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1 Riccardo Venturini Lebenswelt e forme di vita. Contributi critici della sociologia cognitiva alla metodologia delle scienze sociali In questo lavoro, cercherò di evidenziare alcune connessioni tra il pensiero di Ludwig Wittgenstein e le elaborazioni critiche alla metodologia delle scienze sociali di Aaron V. Cicourel. I principali nessi tra i due autori riguardano il tema della comprensione dei ragionamenti quotidiani. Secondo Cicourel, comprendere significa attribuire un significato, partendo dall’i nterpretazione di una serie di elementi organici alla prassi sociale. L’autore parla di veicoli e di modalità contestuali, di costituzione intersoggettiva dei significati. Il mio intento è di esplicitare le similitudini tra le idee di linguaggio, forma di vita e gioco linguistico di Wittgenstein e le idee di pratiche procedurali e di validità ecologica di Cicourel. Cercherò di sviluppare le connessioni tra i due autori a partire dal tema sociologico più generale dell’interpretazione dei dati e dei criteri i mpiegati dal sociologo per garantirne il corretto impiego. Ritengo che la relazione tra empiria e teoria in sociologia possa essere proficuamente discussa sullo sfondo del paradosso scettico del seguire una regola, posto da Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche. Dice il filosofo austriaco: Il nostro paradosso era questo: una regola non può determinare alcun modo di agire, poiché qualsiasi modo di agire può essere messo d’accordo con la regola. La risposta è stata: se può essere messo d’accordo con la re gola potrà anche essere messo in contraddizione con essa. Qui non esistono, pertanto, né concordanza né contraddizione 1 . Secondo Wittgenstein, chi segue la regola non dà interpretazioni, poiché interpretare significa sostituire una espressione con un’altra. Interpretare vuol dire cambiare un segno con un altro segno e produrre una rottura di quella “relazione interna” che costituisce il nesso di senso tra regola e sua applicazione. Interpretare, quindi, vuol dire non tenere nella giusta considerazione la prassi interna alla forma di vita tipica di un gioco linguistico. Tra gli effetti deleteri della separazione interpretativa, vi è il regresso infinito delle attribuzioni di senso: a un’interpretazione se ne può sempre aggiungere un’altra, adducendo ragioni che possono essere messe d’accordo con l’interpretazione precedente, dando luogo a una catena infinita. La soluzione del filosofo austriaco è che la comprensione corretta di una regola implica l’affidamento a una sorta di famigliarità immediata derivante d alla certezza del suo uso. Questa certezza, a sua volta, presuppone l’assenza di una scelta tra alternative possibili, si basa su un uso “primitivo”: la regola viene seguita in maniera “cieca”. Dice Wittgenstein: 217. “In che modo posso seguire una regola?” – se questa non è una domanda riguardante le cause, è una richiesta di giustificare il fatto che, seguendo la regola, agisco così. Quando ho esaurito le giustificazioni, arrivo allo strato di roccia, e la mia vanga si piega. Allora sono disposto a dire: “Ecco, agisco proprio così”. (Ricorda che, a volte, richiediamo definizioni, non per il loro contenuto, ma per la forma della definizione. La nostra è una richiesta architettonica; la definizione è come un finto cornicione che non sorregge nulla.). 218. Di dove proviene l’idea secondo cui l’inizio della successione sarebbe un tratto visibile di un binario che si prolunga, invisibilmente, all’infinito? Ebbene, in luogo della regola potremmo rappresentarci binari. E all’applicazione illimitata della regola corrispondono binari infinitamente lunghi. 219. “I passi sono già tutti compiuti” significa: non ho più alcuna scelta. Una volta marcata con un determinato significato, la regola traccia la linea della sua propria osservanza attraverso l’intiero spazio. -- Ma di che aiuto mi sarebbe una cosa del genere, se accadesse effettivamente? No; la mia descrizione aveva senso solo 1 L. Wittgenstein 1953, trad. it. Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino, 1967, par. 201, p. 108.

Lebenswelt e forme di vita. La lettura wittgensteiniana di Cicourel, in Wittgenstein e il pensiero sociologico (a cura di L. Muzzetto), Edizioni Ets, Pisa, 2014

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Riccardo Venturini

Lebenswelt e forme di vita. Contributi critici della sociologiacognitiva alla metodologia delle scienze sociali

In questo lavoro, cercherò di evidenziare alcune connessioni tra il pensiero di Ludwig Wittgensteine le elaborazioni critiche alla metodologia delle scienze sociali di Aaron V. Cicourel. I principali nessitra i due autori riguardano il tema della comprensione dei ragionamenti quotidiani.

Secondo Cicourel, comprendere significa attribuire un significato, partendo dall’interpretazione diuna serie di elementi organici alla prassi sociale. L’autore parla di veicoli e di modalità contestuali, dicostituzione intersoggettiva dei significati. Il mio intento è di esplicitare le similitudini tra le idee dilinguaggio, forma di vita e gioco linguistico di Wittgenstein e le idee di pratiche procedurali e divalidità ecologica di Cicourel.

Cercherò di sviluppare le connessioni tra i due autori a partire dal tema sociologico più generaledell’interpretazione dei dati e dei criteri impiegati dal sociologo per garantirne il corretto impiego.Ritengo che la relazione tra empiria e teoria in sociologia possa essere proficuamente discussa sullosfondo del paradosso scettico del seguire una regola, posto da Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche.Dice il filosofo austriaco:

Il nostro paradosso era questo: una regola non può determinare alcun modo di agire, poiché qualsiasi modo diagire può essere messo d’accordo con la regola. La risposta è stata: se può essere messo d’accordo con la regolapotrà anche essere messo in contraddizione con essa. Qui non esistono, pertanto, né concordanza nécontraddizione1.

Secondo Wittgenstein, chi segue la regola non dà interpretazioni, poiché interpretare significasostituire una espressione con un’altra. Interpretare vuol dire cambiare un segno con un altro segno eprodurre una rottura di quella “relazione interna” che costituisce il nesso di senso tra regola e suaapplicazione. Interpretare, quindi, vuol dire non tenere nella giusta considerazione la prassi interna allaforma di vita tipica di un gioco linguistico. Tra gli effetti deleteri della separazione interpretativa, vi èil regresso infinito delle attribuzioni di senso: a un’interpretazione se ne può sempre aggiungereun’altra, adducendo ragioni che possono essere messe d’accordo con l’interpretazione precedente,dando luogo a una catena infinita. La soluzione del filosofo austriaco è che la comprensione corretta diuna regola implica l’affidamento a una sorta di famigliarità immediata derivante dalla certezza del suouso. Questa certezza, a sua volta, presuppone l’assenza di una scelta tra alternative possibili, si basa suun uso “primitivo”: la regola viene seguita in maniera “cieca”. Dice Wittgenstein:

217. “In che modo posso seguire una regola?” – se questa non è una domanda riguardante le cause, è unarichiesta di giustificare il fatto che, seguendo la regola, agisco così. Quando ho esaurito le giustificazioni, arrivoallo strato di roccia, e la mia vanga si piega. Allora sono disposto a dire: “Ecco, agisco proprio così”. (Ricordache, a volte, richiediamo definizioni, non per il loro contenuto, ma per la forma della definizione. La nostra è unarichiesta architettonica; la definizione è come un finto cornicione che non sorregge nulla.).

218. Di dove proviene l’idea secondo cui l’inizio della successione sarebbe un tratto visibile di un binario chesi prolunga, invisibilmente, all’infinito? Ebbene, in luogo della regola potremmo rappresentarci binari.

E all’applicazione illimitata della regola corrispondono binari infinitamente lunghi.219. “I passi sono già tutti compiuti” significa: non ho più alcuna scelta. Una volta marcata con un

determinato significato, la regola traccia la linea della sua propria osservanza attraverso l’intiero spazio. -- Ma diche aiuto mi sarebbe una cosa del genere, se accadesse effettivamente? No; la mia descrizione aveva senso solo

1 L. Wittgenstein 1953, trad. it. Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino, 1967, par. 201, p. 108.

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se era da intendere simbolicamente. – La cosa mi si presenta così – dovrei dire. Quando seguo la regola nonscelgo. Seguo la regola ciecamente

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Che cosa voglia dire seguire la regola in maniera “cieca”, però, è tutt’altro che pacifico. Se è vero,per alcuni, che la prassi “cieca” del seguire la regola, in modo non concettuale sulla base di una“relazione interna”, sta alla base di una forma di vita e costituisce la soluzione del dilemma scettico,per altri, è anche vero che la nozione di “relazione interna” è alquanto problematica. Per usare lemetafore di Wittgenstein, in assenza di una definizione esplicita questa “relazione interna” è untermine vuoto simile a quel “cornicione” che non regge alcun“edificio”. Gli scontri tra gli interpreti diWittgenstein vertono, tra gli altri, proprio sul significato di “relazione interna”3.

Cicourel non ha affrontato direttamente, da filosofo, il problema wittgensteiniano della regola, malo tratta indirettamente, da sociologo, prendendo a prestito i termini dei ragionamenti wittgensteiniani.Il pensiero di Wittgenstein viene elaborato come uno sfondo dal quale è possibile ampliare il dibattitosul metodo nelle scienze sociali. In questo senso, nelle scienze sociali, il dilemma scettico non sembraeludibile4. L’interpretazione è un processo inevitabile perché l’attribuzione di senso – per esempio alcomportamento degli individui o ai dati – implica sempre una mediazione5. Questo sia che si parli dicomprensione dei ragionamenti di senso comune sia di criteri metodologici impiegati per fare ricercasociale.

Cercherò di mettere in luce alcuni aspetti significativi, che Cicourel riprende dalla filosofia diWittgenstein, della riflessione sul problema della mediazione concettuale messa in attodall’osservatore scientifico.

Il primo aspetto riguarda la propensione dei due pensatori ad affrontare i problemi al di fuori delleconcezioni normative. Wittgenstein fa parte di quel filone di teorici che hanno proposto modi diaffrontare i problemi filosofici in modo tale da aprire la strada, nelle scienze sociali, a impostazionidiverse rispetto a quelle rigidamente ancorate ai metodi positivistici. Il punto nevralgico è la necessitàdel passaggio dalla “teoria della verità come corrispondenza” alla “teoria della verità comeasseribilità” o “congruenza”. Richiamandosi sia a Wittgenstein sia ad altri autori6, Cicourel parla dellanecessità, nelle scienze sociali, di rendere centrali le modalità procedurali attraverso cui gli attoriattribuiscono un senso a un fenomeno. L’attribuzione di senso del sociologo americano ha la stessavalenza del “seguire la regola” del filosofo austriaco. Cicourel rende prioritaria l’esplicitazione sia deiprocessi di “adeguazione”7 tra ambiti di senso sia delle componenti delle grammatiche che presiedonoil gioco linguistico della comprensione, assumendo, come aspetto metodologicamente centrale, laradicale contestualità dei significati.

Il secondo aspetto è centrato sull’importanza che i due autori attribuiscono all’uso del linguaggionella strutturazione dei significati. Secondo Wittgenstein, il linguaggio viene usato in circostanze eoccasioni specifiche, vale a dire entro forme di vita e attraverso giochi linguistici. Il linguaggio creastrutture di senso esplicite e implicite su cui si snodano i significati. Secondo Cicourel, le strutturelinguistiche dovrebbero essere analizzate sottoforma di “pratiche procedurali” e sulla base di criteri di“validità ecologica”.

2 Ivi, parr. 217, 218, 219, pp. 113-114.3 Lo scontro per esempio è tra wittgensteiniani “esternalisti-interpretativisti” (Kripke e Bloor) e “internalisti-

antiinterpretativisti” (Baker e Hacker, McDowell, Savigny e Lynch), tra “comunitaristi” (Collins, Kripke, Savigny, Williams,Winch e, in parte, Brandom e McDowell) e “individualisti” (Baker e Hacker, Fumerton, McGinn e, sempre in parte,Brandom), per citarne alcuni.

4 Si potrebbe definire Ciourel un “interpretativista empirico”. “Interpretativista”, perché, come vedremo, il significatoimplica sempre una separazione riflessiva mediata da concetti intesi come tipizzazioni sociali; “empirico”, perchél’adeguatezza dei significati va valutata nel contesto empirico e relazionale delle pratiche procedurali degli attori oggetto diindagine.

5 Occorre sottolineare come il merito di Cicourel sia proprio quello di aver posto, in ambito metodologico, l’attenzionesulla natura radicalmente sociale di tale mediazione.

6 Nello specifico, Cicourel si rifà ad Alfred Schutz, alla prima etnometodologia di Garfinkel, a Chomsky e ai lavoriempirici di Goffman, tra gli altri.

7 Cicourel si colloca entro il “postulato dell’adeguatezza” di Alfred Schutz e parla di processo di adeguamento tralinguaggio sociologico e linguaggio ordinario come base per la comprensione del senso dell’azione.

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1. Oggettività, verità e condizioni, cattivi funzionamenti dei giochi

Cicourel ritiene che la comprensione delle strutture di senso del mondo della vita quotidiana sia ilpunto di partenza per affrontare i problemi della ricerca sociale. Spesso, infatti, i sociologi fannoricerca senza la consapevolezza dei significati di cui è costituita la “realtà sociale” che indagano. Aquesto proposito Wittgenstein parla di “cattivi funzionamenti” dei giochi linguistici. Dice von Wright:

La concezione di Wittgenstein secondo la quale l’individuo è radicato nella realtà sociale è strettamentecollegata con la sua concezione della natura della filosofia. Le radici dei problemi filosofici si trovano nelladistorsione o nel cattivo funzionamento dei giuochi linguistici, segnale, questo, del fatto che qualcosa nonfunziona nel modo di vita degli uomini. A livello intellettuale questo cattivo funzionamento si esprime in certimodi di pensare (Denkgewohnheiten) non sani dei quali è permeato l’aspetto intellettuale della cultura di unperiodo storico8.

