Lastra posteriore dell'altare di Ratchis nel 1941 (Archivio fotograficoSoprintendenza di Udine).

l'ara aveva subito una serie di alterazioni meccaniche conseguenti alle operazionidi spostamento12 e di rimozione della lastra di copertura, ed un antico intervento dirinnovo della cromia, probabilmente coevo all'adattamento delle lastre ai paliottibarocchi, del quale si mantengono ancora tracce visibili sulla lastra frontale e su unadelle lastre laterali (Adorazione dei Magi). Il disinteresse per la cromia si manifestain modo allarmante per l'intero corso del Novecento con le iterate campagne dicalchi, eseguite a più riprese,13 che hanno compromesso definitivamente la stabilitàe l'integrità degli strati pittorici. La documentazione fotografica degli archivi dellaSoprintendenza del Friuli Venezia Giulia riprende l'altare, nel 1941, all'internodella chiesa di San Martino (fig. 1 ) e mostra chiaramente tutte le lacune del supportolapideo tuttora visibili; oltre a quelle imputabili all'appoggio di leve meccanicheper lo smontaggio dell'altare, sono riconoscibili sulla cornice della fenestella, nella

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lastra posteriore, segni di rottura dei rilievi lapidei dovuti all'inserimento dei cardinidi una nuova portella lignea di chiusura. Grossolane stuccature, ampiamente debor-danti, adeguavano, sul retro, il perimetro inferiore al basamento, mentre sul frontela stuccatura raccordava il perimetro superiore alla linea della mensa dell'altare.Assi di legno erano inserite come elementi di appoggio alla base della lastra fron-tale e, sul retro, a livello del piano della mensa, per isolare il manufatto dal dossaledell'altare barocco in cui era incluso. Lo spostamento all'interno del Duomo hacomportato la rimozione di questi interventi di manutenzione. Tuttavia, l'analisivisiva e microchimica qualitativa ha rilevato la presenza di tre fasi di stuccaturadiverse per materiali e perizia esecutiva. La cura sottesa da questo tipo di tratta-mento insieme alle campagne di calchi denunciano ancora una volta l'esclusivointeresse per i valori plastici dell'opera, mettendo in secondo piano l'attenzione perla conservazione della policromia compromessa dall'azione meccanica esercitatasulla superficie per l'applicazione di resine distaccanti (fig. 2) ed il lavaggio con sol-venti inadeguati ed aggressivi.14 Nella nuova collocazione museale, l'altare è statoassemblato con arpe metalliche in bronzo, allettate in una struttura muraria internain laterizio e malta cementizia,15 rialzato dal piano di calpestio con uno zoccolo inmattoni intonacato e dipìnto con una tinta rosso-scura. Anche all'interno del MuseoCristiano l'opera ha subito piccoli spostamenti e l'attuale collocazione la rialza ulte-riormente dalla pavimentazione e la dispone su un piano a gradini. Durante le fasi dispostamento, la copertura dell'altare è stata rimossa per verificare l'assetto interno.16

Non è stato possibile, purtroppo, intervenire con misurazioni e campionature peril controllo di sali e umidità, ma la documentazione fotografica mette in luce unaspetto conservativo critico esemplificato dal grafico (fig. 3). L'attuale posizionedell'altare all'interno del museo corregge, dal punto di vista delle relazioni termoi-grornetriche ambientali, la precedente collocazione che esponeva l'opera al centrodi moti convettivi prodotti dai due accessi di collegamento con la navata laterale delDuomo ed il cortile esterno.

Stato di conservazione: indagini tecnico-scientifiche.L'analisi della documentazione storica è stata completata con l'osservazionediretta e l'utilizzo di indagini non distruttive (riprese in luce radente, lampade aU.V., pinacoscopio, lampade con lenti di ingrandimento, microscopio17), punto dipartenza fondamentale per individuare con maggiore precisione lo stato di con-servazione dell'opera, programmare le indagini scientifiche di approfondimento estabilire una corretta metodologia di intervento.ts

Sulle superfici, la diversa risposta del materiale alla radiazione ultravioletta, hafornito una mappatura delle sostanze filmogene (gomma lacca, paraffina, olio sili-conico) applicate nelle varie campagne di calco (fig. 4) e ha altresì localizzato edifferenziato (figg. 7-8) gli interventi di stuccatura. L'indagine diretta sull'operaha inoltre evidenziato, relativamente al supporto, la presenza di numerosissimigraffi, piccole mancanze, fratture e fessurazioni imputabili alle varie manomis-sioni e spostamenti, schizzi di calce e cemento dovuti a vecchi interventi, concen-trati maggiormente in corrispondenza del perimetro inferiore.19

Sugli strati policromi, invece, è stata rilevata la presenza di sali (efflorescenzee subflorescenze), piccole esfoliazioni della pellicola pittorica, ridipinture sullecampiture cromatiche e ripassature a pastello o matita dell'iscrizione; queste