Cicourel traduce il tema wittgensteiniano dei “cattivi funzionamenti” dei giochi linguistici in quellometodologico dei “cattivi funzionamenti” dei modi di trattare la realtà sociale da parte delle ottichestruttural-funzionaliste9. Allo stesso modo di Wittgenstein, in filosofia, Cicourel critica, in sociologia,le concezioni che si ispirano al metodo delle scienze naturali. Queste ultime tentano di rappresentare larealtà sociale secondo un’idea di “oggettività” che non tiene conto dei processi soggettivi eintersoggettivi che costituiscono i significati10.

Secondo il sociologo americano, l’oggettività che si discute nelle scienze sociali è intrinsecamenteintersoggettiva11. L’oggettività è legata al problema della costruzione dei significati e alla prensionedelle pratiche contestuali. Nelle scienze sociali questi temi dovrebbero essere affrontati entro un’otticache dia maggior risonanza alle modalità empiriche con cui si definiscono i significati, piuttosto chesulla base di formule logiche per la fissazione di ciò che è vero o non lo è. Come per le osservazioni diWittgenstein sul linguaggio, Cicourel pone in essere un confronto tra la teoria delle “condizioni diverità” e la teoria delle “condizioni di asseribilità”12. Sono due visioni che fanno riferimento,rispettivamente, al paradigma normativo e a quello interpretativo13.

In ambito sociologico, la teoria delle “condizioni di verità” prende la forma di una corrispondenzache impregna in modo costitutivo gli strumenti della ricerca sociale. L’idea portante della teoria della“corrispondenza” è che i comportamenti possono essere ridotti, in modo non problematico, a “dati”.Questi ultimi vengono considerati delle entità esteriori e costrittive che stanno “là fuori” e, come delle“cose”, possono essere esaminati sotto il profilo della loro correttezza o scorrettezza14. Così, come

8 H. G. von Wright 1988, Wittgenstein e il suo tempo, in M. Andronico, D. Marconi, C. Penco (a cura di), CapireWittgenstein, Marinetti, Genova, p. 22.

9 La tematica più ampia delle critiche di Cicourel è quella dell’utilizzo del metodo non come un mezzo per lacomprensione dei fenomeni sociali, ma come fine in sé. Questo aspetto è tipico della ricerca standard. La conseguenza piùimmediata di quest’ottica è la confusione tra topic e resource e un tecnicismo che esclude la comprensione e i modi dicostituzione dei significati. A questo proposito, si veda H. Garfinkel. 1967, Studies in Ethnomethodology, Prentice Hall,Englewood Cliffs.

10 In questo senso, la critica di Cicourel è simile a quella “continentale” di Adorno e Horkheimer, i quali reputano dannosala tendenza, propria della ricerca sociale empirica, «a separare gli oggetti e rendere autonomo un certo apparato metodico»sulla base del presupposto dell’eliminazione del senso soggettivamente inteso. Cfr M. Horkheimer, T. W. Adorno 1956, trad.it. Lezioni di sociologia, Einaudi, Torino, 1993, p. 133. La differenza sostanziale è che se i teorici della scuola di Francofortebasano la propria critica sulle categorie del dominio, mettendo in guardia dall’uso ideologico degli strumenti di ricerca,Cicourel utilizza le categorie critiche della sociologia neoweberiana di Schutz. Quest’ultima è critica nel senso che mostra imeccanismi di base che rendono possibile la reificazione dei concetti; nello stesso tempo rende visibile i meccanismiintersoggettivi di costruzione dell’oggettività.

11 Cicourel fa propria la tesi di Schutz secondo il quale «nessuna scienza, comprese le scienze naturali, ha una oggettivitàcome carattere indipendente dalla soggettività. L’oggettività è sempre una costruzione dell’osservatore». L. Muzzetto 1997,Fenomenologia, etnometodologia. Percorsi della teoria dell’azione, Angeli, Milano, p. 132.

12 Si veda S. Kripke 1982, trad. it. Wittgenstein su Regole e Linguaggio Privato, Boringhieri, Torino, 1984, p. 62.13 Si veda a proposito l’analisi di Wilson sulle differenze metodologiche derivanti dalle ottiche relative al paradigma

normativo e a quello interpretativo. T. P. Wilson 1970, “Conception of Interaction and Form of Sociological Explanation”, inAmerican Sociological Review, vol. 35, n.4, pp. 697-710.

14 Ciò vale anche per le correnti più attuali come il neointerazionismo che si rifà alle tesi di Herbert Blumer. Nonostante

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nelle scienze naturali, il metodo è il mezzo principale per cogliere le leggi della natura, allo stessomodo, nel mondo sociale, è il cardine per cogliere questa idea presunta di verità che si sostanzia nei“dati” intesi come entità autonome. In questo modo, i metodi delle scienze sociali sostituiscono,“magicamente”, i processi di attribuzione soggettiva necessariamente sottostanti alla prensione dei“dati”. Nella visione della teoria della “corrispondenza”, la soggettività e il contesto vengonoconsiderati un problema e, nello stesso tempo, un aspetto irrilevante della ricerca.

Soggettività e contesto interpretativo sono considerati un problema, dal momento che si assume cheil metodo è tanto più scorretto quanto più i suoi criteri dipendono dalla soggettività stessa (che vieneritenuta una fonte di “distorsioni”); viceversa, il metodo è tanto più corretto quanto più i suoi criterisono indipendenti dalle interpretazioni individuali e dal contesto. Soggettività e contestointerpretativo, tuttavia, sono considerati aspetti irrilevanti della ricerca, dal momento che sipresuppone che i problemi connessi alla complessità della comprensione possano risolversi attraversola panacea dell’entrata nel contesto empirico dell’osservazione. L’osservatore diventerebbe così unasorta di deus ex machina15.

Nelle ottiche che si articolano sulla teoria della verità come corrispondenza, il metodo e il datodiventano una sorta di Golem. La conoscenza e la legittimità di un concetto sarebbero giustificatiattraverso la prensione e la manifestazione immediata del dato attraverso il metodo (il qualediventerebbe il criterio empirico della “scientificità”). Un concetto, un significato, una percezione,nonostante i mutamenti spaziali, temporali, sociali e dimensionali, verrebbero identificati come “lostesso” significato, “lo stesso” concetto e “la stessa” percezione, grazie all’assunzione di questorapporto di corrispondenza.

L’idea di corrispondenza diretta tra metodo e dato è assimilabile alla relazione diretta tra concetto eoggetto nella “filosofia della presenza” e nella teoria dell’essenza16. Entrambe queste nozioni sonooggetto di disapprovazione da parte dei wittgensteiniani.

La critica alla “filosofia della presenza” verte sulla confutazione dell’idea che il correlato oggettualedi un concetto (che si riferisce a un fatto, a un evento, a una parola, a un dato) possa essere coltoattraverso una prensione immediata. Ciò che viene criticato, quindi, è che la presenza immediata possacostituire, da sola, la fonte dell’autenticità dell’oggetto. Non posso cogliere il correlato oggettualeperché l’atto di pensiero che lo pone in essere è un processo riflessivo. Di conseguenza, quando pensoall’oggetto, questo non mi è più davanti: ciò che mi trovo davanti è il processo riflessivo, che èun’interpretazione, cioè una separazione dall’immediatezza dell’esperienza. L’immediatezza dellapresenza, che dovrebbe togliere qualsiasi adito al dubbio, in realtà si trasforma in una sorta di rincorsaa qualcosa che non c’è17. Secondo alcuni studiosi di Wittgenstein, la presenza è “presenza di un dato”,ma il dato immediato è un “mito da sfatare”18.

l’antipositivismo, in queste ottiche permane uno sfondo dualista che spesso sfocia nel realismo ingenuo: teoricamente si cercadi superare il dualismo tra mente e realtà (anche con teorie raffinate), ma di fatto si ripropone l’idea di un mondo esistente làfuori (il “carattere duro”). Si veda K. Jr. Baugh 1990, The Methodology of Herbert Blumer: Critical Interpretation andRepair, Cambridge University Press, New York.

15 Questi due aspetti sono connessi alla classica distinzione tra metodi quantitativi e qualitativi.In Method and Measurement in Sociology, Cicourel affronta i problemi della formalizzazione matematica nelle scienze

sociali, analizza il metodo dell’osservazione sul campo e i problemi legati alle relazioni dirette con l’altro. Poi analizza iproblemi metodologici connessi alle strategie di intervista, prende in esame il metodo demografico, l’analisi dei documentistorici, le tecniche sperimentali. Infine spiega come in tutti questi metodi è fondamentale il rapporto tra linguaggio,comunicazione e organizzazione dei significati. A. V. Cicourel 1964, Method and Measurement in Sociology, The Free Press,New York.

16 Questa critica è a sua volta interna alla idea di insostenibilità del linguaggio privato in Wittgenstein. Il linguaggioprivato presuppone l’idea di un mondo interno verso il quale il soggetto avrebbe un accesso privilegiato, diretto e certo. Aquesto ambito si contrapporrebbe un mondo esterno, indiretto e incerto. In questa visione, la realtà dell’ego sarebbe certa,quella dell’alter ego incerta.

17 Cimmino spiega che nel paradigma della presenza del modo di pensare platonico «la giustificazione di una conoscenza,la comprensione di un concetto e di un significato […] verrebbero volta a volta fondate […] sulla base di una presenzaimmediata che, non potendo manifestarsi diversamente da come è, toglie spazio alla dicotomia essere/apparire e al dubbioche ne consegue». L. Cimmino 1999, Wittgenstein e la critica alla normatività, in (a cura di L. Cimmino) Wittgenstein e lescienze sociali, “Studi Perugini”, Anno III, n. 7, gennaio-giugno 1999, p. 98. Questa idea di presenza porta al “mito del dato”.Ma secondo Wittgenstein non ci sono “dati originari” e soprattutto se ci fossero renderebbero problematica la conoscenza.

18 Si veda J. McDowell 1994, trad. it. Mente e mondo, Einaudi, Torino, 1999.

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La critica all’idea di essenza è il secondo aspetto “classico” della visione critica wittgensteiniana.Secondo gli studiosi di Wittgenstein, nella filosofia tradizionale la forma che assume il criterio diverità del significato consiste in una “essenza”, il genere, che sta nella profondità delle cose. L’essenzasarebbe la “vera natura”. Tramite l’essenza sarebbe possibile ricondurre il “molteplice all’uno”,sarebbe possibile stabilire la relazione di corrispondenza ultima che racchiuderebbe le molteplicipossibilità di uso dei significati di un concetto, di una parola, di un evento19. Gli interpreti diWittgenstein sostengono che l’essenza non può essere un criterio valido, perché è un meccanismooscuro che nasconde invece di chiarire20. Inoltre, la molteplicità dei termini d’uso di un concetto,come termine di paragone dell’oggetto al quale quel concetto si dovrebbe riferire, non è mai presente.Ci sono sempre, di volta in volta, casi singoli e unici, e qualsiasi forma possa prendere questa essenzaè sempre un altro termine singolo non giustificato da giustificare21.

In modo simile a Wittgenstein, Cicourel rifiuta le ottiche incentrate sulla teoria della verità come“corrispondenza” e sul “paradigma del dato”. Nelle scienze sociali il dato o il metodo, infatti, vengonointesi come una sorta di essenza che può giustificare l’oggettività e il carattere empirico di una ricerca.Cicourel parla di teoria della verità come “congruenza”22 (o dell’asseribilità), la quale ha il fine diesplicitare il dato e il metodo come dei modi di costruzione dei significati e non come delle essenze. Inquesta visione i dati vengono intesi come oggetti che vengono costituiti in funzione di molteplicimodalità di assemblaggio, che a sua volta dipendono dalle condizioni presenti nei diversi contesti diazione. Il sociologo americano parla del senso dei dati, che deve essere inteso, weberianamente, comeil senso di uniformità empiriche caratterizzate dalla “indicalità” e “riflessività”23. Un concetto non haun referente indipendente dalle conoscenze che emergono dal contesto di osservazione, ma nasce dallecircostanze costitutive, empiriche, cui si dovrebbe adeguare l’osservatore. Detto in altri termini, non siha una sola realtà alla quale approssimarsi, ma si hanno diversi contesti formati dai vari ambiti di usodel linguaggio. Questi contesti presiedono la costituzione dei significati e dei dati.

Alla stessa maniera di Wittgenstein, Cicourel ritiene che, accanto all’idea di linguaggio ostensivo, sidebba parlare anche di usi costitutivi del linguaggio. Il linguaggio è costitutivo dei significati, e deidati, nel senso che si regge su regole che sono subordinate ai giochi linguistici che le definiscono.Afferma l’autore:

il linguaggio non è in corrispondenza perfetta né con la logica formale né con i significati della vitaquotidiana. Linguaggio e “gioco” hanno delle regole, ma queste non sono regole precise nel senso di un insiemeesaustivo di possibilità, impossibilità o conseguenze determinate. [Wittgenstein] dice che noi siamo intrappolatinelle nostre regole. Ma questo significa che noi abbiamo “regole” non regole, poiché vogliamo sapere comequesto essere imprigionati e condizionati […] sia l’origine dei dati […]. Le problematiche peculiari della vita

19 Un concetto, un significato, una parola, una percezione e un evento, nonostante i mutamenti spaziali, temporali, socialie dimensionali, vengono identificati come “lo stesso” concetto, “lo stesso” significato, “la stessa” parola, “la stessa”percezione, “lo stesso” evento, grazie alla essenza. Questa sarebbe la pietra angolare, il fondamento che garantisce la soliditàdella conoscenza, che garantisce la validità del «riferire due diverse esperienze a una medesima cosa». L. Cimmino,Wittgenstein e la critica alla “normatività”, cit., p. 102.

20 Dice Wittgenstein: «C’illudiamo che ciò che è peculiare, profondo, per noi essenziale, nella nostra indagine, risieda nelfatto che essa tenta di afferrare l’essenza incomparabile del linguaggio. Cioè a dire, l’ordine che sussiste tra i concetti diproposizione, parola, deduzione, verità, esperienza ecc. Quest’ordine è un super-ordine tra potremmo dire – super-concetti.[…] La filosofia si limita, appunto, a metterci tutto davanti, e non spiega e non deduce nulla. Poiché tutto è lì in mostra, nonc’è neanche nulla da spiegare. Ciò che è nascosto non ci interessa». L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., parr. 97 e 126,pp. 62-63 e p. 70.

21 Inoltre, all’essenza si può connettere tutto e il contrario di tutto.22 Cicourel sottoscrive il passaggio da quella che Garfinkel definisce la teoria della verità come corrispondenza, di matrice

positivistico-funzionalista, alla teoria della verità come congruenza, di matrice fenomenologico-analitico quindi ad unavisione interpretativa. H. Garfinkel 1952, The Perception of the Other: A Study in Social Order, Ph.D. Dissertation, HarvardUniversity, Cambridge.

23 L’indicalità e la riflessività sono termini centrali dell’etnometodologia. Con il primo termine si intende la radicalecontestualità delle attribuzioni di senso. Con la riflessività si intende la relazione circolare, processuale ed ermeneutica, traattribuzione di senso, fenomeno e nuova attribuzione di senso del fenomeno. Si veda H. Garfinkel, Studies inEthnomethodology, cit.; L. Muzzetto, Fenomenologia, etnometodologia. Percorsi della teoria dell’azione, cit.; G. Fele 2002,Etnometodologia, Carocci, Roma; L. Ruggerone 2000, Parlare per vivere. Linguaggio ed esperienza nell’etnometodologia,Franco Angeli, Milano; B. Sena 2011, Etnometodologia e sociologia in Garfinkel. L’indicalità inevitabile, Franco Angeli,Milano.

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quotidiana non possono essere spiegate dalla logica formale o dagli assiomi di un sistema isomorfo. Il linguaggioche usiamo nella descrizione delle realtà della vita quotidiana corre sempre il rischio di ingabbiarsi con ciò chespecifichiamo. La logica delle attività quotidiane, in cui sono inseriti gli elementi sociali da studiare, deve essererelazionata alla logica della teoria dell’osservatore, in modo che i due sistemi siano distinti e anche interrelati.Wittgenstein ci dice che le trasformazioni da un sistema a un altro, il linguaggio che descrive ogni sistema presoseparatamente ed entrambi i sistemi nel loro insieme, non saranno mai perfetti. Ci può essere una congruenzagenerale ma non una corrispondenza perfetta24.

La teoria della verità come congruenza è un’ottica che cerca di esplicitare il continuo processo ditrasformazione dei significati tra i diversi ambiti di uso del linguaggio. Cicourel parla di linguaggiodella scienza e del mondo del senso comune, intendendoli come giochi linguistici che hanno logichecostitutive diverse da rendere congruenti. L’osservatore scientifico è posto, necessariamente, di frontea questo processo di traduzione, e quindi di interpretazione, dei significati.

Cicourel spiega che, di frequente, gli scienziati sociali sono imprigionati in categorie di pensierofondate su una logica, spesso formale, che non permette di comprendere in modo adeguato il senso diciò che emerge contestualmente. In senso wittgensteiniano, la logica degli strumenti metodologici edell’osservatore scientifico, da una parte, e la logica del mondo della vita quotidiana, dall’altra, sonodue giochi linguistici. Gli strumenti e le rappresentazioni formali della sociologia si strutturanogrammaticalmente su regole costitutive, che si basano su forme di vita; queste creano giochi linguisticiche non hanno una corrispondenza speculare con le regole, con le forme di vita e con i giochilinguistici propri della realtà legata al senso comune25. Le osservazioni di Wittgenstein sul linguaggiopermettono al sociologo americano di sottolineare che le trasformazioni da un ambito a un altro, messein atto da chi fa ricerca sociale, non possono essere mai corrispondenti in modo logico. Diconseguenza, ci può essere solo una congruenza generale, una “somiglianza di famiglia”26. Secondolui, questa congruenza comporta la necessità di esplicitare e di distinguere tra regole grammaticali estrutture sintattiche di un idioma, da un lato, e significati sociali empiricamente cruciali per lacomprensione dell’azione, dall’altro.

La teoria della congruenza è lo sfondo dal quale partire per evitare che la comprensione deisignificati di senso comune, da parte dell’osservatore, venga “ingabbiata” dalla logica formale deipropri strumenti di ricerca. Occorre sottolineare che Cicourel sviluppa e articola la sua analisi in modoche non avvenga il contrario. La logica di senso comune non deve pervadere quella formale dellascienza perché, in questo modo, si riprodurrebbe quell’errore della filosofia che, per Wittgenstein,consiste nel cogliere una giustificazione distinta dall’uso. Dice il filosofo austriaco:

Quanto più rigorosamente consideriamo il linguaggio effettivo, tanto più forte diventa il conflitto tra esso e lenostre esigenze. (La purezza cristallina della logica non mi si era affatto data come un risultato; eraun’esigenza.) Il conflitto diventa intollerabile; l’esigenza minaccia a questo punto di trasformarsi in qualcosa divacuo. Siamo finiti su una lastra di ghiaccio dove manca l’attrito e perciò le condizioni sono in certo senso ideali,ma appunto per questo non possiamo muoverci. Vogliamo camminare; dunque abbiamo bisogno dell’attrito27.

Così come in Wittgenstein la separazione dei significati dalla prassi, che fonda la relazione traregola e sua applicazione, conduce a insensatezza, in Cicourel la confusione tra la logica dei metodi elogica di senso comune produce un “cattivo funzionamento” nei rispettivi giochi linguistici28.

24 A. V. Cicourel, Method and Measurement in Sociology, cit., p. 186.25 Cicourel analizza il problema dell’impossibilità di una corrispondenza perfetta tra i metalinguaggi della scienza e i

significati di senso comune e pone una forte critica all’ “isomorfismo ideale” su cui spesso si basano le spiegazionisociologiche di tipo matematico. Vedi ivi, cap. I.

26 Dice Wittgenstein a proposito della relazione tra giochi linguistici: «Considera, ad esempio, i processi che chiamiamo“giuochi”. Intendo giuochi da scacchiera, giuochi di carte, giuochi di palla, gare sportive, e via discorrendo. Che cosa ècomune a tutti questi giuochi? – Non dire: “Deve esserci qualcosa di comune a tutti, altrimenti non si chiamerebbero“giuochi”” – ma guarda se ci sia qualcosa di comune a tutti. […] Non posso caratterizzare queste somiglianze meglio che conl’espressione “somiglianze di famiglia”; infatti le varie somiglianze che sussistono tra i membri di una famiglia sisovrappongono e s’incrociano nello stesso modo». L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., parr. 66, 67, pp. 46-47.

27 Ivi, par. 107, p. 65.28 Una delle conseguenze di questo “imprigionamento” metodologico in categorie inadeguate è il “paradosso della

misurazione arbitraria”. In sintesi, questo paradosso indica quella situazione nella quale il ricercatore non ritrova,

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2. Comprensione, forma di vita e giochi linguistici, pratiche e validità ecologica

Wittgenstein sostiene che l’oggettività dei significati va definita partendo dai vari ambiti di utilizzodel linguaggio29: l’azione è la base del senso. Infatti, se è vero che lui rifiuta l’idea dei significati comeentità indipendenti, concezione secondo la quale i significati possiederebbero in sé tutte le loropossibili applicazioni, è assodato che respinge l’idea che significati e regole possano essere consideratidelle illusioni30. Similmente, Cicourel nega che i dati siano entità indipendenti dal sensosoggettivamente inteso, ma non nega la loro oggettività. L’oggettività che persegue il sociologo vaintesa come esplicitazione delle modalità di comprensione dei significati: tali modalità sono di tipolinguistico.

Sia per Wittgenstein sia per Cicourel, il linguaggio è composto da una serie di segni. Le espressioniverbali ed extra verbali permettono agli individui di adeguare reciprocamente il propriocomportamento. È in questo modo che vengono seguite le regole sociali. Il padre della sociologiacognitiva parla di linguaggio di senso comune come di un veicolo imprescindibile per la comprensionee per la comunicazione dei significati. Allo stesso modo Wittgenstein dice:

Quando parlo del linguaggio (parola, proposizione, ecc.), devo parlare il linguaggio di tutti i giorni. Questolinguaggio è forse troppo grossolano, materiale, per quello che vogliamo dire? E allora, come si fa a costruirneun altro? – E com’è strano che con il nostro possiamo pur fare qualcosa!31

Secondo Cicourel, il tema del linguaggio è connesso a una serie di elementi impliciti dadecodificare, a uno sfondo di conoscenze date per scontate (taken for ganted) che ci fornisce la culturadi appartenenza. Questi ultimi aspetti vengono integrati nella filosofia wittgensteiniana: i concetti dipratiche e di linguaggio di senso comune sono intesi alla stregua di pratiche e di forme di vita, concettiquesti già teorizzati da Wittgenstein. Le pratiche di Cicourel sono la base per la comprensione deiragionamenti quotidiani e si possono comprendere articolandole secondo regole di base. Come perWittgenstein, anche per Cicourel, pratiche e regole non sono ulteriormente scomponibili, in modoriflessivo, ma vanno accettate in maniera irriflessiva, “primitiva”. La “primitiva” socialità degli esseriumani implica, infatti, una base prelinguistica32. In questo senso Wittgenstein parla di forme di vita.

Dice H. G. von Wright:

la vita degli esseri umani, e pertanto tutte le manifestazioni della cultura, sono profondamente radicate in

empiricamente, i principi che stanno alla base della costituzione delle categorie su cui si ergono gli strumenti metodologici diraccolta dei dati. Non ritrovando quella corrispondenza diretta, postulata metodologicamente, tra ambito teorico ed empirico,l’osservatore scientifico è costretto, a causa delle incompatibilità formali, a un’operazione di “ripulitura” dei dati, operazioneche esclude proprio quegli elementi costitutivi sui quali si erge la comprensione dell’oggetto della propria ricerca. A. V.Cicourel, Method and Measurement in Sociology, cit., p. 12.

29 Afferma Wittgenstein: «Ma la fondazione, la giustificazione delle prove, arrivano a un termine. – Il termine, però, nonconsiste nel fatto che certe proposizioni ci saltano immediatamente agli occhi come vere, e dunque in una specie di vedere daparte nostra, ma è il nostro agire che sta a fondamento del giuoco linguistico». L. Wittgenstein 1969, trad. it. Della Certezza,Einaudi, Torino, 1978, par. 204, p. 35.

30 Come scrive Eike von Savigny, filosofo da annoverare tra gli interpreti “comunitaristi” di Wittgenstein, il senso èoggettivo perché radicalmente intersoggettivo. «È triste – scrive Savigny – il fatto che ci siano autori che ritengonoWittgenstein uno scettico che esclude la possibilità che qualcuno […] possa attribuire un […] significato preciso». SecondoSavigny, gli usi, i costumi e le consuetudini sociali, forniscono esempi linguistici dei modi corretti dell’uso delle regole. Ilmembro di una società segue una regola perché vi è un’abitudine, socialmente istituita, da prendere come criterio al qualeadattarsi nell’interazione concreta. Di conseguenza, il significato è il risultato di un processo di adattamento agli usi che glialtri fanno del linguaggio, sulla base di un’abitudine sociale. La pietra angolare della correttezza della regola è lo sfondosociale dell’uso, già stabilito, di un segno. E. V. Savigny 1991, “Self-Conscious Individual versus Social Soul: The Rationaleof Wittgenstein's Discussion of Rule Following”, in Philosophy and Phenomenological Research, Vol. 51, No. 1 (Mar.,1991), p. 77.

31 L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., par. 120, p. 68.32 L’idea che il termine “primitivo”, nel secondo Wittgenstein, sia da associare a “prelinguistico” è un punto cardine

dell’interpretazione di David Pears. Si veda D. Pears 1995, “Wittgenstein’s naturalism”, in The Monist, vol. 78, n. 4, (1995),pp. 411-424.

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strutture fondamentali di natura sociale. Queste strutture sono ciò che Wittgenstein chiamò forme di vita(Lebensformen), e prendono corpo in ciò che egli chiamò giuochi linguistici (Sprachspiele). Costituiscono “ciòche va accettato, il dato” il fondamento, che non si può mettere in discussione, di tutto il nostro giudicare epensare33.

In Wittgenstein, dunque, il concetto di forma di vita si riferisce a un insieme di strutture “naturali-sociali”, che sono da accettare come punto di partenza dei processi di negoziazione tra i significati34.Cicourel si colloca nella stesa ottica di Wittgenstein quando parla della necessità dell’individuazionedelle strutture di base della comprensione e “co-costruzione” dei significati35.