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ultime testimoniano il costante interesse storiografico per l'epigrafe. Sulla lastraraffigurante la Visìtazione e sul retro erano visibili incisioni profonde eseguitecon un punteruolo di ferro; questi atti di vandalismo furono segnalati già nel 1942dall'Ispettore Onorario ai Monumenti di Cividale G. Marioni.20 Gli elementi rac-colti hanno confermato lo stato di conservazione non ottimale dell'altare che,come si è detto, era collocato all'interno di una sala particolarmente esposta aglisbalzi termo-igrometrici ed alle sollecitazioni meccaniche causate da moti con-vettivi dell'aria: questi fattori compromettevano seriamente l'adesione al sup-porto della fragile policromia.Una delle principali cause di degrado è rappresentata dalla struttura in mattoni emalte cementizie che costituisce il supporto esterno ed interno degli elementi lapi-dei che compongono l'altare; questo sistema di assemblaggio delle lastre dovrebbeessere modificato al più presto in quanto il cemento a contatto con la pietra continuaad apportare sali ed in particolare solfati estremamente dannosi per la buona conser-vazione dell'opera. È interessante mettere in evidenza come ogni lastra, realizzatain pietra di Aurisina,21 presentasse, al momento dell'intervento, un diverso stato diconservazione: il prospetto principale conservava ancora frammenti piuttosto estesidella policromia originaria, pesantemente offuscati da depositi di sporco, polvere,residui biancastri dovuti a vecchie scialbature o al calco in gesso eseguito dagliAustriaci; le rimanenti lastre, purtroppo, erano molto abrase con rarissime traccedi finitura policroma originaria. Ampie zone dei rilievi laterali conservavano con-sistenti tracce di ridipintura a base di giallo-ocra e colla; mentre il retro apparivamolto consunto, ridotto quasi interamente alla viva pietra. Tutta la superficie lapideaera uniformemente ricoperta da olio siliconico e paraffina che offuscavano il rilievocon un film giallognolo e con intense macchie giallo-marroni; questo strato, oltre adalterare cromaticamente la superficie, impediva una corretta permeabilità al vaporedel materiale lapideo. Per cercare di ottenere ulteriori informazioni su eventualioperazioni di smontaggio o manutenzione si è deciso, inoltre, di fare una ricercaed uno studio qualitativo sui diversi interventi di stuccatura individuati. Le analisisugli impasti hanno evidenziato la presenza di tre diversi composti: il primo, forseil più antico, a base di carbonato di calcio e collante proteico, è stato individuato suidue prospetti principali per la ricostruzione di particolari scultorei. Il tipo di impastoe la tecnica di esecuzione denunciano una grande perizia tecnica e non escludonola possibilità che si tratti di un intervento eseguito già in origine durante la realiz-zazione dell'opera per rimediare a difetti della tessitura lapidea o a piccole fratturedi materiale provocate dallo stesso scalpellino in corso d'opera (rìg. 5). La stucca-tura che ricostruisce il bordo della fenestella sul retro dell'altare appare, invece, piùgrossolana; l'impasto è sempre a base di carbonato di calcio, poco gesso e collanteproteico, ma in questo caso, le proporzioni sono diverse e il ductus incerto e appros-simativo; questo intervento manca nella documentazione fotografica del 1941 ed èquindi riferibile ad una data posteriore. Infine, una stuccatura a base di carbonato dicalcio e resina acrilica è stata rintracciata sulla cornice a matassa della lastra poste-riore; la presenza della resina sintetica indica che l'intervento in questione è relati-vamente recente e può essere fatto risalire agli anni '90, in occasione della mostra"I Longobardi", promossa dalla regione Friuli - Venezia Giulia. La determinazionedella presenza di eventuali sostanze saline solubili ha richiesto l'asportazione dallasuperficie di una campionatura di polveri incoerenti, prelevate con un piccolo tam-

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pone di cotone imbevuto di acqua deionizzata; le analisi in cromatografia ionica(HPLC) eseguite su tutte le lastre hanno evidenziato la presenza di solfati, nitrati ecloruri ,22

Intervento di restauroL'intervento di restauro è stato preceduto da alcune considerazioni che hanno gui-dato le scelte metodologiche ed operative. Tra il manufatto e il luogo circostante sistabilisce sempre un rapporto dinamico e continuo che tende a riprodurre inevita-bilmente i fenomeni di degrado riscontrati, qualora non si intervenga direttamentesull'ambiente nel quale l'opera è collocata. Gli strumenti ed i metodi di interventoattualmente a disposizione del restauratore sono in grado di individuare le causedi deterioramento, isolare e inibire i fenomeni di degrado distinguendoli da quellidovuti al naturale invecchiamento dei materiali costitutivi. Come già dichiarato daLaura Chinellato nell'introduzione a questo contributo, non si intende certo "rin-giovanire" il manufatto ma rispettarne il naturale invecchiamento; l'intervento sifecalizza, quindi, esclusivamente sui fattori accidentali che innescano, aggravanoed accellerano il degrado dei materiali che compongono l'opera.Tuttavia, per quanto scrupoloso ed accurato sia l'intervento del restauratore, nonsi ottengono soluzioni stabili e definite nel tempo se non si interviene corretta-mente sulle fonti del degrado.Prima di iniziare l'intervento sono stati documentati graficamente i fenomeni didegrado, la distribuzione e l'estensione delle tracce di colore e, per i prospettiprincipali (fronte e retro), è stato possibile elaborare un'ipotesi ricostruttiva dellecampiture cromatiche.23 La mappatura di cantiere è stata poi elaborata su un rilievofotogrammetrico digitale. In genere, sui manufatti lapidei il colore è assente omolto limitato e, pertanto, la presenza cospicua dì tracce policrome sulla pietrascolpita costituisce un evento raro. Quindi, questa circostanza ha modificato leusuali metodologie di lavoro; i materiali e le tecniche operative sono state mutuateanche dai settori di restauro più affini alla policromia. Nel rispetto dei principifondamentali della conservazione sì è deciso di mantenere tutte le stratificazionipolicrome rimaste.L'operazione di pulitura è stata eseguita dopo un'osservazione puntuale al micro-scopio; quest'ultimo è stato utilizzato anche durante il trattamento (dalla semplicespolveratura alla rimozione dei film siliconici) delle superfìci dove è presente ilcolore e in alcune zone particolarmente delicate. Dopo aver spolverato l'opera daidepositi incoerenti, sono stati effettuati saggi di rimozione delle sostanze filmo-gene per stabilire la metodologia più appropriata,24 nella consapevolezza di dovermettere a punto diversi sistemi di pulitura in base al tipo di materiale da rimuo-vere ed al tipo di pigmento da trattare (fìg. 6).25 Le aree particolarmente scuritee macchiate, prive di pigmenti sensibili ad un pH leggermente basico (azzurritee cinabro), hanno richiesto un ulteriore trattamento estrattivo.26 Schizzi di maltecementizie, incrostazioni tenaci e stuccature grossolane sono state eliminate asecco mediante bisturi e vibroìncisore. Le ultime fasi della pulitura sono statecompletate con tre cicli di applicazioni di impacchi per l'estrazione dei sali solu-bili.27 Dopo ogni ciclo sono state eseguite le misurazioni dell'acqua di lavaggiocon i test Merk per valutare la diminuzione della concentrazione salina e quindil'efficacia dell'operazione.

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Fio. 2. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis (retro), particolare delle colature di resina messe inevidenza durante la fase di pulitura.