La comprensione viene intesa come una forma di vita che poggia le basi sull’assunzione dellapossibilità di un accordo. Non è un risultato, ma una condizione della possibilità del riconoscimento, edella descrizione, del comportamento appropriato in un contesto. La comprensione è uncomportamento dotato di senso, è una pratica umana che ha il carattere della primitività36. L’autore,quindi, fa propria l’idea di Wittgenstein secondo la quale i significati di senso comune vanno compresiattraverso il loro uso procedurale, visto che sono in rapporto con i “modi primitivi dell’uso di unlinguaggio”.

La primitività della comprensione chiama in causa le strutture grammaticali, empiriche e relazionalidei processi di interazione. Attraverso queste strutture relazionali, è possibile esplicitare, secondoCicourel rendere oggettivi, i modi di attribuire un senso ai dati e alle azioni altrui. Questa attribuzioneavviene nonostante l’irreparabile contingenza della prassi. La comprensione del mondo del sensocomune è primitiva perché fa riferimento a strutture intersoggettive condivise tacitamente e date perscontate37. Wittgenstein, spiega Cicourel, è importante per i sociologi in quanto, nelle RicercheFilosofiche, mette in relazione il tema della

informazione tacita che noi utilizziamo per comprendere il linguaggio quotidiano in un contesto particolare.Una frase non viene ascoltata in un contesto isolato. L’ascoltatore fa uso del contesto e di ciò che sa circal’interlocutore, così come delle esperienze passate, della sincerità, di ciò che pensa l’altro sappia e così via.Questa informazione non diviene formalmente parte di un modello linguistico, ma è centrale nel contestodell’attribuzione di significato di produzione di una frase (De Mauro, 1967). La posizione di Wittgenstein è chela realtà non può essere ridotta a una qualche parte elementare e che il linguaggio non è una nomenclatura. L’usodel linguaggio è il cuore della comprensione della realtà […], in modo particolare, nei casi in cui convertiamo lenostre esperienze nei termini del linguaggio. Quindi, le forme linguistiche ci dotano di importanti condizionistrutturali, ma è l’uso del linguaggio nei contesti particolari che diviene la base delle descrizioni semantiche38.

33 H. G. von Wright, Wittgenstein e il suo tempo, cit., p. 22.34 La forma di vita è uno dei cardini delle riflessioni di Wittgenstein. Nella letteratura, questo concetto, come molti altri

del vocabolario wittgensteiniano, viene interpretato in vari modi diversi. Secondo Marinella Andronico, le forme di vita sonouna “seconda natura”, dei “fatti della vita da accettare”, “luoghi degli accordi” tra le azioni degli uomini. Sono entità daconsiderare, per fini analitici, come dati momentanei, atemporali e non causali. La loro primitività richiama “un che dianimale”. M. Andronico, Le forme di vita e il dato che si deve accettare, in Wittgenstein e le scienze sociali, cit., pp. 82-91.

35 Un’altra interpretazione che sviluppa in maniera esplicita il rapporto tra forme di vita e strutture del mondo della vita èquella di Srubar. L’autore rende complementari Wittgenstein e Schutz. I. Srubar 2005, The Pragmatic Theory of the Life-World as a Basis for Intercultural Comparison, in Explorations of the Life-World. Continuing Dialogues with Alfred Schütz(edited by M. Endress, G. Psathas, H. Nasu), Springer, Dordrecht, pp. 235-266. Dice a questo proposito Muzzetto: «La letturadi Srubar, secondo la quale le strutture base delle wittgensteiniane forme di vita, del rapporto tra forme del linguaggio, azionee pensiero, possono essere chiarite con la teoria schütziana del mondo della vita […]. E ciò anche se il saggio di Srubar tendea integrare le posizioni dei due autori su alcuni punti specifici, non a porre delle analogie tra le stesse». L. Muzzetto 2006, Ilsoggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, Milano, p. 101.

36 Sostiene Wittgenstein: «Si può avere un’idea della misura in cui il concetto generale di significato della parola circondail funzionamento del linguaggio di una caligine, che rende impossibile una visione chiara. – La nebbia si dissipa quandostudiamo i fenomeni del linguaggio nei modi primitivi del suo impiego, nei quali si può avere una visione chiara e completadello scopo e del funzionamento delle parole». Tra questi modi primitivi ne individua alcuni. «Il comandare, l’interrogare, ilraccontare, il chiacchierare, fanno parte della nostra storia naturale come il mangiare il bere, il giocare». L. Wittgenstein,Ricerche filosofiche, cit., parr. 5 e 25.

37 Afferma Wittgenstein: «Ora, io vorrei considerare questa sicurezza, non come qualcosa di affine all’avventatezza o allasuperficialità, ma come (una) forma di vita. […] Questo, però, vuol dire che io voglio concepirla come qualcosa che giace aldi là del giustificato e dell’ingiustificato; dunque, per cosi dire, come un che di animale». L. Wittgenstein, Della Certezza,cit., parr. 357-358, p. 57.

38 A. V. Cicourel 1980, “Language and Social Interaction: Philosophical and Empirical Issues”, in Sociological Inquiry,

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Nella visione del pensatore austriaco, le forme di vita sono uno sfondo verbale ed extraverbale diaspetti “visti ma non osservati”, che, secondo Cicourel, sta alla base dell’ordine dell’interazione. Ilsociologo sviluppa così un tema filosofico centrale dell’ultimo Wittgenstein: il fatto che alla base diuna credenza fondata c’è un’altra credenza, infondata, credenza i cui aspetti sono sempre ridefinibili39.Secondo Cicourel, quindi, dovrebbe essere fatto emergere l’ordine che permette di tematizzare, inmodo certo, quelle manifestazioni esterne percepite dall’osservatore. Le manifestazioni esterne sono isegni e i simboli che mediano le pratiche del seguire una regola e, quindi, sono anche la base dellacomprensione del senso delle azioni.

Secondo Phillips, la conoscenza tacita si riferisce al complesso «delle regole non scritte, date perscontate, che governano il nostro uso del linguaggio – ciò che noi tutti conosciamo ma non possiamodire»40. La conoscenza tacita ha una grammatica. L’idea di grammatica è organica a una serie dielementi sociali che sono irriflessivamente noti al soggetto in quanto membro di una comunità. Lagrammatica di un’espressione, spiega Phillips, è «la grande varietà di espressioni verbali in cui laparola è generalmente usata»41 perché, in effetti, rinvia, in ultima istanza, all’esperienza, guida iprocessi di interpretazione e indirizza verso determinati nuclei tematici di rilevanza possibile. In altritermini, «la grammatica governa le possibilità dell’esperienza intelligibile, e quindi limita il contenutopossibile del mondo […]. I nostri concetti e la loro grammatica stabiliscono che cosa può essereconsiderato come un esempio di questo o quel fenomeno»42. Essa limita il senso della possibilitàdell’esperienza, stabilendo dei criteri tipici di selezione degli aspetti rilevanti delle esperienze sociali.

L’idea di grammatica che sviluppa Cicourel fa perno sull’esplicitazione delle pratiche situaterinvenibili empiricamente nei rapporti diretti tra gli individui43. La sua è una grammatica delleprocedure, o pratiche di base, del mondo della vita quotidiana. Queste pratiche (o regole procedurali)sono elementi “indicali” e “riflessivi”, sono il mezzo e il risultato dell’assemblaggio costitutivo disignificati che si definiscono nei corsi delle interazioni44. Un gioco linguistico è diverso da un altroperché ha una combinazione procedurale articolata che origina, contestualmente, passo dopo passo,

50, (3-4), p. 3.39 Dice il filosofo austriaco: «A fondamento della credenza fondata sta la credenza infondata». L. Wittgenstein, Della

Certezza, cit., par. 253, p. 41.40 D. L. Phillips 1977, trad. it. Wittgenstein e la conoscenza scientifica. Un approccio sociologico, Il Mulino, Bologna,

1981, pp. 71.Phillips osserva che si possono riconoscere almeno due sensi dell’uso che Wittgenstein fa del termine grammatica. Il

primo è la grammatica di superficie, il secondo è la grammatica profonda, il ruolo che svolge in un gioco linguistico:«L’apprendimento del significato di una parola comporta l’apprendimento dell’intera grammatica che ne regola i modid’impiego. La grammatica si impara dalle situazioni, dal fare esperienza di parole e frasi in certi contesti verbali o sociali».Ibidem, p.(?)

41 Ivi, p. 72.42 Ivi, p. 74.43 Occorre sottolineare come l’interpretazione che Cicourel compie del pensiero di Wittgenstein sia simile a quella di De

Mauro, autore che il sociologo americano cita esplicitamente. Secondo De Mauro, un gioco linguistico viene individuatoattraverso le regole costitutive della sua applicazione. Queste regole sono individuabili pubblicamente. In Wittgenstein, ilpunto di partenza è l’analisi dell’uso della parola, un’analisi che non è né formale né puramente descrittiva. Il linguaggio«consiste nel produrre frasi e nell’usare forme ponendole in correlazione secondo certe regole con dati e comportamentiextralinguistici. La lingua va dunque descritta in conformità a ciò: il prius è l’analisi formale, ma intesa come baseindispensabile per l’analisi del valore semantico delle forme». T. De Mauro 1970, Introduzione alla semantica, Laterza, Bari,p. 204. Secondo De Mauro, nonostante l’aspra critica, Wittgenstein non elimina la possibilità che la nozione ostensiva dellinguaggio in contesti adeguati abbia un senso.

44 Cicourel vuole sviluppare uno dei principi centrali delle correnti etnometodologiche che Garfinkel riassume nelseguente famoso passo: «Le attività attraverso cui i membri della società producono e gestiscono situazioni di relazioniquotidiane organizzate sono identiche ai procedimenti usati dai membri per renderle “osservabili” e “spiegabili” (account-able). Il carattere “riflessivo” o “incarnato” delle pratiche di osservazione e resoconto (account) costituisce il punto crucialedi questa raccomandazione. Quando io dico “spiegabili” [...] intendo dire osservabili-e-riferibili, cioè disponibili comepratiche situate consistenti nel guardare-e-raccontare. Intendo dire che [...] costituiscono una realizzazione contingente econtinua; che sono svolte e fatte accadere come eventi nell’ambito di quelle stesse faccende quotidiane che nell’organizzareesse descrivono; che, in quelle situazioni, sono eseguite da individui i quali [...] danno per scontata la propria competenza [ilche] fornisce loro elementi particolari e distintivi relativi alla situazione in questione [...]». H. Garfinkel, Studies inEthnomethodology, cit., p. 19, trad. it. Che cos’è l’etnometodologia, in (a cura di P.P. Giglioli, A. Dal Lago)Etnometodologia, 1983, Il Mulino, Bologna, p. 55.

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significati dissimili che possono essere imputabili a pratiche inerenti forme di vita difformi. Partendodalle pratiche, è possibile esplicitare e definire alcuni criteri di comprensione delle mosse “oggettive”di un gioco linguistico45. In questo senso, le pratiche procedurali di Cicourel sono i “regoli” citati daWittgenstein46 per definire i modi comuni con cui gli individui possono accordarsi sui significati.Sono, in definitiva, i termini di confronto dentro una forma di vita, manifestazioni esterne del seguirela regola, ovvietà che si basano sulla “fede cieca” che si sta seguendo una data regola.

Wittgenstein sostiene che la filosofia non deve ricercare a tutti i costi una spiegazione47, ma conquesto non intende dire di abbandonare i tentativi di indagare la realtà48. Allo stesso modo, Cicourel,con l’idea di pratica procedurale, non vuole eliminare il concetto di “correttezza” o di “oggettività” deimetodi della ricerca sociale. Vuole ricollocare questi termini in una dimensione che tenga conto deimodi con cui i significati vengono conosciuti e veicolati: sulla base di segni presenti nei diversicontesti di uso del linguaggio quotidiano. In altri termini, attraverso le pratiche procedurali, egli vuolefare emergere le strutture primitive base degli accordi tra gli attori, che permettono,wittgensteinianamente, di padroneggiare quella tecnica che caratterizza la prassi di un giocolinguistico49. Attraverso le regole procedurali, quindi, è possibile chiarire il senso degli usi di unlinguaggio, cercando di ripercorrere i passi costitutivi del processo di addestramento50 che sta alla basedella prassi linguistica51.

Le pratiche procedurali sono “originarie” nel senso inteso da Wittgenstein. Non devono esserecomprese come regole normative, non implicano un “dover essere”, non stabiliscono dei passi daseguire. Secondo il sociologo americano52, le pratiche procedurali sono le condizioni della possibilitàdi condivisione e di comprensione del senso della struttura sociale.

45 Le pratiche vengono definite procedurali in quanto sono modalità operative, date per scontate, di organizzazione e direalizzazione intersoggettiva delle azioni dotate di senso. Dopo averne rimarcato la non esaustività, Cicourel ne elencaalcune: l) la tesi della reciprocità delle prospettive, 2) la clausola eccetera, 3) la forma normale, 4) il senso prospettivo-retrospettivo dell’accadimento, 5) la riflessività, 6) l’indicalità. A. V. Cicourel 1968, “L’acquisizione della Struttura Sociale,Verso una Sociologia Evolutiva del Linguaggio e del Significato”, in Rassegna italiana di sociologia, vol. 9, n. 2.

46 Dice Wittgenstein: «I nostri chiari e semplici giochi linguistici non sono studi preparatori per una futuraregolamentazione del linguaggio, – non sono, per così dire, prime approssimazioni nelle quali non si tiene conto dell’attrito edella resistenza dell’aria. I giuochi linguistici sono piuttosto termini di paragone, intesi a gettar luce, attraverso somiglianze edissomiglianze, sullo stato del nostro linguaggio. Soltanto così, infatti, possiamo evitare l’illegittimità o la vacuità nellenostre asserzioni: prendendo il modello per ciò che è: termine di paragone, – si potrebbe dire per un regolo – e non ideapreconcetta, cui la realtà debba corrispondere. (Il dogmatismo in cui si cade così facilmente facendo filosofia)». L.Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., parr. 130-131, pp. 70-71.

47 Dice a questo proposito il filosofo: «Il nostro errore consiste nel cercare una spiegazione dove invece dovremmo vederequesto fatto come un “fenomeno originario”. Cioè, dove invece dovremmo dire: si giuoca questo giuoco linguistico. […] Nonsi tratta di spiegare un giuoco linguistico per mezzo delle nostre esperienze, ma di prender atto di un giuoco linguistico». Ivi,parr. 654-655, p. 219.

48 Sostiene ancora Wittgenstein: «Da che cosa acquista importanza la nostra indagine, dal momento che sembra soltantodistruggere tutto ciò che è interessante, cioè grande ed importante? (Sembra distruggere, per così dire, tutti gli edifici,lasciandosi dietro soltanto rottami e calcinacci.) Ma quelli che distruggiamo sono soltanto edifici di cartapesta, edistruggendoli sgombriamo il terreno del linguaggio sul quale essi sorgevano». Ivi, par. 118, p. 68.

49 Scrive Wittgenstein: «“Così, dunque, tu dici che è la concordanza fra gli uomini a decidere che cosa è vero e che cosa èfalso!” Vero e falso è ciò che gli uomini dicono; e nel linguaggio gli uomini concordano. E questa non è una concordanzadelle opinioni, ma della forma di vita». Ivi, par. 241, p. 117.

50 L’addestramento è un concetto centrale in Wittgenstein. Infatti, il linguaggio è una tecnica che si padroneggia grazie aun processo di acquisizione che deriva dall’addestramento. Gli esseri umani imparano a padroneggiare una tecnica e, allostesso tempo, imparano a seguire correttamente la regola, diventando membri di una comunità attraverso l’addestramentolinguistico. «Seguire una regola – afferma il filosofo – è analogo a: obbedire a un comando. Si viene addestrati a ubbidire alcomando e si reagisce ad esso in una maniera determinata. Ma che dire se uno reagisce al comando e all’addestramento in unmodo, e un altro in un altro modo? Chi ha ragione? Immagina di arrivare, come esploratore, in una regione sconosciuta dovesi parla una lingua che ti è del tutto ignota. In quali circostanze diresti che la gente di quel paese dà ordini, comprende gliordini, obbedisce ad essi, si rifiuta di obbedire, e così via? Il modo di comportarsi comune agli uomini è il sistema diriferimento mediante il quale interpretiamo una lingua che ci è sconosciuta». L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., par.206, pp. 109-110.

51 A. V. Cicourel, Method and Measurement in Sociology, cit., p. 184.52 Cicourel applica il concetto di “rigore etnometodologico” e scompone gli elementi da analizzare fino agli aspetti non

ulteriormente riducibili. Per un’analisi di questo concetto portante, che spiega le connessioni tra la fenomenologia e la primaetnometodologia di Garfinkel, vedi Anderson R. J., Hughes J. A., Sharrock W.W. 1985, “The Relation betweenEthnomethodology and Phenomenology”, in Journal of the British Society for Phenomenology, vol. 16, n. 3, pp. 221-235.

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Le procedure interpretative sono […] intese come proprietà, rinvenibili empiricamente, che permettono aimembri di scegliere tra un’infinita serie di comportamenti, [offrendo loro] anche un senso della struttura socialeo, nel caso dell’attività scientifica, un orientamento intuitivo verso un’area di ricerca. Le procedure interpretativeimpiegate nella vita di tutti i giorni e nella ricerca scientifica non sono regole nel senso di criteri generali diazione, o di prassi definite operazionalmente, o di norme legali ed extralegali, casi, tutti [questi, per i] quali esisteil problema della norma “giusta” o “sbagliata” […]53.

Sia per Cicourel sia per Wittgenstein, padroneggiare una tecnica54 è un aspetto fondamentale dellapropria visione. Padroneggiare una tecnica, come del resto avere la padronanza delle procedure checaratterizzano la regola, non vuol dire applicare un modello di pratiche antecedente le applicazionidella regola. Se fosse così, si riproporrebbe il dilemma scettico della separazione tra la regola e i suoiusi. Questo, infatti, implicherebbe che una regola, allo stesso modo di una parola, sarebbe applicabilesolo in un contesto e, quindi, sarebbe utilizzabile una sola volta nello spazio e nel tempo. Ma noisappiamo che non è così. Il senso dell’uso di un’espressione si realizza nel contesto di una frase, cosìcome il senso dell’interpretazione di un’azione si costituisce sullo sfondo di una serie di pratiche datein maniera “originaria”. Linguaggio e pratiche sono manifestazioni esterne originarie perchécostituiscono un fondamento continuo di elementi da assemblare secondo il gioco linguistico diriferimento. Il significato sta nella creazione in itinere e non risiede in una anticipazione.L’applicazione della regola mostra il padroneggiare di una tecnica perché la tecnica implica sempre lapossibilità di fare e di rendere riconoscibile, dentro una serie estesa nel tempo, la “mossa giusta” tipicadi un gioco linguistico55.

Secondo il sociologo americano, l’esplicitazione delle pratiche procedurali mette in luce sia leassunzioni di base dell’atteggiamento naturale (in senso fenomenologico) sia la valutazione dellacorrettezza o meno del padroneggiare una tecnica (in senso wittgensteiniano). La loro descrizionepermette di avere un punto fermo, per valutare come gli attori cercano di superare le contingenzepresenti nei vari contesti di azione, e di stabilire dei criteri di “oggettività” di un metodo scientifico.Dice Cicourel:

L’analisi sul metodo e sulla misurazione ha messo in rilievo l’importanza delle condizioni invarianti checostituiscono la struttura degli atti di senso comune. Similmente l’analisi di Wittgenstein sulla somiglianza tralingua e gioco mostra che imparare un insieme di norme permette a un soggetto di agire in modo appropriatononostante le contingenze connesse al gioco. Le “regole” che guidano la vita quotidiana sono oggettoapprofondito del lavoro di Wittgenstein e la loro individuazione, evidenziata da Schutz, quando insiste sullanecessità dello studio delle categorie impiegate dall’uomo della strada, dovrebbe essere il compito principaledella sociologia56.

Le regole, o pratiche procedurali, sono il veicolo che consente di mostrare i modi dellacomprensione intesi come forme di vita. È questa, quindi, una delle principali proposte metodologichedell’autore: la descrizione delle regole interpretative dovrebbe essere il fine della ricerca nel mondo

53 A. V. Cicourel, “L’acquisizione della Struttura Sociale, Verso una Sociologia Evolutiva del Linguaggio e delSignificato”, cit., pp. 225.

54 Secondo Wittgenstein, «la grammatica della parola “sapere” è, come si vede facilmente, strettamente imparentata allagrammatica delle parole “potere” ed “essere in grado”. Ma è anche strettamente imparentata a quella della parola“comprendere”. (“Padroneggiare” una tecnica.)». L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., par 150.

55 Dice Cimmino: «È quando siamo in grado di percorrere il processo – quando padroneggiamo la tecnica del suosvolgimento – che afferiamo il senso dei passi e non viceversa. Per questo cogliamo il significato di una parola nelle diverseapplicazioni – possiamo dire volta a volta di “avere capito” – senza cogliere un’identità che regola ciascuna applicazione:“sappiamo” di cosa stiamo parlando in “questo” caso applicando “questa” parola, solo perché la capacità di “questo”proferimento è una delle mosse di una serie costituente un intero gioco linguistico. E la capacità di “questa” all’interno di“altre” applicazioni che ci fa dire ora cose significanti, non la presenza di un identico significato-regola che ci rende capaci dieffettuare molteplici applicazioni». L. Cimmino 1999, Wittgenstein e la critica alla “normatività”, in Wittgenstein e lescienze sociali, cit., p. 123.

56 A. V. Cicourel, Method and Measurement in Sociology, cit., p. 184.Per quanto riguarda l’utilizzo da parte di Cicourel dei concetti di Schutz si rimanda a R. Venturini 2010, Aaron V.

Cicourel e le basi del pensiero interpretativo. Teoria ed empiria nella sociologia cognitiva, Edizioni ETS, Pisa.

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della vita quotidiana.Se le regole procedurali sono mezzi “non normativi” per le descrizioni, il principio della “validità

ecologica” è l’aspetto “normativo” della metodologia di Cicourel. La validità ecologica richiama quel“dover essere” senza il quale, nell’ ottica comunitaria di Wittgenstein, non può avvenire la distinzionetra applicazione corretta o sbagliata di una regola. La validità ecologica può essere assimilata ai modipratici, messi in atto dall’osservatore scientifico, per valutare la correttezza della descrizione del giocolinguistico che si intende affrontare. È un costrutto che richiama il nesso tra la comunità scientifica equella in cui emerge il fenomeno sociale da indagare.

La validità ecologica – dice Cicourel – evidenzia come noi cerchiamo di convincere gli altri della validità edell’autenticità delle nostre attribuzioni di senso e può essere compresa attraverso ciò che facciamo delle fontidei dati […] come le statistiche ufficiali, le distribuzioni demografiche, le indagini campionarie, le intervistestrutturate o non strutturate e le registrazioni delle conversazioni durante l’interazione sociale. Tuttavia, nellescienze sociali […], la validità ecologica è solo un’approssimazione perché non può essere mai completamenterealizzata. La questione chiave è in che modo e in quale misura i dati possono essere considerati esempicongruenti temporalmente sistematici di eventi e di attività che si ripetono in istituzioni o in contestiorganizzativi situati57.

La validità ecologica implica il seguente problema: in che modo un osservatore è legittimato asostenere che le regole del gioco linguistico che vuole mostrare sono le stesse regole seguite da coloroche sono oggetto della descrizione? Detto in altri termini, in che modo l’osservatore può lecitamentesostenere che il significato, imputato in una circostanza, è lo stesso significato imputato da coloro checoncorrono a formare quella circostanza?

Il primo problema che vuole sollevare Cicourel è organico a quello della concordanza dei giudizimesso in atto da Wittgenstein. Ecco quanto afferma il filosofo:

Della comprensione che si raggiunge tramite il linguaggio non fa parte soltanto una concordanza nelledefinizioni, ma anche (per quanto strano ciò possa sembrare) una concordanza nei giudizi. Ciò sembrerebbevanificare la logica, ma non è così. Una cosa, infatti, è descrivere i metodi di misurazione, un’altra è ricavare edenunciare i risultati della misurazione. Ma ciò che chiamiamo “misurare” è determinato anche da una certacostanza nei risultati delle misurazioni58.

In che modo si ottiene una concordanza di giudizi? Se, come abbiamo visto, il significato è“sottodeterminato”59 rispetto all’evidenza disponibile, essendo definito in funzione di una forma divita comunitaria60, il problema è di determinare quali siano la forma di vita e il gioco linguistico“adeguati” alla imputazione di senso. Di nuovo, riaffiora il problema dell’applicazione corretta dellaregola, nei termini, però, del confronto normativo tra giochi linguistici diversi, che richiamano prassidiverse, che a loro volta fondano significati diversi.

Occorre rilevare che il lato normativo della validità ecologica è diverso da quello dei metodipositivisti e convenzionali della ricerca standard. Abbiamo visto che l’ideale normativo dei metodipositivistici assume come criterio di correttezza una entità logica, cioè un’entità empiricamenteimpossibile da cogliere. Invece, nella visione sia di Cicourel sia di Wittgenstein la logica dovrebbeessere uno strumento per ordinare e per rendere significativa la realtà. In questo senso, tanto il metodoquanto il dato non sono altro che dei costrutti di diverso ordine61 rispetto al fenomeno da indagare. Seassunti come criteri apodittici, conducono al dilemma scettico. Infatti, metodo e dato si basanosull’idea dell’esistenza di un fatto precedente all’applicazione della regola, ma, ecco il punto, questo

57 A. V. Cicourel 2007, “A personal, retrospective view of ecological validity”, in Text & Talk, vol. 27, n. 5/6, p. 735.58 L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, cit., par. 242, p. 118.59 Sembra che Cicourel si possa collocare tra coloro che ritengono il significato “sottodeterminato” rispetto alla teoria, ma

non “indeterminato”. Un significato è “sottodeterminato” quando, per la sua definizione, la scelta di una teoria rispetto aun’altra è indifferente. Il significato, invece, è “indeterminato” quando non è possibile definire un fatto su cui decidere. Siveda W. V. Quine 1951, trad. it. Il problema del significato, Ubaldini Editore, Roma, 1966; 1969, trad. it. La relativitàontologica e altri saggi, Armando, Roma, 1986.

60 Si veda D. Stern 1999, Wittgenstein e la sociologia della conoscenza scientifica, in Wittgenstein e le scienze sociali, cit.61 Sono costrutti del mondo della scienza diversi da quelli del linguaggio di senso comune o ordinario.

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fatto non esiste. Per capire il ragionamento di Cicourel, vediamo alcune osservazione fatte dalprincipale esponente della soluzione “comunitaria-esternalista” al dilemma scettico sollevato daWittgenstein: Saul Kripke.

Secondo Kripke, non c’è mai la certezza che un membro di una comunità abbia seguito, stiaseguendo, possa seguire una regola. Questi può affermare di essere sicuro di usare una regola, unafrase, un calcolo, allo stesso modo di ieri, oggi e domani. Può anche sostenere che c’è un uso costantedella regola, cioè un’applicazione della “stessa” regola. Il punto, dice Kripke, è che, per avvalorare lapropria tesi, è necessario portare un fatto, come prova dell’evidenza empirica della sua esistenza. Maquesto fatto non esiste. Kripke afferma:

Non esiste alcun fatto oggettivo […] che spieghi il nostro accordo in casi particolari. Al contrario, [intendere,e applicare, un concetto o una regola] fa parte di un “gioco linguistico” che sussiste solo in virtù del fatto puro esemplice che, generalmente, andiamo d’accordo. (Non c’è nulla nel nostro “afferrare concetti” che garantisca chedomani esso non venga meno)62.