Supporto originale in pietra di Aurisinafl Struttura di ancoraggio in mattoni e malta cementizia• Umidità di risalita

Fio. 3. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis durante le operazioni di spostamento (aprile 2006).L'esemplificazione grafica evidenzia la localizzazione del ristagno dell'umidità di risalita all'interno deliastruttura dell'altare.

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In alcune aree dell'altare, per lo stato compromesso di adesione e coesione dellapellicola pittorica, le fasi di pulitura sono state precedute dal preconsolidamento.Le piccole scaglie di colore pericolanti e le esfoliazioni sono state fissate coniniezioni di adesivi acrilici.28

L'operazione di stuccatura ha avviato anche la complessa restituzione esteticadella superficie. Le lacune più profonde della pietra sono state trattate sottoli-vello per valorizzare al massimo l'originalità del modellato, rispettando l'integritàattuale del manufatto (fìg. 9). L'impasto a base di grassello di calce e inerte hariproposto la granulometrìa e il colore della pietra, ricucendo la tessitura e il tonodi base dell'opera.Il restauro si è concluso con la fase del ritocco pittorico eseguito con i metodidell'abbassamento dì tono delle abrasioni e delle lacune39 al fine di migliorarel'equilibrio cromatico dell'opera e favorire così una buona lettura dei rilievi (fig. 10).

M.T.C.

Fio. 4. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis (fronte), particolare a UV: si nota come le diverse fluore-scenze, dovute all'applicazione di varie sostanze filinogene, siano distribuite disomogeneamente sulla superficie.

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FIG. 5. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis (fronte), particolare del manto del Cristo: il graficoesplicativo localizza l'estensione dell'antica stuccatura, mentre il dettaglio fotografico ne evidenzial'accurata esecuzione.

A Supporto originale in pietra di Aurisina

B Stuccatura a base di polvere di marmo,calce e colla proteica

A

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FIG. 6. Cividale, Museo Cristiano. Altare di RatefflS (retro), sequenza del test di pulitili

Fio. 7.Cividale.Museo Cristiano. Altare di Ratchis Fio. 8. Cividalc, Museo Cristiano. Altare di Ratchis(retro), particolare a luce normale della fenestella (retro), particolare a UV: la foto mostra con evidenzaprima del restauro. la grossolana stuccatura compiuta per ripristinare il

profilo della cornice dopo la rimozione della fene-stella e in occasione del primo allestimento museale.

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Rilievo metrico con Scanner 3D e restituzione tridimensionale e bidimensio-nale al CADII lavoro di rilievo, condotto durante le fasi di restauro, è stato eseguito nell'anno2008 per la Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, con lo scopo di approfondirela conoscenza metrica del manufatto e di sviluppare possibili applicazioni per lapreservazione dell'opera ai fini del controllo del degrado. Lo scopo dell'indagineè stato, inoltre, quello di documentare attraverso le recenti tecnologie informati-che il dato metrico e la consistenza del manufatto.In particolare, il rilievo tridimensionale eseguito con lo scanner optornetrico 3Ddell'ara lapidea è stato indirizzato alla costruzione del modello digitale informa-tico avanzato, per la conoscenza di precisi dati geometrico-morfelogici e struttu-rali, mentre la restituzione grafica bidimensionale è il risultato della derivazioneiconica del primo, in proiezioni ortometriche. Quindi, partendo dall'esatta docu-mentazione metrologica dello status qua dell'opera si è giunti alle applicazioni afini multimediali, tuttora in corso di sviluppo.L'ara non è monolitica, ma si presenta come un volume prismatico costituito dalastre assemblate, disposto orizzontalmente, contenuto in un ipotetico parallelepi-pedo limite di larghezza pari a mm 1477, mentre l'altezza e la profondità, rispet-tivamente di mm 909 e mm 965, pressappoco si equivalgono.Il blocco scolpito non poggia direttamente a terra, ma l'attacco a pavimento èmediato da un basso zoccolo. Il volume è adorno di bassorilievi sui quattro fronti.Lungo il perimetro, sul margine superiore, sono presenti iscrizioni, mentre lerappresentazioni che si sviluppano sulle lastre, sono ricavate per una profondità,mediamente, di poco inferiore al quarto dello spessore stesso delle lastre stesse.Lo scanner impiegato ha garantito risultati accurati e completi attraverso una pro-cedura non rischiosa e non invasiva, nel pieno rispetto dell'integrità del manu-fatto.

La tecnologia informatica nelle operazioni di rilevamento e restituzione dei datiLa sofisticata discrezionalità del metodo per rigenerare l'esistente attraverso ilrilievo e la rappresentazione è andata di pari passo con Ì recenti progressi delletecnologie informatiche e con l'ottimizzazione delle procedure. Inoltre, la dispo-nibilità sempre maggiore di strumentazione e di applicativi CAD capaci di gestirenumericamente la registrazione di uno spazio fisico e di riproporlo a livello gra-fico ha contribuito negli anni a fornire risposte sempre più mirate a problemati-che che richiedono di trasformare la complessità reale in un modello geometricodigitale controllabile.La determinazione di un oggetto reale morfologicamente complesso per la relativarappresentazione informatizzata in modello numerico tridimensionale, avvienesempre attraverso l'individuazione sintetica della forma. Il modello virtuale otte-nibile dall'oggetto reale può essere definito un 'sistema discreto' costruito con larestituzione di un numero elevato di punti d'appoggio, in genere con precisionisub-millimetriche, individuati e misurati. Si perviene in tal modo a un risultatocoerente, dal punto di vista quantitativo, con la forma e lo stato di conservazionedel manufatto. Naturalmente, il modello elaborato presenterà analogie formali eproporzionali congruenti con quelle effettive dell'oggetto reale, in funzione delnumero dì punti campionati e della loro densità per unità di superficie.

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Fio. 9. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis (retro), dettaglio della fenestella: dopo la rimozionedella grossolana stuccatura è stato realizzato un riempimento sotto livello che mantiene la traccia storicadelle manomissioni.