Il problema che Kripke vuole sottolineare è che non si tratta di scoprire un fatto che comprovil’esistenza della regola, dal momento che, per esempio, questo fatto è complicato. Il problema dellogico americano è che il concetto di fatto, quello che, per esempio, abbiamo in mente quandovogliamo dimostrare di aver seguito la regola, semplicemente non esiste. E, questo è il puntofondamentale, se il fatto non esiste, non possiamo dire con certezza che esiste la regola di applicazioneper giungere alla sua scoperta.

Qual è la soluzione al paradosso scettico di Kripke? Egli dice che non esiste un fatto che possadimostrare tutti gli usi possibili del significato. Questo perché il significato non è mai dato in assolutouna volta per tutte. Il significato si costituisce ogni volta in base al contesto. La regola non è mai datanel contesto, perché, se così fosse, il significato sarebbe bloccato entro il contesto di un giocolinguistico. Di conseguenza, quando ci troviamo entro un contesto sconosciuto, non potremo applicarela regola, perché avremo bisogno di una regola più astratta; ci occorrerebbe una meta regola capace didirci come utilizzare la regola nel nuovo contesto e così via. La soluzione di Kripke si basa su unariflessione che si articola sul significato dell’interpretazione63. Anche se è vero che non possiamoconoscere tutti gli infiniti casi e contesti possibili di applicazione della regola, è anche vero cheabbiamo conosciuto la regola sulla base di alcuni elementi. Possiamo partire dall’analisi dellecircostanze di applicazione, abbandonando le condizioni di verità in luogo delle condizioni digiustificazione. Sostiene Kripke:

All’interrogativo “Che cosa deve darsi perché questo enunciato sia vero?”, Wittgenstein ne sostituisce altridue; il primo è: “In quali circostanze questa espressione può essere asserita (o negata) appropriatamente?”; datauna risposta al primo interrogativo, il secondo è: “Quale ruolo svolge nella nostra vita e quale utilità vi ha lapratica di asserire (o negare) l’espressione in queste condizioni?”64.

Il problema, quindi, diventa quello di vagliare le condizioni di giustificazione. Per fare questodobbiamo avere, innanzitutto, un linguaggio e, in secondo luogo, una comunità sociale. Possiamosapere se la regola è applicata correttamente o meno solo sapendo che gli altri possono ragionare comeme, impiegando allo stesso modo la regola. Non c’è altro modo di verificare se la regola è stata seguitase non con il fatto che altre persone si comportano come noi. Dobbiamo trovare negli altri unacongruenza di comportamenti65. Questa congruenza, rispetto alla regola, va cercata attraverso il

62 S. Kripke, Wittgenstein su Regole e Linguaggio Privato, cit., pp. 81-82.Continua l’autore: «Nessun paradigma a priori di come andrebbero applicati i concetti guida tutte le forme di vita, e

neppure la nostra propria forma di vita. Il nostro gioco di attribuire concetti ad altri dipende dall’accordo». Ivi, p. 84. Peraccordo intersoggettivo Kripke intende il «fatto empirico puro e semplice che nelle nostre risposte noi concordiamo l’un conl’altro». Ivi, p. 88.

63 Come spiega Stern, la soluzione comunitaria di Kripke è indiretta. La soluzione diretta è possibile sul terrenocomunitario, ma non entro i canoni definiti dallo scettico. D. Stern, Wittgenstein e la sociologia della conoscenza scientifica,cit., p. 195.

64 S. Kripke, Wittgenstein su regole e linguaggio privato, cit., p. 62.65 Occorre sottolineare come ciò sia simile alla posizione di Weber quando dice che occorre un punto di vista su cui

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linguaggio. Inoltre, ci deve essere una comunità in grado di stabilire i criteri di funzionamento dellaregola66.

Le tecniche metodologiche della ricerca standard assumono l’idea di fatto, criticata da Kripke, pergiustificare la correttezza dei propri lavori. Ma non solo, l’esistenza del fatto è il mezzo per valutareanche la teoria connessa al metodo. Si assume che tra teoria e fatti vi debba essere una corrispondenza.Secondo Cicourel, il problema della non esistenza del fatto si traduce nel problema della non esistenzadi un significato preesistente rispetto al modo con cui l’osservatore sceglie di utilizzare sia un metodosia delle pratiche connesse a questo metodo. L’utilizzo di un metodo non è un processo neutro, maimplica sempre la scelta di una logica di tipo scientifico e la necessità della traduzione da questa logicaa un’altra logica legata al senso comune. Poiché l’applicazione della logica del metodo scientifico èsimile all’applicazione wittgensteiniana della regola secondo una prassi, per Cicourel ne consegue chevi è sempre l’esigenza di mediare con la logica del senso comune che si basa su una prassi diversa. Daun punto di vista concettuale, questa mediazione non può essere risolta postulando la “misurazioneletterale”, perché questa presuppone l’esistenza di fatti verso i quali la logica scientifica e quella disenso comune dovrebbero convergere. Ma questi fatti non esistono.

In sintonia con Kripke, Cicourel critica l’idea di “misurazione letterale”. Una regola non può maiessere applicata “letteralmente” perché è sempre costruita su un numero finito di casi. In ogni nuovaapplicazione, posso sempre trovare casi che non ho contemplato. Avrei così bisogno di una regola piùastratta, una metaregola, capace di indicarmi come applicare la regola ai nuovi casi. Ma, essendoanche la metaregola costruita su un numero limitato di nuovi casi, avrei bisogno di una meta regolaancora più astratta (una “meta-meta regola”), che mi spiegasse come applicare la metaregola e cosìvia, all’infinito. La stessa cosa vale per la “misurazione letterale” nella logica delle scienze sociali67.Secondo il sociologo americano, gli approcci della ricerca standard sono basati su una corrispondenzainespressa e inesprimibile. Abbiamo visto che questa visione presuppone che vi sia una sola modalitàdi applicazione: il legame con un fatto da trovare “là fuori”. La conseguenza di quest’ultima ipotesi èche sia necessario trovare la “giusta” combinazione, per esempio, tra assiomi aritmetici e dati, al finedi permettere la giustificazione della corrispondenza tra modello teorico usato e dato colto. Ma questomodo di procedere, in realtà, non è altro che la ricerca di un super metodo connesso a un super fatto,una ricerca vana. Cicourel spiega che le modalità di scelta e di applicazione del metodo sonomolteplici, così come sono molteplici i significati dei fatti costituiti con esso68. In concordanza allasoluzione “comunitaria-esternalista”69 di Kripke, Cicourel sostiene di non voler riformare i metodidelle scienze sociali, stabilendo un “meta-metodo” che risolva il problemi della ricerca empirica70. Il

concordare.66 Ivi, pp. 80-81.67 In questo senso sono illuminanti le critiche di Garfinkel all’uso dei criteri statistici nelle ricerche sociali. Si veda H.

Garfinkel, Studies in Ethnomethodology, cit., pp. 242 ss.68 La stessa conclusione vale anche per coloro che ritengono di entrare nel contesto osservativo senza la consapevolezza

della consistenza delle regole di base, sulle quali si costituiscono le pratiche che caratterizzano i significati di un giocolinguistico. Per esempio la cosiddetta “osservazione naturalistica”, che spesso si risolve nell’applicazione di costruttidell’etologia associati a significati di senso comune non indagati. Si realizzano delle costruzioni di grado diverso chemascherano e dilatano in maniera infinita il significato del fenomeno da indagare.

69 I criteri di Kripke sono comunitari perché richiamano l’intersoggettività, sono esterni perché la soluzione del dilemmanon è connessa alla relazione interna tra regola e prassi applicativa.

70 Cicourel è stato criticato fortemente sia dai sociologi convenzionali sia dagli etnometodologi radicali di “destra”. I primisostengono che nelle sue opere non vi siano dei contributi sostanziali tali da risolvere i problemi della ricerca empirica. Isecondi lo accusano di collocarsi in un ottica “riparatrice”, che tenderebbe a cercare di fornire delle “indicazioni di rimedio”,basandosi sul concetto positivista di “oggettività”. A queste accuse Cicourel risponde sostenendo che il suo intento era soloquello di affrontare alcuni punti lasciati irrisolti dalla teoria metodologica delle scienze sociali. L’autore volevasemplicemente ampliare il dibattito sul metodo, per esempio, sui modi e sui motivi, spesso ignorati deliberatamente, di sceltadelle diverse tecniche di ricerca. Nella ricerca empirica queste scelte hanno una matrice pre-teorica, che l’autore fa emergereanaliticamente. Si veda A. Witzel & G. Mey 2004, “Aaron Cicourel in Conversation with Andreas Witzel and Günter Mey”,in Forum: Qualitative Sozialforschung/Forum:Qualitative Social Research, Volume 5, N. 3, Art. 41, pp. 2-3. [On-lineJournal], Available at: http://www.qualitativeresearch.net/fqs-texte/3-04/04-3-41-e.htm [Date of access 10-10-2005 ].

Per quanto riguarda la differenza tra etnometodologia di sinistra e di destra si veda M. Pollner (1991), “Left ofethnomethodology: the rise and decline of radical reflexivity”, in American Sociological Review, vol. 56, n. 3, pp. 370-380;D. Bloor (1992), trad. it. Wittgensteiniani di destra e di sinistra, in (a cura di A. Pickering) La scienza come pratica e cultura,Edizioni di Comunità, Torino, 2001; B. Sena (2011), Etnometodologia e sociologia in Garfinkel. L’indicalità inevitabile, cit.

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suo intento è di analizzare i passi costitutivi con i quali, “in qualche modo”71, si sono ottenuti i risultatipratici della “raccolta” dei dati. Dice Cicourel:

Non sto dicendo che dovremmo abbandonare queste costruzioni per una qualche «nuova» e «oggettiva»procedura. Non ho niente da offrire. Sto dicendo che l’inerente indicalità e riflessività delle nostre costruzionidella realtà (linguistiche, psicologiche, politiche, economiche) sono fenomeni degni di studio nelle loro ragioni.Gli etnometodologi trovano le costruzioni di differenti glosse un argomento centrale e considerano le proceduredi ricerca come delle pratiche dei membri, i quali cercano di preservare la mondanità o significatività del mondo[…]72.

L’intento del sociologo è di trovare una sorta di terreno comune sul quale, osservatore e attore,possano agire e comprendersi. Questo ambito è determinato dal mondo della vita quotidiana, dallinguaggio e dall’intersoggettività. Tanto l’osservatore quanto l’attore di senso comune comunicano esi comprendono, necessariamente, entro il mondo della vita quotidiana e tramite il linguaggioordinario. L’osservatore concorda assieme agli altri se i metodi pratici attraverso i quali realizza lapropria ricerca sono adeguati. Al fine di valutare circostanze e ruoli dei propri costrutti linguistici,l’osservatore deve entrare in relazione con gli altri, cioè con una comunità linguistica. La comunitàlinguistica definisce i criteri di condivisione e di correttezza delle pratiche di un gioco linguistico e diuna forma di vita.

La validità ecologica è il criterio che consente di giustificare i significati delle pratiche dellacomunità dei membri oggetto di indagine. Il perseguimento della validità ecologica ha come fine diavvicinarsi a quello “strato di roccia” che, nel senso di Wittgenstein, gli attori, seguendo una prassicondivisa, considerano il “livello ultimo” sul quale si erge il senso dell’agire. Un agire che è guidatoda una “fede cieca”. Cicourel propone una teoria generale dell’attore che permetta all’osservatore digiustificare le proprie osservazioni di fronte alla comunità scientifica. Allo stesso tempo, propone dipartecipare alla forma di vita dei membri, o dei fenomeni da studiare, al fine di “giocare lo stessogioco”. Questo per acquisire quelle conoscenze che potranno consentirgli di comprendere l’uso dellaprassi comportamentale che costituisce il seguire la regola. L’osservatore dovrebbe giocare al fine discoprire e di riuscire a riconoscere “lo strato di roccia” del quale parla Wittgenstein, in modo tale daevitare il regresso infinito dell’interpretazione73 e il fraintendimento i significati che gli attoriattribuiscono alle proprie azioni.

Riassumendo: la validità ecologica si riferisce, quindi, alla validità della comprensione. La validitàdella comprensione si realizza attraverso la partecipazione a un gioco linguistico, con l’uso di unlinguaggio e con l’applicazione di regole procedurali.

Cicourel intende la validità ecologica in un’ottica molto simile a quella delineata da Peter Winch,che riprende la teoria weberiana del verstehen. Winch pone in essere una distinzione tra attore eosservatore, parlando di una serie di azioni soggettivamente intese, nel senso weberiano, quindi «diazioni che vengono compiute per una ragione»74. Di particolare importanza sono quelle azioniinsensate per l’attore e l’osservatore di senso comune, ma sensate per l’osservatore scientifico. Winch

71 Cicourel cerca di tradurre empiricamente la nozione di interpretazione di Schutz: «In termini rigorosi – dice il sociologoaustriaco – non vi sono puri e semplici fatti. Tutti i fatti sono, fin dall’inizio, selezionati da un contesto universale dalleattività della nostra mente. Pertanto vi sono sempre fatti interpretati, siano essi fatti considerati al di fuori del loro contestosulla base di un’astrazione artificiale o fatti considerati, invece, nel loro ambiente particolare. In entrambi i casi, essi portanoanche il loro orizzonte interpretativo sia interno sia esterno. Ciò non significa che, nella vita quotidiana o nella scienza, noinon siamo capaci di afferrare la realtà del mondo. Significa solo che afferriamo solamente certi aspetti di essa, cioè quelli chesono rilevanti per noi o al fine di condurre i nostri affari nella vita o dal punto di vista di un corpo di regole accettate diprocedura del pensiero chiamato il metodo della scienza». A. Schutz, (1953), trad. it. L’interpretazione dell’Azione Umanada parte del Senso Comune e della Scienza, in Saggi Sociologici, UTET, Torino, p. 5.