Da diversi anni si è consolidato, nella pratica del rilevamento digitale dei beniartistici, l'uso di dispositivi commerciali del tipo scanner 3D triangolatori. Sitratta, prevalentemente, di sistemi di scansione per la restituzione matematicadi elementi fisici basati sulla triangolazione laser a tempo di volo (il terminelaser è l'acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radia-tion, ovvero, amplificazione della luce da emissione stimolata di radiazione)30,oppure, sulla triangolazione attiva per proiezione di frange, per il rilievo diforme per effetto Moiré (tecnica che passa comunemente sotto il nome di"proiezione di luce strutturata"). Quest'ultima, sfrutta la proiezione di frangedi luce incoerente, ovvero, quelle che l'oggetto da analizzare deforma secondola propria morfologia. L'elaborazione delle immagini contenenti la deforma-zione delle frange permette di estrarre il dato morfologico dell'oggetto in for-mato digitale.Il momento della gestione del dato è connotato da una nuova concezione del rilievostesso che si dipana su due livelli: da un lato si elaborano con accuratezza men-surale ricostruzioni bidimensionali e tridimensionali che vedono oggettivamentesempre più l'operatore estraniarsi dall'interpretazione della forma, dall'altro, leapplicazioni pratiche volte alla manipolazione multimediale e all'applicazionedelle tecniche specialisti che, di conoscenza, di ricostruzione, di simulazione, ci

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Fio. 10. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis nella nuova collocazione museale, a restauro ultimato.

offrono rappresentazioni estremamente sofisticate e mai elaborate in precedenzanel campo dei Beni Culturali.Di conseguenza, ciò che a nostri giorni caratterizza maggiormente la disciplina delrilievo nell'ambito degli interventi volti alla tutela del patrimonio artistico è il suoimporsi con una duplice valenza: come forma autonoma d'indagine e, per fini ope-rativi, come supporto esplicito per le più ampie possibilità e livelli d'analisi.31

Nella consapevolezza che descrivere sinteticamente la portata di tale fenomenosenza delinearne adeguatamente gli aspetti tecnici connessi, omessi per i limitiimposti dalla trattazione, riduce gli effetti alle sole modalità applicative, si puòasserire che con l'ausilio di tali sistemi di scansione si è progressivamente abban-donato il ricorso ad altri dispositivi di rilevamento, per esempio a contatto mediantetastatori digitali, potendo, nel più dei casi, eseguire per intero acquisizioni garantidelle massime prestazioni in termini di tolleranze dimensionali richieste per leapplicazioni più sofisticate della Reverse Engineering?'1 Tuttavia, neh"operare inloco caso per caso, permangono i vincoli legati alla pratica, per forma e posizionedell'opera, nonché quelli relativi alle "condizioni al contorno", determinate dalcontesto più o meno favorevole.Sul mercato sono disponibili numerose proposte che si differenziano non soltantoper le dimensioni del campo di lavoro, ma anche per la precisione e la tipologia di

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installazione. Se si eccettuano i casi di rilevamento di opere monumentali su scalaarchitettonica, per le quali la pratica ordinaria propende perlopiù per il ricorso asistemi integrati, basati sulla fotogrammetria e sull'ausilio di scanner laser 3Ddi estesa portata, con o senza prismi riflettenti, nell'ambito delle applicazioni suscala monumentale, da m 0.6 a m 25 circa, tali risposte ai problemi del rilievo diun'opera d'arte sono diventate oramai imprescindibili.Ad oggi, i dispositivi ottici per la misurazione tridimensionale realizzatidall'azienda tedesca Breuckmann (Industrie I le Bi Idverarbeitung und Automation,GmbH}, utilizzabili in questo ambito, sono quelli che la tecnologia informaticaregistra come tra i massimi sistemi sul mercato internazionale per l'accuratezza,la velocità e le elevate prestazioni.33

Tali sistemi di scansione senza contatto si basano sulla interferometria Moiré.Gli scanner optometrici sono configurabili in modalità mono-camera o strereo-camera, pertanto si possono agevolmente impiegare per l'acquisizione di oggettidi piccole e grandi dimensioni mantenendo una notevole precisione. In termini diflessibilità d'impiego, lo StereoSCAN 3D impiegato, grazie alla posizione asim-metrica delle fotocamere, può realizzare acquisizioni da differenti triangolazioni(10°, 20° e 30°), permettendo così di catturare, con elevata attendibilità metrica,anche le porzioni di manufatto difficilmente raggiungibili. L'interscambio degliobiettivi garantisce il passaggio rapido tra diversi settori di misurazione, mentrei moduli delle fotocamere possono essere montati facilmente in varie posizionisulla base del sensore. Con tale possibilità, anche le piccole aree di misurazionepossono essere realizzate senza cambiare il sensore di base.In termini di precisione, due fotocamere digitali con 1,4 milioni di pixel ognuna,danno la garanzia di alta risoluzione e precisione. La struttura base in fibra dicarbonio assicura un'ottima meccanica e la stabilità termica del sensore. Inoltre,ampia è la possibilità di implementare questo sistema su macchine di misura,robot, macchine a controllo numerico a cinque assi.

Il rilievo dell'ara di RatchisL'ara di Ratchis è stata rilevata a distanza con lo scanner ottico Breuckmann del tipoStereoSCAN 3D, del quale la UNOCAD di Altavilla Vicentina detiene la rappresen-tanza sul territorio nazionale.34 L'applicazione pratica del rilevamento dell'operalongobarda, eseguito nel mese di aprile del 2008, ha rappresentato non soltanto undebutto assoluto in Italia, rna anche un primato per il settore dei beni artistici.L'acquisizione della nuvola di punti a maglia millimetrica (gradiente tra due puntia intervalli di frazioni di millimetro), si è svolta in circa 20 ore negli ambientidel Museo del Duomo di Cividale del Friuli, prevalentemente in presenza di lucenaturale attenuata o ridotta. Il principio di funzionamento è del tipo ad emissionedi frange di luce e doppia triangolazione per la misurazione della distanza, conun range d'acquisizione in formato A3. Il lavoro è stato condotto ad una distanzamedia dal manufatto di cm 80, procedendo dal fronte rivolto all'ingresso al Museo,con direzione a 360° e verso antiorario.La digitalizzazione è stata creata a 1,4 milioni 3D - coordinate per camera, peroltre sessanta singole riprese. L'acquisizione dei dati per ognuna di queste ultimeè stata eseguita ad una velocità di circa 1 sec. cadauna.Le peculiarità dello scanner della Breuckmann nel caso del rilievo dell'ara dì Ratchis

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si sono rivelate già in sede di acquisizione del modello, dove l'allineamento delle3D scan shot si è realizzato sul posto, in tempo reale, permettendo all'operatore diverifìcare preliminarmente l'ottimizzazione e l'accuratezza dei punti del modellomatematico (outliers and gross-errors), contemporaneamente alla rimozione diquelli estranei perché in relazione alle condizioni al contorno. La nuvola di puntiottenuta per integrazione di scansioni in sequenza (DDSM, Dense Digital Sitr-face Mode!) è stata utilizzata per la creazione automatica del modello poligonalecostruito con un reticolo di base triangolare, ovvero, la superficie elementare. Inseguito, sul modello digitalizzato è stato possibile intervenire utilizzando i tra-dizionali strumenti avanzati di editing dei triangoli. Il risultato è quello dì unsistema unico tridimensionale, un modello dotato di caratteristiche univoche, finoalla completa restituzione del tutto, con la sola esclusione della superficie supe-riore estranea all'opera originale. L'output ottenuto partendo dalla nuvola di puntitriangolata, è stato trasferito in ambiente CAD (Computer Aided Design) per lamanipolazione del modello poligonale (STL), fino, ove necessario, alla deriva-zione di superfici NURBS ( B-spline Razionale Non Uniforme)?5

Le quattro lastre prese singolarmente e analizzate hanno, in sintesi, le caratteri-stiche di seguito illustrate (Tavv. 1-4). Per ognuna di esse si è ricavato un ipote-tico volume attraverso la ricostruzione delle porzioni non accessibili. Eseguendol'unione booleana mesh con le rispettive parti rilevate, si ha la possibilità di for-mulare una stima del volume e del peso proprio, per associazione del materialeimpostato, in questo caso del tipo pietra Aurisina, impostando il peso specifico sucui è basato il calcolo del peso. L'analisi dello spessore permette di individuareinsiemi di punti di maggiore elevazione, sui quali poggiare il piano di riferimentoassoluto planare. Sezionando la lastra per gradienti prestabiliti, emerge in manieraprogressiva il bassorilievo fino al punto di minimo, la cui distanza, normale alpiano più prospiciente, determina la maggior profondità della rappresentazione.La lastra principale, la più adorna di figure e ampia, risulta essere quella più sca-vata in profondità.La determinazione dei valori di rifiettanza delle singole riprese è stata in parteeffettuata tramite l'acquisizione dei dati di mappatura della cromia della pietra,a partire da immagini digitali e, in un secondo momento, mappando le stesse sulmodello digitale tridimensionale.La derivazione dal 3D di proiezioni ortometriche delle quinte frontali del modellomatematico mantiene i parametri metrici e di coordinate del sistema unico tridi-mensionale (figg. 1 l-14).Laderivazionebidimensionale è stata elaborata al trattodigitalizzando direttamente la nuvola di punti.Inoltre, si sono elaborate restituzioni foto-realistiche e animazioni 3D ai fini delladocumentazione multimediale, con l'illustrazione dei dati del lavoro svolto, alloscopo di predisporre uno strumento aggiuntivo, utile a chiunque abbia la necessitàd'interagire con il manufatto svincolato dal contesto.Con gli sviluppi possibili si possono realizzare rapidamente attraverso la model-lazione CAD 3D le porzioni di manufatto mancanti o fortemente degradate,replicare le stesse o il tutto mediante l'utilizzo di macchine utensili a controllonumerico multiasse, ricostruire per intero prototipi concettuali e ipotesi di studiodeducibili da pochi dati CAD 3D.

D.M.

122 LAURA CHINELLATO, MARIA TERESA COSTANTJNI, DAVIDE MANZATO

Volume mmc 64013316*Profondità [z] mm 84.6"Altezza [y] mm 903.9Larghezza [x] mm 867.8Area sup. rii. mmq 1022804Peso Sp. (vai. tab. 2.521 Kg/mc")Peso proprio Kg 161.3 ca.Prof. max bassorilievo rnm 20.3

[l]Z=1.0mm(Z=O.Omm)[ll]Z=6.25mm[l!l]Z=12.50rnrn[IV]Z=18.75mm

"valori indicativi

TAV . 1. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis, bassorilievo raffigurante l'Adorazione dei Magi. La resti-tuzione foto-realistica dell'ara è ottenuta per mezzo delle immagini digitali acquisite durante le operazioni elirilievo. Al di sotto, arretrando il riferimento assoluto planare secondo gradienti prestabiliti lungo l'asse delle[z], costruito sulle porzioni più elevate, la lastra emerge fino ad indicare i punti di massima profondità delbassorilievo. A fianco sono precisati i parametri dimensionali della lastra e la stima del peso proprio.

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHE 123E LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

Volume rnmc 66939230*Profondità [z] mm 86.2"Altezza [y] rnm 903.0Larghezza [x] mm 883.1Areasup. rii. mmq1031171Peso Sp. (vai. tab. 2.521 Kg/mc*}Peso proprio Kg 168,7 ca.Prof. max bassorilievo rnm 20.8

[l]Z=1.3mm(Z=O.Omm)[ll]Z=6.25mrn[III] z= 12.50 mm[IV] Z= 18.75 mm

"valori indicativi

TAV. 2. Cividalc, Museo Cristiano. Altare di Ratchis, bassorilievo raffigurante la Visitatone. La restitu-zione foto-realistica dell'ara è ottenuta per mezzo delle immagini digitali acquisite durante le operazionidi rilievo. Al di sotto, arretrando il riferimento assoluto planare secondo gradienti prestabiliti lungo l'assedelle [z]. costruito sulle porzioni più elevate, la lastra emerge fino ad indicare i punti di massima profonditàdel bassorilievo. A fianco sono precisati i parametri dimensionali della lastra e la stima del peso proprio.