72 A.V. Cicourel 1974, Cognitive Sociology, The Free Press, New York, p. 139.73 Cicourel parla di triangolazione indefinita per indicare «l’irreparabile natura pratica degli account utilizzati dai soggetti

e dai ricercatori. Uso l’espressione “triangolazione indefinita” per suggerire che ogni procedura che cerca di “dare” evidenza,quindi di aspirare a un certo livello di adeguatezza, può in se stessa essere soggetta allo stesso tipo di analisi che, a sua volta,produrrà ancora un altro indefinito ordinamento di nuovi particolari o una riordinazione dei particolari stabilitiprecedentemente in resocontazioni “autoritative”, “finali”, “formali”. La triangolazione indefinita cerca di rendere visibile lapraticità e l’inerente riflessività dei resoconti quotidiani». Ivi, p. 124.

74 P. Winch 1958, trad. it. La scienza sociale e l’azione, Il Saggiatore, Milano, 1972, p. 62.

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si riferisce alla spiegazione scientifica dello psicologo freudiano. La spiegazione è corretta, nel sensowittgensteiniano del termine, nella misura in cui è formulata

mediante concetti che siano famigliari sia all’agente sia all’osservatore. […] Val la pena di notare […] che,nella ricerca di spiegazioni di questo tipo nell’ambito della psicoterapia, i freudiani cercano di condurre ilpaziente stesso al riconoscimento della validità della spiegazione proposta; questa, in realtà, è una condizioneperché essa venga accettata come la spiegazione corretta75.

A parere di Winch, il criterio della correttezza della validità dei concetti consiste nell’accettazionedi una ragione significativa sia da parte dell’osservatore sia da parte dell’attore. La ragionesignificativa è un termine comune posto all’origine della comprensione delle azioni. Nel senso cheabbiamo visto, è un termine “primitivo”. Lo studioso americano sostiene che, al fine di cogliere laragione significativa, lo scienziato sociale dovrebbe avere nella propria esperienza qualcosa di simileal fenomeno che vuole studiare. Detto in altri termini, lo scienziato dovrebbe avere una qualchecognizione del fenomeno che deve indagare76, deve cioè precomprenderlo. Per giungere a questaprecomprensione è necessario prendere parte, o aver preso parte, alla sua costituzione attraverso una“relazione di partecipazione”77. Analogamente a Kripke, Winch dice che, al fine della correttaapplicazione della regola, è necessaria una società che stabilisca dei criteri di correttezza. Questi criterisono acquisibili attraverso la partecipazione a relazioni sociali, attraverso le quali l’osservatoreacquisisce le tecniche necessarie per approssimarsi alla ragione significativa della comprensione.

Il ragionamento di Winch è importante perché pone la “relazione di partecipazione” alla base dellavalidità della comprensione. Come dice anche Cicourel quando parla di validità ecologica, Winchsostiene che l’osservatore scientifico deve entrare in relazione concreta con altri soggetti. Con questotermine, quindi, intende porre l’attenzione sui criteri di traduzione dei significati di un osservatorescientifico. Quest’ultimo utilizza costrutti di secondo grado, che si riferiscono al gioco linguisticodella scienza, che poi traduce in costrutti di primo grado. Questi ultimi si riferiscono a un ambitodiverso, quello dell’attore di senso comune con il quale l’osservatore deve “giocare”, vale a dire concui deve interagire in maniera significativa. L’osservatore deve vagliare assieme all’attore lacorrettezza semantica della regola impiegata, la ragione sensata di un comportamento.

La centralità della relazione con l’altro è anche il punto focale dell’interpretazione fenomenologicadi Wittgenstein da parte di Overgaard78 del quale Muzzetto79 sintetizza i punti essenzialidell’interpretazione80.

75 Ivi, p. 6576 Ivi, pp. 107-108.77 Dice Winch: «Quando parlo di “partecipazione” non intendo necessariamente […] una comunicazione diretta ai vari

partecipanti. Intendo piuttosto che essi operino entro un’attività dello stesso tipo generale che hanno imparato in modi simili;che essi siano perciò in grado di comunicarsi reciprocamente ciò che stanno facendo; che ciò che ciascuno di essi sta facendosia in linea di principio intelligibile agli altri». Ivi, p. 107.

78 S. Overgaard 2004, Exposing the conjuring trick: Wittgenstein on subjectivity, in “Phenomenology and the CognitiveSciences”, n. 3, pp.263-86; 2006, “The problem of other minds: Wittgenstein’s Phenomenological Perspective”, inPhenomenology and the Cognitive Sciences, n. 5, pp. 53–73; 2007, Wittgenstein and Other Minds, Routledge, New York.

79 L. Muzzetto 2010, Wittgenstein, Schütz e il problema della soggettività, Edizioni ETS, Pisa.80 Il primo punto è che Wittgenstein chiarisce le differenze tra l’idea di interno privato e quella di esterno pubblico. Il

filosofo austriaco non ha teorizzato che l’idea di interno privato è da eliminare. Egli critica una certa interpretazionecartesiana dell’interno privato e della coscienza individuale. Il privato e la coscienza verrebbero intesi nel senso di un accessodiretto e indubitabile e, quindi, come base della conoscenza certa, “oggettiva”. Nello stesso tempo, critica anche l’ideacartesiana di esterno, come di un qualcosa che è accessibile in modo indiretto e incerto perché mediato dal corpo dell’altro.Ciò che Wittgenstein vuole sottolineare, quindi, è che la differenza tra interno ed esterno non deve essere affrontata, solo, neitermini di una conoscenza certa o incerta. In certe condizioni, l’attore ha un accesso diretto alle esperienze altrui. Quindi,l’idea di privato come termine di paragone per ciò che è vero, oggettivo, può essere contraddetta dall’esperienza. Leinnumerevoli riflessioni che il filosofo fa sull’esperienza del dolore sono esempi di accesso immediato a una esperienzaesterna.

Il secondo punto riguarda i criteri con cui si stabilisce la significatività dei pensieri e dei comportamenti. Wittgenstein nondice che i pensieri privati non hanno nessuna rilevanza senza dei criteri esterni, ma dice che la loro significatività implica ladisponibilità pubblica.

Il terzo punto, sottolineato da Overgaard, riguarda la critica all’accesso privilegiato del soggetto alla propria dimensioneinterna. Wittgenstein, naturalmente, non nega la possibilità di accedere, anche in maniera privilegiata, all’esperienza dellapropria coscienza, dice che questo tipo di accesso è solamente un accesso diverso rispetto all’esperienza con cui il soggetto

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Nell’interpretazione di Overgaard, la relazione con l’altro è un’esperienza fondamentale. “L’essere-con-l’altro” non è una conoscenza, ma è una nozione più ampia che richiama la pluridimensionalitàdelle esperienze degli esseri umani. Il filosofo danese accentua la dimensione ontologica dellarelazione di partecipazione, riferendosi tra gli altri a Heidegger e Ricoeur. Muzzetto ritiene che ilWittgenstein di Overgaard, con le sue critiche e per l’impostazione anticartesiana centrata sullarelazione con l’altro, sia compatibile con l’idea di soggettività intersoggettiva, di precedenzadell’esperienza dell’altro rispetto all’io, di tipizzazioni intuite come veicolo dei significati e di we-relation come “radice sistemica” della condivisione del mondo di Alfred Schutz81. Questo aspettoschutziano, occorre evidenziarlo, è un asse portante del pensiero di Cicourel.

L’aspetto della dimensione partecipativa, quindi, in Cicourel confluisce metodologicamente nellanozione di “validità ecologica”. Cicourel traduce metodologicamente la critica all’idea “agostiniana”del linguaggio di Wittgenstein, ritenendo sbagliato partire dall’assunzione di un parlante autonomoche è la fonte del significato. L’attore deve entrare nel contesto dell’interpretazione al fine di vagliareil senso dei segni linguistici. La significatività contestuale dei segni è il criterio generale col quale èpossibile valutare, e riconoscere assieme all’altro, la significatività delle azioni. Il sociologo, tuttavia,sostiene anche che, al fine di perseguire la validità ecologica, l’osservatore, oltre che entrare nellarelazione partecipativa di senso comune, deve mantenere i legami con l’altra forma di vita e l’altrogioco linguistico. Proprio perché, peculiarmente, l’osservatore è “scientifico” non deve dimenticarsidella struttura e delle regole del gioco linguistico della scienza. Ciò al fine di evitare di ricadere nelrealismo ingenuo. Secondo Cicourel, l’osservatore sembra essere, in un certo senso, un marginal manche si trova ai bordi di due giochi linguistici. Deve operare come un ibrido culturale che si trovacatturato nel conflitto tra modelli normativi spesso antagonisti82. Ecco quanto afferma l’autore:

il nostro osservatore, come parte del campo di azione, deve (a) avere un modello di attore in cui includere lestrutture significative degli attori come parte della sua teoria dell’ordine sociale; (b) impiegare un insieme diregole procedurali in accordo con i costrutti teoretici del suo modello; (c) utilizzare la sua conoscenza dell’attoree le proprie esperienze di vita quotidiana (che probabilmente gli hanno fornito le basi del suo modello) per porrein essere una traduzione interpersonale necessaria all’accesso dei suoi dati; (d) abbandonare temporaneamentel’uso della razionalità scientifica, finora mantenuto nell’atteggiamento scientifico nella descrizione delle azionidell’attore (o delle azioni descritte dagli attori)83

Con il criterio della validità ecologica Cicourel vuole evidenziare come l’adeguatezza dellacomprensione implichi la partecipazione a due forme di vita. Da un lato, la validità ecologica implical’entrata in relazione nell’ambiente dell’altro, far propria la forma di vita e il gioco linguistico chel’altro padroneggia. L’osservatore deve acquisire quelle competenze che gli permettono di capire sesta seguendo la regola in modo corretto, se sta “procedendo allo stesso modo”. Poiché la forma di vitaè un’espressione delle idee delle quali si compone un gioco linguistico, è con il “lavorare”84 in essache osservatore e attore costituisco quella precomprensione necessaria alla descrizione sensata di unambito sociale. Dall’altro, la validità ecologica, come spiega anche Winch, implica l’esigenza dimantenere i nessi con la forma di vita e con il gioco linguistico della scienza, al fine di ordinare

accede e coglie le esperienze dell’altro. Wittgenstein vuole sottolineare che si tratta di un’ottica differente e che non si ha unadiversità qualitativa. Non si può sostenere che, nel primo caso, si ha una conoscenza migliore, cioè più oggettiva perchédistaccata, e, nel secondo caso, una conoscenza degradata, vale a dire meno oggettiva perché “influenzata” dagli altri, dalleemozioni e da altri fattori, perché queste due prospettive sono inserite in giochi linguistici difformi che devono essere appresie affinati. L. Muzzetto, Wittgenstein, Schütz e il problema della soggettività, cit., pp. 8-15.

81 Si veda ivi, p. 18 seg.82 La validità ecologica dovrebbe procedere biunivocamente. L’osservatore dovrebbe adeguare i criteri delle attribuzioni

di senso tra logica contestuale di senso comune e canoni formali della logica scientifica. Il condizionale è d’obbligo perchéquesto, forse, è l’aspetto più impegnativo di chi fa ricerca empirica. È questo il processo di co-costruzione dei significati dellarealtà.

83 A. V. Cicourel, Method and Measurement in Sociology, cit., p. 51.84 Cicourel chiama in causa l’idea di ego working di Schutz: quest’ultimo «non è un ego centrato sul cogito, ma su quella

forma dell’agire che rappresenta un carattere costitutivo del mondo della vita quotidiana come provincia della realtàfondamentale, lo working». L Muzzetto, Wittgenstein, Schütz e il problema della soggettività, cit., p. 7.

Per “lavorare”, Cicourel intende l’uso necessario delle regole di base nel mondo del senso comune per assemblare isignificati in modo corretto e condiviso con altri che, come me, partecipano alla stessa forma di vita.

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scientificamente le traduzioni significative dei comportamenti altrui85.Per concludere, Cicourel dice che la validità ecologica è sempre un’approssimazione, così come

Winch dice che l’applicazione della regola è un «procedere allo stesso modo, facendodiversamente»86. “Procedere allo stesso modo” significa acquisire una capacità tipica di un giocolinguistico; “fare diversamente” significa impiegare questa capacità in un altro gioco. In questo senso,il gioco della comprensione e dell’interpretazione è un “gioco di attribuzione dei concetti”87.

Conclusioni

In questo lavoro, ho cercato di sondare i principali nessi legati al tema della comprensione deiragionamenti quotidiani da parte di Wittgenstein e di Cicourel. Ho individuato due aspetti, per me,fondamentali. Il primo riguarda l’orientamento antipositivista: entrambi gli autori rifiutano la teoriadella verità come corrispondenza; il secondo verte sull’importanza che i due pensatori attribuisconoall’uso del linguaggio nella strutturazione dei significati. Ho articolato questi argomenti sullo sfondodel problema del seguire la regola, che, in Wittgenstein, è legato all’interpretazione e, in Cicourel, aquello dell’attribuzione di senso.