124 LAURA CHINELLATO, MARIA TERESA COSTANTINI, DAVIDE MANZATO

Volume mmc 76883715"Profondità [z] rnm 69.7*Altezza [y] mm 837.4Larghezza [x] mm 1339.3

Area sup. rii. mrnq 1370881Peso Sp. (vai. tab. 2.521 Kg/mc"Peso proprio Kg 193.8 ca.Prof. max bassorilievo mm 18.9

[l]Z=1.3mm(Z=O.Omm)[ll]Z=6.25mm y[III] Z= 12.50 mm z[rV]Z=18.75mm

•valori indicativi

TAV. 3. Cividale. Museo Cristiano. Altare di Ratchis, bassorilievo raffigurante la lastra posteriore dell'ara. Larestituzione foto-realistica dell'ara è ottenuta per mezzo delle immagini digitali acquisite durante le operazionidi rilievo. Al di sotto, arretrando il riferimento assoluto planare secondo gradienti prestabiliti lungo l'asse delle[zi, costruito sulle porzioni più elevate, la lastra emerge fino ad indicare i punti di massima profondila deibassorilievo. A fianco sono precisati i parametri dimensionali della lastra e la stima del peso proprio.

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHEE LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

125

_'. 'j"^' . _' "j" '... . • *VT ' .".r-*'

.jv

Volume mmc 107133840*Profondità [z] mm 82.4*Altezza [y] m m 900.3Larghezza [x] rnm 1443.6

Area sup. rii. mmq1758440Peso Sp. (vai- tab. 2.521 Kg/mc*)Peso proprio Kg 270.0 ca.Prof. max bassorilievo mrn 22.0

[l]Z=1.3mm (Z=0.0mm)[II] Z= 6.25 rnm[MI] Z= 12.50 mm[IV]Z=18.75mm

"valori indicativi

TAV. 4. Cividale. Museo Cristiano. Altare di Ratchis, bassorilievo raffigurante la Maiestas Domini. La resti-tuzione foto-realistica dell'ara è ottenuta per mezzo delle immagini digitali acquisite durante le operazioni dirilievo. Al di sotto, arretrando il riferimento assoluto planare secondo gradienti prestabiliti lungo Tasse delle|z|, costruito sulle porzioni più elevate, la lastra emerge fino ad indicare i punti di massima profondità delbassorilievo. A fianco sono precisati i parametri dimensionali della lastra e la stima del peso proprio.

126 LAURA CHINELLATO, MARIA TERESA COSTANTINI, DAVIDE MANZATO

FlG. 11-12. Civìdale, Museo Cristiano. Altare dì Ratchis;. prospetto frontale dell'altare. Disegno hidinien-

bionale derivato dal modello digitale 3D.

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHE 127E LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

FIG. 13. Cividale, Museo Cristiano. Altare di Ratchis. prospetto frontale dell'altare. Disegno hidimensio-nale derivato dal modello digitale 3D.

128 LAURA CHINELLATO, MARIA TERESA COSTANTINI, DAVIDE MANZATO

FIG. 14. Cividale. Museo Cristiano. Altare dì Ratchis, prospetto frontale dell'altare. Disegno bìdimensio-nale derivato dal modello digitale 3D.

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHE 129E LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

NOTE

1 Cesare Brandi (1906— 1988), critico e storico dell'arte, fondatore e direttore dell'Istituto Centrale delRestauro, è considerato una delle voci più autorevoli del moderno concetto di tutela delle opere d'artein Italia. Già negli anni Quaranta egli propose un approccio conservativo filologico e scientifico voltoa superare l'ottocentesca prassi basata sul rifacimento dell'opera. Per un'esaustiva esposizione dei suoiprecetti teorici si rinvia a BRANDI 1963.

2 Riguardo rinterdisciplinarietà nel campo della tutela si rimanda a quanto proposto da MORA et alii1977.

3 Come indicato nell'epigrafe scolpita sul bordo superiore dell'altare, esso stava in origine in unachiesa cividalese dedicata a san Giovanni. Per un approfondimento degli aspetti storico e iconograficidell'opera si rinvia a CHINELLATO 2004.

4 Mons. Guido Genero è arciprete della Parrocchia di Santa Maria Assunta proprietaria dell'altare diRate hi s.

5 II finanziamento della Regione è stato erogato tramite la Legge Regionale 60/76, art. 49. Per lapianificazione dell'intervento conservativo è stato interpellato anche Isidoro Castello, capo tecnicorestauratore del settore lapideo dell'Opificio delle Pietre Dure.

6 II preoccupante stato di conservazione fu denunciato al LXXVIII Convegno Annuale di Studio,promosso dalla Deputazione di Storia patria per il Friuli e tenutosi a Cividale dei Friuli, l'8 ottobre2005.

7 Cfr. CHINELLATO, COSTANTINI 2005.8 La documentazione tramite il rilevamento metrico con Scanner 3D è stata commissionata e finanziata

dalla Soprintendenza per i BSAE del Friuli Venezia Giulia.9 Tesi di laurea discussa da Laura Chinellato nel luglio 2004, presso la facoltà di Conservazione dei Beni

Culturali di Udine, relatore prof. Valentino Pace: cfr. CHINELLATO 2003-2004.10 Riguardo il culto di santa Massima instaurato sull'altare di Ratchis ed il suo occultamento con parapetti

barocchi si rinvia a CHINELLATO 2004. Per l'occultamento con parapetti lignei vedi anche Lettera dell'I.R.Accademia Veneta, del 15 ottobre 1860, alla Spettabile Comunale Rappresentanza della città di Cividale,firmata da L. Ferrari, A.A.Tagliapietra, G. Blanchini; sta negli archivi del Comune di Cividale. cartolario"Locale ex Monastero di Santa Maria in Valle"; inoltre si veda GIUSSANI 1860, p. 348.

11 CECCHELLI 1918.12 Le ipotesi proposte dai vari studiosi concordano sulla provenienza da una chiesa dedicata a san

Giovanni Battista ( vedi supra nota 3). Tuttavia, l'individuazione del sito originario varia dal Tempiettolongobardo, alla chiesa di San Giovanni in Valle, all'antico Battistero del Duomo. La collocazionenella chiesa di San Martino non sembra originaria e forse i segni dello smontaggio completo dellelastre potrebbero confermare un radicale intervento di spostamento. L'ipotesi della provenienza dalTempietto è la meno plausibile poiché è più logico pensare ad uno spostamento per una modifica o peril disuso del sito originario. Ad esempio, anche l'attuale collocazione all'interno del Duomo è avvenutaper ragioni di sicurezza e per una migliore conservazione del manufatto. Per quest'ultimo spostamentosi rinvia alla Lettera del 5 gennaio 1943 del R. Ispettore On. Marioni alla R. Soprintendenza aiMonumenti e Gallerie di Trieste, n... (non leggibile), posiz. 6 bis. in AM Ib. 22, fase. 1.