È noto che, nell’impostazione positivista del Tractatus, Wittgenstein considerava il linguaggioriferendosi a una struttura formale sottostante. A partire dalle Ricerche filosofiche, ribalta questaconcezione, abbandona la teoria della corrispondenza e rifiuta l’idea che il linguaggio debba essereinteso solo in maniera ostensiva88. Wittgenstein critica, dunque, la concezione agostiniana dellinguaggio, secondo la quale esso è un mezzo per denominare rigidamente gli oggetti del mondo. Inquesta visione, al veicolo percettivo del linguaggio dovrebbe essere associato un oggetto. L’oggettosarebbe il significato della parola. In una realtà costituita da una serie di oggetti, di fatti sociali, diconcetti definiti, il compito del filosofo sarebbe quello di cogliere la vera realtà tramite un linguaggiochiaro e preciso. Il filosofo dovrebbe cogliere la profondità, eliminando quel velo che si pone tra gliesseri umani e la realtà. Nelle Ricerche Filosofiche, il filosofo austriaco rileva, invece, come ilsignificato dipenda dal gioco linguistico, dalla forma di vita e dalla grammatica dell’uso dellinguaggio. È l’uso entro una prassi condivisa che rende rilevante il linguaggio: il principio cardine,non fondante di una realtà ultima, è, quindi la prassi, l’azione. Si può riassumere l’impostazione diWittgenstein con l’idea che il senso di un termine linguistico dipende dal contesto dell’azione in cui èinserito. Secondo lui, i paradossi della filosofia derivano dai cattivi funzionamenti del linguaggio,ossia da aporie che sorgono quando si scinde arbitrariamente il significato dalla prassi dell’uso di unlinguaggio. Le sue considerazioni riguardano, quindi, la necessità di colmare il baratro esistente tra laprassi e la teoria. In questo senso, il filosofo austriaco parla di funzione “terapeutica” della filosofia.

Ho messo in evidenza come Cicourel, analogamente a Wittgenstein, applichi una sorta di chiave dilettura “terapeutica” alle scienze sociali. Questa chiave “terapeutica” viene indirizzata verso le aporiedella metodologia delle scienze sociali. Il sociologo americano critica la teoria referenziale delsignificato, su cui si basa la metodologia convenzionale (la scienza normale), che, similmente all’ideaagostiniana del linguaggio, assume la corrispondenza tra uso del metodo e significato “oggettivo”. I

85 Occorre sottolineare come Winch utilizzi la metafora dello psicologo freudiano e del paziente per spiegare il processo diinterpretazione, e similmente, Cicourel costruisce sull’idea dell’elicitazione dei significati nell’interazione tra medico epaziente un vero e proprio filone sociologico. Si veda A. V. Cicourel 2002, Le raisonnement medical. Une approche socio-cognitive, (textes réunis et présentés par P. Bourdieu et Y. Winkin) Seuil, Paris.

86 Vedi P. Winch, trad. it. La scienza sociale e l’azione, cit., pp. 76-77.87 Allo stesso modo Kripke dice: «La soluzione scettica di Wittgenstein consiste dunque in unna descrizione del gioco di

attribuzione dei concetti, che specifica sia le condizioni in cui siamo giustificati ad attribuire concetti ad altri sia unaspiegazione dell’utilità di questo gioco nella nostra vita». S. Kripke, Wittgenstein su regole e linguaggio privato, cit., p. 80.

88 Occorre sottolineare che la lettura di un primo e di un secondo Wittgenstein non va considerata in maniera rigida. I dueperiodi vanno intesi come prospettive diverse su medesimi temi, a volte in contraddizione a volte no. Per esempio,Vossenkuhl sostiene che un motivo invariante tra i due Wittgenstein è quello dell’uso. Spiega l’autore: «Se consideriamo che,analogamente, l’uso della logica nel Tractatus svolge un ruolo altrettanto centrale dell’uso del linguaggio nelle Ricerchefilosofiche, la distanza fra le due opere tende almeno a ridursi. Del resto Wittgenstein non ritratta in nessun luogo la logicadella sua prima opera, ritrattando solo il concetto di analisi logica». W. Vossenkuhl, Il solipsismo di Wittgenstein, inWittgenstein e le scienze sociali, cit., p. 229.

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metodi delle scienze sociali sarebbero degli strumenti per scoprire dei significati che, come deglioggetti, esistono già. Questa realtà, esistente aproblematicamente là fuori, è esemplificata dal dato:questo è un’entità che “corrisponde” ai significati che possono essere colti in maniera certa e precisaproprio con il metodo. In questa visione, l’ideale del metodo delle scienze della natura diviene ilmezzo che lo scienziato deve usare per cogliere in maniera esatta e precisa il senso della realtà sociale.Alla teoria della verità come corrispondenza Cicourel sostituisce la teoria della verità comecongruenza. Proprio pensando alla visione di Wittgenstein, Cicourel ritiene che il senso dei datidipenda dai diversi contesti. Questi contesti sono costituiti sia dalle logiche sottese i metodi sia dallelogiche inerenti ai modi quotidiani con i quali gli attori conferiscono un senso alle azioni reciproche.Come Wittgenstein per la visione ostensiva del linguaggio, Cicourel ritiene che le metodologieconvenzionali possano andare bene in certi settori del mondo della vita quotidiana. In altri, seapplicate pedissequamente, fanno emergere dei paradossi. Due di questi sono il paradosso della“misurazione arbitraria” e quello dell’uso “sineddocale” del significato. Nel primo, si postula, in varimodi, una relazione di corrispondenza tra metodo e fenomeno studiato, relazione che non esiste. Nelsecondo, si lascia il fenomeno talmente vago che l’associazione di un significato si dilata all’infinito: ilsenso peculiare può essere tutto e il contrario di tutto89. Ho cercato di mostrare che i paradossimetodologici della verifica derivano dall’idea di corrispondenza. Cicourel sostiene che un metodo nonpuò verificare l’esistenza di un fenomeno perché il concetto di verifica presuppone una corrispondenzainfondata tra dato e realtà da indagare. Oltre a ciò dice che l’uso di diversi metodi non può essere unmezzo per risolvere i problemi. Sono i presupposti a essere sbagliati. Non c’è niente di errato nellametodologia, per esempio, che non permette di avere dati validi e attendibili. In realtà, quello che nonesiste è un unico significato che possa essere riassunto, in modo apodittico, attraverso il dato e comerisultato di un metodo. Attraverso uno specifico metodo, si costruisce uno specifico dato così come unpunto di vista teorico costituisce un significato. Affermare questo non vuol dire rendere impossibile laricerca empirica o sostenere che essa debba essere fatta seguendo linee non metodologiche. Alcontrario, Cicourel è fautore di una visione che pone la rigorosità del metodo al centro dei suoi studi.Al fine di essere rigoroso, l’osservatore deve confrontarsi con quello iato presente tra la teoria e laprassi empirica. Questo iato assume la forma di temi fondamentali sia in filosofia sia nelle scienzesociale: il problema dell’intersoggettività90 e quello dei modi della comprensione.

Ho sviluppato i nessi che uniscono le analisi del linguaggio e dell’intersoggettività tra i due autori.In Wittgenstein, il linguaggio ordinario è il mezzo della comprensione. Il linguaggio emerge da unaforma di vita, sulla quale si articolano delle assunzioni condivise dai membri che partecipano a essa.La comprensione è una di queste assunzioni. Così come il linguaggio, anche la possibilità dellacomprensione è vissuta in maniera “primitiva”. Il carattere della primitività è legato all’aspettoantiinterpretativista e antifondazionalista di Wittgenstein. I membri che partecipano a una forma divita, tramite una relazione dialogica, comprendono una regola agendo tramite una prassi grammaticaledi elementi che non sono oggetto di consapevolezza riflessiva. Infatti, la regola viene seguita in modocieco, l’addestramento linguistico è il veicolo che escludere le alternative possibili, rispetto a quellacorretta seguita ciecamente. Da un punto di vista riflessivo, infatti, la regola potrebbe essere osservatain maniera diversa; ma ciò elimina il nesso interno tra regola e applicazione nella prassiintersoggettiva. È questo il senso del rifiuto dell’interpretazione, questa, infatti, porta al regressoinfinito dei significati e al paradosso scettico. L’applicazione della regola è limitata dalla correttezza,dal dover essere, perché elimina le alternative possibili. Ho scelto l’interpretazione “comunitarista” diKripke perché, nonostante sia controversa, mi sembra coerente con l’impostazione sociologica diCicourel. Secondo Kripke, l’aspetto normativo della regola richiede una comunità di riferimento e un

89 I due paradossi sono interconnessi. Infatti, se l’osservatore postula una relazione di corrispondenza univoca, e se lasciavago il senso di questa corrispondenza, allora il principio di ragione, che dovrebbe guidare il metodo scientifico, soccombe aquello dell’autorità.

90 Cicourel riprende la visione di Alfred Schutz: «Tutte le forme di naturalismo e di empirismo logico semplicementedanno per scontata questa realtà sociale, che costituisce l’oggetto specifico delle scienze sociali. Intersoggettività,l’interazione, l’intercomunicazione e il linguaggio sono semplicemente presupposti come fondamento non chiarito di questeteorie. Esse presumono, per così dire, che lo scienziato sociale abbia già risolto il suo problema fondamentale, prima checominci la ricerca scientifica». A. Schutz (1954), trad. it. Formazione di Concetti e Teorie nelle Scienze Sociali, in SaggiSociologici, in Saggi Sociologici, cit. p. 53.

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linguaggio. L’adeguatezza della regola, e non la verità, viene valutata di volta in volta in base allecircostanze degli usi e al ruolo che essa riveste nell’ambito della vita dei membri di una comunità.

Ho suddiviso in due i modi di affrontare il tema dell’intersoggettività: il primo riguarda l’impiegodelle pratiche di accounting per descrivere gli impieghi del linguaggio; il secondo implica l’entrata nelcontesto dell’interazione attraverso una relazione di partecipazione con l’altro. Questi due aspetti siriferiscono, rispettivamente, al problema delle regole di base e a quello della validità ecologica.

Cicourel sostiene che al fine di rendere “oggettivi” i metodi con i quali fare ricerca sociale ènecessario “resocontare” le pratiche di base, “viste ma non osservate”, utilizzate da chi fa ricercasociale. L’osservatore scientifico deve esplicitare quelle assunzioni di base che, in sensowittgensteiniano, costituiscono la forma di vita e la prassi contestuale seguita “ciecamente”. Ilsociologo richiama in modo esplicito Wittgenstein e il tema dell’informazione tacitamente condivisa.Traduce queste assunzioni base in regole che fanno riferimento alla grammatica mediante la quale sicompone una forma di vita. Quest’ultima è il “dato”, ciò che “va accettato”. Ho evidenziato comel’analisi delle pratiche procedurali del “seguire la regola” rende tematicamente rilevante la capacità dipadroneggiare una tecnica su cui si articola una costruzione situata dei significati.

Il secondo fondamentale aspetto della traduzione dei principi wittgensteiniani è quello della validitàecologica. Secondo Cicourel, la validità ecologica è il criterio con il quale l’osservatore scientificolegittima l’attendibilità e la validità della propria ricerca. È il criterio con il quale afferma che il sensoche lui ha imputato a un pensiero, a un’azione, a una circostanza, è lo “stesso” senso che i membri diun gioco linguistico, oggetto di osservazione, imputano a quei pensieri, quelle azioni, quellecircostanze. Il sociologo spiega che il carattere di “lo stesso” è peculiare perché un pensiero,un’azione, una circostanza non possono essere mai “gli stessi”. Cicourel sviluppa il tema del “seguirela regola nello stesso modo, ma facendo altrimenti” e l’idea delle somiglianze di famiglia. È questo ilsenso generale delle elaborazioni di Kripke sul seguire la regola: si potrebbe procedere allo stessomodo, secondo un’ottica basata sulla teoria della verità come corrispondenza, se vi fosse un fatto sulquale convergere. Ma questo fatto non c’è91. Tra significati del gioco linguistico dell’osservatore esignificati del gioco linguistico dei membri osservati vi può essere solo una congruenza generale.Cicourel ritiene la validità ecologica una nozione a cui si può tendere, che può essere raggiunta solo inmodo approssimato. Ho cercato di far notare come mediante questo costrutto egli voglia mettere inluce che, per ottenere un grado accettabile di approssimazione, sia necessario entrare nel contesto delleazioni oggetto di descrizione. È necessario, in altri termini, entrare in relazione con gli altri perchiarire le forme di vita base rispetto alle imputazioni di senso92. La validità ecologica richiama illegame tra due forme di vita: quello della comunità scientifica e quello dei membri da indagare. Infineho ripreso l’interpretazione comunitaria di Winch che, analogamente a quella di Kripke e Cicourel,associa il seguire la regola a una capacità che fa sempre riferimento a una società.

91 Anzi, l’esperienza ci dice che quando due persone fanno “la stessa cosa”, in realtà non stanno seguendo la regola, mastanno barando. Per esempio, chi ripete “a memoria”, senza articolare e quindi adeguare un concetto, dimostra di nonpadroneggiare quel concetto e di non aver appreso la regola: un computer può riprodurre specularmente un programma cheimita il pensiero umano, ma non è in grado di seguire la regola come fanno gli esseri umani.

92 Abbiamo visto come Winch sottolinei che «l’esistenza stessa dei concetti dipende dalla vita del gruppo». P. Winch, Lascienza sociale e l’azione, cit., p. 61.

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