13 CECCHELLI 1920, riporta la notizia di una serie di calchi effettuati dagli Austriaci nel 1918. Calchinon autorizzati sono stati eseguiti ancora negli anni '90 del secolo scorso, in occasione della mostrasui Longobardi, e testimoniano il perdurante pregiudizio estetico nei confronti della policromia in unperiodo in cui almeno doveva prevalere il senso profondo della responsabilità della conservazione.

14 Le cospicue tracce di cloro individuate dalle analisi cromatografiche qualitative e quantitativesono da ricondurre ad un inquinamento diretto apportato da lavaggi con ipoclorito di sodio, prassifrequentemente adottata dalle maestranze edilizie per la pulitura della pietra. Tale solvente può esserestato applicato in occasione di una delle campagne di calco per la rimozione dei residui di paste edistaccanti. L'effetto chimico-fisico sulla policromia è estremamente dannoso: tali solventi ossidano ealterano lamine metalliche e pigmenti a base di rame; aggrediscono gli oli e le sostanze proteìche chefungono da medium degli impasti policromi; indeboliscono la microstruttura della matrice carbonatica;sono fortemente igroscopici e incidono in modo pesante sulle dinamiche di cristallizzazione esolubilizzazione degli altri sali inquinanti.

15 Per il rinnovato allestimento del Museo del DUUITKJ, Tura e stata nuovamente spostala u iiptsitu.

All'interno è stata rinvenuta una bottiglia di plastica che custodiva laconiche indicazioni della posizione

130 LAURA CHINELLATO, MARIA TERESA COSTANTINI, DAVIDE MANZATO

delle arpe metalliche di ancoraggio delle lastre. La documentazione fotografica del foglio di istruzionidel montaggio dell'ara, riporta il nome della ditta csecutrice, ma non la precisa data dell'intervento chesi può presumibilmente far risalire al 1946: prima dell'inaugurazione del Museo (6 gennaio 1947) edopo il 1945, anno in cui l'allora Ispettore onorario ai Monumenti Giuseppe Marioni concordò con laSoprintendenza ai Monumenti e Gallerie di Udine la musealizzazione dell'ara (cfr. RIEPPI 1953, pp. 3-4;Lettera del 12 luglio 1945 dell'Ispettore on. ai Monumenti Giuseppe Marioni alla Soprintendenza aiMonumenti e Gallerie di Udine, avente come oggetto "Sistemazione del battistero di Callista e dell'altaredi Ratchis1', in AM I b. 22, fase. 1; lettera del 15 luglio 1945 dell'Ispettore on. ai Monumenti GiuseppeMarioni alla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie di Udine, n. 2152, 6 bis, in AM I b. 22, fase. 1).

16 La struttura di riassemblaggio risulta non idonea alla corretta conservazione del manufatto a causa deimateriali impiegati (mattoni e malta cementizia). Non è stato possibile visionare direttamente l'internoné effettuare le indagini tecnico-scientifiche o studiare i segni di lavorazione ed eventuali tracce diprecedenti sistemi di ancoraggio.

17 L'uso del microscopio è stato limitato alle fasi di restauro (microscopio stereoscopico Horus, testatatrinoculare, girevole a 360° con inclinazione a 45°, obiettivo parafocale acromatico di tipo zoom adincremento continuo 6,7-4,5, lOx, oculari WF 10x/22mm ). Per la campagna di studio preliminare sonostate stati usati ingrandimenti da5x-10x con l'uso di lenti e pinacoscopio a seconda dell'ampiezza delcampo visivo e della variazione di piani del rilievo lapideo.

18 Da questo punto in poi. il testo si basa sulla relazione tecnica redatta dalla collega restauratrice BrunaGiuressi che ha condotto e diretto tutte le fasi del restauro. Alcune immagini del presente contributosono state attinte dalla relazione della stessa e dalla campagna fotografica attuata da Luca Laureati

19 Gli schizzi di calce e cemento sono riconducìbili all'esecuzione del muretto di rialzo allestito per laprecedente collocazione museale; tuttavìa, sulla lastra dell'Adorazione dei Magi, queste imbrattatureoccupano la quasi totalità della superficie e non sono spiegabili con la sola incuria nella realizzazionedella struttura di esposizione.

20 Lettera datata 6 dicembre 1942 del R. Ispettore On. Marioni alla R. Soprintendenza ai Monumenti eGallerie di Trieste, n. 1814,posiz. 6 bis; in AM I b. 22, fase. 1.

21 L'analisi petrografia è stata condotta dal geologo Alessandro Princivalle. Le cave di Aurisina erano nelsecolo Vili ancora operative e ciò è testimoniato anche dalla presenza in regione di coevi reperti lapideialtomedìevali, custoditi nel Lapidario abbaziale di Sesto al Reghena (cfr. COMORETTO 2004, p. 53).

22 I solfati sono riconducibilì alla mobilitazione di gesso dagli scialbi biancastri o dai residui deivecchi calchi e dalla presenza delle malte cementizie della struttura di sostegno; i nitrati sono dovutiprobabilmente dall'alterazione dei collanti proteicì, utilizzati come leganti degli strati pittorici; Ìcloruri, invece, potrebbero derivare da interventi di pulitura molto aggressivi con sostanze a base didoro (ipocloriti).

23 La metodologia della ricostruzione cromatica è piuttosto elaborata e si avvale prima di tutto dellostudio della sequenza stratigrafica osservata in sezione lucida. Gli elementi raccolti sono staticonfrontati e interpretati con la tecnica di esecuzione descritta negli antichi trattati tecnici e colrepertorio iconografico coevo. Tramite il programma Adobe Photoshop CS sono stati proposti tutti ilivelli cromatici in successione (preparazione di fondo, basi-colore, velature) per ottenere la campituracromatica visibile in superficie. Le porzioni prive di finltura sono state lasciate all'ultimo livello dicromia visibile. Le tonalità delle paste vitree sono state dedotte da un uso iconografico ricorrente inaltre raffigurazioni analoghe. Si tratta quindi di una proposta di ricostruzione ancora in fase di studio eche stiamo elaborando insieme al grafico Tiziano Paganini.

24 CREMONESI, 2000; CREMONESI, 2005. Il test di solubilità è una variante del test di Feller. I solventi sonoligroina, acetone ed ctanolo.

25 A seguito dei risultati delle prove di pulitura si è stabilito che la rimozione dei depositi di sporco epolvere poteva essere eseguita con una miscela a base di acqua deionizzata e Tween 20 al 5 %. Talesoluzione, applicata su carta giapponese e lasciata agire dai 10 ai 15 minuti, ha portato alla rimozionedel materiale di deposito nel rispetto della policromia. La rimozione definitiva delle sostanze filmogenee della paraffina è stata ottenuta applicando un impacco a base di ligroina e acetone (LA7 = 30:70) inacido polìacrilìco (Carbopol); l'impacco è stato applicato alla superficie interponendo un foglio di cartagiapponese per il tempo necessario a far rigonfiare l'olio siliconico e la paraffina (circa 30 minuti) erisciacquato con ligroina.

26 In queste aree, si è insistito «on impacchi eli arhocel e sepiolite (1 ;1) supportanti ammonio hitsirtnintii..

al 10 % su carta giapponese per 30 minuti; le zone trattate sono state risciacquate con acqua distillata.I residui biancastri di gesso e colla sono stati rimossi con impacchi a base di resine anìoniche in

L'ALTARE DI RATCHIS: IL RESTAURO, LE INDAGINI SCIENTIFICHE 131E LE ACQUISIZIONI TRIDIMENSIONALI

soluzione acquosa su carta giapponese. Le resine scambiatoci di ioni anioniche, ad azione basica, sonoutilizzate per i trattamenti di pulitura chimica desolfatante. Hanno azione desolfatante superficiale efunzionano in presenza di acqua. Sono formate da: stirene DVB copolimero (70%), da copolimeroacrilico (30%) e da animine terziarie e quaternarie.

27 Per l'estrazione dei sali solubili sono stati applicati tre cicli di impacchi di Arboceil 200 (polpa dicarta) e acqua deionizzata su una protezione di carta giapponese, con un risciacquo finale con acquadistillata.

28 Microemulsione acrilica M40 (Phase) diluita al 20% in acqua distillata; gli eccessi di resina sono statirimossi con acqua ed alcool.

29 Sono stati impiegati pigmenti all'acquarello con la tecnica del tratteggio anche per gli abbassamenti ditono per limitare al massimo la sovrammissione di materiale estraneo all'opera.

30 A titolo d'esempio, per le applicazioni topografiche e per un'introduzione alla bibliografia si vedaSGRKNZAROLI, VASSENA 2007, pp.l 1-60.

31 A fronte di una vastissima bibliografia attinente a questi aspetti, agevolmente reperibile su numerosisiti Web, pare superfluo una compilazione al riguardo. Tuttavia, per un'introduzione all'argomento dicarattere divulgativo si veda CAMPARI 2001; B I A N C H I N I 2001; inoltre, MANZATO 2002; DE Fusco 2003;PERIPIMENO 2007.

32 II reverse engineering è l'insieme di tutte le tecnologie e attività che, partendo da un ben definitooggetto, ne studiano e identificano i principi, le leggi, le idee ed i sistemi ingegneristici che ne hannopermesso la realizzazione. Esso è solitamente intrapreso allo scopo di riprodurre l'oggetto oppure dipermetterne una variante, un miglioramento o perfezionamento.

33 Cfr., FRANK 2008, PAG. 21-22; FRANK 2008, PI'. 53 - 55; HEMM-HEERKNER 2007.34 Rivolgo un sentito ringraziamento a Ivano Ambrosini, titolare dell'azienda UNOCAD (HYPERLINK).

L'Azienda vicentina si occupa di tecnologia informatica, la più sofisticata per la progettazione ela produzione meccanica. Da oltre venti anni punto di riferimento per V informatìon lecno/ogy nelTriveneto, si pone ora tra le prime dieci aziende più prestigiose in Italia. Tra le esperienze significativesono da menzionare il restauro (2003) del modello in gesso, conservato nella Gipsoteca di Possagno,per la statua di Paolina Bcmaparte come Venere vincitrice di Antonio Canova conservata nella GalleriaBorghese in Roma; inoltre, la copia laser dell' "Efebo di Mozia", col patrocinio della Regione Sicilianae l'Università di Roma la Sapienza, nella mostra del Museo dell'Arte Classica (2004).

35 La geometria NURBS permette di realizzare i modelli 3D mediante forme geometriche e formelibere. Esse possono rappresentare sia oggetti geometrici standard come linee, cerchi, ellissi ecc., siageometrie complesse. I modellatori di geometrie NURBS conoscono l'affinità operativa che lega curvea superfici poiché queste si comportano in modo analogo,come analoghe sono le caratteristiche. Perlecurve: grado (degreé), punti di controllo (contraipoints),rtod\i stima (evaluationride). L'argomento è consultarle in diversi libri di testo e in modo dettagliato in molti siti Web dedicatialla modellazione numerica.

FONTI ARCHIVISTICHE

Archivio del Museo AM/I,b. 22, fase. 1.di Cividale del Friuli

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CHINELLATO 2004

CHINELLATO, COSTANTINI 2005

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CREMONESI 2005DE Fusco 2003

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FRANK 2008

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RiassuntoII contributo presenta gli aspetti più significativi del recente intervento conservativo dell'altare diRatchis, curato della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia ed avviato durante il riallestimentodel Museo Cristiano di Cividale. L'eccezionaiità tecnica del manufatto lapideo ha comportato lapianificazione di un restauro non standardizzato e privo di precedenti nel campo della tutela conclusosinell'aprile 2008. Durante le fasi di documentazione è stato messo in opera di un rilevamento metricocon Scanner 3D che per le strumentazioni impiegate rappresenta un primato nel settore dei beniculturali in Italia.